Traduci

domenica 4 marzo 2012

“La Vergine Maria ha fermato i proiettili con le Sue stesse mani" Divine intervention saved convent: Syria nun

Founded in 547, the convent of Our Lady of Saidnaya is a leading Antiochian Orthodox nunnery, which overlooks a mountain village of the same name, just 35km from Damascus. The convent includes a school for orphans, whose costs are covered by private donations, according to a brochure distributed by the complex.
The nunnery is a major pilgrimage center and lies not far from the villages of Jabadin and Maalula, where people still speak Syriac, the modern version of Aramaic.




Sister Stefanie, the head of Sednaya Monastery, shows journalists damage caused to the convent during a recent shelling on Tuesday. Journalists were taken to the monastery northwest of the capital, Damascus, on a government-organized trip to view damage caused to the convent that came under artillery fire on Sunday.  

Feb 02, 2012

Photo: AFP

La risonanza mediatica dell'appello del Custode di Terra Santa per far fronte all'Emergenza Siria

Siria: l’appello del Custode di Terra Santa si diffonde su internet

Le parole del Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa, hanno risuonato con forza in questi giorni, grazie alla risonanza mediatica data a questa importante iniziativa. Su moltissimi siti internet, noti e meno noti, è stata ripresa la richiesta di aiuto per i cristiani siriani.
Ringraziamo i responsabili di questo tam-tam mediatico, che hanno permesso alla generosità di molte persone di aiutare con il loro gesto concreto la popolazione siriana e la Custodia di Terra Santa in Siria, in questo momento segnato dal dolore.

http://www.proterrasancta.org/it/aiutaci/

Nella speranza che non resti solamente l'archeologia...


Eremiti e cenobiti siriani
Tra storia e geografia di Pasquale Castellana

Editore: ETS - The Franciscan Centre of Christian Oriental Studies
Collana: Monographiae
Lingua: italiano
Numero pagine: 134
Formato/codice regione: Libro illustrato
Anno pubblicazione 2011
ISBN: 978-88-6240-122-7
disponibile subito a € 17,50

Nel corso della sua lunga attività di archeologo nella Siria settentrionale padre Pasquale Castellana, da solo e in collaborazione con i confratelli Ignacio Peña e Romualdo Fernàndez, ha restituito alla comunità scientifica e locale centocinquanta chiese inedite, centosettanta tra monasteri ed eremi, sessantuno torri di monaci reclusi, oltre che vasche battesimali, iscrizioni greche, necropoli, pressoi, tempietti, colonne di stiliti. A tutto ciò va ad aggiungersi quest'ultimo lavoro, che costituisce una sorta di commiato dalla sua intensa dedizione all'archeologia e vuole offrire una panoramica di quanto di meglio egli ha scritto nell'ambito della esaltante avventura del monachesimo in terra siriana. Destinato a tutti gli appassionati di storia del monachesimo antico, il volume è interamente corredato da piantine e immagini a colori.

Un'immensa tragedia umana

In Siria una guerra più ampia

di Giorgio Bernardelli | 9 febbraio 2012
da Terrasanta.net

È sempre più drammatica la situazione in Siria: bucano lo schermo le notizie dei morti provocati dai bombardamenti dell'esercito di Bashar al-Assad a Homs e quelle sullo stallo della diplomazia internazionale, riassunto dal veto posto da Russia e Cina a una risoluzione di condanna del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Due fotogrammi che da soli, però, non bastano a rappresentare tutto il quadro, che purtroppo è drammaticamente più complesso.
L'abbiamo già scritto e lo ripetiamo: nonostante tutto quanto il pedigree non certo immacolato di Assad sta lì a suggerire, questo conflitto non si può leggere davvero se si inquadra tutto dentro l'unico schema del confronto tra un regime autoritario e una popolazione oppressa. La guerra aperta ormai in corso è un vero e proprio conflitto regionale: si combatte in Siria ma in gioco ci sono equilibri che riguardano tutto il Medio Oriente. E probabilmente non solo. Mi veniva da sorridere ascoltando un Gr radiofonico definire una «sorpresa» la scelta dei Paesi del Golfo di ritirare i loro ambasciatori da Damasco. Sorprendente proprio per niente: come spiega chiaramente l'analisi del quotidiano di Dubai The National che pubblichiamo qui sotto, attraverso lo specchio Assad a Homs si sta combattendo una guerra tra l'Iran (di cui la Siria degli alauiti è il più stretto alleato) e l'Arabia Saudita. Con buona pace di tutti quanti continuano a domandarsi se Israele bombarderà o no le installazioni nucleari iraniane, la guerra contro Teheran è già cominciata in Siria. Ed è un conflitto che va oltre la stessa dimensione regionale. Perché - scrive sempre The National - quello che è andato in scena in questi giorni al Consiglio di sicurezza dell'Onu è probabilmente il primo atto del confronto tra Stati Uniti e Cina rispetto ai loro interessi strategici nell'area. Anche in Medio Oriente infatti oggi Pechino è tutt'altro che uno spettatore.
In una situazione così complessa che cosa potrebbe succedere? Se lo domanda Yusuf Kanli sul quotidiano turco Hurriyet. Cioè in un altro dei crocevia di questa guerra, perché fin dall'inizio delle rivolte la Turchia del primo ministro Recep Tayyip Erdogan ha offerto un sostegno non solo logistico all'opposizione siriana. Kanli si chiede: ma se al contrario di quanto continua a dire Erdogan il presidente siriano Assad non dovesse cadere da un momento all'altro? Qual è il piano B della Turchia? E traccia un parallelismo inquietante: quello con la rivolta del 1982 e i massacri di Hama compiuti da Assad padre. Anche allora - sostiene l'analista turco - era la stessa guerra dell'Arabia Saudita contro l'Iran combattuta in Siria. Anche allora le potenze occidentali stavano dalla parte dell'Arabia Saudita in funzione antisovietica. Ma tutto ciò che la Turchia ha ottenuto da quella stagione - commenta - è stata l'esplosione della questione curda entro i suoi confini.
Sono analisi ovviamente da prendere per quello che sono: sguardi geopolitici di fronte a quella che da qualsiasi parte la si osservi è un'immensa tragedia umana. Perché l'idea che la violenza genera altra violenza non è solo una frase fatta. Ad esempio le testimonianze che in queste ore arrivano da Homs sulle milizie islamiste che nella loro reazione ai bombardamenti dell'esercito siriano prendono di mira le chiese sono una verità scomoda che non si può tacere. Come pure la denuncia lanciata già qualche giorno fa da l'Oeuvre d'Orient - la storica ong francese che sostiene le Chiese d'Oriente - sulle centinaia di cristiani in fuga da Homs perché - sostanzialmente - in questa guerra sono ormai presi tra due fuochi.
Il punto è che l'esito del conflitto siriano sarà decisivo per il futuro dei cristiani in tutto il Medio Oriente. E si capisce allora anche l'ultima notizia che qui sotto oggi rilanciamo: il summit islamo-cristiano organizzato l’altroieri a Beirut dal patriarcato maronita. «Chiediamo unità nazionale al nostro Paese - scrivono vescovi e leader musulmani nella dichiarazione conclusiva pubblicata dal quotidiano The Daily Star - in un momento in cui il Libano e la regione araba sono attraversati da difficoltà e circostanze complicate». Un tentativo per far sì che almeno il Libano non sia risucchiato in una spirale che appare sempre più pericolosa.
---
Clicca qui per leggere l'analisi di The National
Clicca qui per leggere l'analisi pubblicata sul quotidiano turco Hurriyet
Clicca qui per leggere la notizia pubblicata da l'Oeuvre d'Orient
Clicca qui per leggere l'articolo di The Daily Star


Violenze senza tregua a Homs

Dall' Osservatore Romano del 4 marzo 2012


Oltre settanta morti negli scontri

DAMASCO, 3. Sette camion carichi di medicinali e tre ambulanze del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr) non hanno potuto entrare nella città di Homs, da mesi al centro di violenze e scontri. «È inaccettabile che gente che da settimane ha bisogno urgente di assistenza non abbia ancora ricevuto alcun aiuto» ha detto il presidente del Cicr, Jakob Kellenberger.
In precedenza, le autorità siriane avevano concesso l’autorizzazione all’ingresso. Ieri, tuttavia, hanno ritirato il permesso. Negli ultimi giorni, i combattimenti a Homs si sono intensificati, in particolare nel quartiere di Bab Amro: gli attivisti riferiscono di 75 persone uccise. Il Governo di Assad attribuisce la responsabilità degli scontri a bande di terroristi infiltrati dall’estero.

L’Onu ha chiesto l’accesso immediato degli aiuti umanitari nella città.
«Continuiamo a ricevere informazioni su esecuzioni sommarie, arresti arbitrari e torture» ha detto il segretario generale, Ban Ki-moon, all’Assemblea generale delle Nazioni Unite aggiungendo che contro la città «ieri c’è stato un grande assalto» delle forze governative. «Ad Homs, Hama e altrove, brutali combattimenti hanno visto i civili intrappolati nelle loro case, senza cibo né elettricità, e senza la possibilità di poter evacuare i feriti o seppellire i morti» ha detto ancora Ban Ki-moon parlando all’Assemblea generale.

Intanto, la comunità internazionale alza i toni contro Damasco. Il presidente statunitense, Barack Obama, ha dichiarato che «la questione non è se, ma quando» il Governo siriano cadrà. A Bruxelles, i leader europei hanno deciso di «preparare nuove sanzioni» e di riconoscere il Consiglio nazionale di transizione (piattaforma che raccoglie vari gruppi di attivisti) come un «legittimo rappresentante dei siriani». Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha deciso la chiusura dell’ambasciata di Francia a Damasco.

«Quello che succede in Siria è uno scandalo: è inaccettabile che Homs rischi di essere cancellata dalle carte geografiche» ha denunciato Sarkozy. «Ma non ci saranno azioni finché le Nazioni Unite non avranno stabilito le condizioni giuridiche» ha precisato.