La Comunità con il suo Vescovo Mons. Abou Khazen Vicario Apostolico dei latini |
Carissimi amici,
uno degli eventi più importanti del 2020 è stato certamente l’esplosione al porto di Beirut in agosto, evento colossale e quasi apocalittico che ha scosso tutto il Medio Oriente e ha impressionato il mondo. Si è letto che si è trattata dell’esplosione più grande della storia dopo quelle dell’atomica in Giappone. Noi qui, pur essendo vicine al confine col Libano, non abbiamo percepito nulla, ma ci hanno detto che in quasi tutto il Libano si sentito il fragore e anche la terra tremare. Pur nella tragedia della distruzione si può davvero credere che la Vergine di Harissa, Regina del Libano, e san Charbel, dalla montagna che sta a ridosso della città e guarda il mare, hanno protetto Beirut, perché se il mare non avesse assorbito il 50% della potenza dell’urto, tutta Beirut sarebbe stata rasa al suolo.
Difficile per tutti immedesimarsi con lo stato di miseria e morte che la “bomba” ha lasciato dietro di sé. E che desiderio grande di poter offrire un contributo, un aiuto! Commuoventi le immagini degli sciami di giovani che si sono riversati nella zona devastata per scavare e ripulire con le loro mani, provenienti da tutto il Libano e oltre.
E noi? Cosa possiamo fare? Questa è la domanda che emerge sempre di fronte all’incredibile susseguirsi delle difficoltà in cui versano questi popoli. La risposta affiora nel cuore, nella notte, di fronte al nostro Tabernacolo, davanti al quale ci è sempre dolcissimo sostare in preghiera per portare al Signore il dolore dei fratelli nel mondo. Sembra niente, come il seme. È niente. Eppure è la nostra parte, è il nostro tutto, che il Signore può accogliere e moltiplicare come vuole. La povertà (dovuta alla svalutazione e alle sanzioni) e la paura per la diffusione del contagio da Covid 19, già assillavano sia la Siria che il Libano in questi ultimi mesi, e non era immaginabile pensare che le disgrazie non fossero ancora finite. Come faranno questi Paesi a rialzarsi ora? Come faranno soprattutto se viene meno la speranza?
SPERANZA è la parola che ricorre più spesso nelle nostre preghiere. Un bene di prima necessità da queste parti, dove si sente dire “É meglio andarsene!”. Qui in Siria, come anche in Libano, dove addirittura i governanti, prima di dimettersi, consigliavano alla popolazione la fuga. Come se non bastasse si viene addirittura a sapere che tra le case distrutte di Beirut giravano ricconi che offrono soldi alla gente che ha perso tutto, per acquistare le case distrutte. Con niente le comprano, con gli aiuti le ricostruiscono e avranno così fatto un affare d’oro mentre i proprietari fuggono dalla loro terra verso l’ignoto. Sì, non si finisce mai di meravigliarsi di come ci sia tanta gente che approfitta delle disgrazie altrui, accanto invece a chi sa vivere una solidarietà che supera l’inventiva umana.
Quale sarà la possibilità di ripresa del Libano? Quali forze esterne influiranno sulla sua economia, sul suo governo? Non è facile rispondere a queste domande nemmeno ora che sono passati molti mesi e ancora non sembra si sia raggiunta una stabilità di governo. Non saremo certo noi dalla Siria a poter rispondere dato che nemmeno noi sappiamo come si risolleverà il nostro Paese, martoriato su tutti i fronti.
Ora c’è soprattutto da capire come usciremo dal contagio virale che si sta diffondendo assai rapidamente e come la gente affronterà l’inverno, con scarsità di gasolio oltre che di corrente elettrica. Nell’autunno c'erano stati anche centinaia di focolai di incendi, in tutta la zona fertile della Siria, la fascia che costeggia il Mediterraneo, che hanno portato via grano, olivi e agrumi, le fonti di sostentamento della popolazione.
Possiamo comunque con speranza concludere raccontando un avvenimento significativo che ha segnato la vita delle Chiese di Siria: il giorno della solennità dell’Assunzione di Maria Vergine al cielo, assai cara alle Chiese d’Oriente, su iniziativa del Vescovo Maronita di Aleppo e col coinvolgimento dei Vescovi delle altre Chiese e dei loro fedeli, si è svolto un momento importante di preghiera comune e pubblica per implorare dalla Madonna l’aiuto nella pandemia. Celebrazione della Santa Messa e poi processione per le vie della città, nei quartieri più distrutti di Aleppo, con il Santissimo e l’Icona della Vergine. La cosa bella è che anche i fratelli musulmani hanno accettato di partecipare ed era presente il Mufti di Aleppo.
Che Dio benedica e conservi la disposizione del cuore dei cristiani e del nostro popolo verso la pace e la convivenza pacifica.
Un carissimo saluto,
dal Monastero Nostra Signora Fonte della Pace – Azer- Siria