L'amministrazione
di Donald Trump sta progettando una nuova strategia d'azione in Siria
che contemplerebbe la possibilità di imporre sanzioni alle compagnie
russe e iraniane che partecipano alla ricostruzione della Siria, ha
riportato l'NBC News Network martedì.
La
strategia non aumenterebbe la possibilità di scontri diretti con le
forze controllate dall'Iran, poiché l'Esercito USA ha il diritto di
attaccare le truppe iraniane solo in caso di autodifesa.
La
misura si concentra sugli "sforzi politici e diplomatici"
per costringere i consiglieri militari iraniani a lasciare la Siria,
cioè, attraverso la pressione finanziaria sulle società persiane.
Washington sta cercando di forzare il ritiro delle forze iraniane
dalla Siria, affermando che la loro presenza nel paese arabo riduce
la possibilità di raggiungere una soluzione politica alla crisi e
ostacola la lotta contro il terrorismo.
Alla
fine di settembre, James Jeffrey, rappresentante speciale del
Dipartimento di Stato degli Stati Uniti per l'impegno in Siria, ha
promesso che il suo Paese avrebbe mantenuto la sua presenza in Siria
per sconfiggere Daesh, espellendo le forze iraniane per il
raggiungimento di una soluzione pacifica.
Mentre
la Russia e l'Iran, insieme alla Turchia, sono i veri garanti del
cessate il fuoco in Siria, stanno anche aiutando nella ricostruzione
delle città e delle infrastrutture del Paese in gran parte distrutti
in più di sette anni di combattimenti tra il governo di Damasco e le
opposizioni armate e i gruppi terroristi, definiti dagli Stati Uniti
e dai suoi alleati come 'ribelli'.
Fonte: http://it.truthngo.org/
Gli Stati Uniti ostacolano gli sforzi per ricostruire la Siria devastata dalla guerra.
Gli
Stati Uniti sono ufficialmente il più grande donatore al mondo, ma
si preoccupano veramente di coloro che soffrono? Non così tanto.
L'amministrazione ritiene che nulla dovrebbe essere fatto in assenza
di obiettivi politici. L'aiuto umanitario internazionale è stato
tagliato di recente. Ad agosto, gli Stati Uniti hanno abbandonato il
proprio ruolo nella ricostruzione a breve termine della Siria,
sospendendo 230 milioni di dollari di fondi di soccorso.
La
politica di assistenza estera americana sta attraversando cambiamenti
drastici. "Gli Stati Uniti sono di gran lunga il maggior
donatore al mondo, di aiuti verso altri Stati. Ma pochi ci
restituiscono qualcosa", ha detto il presidente Trump
rivolgendosi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite annunciando
un importante processo di revisione per riformare il processo
decisionale sull'assegnazione dei fondi per gli aiuti esteri. "Per
il futuro, daremo aiuti solo a coloro che ci rispettano e, lealmente,
siano nostri amici", ha spiegato il presidente.
Quindi,
gli aiuti ad altri Stati vanno solo agli amici, e gli amici sono
quelli che fanno ciò che viene loro detto. La legge del 'NO Aiuto
per Assad' è passata all'Assemblea ed è attualmente all'esame della
commissione per le relazioni estere del Senato. Tale legislazione
garantirebbe che nessun dollaro degli Stati Uniti venga speso per la
ricostruzione nel territorio siriano controllato dal governo, sia
direttamente che tramite l'ONU, il FMI o altri organismi
internazionali.
E
non è tutto. Il presidente non ha fornito tutti i dettagli. La nuova
politica anticipa la creazione di ostacoli che freneranno gli sforzi
di ricostruzione volti ad alleviare le sofferenze delle persone che
vivono in paesi devastati dalla guerra come la Siria. 'No
good deed goes unpunished'.
Secondo
le stime dell'ONU, la guerra in Siria è costata 388 miliardi di
dollari. La maggior parte delle aziende occidentali si sta
allontanando da quel Paese. Qualsiasi azienda non statunitense
correrebbe un rischio enorme se le sue transazioni coinvolgessero
americani o una società americana. L'Iran è stato sotto sanzioni
per molti anni. I Siriani guardano alla Russia con speranza mentre
gli Stati Uniti stanno facendo del loro meglio per privarli
dell'assistenza necessaria. Secondo NBC News, la strategia della
nuova amministrazione per la guerra in Siria si concentra
maggiormente sull'allontanamento dell'Iran e dei suoi alleati dalla
Siria. Il 16 ottobre, il Dipartimento del Tesoro USA ha preso
provvedimenti contro 20 imprese iraniane che forniscono supporto
finanziario alla Forza di Resistenza Basij, una forza paramilitare
che risponde al Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane
(IRGC). La seconda ondata di sanzioni anti-iraniane entrerà in
vigore il 4 novembre e infliggerà un duro colpo alle esportazioni
petrolifere del paese. Secondo il nuovo piano, l'uso delle armi per
l'autodifesa contro gli iraniani è permesso, ma viene data priorità
ad impedire gli sforzi di ricostruzione nelle aree della Siria in cui
sono presenti forze iraniane e russe. Saranno imposte sanzioni alle
compagnie russe e iraniane che lavorano a progetti di ricostruzione.
I militari statunitensi rimarranno in Siria finché l'amministrazione
lo vorrà, con il pretesto che, anche se l'ISIS fosse completamente
eliminato, rimarrà il pericolo di piccole sacche di resistenza.
In
realtà, questo significa che le forze possono rimanere per sempre.
La minaccia immaginaria di un ISIS che in realtà è stato messo in
rotta, è necessaria, perché l'Autorizzazione del 2001 per l'uso
della Forza Militare (AUMF) copre solo i gruppi implicati negli
attacchi dell'11 settembre, più i loro associati. In nessun caso
l'immaginazione potrebbe includere l'Iran in questa lista, a
differenza dell'ISIS, che nasce da al-Qaeda. Tuttavia, il consigliere
per la sicurezza nazionale John Bolton ha spiegato il mese scorso che
le truppe Usa sarebbero rimaste "fino a quando truppe iraniane
si troveranno al di fuori dei confini iraniani".
Quindi,
il popolo siriano, la gente comune, soffrirà perché agli Stati
Uniti non piace l'Iran. I rifugiati non torneranno a casa, aggravando
così la preoccupazione della immigrazione per un'Unione Europea che
è già sull'orlo della dissoluzione. Renderà Bruxelles più docile
alle richieste degli Stati Uniti, siano esse quelle tariffarie, gli
accordi sul gas, la politica sulla Russia, le spese della NATO, o
qualsiasi altra cosa.
L'annuncio
di una zona di smilitarizzazione russo-turca congiunta a Idlib, porrà
la questione del fronte della ricostruzione in Siria. Se la Cina
cerca di contribuire, sarà anch'essa sottoposta alle sanzioni
americane per la collaborazione con "i governi e le istituzioni
finanziarie alleate di Assad". Nonostante ciò, una nave
portacontainer cinese è attraccata il 9 ottobre al porto di Tripoli
in Libano, inaugurando lo sviluppo di una linea di spedizioni cinesi
tra Pechino e un porto a meno di 30 km (18,5 miglia) dal confine
siriano-libanese. Il 10 ottobre, la Cina ha tenuto una cerimonia a
Latakia, un importante porto siriano, annunciando la sua donazione di
800 generatori di energia elettrica. La ricostruzione delle strutture
petrolifere della Siria è in corso con l'aiuto della Russia.
A
qualcuno potrebbe non piacere o sostenere il governo di Assad, ma
milioni di siriani non possono essere lasciati senza aiuti esterni,
altrimenti gli estremisti trarranno vantaggio dalla situazione e
vedremo l'ISIS o qualche altro gruppo estremista mettere radici e
crescere forti abbastanza da rappresentare una minaccia globale. La
rinascita della Siria è il modo migliore per combattere i
terroristi, la minaccia per la quale gli Stati Uniti sembrano essere
così preoccupati. Impedendo questo processo, si stanno sparando sui
piedi. Le speranze della UE di assistere a una cessazione del suo
problema migratorio saranno infrante. Contribuire alla ricostruzione
della Siria significa contribuire alla soluzione del problema più
urgente in Europa. La ricostruzione della Siria dovrebbe essere
depoliticizzata. Questo è il momento in cui tutti i partner
internazionali si dovrebbero unire nello sforzo di ripresa siriano.
Traduzioni di Gb.P.