Damasco (Agenzia Fides) – “Le Ambasciate dei paesi occidentali chiudono, noi francescani restiamo, per stare accanto alla gente. Siamo qui da otto secoli, non lasceremo le nostre missioni, vogliamo continuare l’opera di amore e servizio a tutto il popolo siriano”: è quanto dice all’Agenzia Fides, fra Romualdo Fernandez, OFM, direttore del Centro ecumenico di Tabbale (Damasco) e Rettore del Santuario dedicato alla Conversione di San Paolo, a Damasco.
A un anno dall’inizio della rivolta, le Nazioni Unite hanno annunciato 8.000 vittime, mentre Ong come “Human Rights Watch” lanciano l’allarme per le mine antiuomo disseminate sulle strade verso il Libano. “La gente ha paura. Vediamo che aumentano le famiglie, anche cristiane, che lasciano la Siria per il timore di un futuro incerto e cupo. Anche il costo della vita è salito e per molti la quotidianità diventa insostenibile” racconta il francescano.
P. Fernandez lancia un appello: “Bisognerebbe investire di più e fare uno sforzo maggiore per promuovere il dialogo fra governo e opposizione. La comunità internazionale e i mass-media dovrebbero spingere di più per il dialogo”. I francescani auspicano “un incontro positivo, costruttivo, non violento per una apertura democratica e per riportare la pace”.
Il frate spiega: “La gente teme il risultato politico dopo le sommosse. La situazione è molto complessa: c’è la questione del confronto fra le diverse componenti della popolazione siriana e, d’altro canto, ci sono le pressioni degli stati vicini, in Medio Oriente. Noi cristiani, guardando l’odierna situazione dell’Iraq, speriamo che la popolazione siriana non soffra come quella irachena, martirizzata anche dopo la guerra. Quello che i cristiani temono è un vuoto di potere, che lasci spazio alle mafie, all’ingiustizia, agli estremismi. Noi comunque continueremo a pregare e a stare accanto alla popolazione”. (PA) (Agenzia Fides 13/3/2012)
“Rispetto dei diritti umani: perchè si applica in modo selettivo?”, chiede il Vicario Apostolico Mons Nazzaro
Aleppo (Agenzia Fides)
– “L'Occidente ricordi sempre di non fare agli altri quello che non vorrebbe sia fatto a se stesso”: con queste parole, ricordando un “motto della Sacra Scrittura”, Mons. Giuseppe Nazzaro OFM, Vicario Apostolico di Aleppo dei Latini, commenta all’Agenzia Fides l'attuale situazione in Siria, all'indomani della visita di Kofi Annan. Secondo gli osservatori, l'inviato dell'Onu ha lasciato la Siria senza importanti passi in avanti per fermare il conflitto in corso.
“Nè governo nè opposizione hanno accettato le proposte di cessate il fuoco o di dialogo”, nota con rammarico il Vicario. “Che l’opposizione sia guidata e manipolata fin dall'inizio, i timori sono fondati: vi sono in gioco altre sponde”, riferisce con preoccupazione. Secondo informazioni filtrate negli ultimi giorni e riportate dai mass-media (come AKI - Adnkronos International), il conflitto sarebbe alimentato anche da settori islamisti della società siriana.
Il Vicario rimarca a Fides: “L'Occidente, se vuole interessarsi del Medio Oriente, deve abbracciare tutta l'area che va dal Mediterraneo fino al Golfo Persico. Non si possono considerare solo dati eventi o situazioni, perché così vuole una certa filosofia occidentale. Per attuare profondi cambiamenti culturali e sociali ci vogliono secoli: non si possono pretendere immediati risultati, non si può ragionare con un metro di pensiero puramente occidentale”.
P. Nazzaro continua: “Perché il rispetto dei diritti umani si applica in modo selettivo solo alla Siria? Forse per ragioni politiche o commerciali? In molti altri stati del mondo, nello stesso Medio Oriente, avvengono abusi peggiori, nel generale silenzio. Intanto gli stati che perpetrano tali abusi votano risoluzioni all’Onu contro la Siria. Dove sta la morale?”, conclude. (PA) (Agenzia Fides 12/3/2012)
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martedì 13 marzo 2012
E l'albero si conosce dai suoi frutti...
Da IL FOGLIO QUOTIDIANO - 13 marzo 2012 - ore 11:40
Dalla piega che vanno assumendo gli eventi in Siria, forse possiamo incominciare a capire con una qualche certezza chi muoveva questa "primavera araba" siriana e a che scopo...
Dalla piega che vanno assumendo gli eventi in Siria, forse possiamo incominciare a capire con una qualche certezza chi muoveva questa "primavera araba" siriana e a che scopo...
C’è l’accordo segreto tra Teheran e Washington: Assad ha i giorni contati
Il regime di Bashar el Assad avrebbe ormai i giorni contati, spiegano al Foglio fonti d’intelligence. Il suo destino sarebbe stato deciso in una serie di colloqui segreti intercorsi negli ultimi mesi tra Washington e Teheran. L’Amministrazione americana avrebbe confermato il proprio impegno a proseguire sulla strada della diplomazia in riferimento alla questione del nucleare iraniano, garantendo la propria opposizione a eventuali iniziative militari da parte israeliana. In cambio, la Repubblica islamica rinuncerà a difendere il rais siriano, favorendone di conseguenza l’isolamento e la destituzione. L’unica condizione posta da Teheran per abbandonare Assad è la richiesta che la rimozione del presidente siriano e dei suoi fedelissimi avvenga sulla falsariga di quanto verificatosi in Egitto con Hosni Mubarak, assicurando il passaggio del potere nelle mani di una ben individuata troika militare che, riferiscono le nostre fonti, avrebbe accettato di tradire e rovesciare il regime di Damasco. Il tutto nell’ambito di un’operazione, denominata “Dba” (Destroy Bashar el Assad), che sarebbe stata perfezionata a livello logistico e organizzativo nel quartiere generale di Doha. Fondamentale sarebbe ancora una volta il ruolo del Qatar che, insieme all’Arabia Saudita, continua a sostenere la necessità di intervenire militarmente a sostegno dell’opposizione e del Consiglio nazionale siriano. Si spiegano così i continui viaggi nella capitale qatariota di esponenti di spicco di Hezbollah e Hamas che, dopo svariati incontri con emissari iraniani, avrebbero acconsentito alla messa in pratica della nuova linea tattica e strategica adottata da Teheran nei confronti di Assad.
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