Statua nei giardini del Museo di Damasco. Credito fotografico: IVERIS |
Leggendo la breve intervista al dottor
Shebib provo uno sconforto infinito, perché essa conferma tutti i
timori che non mi hanno lasciata durante gli otto anni di conflitto
appena trascorsi. Nei disegni foschi di chi vi partecipa la partita a
scacchi contro la Siria dovrà terminare soltanto quando essa sarà
completamente dilaniata e ognuno potrà finalmente acciuffare la sua
parte del bottino.
Durante il mio viaggio a Latakia nell’autunno scorso, ho potuto constatare quanto i Siriani
siano provati e straziati da questa persecuzione spietata che non
concede tregue, eppure forti, intraprendenti, fidenti nelle loro
forze. E per deprimere, spezzare la resistenza e annientare questo
popolo fiero e valoroso, ecco che continua e si inasprisce la
subdola, lurida e impietosa guerra delle sanzioni che non mi
stancherò di denunciare.
Maria Antonietta Carta
Intervista ad Anas Alexis Shebib
Per capire l'attuale situazione della
popolazione siriana, IVERIS ha incontrato il dottor Anas Alexis
Shebib* di ritorno da Damasco e Suweida, dove ha partecipato a due
simposi: il primo di bioetica organizzato dall’ UNESCO e il secondo
organizzato dalla Syrian Society of Radiology.
Qual è la situazione a Damasco
oggi?
La sicurezza è migliorata
significativamente. Dalla ripresa della Ghouta nell'aprile 2018,
nella capitale non si sente più il rumore costante delle
detonazioni, però l'inasprimento dell'embargo rende la vita
quotidiana estremamente difficile. Dopo un’ulteriore svalutazione
della lira siriana, i generi di prima necessità sono diventati
ancora più costosi e c’è carenza di acqua, medicine, petrolio,
gasolio e gas. Oggi il gas è un lusso, le interruzioni di corrente
sono incessanti, non c'è acqua calda ... insomma, la situazione è
tale che chi è rimasto in Siria durante gli otto anni di guerra se
può adesso va via. Il Paese risente delle sanzioni anche dal punto
di vista scientifico e il livello dei medici si è abbassato molto,
mentre nel 2010 la Siria era il Paese più sviluppato del Medio
Oriente e Giordani e Libanesi venivano a curarsi qui.
Due carenze sono difficili da capire:
quella dei medicinali, dato che l'anno scorso si era ripreso a
produrre i farmaci generici, e quella del petrolio, dato che la Siria
è un paese produttore.
Per quanto riguarda i medicinali,
l'inasprimento dell'embargo non consente più l'importazione di
materie prime e senza elettricità le fabbriche non possono
funzionare. Queste sono le ragioni per le quali le aziende nella zona
industriale di Aleppo, dopo una timida ripresa, hanno di nuovo
cessato la loro attività.
Per quanto riguarda il gas e il
petrolio, i campi principali non si trovano nelle zone controllate
dal governo siriano, ma sono sotto il controllo delle Forze
Democratiche Siriane (SDF - Curdi) e della Coalizione occidentale. Il
petrolio sta ancora lasciando la Siria illegalmente attraverso la
Turchia o l'Iraq. I Russi occupano per difenderlo il campo di gas di
al-Chaer, vicino a Homs, attaccato più volte da Daesh, e finché
questo campo è occupato non potrà riprendere l’attività.
Un altro fenomeno sorprendente e che
molti Siriani rimasti volontariamente nel Paese durante gli otto anni
di guerra ora che la situazione della sicurezza è migliorata
decidono di andarsene. Come può essere spiegato questo fatto?
I Siriani sono demoralizzati. L'anno
scorso, le vittorie dell'esercito avevano dato loro speranze, in
particolare quella di conquistare Idlib, ma in risposta ai progressi
militari ci sono state controffensive della Turchia e dell'Occidente.
A ogni avanzata, le cose si complicano e le carte si rimescolano
perché tutte le parti coinvolte in questo conflitto hanno i propri
interessi.
I Russi sono alleati dei Siriani ma
sono anche amici dei Turchi e degli Israeliani, che occupano entrambi
parti del territorio. I Russi stanno cercando di mantenere buoni
rapporti con queste due parti in conflitto, specialmente con la
Turchia di Erdogan per non farla cadere tra le braccia degli Stati
Uniti.
I Turchi sono diffidenti nei confronti
dei Curdi e vogliono un accordo con la Siria per impedire ai Curdi di
creare il loro Stato.
Gli Iraniani sono partner importanti
dei Russi e fedeli alleati dei Siriani: grazie a loro lo Stato è
rimasto in piedi e gran parte della Siria è stata liberata, ma gli
Israeliani non vogliono la presenza degli Iraniani.
Gli Occidentali, con Israele e
l'Alleanza atlantica, hanno interessi strategici ed economici nella
Siria orientale e il modo migliore per farli prevalere è la mappa
curda.
L'equazione è davvero difficile...
C'è stato un altro momento di speranza
quando alcuni Paesi arabi hanno deciso di riaprire le loro
ambasciate, ma gli Stati Uniti hanno fatto pressioni affinché queste
relazioni diplomatiche non si ristabilissero. Naturalmente, le
recenti dichiarazioni di Donald Trump sul Golan non aiutano. E poiché
essi in realtà non hanno abbandonato il progetto di balcanizzazione
della Siria, le pressioni economiche, politiche e militari stanno
prolungando la guerra.
Dopo otto anni, la situazione è
diventata insostenibile per i Siriani, che oltre agli orrori e alle
carenze vivono in una condizione di stress incessante.
Questa è la storia della Siria: 10.000
anni di conflitti subiti a causa della sua posizione strategica.
Il movimento della storia è molto
lento. È la nostra aspettativa di vita che è breve, ma la Siria si
riprenderà come ha sempre fatto.
Trad. Maria Antonietta Carta
09 aprile 2019
*Anas Alexis Chebib è un medico
esperto di bioetica e presidente del Collettivo per la Siria
https://www.iveris.eu/list/entretiens/422 2019_nouvelle_annee_depreuve_pour_les_syriens