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sabato 13 gennaio 2024

For Aleppo


Questo pezzo è dedicato alla città di Aleppo e al suo passato, presente e futuro.

I musicisti che hanno suonato alla School of Public Policy della Central European University sono stati:
Anastasia Razvalyaeva - arpa, Albert Márkos - violoncello, Tijana Stanković - violino, Zsuzsanna Tóth - flauto, Zoltán Bordás - riq, Adam Hosman - tabla egiziana.

Composto da Gábor Berkó
Prodotto da Adam Hosman




Pierre le Corf  da Aleppo:  "E se alla fine bastasse amare? Bravi e grazie a tutti coloro che ogni giorno regalano un po' di magia e di amore per chi ne è privo, qui e ovunque voi siate.
Da Aleppo, mani e cuori. Al di là della guerra, delle sanzioni ecc.  nel mondo ci sono cose peggiori del "coronavirus"... credo che più persone stiano lentamente morendo ogni giorno per stanchezza mentale, solitudine, mancanza di sostegno, mancanza di speranza... il vuoto si instaura se l'amore e il contatto non persistono... e la morte si nutre del vuoto. 
Con amore, dunque"



venerdì 21 febbraio 2020

Pezzi di vita ... da Aleppo finalmente libera

Il volontario francese Pierre Le Corf raccoglie nel suo diario i commoventi preziosi racconti di vita dei ragazzi di Aleppo di cui si prende cura.
Ne riportiamo uno, per capire cosa significa per un popolo che non desidera altro che di poter vivere in pace aver sopportato per 7 anni ogni giorno la minaccia di centinaia di mortai e razzi, paura, freddo, fame, esodo forzato, perdita di speranza; nell'evidenza che quei terroristi e soprattutto le organizzazioni straniere che li manovrano hanno distrutto il Paese ma non la volontà di resistere.


"Mi chiamo George e ho 16 anni. Ho imparato molto dalla guerra, abbiamo assunto grandi responsabilità e abbiamo guadagnato forza, capacità di resilienza ... abbiamo imparato a resistere per ciò in cui crediamo, a non lasciarci indebolire, per resistere, per capire il valore della nostra vita e per rafforzare la nostra volontà di farne qualcosa di positivo.
Ci sono stati momenti buoni e cattivi, il più bello è stato quando ho ritrovato mio cugino che non vedevo da 5 anni, ricordo che ci siamo abbracciati e pianto ... sì, siamo cresciuti insieme, ma quando la situazione si è deteriorata ad Aleppo lui si è rifugiato a Damasco, anche mio fratello è espatriato in Libano.
Conservo in me anche molti vissuti di bombardamenti.. Ricordo che una volta ero nel mio letto e un colpo di mortaio è caduto a qualcosa come 7 metri di distanza, sono stato fortunato. Quel suono ... gente che urlava ... la mia famiglia ha deciso di lasciare Aleppo per Tartous, 2 mesi dopo siamo tornati. Una delle cose che mi fa più male di ogni altra è il fatto che la maggior parte dei miei amici ha dovuto espatriare durante la guerra.
All'inizio non potevamo uscire, era troppo pericoloso, ma col tempo ci siamo abituati, abbiamo imparato a conviverci perché la vita deve continuare, siamo dei ragazzini che devono crescere e malgrado tutto dobbiamo avere speranza per il futuro.
Purtroppo c'erano molte volte in cui non avevamo altra scelta che semplicemente sopravvivere. Siamo stati sotto assedio per un po', non riuscivamo più a trovare cibo, non c'era più acqua, abbiamo provato ad attingerla dai pozzi ma spesso erano stati avvelenati, ... tutto questo mentre continuavano pesanti bombardamenti su di noi , proiettili che cadevano dappertutto ... eravamo intrappolati nelle nostre case, a volte per intere ore.
L'esercito libero (FSA), Al Nosra ecc. sono arrivati nelle nostre strade ma non sono riusciti a ottenere quello che cercavano perché è il nostro Paese e siamo rimasti qui, io odio l'idea di andarmene dalla Siria perché non ne vedo l'interesse, non c'è niente per me fuori, questo è il mio Paese, il nostro futuro è qui, la nostra vita è qui.
Di quello che sta succedendo qui, ancora una volta l'esercito libero (ESL o FSA), Al Nosra o gli altri gruppi sono quelli che ci massacrano, non il regime o l'esercito regolare siriano, come dicono i vostri media in Europa, questa è propaganda e molte persone lo sanno ma non lo dicono e non fanno nulla al riguardo ... i soldi, i soldi fanno tutto ... ma qui è la nostra vita e qui resteremo.
Spero che la vita torni bella come prima, ritrovandoci tutti come un'unica famiglia, amici, fratelli e sorelle, e spero che questa guerra sia alla fine".

domenica 12 gennaio 2020

Pierre Le Corf si trova qui: Aleppo, sotto le bombe


12 gennaio 2020
Si dice 'tregue'...
Nessuna descrizione della foto disponibile.... nel frattempo ad Aleppo i bombardamenti terroristi continuano su siriani che non chiedono nulla se non di poter vivere le loro vite normalmente. L' attacco oggi è stato veloce ma spaventoso da dove eravamo, alcune dozzine di mortai. 
6 quartieri sono stati attaccati simultaneamente.
Sapete qual è la cosa peggiore? Come durante la battaglia di Aleppo, è puramente gratuito e punitivo. Anche se siamo bombardati quotidianamente, ogni volta che l'Esercito libera una città o un villaggio loro ancor più lanciano colpi di mortai e razzi per qualche giorno sulla città. "Loro", sono gli stessi gruppi che ci assediavano e che sono stati respinti di pochi km dopo la liberazione. I "ribelli" come piace chiamarli in Europa.
Pierre

martedì 23 luglio 2019

Nuovo appello del Papa: “Che si affretti la pacificazione della Siria!”. Confermiamo: per Idlib, per Aleppo, per la Siria tutta!

In un comunicato apparso sul sito del Patriarcato Melkita, sua Beatitudine il Patriarca Joseph Al-Absi esprime il suo gradimento circa la visita del Cardinale Turkson, accompagnato da S.E. Nunzio Zenari, al popolo siriano e alla leadership siriana: “con un messaggio di amore e pace trasmesso al popolo siriano e alla leadership siriana, ha iniziato la sua visita in un incontro con il presidente siriano Bashar al-Assad e ha trasmesso un messaggio di Sua Santità che esprimeva il suo sostegno alla Siria”.

OraproSiria, con i religiosi siriani, accoglie con speranza l'intervento del Papa: l'appello alla pace è sempre importante, soprattutto aiuta a non dimenticare il dramma di un popolo in guerra.  Ma è importante sottolineare anche la risposta che lo Stato siriano ha dato a questa interpellanza: se si vuole la pace, occorre che chi arma il conflitto dall'esterno venga messo alle strette, sia fatto oggetto di pressione internazionale da chi può..   E, aggiungiamo noi, che si smetta di celebrare come eroi persone che hanno compiuto stragi indossando e sdoganando in Occidente un elmetto bianco come fossero un gruppo di angeli della salvezza, quando sono una organizzazione terroristica..  Occorre ricordare anche le vittime che ancora i terroristi di Idleb continuano a mietere, come ci ricordano le testimonianze qui sotto.

L'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso, occhiali e primo piano
Susanne Der Karkour, 61 anni,
insegnante cristiana,
violata per 9 ore,
 assassinata e lapidata
dai jihadisti di Idlib

Padre Firas, francescano, da Aleppo ribadisce a Radio VaticanaNon dimenticare i cristiani di Idlib

"A Idlib la crisi umanitaria è più grave che altrove per quanto riguarda i cristiani in quanto i jihadisti li hanno cacciati da casa, li hanno uccisi. L’ultimo episodio è accaduto una settimana fa: una professoressa cristiana è stata violentata e alla fine lapidata. "La situazione è davvero preoccupante” afferma padre Lutfi."

(ascolta qui l'appello audio)

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Da Aleppo, il volontario Pierre le Corf, comunica brevemente il drammatico bombardamento accaduto nella giornata di ieri:


Ho smesso di pubblicare, ho provato a staccare, ma tutto non fa altro che ricominciare sempre peggio... Gli attacchi si moltiplicano, le persone muoiono e a decine sono feriti, i terroristi hanno fabbricato missili grad e munizioni che aumentano le loro capacità di gittata...
Ieri nella strada in cui ero, un'ora dopo è stato un massacro... La piccola Nawal ha avuto la gamba strappata da un proiettile; ieri altri non hanno nemmeno avuto questa chanche...
Nel frattempo in Europa, i grandi titoli su un cosiddetto portiere di calcio cantante della rivolta o un eroe dei caschi bianchi che difendono "la libertà" uccisi nei bombardamenti dell'aviazione... 
La loro storia indorata all'oro puro, darebbe quasi pure a me lacrime agli occhi se non sapessi che uno faceva parte di al-Nusra e l'altro dell'ISIS, con tanto di foto e video a sostegno...
Tutto ricomincia come fu per Aleppo, le bugie e le manipolazioni... E intanto dove sono i grossi titoli su tutti i bambini e le persone che muoiono qui? Dove è la piccola Nawal??

L'immagine può contenere: una o più persone
Per conoscenza: DaIl'istituto di medicina legale di Aleppo, ecco il risultato dei morti per attacchi missilistici durante la settimana: 15 martiri, più 34 feriti a causa dei razzi lanciati da Al-Nusra e i suoi alleati sui civili abitanti nella città di Aleppo..

venerdì 11 gennaio 2019

Il popolo siriano muore di freddo sotto l'inasprimento delle sanzioni occidentali


Pierre Le Corf

Da Aleppo, 8 gennaio 2019


A volte è difficile  sentirsi così impotenti nonostante questa grande bolla di speranza dentro... Le sanzioni qui sono letali: tanto quanto il governo siriano sta lavorando con i suoi alleati per contrastare il soffocamento occidentale, altrettanto avremmo molto meno sofferenze se la finissimo con questa doppia guerra in colletti bianchi.
Non commettete errori al riguardo: non si tratta di punire il governo siriano, ma si tratta di vessare proprio le persone, creando così pressione sociale, economica, umanitaria e militare, ormai non solo sostenendo i terroristi, ma anche cercando di colpire la popolazione con una mano attraverso le sanzioni e con l'altra forzando la partenza dei siriani verso l'Europa per ferire il Paese nel suo cuore e togliergli il suo sangue, svuotarlo della sua gente. Ci sono talmente tante persone che devono ricominciare da zero ancora e di nuovo... tante situazioni inestricabili ancora oggi... Questo è lo status quo in una gran parte di Aleppo.
L'immagine può contenere: una o più persone e spazio al chiusoUna delle mie amiche che vive a Khalidyé, i figli non si preoccupa più nemmeno di tenerli dentro casa, perché devono respirare; io li guardo: giocano alla "dinette" dietro la moschea nella strada principale, sul marciapiede dietro montagne di sabbia. Sulla sinistra c'è un cecchino, davanti c'è un cecchino. I mortai cadono regolarmente, almeno 3 o 4 al giorno in questo quartiere ... ed è davvero violento ... Non saprei come descrivere meglio, dovrei mostrare immagini crude di persone, di bambini con la testa divisa in due, di viscere ... sono proiettili usati per ferire e uccidere.

Quest'anno sarà decisivo sia dal punto di vista militare che diplomatico.
Il governo francese ha avuto ed ha un enorme coinvolgimento negli eventi di qui e tutto questo a fianco di gruppi terroristici, registrati in Francia come organizzazioni terroristiche... Se i giubbotti gialli sono così attivi sul terreno per difendere i nostri diritti, spero che essi sapranno anche ricordarsi di un'agenda meno conosciuta, ma che ha un enorme impatto sulla nostra politica, sulla nostra sicurezza e sul nostro futuro, vale a dire il nostro coinvolgimento militare e diplomatico internazionale, le tante terribili scelte fatte negli ultimi anni, delle quali le persone semplici qui o in Francia pagano il prezzo... E se taciamo siamo tutti responsabili!

giovedì 6 dicembre 2018

Aleppo e la battaglia .... delle informazioni


Pierre le Corf da Aleppo 
4 dicembre 2018
Oggi è necessario un piccolo chiarimento: molte cose si stanno preparando, l'inizio del prossimo anno sarà complicato qui e temo qualche cosa di molto cattivo per il 2019... ripenso proprio a tutto quello che è successo e non voglio immaginare che questo possa ricominciare daccapo. Ne ho prese un bel po' da molti presunti media, durante la guerra fino alla liberazione, per aver trasmesso semplicemente quello che viviamo qui. Molti pseudo giornal-attivisti lavorano con accanimento ancora oggi per sminuire quello che condivido e togliermi credibilità... mi sono imbattuto in un articolo di Le Monde, scritto dal capo del suo Dipartimento Internazionale, un certo C Ayad che prova a farmi a pezzi con delle bacchette cinesi: "Pierre Le Corf ha attivamente lavorato ad assimilare tutti i ribelli a dei terroristi - mentre il numero di jihadisti non ha mai superato il 10 % dei ribelli di Aleppo, secondo le stime più alte dell'Onu- e a nascondere la sorte dei civili dei quartieri orientali. Per quanto riguarda i terribili bombardamenti che ha potuto descrivere, si trattava di bombole di gas montate su razzi artigianali. Niente di paragonabile alle bombe perforanti di una o due tonnellate dell'aviazione russa o dei barili di esplosivi scaricati dagli elicotteri del regime."
Prima di tutto, se venite a dire ai siriani che c'era solo il 10 per cento di terroristi ad Aleppo, vi prenderete una scarpa in testa. Se verificate le notizie (rapporti dei servizi di intelligence interni in Francia) vedrete che rigorosamente tutti i gruppi conosciuti e affiliati che ci assediavano (e ancora oggi sono nella periferia) sono considerati organizzazioni terroristiche dalla Francia. Quindi in Francia sono dei cattivi, mentre qui sono dei bravi combattenti della libertà? Ridicolo, ma più è grossa (la bugia) più passa. In secondo luogo, vi potevate immaginare che dei mezzi di comunicazione di tale diffusione avessero il coraggio di dire che morire sotto razzi artigianali non è così terribile come morire sotto le bombe di aerei? Non voglio nemmeno entrare nei dettagli riguardo l'assedio terrorista di Aleppo Est: i civili che venivano utilizzati come scudi umani dai terroristi, le fatwe sulla esecuzione sommaria di persone che erano sospettate di parteggiare per il governo...
Ho avuto una tremenda voglia di vomitare leggendo questo, la sofferenza è la sofferenza, quella degli uni sotto le bombe non è superiore a quella degli altri sotto i razzi, qualunque sia il modo o il talento che possiate avere di giocare con le parole per aumentarne o attenuarne gli effetti. Nessuno ha idea di quello che è successo ad Aleppo e della manipolazione, delle bugie, di quanto il terrorismo sia stato sostenuto dall'Occidente. Mi sono abituato a questo piccolo raggiro organizzato da circa una quindicina di persone che sono arrivate al punto di mettermi in pericolo durante la guerra. Vigliacchi che battono sulle loro tastiere senza mai avere personalmente assistito a nulla di ciò che descrivono... è questo il giornalismo? E' morto quando Aleppo è stata liberata.
Credo che chiunque voglia capire cosa sta succedendo in merito alla disinformazione in Siria dovrebbe imparare dalla storia e da alcune definizioni che infine chiariscono un metodo.
È un argomento tabù ma me ne infischio, sia per gli Armeni, sia come durante la Seconda Guerra Mondiale, alcuni hanno rifiutato l'esistenza di massacri che purtroppo hanno avuto luogo: si è chiamato questo "Negazionismo". Ecco la definizione di negazionismo: "L' approccio del negazionismo è caratterizzato dall'uso di una metodologia parziale e disonesta, che realizza la selezione, l'occultamento, la mistificazione o la distruzione di informazioni che confermano l'esistenza del genocidio, mentre i fatti sono stati sicuramente accertati. Inoltre, le sue motivazioni non sono solamente la ricerca di fatti storici, ma nascondono retro pensieri politici o di partito." Vi lascio riflettere; non si tratta di un concetto, ma di un metodo per orientare l'opinione pubblica, non esitando a distruggere messaggi e messaggeri dentro un obiettivo preciso che appartiene a coloro che lo praticano.
In 7 anni di guerra. Ad Aleppo sono 13.000 i morti dall'inizio della guerra e circa 40.000 i feriti nei bombardamenti terroristici che sono stati cancellati dalla storia o che sono stati sminuiti, 8.000 morti a Damasco e quasi 25.000 i feriti.
Evito di commentare gli eventi politici ma oggi quello che succede in Francia dimostra che dopo aver visto 100 volte lo stesso trucco di magia, la gente comincia a porsi domande e capire che li si prende per cretini. I prestigiatori vedono calare il sipario. 
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"L' inferno è lastricato di buone intenzioni, come si dice. Stavo cercando del cartone nei resti di una fabbrica occupata dai terroristi, ne ho trovati tanti ed è ideale per accendere un fuoco e scaldarsi."

Aleppo, 25 novembre
4 quartieri sono stati bombardati con razzi contenenti armi chimiche, cloro ... è difficile, molte persone stanno soffocando ... mi brucia il naso anche indossando una maschera ... Durante la battaglia ci hanno bombardato con bottiglie di gas razzi con cloro ma ovviamente ciò è stato cancellato, la gente cancellata, la verità cancellata ... Persino i rapporti ufficiali delle Nazioni Unite mentono grossolanamente ... qui la gente muore gratis. Se fossimo in Idleb questo sarebbe in vista nella prima pagina dei media e le navi da guerra sarebbero già in strada per colpirci come negli ultimi due anni, su delle bugie ... Cosa accadrà ora nei prossimi mesi ? Cosa ci sta aspettando ?? bugie e bugie, morte e violenza. 

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Aleppo, 24 novembre :Per i bambini, raccolta di giocattoli e vestiti caldi
 Stiamo già comprando e prepariamo giocattoli per bambini durante il mese di dicembre, ma quest'anno se avete giocattoli, peluche, vestiti che non usate più, con i volontari cercheremo di raccogliere in novembre e riciclare come nuovo per distribuirli negli ospedali - campi profughi - associazioni...  L' idea è che non distribuiamo solo regali, stiamo facendo un piccolo quaderno che verrà distribuito ai bambini e alle famiglie nello stesso tempo (lo stesso nel Ramadan) che è composto da messaggi per bambini, note importanti sulla vita in guerra, Un buon pretesto per condividere un messaggio di speranza e amicizia e visitare le persone in tutta Aleppo. Facciamo lo stesso nel Ramadan, non si tratta di religione, si tratta di persone e di umanità.
L'immagine può contenere: scarpe, pianta e spazio all'aperto



Aleppo, 22 novembre 
Mentre andavo a vedere un amico, davanti alla loro casa, un piccolo razzo si apriva per fortuna senza esplodere. Ne cadono alcune decine ogni giorno in molte zone dell'Ovest di Aleppo. Nel frattempo proviamo a fingere che tutto vada bene, anche se tutto va meglio ci sono ancora 8.000 terroristi nei sobborghi e continuano a colpire la città fino al massimo della loro portata di tiro. Il centro storico della città è ora liberato, i quartieri dove si concentravano i turisti di tutte le nazionalità sono diventati più o meno sicuri, ma non possiamo fingere e non saremo in grado di fingere quando tutto di nuovo esploderà per la grande battaglia, tra pochi mesi al massimo. Molti Paesi stanno preparando i loro giochi, sarà molto violento sul campo ma anche con le parole, la propaganda riprenderà tutto il suo slancio per questa ultima corsa in cui si giocherà il destino di tutto il Medio Oriente. Non ho modo di pubblicare su questo argomento perchè la maggior parte del mio tempo va con il lavoro umanitario qui, ma osservo da lontano gli " avvoltoi di Aleppo" che girano nell'aria e affilano le loro penne. Vedremo, ma li vedo arrivare a 1000 KM con le loro grandi unghie. Opportunisti che vivono di questa guerra da molto tempo e che non immaginano o rifiutano di vedere il vento girare. Spero che molti si sciacqueranno i denti, ... tutte queste bugie, manipolazioni, ... il tempo parlerà.

martedì 2 ottobre 2018

Ad Aleppo, un lavoro educativo


di Pierre le Corf
Pubblico poco ma va tutto bene, ho solo un sacco di lavoro invisibile per il momento.
Abbiamo un programma con i bambini per sensibilizzare alla non violenza in generale, sia nei confronti delle persone che verso animali, in particolare dei gatti, cani e uccelli.
L'immagine può contenere: 2 persone, bambino e spazio all'apertoL'immagine può contenere: una o più personeL'immagine può contenere: 1 persona, bambino
L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute, bambino e spazio al chiusoL'immagine può contenere: una o più persone e persone seduteL'immagine può contenere: 1 persona, con sorriso

Non c'è solo molta violenza all'interno di alcuni bambini a causa della guerra, ma anche un sacco di incomprensioni e di ignoranza. Chi ruba un uovo oggi poi ruberà un bue, chi batte un animale adesso, poi sfogherà la sua violenza altrove e sugli altri in futuro. Un giorno sui suoi figli? Su sua moglie?
Per quanto riguarda i bambini che ho in classe o nei miei programmi, si tratta di dare loro alternative di vita, insegnando loro a fare scelte positive e ad esternare ed espellere ciò che li ferisce, altrimenti le stesse armi che li hanno feriti loro le useranno per ferire altri.
Nel frattempo il nostro rifugio è sempre aperto, la nostra strada viene sempre bombardata, è successo sia ieri che l'altro ieri, ma tutto va bene.
We are superheroes

domenica 18 marzo 2018

"La Ghouta inizia ad essere liberata, mentre i nostri media continuano a istigare volontariamente la morte."

di Pierre le Corf da Aleppo



Ci sono ancora quartieri in periferia dove sventola la bandiera nera, sempre la stessa bandiera che circondava Aleppo su ogni linea del fronte; le famiglie vivono ancora sotto i continui bombardamenti dei terroristi e dei loro cecchini, queste lenzuola servivano a proteggerci dal mirino dei cecchini nel centro cittadino. Quando ripenso a tutto quello che abbiamo vissuto qui, non posso impedirmi di guardare a tutto quello che si scrive su internet riguardo alla Ghouta, le bugie e il fatto che continuano a cancellare semplicemente dai loro reportage le centinaia di morti di Damasco, come per Aleppo... sono solo triste e disgustato. La morte a geometria variabile.

Nel migliore dei casi, suppongo che lo schema sarà lo stesso: accanimento continuo e propaganda di massa, eliminazione ed emarginazione di qualsiasi contenuto - persone, ecc., che contrasti la narrativa ufficiale e poi di nuovo non si parlerà più della Siria, sarà cancellata dalla carta ed anche le persone che testimonieranno quello che hanno vissuto lì, le stesse per cui si facevano gli “in evidenza” dei giornali, saranno cancellate. 
 Quando eravamo assediati dai terroristi ho spesso pensato che Aleppo sarebbe caduta nonostante l'intervento dei Russi, c'erano decine di migliaia di jihadisti dentro e intorno alla città; eppure mi chiedevo spesso se questa guerra per procura con lo scopo di indebolire il Paese non fosse invece un semplice primo passo verso qualcosa di più grande preparato sullo sfondo.
Questa sarebbe una possibilità ed io preferisco di gran lunga il primo scenario, la ripetizione di Aleppo e che si finisca una volta per tutte, che il Paese possa andare avanti ma soprattutto che le persone possano vivere in pace senza avere la morte sopra la testa da un lato e dall'altro. Stanno preparando una seconda versione della guerra? Non lo so, ma c'è un'espressione in arabo che rappresenta bene ciò che mi spaventa "Iza ma kebret ma btzghar" (se questo non esplode, non può nemmeno rimpicciolire)... 
 La gente continua a scappare dalla Ghouta e raggiungono Damasco nonostante i terroristi che bloccano i corridoi umanitari sparando a vista su chi passa.... 


Pian piano mentre il fumo si dirada, si scoprono (come all'epoca si scoprirono per Aleppo) scorte di materiale per creare armi chimiche, negli stessi luoghi in cui il sedicente Esercito Libero aveva attaccato la popolazione: all'epoca avevo visto sacchi di cloro provenienti dall'Arabia Saudita, un'intera scuola era stata trasformata per confezionare proiettili per mortai e razzi con bombole di gas. 
Qualunque cosa accada, a dispetto di vincere la guerra, continuano e continueranno nel tentativo di riscrivere la storia a monte, mentendo su ciò che la gente dovrebbe ricordare. Ma io dico, e lo ripeterei mille volte se necessario: non credete a tutto ciò che leggete dovunque, conservate la prospettiva... qualunque cosa accada il tempo parlerà.






Momenti storici... mi fa male il cuore ma sono così felice che finalmente succede, la Ghouta inizia ad essere liberata. Ci sono centinaia di video, ho semplicemente copiato e incollato i primi che uscivano e tradotto quello che dicono.


"Grazie a Dio siamo vivi, benvenuti.. vi abbiamo aspettato in questi 5 giorni. Loro ci hanno dato del pane raffermo, qui ci sono dei bambini e siamo tutti affamati. Grazie a Dio abbiamo potuto fuggire; avevamo perduto la speranza alla fine. Ci sentivamo tra l'inferno e il paradiso, adesso stiamo entrando in paradiso. "L'esercito dell'Islam" ha sparato a mio marito; lo hanno ucciso perché voleva partire. I miei bambini non hanno più il padre. Me ne lamento con Dio! E' un esercito di criminali: non dell'Islam. Il sole splende ancora su di noi, i nostri bambini sono stati privati delle scuole. Essi avevano paura, fame e dovevano cambiare posto quasi ogni giorno. Grazie a Dio l'Esercito siriano è arrivato in nostro soccorso. Noi siamo morti, i nostri cuori anche; io non ho più i bambini, nessuno, nessuno se non Dio. Loro hanno bruciato le nostre case, tutte carbonizzate. Io non ho più nessuno.. le nostre case sono distrutte. Non sappiamo dove andare, grazie Dio per averci accompagnato. Siamo stati per un mese nel seminterrato, e quei terroristi continuavano a spararci ogni volta per impedirci di andarcene. Chiedevamo loro il pane per dare da mangiare ai bambini.. ma loro dicevano: Non ce l'abbiamo, siamo assediati. Possa Dio torturarli come loro hanno fatto con noi! Che Dio dia forza all'Esercito! Sette anni di inferno, sette anni che noi aspettiamo questo momento. Tutta la gente lì dentro vuole andarsene perché stanno soffrendo, ma loro hanno bloccato le uscite: non vogliono lasciarci partire, ma tutti vogliono partire. Eravamo sotto schiavitù e ora siamo sotto il governo siriano; la loro "libertà" è una menzogna, noi non vogliamo che il nostro governo. Questa è la vera libertà. Di cosa vuoi che ti parli? Delle estorsioni? Delle umiliazioni? Parla senza vergogna.. le sigarette erano vendute a 1700 lire siriane l'una (un euro vale circa 580 lire siriane n.d.t.), le nazionali a 1700 SYP l'una! Solo due giorni fa erano a 800 e domani saranno ancora di più. Ma loro non resteranno: finiranno nella spazzatura della storia. Ma voi siete in ritardo: voi dovevate venire già 5 o 6 anni fa!! Abbiamo dovuto aspettare 7 anni per uscire da questo assedio. Siamo al sicuro adesso, noi eravamo usati dai terroristi. Era l'inferno: loro ci vendevano il kilo di zucchero a 2500 lire siriane. Loro si sono appropriati di tutto il cibo e degli aiuti donati dalla Croce Rossa. Tu gli chiedevi un Kg. di farina e loro dicevano che non l'avevano. La gente voleva cibo, voleva mangiare, stava morendo; i bambini non avevano da mangiare da più di due giorni e piangevano. Da dove prendiamo il cibo? Non abbiamo avuto niente, che Dio li maledica! Ci strangolavano, fingono l'Islam, non hanno niente a che fare con l'Islam Noi abbiamo marciato per protesta ma loro hanno ucciso delle persone. Dissero che ero molto simile ai miei fratelli a Damasco e non ci lasciavano partire, così io sono fuggito attraverso i frutteti. Hanno bruciato la mia casa, preso le mie moto e non mi hanno lasciato niente. Per loro ero un traditore solo perché ho detto loro che i miei fratelli abitano a Damasco. Io ho settant'anni, sono nato nel 1948, ma non ho mai visto niente di simile a quello che ho visto da questa gente. Giuro davanti a Dio, ci massacravano. Sono dei terroristi, degli oppressori senza timor di Dio. Ci hanno massacrato: io ho perso due figli.. li hanno uccisi! Eravamo controllati da poche persone che non sanno nulla della vita: nessuna educazione, nessuna comprensione, niente studi. Non valevano nulla, non avevano un soldo e ora sono pieni di soldi. Comprano case, macchine, terreni.. 7 Anni di sofferenza, noi siamo civili della Goutha orientale, i loro bastardi sceicchi non sono meglio di loro. Hanno rubato il nostro denaro, le nostre case, la nostra terra e distrutto ogni cosa. Non ci hanno lasciato niente: né l'acqua né il cibo. Questi cani hanno rubato anche il cibo degli aiuti umanitari. Loro non lasciavano partire nessuno, noi eravamo arrabbiati volevamo andarcene e loro affamavano i nostri bambini. Là è tutto indescrivibile, dicosa vuoi che ti parli? Orrore, nessuna possibilità della vita, di vivere lì, affatto! Giuro su Dio che non abbiamo visto il sole per 19 giorni, eravamo sotto terra aspettando l'esercito. Loro non ci lasciavano partire attraverso i corridoi umanitari e se solo cercavi di uscire ti sparavano."

Ci sono centinaia di testimonianze come queste, centinaia che non appariranno mai nei nostri media che continuano a vendere volontariamente o ciecamente la morte... ho voglia di scrivere tante cose ma non ho le parole, da un lato sono così felice di vedere le persone che possono finalmente uscire... ma anche ho troppa rabbia e tristezza, tutto quello che abbiamo vissuto qui... non avete idea di quanto vi stiano manipolando per mantenere la guerra qui fingendo di voler proteggere queste persone, anche questo è una bugia: non si tratta di proteggere le persone ma di mantenere a tutti i costi le zone terroristiche per non perdere la guerra e guadagnare tempo, d'altronde ho paura che Francia e Stati Uniti accelerino i loro piani contro la Siria.
Ora che le persone sono libere, poco a poco, vedrete, come per Aleppo, saranno cancellate se nulla di nuovo succede.. Restano ancora molti civili da dover far evacuare, questi sono usciti da una cittadina presa dall' esercito siriano, nel resto della Ghouta le persone sono condannate ad aspettare l'avanzata dell'esercito e rimanere in mezzo ai combattimenti, i terroristi impediscono o assassinano le persone che cercano di partire attraverso i corridoi umanitari... come per Aleppo. 
Una guerra rimane una guerra, non posso difendere i metodi che hanno permesso questa liberazione ma allo stesso tempo erano gli unici per permettere alle persone di uscire, e parlo per esperienza con quello che abbiamo vissuto e le decine di famiglie che erano ad Aleppo e con cui sto lavorando. Non c'è tutto bianco o tutto nero ma la realtà in campo è solo talmente lontana da quello che vi raccontano, i pezzi del puzzle che sono stati strappati tanto importanti per rimettere tutto in un contesto...

Allo stesso tempo a Afrin, una situazione posta sotto silenzio... non molto lontano da qui, è l'esodo, l'armata turca invade il nord e bombarda tutte le zone curde, un massacro coordinato in cui i gruppi terroristici di Aleppo continuano a fianco dell'esercito turco contro i curdi.

Siamo domenica 18 marzo, e sinceramente, nonostante i bombardamenti terroristici su Damasco che fanno ancora molti morti, sono felice di vedere questo, un secondo passo verso la pace... ma ho paura di farmi illusioni. 
A volte perdo le parole, da mesi faccio fatica a scrivere perché sono esausto della situazione e del prezzo da pagare quotidianamente per continuare a pubblicare quello che succede qui e combattere per le persone, affrontare gli avvoltoi... Ma quello che succede ora mi dà nonostante tutto speranza.

Pierre le Corf 

mercoledì 27 dicembre 2017

A un anno dalla liberazione di Aleppo

Si è celebrato in Aleppo, nei giorni precedenti il Natale, l'anniversario di un anno dalla liberazione. Un evento festeggiato con giubilo dagli abitanti, nonostante il rancore di quelli che sono stati espulsi (un esempio qui) e la stizza dei commentatori che virgolettano la parola 'liberazione' e preferiscono parlare di 'caduta', avendo sperato che Aleppo diventasse la capitale della propagata 'Siria-Libera'.
 Ringraziamo il volontario bretone Pierre le Corf che ci racconta con la consueta franchezza, incurante delle ingiurie di cui la stampa filo-ribelli lo ha ricoperto, come stanno le cose nel vissuto di chi è sul posto. 
   Ora pro Siria
(trad. Gb.P.)
Ecco, ad un anno dalla liberazione di Aleppo (ed io soppeso bene le mie parole quando dico liberazione), si è tentato di "tagliarmi la testa" l'anno scorso scrivendo articoli vergognosi su di me per screditare il mio racconto, screditare me o il mio lavoro. ... Lo ripeto come l'anno scorso e lo ripeterò, nessuno di quelli che sono qui che hanno vissuto la guerra ad Aleppo Ovest o un poco in Aleppo Est, si figureranno per un solo secondo "una caduta". Quindi continuate, insultatemi, ma questo non cambierà la storia, perché il tempo parlerà. La vita rivive qui, anche se la città rimane quotidianamente un bersaglio per coloro che portano sempre la "libertà" a colpi di razzi.
Avevo pubblicato la fotografia di questa bandiera nera dalla finestra di una famiglia che ho visitato all'epoca quando France 2 (Emittente TV francese) aveva fatto il suo piccolo reportage su Aleppo Ovest https://www.facebook.com/heroesworldtour/videos/1211332675598163/ .
Questa bandiera sventolava quasi ovunque, in ogni quartiere "ribelle", dal momento che sì, NOI eravamo sotto assedio, noi avevamo solo una strada che i terroristi (i ribelli) a volte conquistavano tramite auto con a bordo jihadisti suicidi, di questo nessuno ha mai parlato quando ad esempio nel 2014 l'assedio fu totale per 6 mesi e gli 1,3 milioni di persone venivano affamate e ancora peggio.
Ciò di cui avete avuto testimonianza in occidente è l'assedio dell'assedio, quando l'esercito ha accerchiato l'assedio dei terroristi, fino alla liberazione della città. Ogni giorno quando cammino per la strada i ricordi si riaffacciano alla mia vista, come quelle schifezze che cadevano, quei proiettili esplosivi, quei razzi, quei colpi di mortaio inviati gratuitamente per uccidere e costringerci a partire. E' stato un massacro tanto per l'Ovest che per i ricordi delle famiglie con cui lavoro nei vecchi quartieri dell'Est durante i bombardamenti dell'aviazione, quando le persone non potevano fuggire dai quartieri Est pena l'esecuzione da parte dei "ribelli"; o un bambino che mi ha detto di aver mangiato delle spugne, mentre c'erano tonnellate di pacchi alimentari custoditi dai terroristi per tenere l'assedio il più a lungo possibile, pacchi di cui ho pubblicato le immagini; torture ed esecuzioni pubbliche dei molteplici tribunali islamici che facevano funzione di governo, di cui ho pubblicato le testimonianze video... Più i bombardamenti dell'aviazione uccidevano, più questo finiva: è triste e potrebbe sembrare irreale e atroce, ma non ho motivo di mentire. Siamo stati liberati, sia la parte Ovest che quella Est.
Ora si tratta di avanzare verso il futuro, un immenso lavoro di ricostruzione, di scommesse sul futuro... ma la gente è ferita. I bambini, i giovani con cui lavoro hanno vissuto così tanto dolore... hanno visto famigliari e amici morire, alcuni sono scappati, alcuni sono annegati in mare, e se con la mia esperienza di vita io ho imparato a convivere con i bombardamenti dei terroristi, quando in certi giorni ci toccava correre per vivere, gli incubi di notte... l'impatto su di loro è stato enorme. "Facciamo finta di no, ma la guerra c'è, lei brucia di dentro ed io brucio vivo" è una frase di un ragazzino di 12 anni su una delle sue pagine.
Come in qualsiasi Paese, l'opposizione che ha imperversato durante questi ultimi anni esiste in tutto il mondo e supera le frontiere, un'opposizione che ha le sue ragioni per detestare questo governo, non tutti sono terroristi ... ma sul terreno, qui in Siria è diverso, la gente dell'Est per la maggior parte era ostaggio di questo attivismo asservito al puro profitto militare. Ognuno è libero di avere un'opinione, ma quello che certi di voi non sembrano realizzare è che qui, da una parte e dall'altra siamo stati ostaggi delle vostre opinioni che non erano altro che benzina usata per una guerra telecomandata a distanza dove la vostra approvazione era essenziale. Io rispetto ogni storia e ogni opinione, ma se mai avevate sperato di vedere un giorno Aleppo presa dai gruppi armati, al di là della vostra posizione o opposizione politica, la vostra speranza era criminale nei confronti delle persone, della loro realtà ... e non dell'immagine stereotipata che vi è stata venduta da commentatori e giornalisti seduti dietro le tastiere tesi al perseguimento di un'agenda o di scoop sensazionalistici. 
L'unica cosa sperata qui è la pace, e se qualcuno ha dei dubbi, venite a vedere di persona e parlate con persone che hanno vissuto da entrambe le parti; non ho nulla da guadagnare pubblicando tutto ciò, se non spingervi a rimettere in discussione la vostra percezione di ciò che è stato studiato e finanziato per ficcarsi più facilmente nella vostra testa e spingervi a legittimare questa guerra che non ha altro scopo che quello di far cadere il Paese, come tutti gli altri prima della Siria.
Pierre Le Corf   We are superheroes

sabato 29 luglio 2017

Aleppo: "La speranza è qui qualunque cosa accada e i Siriani sono forti"

Nonostante la mancanza di clienti e la distruzione, le persone cercano di ritrovare la loro vita di prima, hanno riaperto piccoli negozi, una fabbrica di ghiaccio che la gente va a cercare in blocchi per conservare i cibi, meccanici, sarti, panettieri...

Restano anche molti razzi ed esplosivi nella maggior parte delle strade che non sono state sgomberate, alla liberazione molte persone sono morte sulle trappole collocate dai terroristi.

 Nonostante la calma su una buona parte della città, la situazione è difficile, non solo i terroristi ci sparano ancora addosso, ma soprattutto economicamente a causa delle sanzioni votate da molti paesi (tra cui la Francia- e l'Italia n.d.t.) contro la popolazione Siriana che non ha per molti, altro che la scelta se non la speranza di trovare un nuovo inizio migrando in Europa: su una pietra due colpi per l'Europa in termini di meccanismo di guerra per distruggere un paese. Il bersaglio privilegiato? Le persone.
La speranza è qui qualunque cosa accada e i Siriani sono forti.


La fede cristiana è nata in Oriente, in Siria, e la rinascita cristiana deve partire proprio da lì”.
SIR, 27 luglio 2017

Ne è convinto mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo, che in un appello al Sir chiede ai Paesi occidentali di “incoraggiare i profughi a tornare in Siria”: “Aiutateci a rimanere dove siamo nati e dove la Chiesa è nata”.
Sono vescovo da 22 anni – racconta – e 5 anni fa riflettevo per preparare la mia successione e mettere a posto le cose. Poi è arrivata la guerra e mi sono detto: ‘Non è il mio momento, devo fare qualcosa per aiutare il mio popolo’”.
Un “grandissimo problema” è rappresentato dall’esodo dei cristiani: “La prima Chiesa è stata stabilita in Siria, mentre in Palestina i cristiani erano fuori legge qui si riunivano in pubblico. C’è qualcosa di molto speciale nei cristiani di Siria. Ho consacrato il resto della mia vita alla loro permanenza in questa terra santificata dal sangue di milioni di martiri e dalle reliquie di migliaia di cristiani che sono morti in Siria. Lotto per fare tutto quello che posso contro questa emorragia”.

Il vescovo ha lanciato anche il programma “Aleppo vi aspetta”, per invitare i cristiani a tornare nel loro Paese: “Siamo pronti ad aiutare tutti coloro che vogliono, ma non possono. Paghiamo il viaggio e offriamo una casa per 4 anni, li aiutiamo con il lavoro e ospitiamo i figli nelle scuole cattoliche. Se alcune famiglie cominceranno a tornare, potrà cambiare il ciclo e il futuro sarà migliore. Quando la guerra finirà, il lavoro ci sarà e la gente sarà felice di vivere ad Aleppo”.

sabato 6 maggio 2017

Una visita alle sedi dei Caschi Bianchi di Aleppo


di Pierre Le Corf
Aleppo, 1 maggio 2017

Io credo di averne già parlato abbastanza, fatene quello che volete, è una delle mie ultime note a proposito dei Caschi Bianchi. Vi chiedo solo vivamente di tenerlo presente nel caso che qui inizi una nuova guerra.
Gli Stati Uniti hanno iniziato a posizionare le proprie truppe lungo il confine con la Turchia nel nord della Siria e non dubito un solo secondo che il nostro governo (francese ndt) dopo tutto quello che ha investito per rovesciare la Siria non esiterà un attimo a passare in seconda marcia se questa guerra incominciasse.
Volevo essere sicuro di ciò che sto dicendo, quindi sono partito per incontrare parecchie famiglie nei pressi di 3 centri dei Caschi Bianchi ad Aleppo Est.
Anche se alcuni abitanti ammettono che non sono tutti terroristi, non hanno paura di dire che la stragrande maggioranza erano e appartenevano (o appartengono essendo tutt'ora a Idlib) a vari gruppi jihadisti.

Lascio constatare a voi stessi attraverso le foto che mostrano questi diversi ambienti con la presenza di molte cose che non lasciano adito a dubbi circa la loro appartenenza terrorista: munizioni (Doshka, proiettili esplosivi che sono caduti sulla città), la bandiera di Jesh al Hur con 3 stelle (Bandiera del Free Syrian Army, sotto la quale hanno combattuto una serie di gruppi islamici, che vien fatta passare come la bandiera per la libertà, ma è una bandiera per la rivoluzione islamica), bandiere di Jabhat al Nosra (al Qaeda in Siria), documenti e oggetti appartenenti a Jabhat Islamyé, Liwa al Tawhid, Ahrar al-Sham... 
 Se questi nomi non vi dicono niente è perché vi è stato insegnato solo a temere Daesh (ISIS); beh dovete sapere che qui ognuno di questi gruppi è l'equivalente di Daesh, solo il marketing è diverso, ma il numero di morti di cui sono responsabili è anche maggiore di quello di Daesh.
Ho incluso le foto, vicino all'ultimo centro: l'ospedale del 'grande mufti' che era stato occupato dai terroristi e finanziato da MSF ("Medici senza frontiere" molto impegnati politicamente in questa guerra), dedicato alla cura dei combattenti islamici, dove compaiono ancora i loghi di organizzazioni francesi (ma tenute dai siriani-arabi vicini ai gruppi armati) ai lati i loghi di gruppi terroristici.
Molte persone in tutto il mondo celebrano e osannano gli White Helmets. Ma lo sapevate che nonostante il loro incredibile marketing, non sono nati dalle macerie? Sono gestiti in Turchia e sono stati fondati da un ex ufficiale dei servizi segreti inglesi. Ogni loro gruppo, almeno i responsabili, alla luce dei documenti che ho trovato, non percepiscono i loro stipendi (sì, un salario) se non realizzano una quota di contenuti video trasmessi attraverso strumenti tecnici avanzati, finanziati e messi a disposizione (sì, una rete internet costa enormemente qui, quindi in una città sotto assedio, avere delle reti satellitari, non è dato a chiunque. Neppure io ce l'ho)! Un Gruppo fondato con una dotazione maggiore di 200 milioni di dollari ricevuti da non meno di 6 governi compreso quello francese, sostenuto da circa 30 organizzazioni specializzate in "transizione democratica", è un gruppo dove non c'è neppure una donna; formato solo da salafiti, non da altre comunità religiose come gli sciiti ecc. (che loro chiamano infedeli, come chiamano me del resto, solo perché viviamo da questa parte della città). Ebbene, solo con un quarto di tale somma (50 milioni di dollari), potremmo sostenere umanitariamente tutta la popolazione siriana per diversi anni, invece dove pensate che vadano questi soldi?
Per la verità, ci tengo a ricordare che il loro lavoro è reale, aiutano davvero delle persone in pericolo a causa dei bombardamenti dell'aviazione siriana e russa, per questo io ero uno dei primi loro sostenitori, avevo anche pensato di farne parte... Poi qui sul campo ho capito, e sono passato dall'ammirazione al disgusto. Perché? Perché abbiamo affrontato la morte tutti i giorni a causa di questa gente, per i bombardamenti con tutti i tipi di proiettili, sparati con il solo obiettivo di uccidere o ferire la popolazione civile (non c'era esercito presente nel centro della città, eppure centinaia di feriti e morti tutti i mesi, così, gratuitamente..), ho visto gente morire, ho fatto il bagno nel loro sangue, ho visto la morte cadere dal cielo, pezzi di persone per terra... e alla fine mi sono reso conto che questi (W.H.), sono gli stessi che vengono a "salvare" le persone a beneficio della telecamera, gli stessi che qui ci uccidono tutti i giorni, gli stessi che tenevano in ostaggio la popolazione per uccidere e torturare dopo un giudizio sommario dei tribunali islamici quelli che contestavano la loro presenza o cercavano di scappare, gli stessi che faranno di tutto per convincere che loro sono i buoni di fronte ai cattivissimi (esercito siriano e alleati), fino a creare delle messe in scena, sparare sulla popolazione per poi accusare il regime siriano, mentre invece lavorano sotto il controllo totale e principale di al Nusra (Al Qaeda), nonché di numerosi sponsor che lavorano presso governi stranieri.
Quindi ricapitolando: la maggioranza di loro erano combattenti di giorno e soccorritori la notte, di giorno uccidevano, la notte prestavano soccorso alle persone sulle quali avevano portato la morte. Questa a voi sembra grossa, ma lascio a ognuno giudicare e farsi la propria opinione; questo cinema non è facile da capire all'esterno con i confini di questo paese che sono stati chiusi (opportunamente) ermeticamente; loro, che poi fanno 10 conferenze al mese, ma qui si vede la porcheria molto da vicino. Io non dico che essi sono molto cattivi e che hanno di fronte avversari gentili: è una guerra, ed è brutta come ogni guerra, non è tutto bianco né tutto nero, ma non avete idea dell'inganno (dei W.H.). Guardate Aleppo: niente più terroristi all'interno della città (sono a 3 km da qui tuttavia), niente più aerei, la popolazione è stata presa in carico e assistita dal governo (130.000 civili hanno scelto di venire dalla parte controllata dal governo, anche da coloro che non hanno particolari affinità o simpatia per il governo, quando avrebbero potuto andarsene liberamente verso Idlib), non ci sono più combattimenti, basta civili in ostaggio, basta bombe, fine delle morti... Niente più White Helmets! Logico no? A parte i razzi che continuiamo a ricevere dai terroristi alle porte della città, la gente sta tornando a vivere veramente, e se tu fossi qui, chiedendo a chiunque, capiresti subito.
Non ho niente da guadagnare a fare quello che faccio e a dire ciò che dico, al contrario, scrivere e condividere tutto questo da mesi e andare in questi posti è pericoloso, se scrivo queste righe è perché mi prendo la responsabilità di ciò che affermo per aver fatto un controllo incrociato con le testimonianze di molte persone che hanno vissuto con loro. Lo faccio perché chiunque vorrà leggere quello che scrivo abbia la possibilità di conoscere quella parte della storia che è stata accuratamente nascosta e che costa molte vite finché la guerra rimarrà il campo da gioco di queste minoranze sostenute dall'esterno.
Vi chiedo semplicemente di sviluppare un senso critico, non vi chiedo di credermi, vi chiedo di tenere a mente queste cose, magari in un piccolo angolo della vostra testa.. Un giorno vi aiuterà forse a capire e a sostenere che questa guerra deve finire.
Un video che ho fatto in uno dei più grandi centri dei caschi bianchi https://www.facebook.com/pierrelecorf/videos/10155306223359925/

Foto di gruppi e infrastrutture che gestivano sul campo, alcune sono le stesse organizzazioni umanitarie che noi sosteniamo ...
https://www.facebook.com/pierrelecorf/videos/10155508420759925/
 
 (traduzione OpS)

martedì 24 gennaio 2017

Da Aleppo, lettera aperta di Pierre le Corf a Hollande (e a chiunque voglia conoscere la verità)


Incontrai per caso, credo attraverso il dottor Nabil Antaki, una delle sue prime storie raccolte ad Aleppo. Ne fui profondamente colpita e la tradussi.  Pierre le Corf vide la mia traduzione, mi ringraziò, chiese la mia ‘’amicizia’’, i suoi racconti cominciarono ad arrivarmi direttamente ed io continuai a tradurli, sempre più convinta che questo giovane Francese sarebbe diventato un inestimabile testimone della tragedia di Aleppo.

I Siriani sono accoglienti, straordinariamente ospitali e disponibili con l’ospite a prescindere, ma raccontare è un’altra cosa. Una specie di cerimonia che richiede tempo, rispetto e pazienza. Devono capire che sei disposto a partecipare, a rivivere insieme a loro la rievocazione e a credergli.  Ho fatto per tanti anni la ‘’raccogli storie’’ in Siria (di tutt’altro genere: mi sono occupata a lungo della sua narrativa orale) e ho capito subito che Pierre aveva l’attitudine giusta per conquistare la fiducia e il rispetto indispensabili perché i suoi interlocutori gli affidassero le loro esperienze.

 Ultimamente la stampa mainstream ha cominciato a occuparsi spesso di Pierre. Ho letto un volgare articolo denigratorio nei suoi confronti e un suo articolo di risposta. Deve essergli costato molte ore di fatica e di tensione per aver dovuto ribattere ad un mucchio di sciocchezze e cattiverie.
  Voglio dirgli che non ha bisogno di ribattere a questi pamphlet. La sua risposta devono essere altre storie. Tante storie. Tutte quelle che riesce a raccogliere. Sono così veritiere, autentiche, efficaci! Quelli che lo attaccano hanno capito dove sta la sua forza e cercano di distrarlo.
  Bravo Pierre. Continua a far sentire la voce e le storie dei Siriani vittime di questa sporca guerra. Grazie.
           Maria Antonietta Carta   
                                                                                       
Da Aleppo, lettera aperta a François Hollande, Presidente della Repubblica Francese e, per conoscenza, ai candidati alla Presidenza della Repubblica.  

Signor Presidente,  
 sto mettendo in discussione i valori con cui sono cresciuto: i valori di un Paese che amo, il mio Paese, la Francia.
   Mi rivolgo a Lei come cittadino francese arrivato senza preconcetti in territorio siriano e vissuto in Aleppo ovest per quasi un anno, prima della riunificazione di questa città; operando come soccorritore umanitario politicamente neutrale. L'esercizio è difficile, sia perché essendo l’unico Francese residente sono nel mirino per la mia testimonianza contro corrente, sia per la difficoltà nel testimoniare le atrocità vissute insieme alla popolazione locale.
Sono infatti testimone di un massacro e di una situazione umanitaria catastrofica di cui il mio Paese è attore e sponsor, in quanto sostiene il terrorismo. Dedico, quindi, questo messaggio a Lei, Signor Presidente, e a chiunque possa considerare una priorità i provvedimenti in favore della pace e della popolazione civile.  
Come tutti gli abitanti di questa città, ho dovuto affrontare ogni giorno la morte e, per la missione che mi sono dato, ho visitato le famiglie che abitavano vicino a coloro che sono descritti come "oppositori" sin dall'inizio del conflitto. Personalmente, ho visto solo bandiere nere su tutta la linea del fronte, come dimostrano le fotografie: segno identificativo di gruppi contro cui noi in Francia combattiamo da molti anni.

  Oggi, la popolazione è unita non per combattere il governo, ma per combattere i gruppi terroristici, a prescindere dagli appellativi che gli si attribuiscono nel tentativo di fare apparire  "moderate" le loro azioni e la loro logica. Questi gruppi armati che si chiamano Al-Jaysh al-Hurr (Esercito libero siriano o ESL), Jabhat al-Nusra (detto anche Fatah al-Sham, un ramo di Al Qaeda) Jayish al-Islam, Harakat al-Nour Din al-Zenki, Brigata del sultano Mourad, etc. Certo, che esiste un'opposizione anti-governativa, come per qualsiasi governo, un'opposizione più o meno pacifica, che è in realtà una minoranza. Dall'inizio e fino ad oggi, quasi tutte le forze che continuano a bombardare Aleppo, sono formate da combattenti di gruppi armati pronti a tutto.  


  Uso il termine "terrorista" perché ad Aleppo non ci sono ribelli, o almeno non esiste alcun fondamento per considerarli tali, e si gioca irresponsabilmente con le parole continuando a definire ‘’ ribelli moderati’’ in Siria quelli che in Francia sono inseriti nelle lista delle organizzazioni terroristiche. Di comune accordo con il governo, i combattenti sono stati evacuati con le armi personali nella regione di Idleb, quasi interamente occupata da diversi gruppi armati e dalle loro famiglie. Purtroppo, molti sono tornati in prossimità di Aleppo ed hanno ripreso i bombardamenti di civili e gli attacchi suicidi, qui come ovunque in Siria.
Tutto ciò che affermo sono in grado di documentarlo. Lavoro ogni giorno da mesi, guerra permettendo, per raccogliere testimonianze filmate e scritte di civili, indipendentemente dalla confessione religiosa e dall’opinione politica e in assenza di personale militare o governativo. Testimonianze che pubblico e trasmetto puntualmente ad una Commissione d’inchiesta delle Nazioni Unite sugli attacchi e i crimini della "opposizione", cercando di mettere questa Commissione in contatto con i testimoni.

   L’attenzione dell’opinione pubblica è stata focalizzata sui bombardamenti di una piccola area con forte concentrazione jihadista, dove ‘’ogni giorno a morire erano civili’’, senza mai specificare che la maggior parte dei civili residenti nella parte orientale di Aleppo era in realtà prigioniera dei gruppi armati che ne impedivano l’allontanamento. È stato attraversando i recenti corridoi umanitari allestiti dai Russi e dai Siriani (fatti conoscere uno o due giorni prima, precisando gli orari di apertura, attraverso l’invio di messaggi telefonici sulle reti siriane MTN / SYRIATEL a tutti i possessori di telefoni mobili,  compreso il mio) che numerosi civili sono stati uccisi mentre tentavano di sfuggire ai gruppi armati che glielo impedivano. Per fortuna, molte migliaia di persone sono riuscite a fuggire al di fuori di tali corridoi, talvolta attraversando zone minate.
    Soltanto pochissimi media informavano che questi civili erano scudi umani, come poi confermato da testimoni. Spesso preferivano descriverli come intrappolati nel fuoco incrociato di una battaglia tra i combattenti rivoluzionari e il governo.  
   Mentre il governo difendeva il suo popolo da terroristi per lo più mercenari stranieri entrati in Siria e armati fino ai denti, fanatici per cui la vita umana ha ben poca importanza, che occuparono le periferie e il centro città bombardando quotidianamente la popolazione di Aleppo ovest e attribuendosi il diritto di assassinare per un sì o per un no i civili di Aleppo est.  
     I gruppi armati presenti sul terreno non hanno mai dato prove della loro «pretesa moderazione» verso la popolazione.  Ho potuto constatare direttamente che essi disponevano di armi e munizioni provenienti da diversi Paesi. Molte munizioni erano francesi, americane, inglesi, saudite etc. Armi impiegate quotidianamente contro la popolazione civile dell’est e dell’ovest sia da gruppi terroristici riconosciuti sia da gruppi schierati sotto la bandiera del cosiddetto Esercito Siriano Libero, in maggioranza costituito da jihadisti che i Francesi cercavano di far passare per combattenti della libertà.
    Sparavano verso ovest dalle zone più densamente popolate dell’est e talvolta dagli ospedali, per limitare gli spari di risposta. Naturalmente, avvenivano combattimenti tra l’Esercito siriano lealista ed i jihadisti. I miei testimoni sono civili dell’est sopravvissuti a questi combattimenti e di cui mi occupo come altre organizzazioni internazionali presenti qui in Aleppo-est. Centoventimila persone prese tra gli scontri (tra cui quindici-ventimila combattenti) corrispondenti anche in gran parte a numerose famiglie che si erano rifiutate di abbandonare le loro case per timore di una occupazione o del saccheggio.  In Siria ci sono pochi affittuari. Ci vuole tempo per diventare proprietario di una casa, ma è un fatto culturale: la casa è il simbolo della famiglia. Il punto essenziale è che abbiamo occultato una realtà: quella di un milione e trecentomila Siriani di ogni confessione abitanti di Aleppo-ovest che cercavano, malgrado la morte onnipresente, di far funzionare le istituzioni e di mandare i figli a scuola o all’Università, Noi li abbiamo cancellati per uno scopo politico, dato che vivevano nella zona controllata dal governo siriano, ma in questo modo abbiamo occultato dieci volte la popolazione di Aleppo-est e, in entrambi i casi, l’abbiamo fatto in nome di una minoranza che rappresenta solo se stessa.
  
 Siamo stati continuamente vittime di attacchi. Tiri di cecchini e attacchi di mortai, proiettili esplosivi, granate, bombole di gas e caldaie ad acqua montate su razzi etc. Non ne siamo stati risparmiati neppure per un giorno. Hanno continuato a cadere incessantemente su strade, edifici residenziali, ospedali, scuole. E neppure un giorno è trascorso senza l’uccisione e il ferimento grave di decine di civili inermi da trasportare in ospedali sovraffollati a causa degli attacchi incessanti, nonostante l’assenza dell’esercito all’interno della città, a parte qualche checkpoint. Esercito e miliziani proteggevano esclusivamente la linea del fronte. Ogni giorno, adulti, bambini, famiglie intere sono stati stritolati da ogni sorta di proiettili.  Mi sto esprimendo come un Siriano, perché anch’io ho vissuto come loro quotidianamente dentro questa guerra.  Sono fortunato ad essere ancora in vita, visto che in Aleppo, come nei veri e propri campi di battaglia, i razzi non prevenivano. Come soccorritore, ho cercato di salvare vite, ma non sempre ci sono riuscito. Persone con braccia, gambe, e altre parti dei corpi lacerate, disintegrate, bruciate. … Non riesco più a trovare le parole giuste per descrivere ciò che la popolazione ha vissuto qui. È stato molto duro da condividere. Ho visto troppa gente morire, e ci si chiedeva semplicemente ogni giorno se avremmo potuto sopravvivere.

    Ho costantemente incontrato profughi interni, e le loro testimonianze sono inoppugnabili. In Aleppo-est, le leggi della Chari ‘a erano applicate da sommari «tribunali islamici» costituiti da combattenti e da sheikh che si arrogavano il diritto, attraverso decreti religiosi ad hoc (fatwa), di imprigionare, torturare, sposare bambini e uccidere a volontà. Dopo la liberazione di Aleppo-est, si è scoperto che i jihadisti disponevano anche di enormi riserve di cibo.

  Ho visto cumuli di pacchi umanitari sufficienti per un anno di assedio, mentre le famiglie testimoniano sull’impossibilità di accedervi e sulla inedia sofferta a causa dell’assedio dell’esercito, ma soprattutto per il monopolio dei prezzi esosi imposti dai gruppi armati, anche cinquanta volte un costo normale. Mentre chi accettava di combattere con loro beneficiava di un trattamento speciale. Alcuni loro simpatizzanti rimasti nella zona est mi hanno raccontato recentemente: «Non amiamo questo governo, ma se qualcuno critica i combattenti dell’ASL o di altri gruppi, lo uccidono. Dov’è dunque la libertà?».
    Infrastrutture, ospedali, scuole erano in parte utilizzati da questi gruppi come quartier generale, prigioni e depositi di armi. Ho potuto constatare che in una di queste scuole si fabbricavano armi chimiche con prodotti importati da diversi Paesi e, durante gli ultimi mesi, dopo gli scontri più duri ho assistito all’arrivo di persone con la pelle completamente bruciata dal cloro. Ad est, si curavano negli ospedali i combattenti ed i loro familiari o coloro che potevano pagare.  Anche in questo caso, dopo la liberazione di Aleppo, ho potuto verificare personalmente sulle tonnellate di medicinali e sui due ospedali funzionanti nonostante i danneggiamenti alle facciate e ad altre parti: gli stessi ospedali che erano stati dichiarati più volte ‘interamente distrutti’.
   I «Caschi bianchi», che il governo francese, con altri governi, ha finanziato e che sono stati ricevuti all’Eliseo, fanno in gran parte i soccorritori di giorno e i terroristi la notte o viceversa. Essi hanno giurato fedeltà a Jabhat al-Nusra (Al-Qaïda), come provano i documenti ritrovati dopo il loro allontanamento e le testimonianze degli abitanti.
   La maggioranza dei loro gruppi prestavano soccorso prima ai combattenti, poi, eventualmente, ai civili e, poiché ogni gruppo aveva un cameraman, aiutavano i civili soltanto a telecamere accese. Molti civili mi hanno detto che sono stati in tanti a restare sotto le macerie mentre i Caschi Bianchi rifiutavano di andare a soccorrerli. Altri mi hanno assicurato che sceneggiavano attacchi di falsi bombardamenti con feriti finti e finti interventi. Il nostro governo finanzia anche associazioni quali «Syria Charity», portante la bandiera a tre stelle e inizialmente detta «lega per una Siria libera», appellativo che figura ancora nei resoconti. Una associazione che offre aiuto umanitario, ma ha oltrepassato la linea rossa partecipando ad una vera e propria guerra di opinione per giustificare il rovesciamento del governo, nascondendo la realtà sul terreno, la loro vicinanza ai gruppi armati (ed anche la loro presenza, accuratamente cancellata da tutti i video) e offrendo un aiuto medico costante alle forze jihadiste.  

  Numerose associazioni e organizzazioni umanitarie francesi ed internazionali in zone controllate dai « ribelli » hanno causato più danni che benefici, strumentalizzando la sofferenza delle popolazioni, manipolando l’opinione pubblica nel nome di una causa e di donazioni dirette ed  hanno preso in ostaggio la popolazione civile, permettendo che questa guerra proseguisse, « legittimandola » in maniera disonesta, consentendo il protrarsi dei combattimenti e alla morte di divenire una ineluttabilità quotidiana.  
  D’altronde, abbiamo anche esposto all’Eliseo per qualche ora la bandiera a tre stelle, il tempo necessario per ricevere con tutti gli onori il (falso) sindaco di Aleppo, mai eletto dal popolo siriano, che non è di Aleppo ma è stato scelto dai leaders di gruppi jihadisti, da alcuni sostenitori e da stranieri. In Siria, questa bandiera non rappresenta la libertà. È un simbolo di morte quotidiana perché lo si associa ormai all’ ESL: un accozzaglia di gruppi jihadisti vicini ad Al-Qaïda, che proclamano la democrazia soltanto nei media e che noi sosteniamo. Non possiamo assolutamente confondere il movimento di base del 2011 con coloro che se ne sono serviti, qui ed ovunque nel mondo, per promuovere questa guerra.

   Si, molti sono morti. Nessuna guerra è giusta. Non nego né difendo la violenza estrema dei bombardamenti su Aleppo-est per permettere la sua liberazione non la caduta.  É un dato di fatto.
    Un altro dato di fatto è che, a parte alcuni bambini feriti, bombe o grida, abbiamo cancellato la presenza dei civili, la vita. Li abbiamo privati della voce permettendo che l’opinione pubblica si facesse un’idea del contesto seguendo le proprie emozioni in base ad una narrazione rappresentata incessantemente in modo catastrofico con l’utilizzo reiterato e strumentale dell’infanzia. Come mettere in dubbio ciò che accade qui, nonostante le prove e gli argomenti proposti, se vi rappresentano l’immagine di una Siria completamente messa a ferro e fuoco unilateralmente dal suo stesso governo? Che tutto quel che accade qui e che non corrisponde a quella immagine è propaganda mendace? Che la priorità era imporre delle «no-fly zone», grazie al cielo mai arrivate, che avrebbero radicalizzato il conflitto, aumentato il numero dei morti e consentito ai terroristi di prendere Aleppo e non di liberarla dalla guerra e dalla morte.  La maggior parte delle persone che sono fuggite dalla zona est, dove hanno conosciuto l’inferno, hanno vissuto il loro arrivo qui come una liberazione e non come una deportazione. Ora molti sono tornati nei loro quartieri.  Nessuno ha sottolineato che quasi l’85% dei civili si sono rifugiati liberamente ad ovest, nella zona governativa, mentre bus a noleggio conducevano a Idleb combattenti e volontari civili.
    La «legittimità» accordata dai media ai jihadisti ed alla loro causa e i sostegni esterni hanno permesso avanzate decisive intorno alla città, costringendo centinaia di migliaia di persone ad abbandonare le loro abitazioni. Ricordo che durante intere settimane dormivamo con gli abiti indosso, le borse pronte accanto al letto. I combattimenti erano tanto vicini che talvolta i proiettili attraversavano le strade. E più si avvicinavano più forte li sentivo urlare «Allah Akbar» prima e dopo il lancio di ogni colpo di mortaio sulla città.

  Quali che siano i Paesi in cui sono stati utilizzati, i video creati da jihadisti e loro sostenitori, talvolta  completamente falsi, sono stati diffusi dai nostri media nelle ore di maggior ascolto, strumentalizzando la morte e la sofferenza di chi viveva in mezzo ai combattimenti, ma anche l’amore e la compassione di chi guardava quelle immagini. Come i terroristi, anche noi abbiamo venduto così tanta paura che nessuno ha potuto rendersi conto di come i contenuti di quei video fossero stati realizzati per uno scopo ben preciso, senza mai dare voce a civili interessati che non fossero combattenti o loro fiancheggiatori. Preciso che i civili potevano difficilmente offrirsi del pane, figuriamoci una telecamera e soprattutto una rete internet 3G!  
   Non avendo combattenti per distruggere il governo, abbiamo integrato la nostra incidenza sul conflitto utilizzando le emozioni per influenzare l’opinione pubblica e ottenere il suo tacito consenso.
    Nella zona ovest, documentare in tempo reale la situazione non è mai stata una reazione istintiva per nessuno. Troppo pericoloso. Inoltre, le informazioni non uscivano dalla Siria.  Fare un «libro Facebook» o pubblicare un reportage con i luoghi degli attacchi gli permetteva di precisare, correggere il tiro e mirare alle aree densamente popolate. In un discorso duplice e sul loro canale televisivo, qui in Siria, la «Free Syrian Army ***», da una parte dicevano di liberare la popolazione e dall’altra presentavano questi attacchi come castigo per noi «infedeli abitanti nel lato di Bashar Al Assad». Questa emittente televisiva è accessibile a tutti in Siria.  Alla liberazione, i reportages dei Russi e le testimonianze dei Siriani sotto l’occupazione dei gruppi armati sono stati immediatamente qualificati come propaganda, per screditare tutto ciò che sarebbe potuto emergere dalla Siria, dai suoi abitanti o da chi si trovava sul terreno.

 L’anno scorso è stato quello della disinformazione.
   Una lotta per la «libertà» del popolo siriano. Utilizziamo questa parola che ingloba tutto senza mai averla argomentata o giustificata. Quale libertà? Quale popolo siriano? Distruggere il governo, soffocare il Paese sotto le sanzioni per ottenere cosa? Il nostro savoir-faire democratico? I Francesi hanno forse chiesto quale sarebbe stato il programma del «dopo»? No! Libertà e basta. Facile. I programmi politici e sociali di questi gruppi terroristici sono in contrasto con la libertà, la democrazia, i nostri valori o quelli della maggior parte dei Paesi del mondo. È in nome dei nostri interessi e non in nome della libertà che strumentalizziamo questi gruppi che invocano la creazione di uno Stato-islamico in Siria. Non chiedete dunque che cosa pensano di offrire al popolo siriano. Chiedetevi piuttosto di cosa vogliono privarlo e cosa vogliono imporgli. Tutti i civili che ho incontrato nella vita quotidiana rifiutano di immaginare anche per un solo istante questa opzione e chi l’ha vissuta cerca di dimenticarla.

  Noi, Signor Presidente, come tanti altri Paesi, abbiamo una gravissima responsabilità in questa guerra che si è cercato di portare a termine rovesciando il governo siriano a qualunque costo, naturalmente. In questi ultimi anni, a fianco di numerosi Paesi abbiamo partecipato alla distruzione della Siria, un Paese in gran parte francofono e che ama la Francia. Per quanto il suo governo sia imperfetto e quali che siano i suoi errori, e i nostri nel corso del tempo, noi sosteniamo attualmente l’instaurazione di una vera dittatura in un Paese dove esiste una vera opposizione, mentre i gruppi armati sono spinti soltanto dal settarismo, dalla frustrazione, dal rancore e dall’odio. Servirci di questi gruppi per realizzare obiettivi geopolitici o economici non ha niente di democratico, serve solo a sacrificare i Siriani. Ho attraversato il Paese ed ho potuto constatare che, malgrado certe critiche e qualunque cosa se ne dica, la stragrande maggioranza dei Siriani sostiene onestamente e sinceramente il proprio governo e colui che essi chiamano il loro presidente e non dittatore, Bashar Al-Assad.

  Per me, questo messaggio è un dovere. Sono un operatore umanitario ed ho creato la mia associazione senza fini politici o confessionali e autogestita. Vivo in zona di guerra, ne pago il prezzo e assumo i rischi necessari per aiutare con i miei mezzi modesti i civili. Raccontare quel che accade realmente mi attira gli attacchi dei media mainstream e dei loro sostenitori, che cercano di farmi tacere anche fino a indicarmi come bersaglio. Rischio ancora di più assumendomi la responsabilità di scrivere questa lettera per denunciare una situazione osservata quotidianamente e con sempre maggiori approfondimenti. Non sono spinto da alcun interesse personale né ho niente da guadagnare. Rischio da molti mesi per combattere il terrorismo trasmettendo la verità, ciò che affrontano i Siriani, le loro testimonianze, denunciando gruppi terroristici e la manipolazione mediatica che strappano tutti i giorni alla gente la vita.

  Chiediamo al popolo siriano cosa desidera per il proprio Paese invece di parlare in suo nome, di rubargli la voce, la libertà, il presente e il futuro. Spetta al popolo siriano decidere il proprio futuro e non a noi di arrogarcene il diritto come abbiamo fatto finora con la nostra ingerenza illegittima, che si è tradotta in una forma di dittatura peggiore. Che la democrazia inizi da noi stessi. A prescindere dalla nostra responsabilità nei confronti dei Siria, sarebbe quindi tempo di consultare il popolo francese sulla sua volontà di essere coinvolto in questo conflitto, considerato il pericolo che esso rappresenta per la nostra sicurezza presente e futura.
   Io chiedo alla mia Francia, Paese che amo e in cui sono cresciuto, di cessare nel frattempo la condanna di una popolazione e cessare di incoraggiare gruppi terroristici che già colpiscono le nostre famiglie, i nostri figli e le nostre popolazioni, quali che siano gli interessi economici o geopolitici in campo. Non possiamo prendere le parti né sostenere gruppi armati che fanno una rivoluzione per riportarci all’età delle tenebre.  

  Signor Presidente,  faccio appello a Lei e scongiuro la Francia, per i valori con cui sono cresciuto e che mi spingono a perseverare nella mia azione quotidiana qui, di levare le sanzioni contro la Siria. Esse penalizzano soprattutto la popolazione non il governo, di trovare soluzioni diplomatiche alternative a questa guerra in favore della pace, sia per il popolo siriano sia per il popolo francese che rischia di subire le ripercussioni per il nostro impegno a favore di gruppi che seminano il terrore e le cui ambizioni sono chiaramente internazionali. 
   Augurando molto coraggio a Lei, Signor Presidente, ed a colui che Le succederà, colgo l’occasione per porgerLe i miei più distinti saluti.

Pierre le Corf,
Immigrato ad Aleppo, Siria / lecorfpierre@gmail.com
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Traduzione Maria Antonietta Carta