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mercoledì 8 aprile 2020

Messaggio dalla Siria al popolo del mondo: "Revocare l'Embargo economico per la dignità dell'Umanità"


di Maria_Saadeh
aprile 2020

Saluti dalla Siria... dal cuore della Siria, dove regnano ancora l'amore, l'orgoglio, la dignità e la persistenza della vita nonostante tutte le minacce di morte subite durante nove anni di guerra.
Mi rivolgo a tutti voi come popoli di questa madre terra, come figli dell'Oriente e dell'Occidente insieme. Ogni giorno seguiamo ciò che accade nel nostro mondo a causa di "Corona"... e ci incoraggiamo l'un l'altro, mano nella mano...
Vi regaliamo tutta la PACE della Terra della pace, della Terra delle Sante religioni, di una terra che ha quasi 12000 anni e che ha diffuso le sue civiltà a tutta l'umanità...
Il nostro pensiero va a tutte le persone che ogni giorno soffrono e perdono i loro cari.
Oggi affrontiamo tutti la stessa epidemia. E per la prima volta nella storia dell'umanità siamo diventati uguali, il mondo intero è minacciato dallo stesso rischio di morte che ci unisce per affrontarla.
Qui non c'è differenza tra asiatici, africani, europei o americani. Non c'è differenza tra ricchi o poveri... Siamo tutti minacciati da una minaccia più grande di qualsiasi guerra che può essere fatta da Stati che si armano sotto titoli farciti di razzismo ed estremismo.

La mia voce non è solo la voce del popolo siriano, ma anche di tutti coloro che hanno pagato pesantemente in guerra come martiri, o di coloro che vivono ancora la paura della morte ogni giorno. La stessa paura che viviamo oggi...
La mia voce è la voce di Palestina, Iraq, Libia, Yemen, Afghanistan, Giappone, Corea, Nicaragua, Cuba, Venezuela e molti altri Paesi...

Sì, oggi siamo tutti ugualmente a rischio, ma non abbiamo le stesse capacità nell'affrontare questa epidemia, né siamo in grado di armarci della necessaria difesa medica, a causa della guerra economica; la guerra dei popoli affamati e della distruzione delle società sotto le cosiddette "Sanzioni Economiche" che alcuni Paesi hanno imposto per punire i popoli di altri Paesi, e che si traducono in un indebolimento delle capacità e degli investimenti, oltre a ritardare la crescita e lo sviluppo.

Per nove anni, in Siria, queste misure coercitive unilaterali che violano tutte le Carte e le Leggi internazionali sono state un ostacolo non solo allo sviluppo del settore sanitario e ospedaliero, ma anche ad assicurare le nuove attrezzature mediche, per non parlare delle centinaia di ospedali distrutti dalle organizzazioni terroristiche.
Anche gli imprenditori e gli investitori sono stati puniti con il congelamento dei loro conti, bloccando così l'economia, che è alla base dello sviluppo, e bloccando molti progetti, compresi gli ospedali che accudiscono la forza lavoro. Purtroppo la disoccupazione ha raggiunto il 50% della popolazione, mentre prima della guerra era inferiore all'8%...
Tutti i segmenti della popolazione sono stati puniti arrivando per l'83% al di sotto della soglia di povertà, il che rende difficile applicare la quarantena per contenere il virus e applicare i trattamenti necessari. A parte il congelamento di tutti i tipi di transazioni con carta di credito, che faciliterebbero il processo di confinamento e l'impegno delle persone in casa, come si fa in altri Stati...
Inoltre, la ri-diffusione di malattie, come la tubercolosi, indebolisce il sistema immunitario e lo rende soggetto ad un maggior numero di infezioni.
Per non parlare dell'emorragia di competenze e cervelli sotto la bandiera dell'Asilo Umanitario. Sì, molti medici, giovani e produttori, addirittura circa il 70% del settore sanitario, per non citarne altri, è partito per cercare condizioni migliori, e nella crisi odierna rappresentano un peso per i Paesi ospitanti e si trovano minacciati perché non avranno priorità nel trattamento contro l'epidemia di Covid19...

Questo è proprio il caso della Siria di oggi. È soggetta al terrorismo economico lanciato dagli Stati che si affermano come giudici delle nazioni. Questi stessi Stati, che dichiaravano di proteggere altri popoli e si davano il diritto di punire altri Stati, non sono in grado di avere un numero sufficiente di dispositivi di respirazione per proteggere i loro cittadini. E sono gli stessi Stati che chiedevano la democrazia e dichiaravano guerre sotto il proclama di difendere i diritti umani e le democrazie, mentre usano il razzismo contro l'umanità intera.

Perché credo fermamente che i popoli e le società abbiano il potere di cambiare il corso della storia e che possano fare molto e dire la loro ultima parola al loro governo.
E perché tutti noi crediamo di essere uguali in umanità, dove non c'è differenza tra l'Oriente e l'Occidente se non con ciò che essi portano di valori umani.
Perché credo che oggi siamo di fronte a un momento storico che darà vita a un nuovo ordine mondiale basato su società in cui i popoli non possono più essere trascurati:
A nome di tutti i siriani, e a nome di tutti i popoli che sono stati "puniti", mi unisco a coloro che chiamano il mondo a porre fine al terrorismo economico e a revocare le cosiddette "sanzioni economiche" applicate a molti Paesi insieme alla Russia, all'Iran e ad altri Stati sovrani.
Oggi, siamo tutti di fronte al momento umanitario che ci tiene tutti insieme su questa terra …

Abbiamo tutti il diritto alla vita ...
Abbiamo tutti il diritto a una vita dignitosa...
Tutti abbiamo il diritto di scegliere il nostro destino
Per tutti coloro che credono che siamo uguali nei nostri diritti...
E per tutti coloro che credono che possiamo superare questo flagello ergendoci con una vera e propria presa di posizione umanitaria con noi stessi, e di fronte ai nostri Stati che garantiscono la nostra sicurezza ...
Uniamoci, tutti i popoli di questa terra, con la solidarietà di fronte a tutto ciò che ostacola il diritto di ogni essere umano ad avere una vita libera e dignitosa...
Dimostriamo al mondo intero che i diritti umani iniziano con il rispetto del suo diritto alla vita.
Correggiamo il concetto di "Umanità" e abbattiamo questo sistema di "sanzioni" che non si addice più alla dignità dell'uomo, nè all'umanità che tutti noi meritiamo.

Maria_Saadeh
Membro indipendente dell'Assemblea del popolo siriano

martedì 29 aprile 2014

Mentre l'Occidente denigra le elezioni, sulle scuole di Damasco piove il terrore

uno dei bambini feriti nell'attacco sulla 'Badr-Eddin al-Hossni' Istituto di scienze islamiche della Sharia

La Siria attualmente sta passando un momento delicato, in particolare la città di Damasco:  dopo la vittoria dell'esercito nella periferia ovest, e la conquista di Yabrud e Maalula e di tutta la striscia di confine col Libano, i ribelli guidati dai gruppi legati ad al-Qaeda come Jabhat al-Nusra ed il Fronte Islamico  hanno iniziato a colpire le zone centrali di Damasco. In pratica dopo la liberazione di Maalula questi gruppi armati sono impazziti. Da più di tre settimane la zona di Jaramanah è sotto il mirino di Mleha (dove comandano i gruppi nominati sopra) ed hanno colpito questo sobborgo in cui vi è una grande presenza cristiana, con centinaia di colpi di mortaio. Ormai lì non si va a scuola da più di tre settimane. 
Anche su Bab Tuma e Kassa cadono in continuazione tanti colpi di mortaio e colpiscono scuole, piazze, chiese ed ospedali. Oggi però osserviamo che i gruppi armati guidati da questi alqaedisti hanno voluto allungare il tiro e farlo arrivare ad una zona pura Sunnita di nome Al-Shagour dove si trova una grande scuola religiosa sunnita, il Badr-Eddin al- Hossni Istituto per Scienze Islamiche della Sharia  I ribelli che hanno buttato i colpi di mortaio su questo istituto Sunnita  (un colpo ha toccato il muro, uno è caduto nel cortile, il terzo è caduto all'esterno) hanno smentito le loro storie, perchè uccidere i civili, e soprattutto studenti, è una cosa che li svergogna, mentre loro dicono che FSA difende i civili....  Ma i gruppi armati sono ormai confusi da quanto l'esercito siriano sta operando nella zona di al Ghuta ed in questa confusione i civili non solo cristiani ma anche musulmani stanno pagando la fattura. Ormai è il fanatismo che opera in questi gruppi e come sappiamo il fanatismo non ha principi e non distingue tra le religioni. 
Purtroppo oggi apriamo una pagina brutta riguardo alle scuole: 15 studenti morti fino a questo pomeriggio (età tra 9 e 17 anni) e più di 60 feriti, alcuni amputati. Le mamme hanno tanta paura per i loro bimbi e non vogliono più mandarli a scuola. Secondo me la tensione salirà  ancora per un po' di tempo perchè l'esercito ha deciso di fare una grossa operazione di pulire tutta la zona di Jobar dalla quale parte la maggior parte di questi colpi di mortaio, ed anche perchè tra poco tempo ci saranno le elezioni presidenziali. I ribelli non vogliono le elezioni perchè questo rafforza la posizione di Assad in quanto comunque lui prenderà un sacco di voti. Pure l'Occidente non vuole queste elezioni perchè dice che non si può farle sotto queste condizioni di guerra e per l'Occidente che dice 'Assad è un criminale',  se vince, questo dimostra che lui gode una buona percentuale di sostegno popolare.  Per cui sia i ribelli che l'Occidente non vogliono che Assad vinca perciò cercano di creare tanti fronti caldi cosi da discreditarlo. E così ottengono sempre nuovi armamenti, però chi paga sono i nostri figli...   
Ma in pratica se chiedi a qualsiasi siriano cosa vuole o cosa chiede, ti risponde : voglio la sicurezza, voglio che torniamo come eravamo prima del 2011. Allora Assad è l'unico uomo per il momento che può controllare sia l'esercito che le forze di sicurezza, quindi lui gode di una buona fiducia tra i siriani e questa fiducia è in aumento con le vittorie dell' esercito. E se noti, come noi notiamo,  i civili vivono bene solamente nelle zone dove controlla il governo.  L'Occidente  e i ribelli coi loro attentati vogliono dirci: finchè Assad c'è, il caos rimane. Ma quel che noi abbiamo capito è che il giorno in cui Assad lascia il potere la Siria sara' divisa in più di 12 stati e tutti su base islamica. 
Adesso però vi chiedo: pregate per i bambini oggi colpiti, alcuni casi sono proprio gravi, veramente abbiamo bisogno di preghiere! 
Samaan

Dalla bocca dei bambini... 





AGGIORNAMENTO 30 APRILE

STRAGI IN SIRIA- Saadeh (deputata siriana): ecco chi "manovra" i ribelli 

Il Sussidiario , 30 aprile 

INTERVISTA  a  Maria Saadeh 
di Pietro Vernizzi

Ancora stragi nella Siria martoriata dalla guerra civile. Ventuno persone sono state uccise da colpi di mortaio lanciati dai ribelli ad Aleppo, che hanno preso di mira quartieri controllati dal governo ma ancora popolati da civili. Secondo fonti ufficiali del regime, altre 36 persone sono morte nel quartiere alawita di Homs per l’esplosione di un’autobomba. Il presidente Assad intanto ha annunciato ufficialmente che si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali previste per giugno. Ilsussidiario.net ha intervistato Maria Saadeh, deputata cristiana del parlamento di Damasco, secondo cui “dietro agli attentati si muovono gruppi armati privi di una cultura e di un’ideologia precisa, che rappresentano interessi internazionali e non le reali aspirazioni del popolo siriano. Proprio per questo le prossime elezioni saranno un momento decisivo, perché per la prima volta dopo tre anni di guerra ridaranno la parola ai cittadini del nostro Paese”.   

Che cosa ne pensa degli attacchi contro i civili avvenuti a Homs e Aleppo?  
Dietro questi attacchi ci sono dei gruppi armati privi di qualsiasi ideologia,
animati soltanto dall’intenzione di uccidere. In Siria si stanno verificando
numerose tragedie di questo tipo che coinvolgono i civili. L’obiettivo di queste
fazioni è quello di distruggere lo Stato.  

Chi c’è dietro a questi ribelli?  
Tutti questi gruppi, terroristi, salafiti e jihadisti, si nascondono dietro l’Islam, pur non conoscendo nulla sul suo reale significato. A sostenerli sono specialmente l’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, così come alcune potenze occidentali. All’origine di queste azioni c’è l’odio di gruppi i quali compiono tutto ciò che vogliono. Assad si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali.   

Che senso ha votare in questa situazione?  
Innanzitutto è un fatto importante che le elezioni si tengano, proprio per garantire la stabilità dello Stato. In secondo luogo, è un diritto del popolo
siriano scegliere il presidente e decidere il nostro futuro. Ciò che conta non è
dunque chi vincerà le elezioni, ma il fatto che la parola torni al popolo siriano. Dopo tre anni di guerra, le elezioni sono l’unico modo per difendere i diritti della popolazione siriana. Ciò significa che alla nostra gente è data la possibilità di migliorarsi, di sostenere i loro diritti e di scegliere il loro futuro.   

Le crescenti tensioni tra Russia e Stati Uniti si stanno riflettendo anche sulla
Siria?  
Quanto sta avvenendo in Siria non è una guerra tra siriani, bensì un conflitto
internazionale che si intreccia ad altre questioni come quella iraniana, ucraina
e agli stessi rapporti tra Russia e Stati Uniti. Il nostro obiettivo è cambiare il sistema politico della Siria e nello stesso tempo trovare un nuovo equilibrio
tra le potenze straniere.    
In che modo è possibile raggiungere questo obiettivo?  
Il nostro compito è quello di cercare una nuova stabilità a livello politico, sociale ed economico. Ciò di cui abbiamo bisogno è tempo, in modo da riorganizzare il Paese da capo, a cominciare dalle fondamenta. Credo nella società siriana di oggi, perché ci sarà un grande potere nel mondo. Ciò comporterà un nuovo modo di concepire la politica. La questione ucraina e quella siriana dovrebbero essere negoziate di pari passo, perché in qualche modo il livello delle questioni implicate sono simili. Sarà un lavoro progressivo per migliorare ciascuno dei poteri dello Stato. Dobbiamo risolvere la crisi siriana a un livello regionale e internazionale, lo stesso che richiede una soluzione duratura della crisi ucraina.   
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/4/30/STRAGI-IN-SIRIA-Saadeh-deputata-siriana-ecco-chi-manovra-i-ribelli/495423/

ASCOLTA
RAIRadio1-  Sabato 19 aprile "A tu per tu" con la deputata cristiana siriana Maria Saadeh. Un Paese, la Siria, sfiancato da quasi tre anni di guerra e di terrorismo, con la comunità cristiana nel mirino degli integralisti islamici :  http://www.atupertu.rai.it/dl/radio1/2010/programmi/Page-346f68d0-056f-4629-8c0e-0d5cfd703e9b.html

domenica 16 febbraio 2014

Saadeh: lavorare al cambiamento dall'interno del Paese, costruendo insieme una Siria laica, civile e democratica

Terminato il secondo round di Ginevra2,  nel momento in cui gli Stati Uniti, Francia e UK dichiarano che "per accelerare la transizione" l'uso della forza rimane un'opzione possibile, e mentre l'Arabia Saudita offre ai militanti dell'opposizione missili antiaerei Manpads,  chiediamo:
che cosa vuole il POPOLO SIRIANO?  
Maria Saadeh  parla di un'altra via.  



Intervista di Naman Tarcha

Perché ha scelto di entrare in Politica in un momento cruciale in Siria?
Il motivo principale del mio ingresso nella vita politica del mio paese é il totale rispetto dello Stato e delle sue istituzioni, il vero cambiamento dovrebbe avvenire dall'interno e il Parlamento é l'unico luogo legittimo per praticare la vita politica.
Esiste una grande differenza tra lo stato e il sistema politico. Io e tanti siriani difendiamo lo stato, unica garanzia della nostra esistenza. Avevo tante riserve sul sistema politico ma allo stesso momento non mi sentivo rappresentata dall'opposizione interna incapace di rispondere alle esigenze e richieste del popolo siriano. Dall'inizio della crisi c'era il tentativo di creare il nemico, dipingendo il Presidente Assad come dittatore sanguinario, un'immagine falsa solo perché si voleva toglierlo di mezzo. Potrei anche non essere d'accordo con il mio Presidente, ma qualsiasi offesa al Presidente, simbolo della sovranità della Siria, é una offesa ad ogni cittadino, e un attacco alla dignità e all'indipendenza del popolo siriano.

Quale il suo impegno attuale dentro il Paese?
Oggi guido un gruppo di lavoro formato da giovani siriani che ha adottato questo slogan "Vogliamo, Crediamo, Possiamo" con l'obbiettivo di salvaguardare lo Stato, ripristinare l'identità nazionale, in un processo di riconciliazione reale, cercando di accorciare le distanze e superare le divisioni nella società siriana. Attraverso diverse iniziative pratiche, sia interne, rivolte ai cittadini, cercando di aiutarli concretamente nelle difficoltà quotidiane, sia verso l'esterno, creando una rete di informazione e contatti diretti che collegano le associazioni e organizzazioni internazionali con la Siria, provando a raccontare la realtà dei fatti, e a far arrivare la voce dei siriano soffocata.


Impegnata con gruppo di giovani siriani per la promozione della cultura e del dialogo interreligioso (durante la sua visita romana è stata ricevuta anche in Vaticano da Papa Francesco), spiega Maria Saadeh: “Ho deciso di candidarmi malgrado io non abbia nessuna mira ad occupare una poltrona, spinta dalla responsabilità nei confronti del mio paese e del mio popolo, ho sentito il bisogno di essere la portavoce di una società civile che è stata a lungo emarginata, sia da un sistema politico ormai in degrado che ha serio bisogno di rinnovamento, sia da chi approfittando dalla crisi, sogna di prendere il potere con la scusa di essere oppositore”.

La rivoluzione popolare si è rivelata terrorismo e violenza?
I siriani da circa tre anni subiscono una guerra sistematica, un terrorismo puro e un vero massacro : gruppi armati stranieri di matrice islamista estremista con ideologie Jihadiste si sono riversati nel paese, combattendo al fianco di gruppi criminali e mercenari di siriani che hanno approfittato per guadagnare denaro. che con la scusa di combattere il regime, colpivano proprio i civili con stragi, uccisioni, massacri, rapimenti. Ovviamente aiutati, sostenuti, finanziati e armati da alcune forze regionali, a cominciare dall' Arabia Saudita che offre formazione ideologica, finanziamenti ed armi, per proseguire con il Qatar, finanziamenti e servizi logistici, e infine la Turchia, che ha aperto campi di addestramento per i terroristi e ha spalancato i propri confini, ormai porte aperte ai terroristi.
Tutto ciò purtroppo in nome dell'Islam, con uno strumentalizzazione criminale ed errata della religione, deformata, che danneggia sopratutto gli stessi mussulmani. Perché colpire case, scuole, civili, con attentati, ordigni ed autobombe é terrorismo che non distingue le vittime. Un terrorismo é solo crimine e non é ne' rivoluzione, ne' religione, e neanche opposizione.

Perché il popolo siriano non si sente rappresentato dall’attuale opposizione?
Un altro fatto grave é quando l'occidente sceglie dei singoli o parte dei siriani e li nomina come unico e legittimo rappresentante del popolo siriano, usurpando il diritto sacrosanto dei siriani di decidere il proprio sistema politico, il proprio destino e da chi vuole essere rappresentato. Un'opposizione prefabbricata, dove diversi componenti facevano già parte del vecchio regime, creata nei paesi del golfo e in Occidente, solo per essere controparte ed eseguire una agenda esterna, non per rispondere ai richieste dei siriani. Ma soprattutto una opposizione che finanzia, arma e sostiene gruppi armati che distruggono il paese, permette l'ingerenza esterna, e invoca l'attacco militare contro i civili non meritando di parlare a nome dei siriani. Se la maggior parte dei siriani criticava l'operato del governo, di sicuro non accetterebbe questa opposizione e oggi non si sente rappresentata da loro. Oggi se cade lo Stato siamo finiti, regnerà il caos e diventerà il califfato di AlQaeda.

Dove ha sbagliato l’Occidente?
Il silenzio complice dell'Occidente ha anche legittimato questo terrorismo, chiamandolo rivoluzione e definendo i terroristi ribelli. Tanti gruppi terroristi credono che Europa ed Occidente sono dalla loro parte, dando il via libera alla violenza fino a spingersi ad uccidere civili, tagliando gole sull'appartenenza religiosa, sulla carte d'identità, e solo per il fatto di non essere dalla loro parte. L’Occidente che predica la democrazia non può schierarsi e dare voce solo ad una parte, mettendo a tacere la volontà e le intenzioni dei Siriani. Due anni fa mi è stato proprio negato il visto d’ingresso per l’Italia, insieme ad una delegazione di parlamentari che volevano raccontare agli italiani ciò che è accadeva in Siria.

Quale è la situazione dei civili siriani oggi?
La situazione umanitaria più grave riguarda la città di Aleppo dove i civili vivono sotto i colpi di mortaio una situazione disumana, assediati dai gruppi armati , costretti a subire violenze e privati dalle prime necessità, senza carburante e cibo perché i ribelli impediscono i rifornimenti delle zone non sotto il loro controllo.
Nelle ultime settimane sono passati da colpire sistematicamente le zone residenziali a maggioranza cristiana a prendere di mira proprio le scuole, sia per vendetta, sia per costringere le famiglie ad abbandonare le città. Gli adulti resistono, non vogliono arrendersi, ma quando colpiscono i loro figli non resistono più.

Perché i siriani cristiani sono un obbiettivo sistematico oggi?
La Siria ha tanti colori quanto le diversità etnico religiose dei propri cittadini. Ma io non amo parlare di minoranze, perché in Siria non c'è differenza, nessuna discriminazione e tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. Esiste un appartenenza forte allo stato e queste diversità é la ricchezza del paese. Ecco il motivo per cui si vuole destabilizzare il paese, in primo luogo dividendo la società in pro e contro regime, trasformando lo Stato in nemico da combattere, e in secondo luogo suscitando conflitti a base settaria e scontri tra le comunità religiose, nei primi scontri si urlava 'Alawiti nelle bare e Cristiani a Beirut!'
All'interno di questo quadro si colloca l'attacco mirato contro i cristiani, che sono parte essenziale del mosaico della società siriana, rappresentano l'ago della bilancia. Distruggere lo Stato avviene attraverso la frantumazione e la divisione della società, costringendo i cristiani ad emigrare e andarsene, svuotandolo dai cristiani per trasformare l'ultimo paese laico in Medio Oriente in uno Stato a base religiosa, mono confessionale, più facile da gestire, controllare e manipolare. Queste non sono parole vuote ma la mia esperienza personale, é la dimostrazione della laicità dello stato : essendo cristiana sono stata eletta più dai mussulmani che dai cristiani, per il mio impegno, visione e progetto politico. I siriani mussulmani e cristiani oggi lottano per salvaguardare la natura dello Stato aperto a tutti, per una Siria laica, civile e democratica.

Come si può uscire da questa crisi che minaccia l’intera regione?
La priorità oggi in Siria é fermare la violenza, e questo avviene bloccando il flusso delle armi e dei Jihadisti, facendo pressioni direttamente sui paesi che sostengono e finanziano il terrorismo. A livello politico c'è un reale bisogno di ripristinare i rapporti diplomatici con la Siria, e riaprire i canali per un confronto trasparente e vero. L'Europa che vuole essere mediatore non può farlo se chiude le porte alle diverse parti del popolo siriano. E sopratutto se vuole aiutare i siriani sarebbe il caso di rivedere le sanzioni e l'embargo che hanno colpito solo i cittadini e i civili e non il governo o l'opposizione.
Per i siriani é importante salvare lo Stato, unica garanzia dei cittadini, ma salvare la Siria é affrontare anche una vera minaccia del terrorismo rivolta direttamente all'Europa. I gruppi armati non nascondono infatti che il loro obiettivo si spinge oltre il nostro paese, perché il sogno é ripristinare il califfato islamico che arriva fino all'Andalusia.

Quali sono le aspettative dalla Conferenza di pace Ginevra2 ?
Bisogna chiarire innanzitutto l'obbiettivo della conferenza di pace Ginevra due, che dovrebbe fermare lo spargimento di sangue, ci indica chi dovrebbe esserci al tavolo: ho tanti dubbi su una opposizione che vuole solo ottenere una fetta di torta e arrivare al potere, e non solo non rappresenta i siriani e i loro interessi, ma non ha nessuna autorità sui gruppi ribelli e Jihadisti, ormai fuori controllo. Se l'obbiettivo invece é solo la spartizione del potere, questo potrebbe trascinare il paese in una situazione più grave, peggiorando la crisi, senza riuscire a fermare la violenza. Fermiamo il terrorismo e la violenza e lo spargimento di sangue, le ingerenze esterne, e le questioni interne, i siriani sono capaci  di risolverli da soli attraverso il dialogo e il confronto.

venerdì 6 dicembre 2013

Monache di Maaloula: perchè colpire la presenza di religiose inermi?

Le Monache di Santa Tecla in "confortevole ospitalità" ....


Siria: brigate ribelli Qalamoon rivendicano rapimento 12 suore Maalula
Beirut, 6 dic. - (Adnkronos/Aki) - Un gruppo ribelle siriano che si fa chiamare Brigate Qalamoun Libero ha rivendicato il rapimento delle 12 suore prelevate lunedi' scorso dal villaggio cristiano di Maalula. Al quotidiano pan-arabo Asharq al-Awsat, il portavoce del gruppo, Mohannad Abu al-Fidaa, ha detto che "le suore sono in un luogo sicuro, ma non saranno rilasciate finche' non saranno accolte alcune richieste, prima tra tutte il rilascio di mille donne siriane rinchiuse nelle prigioni del paese".






Le prime immagini delle Monache "ospiti " dei miliziani ribelli nell'intervista realizzata dalla TV  'al Jazeera' 

Perchè proprio il canale al Jazeera trasmette questa intervista con le suore rapite?
Perchè in essa le suore dicono che non sono state rapite, ma sono ospiti, e vengono trattate bene? perchè dicono che loro hanno voluto andare via?
secondo voi le suore non sono costrette a dire tutto questo, sapendo che a nessun costo loro non hanno mai voluto lasciare il monastero? E  perchè questi armati hanno portato le suore a Yabrud? cosa vuole dire ospiti? Se fossero ospiti perchè allora chiedono al governo siriano di liberare 1000 donne che si trovano nelle prigioni del regime? l'ospite non ha il diritto di andare quando vuole? 
Perchè le suore non indossano la croce nell'incontro, forse perchè i ribelli non sopportano vedere la croce? insomma che intervista falsa é questa? 
Perchè i ribelli usano i nostri religiosi in questa guerra? che colpa hanno fatto i religiosi cristiani, forse perchè chiamano alla pace, riconciliazione, amore, perdono, e dialogo, che sono parole non vanno bene per lo scopo che i ribelli fanatici sono venuti a realizzare.
 Non e' giusto rapire  suore che non hanno niente in questa faccenda, per chiedere riscatto di qualsiasi tipo. E non sappiamo quali donne stanno chiedendo in cambio, ci sono pure delle donne che hanno usato mortai contro la nostra zona cristiana, ci sono pure donne che portano armi e combattono contro il popolo siriano.
Ora che capisca il mondo, soprattutto l'occidente, che in Siria c'è una vera guerra contro il terrorismo e contro il fanatismo.
Ora che capisca il mondo quali Paesi aiutano e finanziano questi fanatici Waaabiti, Salafiti, e Qaidisti!
 
Samaan Daoud 

Terroristi e jihadisti stranieri stanno cercando di distruggere lo Stato siriano con la violenza. 

La testimonianza di una parlamentare siriana



Radio Vaticana, 8 dicembre 2013 
( a cura di Luca Collodi) 

  ascolta l' intervista audio :


La guerra dipinta dalla maggior parte dei media occidentali come uno scontro tra il popolo siriano e il governo non esiste. Non è così, non sta succedendo niente di tutto ciò". A parlare è Maria Saadeh, architetto, deputata cristiana del Parlamento siriano eletta come indipendente nel Parlamento siriano nel 2012. 
"Sono venuta in Italia per spiegare che in Siria è in atto una guerra contro lo Stato, non contro il governo. Per distruggerlo, paesi stranieri fomentano il conflitto sociale, etnico e religioso". 
"Bisogna capire che lo Stato siriano e il regime sono due cose diverse. Non essere d’accordo con il regime non significa smettere di sostenere lo Stato. Lo Stato siriano infatti garantisce l’esistenza e la sicurezza della società, dei cristiani, dei musulmani, del popolo. Se lo Stato viene distrutto, tutto piomberà nel caos. La comunità internazionale deve rispettare la nostra sovranità e il nostro diritto a scegliere da chi vogliamo essere rappresentati come popolo siriano. Non vogliamo interventi stranieri". 
"Perché quello che sta succedendo ora in Siria è pilotato da Stati come Qatar, Arabia Saudita e Turchia che inviano nel nostro paese uomini, armi e soldi con cui finanziano terroristi che imbracciano la religione come arma politica". 
"I ribelli per la prima volta hanno cominciato ad attaccare le scuole, soprattutto quelle dei quartieri cristiani. Io non so perché lo fanno ma noi chiediamo alla comunità internazionale, all’Onu e al mondo di tenere la guerra lontana dai nostri bambini. Lo Stato oggi ci protegge anche da questo". 
"Se i cristiani sono attaccati è perché i terroristi vogliono sgretolare il tessuto connettivo della società siriana e distruggere lo Stato, non il governo. I cristiani sono sempre stati protetti dallo Stato. La Siria non solo è l’unico paese della regione che rispetta i cristiani, ma li considera anche la base della società e della sua storia e non permetterà che se ne vadano via. Per proteggere la società, e quindi garantire l’esistenza di noi cristiani, ora abbiamo bisogno di fermare i terroristi". 

Fermare il massacro  di Maalula  priorità internazionale


Messo a ferro e fuoco dai terroristi islamici il villaggio dove sono state rapite le religiose greco ortodosse del monastero di Santa Tecla.

Maria Saadeh, deputata cristiana di Damasco: "Le forze internazionali prima devono fermare le violenze terroristiche. Al resto penserà il popolo siriano".
 E ancora: "Il rispetto della sovranità siriana è la linea rossa oltre cui non si può andare"


“Maalula è un patrimonio e un simbolo mondiale della cristianità. È l’unico posto al mondo dove si parla l’aramaico, la lingua di Gesù. La città è stata messa a ferro e fuoco e 160 abitazioni completamente distrutte dai terroristi islamici che hanno rapito alcune monache. È in atto un vero massacro. Tutto il popolo siriano leva oggi la sua voce per chiedere di salvare questo patrimonio mondiale e di essere liberato dai terroristi”. 
Le prime parole di Maria Saadeh, trentanove anni, deputata cristiana di Damasco, sono tutte per il villaggio cristiano di Maalula, a 60 chilometri a nord della capitale e per il dramma delle religiose greco-ortodosse del monastero di Santa Tecla. Per loro Papa Francesco ha chiesto la preghiera delle migliaia di persone che ieri hanno partecipato all’udienza del mercoledì. 
Eletta lo scorso anno come indipendente al Parlamento, Saadeh spiega al Sir la sua “terza via” per uscire dalla guerra che ha provocato oltre 100mila morti e milioni tra sfollati e rifugiati. Si tratta, cioè, di superare lo schema della politica internazionale che non lascia alternative: o l’appoggio incondizionato ai ribelli o la delegittimazione di Bashar al Assad. Per la deputata cristiana è giunto il momento del dialogo, a patto che la comunità internazionale riesca a ottenere un cessate-il-fuoco tra le parti.



Il Nunzio Zenari: LA GENTE NON VUOLE QUESTA GUERRA 


D. - In questo momento un po’ tutte le Chiese della regione si sono espresse sulla vicenda delle suore. In generale qual è la speranza della Chiesa per il futuro della Siria?

R. - Il fatto che queste monache siano state obbligate con la forza, con le armi in pugno, ad uscire dal monastero, nel quale avevano deciso di rimanere per dare una testimonianza in questo antico villaggio cristiano, che è una perla per tutti i siriani e non solo per i cristiani, naturalmente è stato appreso con tanta tristezza. Se questo poi si mette anche nel contesto di certi altri gesti compiuti nelle ultime settimane, in cui sembra che i cristiani siano stati presi particolarmente di mira da certi gruppi estremisti, fa aumentare ancora l’inquietudine e il dolore e non solo per la comunità cristiana: da quello che vedo, c’è una forte reazione da parte di tutti i siriani, a qualsiasi religione e a qualsiasi credo appartengano, e da parte delle autorità. I siriani non pensavano che questo conflitto potesse arrivare a questo punto. Devo anche precisare che in Siria c’è sempre stata una coabitazione esemplare fra le diverse fedi, i diversi credi. Generalmente, da quello che si sa, sono elementi esterni alla Siria quelli che compiono gesti di profanazione di luoghi sacri, di chiese…

D. - Questa reazione così forte anche dei siriani che significato ha?

R. - Direi che questa guerra non la vuole - io credo - nessuno in Siria. Almeno così come è andata via via mostrandosi. Perché i siriani sono per una nuova Siria, più democratica, più rispettosa delle libertà fondamentali e dei diritti umani e non per una Siria che alcuni gruppi estremisti vorrebbero proporre. Direi che fa presa vedere questa reazione, di persone che dicono: da questa strada, con questi metodi non si va nessuna parte.

Testo proveniente dalla pagina

http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/05/monache_rapite_in_siria,_mons._zenari:_tristezza_in_tutti,_la_gente/it1-752987  

mercoledì 27 novembre 2013

11.000 bambini sono stati uccisi in quasi tre anni di conflitto in Siria: testimonianze

Sono oltre 11 mila i bambini morti in Siria dall'inizio del conflitto, spesso uccisi da bombe, ma anche finiti nel mirino di cecchini e a volte torturati. L'allarmante dato arriva da un rapporto dell'Oxford Research di Londra, anticipato da alcuni media, che cita anche "esecuzioni sommarie": delle 11.420 vittime sotto i 17 anni, 2.223 sono morti nella zona di Aleppo; 389 sono stati uccisi da un cecchino, 764 "sommariamente giustiziati, e più di 100 sono stati "torturati", sottolinea il rapporto.  ansamed.ansa.it


Maria Saadeh: 

" Tenete la guerra lontana dai nostri bambini!"



«Se i ribelli avessero a cuore il popolo siriano, non permetterebbero ai terroristi di massacrarlo»

Tempi, 27 novembre 2013 
intervista di Leone Grotti


Maria Saadeh è architetto e deputata cristiana del Parlamento siriano eletta nel 2012 tra le fila di una lista indipendente e non all’interno del partito Baath del regime di Bashar Al Assad. Non ha mai risparmiato critiche al governo, affermando più volte che «fa acqua da tutte le parti», e anche davanti alla prospettiva di un cambio di regime si è preoccupata soprattutto che «venga preservata la natura laica della Repubblica siriana». In questi giorni però Saadeh è in Italia per «dare voce al mio popolo» e testimoniare che «quello che succede in Siria non è quello che raccontano i vostri media: i terroristi e i jihadisti stranieri stanno cercando di distruggere lo Stato siriano con la violenza». 

La guerra viene dipinta dalla maggior parte dei media occidentali come uno scontro tra il popolo siriano e il governo.  Non è così, non sta succedendo niente di tutto ciò. Io sono venuta in Italia per spiegare che in Siria è in atto una guerra contro lo Stato, non contro il governo. Per distruggerlo, paesi stranieri fomentano il conflitto sociale, etnico e religioso.

L’obiettivo dei ribelli non è cacciare Assad?  Bisogna capire che lo Stato siriano e il regime sono due cose diverse. Non essere d’accordo con il regime non significa smettere di sostenere lo Stato. Lo Stato siriano infatti garantisce l’esistenza e la sicurezza della società, dei cristiani, dei musulmani, del popolo. Se lo Stato viene distrutto, tutto piomberà nel caos. La comunità internazionale deve rispettare la nostra sovranità e il nostro diritto a scegliere da chi vogliamo essere rappresentati come popolo siriano. Non vogliamo interventi stranieri.

Perché parla di «interventi stranieri»?  Perché quello che sta succedendo ora in Siria è pilotato da Stati come Arabia Saudita, Qatar e Turchia che inviano nel nostro paese uomini, armi e soldi con cui finanziano jihadisti, terroristi e salafiti che imbracciano la religione come arma politica. A uccidere i civili e bombardare le nostre città non sono siriani ma soprattutto jihadisti stranieri. Nell’ultimo mese poi si è verificato un fenomeno inquietante.

Quale?  I ribelli per la prima volta hanno cominciato ad attaccare le scuole, soprattutto quelle dei quartieri cristiani. Io non so perché lo fanno ma noi chiediamo alla comunità internazionale, all’Onu e al mondo di tenere la guerra lontana dai nostri bambini. Lo Stato oggi ci protegge anche da questo. Io chiedo: se cade, piomberemo nel caos e che cosa succederà allora? I terroristi potranno liberamente attaccare tutti i civili.

coalizione-nazionale-siriana-ribelli

Il 22 gennaio dovrebbe cominciare la Conferenza di pace “Ginevra 2“. Che cosa vi aspettate?  Prima di tutto bisogna chiedersi qual è lo scopo. Se quello che vogliamo è fermare la guerra e porre fine alle violenze dei gruppi armati, perché i siriani vogliono questo oggi e non un cambio di governo, allora domandiamoci: chi deve sedersi al tavolo delle trattative? Chi è che controlla i gruppi armati, i terroristi, i jihadisti, i salafiti? Chi può fermarli?

L’opposizione rappresentata dalla Coalizione nazionale siriana?  Mi permetta di parlare liberamente: la guerra non finirà se l’Arabia Saudita non smette di inviare sul nostro territorio armi, soldi e guerriglieri. Per quanto riguarda il Cnr, è evidente a tutti che non fanno niente per il popolo siriano. Che cos’hanno mai fatto in questi anni? Stanno in paesi stranieri, vivono in hotel a cinque stelle, hanno i loro interessi e non si stanno muovendo per fermare la guerra. Se avessero a cuore il popolo, non permetterebbero che venisse massacrato. La verità è che non hanno alcun controllo dei gruppi armati in Siria, tantomeno vogliono la pace.

Lei è cristiana, qual è la vostra situazione?  Se i cristiani vengono attaccati è perché i terroristi vogliono sgretolare il tessuto connettivo della società siriana e distruggere lo Stato, non il governo. I cristiani sono sempre stati protetti dallo Stato. La Siria non solo è l’unico paese della regione che rispetta i cristiani, ma li considera anche la sua storia, la base della società e non permetterà che se ne vadano via. Per proteggere la società, e quindi garantire l’esistenza di noi cristiani, ora abbiamo bisogno di fermare i terroristi.

Come si può riconciliare la società?  Perché avvenga la riconciliazione del popolo, perché sia instaurato un clima di dialogo e di rispetto reciproco, per prima cosa abbiamo bisogno della stabilità. E per ottenerla c’è bisogno di collaborazione a livello internazionale.

Cosa chiede al governo italiano?  Il vostro governo deve capire che la nostra sovranità va rispettata. Voi siete sempre stati amici dei siriani, le relazioni tra i nostri due paesi sono ottime da sempre. È necessario che a livello istituzionale venga ristabilita la relazione tra i nostri due popoli. Serve dialogo.

http://www.tempi.it/se-i-ribelli-avessero-a-cuore-il-popolo-siriano-non-permetterebbero-ai-terroristi-di-massacrarlo#.UpXGx9LuI_o


"Dalle colline i ribelli bombardano ogni giorno le nostre scuole e chiese"



   Intervista a  Samaan Daoud

Dalle colline vicine i ribelli siriani lanciano ogni giorno i mortai sulle scuole e sulle chiese del quartiere cristiano di Damasco, chiamato Kassa. Samaan Douad, un cattolico che ha studiato in Italia e che vive nella Capitale siriana insieme alla famiglia, racconta che l’altro giorno una bomba è esplosa a quattro metri da uno dei suoi figli che stava uscendo dalla lezione. Douad, in questi giorni in Italia dove ha incontrato diverse personalità politiche e culturali, alla fine di questa breve “vacanza” ritornerà in Siria. Insieme alla parlamentare cristiana Maria Saadeh sta lavorando con cristiani e musulmani per ricostruire una possibilità di dialogo nel Paese sconvolto dalla guerra e prepararsi alle elezioni presidenziali del 2014.

Qual è la situazione nel quartiere di Kassaa?
Viviamo in una situazione di grande terrore legata al tiro di colpi di mortaio. Una settimana fa un ordigno ha colpito la piazza del quartiere, all’ora dell’uscita delle scuole. La bomba ha colpito a soli quattro metri dal punto in cui si trovava mio figlio. L’altro ieri una pioggia di colpi di mortaio ha raggiunto tre scuole, e mio figlio stava accanto a una di queste due scuole, quella di San Giovanni Damasceno. Tutti i bambini si sono dovuti nascondere nel seminterrato per salvarsi la vita.

In che modo i cristiani vivono questa fase del conflitto?
I cristiani stanno vivendo un momento molto difficile e in tanti stanno cercando di fuggire in Europa. C’è un piano programmatico per cacciare i cristiani dalla Siria. Hollande di recente ha parlato della sua preoccupazione verso i cristiani, ma la Francia dovrebbe impegnarsi in prima persona per calmare i fanatici tra le fila dei ribelli. I colpi di mortaio contro il quartiere cristiano arrivano infatti dalla zona periferica di Damasco dove sono accampati gli stessi ribelli.

Quali sono le sofferenze cui sono sottoposti i civili a Damasco?
Nella capitale non si vivono le stesse sofferenze che si registrano in altre città siriane, ma c’è comunque una situazione sempre instabile. Nel quartiere dove abitavo fino a pochi mesi fa, Jaramana, si sono verificati 18 attentati con autobombe e 2.600 colpi di mortaio. Ho visto con i miei occhi le sparatorie dei ribelli nella zona vicina all’aeroporto.

Chi c’è dietro al piano per cacciare i cristiani dalla Siria?
Ogni volta che qualcuno mi fa questa domanda, sono solito rispondere che Gesù Cristo non ci ha insegnato la Guerra Santa. Nel Cristianesimo non c’è la cultura della Jihad, e in quanto cristiani non portiamo le armi né andiamo a combattere e aiutare un cristiano che ha bisogno. Questa cultura esiste invece nella teologia e nella cultura degli islamisti che si danno da fare per difendere un altro musulmano che vive in Serbia, in Pakistan, in Afghanistan o magari in Siria. Chi paga il conto di queste guerre assurde e di questo odio verso l’altro sono quindi i cristiani. Il cristiano è un uomo che non è nato per la Guerra Santa bensì per l’amore, come ci ha insegnato Cristo.

Lei sta collaborando con la parlamentare cristiana Maria Saadeh. Qual è il vostro progetto?
Maria Saadeh ha formato un gruppo di giovani, cristiani e musulmani, insieme ai quali cerchiamo di fondare una cultura del dialogo e dell’amore che si contrappone a quella della violenza. Accettiamo l’altro a prescindere dalla setta dalla quale proviene o dalla religione cui appartiene. Il nostro motto è “Crediamo, vogliamo, possiamo”. Se vogliamo una cosa e crediamo in essa, riusciremo a farla. Insieme a un gruppo di giovani laici, cerchiamo di creare una base di dialogo per il futuro del Paese.

Maria Saadeh è con o contro Assad?
Maria Saadeh sta dalla parte della Siria, e in questo momento Assad è il presidente e rappresenta il Paese. Nel 2014 ci saranno le elezioni presidenziali e si deciderà se Assad debba continuare a restare al potere o meno. La scelta spetterà al popolo, e noi non permetteremo a nessuno di imporci un presidente che non è voluto dai cittadini. E’ ciascun siriano con il suo voto che stabilirà chi deve essere il presidente della Repubblica. Ne va della nostra indipendenza.



da: Il Sussidiario ,  giovedì 14 novembre 2013

http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2013/11/14/DIARIO-SIRIA-Dalle-colline-i-ribelli-bombardano-ogni-giorno-le-nostre-scuole-e-chiese-/443836/

Dal blog di Hana: a scuola sotto le bombe

Hana è una donna cristiana che vive a Damasco con suo marito. La coppia ha due bimbe piccole. Lavora in una scuola. Ci racconta com’è la vita nel mezzo del caos della guerra civile.



La situazione è in continuo peggioramento e la guerra pesa sempre di più. È stata una settimana terribile per le scuole che si trovano nell’area cristiana del paese. Lunedì era circa mezzogiorno quando mio marito ed io siamo usciti dalla scuola per tornare a casa. Si udivano più spari del solito. Mentre stavamo percorrendo la via di ritorno, in lontananza, abbiamo visto una folla che si dirigeva verso di noi. Quando siamo stati abbastanza vicini abbiamo capito che era composta da padri e madri che, piangendo, stavano correndo verso le scuole dei loro figli. Ho capito che qualche colpo di mortaio era caduto su una delle scuole cristiane. Io e mio marito siamo corsi verso casa perché non ci sentivamo al sicuro.
Ieri sono dovuta tornare nuovamente a scuola, ma i colpi di mortaio erano più vicini. I genitori ci telefonavano in preda al panico per sapere se i loro figli stavano bene. Quindi ho deciso di portare tutti i bambini nei locali della chiesa. Così tutta la scuola ha iniziato a pregare. Ai bambini piace molto una canzone speciale che parla della protezione divina su tutta la Siria. Abbiamo cantato soprattutto quella. Erano tutti sulle loro ginocchia e qualcuno ha iniziato a piangere. Mi sono accorta che la canzone li rendeva più sereni, meno ansiosi. La sera mi ha chiamato una delle madri dei bambini: non si trattava di una persona particolarmente religiosa, ma ha visto i suoi bambini pregare e ciò ha avuto su di lei un grande impatto. Mi ha confessato che sembrava che i suoi figli non volessero smettere di pregare e che questo ha trasmesso in casa qualcosa di molto speciale, una vera pace. Lei stessa aveva dunque constatato come la preghiera avesse cambiato i suoi figli.
Oggi è stata una giornata orribile. Diverse scuole sono state attaccate e alcuni bambini sono morti. La nostra scuola non ha subito attacchi, ma non potevamo, per questo motivo, vivere la giornata come un giorno qualsiasi. Quindi, invece di svolgere le nostre lezioni, abbiamo pregato. Un’ ex alunna, che ora va in un'altra scuola perché è più grande, è venuta a parlare ai bambini di ciò che è accaduto nella sua scuola. Un colpo di mortaio è caduto nella sua classe, ma non è esploso: “Questo perché stavamo pregando”, ha detto. Dopo aver pregato insieme abbiamo rimandato i bambini alle loro case e abbiamo detto loro di non venire a scuola per qualche giorno. Non sappiamo ciò che accadrà domani.

La vita quotidiana è particolarmente dura, ma ci sentiamo lo stesso benedetti perché Dio ci sta proteggendo e ci sta donando quello di cui abbiamo bisogno. Le persone che pregano per me sono sempre nella mia mente.  Quando mi sento scoraggiata, Dio mi mostra che non devo portare questo peso da sola, ma che posso condividerlo con le persone sparse in tutto il mondo che intercedono per me. Non sono sola. Quindi, per favore, continuate a pregare  per noi… abbiamo disperatamente bisogno delle vostre preghiere.

http://www.porteaperteitalia.org/persecuzione/notizie/2013/2803672/2830410/

lunedì 25 novembre 2013

Putin e il Papa più vicini, per la difesa dei cristiani (che l'Occidente ignora). Visita in Italia della deputata Maria Saadeh.

Oggi l’incontro in Vaticano: il presidente russo si propone come difensore dei cristiani  in Medio Oriente

Conferenza di pace Ginevra2‬ sarà 22 Gennaio 2014




Questo pomeriggio il presidente russo Vladimir Putin incontra Francesco. Non è la sua prima visita in Vaticano - Putin venne ricevuto da Giovanni Paolo II nel 2000 e nel 2003, e da Benedetto XVI nel 2007 - ma oggi lo scenario al di là del Tevere, con il Papa venuto «dalla fine del mondo», è cambiato.  

Per il Cremlino l’udienza riveste «un significato particolare», dopo l’oggettiva convergenza verificatasi nei mesi scorsi tra Santa Sede e Russia nell’affronto della crisi siriana, entrambe contrarie a un intervento armato occidentale e favorevoli a un’iniziativa diplomatica per arrivare alla distruzione delle armi chimiche possedute da Assad. 
Francesco, che aveva scritto a Putin lo scorso settembre, alla vigilia del G20 di San Pietroburgo, riconosce il ruolo di Mosca sulla scena mondiale e il suo contributo per la soluzione dei conflitti. Da parte sua, il leader russo è interessato a presentarsi come un protettore dei cristiani in Medio Oriente. Nell’agenda dei colloqui ci saranno soprattutto la situazione internazionale, la Siria, l’Iraq e la Terra Santa: Putin vuole ringraziare Francesco per l’impegno della Santa Sede in favore della pace e non mancherà un giro  d’orizzonte sulla situazione delle comunità cristiane minacciate dal fondamentalismo. 

 http://www.lastampa.it/2013/11/25/esteri/putin-e-il-papa-pi-vicini-grazie-alla-siria-Hcxlou4c3AN3KnzzFr6jnO/pagina.html

Arriva in visita ufficiale in Italia e in Vaticano l'Onorevole Maria Saadeh Deputata eletta al Parlamento siriano. 



 Architetto e designer, laureata ad Aleppo e Beirut, pluripremiata ha collaborato con prestigiose case di design a Parigi, insegna alla Facoltà di Architettura all'Università di Damasco. 
Impegnata con gruppo di giovani siriani per la promozione della cultura e del  dialogo interreligioso. Oggi è testimone diretta è impegnata a raccontare in giro per il mondo ciò che accade in Siria. 
 L'Onorevole sarà a Roma da oggi fino al 2 dicembre e sarà disponibile per rilasciare interviste concordate su appuntamento.
 Per contatti: 
Naman Tarcha نعمان طرشه Giornalista e Conduttore tv
 Email: namantarcha@hotmail.com  Twitter: @NamanTarcha





Invaso dagli islamisti il villaggio Deir Atieh: cristiani identificati e trattenuti

Agenzia Fides 25/11/2013

Facendosi strada con due attentati suicidi, militanti di fazioni islamiste hanno invaso nella cittadina di Deir Atieh, a Nord di Damasco seminando terrore, morte e distruzione. Come informano fonti di Fides nella Chiesa greco ortodossa, l’attacco è avvenuto il 22 novembre. I militanti sono entrati il nell’ospedale municipale e hanno preso in ostaggio i malati. Il museo di Deir Atieh che accoglieva migliaia di opere e preziosi reperti archeologici è stato devastato. Moschee e chiese sono state colpite e danneggiate. Numerose case sono state saccheggiate e i civili catturati e usati come scudi umani.

La situazione risulta particolarmente preoccupante per i cristiani. La popolazione, circa 25mila persone, ha iniziato a fuggire. I miliziani esaminano i documenti di identità di chi intende lasciare la città e trattengono quanti hanno nomi cristiani. Per poter uscire dal villaggio, un prete greco-ortodosso ha dovuto dire di essere sposato e presentarsi con una donna: è stato lasciato andare solo perché il suo nome era arabo e non aveva nessuna ascendenza o riferimento cristiano.
Padre F.H., che in una nota inviata a Fides chiede l’anonimato per motivi di sicurezza, prega la comunità internazionale e la Santa Sede di mobilitarsi per organizzare per il rilascio degli ostaggi e salvare il villaggio di Deir Atieh. Non è chiaro, nota la fonte di Fides, cosa abbia spinto le bande armate a penetrare nel villaggio. 
A Deir Atieh si erano rifugiati anche centinaia di abitanti di Qara, altro villaggio siriano sulle montagne del Qalamoun, a 90 km da Damasco. Nelle scorse settimane Qara era stata attaccata da combattenti islamici provenienti dalla città di Arzal. Tra i rifugiati di Qara, spostatisi a Deir Atieh, vi sono anche il sacerdote greco-cattolico padre George Luis e tutti i suoi parrocchiani. 


  PIU' DI 60 CHIESE E MONASTERI DISTRUTTI

   LEGGI SU : http://french.ruvr.ru/news/2013_11_22/Syrie-plus-de-60-eglises-et-monasteres-detruits-5079/


Comment échapper à l’agression, l’enlèvement et l'assassinat des mains des djihadistes et des rebelles de l’Armée Syrienne « Libre », telle est l’inquiétude de l'ancienne communauté chrétienne de Syrie craint qu’un pogrom religieux ne soit prêt d'éclater.

   leggi su:  http://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/les-chretiens-de-syrie-fuient-les.html


Mismiyye, un village entièrement chrétien encerclé par les takfiristes qui préparent leur entrée.

   leggi suhttp://www.leveilleurdeninive.com/2013/11/mismieh-un-village-entierement.html

mercoledì 2 gennaio 2013

"Difendo il mio popolo e la verità sulla Siria": si alzano le voci fuori dal coro

 La dissoluzione dello Stato Siriano, continua a ripetere la deputata cristiana  Maria Saadeh, sarebbe un disastro per tutto il Medio Oriente e per le comunità religiose minoritarie che ci vivono.

Non ci sta Maria Saadeh a vedere la sua Siria dipinta come l’impero del male assoluto, non smette mai di impegnarsi di correre dove può per portare la sua parola di verità sulla situazione siriana.
Maria Saadeh: Si precipita a Beirut per incontrare la delegazione di Assadakah, una porta aperta verso l’Europa, una porta che non si vuole far aprire. Con la sua auto percorre la strada, per lei pericolosa, che congiunge Damasco a Beirut. Mostra tutto il coraggio di una donna che ha fatto della difesa del proprio Paese il suo modus vivendi. Fallita la sua missione e quella di due parlamentari siriani a Roma per incontrare le istituzioni italiane, a causa del diniego dei visti da parte del Ministro Terzi, ora il tentativo è quello di passare per Bruxelles. Non è facile, l’omologazione e la mistificazioni politica e mediatica sulla Siria sono fortissime, la campagna di menzogne continua a diffondersi per bocca dei politici e nei palinsesti televisivi. Non accettano nessun confronto in Occidente, vogliono sentire una sola voce, quella dei potenti, quella degli Stati Uniti, di Israele, del Qatar e della Turchia. Pur smentita nei fatti, la macchina del fango sul regime di Bashar al Assad non si ferma. Ora le armi chimiche! Una bufala clamorosa, dimostrata dai fatti e dalle testimonianze dei giornalisti, quelli ancora liberi, che in Siria ci vanno e raccontano. Quelli che non si capacitano del fatto che la verità possa essere mistificata in modo cosi palese. Quelli i cui servizi vanno in terza serata, mentre nei TG trasmettono i twitt dei terroristi. Maria Saadeh non smette di raccontare: “A Damasco non ci sono problemi, gli attacchi sono stati respinti all’esterno della città, certo cominciano a sentirsi gli effetti della guerra ed anche delle sanzioni, il popolo soffre, ma all’Occidente questo non interessa”.
Come al solito pragmatica e concreta, lei non ha mai difeso aprioristicamente il regime di Assad, anzi ha sempre contestato il predominio assoluto del partito Baath, tuttavia: “Una cosa è costruire un sistema democratico, altra è abbattere lo Stato. Lo Stato va difeso come principio assoluto, bisogna lavorare dall’interno per costruire regole democratiche, partecipazione e libertà. Non possiamo sprecare questa occasione”. “Il partito Baath per anni ha pervaso il tessuto sociale Siriano, si è sostituito allo Stato, ha creduto di poter fare le veci delle istituzioni, ha coltivato dentro di sé fenomeni di corruzione pesante, questo è tutto vero, ma per cambiare dobbiamo accettare la logica del pluripartitismo, proporre riforme interne, superare la supremazia del partito unico. Non possiamo accettare che questo accada con un intervento esterno, io difenderò fino alla fine il mio Paese, ed allo stesso tempo combatterò per ottenere le riforme”. Maria Saadeh, deputata eletta al Parlamento, manifesta tutta la sua forza di donna impegnata, quando racconta della sua Siria. “La Siria deve mantenere la sua laicità, non può cadere in mano agli integralisti sponsorizzati dal Qatar e dall’Arabia Saudita, la forza della Siria è il pluralismo religioso e l’integrazione fra i suoi componenti. La strategia occidentale è tesa ad indebolire il nostro Paese, prima di tutto perché nonostante la vicinanza geografica a Israele, ci siamo sempre schierati a favore del popolo palestinese, poi perché non accettiamo che si precluda il dialogo aperto con l’Iran, ed ancora per il nostro impegno di contrasto nei confronti delle interferenze esterne in Medio Oriente, inoltre gli interessi dell’industria bellica sono sempre in agguato e non potete immaginare quante armi sono state messe in campo dalle lobby americane in questa guerra. Una Siria debole e divisa fa più comodo all’Occidente e a Israele. I paesi del Golfo coltivano l’idea di dividere il nostro Paese, per realizzare dei piccoli emirati, cosi riducendo la sua forza”. Ecco il perché di tanta tenacia nel delegittimare l’attuale governo siriano”.Non si ferma mai Maria Saadeh, racconterebbe per ore la sua verità, il suo modo di vedere, la sua soluzione alla crisi siriana. Perché si parla di bombe, di armi, di conflitti, ma non si leva mai la voce di chi sostiene che la crisi siriana si può risolvere con il dialogo. Fra persone che vogliono confrontarsi e che hanno a cuore l’integrità statale e laica della Siria, gli altri sono solo i signori della guerra. Non ascoltare la voce di Maria Saadeh, non consentirle di portare in Occidente la propria parola è un grave errore, è come voler chiudere la porta di fronte alla verità, per alcuni è come mettere la testa sotto la sabbia per non vedere. Lei non si arrende e noi neppure nel farci interpreti delle sue parole ogni volta che c’è uno spiraglio di libertà che lo consente.
http://www.assadakah.it/dettaglio-attivita203/Maria-Saadeh-Difendo-il-mio-popolo-e-la-verita-sulla-Siria

L'Inviato Vaticano : la Nazione siriana ha il diritto di decidere il proprio destino



TEHERAN - L'ambasciatore del Vaticano in Libano Mons. Gabriele Caccia ha sottolineato che il popolo siriano è l'unico che ha il diritto di determinare il proprio destino, e ha accolto con favore il piano dell'Iran in sei punti per risolvere la crisi in Siria.

"La decisione finale sul destino politico della Siria deve essere fatta dal popolo di quel paese e attraverso un percorso democratico," ha detto Mons. Caccia in un incontro con il suo omologo iraniano Qazanfar Roknabadi a Beirut Lunedi.Ha descritto i colloqui e la soluzione politica come l'unico modo per risolvere la crisi in Siria, e ha sottolineato il ruolo costruttivo dell'Iran nella regione e il sostegno del Vaticano al piano in sei punti di Teheran per risolvere i problemi in Siria.Mons. Caccia ha anche sottolineato che l'aiuto finanziario e in armi offerto da alcuni Stati stranieri per i ribelli armati in Siria è inaccettabile.Lo ha detto dopo che l'esercito siriano ha annunciato Lunedi di avere sventato un attacco massiccio da parte di un gran numero di terroristi che cercavano di entrare in Siria attraverso il confine con la Giordania, e anche confiscate missili di fabbricazione israeliana e armi dei ribelli armati.L'esercito siriano ha confiscato ai terroristi missili anticarro e diversi apparecchi senza fili che sono stati fabbricati in Israele, secondo le notizie riportate sul sito Jahineh .L'esercito siriano ha impedito ai ribelli armati di attraversare il confine della Siria attraverso la vicina Giordania.Il giornale Washington Post, citando attivisti dell'opposizione e funzionari statunitensi e stranieri, ha riferito che i funzionari dell'amministrazione Obama hanno sottolineato che l'amministrazione ha ampliato i contatti con le forze di opposizione militari per fornire le nazioni del Golfo Persico con valutazioni di credibilità dei ribelli e comando e controllo delle infrastrutture.Secondo il rapporto, il materiale è stato accumulato a Damasco, a Idlib, vicino al confine turco, e in Zabadani al confine libanese.Attivisti dell'opposizione che qualche mese fa avevano detto che i ribelli erano a corto di munizioni hanno riferito a maggio che il flusso di armi - la maggior parte acquistati sul mercato nero nei paesi limitrofi o da elementi in passato appartenenti alle forze armate siriane - è notevolmente aumentato a seguito della decisione di Arabia Saudita, Qatar e altri stati del Golfo Persico di fornire milioni di dollari nel finanziamento, ogni mese.
http://english.farsnews.com/newstext.php?nn=9107132143



Addio alle archeologie siriane

Nel caos della guerra civile, il patrimonio archeologico siriano sta scomparendo pezzo dopo pezzo oltreconfine, favorendo così fortune personali o finanziando il conflitto. "E' molto simile a quanto accaduto in Iraq", ha detto al Financial Times un uomo coinvolto nel contrabbando delle opere d'arte.
Così si finanziano i ribelli siriani

 MADRE MARIE-AGNES  DENUNCIA: RIBELLI HANNO DECAPITATO UN CRISTIANO E DATO I PEZZI AI CANI

Si era appena sposato e sua moglie stava per partorire, ma questo non ha salvato Andrei Arbashe, un giovane cristiano, all'inizio di questo mese, da un destino orribile ...per mano di ribelli che combattono il regime del presidente Bashar al-Assad .
"Lo hanno decapitato, tagliato a pezzi e dato in pasto ai cani", ha detto Agnès-Mariam de la Croix, madre superiora del Monastero di San Giacomo il mutilato tra Damasco e Homs.
Dimenticate la narrativa consueta sulla primavera araba in merito a masse calpestate che affrontano le forze del male: il conflitto siriano sembra essere entrato in una fase più tenebrosa, in cui i ribelli stanno commettendo atrocità contro civili innocenti. Non è di buon auspicio per la pace.
Le persone che hanno fatto a pezzi Arbashe non sembra avessero bisogno di molto più di questo motivo: suo fratello era stato sentito lamentarsi che i ribelli si comportano come banditi ...
Conclude Madre Marie-Agnes : « Il sostegno dell’Occidente agli insorti islamisti è uno scandalo al mondo libero e democratico ».