"La speranza che hanno è quella di tornare appena possibile a casa loro, in una Siria dove poter continuare a vivere insieme ai loro fratelli musulmani! Ascoltali, Signore !!!"
DAL BLOG "ABUNA MARIO" , VOCE LIBERA DALLA TERRA SANTA, UN RACCONTO DI VITA
Sono ancora ad Amman e dopo quella di Gaza ecco un altra voce di dolore e sofferenza che arriva al mio cuore. Questa volta viene dalla Siria. E’ la voce di Samir e della sua terra che è stato costretto a lasciare appena 5 giorni fa’. Oggi Samir si trova ospite di una nostra struttura di accoglienza insieme alla moglie, a Sloghin e sua nonna e alla famiglia di Abu Hanna, con la moglie e i due piccoli Hanna e Christian. Vengono da Hassakè e Qamishli da dove sono scappati per paura di essere uccisi. Vogliono andare in Francia perché lì, hanno diversi parenti. E stanno aspettando il visto per il quale l’ambasciata francese ha chiesto di firmare una dichiarazione che erano stati minacciati di morte dai militari di Bashar. Loro si sono rifiutati perchè non corrispondeva alla verità, anzi chi li aveva minacciati erano i ribelli…ed ancora stanno aspettando il visto…speriamo bene!!!
Il nostro incontro è quasi casuale ma il poco tempo passato insieme è bastato per far scattare una profonda comunione ed un profondo affetto. La questione siriana mi ha sempre toccato fin dentro la carne perché ho ancora negli occhi e nel cuore il ricordo delle varie visite a Damasco e Aleppo, al caro Vescovo Giuseppe e alle nostre comunità cristiane del nord del paese. Il popolo siriano è un popolo bellissimo che non merita tutto quello che sta succedendo, il paese è di una bellezza unica e quindi ho sempre cercato di “evitare” le ultime notizie di devastazione e distruzione…mi bastavano quelle di Gaza e della Palestina. Ma l’incontro con Samir e la sua famiglia ha riportato a galla una parte di vita che avevo cercato di rimuovere per non soffrire troppo…e il racconto di Samir ha riaperto una ferita che in questo momento sta sanguinando senza sosta e senza pace. Che fatica !!!
Samir è un siriano ortodosso e con grande dignità inizia a raccontarmi una storia che come al solito non corrisponde a quella che viene raccontata dalle televisioni. “Qamishli era chiamata la piccola Parigi e si conviveva bene con i musulmani. Ma poi sono arrivati i Salafiti che non piacciono nemmeno ai musulmani stessi e sono iniziati gli scontri. Non sappiamo perché c’è questa guerra e in questo momento ci sono musulmani che si scontrano con altri musulmani e noi cristiani ci troviamo in mezzo. I ribelli non sono siriani. Vengono da fuori, dal Pakistan, dal Qatar, dalla Tunisia, dalla Libia, dall’Arabia Saudita. Cosi’ come le armi e i soldi vengono da fuori , dal Qatar e dall’Arabia Saudita, gli amici dell’Occidente…perché?” La domanda di Samir mi chiama in causa e provo a far capire a Samir che con quell’Occidente io non c’ho nulla a che fare, come tanti altri, ma non c’è bisogno di spiegarglielo…lo ha già capito!
“ Tantissimi cristiani sono scappati per paura, molti sono stati uccisi. Aleppo è stata distrutta ed anche i nostri villaggi del nord sono stati distrutti…Ghassanie, Yakobia, Knaeeya sono stati bombardati dalla Turchia.” Ed inizia a mimare lo scoppio delle bombe : “ Boomm boomm boomm boomm… ” Non ce la faccio a continuare ad ascoltare Samir che, con le lacrime agli occhi, mi racconta queste cose perché il pensiero corre a quelle bellissime giornate passate con i frati e le comunità cristiane di quei villaggi…non posso crederci, non voglio crederci…per un momento mi viene da pensare che forse ha ragione Sloghin, la nipote di Samir quando mi dice che “God did not bless us”, “Dio non ci ha benedetto”.
Ma è solo un momento di sbandamento che passa quando tutti insieme, i “profughi” iniziano a cantare il Padre Nostro in aramaico, la loro lingua madre, la lingua di Gesù. Chiudo gli occhi e mi ritrovo dentro al Getsemani. E’ notte e tutto intorno non c’è nessuno, siamo solo noi, mano nella mano, a pregare la stessa preghiera di Gesù, con la sua stessa voce e la sua stessa lingua. Apro gli occhi ed è ancora notte. All’orizzonte non si vedono ancora le prime luci del mattino. Ma è Samir che mi risveglia e mi riporta ad Amman con un abbraccio carico di calore e di gratitudine. Un abbraccio durato tanto. Un abbraccio che durerà in eterno. Ci siamo salutati dandoci l’appuntamento a Qamishli per il nuovo anno perché la speranza che hanno è quella di tornare appena possibile a casa loro in una Siria dove poter continuare a vivere insieme ai loro fratelli musulmani! Ascoltali, Signore!!!
http://abunamario.wordpress.com/2012/11/24/un-altra-voce-si-ode-dalla-siria/