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giovedì 4 agosto 2022

La sofferenza del Libano e le mani tese della Chiesa, 2 anni dopo la devastazione di Beirut


 Antonella Palermo - Vatican News

Il 4 agosto 2020, la devastante esplosione del porto della capitale libanese: più di 250 le persone che persero la vita, oltre 6mila sono rimaste ferite, 330 mila hanno dovuto abbandonare le proprie case. Un episodio che ha affossato l'economia del Paese dei cedri, in cui la verità fa fatica ad emergere e per il quale ieri all'udienza generale in Vaticano il Papa ha lanciato un appello. A Vatican News, la testimonianza di monsignor Cesar Essayanvicario apostolico di Beirut della Chiesa cattolica latina in Libano.

Eccellenza, come vivono oggi i libanesi, le ferite sociali di quel rogo sono state sanate?

Il bilancio non è tanto positivo. Siamo tanti a cercare di sanare. Diversi feriti nel frattempo sono morti. Molte case sono state ricostruite ma il lavoro resta da fare negli anni. Diverse persone sono ancora in attesa di subire interventi di chirurgia plastica al viso per le ferite riportate. Il dramma più grande comunque riguarda il fatto della verità su quanto accaduto, si allontana sempre più. Il giudice dapprima era stato bloccato. Che abbia fatto un buon lavoro oppure no, non spetta a me dirlo. In ogni caso, questo fatto ha portato pian piano le parti politiche in gioco a dividere i genitori delle vittime in due: chi a favore del giudice e chi contro. Ciò ha ulteriormente offuscato la questione, rinviato la possibilità di capire veramente cosa sia successo. Quindi oggi arriviamo con questa profonda divisione che va purtroppo a coincidere con una divisione tra chi è cristiano e chi è musulmano. 

A un altro livello, poi, ci rendiamo conto che le conseguenze dell’esplosione vanno a incidere sulla crisi economica: il poco lavoro, gente che va via per cui rimane chi sta male. C’è un’altra divisione nella popolazione: tra chi guadagna in dollari e chi in lire libanesi. Chi lavora nella funzione pubblica guadagna in lire e a malapena riescono ad arrivare a fine mese, se non vengono aiutati da parenti all’estero. Altri guadagnano con i dollari, i ristoratori. C’è poca gente che riesce a ribellarsi, perché non ha più le forze. Senza contare il rincaro dei prezzi a causa della guerra in Ucraina. E poi, ancora, non bisogna dimenticare la presenza dei siriani. Questa purtroppo sta creando tensioni con i libanesi. C’è da dire che viene diffusa una informazione sbagliata ai libanesi: molti libanesi dicono che i siriani ricevono aiuti in dollari e si arrabbiano. Ma non è vero. Di fatto, quando vai al panificio ci sono due file, i siriani da una parte e dall’altra i libanesi. Per i siriani viene tutta la famiglia, se sono in cinque, per esempio, prendono cinque porzioni. Di solito per i libanesi accade che vi si reca solo il papà o la mamma che prende una porzione sola. Sono situazioni che alimentano rancori e divisione. Niente è facile. Non si tratta solo dell’esplosione al porto di Beirut.

Ha parlato di questa crisi economica, tra le peggiori della storia libanese. A questo proposito, ci sono stati anche diversi interventi da parte di ulema della Lega Araba. Ma quanto spazio ha la comunità internazionale per sostenere il Paese e quali i bisogni prioritari della popolazione in questa fase?

Sono i bisogni di sempre, in realtà. In ogni caso, qui oggi si tratta di aiutare di aiutare la gente nei beni alimentari primari. Noi stiamo dando alle famiglie qualche cibo caldo. Poi ci sono le medicine, gli ospedali. Vediamo una tragedia enorme. Pochi riescono ad andarci, se hanno necessità, perché le spese mediche sono aumentate tantissimo, come se fossimo sull’orlo di una guerra. Poi c’è l’ambito dell’educazione. Oggi c’è bisogno di sopravvivere. L’80 percento della popolazione ormai vive al di sotto della soglia di povertà. Ed è gente che ormai è stanca. Eppure resiste. Ci sono problemi insorti come conseguenza della faccenda del porto. Noi abbiamo aperto un centro comunitario a Beirut dove abbiamo un assistente sociale, psicologhe (per adulti e bambini). Il numero di chi arriva là aumenta continuamente. Prima davamo una settantina di pasti caldi, ora ne stiamo dando trecento. Questo dico per dare un’idea. Chi viene per ricevere dei farmaci aumenta di mese in mese: 25-27-29 percento. La luce non arriva quasi mai, tutto dipende dal funzionamento dei generatori. Lo Stato lascia fare, pensa che possiamo arrangiarci da soli. La popolazione non compatisce lo Stato, vediamo insomma una oppressione mai conosciuta prima.

Ricordiamo tutti la mobilitazione per l'emergenza all’indomani dell’accaduto nel porto di Beirut, poi il silenzio è calato sui media. La Chiesa come ha proceduto? In questi due anni come ha accompagnato il popolo?

Bisogna intanto dire che la Chiesa universale non ha mai smesso di dare una mano alla Chiesa locale. Con la crisi ucraina, gli aiuti possono aver subìto una leggera inflessione, ma le agenzie che dipendono dalla Chiesa cattolica sono sempre presenti sul territorio libanese e si stanno dando da fare in un modo molto molto bello. Bisogna ringraziare sia il Santo Padre, sia la Segreteria di Stato, sia la Congregazione per le Chiese Orientali che stanno spingendo tutti per monitorare la situazione. C’è sempre chi aiuta, anche con denaro contante per sostenere gli istituti educativi, per esempio. L’Oeuvre d’Orient in Francia, Aiuto alla Chiesa che Soffre, l’Ungheria come Paese stanno aiutando molto per ciò che riguarda, per esempio, l’approvvigionamento dell’energia attraverso le tecnologie solari. Ciò è di aiuto per le scuole, gli ospedali. Personalmente posso dire che, sebbene il Vicariato apostolico dei Latini non sia ricco, anzi è povero, dagli aiuti che continuiamo a ricevere riusciamo ad aiutare a nostra volta tante tante persone. Oltre mille pacchi alimentari al mese, 300 kit igienici, 300 pasti alla settimana a Beirut. Siamo riusciti ad ottenere una clinica mobile che va al nord e al sud, tra i campi dei profughi siriani, per visitare soprattutto i bambini. C’è insomma un piccolo miracolo che si chiama la Chiesa. Io dico a tutti che sono molto pessimista ma c’è un piccolo miracolo che si attua con le mani tese della Chiesa in questo terribile momento. È molto bello. Ci dice: io non vi lascio soli. Il Signore non ci lascia mai soli, ci precede, ovunque. Devo anche aggiungere che Papa Francesco, il grande profeta dei nostri tempi, con la chiamata a questo cammino sinodale ci aperto delle strade che hanno permesso una condivisione che prima non vivevamo. Ci ha fatto scoprire che, anche se a vari livelli abbiamo perso dei valori, stanno affiorando con chi stiamo vicino, adesso. Sono i valori che ci fanno crescere: il libanese, prima di entrare a casa propria, apre il pacco viveri davanti alla casa del vicino, condivide con lui perché è nel bisogno come lui. Sono cose splendide. Forse i nostri ‘grandi’ hanno perso la bussola, ma i più poveri mai. È una grande lezione di oggi.  

Qualche giorno fa un rogo ha rischiato di far scomparire i silos distrutti che erano al porto e i cui resti sono diventati un po’ il simbolo di quanto accaduto due anni fa: il rischio è che si voglia cancellare ogni traccia e dimenticare il Paese e la grave situazione che c'è?

Può darsi, perché il grande problema del Libano è che non si riesce a fare verità, ad assumersi le proprie responsabilità, a dire: va bene, abbiamo sbagliato e chiediamo perdono. Non possiamo sempre dire: facciamo come se non fosse successo niente, amnistia per tutti, i corrotti rimangano al potere. No. I parlamentari indipendenti, quelli nuovi, diciamo, hanno voluto che i silos siano salvaguardati come simbolo non solo dell’esplosione, ma di tutta la violenza nel mondo. Il grano è il cibo fondamentale per ognuno. Ma c’è gente che non capisce niente e vuole distruggere tutto. Forse accadrà pure, ma un giorno la verità ci raggiungerà tutti.

lunedì 1 agosto 2022

Da Mar Yakub a Mar Moussa

 

Lettera di padre Daniel da Qara, 29-7-22

Dopo aver ricevuto la comunità siro-cattolica di Mar Moussa il 6 gennaio 2022, festa dell'Apocalisse, siamo stati accolti calorosamente da loro come 'Ordine dell'Unità di Antiochia' di Mar Yakub mercoledì 20 luglio 2022, festa del grande profeta Elia. Con noi sono andate anche le tre ragazze di SOS Chrétiens d'Oriënt che erano nostre ospiti. È stata una giornata di reciproco incoraggiamento spirituale.

Il monastero di Mar Moussa, situato su una alta montagna, a 17 km dal centro di Nebek, fu fondato da San Mosè (da cui Mar Moussa), l'etiope, figlio di un re, che si dice sia stato martirizzato intorno al 628. L'energico gesuita italiano, padre Paolo dal'Oglio, si è impegnato a far rivivere questo bellissimo monastero dal 1982 e lo ha anche reso noto a livello internazionale.   Sfortunatamente, di lui non si sa più nulla a causa della guerra e generalmente si ritiene che sia stato rapito e ucciso dai terroristi.

Nel frattempo, c'è un altro prete responsabile, abouna Jihad. Desideriamo più cooperazione e unità da entrambe le parti. Abouna Jihad era presente alla recente ordinazione del nostro padre Jean e da parte nostra abbiamo continuato a salire regolarmente a Mar Moussa. A proposito, una maggiore cooperazione tra tutte e 5 le comunità religiose di Qalamoun (2 a Saydnaya, una a Ma'aloula, Mar Moussa a Nebek e Mar Yakub a Qâra) potrebbe essere una grande grazia.

Raggiungiamo il monastero percorrendo una scalinata in roccia di quasi cinquecento gradini. Siamo riusciti a depositare il nostro carico in una gabbia di ferro che viene sollevata elettricamente d una funivia. In cima, fummo ricevuti al riparo di un telo con una tazza d'acqua fresca. Anche un grosso cane morbido è venuto a salutare tutti individualmente; non entra mai nella comunità stessa, ma resta sempre fuori; quando siamo partiti, ci ha accompagnato giù.

Una cavità rocciosa di circa 50/70 cm costituisce l'ingresso. Devi davvero strisciarci dentro e girare subito a destra per non sbattere contro la roccia. A seguire c'è un ampio piazzale con tetto, sotto il quale ci è stata offerta un'abbondante colazione. Nella chiesa decorata con i suoi numerosi affreschi dei secoli XI e XIII abbiamo ricevuto una spiegazione dettagliata.

Ci sono molte storie su San Mosè. Ecco cosa ci ha detto Abuna Jihad. Questo Mosè era il figlio del re d'Etiopia. Tuttavia, non voleva diventare un re e non vivere nel lusso e nella fama. Lasciò la sua promessa sposa e la sua casa per diventare monaco a Mar Yakub, conosciuto per secoli come “il monastero” in Medio Oriente. Lì voleva essere un semplice infermiere. Tuttavia, svolgeva questo lavoro con tale amore, dedizione e competenza che i malati si riversavano da lui da tutte le parti. Così ha raggiunto ancora una volta della fama da cui era precedentemente fuggito. Partì da Mar Yakub verso questo luogo in alta montagna, dove una fortezza romana si ergeva come posto di blocco sulla steppa e sulla Via della Seta.

Qui fu costruito un monastero che è stato restaurato dal padre italiano Paolo dall' Oglio, SJ. Padre Paolo inizialmente pensava solo a un centro di cooperazione tra musulmani e cristiani, tra persone di tutte le confessioni, uomini e donne… Alla fine è diventata una comunità con queste tre priorità. Il primo vero scopo è vivere con Dio nella preghiera, nella lettura della Scrittura, nel silenzio… nello spirito di Teresa d'Avila ( solo dios basta – Dio solo basta), di Francesco d'Assisi (poveri e semplici), di Charles de Foucault (convivenza fraterna nel deserto con i musulmani).

Ciò include il buon discernimento secondo Ignazio di Loyola e l'ispirazione di tanti altri santi. La seconda qualità è il lavoro manuale, non solo per mantenersi ma anche per sviluppare pienamente la propria umanità (corpo e anima). Il lavoro manuale è una benedizione, ci insegna ad assumerci la responsabilità e ci fa godere della bellezza del creato. Infine, c'è l'ospitalità: accogliere ogni ospite come Dio stesso nello spirito di Abramo, come è descritto in Genesi 18, 1-15. Nella calura del giorno Abramo siede all'ingresso della sua tenda e vede tre uomini, che riceve generosamente, secondo la sontuosa ospitalità orientale. Alla fine risulta essere Dio stesso a promettergli di realizzare il sogno della sua vita, ovvero di dargli un figlio come discendente. In questo modo, l'ospitalità di Abramo è infinitamente superata da Dio stesso. E così si cerca qui di accogliere ogni ospite come Dio stesso, nella fiducia che questo sarà abbondantemente benedetto da Dio. Porta anche buoni frutti. A volte gli uomini musulmani arrivano con molta diffidenza e poiché sperimentano la sincerità dell'accoglienza, tornano più tardi con una mente aperta, con moglie e figli. Infine, abbiamo sperimentato di persona come i membri di Mar Moussa si siano impegnati al massimo con noi quel giorno.

L'Eucaristia siro-cattolica è stata presieduta da abouna Jaak, coadiuvato da abouna Jihad e dall'altro sacerdote italiano Marion. Mi hanno invitato all'altare con loro. Naturalmente ci sono molte somiglianze con l'Eucaristia greco-melchita. Eppure la liturgia siro-cattolica ha la sua semplicità, profondità e riverenza. Tutta la bellezza delle vesti, delle processioni, delle preghiere e dei canti si collega, per così dire, all'inno celeste dei serafini e dei cherubini. Nei numerosi affreschi è raffigurata quasi tutta la storia della salvezza. Tuttavia, la spiegazione di ciò merita un articolo a parte.

Il pasto di mezzogiorno era nello stesso stile della loro vita: semplice, sontuoso e abbondante. E c'era qualcosa da celebrare in questa festa del grande profeta Elia: ieri era stato il compleanno di Abouna Jihad , oggi era il  30° anniversario dell'inizio di questa comunità, cioè il giorno in cui si sono impegnati padre Jaak e padre Paolo dall'Oglio. Per inciso, in quel periodo padre Jaak disse a madre Agnes, la quale stava cercando un luogo per una nuova fondazione, che le rovine di Mar Yakub erano nelle vicinanze: fu così che madre Agnes-Mariam iniziò a ricostruire Mar Yakub. Quindi c'erano due torte. Tuttavia, la loro sensibilità e modestia era così grande che mi portarono i due dolci perché avevano appreso che ieri ero stato ordinato sacerdote 58 anni fa . Sono davvero seguaci di Mosè l'Etiope che voleva sfuggire a ogni fama.

Nel frattempo abbiamo avuto la possibilità di visitare gli altri edifici sempre lungo infinite scale. Gli anziani (che arrivano in cima!) non hanno bisogno di costose attrezzature per la toelettatura qui. Più in alto c'è l'edificio separato che un tempo ospitava le sorelle. Inoltre, la foresteria, le officine e il pollaio. È semplice e pulito ovunque. È necessaria un bel po' di muratura per evitare che i massi si stacchino.

La comunità dell'Unità di Antiochia greco-melchita Mar Yakub e la siriaca-cattolica Mar Moussa sono due comunità diverse con molte somiglianze. Sono comunità religiose piccole, semplici, povere che vogliono soprattutto vivere in unione con Dio, lontano dal caos e dalla frenesia del mondo. Per amore di Dio, vogliono amare le persone ed essere al servizio dei loro bisogni. 

L'obiettivo è sostenere maggiormente le reciproche iniziative. La visita di questa giornata è stata un forte incoraggiamento reciproco.



lunedì 25 luglio 2022

Al-Suqaylabiyah: brutale attacco terroristico durante l'inaugurazione della chiesa di Santa Sofia

 

it.abouna.org :

Un civile è stato ucciso e altri 12 sono rimasti feriti in un attacco di droni da parte di organizzazioni terroristiche durante un affollato raduno popolare nella città di Suqaylabiyah, nella campagna di Hama, domenica 24 luglio. 

L'agenzia di stampa siriana (SANA) ha riferito che un drone equipaggiato con esplosivi ad alto potenziale ha attaccato una folla di civili che celebrava l'apertura della chiesa di Santa Sofia. 

L'attacco terroristico ha causato anche danni materiali al luogo.

Il governo siriano aveva iniziato a costruire una replica della Basilica di Santa Sofia  che funzionerebbe come una cattedrale ortodossa, in segno di protesta contro la mossa del governo turco di convertire l'iconica struttura di Istanbul in una moschea. Un legislatore russo ha affermato che Mosca avrebbe fornito finanziamenti per il progetto per mostrare l'importanza del "dialogo pacifico" tra le fedi. 

La Russia ha contribuito alla costruzione della piccola  Hagia Sophia nella città di Al Suqaylabiyah per mostrare l'importanza del "dialogo pacifico" tra le fedi, ha riferito il Moscow Times.  

Al-Suqaylabiyah è una città greco-ortodossa a maggioranza cristiana nella provincia siriana centrale di Hama

( Vanessa Beeley su Twitter: Il leader di al-Qaeda in Siria, Abu Mohammad al-Jolani, ha promesso oggi di "liberare" Hama e raggiungere Damasco. L'attacco terroristico a civili, bambini, famiglie e  dignitari siriani è avvenuto durante un discorso tenuto da un rappresentante siriano sunnita dell'istituto religioso Al Waqf durante una cerimonia cristiana. I proxi turchi non sopportano di vedere unità e convivenza in Siria.)

I molti volti belli e coraggiosi di Al Skeilbiyyeh e Mhardeh nel nord di Hama: https://oraprosiria.blogspot.com/2019/05/sulla-linea-del-fronte-di-idlib-le.html

mercoledì 20 luglio 2022

Dichiarazione congiunta sulla Siria dei Presidenti dell'Iran, della Federazione Russa e della Repubblica di Turchia al termine del summit di Teheran, 19 luglio 2022

 

Il Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran, SE Seyyed Ebrahim Raisi, Presidente della Federazione Russa, SE Vladimir Putin, e il Presidente della Repubblica di Türkiye , SE Recep Tayyip Erdoğan si sono riuniti a Teheran il 19 luglio 2022 per un Vertice Tripartito nel quadro del formato di Astana .

I Presidenti:

 

  1. Hanno discusso dell'attuale situazione sul campo in Siria,  hanno esaminato gli sviluppi successivi all'ultimo vertice virtuale del 1° luglio 2020 e  hanno ribadito  la loro determinazione a rafforzare il coordinamento trilaterale alla luce dei loro accordi delle conclusioni delle riunioni dei ministri degli Esteri e dei rappresentanti Inoltre, hanno esaminato gli ultimi sviluppi internazionali e regionali e hanno sottolineato il ruolo guida del processo di Astana nella soluzione pacifica e sostenibile della crisi siriana;
  2. Hanno sottolineato il loro impegno incrollabile per la sovranità, l'indipendenza, l'unità e l'integrità territoriale della Repubblica araba siriana, nonché per gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite. Hanno evidenziato che questi principi dovrebbero essere universalmente rispettati e che nessuna azione, indipendentemente da chi siano stati intrapresi, dovrebbe pregiudicarli;
  3. Hanno espresso la loro determinazione a continuare a lavorare insieme per combattere il terrorismo in tutte le forme e manifestazioni. Hanno condannato l'aumento della presenza e delle attività di gruppi terroristici e dei loro affiliati sotto diversi nomi in varie parti della Siria, compresi gli attacchi contro strutture civili, che hanno provocato la perdita di vite innocenti. Hanno evidenziato la necessità di attuare pienamente tutti gli accordi relativi al nord della Siria;
  4. Hanno respinto tutti i tentativi di creare nuove realtà sul campo con il pretesto della lotta al terrorismo, comprese iniziative illegittime di autogoverno, ed  hanno espresso la loro determinazione a opporsi ai programmi separatisti volti a minare la sovranità e l'integrità territoriale della Siria, nonché a minacciare la sicurezza nazionale dei paesi vicini anche attraverso attacchi e infiltrazioni transfrontaliere;
  5. Hanno discusso della situazione nel nord della Siria,  hanno sottolineato che la sicurezza e la stabilità in questa regione possono essere raggiunte solo sulla base della conservazione della sovranità e dell'integrità territoriale del paese e  hanno deciso  di coordinare i propri sforzi a tal fine. Hanno espresso  la loro opposizione al sequestro illegale e al trasferimento dei proventi petroliferi che dovrebbero appartenere alla Siria;
  6. Hanno riaffermato la determinazione a continuare la loro cooperazione in corso al fine di eliminare in ultima analisi individui, gruppi, imprese ed entità terroristiche, garantendo nel contempo la protezione dei civili e delle infrastrutture civili in conformità con il diritto umanitario internazionale;
  7. Hanno esaminato in dettaglio la situazione nell'area di de-escalation di Idlib e  hanno sottolineato la necessità di mantenere la calma sul campo attuando pienamente tutti gli accordi su Idlib. Hanno espresso la loro seria preoccupazione per la presenza e le attività di gruppi terroristici che rappresentano una minaccia per i civili all'interno e all'esterno dell'area di de-escalation di Idlib. Hanno convenuto di compiere ulteriori sforzi per garantire una normalizzazione sostenibile della situazione all'interno e intorno all'area di de-escalation di Idlib, compresa la situazione umanitaria;
  8. Hanno espresso  profonda preoccupazione per la situazione umanitaria in Siria e hanno respinto  tutte le sanzioni unilaterali che violano il diritto internazionale, il diritto umanitario internazionale e la Carta delle Nazioni Unite , comprese, tra l'altro, qualsiasi misura discriminatoria attraverso deroghe per alcune regioni che potrebbe portare alla disintegrazione di questo paese favorendo le agende separatiste A tale proposito, hanno invitato  la comunità internazionale, in particolare l'ONU, le sue agenzie umanitarie e altre istituzioni internazionali governative/non governative ad aumentare la loro assistenza a tutti i siriani senza discriminazioni, politicizzazione e precondizioni e in modo più trasparente;
  9. Hanno riaffermato la loro convinzione che non possa esserci una soluzione militare al conflitto siriano e che questo possa essere risolto solo attraverso il processo politico facilitato dalle Nazioni Unite a guida siriana e sotto autorità siriana, in linea con la risoluzione 2254 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni  Unite . Hanno sottolineato l'importante ruolo del Comitato Costituzionale, nato a seguito del contributo determinante dei garanti di Astana e dell'attuazione delle decisioni del Congresso del Dialogo Nazionale Siriano a Sochi. Hanno riaffermato la disponibilità  a sostenere le continue interazioni con i suoi membri e l'inviato speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Siria Geir O. Pedersen in qualità di facilitatore, al fine di garantire il lavoro sostenibile ed efficace delle prossime sessioni del Comitato costituzionale. Hanno espresso la convinzione che il Comitato nel suo lavoro dovrebbe rispettare i Termini di riferimento e il Regolamento interno per consentire al Comitato di attuare il suo mandato di preparare e redigere per l'approvazione popolare una riforma costituzionale, nonché di compiere progressi nei suoi lavori ed essere disciplinato da un senso di compromesso e di impegno costruttivo senza interferenze straniere e tempistiche imposte dall'esterno volte a raggiungere un consenso generale tra i suoi membri. Hanno sottolineato la necessità di svolgere le proprie attività senza alcun ostacolo burocratico e logistico;
  10. Hanno riaffermato  la loro determinazione a continuare le operazioni di rilascio reciproco di detenuti/rapiti nel quadro del rispettivo gruppo di lavoro del formato Astana. Hanno sottolineato  che il gruppo di lavoro è stato un meccanismo unico che si è dimostrato efficace e necessario per creare fiducia tra le parti siriane e  hanno deciso di continuare ulteriormente a lavorare sul rilascio di detenuti e rapiti ed espandere le sue operazioni in linea con il suo mandato sulla consegna delle salme e identificazione delle persone scomparse;
  11. Hanno evidenziato la necessità di facilitare il rimpatrio sicuro e volontario dei rifugiati e degli sfollati interni (IDP) ai loro luoghi di residenza originari in Siria, garantendo il loro diritto al ritorno e il diritto a essere sostenuti. A questo proposito, hanno  invitato la comunità internazionale a fornire contributi adeguati per il loro reinsediamento e la loro vita normale, nonché ad assumersi maggiori responsabilità nella condivisione degli oneri e a rafforzare la loro assistenza alla Siria, tra l'altro sviluppando progetti di recupero precoce, comprese le infrastrutture di base beni in particolare : acqua, elettricità, servizi igienici, salute, istruzione, scuole, ospedali e così via , nonché l'azione umanitaria contro le mine in conformità con il diritto umanitario internazionale ;
  12. Hanno condannato i continui attacchi militari israeliani in Siria, comprese le infrastrutture civili.  Considerati una violazione del diritto internazionale, del diritto umanitario internazionale, della sovranità e dell'integrità territoriale della Siria, li riconoscono come destabilizzanti e in grado di intensificare la tensione nella regione. Riaffermano la necessità di attenersi alle decisioni legali internazionali universalmente riconosciute, comprese quelle disposizioni delle pertinenti risoluzioni delle Nazioni Unite che rifiutano l'occupazione del Golan siriano, in primis le risoluzioni 242 e 497 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite che considerano anche tutte le decisioni e le misure adottate da Israele al riguardo nulle e prive di efficacia giuridica;
  13. Oltre alla questione siriana, hanno confermato l'intenzione di rafforzare il coordinamento trilaterale in diversi campi al fine di promuovere la cooperazione politica ed economica congiunta;
  14. Hanno concordato  di assegnare ai propri rappresentanti il ​​compito di tenere il 19° Incontro Internazionale sulla Siria nel formato Astana entro la fine del 2022;
  15. Hanno deciso di tenere il prossimo Vertice Tripartito nella Federazione Russa su invito del Presidente della Federazione Russa, SE Vladimir Putin;
  16. I Presidenti della Federazione Russa e della Repubblica di Türkia hanno espresso la loro sincera gratitudine al Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran SE Seyyed Ebrahim Raisi per aver gentilmente ospitato il Vertice Tripartito nell'ambito del format Astana a Teheran.


Traduzione: Ora pro Siria