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domenica 8 marzo 2020

Preghiera da Aleppo per l'Italia colpita dal coronavirus; e dall' Italia per chi alimenta la sofferenza del popolo siriano


La preghiera del Papa per la prima volta in streaming e non dalla finestra dello studio privato del palazzo apostolico: 
"Sono vicino a chi soffre per l’attuale epidemia di coronavirus e a tutti coloro che se ne prendono cura. Mi unisco ai miei fratelli Vescovi nell’incoraggiare i fedeli a vivere questo momento difficile con la forza della fede, la certezza della speranza e il fervore della carità". 
Al termine della preghiera mariana ha ricordato gli abitanti di Idlib e del nord della Siria: 
"Rinnovo il mio dolore per questa situazione disumana di queste persone inermi, tra cui tanti bambini, che stanno rischiando la vita. Non si deve distogliere lo sguardo di fronte a questa crisi umanitaria, ma darle priorità rispetto ad ogni altro interesse. Preghiamo per questa gente, questi fratelli e sorelle nostri, che soffrono tanto al nord-ovest della Siria, nella città di Idlib". 

Al ricordo del Papa, vogliamo supplicare il Signore per quanti sono impegnati a lottare contro il terrorismo, per quelli che hanno sacrificato la loro vita e versato il sangue per il Vangelo e la libertà. 
Senza dimenticare i Cristiani rimasti ad Idlib, sottoposti dai jihadisti a immani sofferenze, oltre ad essere costretti ad osservare la legge della sharia. 
Non dimentichiamo CHI continua a causare dolore al popolo siriano;  CHI propaga menzogne nascondendosi sotto l'ala della crisi umanitaria per difendere gli interessi di quanti hanno provocato 9 anni di guerra in Siria. 

Per raggiungere la pace non basta parlare degli effetti, è opportuno indicare le cause. 
Quanta tristezza sentire parlare da CHI in questi anni ha favorito i terroristi, di pace e di aiuto ai bambini di Idlib! 
Che Dio ci perdoni! 
   Don Salvatore Lazzara

giovedì 15 gennaio 2015

Le lacrime di coccodrillo

"La libertà di espressione è un diritto anzi un obbligo..ma non si può insultare, non si può prendere in giro la fede degli altri": Papa Francesco durante il volo a Manila

Quale libertà per l'Europa?


 Spondasud, 15 gennaio 2015
di don Salvatore Lazzara

 E’ commovente vedere come le istituzioni europee e nazionali, abbiamo condannato senza mezzi termini gli attentati terroristici che si sono susseguiti in Francia. L’opinione pubblica sostenuta dai media, ha preso coscienza quanto male può provocare il fondamentalismo religioso, quando attenta alla libertà. Allo stesso tempo, quanti hanno condannato con veemenza la violenza in nome di Dio, e difeso strenuamente la libertà di ogni individuo di esprimere tramite la satira le personali idee, in tempi non sospetti, sono stati i primi a lanciare campagne contro l’allestimento dei presepi.

Se la libertà è un valore da difendere a tutti i costi, come mai ora sostengono con vigore le vignette satiriche come espressione di civiltà, e poi non vogliono tutelare delle immagini che non hanno nulla di blasfemo, ma che in fondo richiamano la nascita di una persona che ha cambiato il cammino dell’umanità? In Francia l’aggressività con cui è violata la libertà religiosa e civile non ha uguali nemmeno nei paesi dove la libertà religiosa non è permessa.

Ricordiamo Nicolas, arrestato qualche mese addietro a Parigi, dalla polizia durante un corteo a sostegno della famiglia uomo-donna-bambino. Il capo di accusa imputato allo sfortunato cittadino era quello di indossare una maglietta pericolosissima che raffigurava la famiglia. Pensate: per difendere la satira contro la religione si sono mobilitati capi di stato, media, servizi segreti… mentre un semplice cittadino è ridotto al silenzio solo per aver utilizzato il diritto santissimo di esprimere il dissenso verso la legge liberticida francese che limita la libertà di pensiero su determinati temi etici, così come prevede la democrazia.

Cosa altro aggiungere? Se la satira vale per tutti, come mai le uniche religioni ad essere interessate alla pubblica derisione, sono l’islam e il cristianesimo? Perchè i grandi editori, considerati ormai i serbatoi dove sono custodite gelosamente le carte costituzionali della vita sociale, non possono esprimere vignette sull’ebraismo? Nel quadro delineato, possiamo inserire le dimissioni del Presidente della Repubblica Italiana, Napolitano. Le molte cose positive che ha fatto non possono, compensare nella prospettiva dei valori da custodire e difendere, il ruolo svolto nei giorni febbrili del caso Englaro, quando decise di non firmare il decreto che avrebbe salvato la vita di Eluana perché, a suo parere, mancavano i requisiti di necessità e urgenza. Non capisco quando le massime cariche delle istituzioni parlano di valori da difendere. Quali sono? Non ho mai sentito con chiarezza affermare: noi crediamo in questo, questi sono i punti di riferimento imprescindibili su cui è fondata la democrazia e l’Europa. Sempre discorsi vaghi, modellabili secondo le indicazioni provenienti dai grandi flussi di denaro a sostegno di quella o di quell’altra idea.

La Francia ha mobilitato la marina militare per compiere azioni preventive contro l’ISIS. Tutto ciò è incredibile. I primi responsabili dello sviluppo dei terroristi sono proprio loro, che insieme ad altre potenze occidentali, hanno alimentato la rete del fondamentalismo con la scusa di sostenere i ribelli “moderati”, contro il governo siriano. Ricordiamolo, se oggi lo stato islamico è realtà, si deve al sostegno economico e incondizionato di quanti, invece di aiutare i popoli in difficoltà, hanno usato l’arma della menzogna per realizzare le conquiste geopolitiche necessarie ad affermare la supremazia nei paesi del medio oriente, a cominciare con la primavera araba… Certamente per i francesi combattere i terroristi che hanno sostenuto, è umiliante. Ipocrita. Ma con quale faccia combattono quanti hanno aiutato economicamente? Altrettanto inquietante e’ quanto avvenuto in Turchia. Il governo, ha censurato i siti con le immagini satiriche di Charlie Hedbo. Ci rendiamo conto? L’altro giorno erano a Parigi per manifestare contro la limitazione della libertà, ed oggi chiudono i siti. Sono questi i valori su cui intendono costruire il domani e l’Europa?

La falsificazione del valore dell’identità e dell’accoglienza cosa ha prodotto all’Italia? Finalmente si scopre che decine di musulmani in Italia potrebbero trasformarsi in terroristi islamici. Tra loro, secondo i servizi di sicurezza, ci sono maghrebini tra i 25 e i 35 anni, marocchini, algerini e tunisini in Italia da qualche anno, ma anche italiani convertiti all’islam, migranti di seconda generazione, spesso giovanissimi, veterani delle guerre di Bosnia e Afghanistan tornati nel nostro paese negli anni scorsi e che potrebbero ripartire per i fronti della Siria e dell’Iraq, in aggiunta ai predicatori delle moschee che continuano indisturbati a seminare odio e violenza, senza che nessuno prenda decisione nel senso della tolleranza.

Il vero obiettivo rimane il Cristianesimo, la cultura da essa derivata, e quanti cercano di difendere il vero umanesimo, struttura su cui si è sviluppata e formata l’Europa. In questo periodo di stragi, mi sembra d’aver capito che esistono stragi di serie A e stragi di serie B. Per quella in Francia si mobilita mezzo mondo e si fanno le marce con i potenti. Per la strage in Nigeria solo qualche parola, in secondo piano, nei giornali e telegiornali. E poi c’è la strage dei bambini non nati, che non vedono la luce. E’ quella che, da anni, fa più vittime nel mondo. Ed è avvolta nel silenzio.

http://spondasud.it/2015/01/le-lacrime-di-coccodrillo-6472

domenica 24 novembre 2013

Adotta un jihadista


di don Salvatore Lazzara 

Uno studio della Fondazione internazionale “Thomson Reuters”, sulla primavera araba, conferma il fallimento della stessa dopo aver analizzato i 22 Stati membri della Lega araba. Il rinnovamento si è trasformato in catastrofe culturale con grandi implicazioni di emergenza umanitaria nei paesi dove sono ancora in atto scontri armati, per mano dei mercenari travestiti da “liberatori di regime”.
La prova più evidente è rappresentata dalla campagna propagandata in Kuwait: con 2.500 dollari si può adottare un jihadista. E’ questo il tariffario presentato nella campagne di raccolta fondi (nella foto 1),  a favore dei movimenti jihadisti che combattono in territorio siriano. Le campagne assumono spesso contorni grotteschi, con talloncini dorati o argentati a seconda se si è contribuito ad acquistare 50 proiettili da cecchino (o 500 da fucile) oppure 8 proiettili da mortaio.
Pochi mesi fa una campagna è riuscita perfino – a detta dei suoi organizzatori – a formare un’intera brigata di 12.000 uomini armati da mandare a combattere in Siria. L’emergere di queste fonti di finanziamento private e sconnesse dai giochi diplomatici imbastiti dai governi coinvolti nel conflitto è un fenomeno crescente, e che potrebbe tramutarsi in un ulteriore ostacolo per la pace nel martoriato paese mediorientale.
Secondo gli analisti, che osservano con crescente preoccupazione il fenomeno, esso sta creando delle dinamiche autonome e indipendenti dai progressi della diplomazia. Dai dati forniti dalle grandi agenzie internazionali di valutazione, emerge con preoccupazione un altro dato allarmante di cui nessuno parla: dopo la caduta di Mubarak, l’Egitto è diventato il Paese peggiore per la sopravvivenza delle donne nel mondo arabo; l’Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, sprofonda sempre di più a causa dei continui attentati, in condizioni sempre più arretrate; l’Arabia Saudita sta attraversando un momento di involuzione culturale a causa dei rigurgiti fondamentalisti; non va meglio in Tunisia che con Ben Ali, era stata indicata come esempio di Islam moderno e laicista. Dagli ultimi eventi, sembra apparire sempre più integralista.

Dentro lo scenario presentato, si muovono i piccoli ma potenti stati come il Kuwait, governato da una monarchia parlamentare. In quella regione mediorientale l’azione di controllo della polizia non è capillare e opprimente come nelle altre monarchie assolute del Golfo. Questo dà maggiore spazio di manovra ai gruppi integralisti che desiderano sponsorizzare la jihad internazionale. Nessuna sorpresa per chi, correttamente, riteneva che le Primavere arabe non fossero vere Rivolte popolari, bensì golpe mascherati, che l’Occidente con straordinaria insipienza ha incoraggiato e sostenuto. Oggi quei Paesi, a cominiciare dall’ Egitto e  dalla Tunisia, sono più arretrati e più instabili di prima. Sono guidati da governi (?) autoritari non dissimili e sovente addirittura più oppressivi di quelli di Mubarak e Ben Ali. La Libia, di cui nessuno parla, è dilaniata da guerre tribali; la Siria come stiamo approfondendo, sprofonda in una guerra civile sanguinosa, finanziata dai fondamentalisti religiosi, che rischia di durare per molti anni, in Iraq ogni scintilla provoca stragi e destabilizzazioni politiche.

Chi sono gli organizzatori di queste campagne destabilizzanti  e di conseguenza quali gruppi sostengono e finanziano?  Spesso i donatori fanno capo a un singolo “sheikh”, un capo religioso locale che ha contatti propri in Siria. Altre volte sono gruppi legati perfino a rappresentanti del parlamento, dove la minoranza salafita ha una sua piccola delegazione. I soldi vengono trasferiti attraverso travel-check, trasferimenti bancari o perfino valigie zeppe di contanti che vengono fatte pervenire direttamente nel paese. I gruppi che ricevono questi fondi e li usano sono spesso piccole unità appartenenti a quella galassia di brigate– normalmente indipendenti l’una dall’altra – che combattono il regime di Bashar al-Assad.
Il più delle volte per accedere a questi fondi tali unità – spesso formate da stranieri – devono dimostrare le loro credenziali religiose di salafiti e dichiarare la loro ferma intenzione di portare avanti un conflitto di tipo settario contro gli “eretici sciiti” e alauiti (la setta musulmana di cui fa parte il clan Assad). I gruppi di donatori kuwaitiani, dal canto loro, li incitano sui social media ad uccidere quanti più “miscredenti” possibili. Altre volte a ricevere questi fondi sono però gruppi più grandi e organizzati come l’Isis (al-Qaeda in Iraq e nel Levante) e Jihbat al-Nusra, direttamente collegati alla rete di al-Qaeda e diventati col tempo i gruppi meglio equipaggiati e più efficaci dell’opposizione siriana.
Spesso, come accade per le “adozioni a distanza”, i mujahidin, grati dell’aiuto ricevuto, mandano ai propri sostenitori dei video di ringraziamento (potete vederlo qui sotto), dove mostrano orgogliosamente le armi acquistate con i loro denari.



La presenza di ingenti canali di finanziamento privato permetterebbe infatti ai gruppi più oltranzisti di continuare a combattere rifiutando ogni intesa diplomatica raggiunta a livello internazionale. E in parte questo si sta già avverando, con la frantumazione dell’opposizione armata e il progressivo isolamento della sua componente più laica.


Domanda: qualcuno ammetterà mai le proprie colpe? E, soprattutto, nelle grandi cancellerie dei Paesi occidentali – a cominciare ovviamente dagli Stati Uniti – qualcuno avrà capito la lezione? Dodici anni di clamorosi errori strategici sono trascorsi invano?
DonSa


Un jihadista adottato con 2.550 dollari, in preghiera.
Un jihadista adottato con 2.550 dollari, in preghiera.

Le fonti del post sono tratte dall’articolo di Eugenio Dacrema www.linkiesta.it

http://www.papaboys.org/siria-finanzia-col-tuo-denaro-la-jihad/