Come la strategia di HTS si è intersecata con il progetto americano e israeliano per la Siria
di Julia Kassem, Al
Mayadeen English, 12 dic 2024
https://english.almayadeen.net/articles/opinion/how-hts--ground-strategy-intersected-with-america---israel-s
Traduzione
di Maria Antonietta Carta per OraproSiria
La
causa principale della completa destabilizzazione della Siria è
stata l'erosione pluriennale della sua economia, e quindi il
conseguente indebolimento delle forze militari e produttive,
fortemente rallentata dall'occupazione di giacimenti petroliferi e
basi statunitensi illegali nel nord-est del Paese
(Unitamente al feroce embargo pluridecennale trasformatosi in vero e
proprio assedio economico negli anni della guerra N.d.T.)
Subito
dopo il cessate il fuoco di Hezbollah, gli Stati Uniti e "Israele"
hanno immediatamente fatto il passo successivo nel loro piano con
l'improvvisa irruzione ad Aleppo da parte di Hay'at Tahrir al-Sham
(HTS), guidata da Muhammad al-Jolani ex leader del fronte al-Nusra,
ora sciolto; un leader vicino a Daesh (ISIS) e al-Qaeda, che ha
lavorato a stretto contatto con l'ex capo di Daesh Abu Bakr
al-Baghdadi. Negli ultimi anni HTS, considerato il gruppo
terroristico del "male minore", si è focalizzzato sulla
conquista della Siria, prendendo di mira principalmente Iran e
Hezbollah.
Al-Jolani ha oscillato nel tempo tra turbante e divise
militari, destreggiandosi tra i suoi ruoli di insorto takfiro e la
figura dell'opposizione in giacca e cravatta. Il cambiamento
strategico di identità è tornato alla ribalta nel 2021 con una sua
intervista straordinaria alla PBS. Nel 2022, l'inviato russo in Siria
ha rivelato che la Turchia, con il sostegno occidentale, stava
lavorando per il passaggio di HTS a "opposizione moderata",
una mossa ad hoc per liberarlo dalla designazione di terrorista
internazionale mentre metteva a punto l’obiettivo successivo degli
Stati Uniti per la Siria e la fase post-bellica in Libano.
L'Occidente, che pensa di avere indebolito la Russia in Ucraina,
Hezbollah contro "Israele" e l'Iran su tutti i fronti
bloccato da un presidente riconciliatore, ha lanciato gli ultimi
attacchi terroristici come un’opportunità per gli Stati Uniti e
"Israele" di portare a termine la partita. Questi sono i
fattori effettivi che hanno indebolito i sostenitori della Siria,
ribadendo che per la completa destabilizzazione del Paese sono state
fondamentali sia l'erosione pluriennale della sua economia con
l'occupazione di giacimenti petroliferi sia le basi statunitensi
illegali nel nord-est della Siria.
Mentre
la cosiddetta "opposizione siriana" veniva pompata con i
finanziamenti e con il supporto logistico - direttamente dalla
Turchia e indirettamente da Stati Uniti, Regno Unito e "Israele"-
l'esercito siriano si disarticolava. I militari ricevevano circa 40
dollari al mese, grazie alle conseguenze delle prolungate sanzioni
statunitensi e agli effetti negativi della guerra ibrida. Nel 2018,
la Russia informò la Siria che il suo esercito aveva bisogno di un
rinforzo dal basso e Damasco si trovò ad affrontare la sfida di
dover sostenere 200 miliardi di dollari di ricostruzione a livello
nazionale. Per affrontare queste sfide, Assad ricorse a
riconciliazioni e negoziati che misero in secondo piano l’approccio
difensivo; ma le basi che hanno consentito un facile crollo,
l’ammutinamento e la presa del potere, erano state gettate sei anni
prima dell'invasione di HTS di fine novembre 2024.
La
Siria è caduta dopo anni di negligenze rispetto al rinforzo della sua difesa e della crescita economica.
L'era
post-Astana e dei negoziati è stata segnata da concessioni, nel
tentativo di tranquillizzare i Paesi del Golfo e facilitare un più
facile riavvicinamento a queste potenze rifiutando le offerte
iraniane di stazionamento intorno al Golan e a sud. La Siria non ha
preso misure drastiche per riprendersi i territori a nord-est dove
miliardi di ricchezza petrolifera sono stati rubati, per
riorganizzare le istituzioni militari in rovina e impoverite e
gettare le basi per l'autosufficienza economica; aspettandosi che il
processo di negoziazione post-Astana e la partnership tra Iran e
Russia risolvessero da soli i problemi. Mentre queste soluzioni
politiche tardavano a portare risultati, l'opposizione, ben
supportata e finanziata sebbene divisa, ha approfittato del cessate
il fuoco post-2020. HTS ha utilizzato questo periodo per consolidare
la presa su Idlib e il nord del Paese, e aumentare gli attacchi
all'esercito siriano, raddoppiandoli da circa 200 nel 2021 a 400 nel
2022.
HTS
ha anche approfittato delle sanzioni statunitensi sulla Siria
all'indomani del disastroso terremoto nel febbraio 2023, rafforzando
gli obiettivi di Washington di impedire che gli aiuti raggiungessero
le aree "controllate dal regime" e consentendo il sostegno
turco nelle zone che controllava. La Turchia avrebbe tratto vantaggio
anche dall'aumento della circolazione della sua valuta in
concomitanza con l'ulteriore crollo della valuta siriana, in favore
delle sue ambizioni espansionistiche nel nord della Siria.
Fin
dall'inizio, l'insurrezione takfira guidata da HTS aveva obiettivi e
modelli operativi non solo allineati ma direttamente curati da
Israele e dagli Stati Uniti. Dal 2017, gli obiettivi degli attacchi
terroristici di HTS sono stati funzionari del governo siriano,
scienziati, civili sciiti e pellegrini (prendendo spunto dalla
narrativa americano/israeliana nel considerarli "agenti
iraniani") e quasi esclusivamente, negli anni successivi al
cambiamento strategico dell'identità di HTS, posizioni degli
avversari degli Stati Uniti in Siria, che provenissero da Hezbollah,
dall'IRGC o dalla Russia. Gli Stati Uniti hanno permesso che l'ISIS
si dissolvesse, indebolendolo gradualmente in attacchi aerei
coordinati; mentre l'HTS, più focalizzato sul terreno, è stato in
grado di crescere.
Dopo
la fuga di centinaia di leader takfiri dalle prigioni di Hasakeh
all'inizio di quest'anno, molti di loro si sono spostati a sud verso
le posizioni dell'esercito a Daraa e Damasco. Ciò è stato seguito
da attacchi con l’artiglieria terrestre contro l'esercito siriano e
la polizia da parte di gruppi takfiri in queste località del sud ora
prese di mira dagli israeliani. Gli attacchi aerei dell'entità
sionista su tutta la Siria, in particolare contro le infrastrutture
militari nelle principali città, sono stati implacabili e continui
negli ultimi due anni e soprattutto negli ultimi mesi. Durante la
guerra in Libano, Israele ha ripetutamente colpito il valico di
frontiera di Masnaa tra Siria e Libano, così come il valico di
frontiera settentrionale di Arida. I ripetuti bombardamenti dei
valichi tra Libano e Siria hanno mantenuto la pressione sui libanesi
assediati e l’interruzione delle vie di rifornimento da e per il
Libano. Mentre i gruppi takfiri attaccavano le posizioni
dell'esercito siriano da terra, "Israele" bombardava
l'esercito siriano dal cielo, indebolendolo ulteriormente. Uno degli
ultimi attacchi mirati è stato contro un centro dell'esercito a
Palmira, dove 36 persone sono state massacrate.
Il
coordinamento aereo e terrestre israeliano-takfiro non è una novità,
ovviamente. È stato ampiamente documentato il fatto che quasi un
decennio fa Israele ha fornito a Jabhat al-Nusra (l'organizzazione
precedente di HTS) mappe e progetti delle posizioni dell'esercito
siriano da attaccare nel sud del Paese. Avevano anche fornito loro
dispositivi di comunicazione e attrezzature mediche, consentendo
persino di allestire campi profughi siriani al confine. In
precedenza, un rapporto delle Nazioni Unite del 2014 confermava lo
stretto coordinamento che i cosiddetti "ribelli" avevano
con Israele.
Uno dei loro primi obiettivi furono gli stessi centri di
ricerca e gli stabilimenti di produzione per le armi della
Resistenza, che Israele ha colpito per un periodo, eseguiti in
coordinamento con gli Stati Uniti e l'entità sionista. Israele è
stato a lungo deluso dal fatto che i suoi attacchi non avessero
"fermato o neutralizzato" la loro attività; un passo che
sarebbe stato delegato ai loro alleati sul campo. Ad Aleppo, i
militanti hanno assediato il Syrian Scientific Research Center,
motore economico del Paese e motore di difesa sia della Siria sia
dell'Asse della Resistenza,
e hanno cecchinato e ucciso il direttore, dottor Yervant Arslanian.
L'opposizione takfira ha anche attaccato il CERS
Institute 4000 a Masyaf, bersaglio di
bombardamenti israeliani e attacchi del Mossad per anni. Aiutato
dall'intelligence e dal lavoro svolto da Israele nell'attaccare le
strutture tra cui il più recente raid di settembre di Masyaf, che
ha ucciso 18 persone, HTS ha lanciato un attacco tramite un drone
ucraino il 4 dicembre all'istituto CERS
durante la sua incursione ad Hama colpendo un sito da tempo preso di
mira da Israele, dopo che quest'ultimo ha ammesso che era
insufficiente distruggerlo con i soli attacchi aerei.
Il loro
obiettivo successivo era Homs, a soli 45 km di distanza. Ciò ha
fatto pendere la bilancia a favore dei terroristi, che miravano a
isolare la Resistenza libanese tramite quella che era una via
essenziale di trasferimento di armi, rifornimenti e logistica. Gli
obiettivi di Israele per Homs, nel preparare il terreno
nell’imminente attacco dei takfiri, sono stati il bombardamento
delle posizioni intorno a quella città, che ospitava siti di
stoccaggio e trasferimento di equipaggiamenti da combattimento per
Hezbollah e punto di ingresso per le sue unità in Siria. Il
portavoce in lingua araba dell'esercito israeliano, Avichay Adraee,
lo ha sottolineato in un tweet la notte dopo la presa di Hama, e non
è una coincidenza che le sue parole siano state pronunciate mentre
Homs era il prossimo obiettivo dei "ribelli".
A questo
punto, appariva chiaro che l'esercito siriano non avrebbe più
combattuto, a causa degli ordini di generali compromessi, che andavano
contro la direttiva di Assad, di deporre le armi. La profonda
infiltrazione aveva dissolto i ranghi quasi all'istante. Gli attacchi
aerei russi che avevano colpito le postazioni terroristiche nei primi
giorni dell'assedio di Aleppo erano cessati e l'IRGC non aveva una
forza attiva da mobilitare. Homs è caduta ufficialmente sabato 7
dicembre e la caduta della Siria, finalizzata dagli ordini di Assad a ridurre al minimo lo spargimento di sangue tra i civili ordinando
una pacifica transizione di potere, concordata con la conclusione dei
colloqui di Astana tra Iran, Russia e Turchia, aveva messo gli ultimi
chiodi nella bara.
Israele ha anche mirato ad espandere la sua zona
cuscinetto nelle alture del Golan, ponendo fine al timore di lunga
data di infiltrazione della Resistenza sulle alture dopo 14 mesi di
operazioni di Hezbollah contro siti nel territorio occupato. Il
cambio di regime in Siria ha provocato un'incursione israeliana a
Quneitra con il pretesto di espandere questa cosiddetta zona
cuscinetto.
L'aggressione israeliana più violenta ha preso di mira Tartus lunedì 16 all'alba e ha causato l'uccisione e il ferimento di civili.Contemporaneamente, Israele ha colpito tutti i siti
militari critici, le infrastrutture e gli arsenali della Siria, per
spazzare via qualsiasi capacità di difesa che potesse essere
trasferita in Libano o utilizzata contro l'entità occupante in
futuro. Ciò è stato accompagnato dalle congratulazioni di Netanyahu
per la caduta "storica" della "tirannia di
Damasco": un progetto americano di lunga data reso possibile
attraverso lo sforzo coordinato tra gruppi ‘’ribelli’’ e
Israele. "Senza i colpi che avete inflitto a Hezbollah e
all'Iran, non avremmo potuto liberare la Siria", ha detto ai
media israeliani il portavoce dell'Esercito siriano libero Fahd
Masri. "Grazie, Israele. Questa è una vittoria degli
israeliani, nostri fratelli e vicini", ha ribadito,
riecheggiando le dichiarazioni rilasciate da un certo numero di
membri dell'"opposizione siriana" e dell'’’Esercito
siriano libero’’ ai media sionisti nelle ultime settimane.
A
questo punto, è più che ovvio a chi servono gli obiettivi
dell'attuale svolgimento degli eventi. La fragile situazione della
Siria nell'ultimo decennio ha mobilitato le fazioni della Resistenza
verso una traiettoria di produzione interna e autosufficienza in
tutti i campi, un piano accelerato dal defunto comandante dell'IRGC
Hajj Qassem Soleimani. Hezbollah produce già i propri missili e
droni a livello nazionale con depositi di armi ignoti da Israele.
Mentre la caduta della Siria è l’epilogo di un capitolo molto
oscuro e difficile per l'Asse della Resistenza, i miracoli di Gaza e
dello Yemen assediati per anni ci forniscono una lezione: la
traiettoria per le fazioni della Resistenza altamente adattabili
continuerà e raggiungerà nuove vette negli eventi futuri.
Quaranta
anni di sanzioni per assoggettare e lacerare la Siria
Di
Maria Antonietta Carta
Torno
ancora sul tema delle sanzioni, perché mi è impossibile non
continuare a denunciare questa subdola arma di distruzione di massa
che trova il suo compimento più atroce nelle rinnovate sanzioni
europee contro una popolazione ormai allo stremo e sul cinicamente
denominato ‘’Caesar Syria Civilian Protection Act’’: un vero
e proprio strumento genocidiale che, se non sarà sospeso, sottoporrà
al supplizio un intero popolo civile e valoroso.
Durante
il mio viaggio a Latakia dell’autunno scorso, ho potuto constatare
ancora una volta quanto i Siriani siano provati e straziati da questa
persecuzione spietata e senza tregua che dura da oltre quarant’anni.
Sì, perché la persecuzione economica contro la Siria non è
iniziata con la guerra che attualmente la sta devastando.
Quando
vi giunsi per la prima volta nel 1978, in un bel giorno di fine
estate, la Siria era un cantiere in piena attività: si costruivano
edifici residenziali (in parte destinati a militari reduci della
guerra del 1973 o alle famiglie di chi in guerra era morto), scuole
anche nei villaggi più sperduti, ospedali e Università. Poi, di
repente, nel 1979 arrivò l’embargo, decretato dagli Stati Uniti e
messo in pratica da tutti i suoi ‘’alleati’’ per punire la
Siria che stava dalla parte dell’Iran, Paese aggredito, nella
guerra con l’Iraq, Paese aggressore. Fu così che cominciai a
imparare quali terribili conseguenze genera l’impiego delle
sanzioni: un ricatto ignobile con gli stessi effetti deleteri
dell’assedio medievale. L’embargo significò allora traffici
commerciali bloccati anche per le enormi quantità di derrate di ogni
genere che attraverso le vie terrestri e marittime giungevano a
Latakia o ad Aleppo, destinate non soltanto al mercato locale ma a
vari Paesi mediorientali. La prima conseguenza fu l’improvvisa
perdita del lavoro per centinaia di migliaia di persone: impiegati,
marittimi, portuali, camionisti, commercianti, artigiani, che prima
conducevano un’esistenza dignitosa. Quindi fame, mancanza di tutti
i prodotti essenziali di importazione dall’aspirina ai farmaci
salvavita (non esistevano ancora fabbriche farmaceutiche locali), ai
macchinari di ogni genere, al ferro per l’edilizia etc. etc. E ci
fu una crescita aberrante della corruzione e del malaffare.
Aumentarono povertà e privazioni contemporaneamente alla ricchezza
scandalosa di affaristi senza scrupoli e corrotti, autoctoni e
internazionali in perfetta combutta, che si trasformarono purtroppo
in imprescindibili procacciatori di tutti i beni indispensabili.
Proprio come accade oggi. Perché quando a un intero Paese con scarsa
autosufficienza di alcune materie prime e di industrie si impedisce
l’attività commerciale lecita esso diventa ostaggio e vittima
dell’illegalità e dell’ingiustizia che può condurlo alla
progressiva disintegrazione del legame sociale, che in uno stato di
guerra può condurre a conseguenze terribili.

E'
difficile immaginare il numero di mutilati o morti per la mancanza di
antibiotici, ma persino di sostitutivi del latte materno o di
glucosio! o a causa di tante altre privazioni. Io, che ho vissuto in
Siria per oltre trent’anni, so. I miei ricordi, indelebili e
tremendi, sugli effetti nefasti delle sanzioni sono così tanti che
servirebbero ore e ore per rievocarli tutti. Ho visto troppi
sventurati patirne le conseguenze, perciò al solo sentirle
menzionare provo sempre un dolore profondo. E rabbia, perché le
sanzioni sono uno strumento irragionevole, spregevole, disumano.
Anche
quelle dal 2006 fino al 2012 causarono danni molto gravi. La
Siria attraversava una difficile crisi a causa di una lunga siccità
e per un conseguente aumento del proletariato urbano. Inoltre, doveva
affrontare un aggiuntivo costo economico e sociale dovuto alle
centinaia di migliaia di rifugiati iracheni, dopo la seconda guerra
del Golfo, e di quelli libanesi in seguito alla seconda guerra
israelo-libanese del 2006; perché è da sempre accogliente: con gli
Armeni perseguitati dai Turchi, con i Palestinesi, con i vicini
Libanesi, persino con gli Italiani durante la Seconda guerra mondiale
e con tanti altri.
Il
motivo pretestuoso fu dare una risposta alla "minaccia inusuale
e straordinaria del governo siriano agli interessi economici, di
sicurezza nazionale e di politica estera degli Stati Uniti’’
(sic!). Sinceramente: vi sembra davvero credibile che un Paese più
piccolo dell’Italia e con poco più di venti milioni di abitanti
potesse costituire una così terribile minaccia per la prima potenza
mondiale? Di certo, posso dire che dopo aver demolito l’Iraq si
apprestavano a ripetere gli stessi crimini scellerati. Insomma,
sanzioni propedeutiche all’inizio del caos in Siria. Ancora di più,
molto di più, sono ferali oggi che questo infelice popolo è stanco,
anzi stremato e dilaniato da un conflitto brutale che dura da oltre
nove anni. Il costo della vita diventa proibitivo anche per chi prima
era benestante, perché l’economia di un intero Paese è
condannata. Una condanna iniqua contro vecchi, bambini, malati,
mutilati, uomini e donne incolpevoli, con la giustificazione
paradossale di ‘’misure umanitarie’’. e contro un Paese
patrimonio prezioso dell’intera Umanità.
Leggi Settembre 2022
https://oraprosiria.blogspot.com/2020/09/voci-dalla-siria.html
Oggi,
la Siria è precipitata nel caos e i signori del «divide et impera»
possono esultare ancora una volta con il loro orrido ghigno.