MONS. CHACOUR (ISRAELE): “Siamo profondamente preoccupati per l’avvenire della Chiesa in Siria. I cristiani di lì hanno davanti lo stesso avvenire di quelli iracheni, dispersi e spariti. Chiedo a tutto il mondo cristiano di avere un’attenzione speciale all’avvenire della chiesa siriana, è dalla Siria che il cristianesimo si è diffuso”
S.I.R. 8 gennaio 2013
Da Betlemme, dove questa mattina ha incontrato i vescovi europei ed americani dell’Holy Land Coordination in visita alle comunità locali, è mons. Elias Chacour, arcivescovo di Akka, San Giovanni d'Acri, Tolemaide dei Greco-Melkiti (Israele), a lanciare un appello per i cristiani di Siria. In una dichiarazione resa al Sir, l’arcivescovo afferma che “i cristiani mediorientali stanno passando momenti difficili. Stiamo pagando il prezzo di questa primavera araba, che lo vogliamo o no”. “I cristiani – sottolinea - sono in pericolo di dispersione ma non di sparizione, noi resteremo qui. Ma in quanti resteremo?”.
Riferendosi in modo particolare alla Siria mons. Chacour ricorda che con Assad “i nostri fratelli siriani vivevano molto bene, rispettati. Non avevano certo libertà di espressione come tutti i siriani, ma quantomeno si sentivano a casa. Ora ci si chiede: se Assad cade, cosa ne sarà dei cristiani oppure, se Assad rimane al potere sarà possibile per lui governare un popolo che gli si è rivoltato contro? Questo è il vero dilemma”.
Quartiere cristiano di Bab Touma, Damasco |
Da qui l’appello al mondo cristiano ad avere attenzione al futuro della Chiesa siriana. Mons. Chacour non rinuncia, poi, a dare una stoccata alla comunità internazionale che, afferma, “ha preso posizione contro il regime di Assad ancora prima che la crisi cominciasse. È per questo che i Paesi arabi del Golfo hanno pagato i volontari per andare a combattere contro il regime siriano. I problemi in Siria sono cominciati a causa degli stranieri. La comunità internazionale, se si considerano paesi come l’America e l’Europa, ha deciso di stare contro il regime, il perché non si sa. Assad non è peggio di tanti altri regimi. Egli sarebbe stato pronto ad aprirsi di più se non del tutto alla democrazia. Gli Usa, però, non sono con lui e per questo è necessario che cada”.
http://www.agenziasir.it/pls/sir/v4_s2doc_A.a_pagina_tipo
ritaglio da "LA STAMPA" 9 gennaio 2013 |