Un
altro anniversario della morte di Mons. Nazzaro.. un’altra
occasione per rinnovare tutta la gratitudine del cuore per quanto
abbiamo ricevuto da lui.
Come
non rimpiangere la sua capacità di discernimento sui fatti e sulle
cose, oggi che le sue opinioni sono rilanciate da tanti, oggi che finalmente -dopo tante
vicende- chi vuole può aprire gli occhi sulla realtà
di quanto accade in Siria?
Non
era certamente ingenuo, o compiacente, Mons. Giuseppe, quando diceva
sapendo di esagerare “in quale paese si sta meglio che in Siria?”.
Semplicemente, sapeva prevedere il disastro che ora tutti abbiamo
sotto gli occhi.
“Troppo
di parte”, si è detto di lui. Questa affermazione, con cui si
chiude la bocca alla testimonianza di tanti cristiani siriani, è
ridicola, perché sarebbe interessante sapere chi non è di parte, o
può non essere di parte, in tutta questa storia. All'accusa “ci si ostina a
difendere i propri privilegi di cristiani, incuranti di chi paga il
prezzo”, rispondeva: la sopravvivenza non è un privilegio, l’ottenere il
rispetto come cittadini, come minoranza, non è un privilegio. E non
è vero che i cristiani non si curano delle altre minoranze, che si
interessano solo a se stessi.
Perchè
chi conosce la Siria sa che è un destino unico, per tutti : o la
coabitazione o la dissoluzione del paese come tale. Cioè della
convivenza e della lunga storia di coesistenza delle differenze, che
oggi è un valore sempre più raro nelle nostre società.
Altrimenti
come si spiegherebbe che una buona parte di sunniti abbiano scelto
comunque di sostenere l’unità nazionale, e che molti abbiano
pagato con la vita la loro scelta? A questa domanda una volta o
l’altra si dovrebbe pur cercare di dare una risposta...
Ci
sono state molte sofferenze e abusi, nel paese, e va tutto il
rispetto e il sostegno a chi ha subito violenza ingiustamente. La
Siria doveva e deve cambiare, Monsignor Nazzaro stesso lo diceva, e i
cristiani di qui non sono così stupidi o cinici da non saperlo o non
volerlo. Ma il cambiamento doveva venire dall’interno, dai siriani
stessi, non dagli interessi corrotti di paesi stranieri alla Siria.
I cambiamenti veri
si fanno offrendo opportunità di crescita, non distruggendo tutto il
possibile e rubando le risorse di un paese.. Si fanno creando
opportunità di scambio, di contatto con altre realtà…non
chiudendo le frontiere con le sanzioni, che tolgono il lavoro e
alimentano le mafie… Si fanno con la cultura vera, il pensiero
libero, da diffondere e incrementare, non con l’informazione
menzognera .
Così replicava a quelli che gli dicevano "ah,
in Siria non era possibile fare nessun progetto educativo, non era
permesso.” : forse non si potevano portare libri o scuole.... ma com’è
che sono riusciti a far entrare in Siria quintali e quintali di armi,
di esplosivi, e quant’altro, a scavare tunnel per anni ... e libri
e cultura e progetti niente? Per quelli, sì, forse valeva la pena di
infrangere le regole, osare un po’ di più…anche “sfidare" qualcuno se necessario….
Certo, a patto che
si avesse a cuore veramente la crescita di un popolo, e non piuttosto
il desiderio di trarre profitto dalla sua distruzione.. come sempre
denunciava coraggiosamente Monsignor Nazzaro.
Tanti,
ormai, stanno dicendo questo, e sono persone più accreditate di
noi, siriani e non, cristiani e non… E niente cambia. I nostri paesi
occidentali continuano con le loro politiche asservite alla logica di
chi tira le fila. Vogliamo liberare la Siria e siamo schiavi. Esiste
una informazione che rivela e fa conoscere ormai molte cose…e
l’Occidente continua ad aggiungere sanzioni !
Purtroppo,
anche in ambito cattolico, si leggono articoli che fanno veramente
male al cuore, e per fortuna a noi ne arrivano pochi. E spiace dirlo,
ma ci si appella anche ai buoni sentimenti della gente- buoni
sentimenti veri, sinceri- utilizzati per una distorsione del giudizio
che ci dovrebbe almeno spaventare.
Ad
esempio l’orrore - giusto, sacrosanto- di fronte alla morte dei
bambini.... che però non sono “tutti” i bambini, ma solo quelli di
una parte.. fatti morire così due volte, perché usati e abusati
sulle copertine dei giornali. Ed anche gli appelli per il cessate il
fuoco ( può sembrare cinico)
diventano facilmente equivoci, manipolabili, se non ci si accorge che
le armi che si usano le vendiamo noi, passano per la nostre
frontiere, sono comprate con i nostri finanziamenti, o in scambio del
petrolio che ci fa comodo, e così via…
Dopo
aver riempito un paese di armi efficienti e sofisticate, dopo aver
acceso il fuoco di un odio reciproco fra fratelli, dopo aver illuso
tanti che il miglioramento potesse arrivare dalla lotta armata, dopo
aver addestrato ed equipaggiato e ben pagato per far guerra… dopo
aver distrutto il futuro di tutti ( perché chi ha lottato e chi ha
subìto, che prospettive reali ha davanti a sé, in un paese
completamente distrutto?) adesso si dice: cogliete un fiore, e fate
la pace, in nome dei principii umanitari?
Dobbiamo
cambiare molte molte cose in Occidente se si vuole che cessi il fuoco
in Medio Oriente… a partire dalle nostre parole.
Sì,
davvero Monsignor Giuseppe sapeva vedere più in là…
E
noi, che molte volte gli abbiamo suggerito di essere più
diplomatico, se voleva essere ascoltato, lo ricordiamo con
gratitudine, perché ci ha aperto gli occhi su molte cose, e per la
Siria ha messo tutto il suo cuore di padre. Senza proprio nessun
privilegio.