Questo pezzo è dedicato alla città di Aleppo e al suo passato, presente e futuro.
I musicisti che hanno suonato alla School of Public Policy della Central European University sono stati:
Anastasia Razvalyaeva - arpa, Albert Márkos - violoncello, Tijana Stanković - violino, Zsuzsanna Tóth - flauto, Zoltán Bordás - riq, Adam Hosman - tabla egiziana.
Pierre le Corf da Aleppo: "E se alla fine bastasse amare? Bravi e grazie a tutti coloro che ogni giorno regalano un po' di magia e di amore per chi ne è privo, qui e ovunque voi siate.
Da Aleppo, mani e cuori. Al di là della guerra, delle sanzioni ecc. nel mondo ci sono cose peggiori del "coronavirus"... credo che più persone stiano lentamente morendo ogni giorno per stanchezza mentale, solitudine, mancanza di sostegno, mancanza di speranza... il vuoto si instaura se l'amore e il contatto non persistono... e la morte si nutre del vuoto.
Il volontario francese Pierre Le Corf raccoglie nel suo diario i commoventi preziosi racconti di vita dei ragazzi di Aleppo di cui si prende cura. Ne riportiamo uno, per capire cosa significa per un popolo che non desidera altro che di poter vivere in pace aver sopportato per 7 anni ogni giorno la minaccia di centinaia di mortai e razzi, paura, freddo, fame, esodo forzato, perdita di speranza; nell'evidenza che quei terroristi e soprattutto le organizzazioni straniere che li manovrano hanno distrutto il Paese ma non la volontà di resistere.
"Mi
chiamo George e ho 16 anni. Ho imparato molto dalla guerra, abbiamo
assunto grandi responsabilità e abbiamo guadagnato forza, capacità
di resilienza ... abbiamo imparato a resistere per ciò in cui
crediamo, a non lasciarci indebolire, per resistere, per capire il
valore della nostra vita e per rafforzare la nostra volontà di farne
qualcosa di positivo.
Ci
sono stati momenti buoni e cattivi, il più bello è stato quando ho
ritrovato mio cugino che non vedevo da 5 anni, ricordo che ci siamo
abbracciati e pianto ... sì, siamo cresciuti insieme, ma quando la
situazione si è deteriorata ad Aleppo lui si è rifugiato a Damasco,
anche mio fratello è espatriato in Libano.
Conservo
in me anche molti vissuti di bombardamenti.. Ricordo che una volta
ero nel mio letto e un colpo di mortaio è caduto a qualcosa come 7
metri di distanza, sono stato fortunato. Quel suono ... gente che
urlava ... la mia famiglia ha deciso di lasciare Aleppo per Tartous,
2 mesi dopo siamo tornati. Una delle cose che mi fa più male di ogni
altra è il fatto che la maggior parte dei miei amici ha dovuto
espatriare durante la guerra.
All'inizio
non potevamo uscire, era troppo pericoloso, ma col tempo ci siamo
abituati, abbiamo imparato a conviverci perché la vita deve
continuare, siamo dei ragazzini che devono crescere e malgrado tutto dobbiamo avere speranza per il futuro.
Purtroppo
c'erano molte volte in cui non avevamo altra scelta che semplicemente
sopravvivere. Siamo stati sotto assedio per un po', non riuscivamo
più a trovare cibo, non c'era più acqua, abbiamo provato ad
attingerla dai pozzi ma spesso erano stati avvelenati, ... tutto
questo mentre continuavano pesanti bombardamenti su di noi ,
proiettili che cadevano dappertutto ... eravamo intrappolati nelle
nostre case, a volte per intere ore.
L'esercito
libero (FSA), Al Nosra ecc. sono arrivati nelle nostre strade ma non
sono riusciti a ottenere quello che cercavano perché è il nostro
Paese e siamo rimasti qui, io odio l'idea di andarmene dalla Siria
perché non ne vedo l'interesse, non c'è niente per me fuori, questo
è il mio Paese, il nostro futuro è qui, la nostra vita è qui.
Di
quello che sta succedendo qui, ancora una volta l'esercito libero
(ESL o FSA), Al Nosra o gli altri gruppi sono quelli che ci
massacrano, non il regime o l'esercito regolare siriano, come dicono
i vostri media in Europa, questa è propaganda e molte persone lo
sanno ma non lo dicono e non fanno nulla al riguardo ... i soldi, i
soldi fanno tutto ... ma qui è la nostra vita e qui resteremo.
Spero
che la vita torni bella come prima, ritrovandoci tutti come un'unica
famiglia, amici, fratelli e sorelle, e spero che questa guerra sia
alla fine".
...
nel frattempo ad Aleppo i bombardamenti terroristi continuano su
siriani che non chiedono nulla se non di poter vivere le loro vite
normalmente. L' attacco oggi è stato veloce ma spaventoso da dove
eravamo, alcune dozzine di mortai.
6 quartieri sono stati attaccati
simultaneamente.
Sapete
qual è la cosa peggiore? Come durante la battaglia di Aleppo, è
puramente gratuito e punitivo. Anche se siamo bombardati
quotidianamente, ogni volta che l'Esercito libera una città o un
villaggio loro ancor più lanciano colpi di mortai e razzi per qualche
giorno sulla città. "Loro", sono gli stessi gruppi che ci
assediavano e che sono stati respinti di pochi km dopo la
liberazione. I "ribelli" come piace chiamarli in Europa.
In
un comunicato apparso sul sito del Patriarcato Melkita, sua
Beatitudine il Patriarca Joseph
Al-Absi esprime il suo gradimento circa la visita del Cardinale Turkson, accompagnato da
S.E. Nunzio Zenari, al popolo siriano e alla leadership siriana: “con
un messaggio di amore e pace trasmesso al popolo siriano e alla
leadership siriana, ha iniziato la sua visita in un incontro con il
presidente siriano Bashar al-Assad e ha trasmesso un messaggio di Sua
Santità che esprimeva il suo sostegno alla Siria”.
OraproSiria, con i religiosi siriani, accoglie con speranza l'intervento del Papa: l'appello alla pace è sempre importante, soprattutto aiuta a non dimenticare il dramma di un popolo in guerra. Ma è importante sottolineare anche la risposta che lo Stato siriano ha dato a questa interpellanza: se si vuole la pace, occorre che chi arma il conflitto dall'esterno venga messo alle strette, sia fatto oggetto di pressione internazionale da chi può.. E, aggiungiamo noi, che si smetta di celebrare come eroi persone che hanno compiuto stragi indossando e sdoganando in Occidente un elmetto bianco come fossero un gruppo di angeli della salvezza, quando sono una organizzazione terroristica..Occorre ricordare anche le vittime che ancora i terroristi di Idleb continuano a mietere, come ci ricordano le testimonianze qui sotto.
Susanne Der Karkour, 61 anni,
insegnante cristiana,
violata per 9 ore,
assassinata e lapidata
dai jihadisti di Idlib
Padre
Firas, francescano, da Aleppo ribadisce a Radio Vaticana: Non
dimenticare i cristiani di Idlib
"A Idlib la
crisi umanitaria è più grave che altrove per quanto riguarda i
cristiani in quanto i jihadisti li hanno cacciati da casa, li hanno
uccisi. L’ultimo episodio è accaduto una settimana fa: una
professoressa cristiana è stata violentata e alla fine lapidata. "La
situazione è davvero preoccupante” afferma padre Lutfi."
Da Aleppo,
il volontario Pierre le Corf, comunica brevemente il drammatico bombardamento accaduto nella giornata di ieri:
Ho
smesso di pubblicare, ho provato a staccare, ma tutto non fa altro
che ricominciare sempre peggio... Gli attacchi si moltiplicano, le
persone muoiono e a decine sono feriti, i terroristi hanno fabbricato
missili grad e munizioni che aumentano le loro capacità di
gittata...
Ieri
nella strada in cui ero, un'ora dopo è stato un massacro... La
piccola Nawal ha avuto la gamba strappata da un proiettile; ieri
altri non hanno nemmeno avuto questa chanche...
Nel
frattempo in Europa, i grandi titoli su un cosiddetto portiere di
calcio cantante della rivolta o un eroe dei caschi bianchi che
difendono "la libertà" uccisi nei bombardamenti
dell'aviazione...
La loro storia indorata all'oro puro, darebbe quasi
pure a me lacrime agli occhi se non sapessi che uno faceva parte di
al-Nusra e l'altro dell'ISIS, con tanto di foto e video a sostegno...
Tutto
ricomincia come fu per Aleppo, le bugie e le manipolazioni... E
intanto dove sono i grossi titoli su tutti i bambini e le persone che
muoiono qui? Dove è la piccola Nawal??
Per
conoscenza: DaIl'istituto di medicina legale di Aleppo, ecco il risultato dei morti per attacchi missilistici durante la settimana: 15 martiri,
più 34 feriti a causa dei razzi lanciati da Al-Nusra e i suoi
alleati sui civili abitanti nella città di Aleppo..
A
volte è difficile sentirsi così impotenti nonostante questa
grande bolla di speranza dentro... Le sanzioni qui sono letali:
tanto quanto il governo siriano sta lavorando con i suoi alleati per
contrastare il soffocamento occidentale, altrettanto avremmo molto
meno sofferenze se la finissimo con questa doppia guerra in colletti
bianchi.
Non
commettete errori al riguardo: non si tratta di punire il governo siriano, ma si tratta di vessare proprio le persone, creando così
pressione sociale, economica, umanitaria e militare, ormai non solo
sostenendo i terroristi, ma anche cercando di colpire la popolazione
con una mano attraverso le sanzioni e con l'altra forzando la
partenza dei siriani verso l'Europa per ferire il Paese nel suo cuore
e togliergli il suo sangue, svuotarlo della sua gente. Ci sono
talmente tante persone che devono ricominciare da zero ancora e di
nuovo... tante situazioni inestricabili ancora oggi... Questo è lo
status quo in una gran parte di Aleppo.
Una delle mie amiche che vive a Khalidyé, i figli non si preoccupa
più nemmeno di tenerli dentro casa, perché devono respirare; io li
guardo: giocano alla "dinette" dietro la moschea nella
strada principale, sul marciapiede dietro montagne di sabbia. Sulla
sinistra c'è un cecchino, davanti c'è un cecchino. I mortai cadono
regolarmente, almeno 3 o 4 al giorno in questo quartiere ... ed è
davvero violento ... Non saprei come descrivere meglio, dovrei
mostrare immagini crude di persone, di bambini con la testa divisa in
due, di viscere ... sono proiettili usati per ferire e uccidere.
Quest'anno
sarà decisivo sia dal punto di vista militare che diplomatico.
Il
governo francese ha avuto ed ha un enorme coinvolgimento negli eventi
di qui e tutto questo a fianco di gruppi terroristici, registrati in Francia
come organizzazioni terroristiche... Se i giubbotti gialli sono così
attivi sul terreno per difendere i nostri diritti, spero che essi
sapranno anche ricordarsi di un'agenda meno conosciuta, ma che ha un
enorme impatto sulla nostra politica, sulla nostra sicurezza e sul
nostro futuro, vale a dire il nostro coinvolgimento militare e
diplomatico internazionale, le tante terribili scelte fatte negli
ultimi anni, delle quali le persone semplici qui o in Francia pagano
il prezzo... E se taciamo siamo tutti responsabili!
Oggi
è necessario un piccolo chiarimento: molte cose si stanno
preparando, l'inizio del prossimo anno sarà complicato qui e temo
qualche cosa di molto cattivo per il 2019... ripenso proprio a tutto
quello che è successo e non voglio immaginare che questo possa
ricominciare daccapo. Ne ho prese un bel po' da molti presunti
media, durante la guerra fino alla liberazione, per aver trasmesso
semplicemente quello che viviamo qui. Molti pseudo giornal-attivisti
lavorano con accanimento ancora oggi per sminuire quello che
condivido e togliermi credibilità... mi sono imbattuto in un
articolo di Le Monde, scritto dal capo del suo Dipartimento
Internazionale, un certo C Ayad che prova a farmi a pezzi con delle
bacchette cinesi: "Pierre Le Corf ha attivamente lavorato ad
assimilare tutti i ribelli a dei terroristi - mentre il numero di
jihadisti non ha mai superato il 10 % dei ribelli di Aleppo, secondo
le stime più alte dell'Onu- e a nascondere la sorte dei civili dei
quartieri orientali. Per quanto riguarda i terribili bombardamenti
che ha potuto descrivere, si trattava di bombole di gas montate su
razzi artigianali. Niente di paragonabile alle bombe perforanti di
una o due tonnellate dell'aviazione russa o dei barili di esplosivi
scaricati dagli elicotteri del regime."
Prima
di tutto, se venite a dire ai siriani che c'era solo il 10 per cento
di terroristi ad Aleppo, vi prenderete una scarpa in testa. Se
verificate le notizie (rapporti dei servizi di intelligence interni
in Francia) vedrete che rigorosamente tutti i gruppi conosciuti e
affiliati che ci assediavano (e ancora oggi sono nella periferia)
sono considerati organizzazioni terroristiche dalla Francia. Quindi
in Francia sono dei cattivi, mentre qui sono dei bravi combattenti
della libertà? Ridicolo, ma più è grossa (la bugia) più passa. In
secondo luogo, vi potevate immaginare che dei mezzi di comunicazione
di tale diffusione avessero il coraggio di dire che morire sotto
razzi artigianali non è così terribile come morire sotto le bombe
di aerei? Non voglio nemmeno entrare nei dettagli riguardo l'assedio
terrorista di Aleppo Est: i civili che venivano utilizzati come scudi
umani dai terroristi, le fatwe sulla esecuzione sommaria di persone
che erano sospettate di parteggiare per il governo...
Ho
avuto una tremenda voglia di vomitare leggendo questo, la sofferenza
è la sofferenza, quella degli uni sotto le bombe non è superiore a
quella degli altri sotto i razzi, qualunque sia il modo o il talento
che possiate avere di giocare con le parole per aumentarne o
attenuarne gli effetti. Nessuno ha idea di quello che è successo ad
Aleppo e della manipolazione, delle bugie, di quanto il terrorismo
sia stato sostenuto dall'Occidente. Mi sono abituato a questo piccolo
raggiro organizzato da circa una quindicina di persone che sono
arrivate al punto di mettermi in pericolo durante la guerra.
Vigliacchi che battono sulle loro tastiere senza mai avere
personalmente assistito a nulla di ciò che descrivono... è questo
il giornalismo? E' morto quando Aleppo è stata liberata.
Credo
che chiunque voglia capire cosa sta succedendo in merito alla
disinformazione in Siria dovrebbe imparare dalla storia e da alcune
definizioni che infine chiariscono un metodo.
È
un argomento tabù ma me ne infischio, sia per gli Armeni, sia come
durante la Seconda Guerra Mondiale, alcuni hanno rifiutato
l'esistenza di massacri che purtroppo hanno avuto luogo: si è
chiamato questo "Negazionismo". Ecco la definizione di
negazionismo: "L' approccio del negazionismo è caratterizzato
dall'uso di una metodologia parziale e disonesta, che realizza la
selezione, l'occultamento, la mistificazione o la distruzione di
informazioni che confermano l'esistenza del genocidio, mentre i fatti
sono stati sicuramente accertati. Inoltre, le sue motivazioni non
sono solamente la ricerca di fatti storici, ma nascondono retro
pensieri politici o di partito." Vi lascio riflettere; non si
tratta di un concetto, ma di un metodo per orientare l'opinione
pubblica, non esitando a distruggere messaggi e messaggeri dentro un
obiettivo preciso che appartiene a coloro che lo praticano.
In
7 anni di guerra. Ad Aleppo sono 13.000 i morti dall'inizio della
guerra e circa 40.000 i feriti nei bombardamenti terroristici che
sono stati cancellati dalla storia o che sono stati sminuiti, 8.000
morti a Damasco e quasi 25.000 i feriti.
Evito
di commentare gli eventi politici ma oggi quello che succede in
Francia dimostra che dopo aver visto 100 volte lo stesso trucco di
magia, la gente comincia a porsi domande e capire che li si prende
per cretini. I prestigiatori vedono calare il sipario.
"L' inferno è lastricato di buone intenzioni, come si dice. Stavo cercando del cartone nei resti di una fabbrica occupata dai terroristi, ne ho trovati tanti ed è ideale per accendere un fuoco e scaldarsi."
Aleppo,
25 novembre
4
quartieri sono stati bombardati con razzi contenenti armi chimiche,
cloro ... è difficile, molte persone stanno soffocando ... mi brucia
il naso anche indossando una maschera ... Durante la battaglia ci
hanno bombardato con bottiglie di gas razzi con cloro ma ovviamente
ciò è stato cancellato, la gente cancellata, la verità cancellata
... Persino i rapporti ufficiali delle Nazioni Unite mentono
grossolanamente ... qui la gente muore gratis. Se fossimo in Idleb
questo sarebbe in vista nella prima pagina dei media e le navi da
guerra sarebbero già in strada per colpirci come negli ultimi due
anni, su delle bugie ... Cosa accadrà ora nei prossimi mesi ? Cosa
ci sta aspettando ?? bugie e bugie, morte e violenza.
Aleppo, 24 novembre :Per i bambini, raccolta di giocattoli e vestiti caldi
Stiamo già comprando e prepariamo giocattoli per bambini durante il mese di dicembre, ma quest'anno se avete giocattoli, peluche, vestiti che non usate più, con i volontari cercheremo di raccogliere in novembre e riciclare come nuovo per distribuirli negli ospedali - campi profughi - associazioni... L' idea è che non distribuiamo solo regali, stiamo facendo un piccolo quaderno che verrà distribuito ai bambini e alle famiglie nello stesso tempo (lo stesso nel Ramadan) che è composto da messaggi per bambini, note importanti sulla vita in guerra, Un buon pretesto per condividere un messaggio di speranza e amicizia e visitare le persone in tutta Aleppo. Facciamo lo stesso nel Ramadan, non si tratta di religione, si tratta di persone e di umanità.
Aleppo,
22 novembre
Mentre
andavo a vedere un amico, davanti alla loro casa, un piccolo razzo si apriva per fortuna senza esplodere. Ne cadono alcune decine
ogni giorno in molte zone dell'Ovest di Aleppo. Nel frattempo
proviamo a fingere che tutto vada bene, anche se tutto va meglio ci
sono ancora 8.000 terroristi nei sobborghi e continuano a colpire la
città fino al massimo della loro portata di tiro. Il centro storico
della città è ora liberato, i quartieri dove si concentravano i
turisti di tutte le nazionalità sono diventati più o meno sicuri,
ma non possiamo fingere e non saremo in grado di fingere quando tutto
di nuovo esploderà per la grande battaglia, tra pochi mesi al
massimo. Molti Paesi stanno preparando i loro giochi, sarà molto
violento sul campo ma anche con le parole, la propaganda riprenderà
tutto il suo slancio per questa ultima corsa in cui si giocherà il
destino di tutto il Medio Oriente. Non ho modo di pubblicare su
questo argomento perchè la maggior parte del mio tempo va con il
lavoro umanitario qui, ma osservo da lontano gli " avvoltoi di
Aleppo" che girano nell'aria e affilano le loro penne. Vedremo,
ma li vedo arrivare a 1000 KM con le loro grandi unghie. Opportunisti
che vivono di questa guerra da molto tempo e che non immaginano o
rifiutano di vedere il vento girare. Spero che molti si sciacqueranno
i denti, ... tutte queste bugie, manipolazioni, ... il tempo parlerà.
di Pierre le Corf Pubblico poco ma va tutto bene, ho solo un sacco di lavoro invisibile per il momento. Abbiamo un programma con i bambini per sensibilizzare alla non violenza in generale, sia nei confronti delle persone che verso animali, in particolare dei gatti, cani e uccelli.
Non c'è solo molta violenza all'interno di alcuni bambini a causa della guerra, ma anche un sacco di incomprensioni e di ignoranza. Chi ruba un uovo oggi poi ruberà un bue, chi batte un animale adesso, poi sfogherà la sua violenza altrove e sugli altri in futuro. Un giorno sui suoi figli? Su sua moglie? Per quanto riguarda i bambini che ho in classe o nei miei programmi, si tratta di dare loro alternative di vita, insegnando loro a fare scelte positive e ad esternare ed espellere ciò che li ferisce, altrimenti le stesse armi che li hanno feriti loro le useranno per ferire altri. Nel frattempo il nostro rifugio è sempre aperto, la nostra strada viene sempre bombardata, è successo sia ieri che l'altro ieri, ma tutto va bene. We are superheroes
Ci
sono ancora quartieri in periferia dove sventola la bandiera nera,
sempre la stessa bandiera che circondava Aleppo su ogni linea del
fronte; le famiglie vivono ancora sotto i continui bombardamenti dei
terroristi e dei loro cecchini, queste lenzuola servivano a
proteggerci dal mirino dei cecchini nel centro cittadino. Quando
ripenso a tutto quello che abbiamo vissuto qui, non posso impedirmi
di guardare a tutto quello che si scrive su internet riguardo alla
Ghouta, le bugie e il fatto che continuano a cancellare semplicemente
dai loro reportage le centinaia di morti di Damasco, come per
Aleppo... sono solo triste e disgustato. La morte a geometria
variabile.
Nel
migliore dei casi, suppongo che lo schema sarà lo stesso:
accanimento continuo e propaganda di massa, eliminazione ed
emarginazione di qualsiasi contenuto - persone, ecc., che contrasti
la narrativa ufficiale e poi di nuovo non si parlerà più della
Siria, sarà cancellata dalla carta ed anche le persone che
testimonieranno quello che hanno vissuto lì, le stesse per cui si
facevano gli “in evidenza” dei giornali, saranno cancellate.
Quando eravamo assediati dai terroristi ho spesso pensato che Aleppo
sarebbe caduta nonostante l'intervento dei Russi, c'erano decine di
migliaia di jihadisti dentro e intorno alla città; eppure mi
chiedevo spesso se questa guerra per procura con lo scopo di
indebolire il Paese non fosse invece un semplice primo passo verso
qualcosa di più grande preparato sullo sfondo.
Questa
sarebbe una possibilità ed io preferisco di gran lunga il primo
scenario, la ripetizione di Aleppo e che si finisca una volta per
tutte, che il Paese possa andare avanti ma soprattutto che le persone
possano vivere in pace senza avere la morte sopra la testa da un lato
e dall'altro. Stanno preparando una seconda versione della guerra?
Non lo so, ma c'è un'espressione in arabo che rappresenta bene ciò
che mi spaventa "Iza ma kebret ma btzghar" (se questo non
esplode, non può nemmeno rimpicciolire)...
La gente continua a
scappare dalla Ghouta e raggiungono Damasco nonostante i terroristi
che bloccano i corridoi umanitari sparando a vista su chi passa....
Pian piano mentre il fumo si dirada, si scoprono (come all'epoca si
scoprirono per Aleppo) scorte di materiale per creare armi chimiche,
negli stessi luoghi in cui il sedicente Esercito Libero aveva
attaccato la popolazione: all'epoca avevo visto sacchi di cloro
provenienti dall'Arabia Saudita, un'intera scuola era stata
trasformata per confezionare proiettili per mortai e razzi con
bombole di gas.
Qualunque cosa accada, a dispetto di vincere la
guerra, continuano e continueranno nel tentativo di riscrivere la
storia a monte, mentendo su ciò che la gente dovrebbe ricordare. Ma
io dico, e lo ripeterei mille volte se necessario: non credete a
tutto ciò che leggete dovunque, conservate la prospettiva...
qualunque cosa accada il tempo parlerà.
Momenti
storici... mi fa male il cuore ma sono così felice che finalmente
succede, la Ghouta inizia ad essere liberata. Ci sono centinaia di
video, ho semplicemente copiato e incollato i primi che uscivano e
tradotto quello che dicono.
"Grazie a Dio siamo vivi, benvenuti.. vi abbiamo aspettato in questi 5 giorni. Loro ci hanno dato del pane raffermo, qui ci sono dei bambini e siamo tutti affamati.
Grazie a Dio abbiamo potuto fuggire; avevamo perduto la speranza alla fine. Ci sentivamo tra l'inferno e il paradiso, adesso stiamo entrando in paradiso.
"L'esercito dell'Islam" ha sparato a mio marito; lo hanno ucciso perché voleva partire. I miei bambini non hanno più il padre. Me ne lamento con Dio! E' un esercito di criminali: non dell'Islam.
Il sole splende ancora su di noi, i nostri bambini sono stati privati delle scuole. Essi avevano paura, fame e dovevano cambiare posto quasi ogni giorno. Grazie a Dio l'Esercito siriano è arrivato in nostro soccorso.
Noi siamo morti, i nostri cuori anche; io non ho più i bambini, nessuno, nessuno se non Dio.
Loro hanno bruciato le nostre case, tutte carbonizzate. Io non ho più nessuno.. le nostre case sono distrutte. Non sappiamo dove andare, grazie Dio per averci accompagnato.
Siamo stati per un mese nel seminterrato, e quei terroristi continuavano a spararci ogni volta per impedirci di andarcene.
Chiedevamo loro il pane per dare da mangiare ai bambini.. ma loro dicevano: Non ce l'abbiamo, siamo assediati.
Possa Dio torturarli come loro hanno fatto con noi! Che Dio dia forza all'Esercito!
Sette anni di inferno, sette anni che noi aspettiamo questo momento. Tutta la gente lì dentro vuole andarsene perché stanno soffrendo, ma loro hanno bloccato le uscite: non vogliono lasciarci partire, ma tutti vogliono partire.
Eravamo sotto schiavitù e ora siamo sotto il governo siriano; la loro "libertà" è una menzogna, noi non vogliamo che il nostro governo. Questa è la vera libertà. Di cosa vuoi che ti parli? Delle estorsioni? Delle umiliazioni? Parla senza vergogna.. le sigarette erano vendute a 1700 lire siriane l'una (un euro vale circa 580 lire siriane n.d.t.), le nazionali a 1700 SYP l'una! Solo due giorni fa erano a 800 e domani saranno ancora di più. Ma loro non resteranno: finiranno nella spazzatura della storia. Ma voi siete in ritardo: voi dovevate venire già 5 o 6 anni fa!!
Abbiamo dovuto aspettare 7 anni per uscire da questo assedio.
Siamo al sicuro adesso, noi eravamo usati dai terroristi. Era l'inferno: loro ci vendevano il kilo di zucchero a 2500 lire siriane. Loro si sono appropriati di tutto il cibo e degli aiuti donati dalla Croce Rossa. Tu gli chiedevi un Kg. di farina e loro dicevano che non l'avevano. La gente voleva cibo, voleva mangiare, stava morendo; i bambini non avevano da mangiare da più di due giorni e piangevano. Da dove prendiamo il cibo? Non abbiamo avuto niente, che Dio li maledica!
Ci strangolavano, fingono l'Islam, non hanno niente a che fare con l'Islam
Noi abbiamo marciato per protesta ma loro hanno ucciso delle persone. Dissero che ero molto simile ai miei fratelli a Damasco e non ci lasciavano partire, così io sono fuggito attraverso i frutteti. Hanno bruciato la mia casa, preso le mie moto e non mi hanno lasciato niente. Per loro ero un traditore solo perché ho detto loro che i miei fratelli abitano a Damasco.
Io ho settant'anni, sono nato nel 1948, ma non ho mai visto niente di simile a quello che ho visto da questa gente.
Giuro davanti a Dio, ci massacravano. Sono dei terroristi, degli oppressori senza timor di Dio. Ci hanno massacrato: io ho perso due figli.. li hanno uccisi!
Eravamo controllati da poche persone che non sanno nulla della vita: nessuna educazione, nessuna comprensione, niente studi.
Non valevano nulla, non avevano un soldo e ora sono pieni di soldi. Comprano case, macchine, terreni..
7 Anni di sofferenza, noi siamo civili della Goutha orientale, i loro bastardi sceicchi non sono meglio di loro. Hanno rubato il nostro denaro, le nostre case, la nostra terra e distrutto ogni cosa. Non ci hanno lasciato niente: né l'acqua né il cibo. Questi cani hanno rubato anche il cibo degli aiuti umanitari.
Loro non lasciavano partire nessuno, noi eravamo arrabbiati volevamo andarcene e loro affamavano i nostri bambini.
Là è tutto indescrivibile, dicosa vuoi che ti parli? Orrore, nessuna possibilità della vita, di vivere lì, affatto!
Giuro su Dio che non abbiamo visto il sole per 19 giorni, eravamo sotto terra aspettando l'esercito. Loro non ci lasciavano partire attraverso i corridoi umanitari e se solo cercavi di uscire ti sparavano."
Ci
sono centinaia di testimonianze come queste, centinaia che non
appariranno mai nei nostri media che continuano a vendere
volontariamente o ciecamente la morte... ho voglia di scrivere tante
cose ma non ho le parole, da un lato sono così felice di vedere le
persone che possono finalmente uscire... ma anche ho troppa rabbia e
tristezza, tutto quello che abbiamo vissuto qui... non avete idea di
quanto vi stiano manipolando per mantenere la guerra qui fingendo di
voler proteggere queste persone, anche questo è una bugia: non si
tratta di proteggere le persone ma di mantenere a tutti i costi le
zone terroristiche per non perdere la guerra e guadagnare tempo,
d'altronde ho paura che Francia e Stati Uniti accelerino i loro piani
contro la Siria.
Ora
che le persone sono libere, poco a poco, vedrete, come per Aleppo,
saranno cancellate se nulla di nuovo succede.. Restano ancora molti
civili da dover far evacuare, questi sono usciti da una cittadina presa
dall' esercito siriano, nel resto della Ghouta le persone sono
condannate ad aspettare l'avanzata dell'esercito e rimanere in mezzo
ai combattimenti, i terroristi impediscono o assassinano le persone
che cercano di partire attraverso i corridoi umanitari... come per
Aleppo.
Una guerra rimane una guerra, non posso difendere i metodi
che hanno permesso questa liberazione ma allo stesso tempo erano gli
unici per permettere alle persone di uscire, e parlo per esperienza
con quello che abbiamo vissuto e le decine di famiglie che erano ad
Aleppo e con cui sto lavorando. Non c'è tutto bianco o tutto nero ma
la realtà in campo è solo talmente lontana da quello che vi
raccontano, i pezzi del puzzle che sono stati strappati tanto
importanti per rimettere tutto in un contesto...
Allo
stesso tempo a Afrin, una situazione posta sotto silenzio... non
molto lontano da qui, è l'esodo, l'armata turca invade il nord e
bombarda tutte le zone curde, un massacro coordinato in cui i gruppi
terroristici di Aleppo continuano a fianco dell'esercito turco contro
i curdi.
Siamo
domenica 18 marzo, e sinceramente, nonostante i bombardamenti
terroristici su Damasco che fanno ancora molti morti, sono felice di
vedere questo, un secondo passo verso la pace... ma ho paura di farmi
illusioni.
A volte perdo le parole, da mesi faccio fatica a scrivere
perché sono esausto della situazione e del prezzo da pagare
quotidianamente per continuare a pubblicare quello che succede qui e
combattere per le persone, affrontare gli avvoltoi... Ma quello che
succede ora mi dà nonostante tutto speranza.
Si
è celebrato in Aleppo, nei giorni precedenti il Natale,
l'anniversario di un anno dalla liberazione. Un evento festeggiato con giubilo dagli abitanti, nonostante il rancore di quelli che sono stati
espulsi (un esempio qui) e la stizza dei commentatori che virgolettano la
parola 'liberazione' e preferiscono parlare di 'caduta', avendo sperato che Aleppo
diventasse la capitale della propagata 'Siria-Libera'. Ringraziamo il volontario bretone
Pierre le Corf checi racconta con la consueta franchezza, incurante
delle ingiurie di cui la stampa filo-ribelli lo ha ricoperto, come
stanno le cose nel vissuto di chi è sul posto. Ora pro Siria
(trad. Gb.P.)
Ecco,
ad un anno dalla liberazione di Aleppo (ed io soppeso bene le mie
parole quando dico liberazione), si è tentato di "tagliarmi la
testa" l'anno scorso scrivendo articoli vergognosi su di me per
screditare il mio racconto, screditare me o il mio lavoro. ... Lo
ripeto come l'anno scorso e lo ripeterò, nessuno di quelli che sono
qui che hanno vissuto la guerra ad Aleppo Ovest o un poco in Aleppo
Est, si figureranno per un solo secondo "una caduta".
Quindi continuate, insultatemi, ma questo non cambierà la storia,
perché il tempo parlerà. La vita rivive qui, anche se la città
rimane quotidianamente un bersaglio per coloro che portano sempre la
"libertà" a colpi di razzi.
Avevo
pubblicato la fotografia di questa bandiera nera dalla finestra di
una famiglia che ho visitato all'epoca quando France 2 (Emittente TV
francese) aveva fatto il suo piccolo reportage su Aleppo Ovest
https://www.facebook.com/heroesworldtour/videos/1211332675598163/
. Questa bandiera sventolava quasi ovunque, in ogni quartiere
"ribelle", dal momento che sì, NOI eravamo sotto assedio,
noi avevamo solo una strada che i terroristi (i ribelli) a volte
conquistavano tramite auto con a bordo jihadisti suicidi, di questo
nessuno ha mai parlato quando ad esempio nel 2014 l'assedio fu totale
per 6 mesi e gli 1,3 milioni di persone venivano affamate e ancora
peggio.
Ciò
di cui avete avuto testimonianza in occidente è l'assedio
dell'assedio, quando l'esercito ha accerchiato l'assedio dei
terroristi, fino alla liberazione della città. Ogni giorno quando
cammino per la strada i ricordi si riaffacciano alla mia vista,
come quelle schifezze che cadevano, quei proiettili esplosivi, quei
razzi, quei colpi di mortaio inviati gratuitamente per uccidere e
costringerci a partire. E' stato un massacro tanto per l'Ovest che
per i ricordi delle famiglie con cui lavoro nei vecchi quartieri
dell'Est durante i bombardamenti dell'aviazione, quando le persone
non potevano fuggire dai quartieri Est pena l'esecuzione da parte dei
"ribelli"; o un bambino che mi ha detto di aver mangiato
delle spugne, mentre c'erano tonnellate di pacchi alimentari
custoditi dai terroristi per tenere l'assedio il più a lungo
possibile, pacchi di cui ho pubblicato le immagini; torture ed
esecuzioni pubbliche dei molteplici tribunali islamici che facevano
funzione di governo, di cui ho pubblicato le testimonianze video...
Più i bombardamenti dell'aviazione uccidevano, più questo finiva: è
triste e potrebbe sembrare irreale e atroce, ma non ho motivo di mentire.
Siamo stati liberati, sia la parte Ovest che quella Est.
Ora
si tratta di avanzare verso il futuro, un immenso lavoro di
ricostruzione, di scommesse sul futuro... ma la gente è ferita. I
bambini, i giovani con cui lavoro hanno vissuto così tanto dolore...
hanno visto famigliari e amici morire, alcuni sono scappati, alcuni
sono annegati in mare, e se con la mia esperienza di vita io ho
imparato a convivere con i bombardamenti dei terroristi, quando in
certi giorni ci toccava correre per vivere, gli incubi di notte...
l'impatto su di loro è stato enorme. "Facciamo finta di no, ma
la guerra c'è, lei brucia di dentro ed io brucio vivo" è una
frase di un ragazzino di 12 anni su una delle sue pagine.
Come
in qualsiasi Paese, l'opposizione che ha imperversato durante questi
ultimi anni esiste in tutto il mondo e supera le frontiere,
un'opposizione che ha le sue ragioni per detestare questo governo,
non tutti sono terroristi ... ma sul terreno, qui in Siria è
diverso, la gente dell'Est per la maggior parte era ostaggio di
questo attivismo asservito al puro profitto militare. Ognuno è
libero di avere un'opinione, ma quello che certi di voi non sembrano
realizzare è che qui, da una parte e dall'altra siamo stati ostaggi
delle vostre opinioni che non erano altro che benzina usata per una
guerra telecomandata a distanza dove la vostra approvazione era
essenziale. Io rispetto ogni storia e ogni opinione, ma se mai
avevate sperato di vedere un giorno Aleppo presa dai gruppi armati,
al di là della vostra posizione o opposizione politica, la vostra
speranza era criminale nei confronti delle persone, della loro realtà
... e non dell'immagine stereotipata che vi è stata venduta da
commentatori e giornalisti seduti dietro le tastiere tesi al
perseguimento di un'agenda o di scoop sensazionalistici.
L'unica cosa sperata qui è la
pace, e se qualcuno ha dei dubbi, venite a vedere di persona e
parlate con persone che hanno vissuto da entrambe le parti; non ho
nulla da guadagnare pubblicando tutto ciò, se non spingervi a
rimettere in discussione la vostra percezione di ciò che è stato
studiato e finanziato per ficcarsi più facilmente nella vostra testa
e spingervi a legittimare questa guerra che non ha altro scopo che
quello di far cadere il Paese, come tutti gli altri prima della
Siria.
Nonostante
la mancanza di clienti e la distruzione, le persone cercano di
ritrovare la loro vita di prima, hanno riaperto piccoli negozi, una
fabbrica di ghiaccio che la gente va a cercare in blocchi per
conservare i cibi, meccanici, sarti, panettieri...
Restano
anche molti razzi ed esplosivi nella maggior parte delle strade che
non sono state sgomberate, alla liberazione molte persone sono morte
sulle trappole collocate dai terroristi.
Nonostante
la calma su una buona parte della città, la situazione è difficile,
non solo i terroristi ci sparano ancora addosso, ma soprattutto
economicamente a causa delle sanzioni votate da molti paesi (tra cui
la Francia- e l'Italia n.d.t.) contro la popolazione Siriana che non ha per molti, altro
che la scelta se non la speranza di trovare un nuovo inizio migrando
in Europa: su una pietra due colpi per l'Europa in termini di
meccanismo di guerra per distruggere un paese. Il bersaglio
privilegiato? Le persone.
La
speranza è qui qualunque cosa accada e i Siriani sono forti.
”La
fede cristiana è nata in Oriente, in Siria, e la rinascita cristiana
deve partire proprio da lì”.
SIR, 27 luglio 2017
Ne
è convinto mons. Jean-Clément
Jeanbart,
arcivescovo di Aleppo, che in un appello al Sir chiede ai Paesi
occidentali di “incoraggiare i profughi a tornare in Siria”:
“Aiutateci a rimanere dove siamo nati e dove la Chiesa è nata”.
“Sono
vescovo da 22 anni – racconta – e 5 anni fa riflettevo per
preparare la mia successione e mettere a posto le cose. Poi è
arrivata la guerra e mi sono detto: ‘Non è il mio momento, devo
fare qualcosa per aiutare il mio popolo’”.
Un
“grandissimo problema” è rappresentato dall’esodo dei
cristiani: “La prima Chiesa è stata stabilita in Siria, mentre in
Palestina i cristiani erano fuori legge qui si riunivano in pubblico.
C’è qualcosa di molto speciale nei cristiani di Siria. Ho
consacrato il resto della mia vita alla loro permanenza in questa
terra santificata dal sangue di milioni di martiri e dalle reliquie
di migliaia di cristiani che sono morti in Siria. Lotto per fare
tutto quello che posso contro questa emorragia”.
Il vescovo ha
lanciato anche il programma “Aleppo vi aspetta”, per invitare i
cristiani a tornare nel loro Paese: “Siamo pronti ad aiutare tutti
coloro che vogliono, ma non possono. Paghiamo il viaggio e offriamo
una casa per 4 anni, li aiutiamo con il lavoro e ospitiamo i figli
nelle scuole cattoliche. Se alcune famiglie cominceranno a tornare,
potrà cambiare il ciclo e il futuro sarà migliore. Quando la guerra
finirà, il lavoro ci sarà e la gente sarà felice di vivere ad
Aleppo”.
Io
credo di averne già parlato abbastanza, fatene quello che volete, è una delle mie ultime note a proposito dei Caschi Bianchi. Vi chiedo
solo vivamente di tenerlo presente nel caso che qui inizi una nuova
guerra. Gli Stati Uniti hanno iniziato a posizionare le proprie
truppe lungo il confine con la Turchia nel nord della Siria e non
dubito un solo secondo che il nostro governo (francese ndt) dopo
tutto quello che ha investito per rovesciare la Siria non esiterà un
attimo a passare in seconda marcia se questa guerra incominciasse.
Volevo
essere sicuro di ciò che sto dicendo, quindi sono partito per
incontrare parecchie famiglie nei pressi di 3 centri dei Caschi
Bianchi ad Aleppo Est. Anche se alcuni abitanti ammettono che non sono
tutti terroristi, non hanno paura di dire che la stragrande
maggioranza erano e appartenevano (o appartengono essendo tutt'ora a
Idlib) a vari gruppi jihadisti.
Lascio constatare a voi stessi
attraverso le foto che mostrano questi diversi ambienti con la
presenza di molte cose che non lasciano adito a dubbi circa la loro appartenenza terrorista: munizioni (Doshka, proiettili esplosivi che
sono caduti sulla città), la bandiera di Jesh al Hur con 3 stelle
(Bandiera del Free Syrian Army, sotto la quale hanno combattuto una
serie di gruppi islamici, che vien fatta passare come la bandiera per
la libertà, ma è una bandiera per la rivoluzione islamica),
bandiere di Jabhat al Nosra (al Qaeda in Siria), documenti e oggetti
appartenenti a Jabhat Islamyé, Liwa al Tawhid, Ahrar al-Sham...
Se
questi nomi non vi dicono niente è perché vi è stato insegnato
solo a temere Daesh (ISIS); beh dovete sapere che qui ognuno di
questi gruppi è l'equivalente di Daesh, solo il marketing è
diverso, ma il numero di morti di cui sono responsabili è anche
maggiore di quello di Daesh. Ho incluso le foto, vicino
all'ultimo centro: l'ospedale del 'grande mufti' che era stato
occupato dai terroristi e finanziato da MSF ("Medici senza
frontiere" molto impegnati politicamente in questa guerra),
dedicato alla cura dei combattenti islamici, dove compaiono ancora i
loghi di organizzazioni francesi (ma tenute dai siriani-arabi vicini
ai gruppi armati) ai lati i loghi di gruppi terroristici.
Molte
persone in tutto il mondo celebrano e osannano gli White Helmets. Ma
lo sapevate che nonostante il loro incredibile marketing, non sono
nati dalle macerie? Sono gestiti in Turchia e sono stati fondati da
un ex ufficiale dei servizi segreti inglesi. Ogni loro gruppo, almeno
i responsabili, alla luce dei documenti che ho trovato, non
percepiscono i loro stipendi (sì, un salario) se non realizzano una
quota di contenuti video trasmessi attraverso strumenti tecnici
avanzati, finanziati e messi a disposizione (sì, una rete internet
costa enormemente qui, quindi in una città sotto assedio, avere
delle reti satellitari, non è dato a chiunque. Neppure io ce l'ho)!
Un Gruppo fondato con una dotazione maggiore di 200 milioni di
dollari ricevuti da non meno di 6 governi compreso quello francese,
sostenuto da circa 30 organizzazioni specializzate in "transizione
democratica", è un gruppo dove non c'è neppure una donna;
formato solo da salafiti, non da altre comunità religiose come gli
sciiti ecc. (che loro chiamano infedeli, come chiamano me del resto,
solo perché viviamo da questa parte della città). Ebbene, solo con
un quarto di tale somma (50 milioni di dollari), potremmo sostenere
umanitariamente tutta la popolazione siriana per diversi anni, invece
dove pensate che vadano questi soldi?
Per
la verità, ci tengo a ricordare che il loro lavoro è reale, aiutano
davvero delle persone in pericolo a causa dei bombardamenti
dell'aviazione siriana e russa, per questo io ero uno dei primi loro
sostenitori, avevo anche pensato di farne parte... Poi qui sul campo
ho capito, e sono passato dall'ammirazione al disgusto. Perché?
Perché abbiamo affrontato la morte tutti i giorni a causa di questa
gente, per i bombardamenti con tutti i tipi di proiettili, sparati
con il solo obiettivo di uccidere o ferire la popolazione civile (non
c'era esercito presente nel centro della città, eppure centinaia di
feriti e morti tutti i mesi, così, gratuitamente..), ho visto gente
morire, ho fatto il bagno nel loro sangue, ho visto la morte cadere
dal cielo, pezzi di persone per terra... e alla fine mi sono reso
conto che questi (W.H.), sono gli stessi che vengono a "salvare"
le persone a beneficio della telecamera, gli stessi che qui ci
uccidono tutti i giorni, gli stessi che tenevano in ostaggio la
popolazione per uccidere e torturare dopo un giudizio sommario dei
tribunali islamici quelli che contestavano la loro presenza o
cercavano di scappare, gli stessi che faranno di tutto per convincere
che loro sono i buoni di fronte ai cattivissimi (esercito siriano e
alleati), fino a creare delle messe in scena, sparare sulla
popolazione per poi accusare il regime siriano, mentre invece
lavorano sotto il controllo totale e principale di al Nusra (Al
Qaeda), nonché di numerosi sponsor che lavorano presso governi
stranieri.
Quindi
ricapitolando: la maggioranza di loro erano combattenti di giorno e
soccorritori la notte, di giorno uccidevano, la notte prestavano
soccorso alle persone sulle quali avevano portato la morte. Questa a
voi sembra grossa, ma lascio a ognuno giudicare e farsi la propria
opinione; questo cinema non è facile da capire all'esterno con i
confini di questo paese che sono stati chiusi (opportunamente)
ermeticamente; loro, che poi fanno 10 conferenze al mese, ma qui si
vede la porcheria molto da vicino. Io non dico che essi sono molto
cattivi e che hanno di fronte avversari gentili: è una guerra, ed è
brutta come ogni guerra, non è tutto bianco né tutto nero, ma non
avete idea dell'inganno (dei W.H.). Guardate Aleppo: niente più
terroristi all'interno della città (sono a 3 km da qui tuttavia),
niente più aerei, la popolazione è stata presa in carico e
assistita dal governo (130.000 civili hanno scelto di venire dalla
parte controllata dal governo, anche da coloro che non hanno
particolari affinità o simpatia per il governo, quando avrebbero
potuto andarsene liberamente verso Idlib), non ci sono più
combattimenti, basta civili in ostaggio, basta bombe, fine delle
morti... Niente più White Helmets! Logico no? A parte i razzi che
continuiamo a ricevere dai terroristi alle porte della città, la
gente sta tornando a vivere veramente, e se tu fossi qui, chiedendo
a chiunque, capiresti subito. Non ho niente da guadagnare a fare
quello che faccio e a dire ciò che dico, al contrario, scrivere e
condividere tutto questo da mesi e andare in questi posti è
pericoloso, se scrivo queste righe è perché mi prendo la
responsabilità di ciò che affermo per aver fatto un controllo
incrociato con le testimonianze di molte persone che hanno vissuto
con loro. Lo faccio perché chiunque vorrà leggere quello che scrivo
abbia la possibilità di conoscere quella parte della storia che è
stata accuratamente nascosta e che costa molte vite finché la guerra
rimarrà il campo da gioco di queste minoranze sostenute
dall'esterno.
Vi
chiedo semplicemente di sviluppare un senso critico, non vi chiedo di
credermi, vi chiedo di tenere a mente queste cose, magari in un
piccolo angolo della vostra testa.. Un giorno vi aiuterà forse a
capire e a sostenere che questa guerra deve finire.
Incontrai per caso, credo attraverso il dottor Nabil Antaki, una delle sue prime storie raccolte ad Aleppo. Ne fui profondamente colpita e la
tradussi. Pierre le Corf vide la mia traduzione, mi
ringraziò, chiese la mia ‘’amicizia’’, i suoi racconti
cominciarono ad arrivarmi direttamente ed io continuai a tradurli,
sempre più convinta che questo giovane Francese sarebbe diventato un
inestimabile testimone della tragedia di Aleppo. I
Siriani sono accoglienti, straordinariamente ospitali e disponibili
con l’ospite a prescindere, ma raccontare è un’altra cosa. Una
specie di cerimonia che richiede tempo, rispetto e pazienza. Devono
capire che sei disposto a partecipare, a rivivere insieme a loro la
rievocazione e a credergli. Ho fatto per tanti anni la
‘’raccogli storie’’ in Siria (di tutt’altro genere: mi sono
occupata a lungo della sua narrativa orale) e ho capito subito che
Pierre aveva l’attitudine giusta per conquistare la fiducia e il
rispetto indispensabili perché i suoi interlocutori gli affidassero
le loro esperienze. Ultimamente
la stampa mainstream ha cominciato a occuparsi spesso di Pierre. Ho
letto un volgare articolo denigratorio nei suoi confronti e un suo
articolo di risposta. Deve essergli costato molte ore di fatica e di
tensione per aver dovuto ribattere ad un mucchio di sciocchezze e
cattiverie. Voglio
dirgli che non ha bisogno di ribattere a questi pamphlet.
La sua risposta devono essere altre storie. Tante storie. Tutte
quelle che riesce a raccogliere. Sono così veritiere, autentiche,
efficaci! Quelli che lo attaccano hanno capito dove sta la sua forza
e cercano di distrarlo. Bravo
Pierre. Continua a far sentire la voce e le storie dei Siriani
vittime di questa sporca guerra. Grazie. Maria
Antonietta Carta Da
Aleppo, lettera aperta a François Hollande, Presidente della
Repubblica Francese e, per conoscenza, ai candidati alla Presidenza
della Repubblica. Signor
Presidente, sto
mettendo in discussione i valori con cui sono cresciuto: i valori di
un Paese che amo, il mio Paese, la Francia. Mi
rivolgo a Lei come cittadino francese arrivato senza preconcetti in
territorio siriano e vissuto in Aleppo ovest per quasi un anno, prima
della riunificazione di questa città; operando come soccorritore
umanitario politicamente neutrale. L'esercizio è difficile, sia
perché essendo l’unico Francese residente sono nel mirino per la
mia testimonianza contro corrente, sia per la difficoltà nel
testimoniare le atrocità vissute insieme alla popolazione locale. Sono
infatti testimone di un massacro e di una situazione umanitaria
catastrofica di cui il mio Paese è attore e sponsor, in quanto
sostiene il terrorismo. Dedico, quindi, questo messaggio a Lei,
Signor Presidente, e a chiunque possa considerare una priorità i
provvedimenti in favore della pace e della popolazione civile. Come
tutti gli abitanti di questa città, ho dovuto affrontare ogni giorno
la morte e, per la missione che mi sono dato, ho visitato
le famiglie che abitavano vicino a coloro che sono descritti come
"oppositori" sin dall'inizio del conflitto. Personalmente,
ho visto solo bandiere nere su tutta la linea del fronte, come
dimostrano le fotografie: segno identificativo di gruppi contro cui
noi in Francia combattiamo da molti anni.
Oggi, la
popolazione è unita non per combattere il governo, ma per combattere
i gruppi terroristici, a prescindere dagli appellativi che gli si
attribuiscono nel tentativo di fare apparire "moderate"
le loro azioni e la loro logica. Questi gruppi armati che si chiamano
Al-Jaysh al-Hurr (Esercito libero siriano o ESL), Jabhat al-Nusra
(detto anche Fatah al-Sham, un ramo di Al Qaeda) Jayish al-Islam,
Harakat al-Nour Din al-Zenki, Brigata del sultano Mourad, etc. Certo,
che esiste un'opposizione anti-governativa, come per qualsiasi
governo, un'opposizione più o meno pacifica, che è in realtà una
minoranza. Dall'inizio e fino ad oggi, quasi tutte le forze che
continuano a bombardare Aleppo, sono formate da combattenti di gruppi
armati pronti a tutto.
Uso
il termine "terrorista" perché ad Aleppo non ci sono
ribelli, o almeno non esiste alcun fondamento per considerarli tali,
e si gioca irresponsabilmente con le parole continuando a definire ‘’
ribelli moderati’’ in Siria quelli che in Francia sono inseriti
nelle lista delle organizzazioni terroristiche. Di comune accordo con
il governo, i combattenti sono stati evacuati con le armi personali
nella regione di Idleb, quasi interamente occupata da diversi gruppi
armati e dalle loro famiglie. Purtroppo, molti sono tornati in
prossimità di Aleppo ed hanno ripreso i bombardamenti di civili e
gli attacchi suicidi, qui come ovunque in Siria.
Tutto
ciò che affermo sono in grado di documentarlo. Lavoro ogni giorno da
mesi, guerra permettendo, per raccogliere testimonianze filmate e
scritte di civili, indipendentemente dalla confessione religiosa e
dall’opinione politica e in assenza di personale militare o
governativo. Testimonianze che pubblico e trasmetto puntualmente ad
una Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sugli attacchi e i
crimini della "opposizione", cercando di mettere questa
Commissione in contatto con i testimoni.
L’attenzione
dell’opinione pubblica è stata focalizzata sui bombardamenti di
una piccola area con forte concentrazione jihadista, dove ‘’ogni
giorno a morire erano civili’’, senza mai specificare che la
maggior parte dei civili residenti nella parte orientale di Aleppo
era in realtà prigioniera dei gruppi armati che ne impedivano
l’allontanamento. È stato attraversando
i recenti corridoi umanitari allestiti dai Russi e dai Siriani (fatti
conoscere uno o due giorni prima, precisando gli orari di apertura,
attraverso l’invio di messaggi telefonici sulle reti siriane MTN /
SYRIATEL a tutti i possessori di telefoni mobili, compreso
il mio) che numerosi civili sono stati uccisi mentre tentavano di
sfuggire ai gruppi armati che glielo impedivano. Per fortuna, molte
migliaia di persone sono riuscite a fuggire al di fuori di tali
corridoi, talvolta attraversando zone minate. Soltanto
pochissimi media informavano che questi civili erano scudi umani,
come poi confermato da testimoni. Spesso preferivano descriverli come
intrappolati nel fuoco incrociato di una battaglia tra i combattenti
rivoluzionari e il governo. Mentre
il governo difendeva il suo popolo da terroristi per lo più
mercenari stranieri entrati in Siria e armati fino ai denti, fanatici
per cui la vita umana ha ben poca importanza, che occuparono le
periferie e il centro città bombardando quotidianamente la
popolazione di Aleppo ovest e attribuendosi il diritto di assassinare
per un sì o per un no i civili di Aleppo est. I
gruppi armati presenti sul terreno non hanno mai dato prove della
loro «pretesa moderazione» verso la popolazione. Ho
potuto constatare direttamente che essi disponevano di armi e
munizioni provenienti da diversi Paesi. Molte munizioni erano
francesi, americane, inglesi, saudite etc. Armi impiegate
quotidianamente contro la popolazione civile dell’est e dell’ovest
sia da gruppi terroristici riconosciuti sia da gruppi schierati sotto
la bandiera del cosiddetto Esercito Siriano Libero, in maggioranza
costituito da jihadisti che i Francesi cercavano di far passare per
combattenti della libertà. Sparavano
verso ovest dalle zone più densamente popolate dell’est e talvolta
dagli ospedali, per limitare gli spari di risposta. Naturalmente,
avvenivano combattimenti tra l’Esercito siriano lealista ed i
jihadisti. I miei testimoni sono civili dell’est sopravvissuti a
questi combattimenti e di cui mi occupo come altre organizzazioni
internazionali presenti qui in Aleppo-est. Centoventimila persone prese
tra gli scontri (tra cui quindici-ventimila combattenti)
corrispondenti anche in gran parte a numerose famiglie che si erano
rifiutate di abbandonare le loro case per timore di una occupazione o
del saccheggio. In Siria ci sono pochi affittuari. Ci
vuole tempo per diventare proprietario di una casa, ma è un fatto
culturale: la casa è il simbolo della famiglia. Il punto essenziale
è che abbiamo occultato una realtà: quella di un milione e
trecentomila Siriani di ogni confessione abitanti di Aleppo-ovest che
cercavano, malgrado la morte onnipresente, di far funzionare le
istituzioni e di mandare i figli a scuola o all’Università, Noi li
abbiamo cancellati per uno scopo politico, dato che vivevano nella
zona controllata dal governo siriano, ma in questo modo abbiamo
occultato dieci volte la popolazione di Aleppo-est e, in entrambi i
casi, l’abbiamo fatto in nome di una minoranza che rappresenta solo
se stessa. Siamo
stati continuamente vittime di attacchi. Tiri di cecchini e attacchi
di mortai, proiettili esplosivi, granate, bombole di gas e caldaie ad
acqua montate su razzi etc. Non ne siamo stati risparmiati neppure
per un giorno. Hanno continuato a cadere incessantemente su strade,
edifici residenziali, ospedali, scuole. E neppure un giorno è
trascorso senza l’uccisione e il ferimento grave di decine di
civili inermi da trasportare in ospedali sovraffollati a causa degli
attacchi incessanti, nonostante l’assenza dell’esercito
all’interno della città, a parte qualche checkpoint. Esercito e
miliziani proteggevano esclusivamente la linea del fronte. Ogni
giorno, adulti, bambini, famiglie intere sono stati stritolati da
ogni sorta di proiettili. Mi sto esprimendo come un
Siriano, perché anch’io ho vissuto come loro quotidianamente
dentro questa guerra. Sono fortunato ad essere ancora in
vita, visto che in Aleppo, come nei veri e propri campi di battaglia,
i razzi non prevenivano. Come soccorritore, ho cercato di salvare
vite, ma non sempre ci sono riuscito. Persone con braccia, gambe, e
altre parti dei corpi lacerate, disintegrate, bruciate. … Non
riesco più a trovare le parole giuste per descrivere ciò che la
popolazione ha vissuto qui. È stato molto duro da condividere. Ho
visto troppa gente morire, e ci si chiedeva semplicemente ogni giorno
se avremmo potuto sopravvivere. Ho
costantemente incontrato profughi interni, e le loro testimonianze
sono inoppugnabili. In Aleppo-est, le leggi della Chari ‘a erano
applicate da sommari «tribunali islamici» costituiti da combattenti
e da sheikh che si arrogavano il diritto, attraverso decreti
religiosi ad hoc (fatwa), di imprigionare, torturare, sposare bambini
e uccidere a volontà. Dopo la liberazione di Aleppo-est, si è
scoperto che i jihadisti disponevano anche di enormi riserve di cibo. Ho
visto cumuli di pacchi umanitari sufficienti per un anno di assedio,
mentre le famiglie testimoniano sull’impossibilità di accedervi e
sulla inedia sofferta a causa dell’assedio dell’esercito, ma
soprattutto per il monopolio dei prezzi esosi imposti dai gruppi
armati, anche cinquanta volte un costo normale. Mentre chi accettava
di combattere con loro beneficiava di un trattamento speciale. Alcuni
loro simpatizzanti rimasti nella zona est mi hanno raccontato
recentemente: «Non amiamo questo governo, ma se qualcuno critica i
combattenti dell’ASL o di altri gruppi, lo uccidono. Dov’è
dunque la libertà?». Infrastrutture,
ospedali, scuole erano in parte utilizzati da questi gruppi come
quartier generale, prigioni e depositi di armi. Ho potuto constatare
che in una di queste scuole si fabbricavano armi chimiche con
prodotti importati da diversi Paesi e, durante gli ultimi mesi, dopo
gli scontri più duri ho assistito all’arrivo di persone con la
pelle completamente bruciata dal cloro. Ad est, si curavano negli
ospedali i combattenti ed i loro familiari o coloro che potevano
pagare. Anche in questo caso, dopo la liberazione di
Aleppo, ho potuto verificare personalmente sulle tonnellate di
medicinali e sui due ospedali funzionanti nonostante i danneggiamenti
alle facciate e ad altre parti: gli stessi ospedali che erano stati
dichiarati più volte ‘interamente distrutti’. I
«Caschi bianchi», che il governo francese, con altri governi, ha
finanziato e che sono stati ricevuti all’Eliseo, fanno in gran
parte i soccorritori di giorno e i terroristi la notte o viceversa.
Essi hanno giurato fedeltà a Jabhat al-Nusra (Al-Qaïda), come
provano i documenti ritrovati dopo il loro allontanamento e le
testimonianze degli abitanti. La
maggioranza dei loro gruppi prestavano soccorso prima ai combattenti,
poi, eventualmente, ai civili e, poiché ogni gruppo aveva un
cameraman, aiutavano i civili soltanto a telecamere accese. Molti
civili mi hanno detto che sono stati in tanti a restare sotto le
macerie mentre i Caschi Bianchi rifiutavano di andare a soccorrerli.
Altri mi hanno assicurato che sceneggiavano attacchi di falsi
bombardamenti con feriti finti e finti interventi. Il nostro governo
finanzia anche associazioni quali «Syria Charity», portante la
bandiera a tre stelle e inizialmente detta «lega per una Siria
libera», appellativo che figura ancora nei resoconti. Una
associazione che offre aiuto umanitario, ma ha oltrepassato la linea
rossa partecipando ad una vera e propria guerra di opinione per
giustificare il rovesciamento del governo, nascondendo la realtà sul
terreno, la loro vicinanza ai gruppi armati (ed anche la loro
presenza, accuratamente cancellata da tutti i video) e offrendo un
aiuto medico costante alle forze jihadiste. Numerose
associazioni e organizzazioni umanitarie francesi ed internazionali
in zone controllate dai « ribelli »
hanno causato più danni che benefici, strumentalizzando la
sofferenza delle popolazioni, manipolando l’opinione pubblica nel
nome di una causa e di donazioni dirette ed hanno preso in
ostaggio la popolazione civile, permettendo che questa guerra
proseguisse, « legittimandola » in maniera disonesta,
consentendo il protrarsi dei combattimenti e alla morte di divenire
una ineluttabilità quotidiana. D’altronde,
abbiamo anche esposto all’Eliseo per qualche ora la bandiera a tre
stelle, il tempo necessario per ricevere con tutti gli onori il
(falso) sindaco di Aleppo, mai eletto dal popolo siriano, che non è
di Aleppo ma è stato scelto dai leaders di gruppi jihadisti, da
alcuni sostenitori e da stranieri. In Siria, questa bandiera non
rappresenta la libertà. È un simbolo di morte quotidiana perché lo
si associa ormai all’ ESL: un accozzaglia di gruppi jihadisti
vicini ad Al-Qaïda, che proclamano la democrazia soltanto nei media
e che noi sosteniamo. Non possiamo assolutamente confondere il
movimento di base del 2011 con coloro che se ne sono serviti, qui ed
ovunque nel mondo, per promuovere questa guerra. Si,
molti sono morti. Nessuna guerra è giusta. Non
nego né difendo la violenza estrema dei bombardamenti su Aleppo-est
per permettere la sua liberazione non la caduta. É un
dato di fatto. Un
altro dato di fatto è che, a parte alcuni bambini feriti, bombe o
grida, abbiamo cancellato la presenza dei civili, la vita. Li abbiamo
privati della voce permettendo che l’opinione pubblica si facesse
un’idea del contesto seguendo le proprie emozioni in base ad una
narrazione rappresentata incessantemente in modo catastrofico con
l’utilizzo reiterato e strumentale dell’infanzia. Come mettere in
dubbio ciò che accade qui, nonostante le prove e gli argomenti
proposti, se vi rappresentano l’immagine di una Siria completamente
messa a ferro e fuoco unilateralmente dal suo stesso governo? Che
tutto quel che accade qui e che non corrisponde a quella immagine è
propaganda mendace? Che la priorità era imporre delle «no-fly zone»,
grazie al cielo mai arrivate, che avrebbero radicalizzato il
conflitto, aumentato il numero dei morti e consentito ai terroristi
di prendere Aleppo e non di liberarla dalla guerra e dalla morte. La
maggior parte delle persone che sono fuggite dalla zona est, dove
hanno conosciuto l’inferno, hanno vissuto il loro arrivo qui come
una liberazione e non come una deportazione. Ora molti sono tornati
nei loro quartieri. Nessuno ha sottolineato che quasi
l’85% dei civili si sono rifugiati liberamente ad ovest, nella zona
governativa, mentre bus a noleggio conducevano a Idleb combattenti e
volontari civili. La «legittimità»
accordata dai media ai jihadisti ed alla loro causa e i sostegni
esterni hanno permesso avanzate decisive intorno alla città,
costringendo centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro
abitazioni. Ricordo che durante intere settimane dormivamo con gli
abiti indosso, le borse pronte accanto al letto. I combattimenti
erano tanto vicini che talvolta i proiettili attraversavano le
strade. E più si avvicinavano più forte li sentivo urlare «Allah
Akbar» prima e dopo il lancio di ogni colpo di mortaio sulla città. Quali
che siano i Paesi in cui sono stati utilizzati, i video creati da
jihadisti e loro sostenitori, talvolta completamente
falsi, sono stati diffusi dai nostri media nelle ore di maggior
ascolto, strumentalizzando la morte e la sofferenza di chi viveva in
mezzo ai combattimenti, ma anche l’amore e la compassione di chi
guardava quelle immagini. Come i terroristi, anche noi abbiamo
venduto così tanta paura che nessuno ha potuto rendersi conto di
come i contenuti di quei video fossero stati realizzati per uno scopo
ben preciso, senza mai dare voce a civili interessati che non fossero
combattenti o loro fiancheggiatori. Preciso che i civili potevano
difficilmente offrirsi del pane, figuriamoci una telecamera e
soprattutto una rete internet 3G! Non
avendo combattenti per distruggere il governo, abbiamo integrato la
nostra incidenza sul conflitto utilizzando le emozioni per
influenzare l’opinione pubblica e ottenere il suo tacito consenso. Nella
zona ovest, documentare in tempo reale la situazione non è mai stata
una reazione istintiva per nessuno. Troppo
pericoloso. Inoltre, le informazioni non uscivano dalla Siria. Fare
un «libro Facebook» o pubblicare un reportage con i luoghi degli
attacchi gli permetteva di precisare, correggere il tiro e mirare
alle aree densamente popolate. In un discorso duplice e sul loro
canale televisivo, qui in Siria, la «Free Syrian Army ***», da
una parte dicevano di liberare la popolazione e dall’altra
presentavano questi attacchi come castigo per noi «infedeli abitanti
nel lato di Bashar Al Assad». Questa
emittente televisiva è accessibile a tutti in Siria. Alla
liberazione, i reportages dei Russi e le testimonianze dei Siriani
sotto l’occupazione dei gruppi armati sono stati immediatamente
qualificati come propaganda, per screditare tutto ciò che sarebbe
potuto emergere dalla Siria, dai suoi abitanti o da chi si trovava
sul terreno. L’anno
scorso è stato quello della disinformazione. Una
lotta per la «libertà» del popolo siriano. Utilizziamo questa
parola che ingloba tutto senza mai averla argomentata o giustificata.
Quale libertà? Quale popolo siriano? Distruggere il governo,
soffocare il Paese sotto le sanzioni per ottenere cosa? Il nostro
savoir-faire democratico? I Francesi hanno forse chiesto quale
sarebbe stato il programma del «dopo»? No! Libertà e
basta. Facile. I
programmi politici e sociali di questi gruppi terroristici sono in
contrasto con la libertà, la democrazia, i nostri valori o quelli
della maggior parte dei Paesi del mondo. È in nome dei nostri
interessi e non in nome della libertà che strumentalizziamo questi
gruppi che invocano la creazione di uno Stato-islamico in Siria. Non
chiedete dunque che cosa pensano di offrire al popolo siriano.
Chiedetevi piuttosto di cosa vogliono privarlo e cosa vogliono
imporgli. Tutti i civili che ho incontrato nella vita quotidiana
rifiutano di immaginare anche per un solo istante questa opzione e
chi l’ha vissuta cerca di dimenticarla. Noi,
Signor Presidente, come tanti altri Paesi, abbiamo una gravissima
responsabilità in questa guerra che si è cercato di portare a
termine rovesciando il governo siriano a qualunque costo,
naturalmente. In questi ultimi anni, a fianco di numerosi Paesi
abbiamo partecipato alla distruzione della Siria, un Paese in gran
parte francofono e che ama la Francia. Per quanto il suo governo
sia imperfetto e quali che siano i suoi errori, e i nostri nel corso
del tempo, noi sosteniamo attualmente l’instaurazione di una vera
dittatura in un Paese dove esiste una vera opposizione, mentre i
gruppi armati sono spinti soltanto dal settarismo, dalla
frustrazione, dal rancore e dall’odio. Servirci di questi gruppi
per realizzare obiettivi geopolitici o economici non ha niente di
democratico, serve solo a sacrificare i Siriani. Ho attraversato il
Paese ed ho potuto constatare che, malgrado certe critiche e
qualunque cosa se ne dica, la stragrande maggioranza dei Siriani
sostiene onestamente e sinceramente il proprio governo e colui che
essi chiamano il loro presidente e non dittatore, Bashar Al-Assad. Per
me, questo messaggio è un dovere. Sono un operatore umanitario ed ho
creato la mia associazione senza fini politici o confessionali e
autogestita. Vivo in zona di guerra, ne pago il prezzo e assumo i
rischi necessari per aiutare con i miei mezzi modesti i
civili. Raccontare quel che accade realmente mi attira gli
attacchi dei media mainstream e dei loro sostenitori, che cercano di
farmi tacere anche fino a indicarmi come bersaglio. Rischio ancora di
più assumendomi la responsabilità di scrivere questa lettera per
denunciare una situazione osservata quotidianamente e con sempre
maggiori approfondimenti. Non sono spinto da alcun interesse
personale né ho niente da guadagnare. Rischio da molti mesi per
combattere il terrorismo trasmettendo la verità, ciò che affrontano
i Siriani, le loro testimonianze, denunciando gruppi terroristici e
la manipolazione mediatica che strappano tutti i giorni alla gente la
vita. Chiediamo
al popolo siriano cosa desidera per il proprio Paese invece di
parlare in suo nome, di rubargli la voce, la libertà, il presente e
il futuro. Spetta al popolo siriano decidere il proprio futuro e non
a noi di arrogarcene il diritto come abbiamo fatto finora con la
nostra ingerenza illegittima, che si è tradotta in una forma di
dittatura peggiore. Che la democrazia inizi da noi stessi. A
prescindere dalla nostra responsabilità nei confronti dei Siria,
sarebbe quindi tempo di consultare il popolo francese sulla sua
volontà di essere coinvolto in questo conflitto, considerato il
pericolo che esso rappresenta per la nostra sicurezza presente e
futura. Io
chiedo alla mia Francia, Paese che amo e in cui sono cresciuto, di
cessare nel frattempo la condanna di una popolazione e cessare di
incoraggiare gruppi terroristici che già colpiscono le nostre
famiglie, i nostri figli e le nostre popolazioni, quali che siano gli
interessi economici o geopolitici in campo. Non possiamo prendere le
parti né sostenere gruppi armati che fanno una rivoluzione per
riportarci all’età delle tenebre. Signor
Presidente, faccio appello a Lei e scongiuro la Francia,
per i valori con cui sono cresciuto e che mi spingono a perseverare
nella mia azione quotidiana qui, di levare le sanzioni contro la
Siria. Esse penalizzano soprattutto la popolazione non il governo, di
trovare soluzioni diplomatiche alternative a questa guerra in favore
della pace, sia per il popolo siriano sia per il popolo francese che
rischia di subire le ripercussioni per il nostro impegno a favore di
gruppi che seminano il terrore e le cui ambizioni sono chiaramente
internazionali. Augurando
molto coraggio a Lei, Signor Presidente, ed a colui che Le succederà,
colgo l’occasione per porgerLe i miei
più distinti saluti.