ZENIT, 30 novembre 2016
Tra le varie immagini che scorrono sullo schermo dietro di lei, ce n’è una che ritrae un gruppo di famiglie durante un pic-nic che sembra svolgersi in un parco di una pacifica città occidentale. Gli abbracci amichevoli, i volti distesi e sorridenti, gli abiti dignitosi suggeriscono che siano persone spensierate. Stupisce sapere invece che quella foto è stata scattata a un gruppo di cristiani di Aleppo, in Siria, non molti mesi fa. È gente, quella che sorride e che mantiene la schiena dritta, che convive quotidianamente con la morte, consapevole che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo di vita. Questa immagine racchiude il senso delle parole pronunciate da suor Maria Guadalupe de Rodrigo, missionaria argentina dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive), nel corso della conferenza che ha tenuto ieri all’Università Europea di Roma a proposito della sua esperienza in Siria.
La suora dell’Ive non esita a definire “una grazia” il poter vivere al fianco di questi nuovi martiri della fede cristiana: persone d’ogni età e censo, che affrontano la spada degli estremisti islamici come un premio del Signore.
L’esperienza di suor Maria Guadalupe in Siria ha inizio nel gennaio 2011, a seguito di un periodo in Egitto. Dopo aver sperimentato la discriminazione che vivono i cristiani nel Paese delle sfingi, la giovane vede come un’occasione per rilassarsi il trasferimento ad Aleppo, un vero e proprio crogiolo inter-religioso, ove regna la pace, la convivenza, la prosperità. Passano appena due mesi dal suo arrivo, tuttavia, e la situazione del Paese precipita inopinatamente. A marzo iniziano le prime manifestazioni di protesta contro il Governo di Assad. “I media occidentali parlavano di dimostrazioni pacifiche svolte da cittadini siriani per chiedere democrazia, ma noi che eravamo lì possiamo testimoniare tutt’altro”, spiega la suora.
La fase embrionale dei tumulti si è sviluppata a Dar’a, nell’estremo sud del Paese. Alcune ragazze originarie di quel villaggio, ospiti nel centro d’accoglienza per studentesse dell’Ive ad Aleppo, testimoniano a suor Maria Guadalupe e alle sue consorelle che “gruppi di stranieri, lo si notava dall’accento, entravano nei villaggi armati fino ai denti per uccidere i cristiani”.
Fin da subito l’elemento religioso si configura quindi come determinante. Eppure la stampa sembra non volersene accorgersene. Anzi, suor Maria Guadalupe ravvede una precisa volontà a disinformare l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo in Siria. Quando le proteste si estendono in tutto il Paese e giungono anche ad Aleppo, spiega la religiosa, “abbiamo visto dalle nostre finestre, con i nostri occhi, migliaia di persone scendere in strada per manifestare solidarietà ad Assad. Ebbene, dopo poche ore quelle stesse immagini nei media venivano fatte passare come sommosse contro il regime”.
Le accuse della suora sono rivolte a una stampa connivente con la comunità internazionale, vera responsabile della mattanza siriana. “La Siria era indipendente e ricca, per questo gente in giacca e cravatta ha voluto servirsi di gruppi armati per disgregarla”, denuncia. E lamenta inoltre che le sanzioni nei confronti di Damasco sono servite soltanto a sfinire la popolazione, aggiungendo un dettaglio spinoso: “Nel 2012 è stato rimosso l’embargo al petrolio, quando i pozzi erano in mano ai ribelli, anche all’Isis. Forse è stato fatto per permettere a questi gruppi di finanziarsi?”.
È una domanda che appare tristemente retorica dinanzi alla realtà descritta subito dopo da suor Maria Guadalupe. La coalizione a guida statunitense “ha fatto solo scena – accusa -, gli aerei passavano sopra le postazioni dell’Isis ma non bombardavano”. E questo – incalza – “vuol dire che li appoggiavano”. Il terrorismo – spiega la religiosa – “è sostenuto da chi ci parla di democrazia e diritti umani”. E poi – si domanda – “perché dovremmo imporre la democrazia ai siriani? Perché dovremmo far cadere un Governo che loro stessi hanno scelto e che garantisce convivenza e pace?”. La riposta è presto detta: per interessi economici e politici delle potenze occidentali. Questi scopi, per inciso, “vanno a coniugarsi con gli interessi religiosi dei fondamentalisti islamici, che vogliono eliminare tutti coloro che il Corano definisce come infedeli”.
Nel buio di una feroce persecuzione, si agita però un bagliore di luce che dona speranza. È quello della moltitudine di martiri che rafforza la fede cristiana. Si illuminano gli occhi di suor Maria Guadalupe, quando descrive la determinazione dei siriani fedeli a Cristo nel non rinnegare la propria fede dinanzi ai loro boia.
La religiosa parla di “miracoli” che stanno avvenendo nella Siria falcidiata dal conflitto. Spiega che “prima della guerra, molta gente di Aleppo, città del divertimento e degli eccessi, viveva una fede un po’ superficiale, mondana. E la decisione, la disponibilità al martirio di quegli stessi cristiani oggi, è veramente un miracolo”. Si tratta – soggiunge – “di una grazia che il Signore sta dando loro”.
Considerare la morte come una possibilità concreta, di ogni giorno, “ci fa tornare all’essenziale”. Suor Maria Guadalupe spiega che i cristiani siriani investono la gioia non più su qualcosa che chiunque può toglier loro, bensì “nella vita eterna”. “Questo spirito – prosegue – ci contagia, possiamo partecipare stando lì alla grazia dei martiri e non abbiamo paura, nonostante siamo ormai abituati ad ascoltare costantemente il suono delle bombe”. Un contagio che dovremmo auspicare anche noi, per reagire . “Loro subiscono una persecuzione cruenta – osserva -, ma ce n’è una incruenta, che vivono i cristiani in Occidente, a causa di leggi contro la vita, il matrimonio, la famiglia, la libertà di esprimere la propria fede”.
A tal proposito suor Maria Guadalupe racconta che un cristiano siriano, profugo in Spagna con moglie e figli, lo scorso anno è rimasto impressionato dal fatto che l’amministrazione comunale di Madrid volesse vietare l’esposizione in pubblico di presepi. “Se questa è la vostra democrazia, meglio il nostro dittatore”, le parole dell’uomo.
E forse non è un caso che – come ha ribadito la religiosa – in Siria i cristiani li stanno difendendo non i Paesi europei, ma la Russia e l’esercito siriano. Questi ultimi stanno strappando Aleppo ai jihadisti proprio nelle ultime ore.