di Fr. Georges Massouh
Non è sorprendente che il gruppo "Stato islamico in
Iraq e Siria" stia imponendo le disposizioni della dhimmitudine sui
cittadini cristiani di al-Raqqa. Inoltre non è sorprendente che ciò che questo
gruppo ha fatto sia stato accolto con censura da molti tra i musulmani.
ISIS ha riportato in vita un sistema che era stato messo in pratica in molti
periodi della storia e che ha molte giustificazioni nella giurisprudenza
islamica, che non ammette, né nel passato né oggi, l'uguaglianza dei diritti e dei doveri
dei cittadini in uno stato basato sulla legge islamica.
Tale giurisprudenza, anche se pretende di adottare la
cittadinanza come la base delle norme, continua a discriminare tra cittadini, su basi religiose e settarie. Quando alcuni
giuristi e pensatori islamici parlano della cittadinanza, li vedi fare
eccezioni legislative o riserve per quanto riguarda la partecipazione dei
non-musulmani nello stato islamico.
Oggi, le posizioni degli islamisti variano in relazione alla
questione dell'applicazione della jizya nei paesi islamici, dove gruppi di
"dhimmi" vivono. Queste posizioni oscillano tra riportare l’
imposizione della jizya, in quanto è stabilita nel Corano, e cancellare o cambiarne
il nome se disturba i cittadini "dhimmi".
Gli Islamisti considerano che il principio della jizya è una distinzione per
il popolo del Libro stabilita nel Corano, che distingue tra gente del Libro –
tra cui i cristiani -, e politeisti. Così, mentre il Corano pone i politeisti
tra due scelte, o inserirsi nell'Islam o
essere uccisi, chiede ai cristiani solo di
pagare la jizya, in cambio di essere mantenuti sani e salvi. Così essi deducono
che l'Islam ha dato solo ai cristiani una distinzione, poiché ha imposto loro la jizya, mentre comanda ai
musulmani di combattere i politeisti fino a che non si sottomettano.
Lo Sheikh Yusuf al-Qaradawi, un pilastro di moderazione,
insiste sulla dominanza delle obbligazioni
religiose su eventuali altri legami. Così egli rifiuta tolleranza e apertura che si basano sul "diluire" la religione con il
pretesto di "nazionalismo o patriottismo" poiché egli ritiene che sia
ipocrisia assoluta far prevalere il
legame patriottico o nazionale sul legame di religione o elevare la laicità sopra il legame della religione. Per lui, "Non è
tollerato per i musulmani il tornare indietro dai decreti della loro religione
e dalla legge del loro Signore, nel vanificare i suoi confini e nel dissolvere il suo stile di vita per il bene delle
minoranze non musulmane, in modo da non da farle preoccupare o non ferire i
loro sentimenti. "
Per lui, la tolleranza si basa "sul buon vicinato
comandato da entrambe le religioni, l'amore del bene per tutti, e l'obbligo di
giustizia con tutti."
Lo Sheikh Said Hawwa dei Fratelli Musulmani in Siria, segue
esattamente la stessa tendenza quando rifiuta di abbandonare i principi
islamici per la preferenza di una formula non-islamica che riunisce insieme musulmani e non
musulmani in un unico stato. Egli dice: "I popoli della Umma islamica non
abbandoneranno l'Islam. La Storia testimonia. I fatti testimoniano. E così i non -musulmani hanno una scelta: partire o fare un accordo con i musulmani sulla base di una sola formula. Se si
vuole una terza opzione - per i musulmani
abbandonare il loro Islam - né
loro né altri potranno avere questo ".
Hawwa poi avverte i non-musulmani che l'Islam
inevitabilmente governerà e così li consiglia di affrettarsi "per trovare le
formule per un accordo con i musulmani che piaccia a tutte le parti, prima del
giorno in cui venga imposto
unilateralmente loro l'accordo."
Il sistema di dhimmitudine non è un'invenzione di ISIS.
Infatti, si trova nel cuore della giurisprudenza islamica. Ora abbiamo un
urgente bisogno di innovazioni giuridiche islamiche che ammettano la
partnership nazionale e l'uguaglianza totale tra i cittadini senza riserve,
siano esse legislative o di qualsiasi altro tipo.
traduz. FMG