Traduci

Visualizzazione post con etichetta Hezbollah. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Hezbollah. Mostra tutti i post

mercoledì 9 ottobre 2024

Seymour Hersh: I miei incontri con Nasrallah

Un soldato di Hezbollah durante la campagna militare in Siria contro i miliziani di Al Nusra saluta la statua di Gesù.  Fu grazie all'impegno degli Hezbollah che molti villaggi cristiani del Qalamoun siriano furono liberati dai takfiri fanatici.
 

da Mondialisation.ca, 2 ottobre 2024 - di Seymour Hersh

Traduzione di Maria Antonietta Carta 

Il leader di Hezbollah assassinato aveva una visione per il suo Paese

Nel 2005, Bush truccò le elezioni irachene per garantire che i sunniti avessero la maggioranza dei voti. Le schede elettorali, non certo vuote, erano state stampate negli Stati Uniti e trasportate con un aereo in Iraq.

Devo ammettere che Hassan Nasrallah mi era piaciuto. Avevo avuto alcune lunghe conversazioni con lui, iniziate nell'inverno del 2003 pochi mesi dopo l’invasione americana dell’Iraq voluta da George W. Bush e Dick Cheney due anni prima, dopo l’11 settembre, anche se l’Iraq era governato dal laico Saddam Hussein, che non aveva alcun legame con al-Qaeda.

Lavoravo per il New Yorker e mi interessava la guerra al terrorismo. Ciò mi aveva condotto a Berlino, quella primavera, per una colazione sull’ 11 settembre con August Hanning, capo dei servizi segreti tedeschi. Non furono necessari i preliminari: Hanning e io sapevamo che avremo parlato solo di questioni sostanziali.

A un certo punto, interrogai Hanning sulla strana relazione, di cui ero venuto a conoscenza, tra l’ex primo ministro Ehud Barak, che durante la sua brillante carriera militare era stato comandante del Sayeret Matkal, l’unità di commando più segreta di Israele, e lo sceikh Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, la milizia sciita con sede nel sud del Libano. C’era stato uno scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah, che ha avuto luogo dopo numerose conversazioni tra Nasrallah e Barak, che si era rifiutato di restituire uno dei prigionieri. I colloqui di Nasrallah con Israele attraverso Hanning continarono con Ariel Sharon, che sostituì Barak come primo ministro nel 2001. Si trattava di una notizia sbalorditiva. Sharon aveva guidato l’attacco israeliano al Libano nel 1982, svolgendo un ruolo chiave nel famigerato massacro di due campi profughi palestinesi in quel Paese. Nasrallah e lui formavano un duetto molto strano.

Non presi appunti durante quella colazione, ma fu Nasrallah a interessarmi maggiormente. Avevo amici a Beirut, che conoscevano i dirigenti di Hezbollah, e riuscii a organizzare un incontro. Non ricordo dove si svolse il primo incontro, ma le condizioni della sicurezza non erano molto buone, come scrissi in seguito nel New Yorker dopo la feroce guerra del 2006 senza vincitori tra Israele e Hezbollah. In quel primo incontro c’era stato un semplice controllo di sicurezza: la mia giacca fu perquisita e il mio vecchio registratore aperto ed esaminato velocemente.

Nasrallah era un uomo paffuto e gradevole, nel suo abito religioso. Gli chiesi, attraverso un interprete, se si considerava un terrorista o un combattente per la libertà nelle sue incessanti schermaglie al confine con Israele. Mi disse che il suo esercito aveva attaccato i soldati israeliani lungo il confine e lo avrebbe fatto di nuovo in caso di guerra. Mi sorprese aggiungendo che, se gli Israeliani e i Palestinesi che vivevano sotto l’occupazione israeliana fossero stati in grado di ottenere pieni diritti e concludere un accordo di pace degno di questo nome, egli avrebbe naturalmente onorato quell' accordo. Furono serviti tè e biscotti, e lui aveva insistito che li prendessimo, spingendo il vassoio verso di me. In sintesi, la discussione si limitò all’esposizione del suo punto di vista sulla guerra americana in Iraq. Nasrallah predisse che la rapida vittoria degli Americani sarebbe stata seguita da anni di guerra dura e che l’esercito iracheno smantellato si sarebbe alleato con l’opposizione tribale e politica. Aveva proprio ragione.

Incontrai Nasrallah una seconda volta qualche settimana prima delle elezioni parlamentari in Iraq, il 30 gennaio 2005. Quelle furono le prime elezioni generali dopo che gli USA rovesciarono Saddam e, come ho riferito in seguito, l’amministrazione Bush si adoperava in tutti i modi per truccare le elezioni e garantire che i candidati sunniti favoriti dalla Casa Bianca ottenessero la maggioranza dei voti. Un amico dei servizi segreti statunitensi mi informò che le schede elettorali solo presuntamente vuote, erano state stampate negli Stati Uniti e trasportate con un aereo in Iraq.

Nasrallah era divertito per la stupidità di Washington, che aveva inviato diplomatici e altri funzionari in Iraq che non conoscevano bene il Paese e non parlavano l’arabo. Mi disse che l’America non aveva idea di come tenere le elezioni e sembrava credere che il partito vincente avesse bisogno della maggioranza del 50% o più. Poi mi spiegò che il partito vincitore sarebbe stato sciita e avrebbe ottenuto il 48,1% dei voti. “Gli Americani, mi disse, non sanno come organizzare un’elezione qui”. (La trascrizione del testo di questa intervista insieme alle altre interviste con Nasrallah sono conservate in 95 cartelle dei miei documenti e non possono essere visualizzate su due piedi). Le elezioni furono vinte dallo sciita Ibrahim al-Jaafari con il 48,19% dei voti.

Le elezioni erano state per lo più boicottate dagli arabi sunniti e in una circoscrizione sunnita chiave votò solo il 2% degli iscritti. La comunità sunnita aveva chiaramente capito che le elezioni sarebbero state truccate, a differenza della comunità diplomatica e militare statunitense. Il giorno delle elezioni ci furono almeno 44 morti nei pressi dei seggi elettorali. Avevo scritto un libro in cui sostenevo che Jack Kennedy aveva truccato un'elezione a Chicago, ma non avrei mai pensato di chiedere a Nasrallah come avrebbe vinto al-Jaafari. Egli fu in grado di prevedere il punteggio entro un decimo di punto.

La mia ultima visita a Nasrallah avvenne nel dicembre 2006, mesi dopo che Hezbollah aveva combattuto un Israele sbigottito in una guerra brutale. (Il fallimento di quella battaglia contribuì a preparare Israele per il giorno in cui il suo primo ministro, come ha fatto la scorsa settimana, avrebbe chiamato a un assalto massiccio.)

Nasrallah era in clandestinità dalla fine della guerra del 2006. Presi un taxi per il luogo dell’incontro nel sud di Beirut, dove vivono molti sciiti e dove un collaboratore di Hezbollah mi condusse fino a un parcheggio. Lì, fui perquisito con uno scanner portatile, messo sul retro di una berlina scura con finestre bloccate, condotto verso altri due o tre parcheggi, cambiando auto ogni volta, e infine al parcheggio di un moderno condominio. Fu più interessante che allarmante e non collegai immediatamente l’ipersicurezza alla guerra con Israele. Una volta nel parcheggio giusto, fui scortato fino a un ascensore che mi trasportò direttamente all'ultimo livello di quello che sembrava essere un edificio di 12 piani. Compresi che il successo di Hezbollah nella sua lotta contro Israele lo aveva reso un eroe per gli sciiti e i sunniti. Nasrallah respinse un assistente che voleva sottomettermi a una perquisizione completa del corpo. Mi sorpresi per le misure di sicurezza e gli chiesi: “Cosa sta succedendo, cazzo?”, ma in termini più educati. Mi spiegò che la guerra dell’estate era iniziata quando aveva ordinato il rapimento di due soldati israeliani durante un raid transfrontaliero. Era stato un errore. “Volevamo solo catturarli per uno scambio di prigionieri, mi disse, non abbiamo mai voluto trascinare la regione in guerra”.

Quando riprendemmo la conversazione, intorno a tè e biscotti, Nasrallah, chiaramente irritato, accusò il presidente Bush per il suo obiettivo di “fare una nuova mappa della regione” dividendo il Medio Oriente, dove molte religioni convivono pacificamente da molto tempo, in due Stati separati: uno sunnita e l’altro sciita. “Tra uno o due anni ci saranno aree totalmente sunnite e altre completamente sciite e completamente curde. Anche a Baghdad c’è la preoccupazione che la città sarà divisa in due aree, sunnita e sciita”.

Pochi mesi dopo, in un lungo articolo, ispirato dalla mia intervista a Nasrallah, una testimonianza poco conosciuta del Congresso e colloqui a Washington e in Medio Oriente sulla decisione dell’amministrazione Bush di “riconfigurare le sue priorità in Medio Oriente”, scrivevo: “In Libano l’amministrazione ha collaborato con il governo saudita, amministrato dai sunniti, nelle operazioni segrete per indebolire Hezbollah, l’organizzazione sciita sostenuta dall’Iran. Gli Stati Uniti hanno anche partecipato a operazioni segrete contro l’Iran e il suo alleato, la Siria. Queste attività hanno rafforzato i gruppi estremisti sunniti che aderiscono a una visione militante dell’Islam, sono ostili all’America e simpatizzano con Al Qaeda”.

Il segretario di Stato Condoleezza Rice, uno dei leader della nuova politica estera degli Stati Uniti, parlò alla Commissione Affari Esteri del Senato di “un nuovo allineamento strategico in Medio Oriente, che avrebbe separato i riformatori dagli estremisti”. La maggior parte dei sunniti veniva situata al centro della corrente moderata, mentre l'Iran sciita, Hezbollah, la Siria sunnita e Hamas stavano dall'altra parte. Qualunque cosa si possa pensare dell’analisi della Rice, un cambiamento nella politica ebbe luogo e alla fine portò l’Arabia Saudita e Israele sull’orlo di una nuova alleanza strategica attraverso gli accordi di Abramo. Entrambe le nazioni consideravano minacce esistenziali l’Iran e Hezbollah. I Sauditi, scrissi all’epoca, credevano che una maggiore stabilità in Israele e Palestina avrebbe ridotto l’influenza dell’Iran nella regione.

Questo articolo fu pubblicato oltre diciassette anni fa. È sorprendente come il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu abbia oggi distrutto quella fragile opportunità di riallineamento politico in Medio Oriente, in particolare con un Iran ora guidato da un presidente moderato e lungimirante che potrebbe presto essere nella lista degli obiettivi di Netanyahu.

Non sapremo mai se Nasrallah, nato in Libano, che mi disse più di una volta che era determinato a coinvolgere Hezbollah nella vita politica, economica e sociale del suo Paese, sarebbe riuscito a farlo. La prospettiva attuale, con un Israele nel mezzo di un’offensiva terrestre e aerea, sembra molto cupa e mortale.

Seymour Hersh

https://www.mondialisation.ca/mes-rencontres-avec-nasrallah-seymour-hersh/5692796?doing_wp_cron=1728483821.7733230590820312500000

sabato 18 luglio 2020

Hezbollah tra due fuochi: la sua stessa società e i suoi alleati nazionali.


Di Elijah J. Magnier - 5 luglio 2020 – Fonte: ejmagnier.com
Traduzione italiana di Gb.P.
Il segretario generale libanese di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah gode di un sostegno senza pari tra gli sciiti in Libano e, più in generale, tra l ' "Asse della resistenza" che guida. È il leader più famoso del Libano, è molto rispettato e ascoltato dai suoi sostenitori e nemici, in particolare Israele. Tuttavia, poiché la situazione finanziaria del Libano si è fortemente deteriorata, non è più in una posizione invidiabile e avrà bisogno di eccezionali capacità per mantenere l'unità del Libano in un momento in cui i suoi presunti alleati politici mostrano comportamenti ostili. I sostenitori di Hezbollah ed i suoi alleati politici non sono più in armonia. Le tensioni stanno raggiungendo livelli senza precedenti, non solo sui social media, ma anche per quanto riguarda le scelte politiche. C'è più di una ragione.
Sayyid Nasrallah ha un'influenza indiscussa sui suoi sostenitori poiché la maggior parte di loro fa eco alla parola "Sayyid" - come i suoi discepoli lo chiamano, ed usano anche l'acronimo "Samahto", termini arabi che significano "sua eminenza", un titolo religioso. I suoi discorsi diventano una tabella di marcia per i suoi sostenitori, analisti, giornalisti e politici, e i dettagli delle sue opinioni e idee politiche vengono ritrasmessi sulla maggior parte delle piattaforme mediatiche. Ma ciò non impedisce ai membri della società che sostengono Hezbollah - di cui Hezbollah è parte integrante - di non essere d'accordo con le dichiarazioni del Sayyid in merito al suo legame politico con i suoi alleati, in particolare il più grande partito cristiano "Tayyar al Watani al-Hurr " , il Movimento Patriottico Libero (FPM). In effetti, i sostenitori di Hezbollah hanno deciso di eludere le raccomandazioni del Sayyid e di "cavalcare la notte a cavallo di un cammello"- (un'espressione usata dall'Imam Hussein Bin Ali per i suoi sostenitori alla vigilia dell'ultima battaglia di Karbalaa, quando invitò i suoi sostenitori a partire al crepuscolo per evitare di essere visti dal nemico e quindi sfuggire alla morte all'indomani). Un'altra guerra si sta svolgendo sui social media in cui i sostenitori di Hezbollah esprimono duramente le loro frustrazioni, incidendo sulla zona favorevole a Hezbollah e contestando le sue preferenze politiche. In uno dei suoi ultimi discorsi, Sayyid ha sottolineato l'importanza di moderare gli scambi sulle piattaforme dei social media tra gli alleati, da tutte le parti, affermando che il legame con i suoi alleati è solido e saldo. Sayyid Nasrallah voleva sgonfiare l'attuale livello di tensioni derivante da una serie di eventi in Libano. Non c'è dubbio che il capo di Hezbollah sperasse di affrontare il vero problema tra alleati da una prospettiva diversa, lontano dalle piattaforme pubbliche.
Ma diamo un'occhiata a cosa sta realmente succedendo in Libano. Non esiste un'agenda nascosta dietro questo articolo e nessuna intenzione di alimentare le differenze nazionali esistenti. Il suo obiettivo è quello di rivelare una realtà che i libanesi stanno scoprendo in questo periodo di sofferenza finanziaria che il paese sta vivendo da mesi. Il livello di dissenso è aumentato al punto in cui è diventato inevitabile. È tempo di rispondere a questo dissenso.
Il Libano è in uno stato di grave discordia da quando la gente è scesa in piazza l'anno scorso per chiedere migliori condizioni di vita e per esprimere il suo disprezzo per i politici responsabili di decenni di corruzione e cattiva gestione. Ciò ha spaventato al momento tutti i politici perché hanno capito che il popolo libanese si ribellava contro tutti loro che sono accusati di essere responsabili di tre decenni di furto, perdita di posti di lavoro, ingiustizia e corruzione.
Come nel caso di analoghe proteste in Iraq, l'ambasciata americana ha tentato di sovvertire l'ondata popolare di proteste per deviare i manifestanti contro il nemico più temuto di Israele, Hezbollah.
Il "Movimento del Futuro" - fondato dal defunto Primo Ministro Rafiq Hariri e ora guidato da suo figlio Saad, entrambi obiettivi dei manifestanti - ha spinto la situazione sull'orlo della rivolta quando i suoi sostenitori hanno chiuso l'unica strada che collegava Beirut a sud di Libano. Hariri era turbato per non essere riuscito a formare un nuovo governo e essere sostituito da Hasan Diab. Hariri si è pentito di aver approvato la scelta di Diab e da allora ha cercato di minare ogni possibilità di successo per il nuovo governo. Chiudere la strada meridionale del Libano-Beirut, significa bloccare i movimenti di Hezbollah verso sud, necessari per mantenere la prontezza militare in caso di possibile guerra con Israele. In seguito al ripetuto blocco di questa via vitale, Hezbollah fece appello alle sue riserve situate lungo questa via per prepararsi a renderla nuovamente disponibile con la forzata. A questo punto, l'esercito libanese è intervenuto per evitare scontri, disinnescare le tensioni e ottenere l'impegno di tenere sempre aperta la strada. L'obiettivo era quello di preservare i diritti dei manifestanti pacifici, evitando nel contempo che i rivoltosi con un programma politico compromettessero la coesistenza libanese tra le diverse religioni.
Le dimostrazioni hanno messo in allarme i banchieri che negli anni avevano accumulato enormi ricchezze grazie all'ingegneria finanziaria della Banca centrale. Essi avevano portato di nascosto i loro beni fuori dal Paese prima dell'inizio della rivolta generale. Le banche hanno chiuso e impedito ai correntisti di recuperare i propri risparmi. Le banche hanno seminato il panico e distrutto ogni fiducia nel sistema bancario e in qualsiasi piano finanziario del governo. La gente si è precipitata a prelevare denaro dalle banche entro i limiti autorizzati, scambiando valute locali per dollari e accumulando ciò che potevano dei loro risparmi in denaro contante a casa.
L'ex primo ministro Saad Hariri si rese conto di aver perso la possibilità di tornare al potere, ma era più consapevole che mai che il percorso verso l'ufficio di un futuro primo ministro passava da Hezbollah. Hariri ha migliorato le relazioni con Hezbollah, l'organizzazione che ha insistito per il suo ritorno dall'Arabia Saudita quando è stato detenuto con la forza dal principe ereditario Mohammad Bin Salman. Nonostante l'appoggio di Hezbollah ad Hariri, l'ex primo ministro si è dimesso nel momento più difficile per Hezbollah e ha ammesso che le pressioni americane e saudite lo avevano costretto a chiedere un nuovo governo escludendo la partecipazione di Hezbollah, sapendo che quest'ultimo e i suoi alleati hanno la maggioranza in parlamento mentre Hariri è in minoranza.
I nemici politici diventano amici e gli amici diventano protettori dei nemici. È il Libano. Una delle principali forze trainanti del gruppo dell'8 marzo, e stretto alleato di Hezbollah, è il presidente Nabih Berri, accusato di essere una delle figure più corrotte in Libano con la famiglia Hariri. Berri si prese la responsabilità di proteggere il governatore della Banque du Liban (la Banca centrale) e uno stretto alleato di Riad Salameh. Salameh, che ha apertamente accusato Hezbollah di complottare per estrometterlo, a causa della sua compiacenza verso tutte le richieste americane, crede di essere in una posizione di forza. Berri ha rifiutato di sostituirlo per paura che "il dollaro raggiungesse le 20.000 sterline libanesi" .
In effetti, ci sono molte ragioni per cui il governatore filoamericano della banca è ancora in carica. Conosce i segreti di tutti i politici e sa tutto sul contrabbando di beni all'estero durante la crisi finanziaria. Ha distribuito prestiti a persone influenti a tassi di interesse insignificanti. Per molti anni, ha documentato a una successione di presidenti libanesi la terribile situazione finanziaria del paese, ma è stato sempre incaricato da ciascun presidente in carica di "guadagnare tempo" e prevenire la caduta della valuta libanese, fintanto che il prossimo presidente salisse al potere. Poiché gli americani lo proteggono, Salameh è per Berri "moneta di scambio" per dimostrare a Washington che è anche un protettore dei loro interessi in Libano. Inoltre, Berri non vuole sostituirlo, perché in quanto protettore di Salameh, controlla effettivamente il governatore della Banca centrale cristiana. Questo non accadrebbe se Salameh venisse sostituito e un nuovo governatore fosse nominato dal capo del più grande blocco parlamentare cristiano, Tayyar al-Watani , l'FPM guidato dal più feroce nemico politico di Berri, l'ex ministro Gibran Basil. In effetti, per molti decenni, Berri e il suo primo ministro (defunto) Rafiq Hariri hanno condiviso le posizioni chiave che, secondo l'accordo interno, erano la parte dei cristiani. Quando i siriani comandavano in Libano, ai cristiani non era permesso scegliere i propri rappresentanti. Tuttavia, questo squilibrio ha portato l'FPM a una feroce battaglia per riguadagnare tutte le posizioni perse, rendendo il suo leader Basil il nemico di tutti i partiti, cristiani, drusi, sunniti e sciiti, tranne Hezbollah.
C'è un altro motivo per cui Hezbollah in questo momento accoglie il presidente Berri: perché Riyad Salameh dovrebbe essere rimosso dalla sua carica per la sua responsabilità di non condividere con il pubblico la realtà della situazione finanziaria del Libano e non aver avvertito i depositanti? Perché ha accettato di risparmiare tempo, organizzare l'ingegneria finanziaria e creare una "bomba a orologeria" che sarebbe esplosa senza preavviso decenni dopo, lasciando oltre il 95% della popolazione senza accesso ai propri risparmi? Che rimanga, e subisca le conseguenze della sua stessa politica, perché non è in vista alcuna soluzione immediata.
Il dollaro ha già raggiunto la metà dell'obiettivo inquietante previsto da Berri in caso di espulsione di Salameh. Si va da 7.500 a 10.000 sterline libanesi, per un dollaro. Ne erano necessarie solo 1.500 alcuni mesi fa. Berri è diventato il punto focale per i gruppi politici del “14 marzo”. È il loro mediatore e protettore. Ha mantenuto la sua posizione per 28 anni ed è pienamente supportato da tutti quelli accusati di decenni di corruzione. È anche il "bravo ragazzo" agli occhi dell'Ambasciata americana perché egli trattiene il suo potente alleato, Hezbollah (come Berri ammette) dal prendere il controllo del Paese e quindi protegge gli alleati degli Stati Uniti, il gruppo del 14 marzo.
Hezbollah si opporrà fermamente a qualsiasi critica del suo principale partner Berri al fine di mantenere unito il fronte sciita. Tollera tutto ciò che fa il presidente 82enne. Ma allo stesso tempo, molti sostenitori di Hezbollah non possono sopportare i decenni di corruzione di Berri e della sua famiglia.
Il colpo più duro inflitto dagli alleati di Hezbollah è venuto dal "FPM - il Movimento Patriottico Libero", i cui membri del parlamento si sono rifiutati di sostenere una risoluzione anticorruzione presentata alla Camera dei Rappresentanti perché "non è presente nella Carta e contraddice la Costituzione ”. E' allora che prevalse la perplessità e che alleati politici e nemici si mescolarono in una situazione delle più confuse in Libano. La minaccia della fame e dell'oscurità completa dovuta alla carenza di carburante non è più una minaccia lontana. L'ex ministro Gibran Basil ha dichiarato che "l'accordo di Mar Mikhael regola il consenso" per tenere il Libano fuori dalla guerra civile. La domanda è: cosa potrebbe accadere se l'accordo di Mar Mikhael non fosse più valido?
Inoltre, l'FPM, alleato di Hezbollah, ha esortato il suo rappresentante, il Ministro della Giustizia, a convocare e umiliare un giudice, Muhammad Mazeh, che ha offerto poi le sue dimissioni. Il giudice Mazeh aveva emesso un'ordinanza rivolta ai media locali di "smettere di diffondere le tossine dell'ambasciata americana a Beirut, in particolare l'ambasciatore Dorothy Shea, che attacca apertamente Hezbollah, un componente della società libanese con deputati e ministri in carica al governo ". L'ambasciatore Shea, che aveva dichiarato che la crisi finanziaria libanese è stata causata da "decenni di corruzione e cattiva gestione", ha ritirato l' affermazione corretta iniziale che accusava Hezbollah di essere dietro l'attuale crisi ed esigeva il ritiro dei suoi ministri dal potere. Ella avrebbe anche affermato che il primo ministro Hassan Diab "era finito" . Non solo, il ministro degli Esteri libanese (membro dell'FPM) ha invitato l'ambasciatrice Dorothy Shea e si è scusato per l'ordinanza del giudice, invece di rimproverarla per aver violato l'articolo 41 dell'Accordo di Vienna (che proibisce agli ambasciatori di interferire negli affari interni di qualsiasi Paese). L'FPM non si è fermato qui: il console legale del presidente, Salim Jreisati, si è scusato con l'ambasciatrice americana, pregandola di mettere da parte la questione. Il presidente Michel Aoun, che ha guidato l'FPM prima di affidarne la direzione al genero Basil, ha assunto l'incarico grazie a Hezbollah. Fu Hezbollah a congelare la nomina di un presidente per 9 mesi al fine di imporre il presidente Aoun sul palazzo presidenziale di Baabda. Hezbollah è stato premiato con due ministri e un aiutante di campo al presidente che coccola il più feroce nemico di Hezbollah, l'amministrazione statunitense e il suo rappresentante in Libano, l'ambasciatrice Shea.
Sebbene i funzionari di Hezbollah non abbiano reagito al comportamento del funzionario dell'FPM, i suoi sostenitori sui social media si sono scatenati. Nel campo avversario, i sostenitori dell'FPM hanno difeso la posizione dei loro rappresentanti al governo.
Sono state espresse critiche per il suggerimento di Sayyed Nasrallah che il governo "vada verso Est" in Cina piuttosto che aspettare il sostegno americano che non arriverà mai. I media affermano che "la Cina non fa parte dell'asse di resistenza". Nessun funzionario o sostenitore di Hezbollah ha mai detto diversamente.
Altri sostenitori dell'FPM sui social media hanno criticato i combattenti di Hezbollah per essere pagati in dollari statunitensi, il cui valore è esploso rispetto alla valuta locale, mentre i libanesi stanno morendo di fame. In passato, i libanesi prendevano in giro gli attivisti di Hezbollah per il loro misero stipendio da 300 a 500 dollari americani per andare a combattere e morire in Siria.
2014: Sette mesi dopo la presa e la devastazione totale del sito cristiano di Maaloula da parte delle milizie islamiste di Al Nusra,  il villaggio fu liberato grazie ad un'offensiva condotta dagli Hezbollah libanesi appoggiati dall'esercito regolare siriano e da alcuni giovani del villaggio autocostituitisi in una milizia civica. Fu ancora grazie all'impegno degli Hezbollah che molti villaggi cristiani del Qalamoun siriano furono liberati dai takfiri fanatici.
Altre critiche sono state mosse alla "medicina iraniana che uccide ed è incompatibile con gli standard sanitari libanesi" . L'Iran esporta medicinali in Libano a prezzi molto inferiori ai prezzi di mercato. L'accusa che il cibo iraniano fosse "avvelenato" e commenti simili sulle piattaforme sociali hanno indicato una crescente alienazione dei sostenitori dell'FPM da Hezbollah.
Sayyid Nasrallah ha messo in guardia contro le distorsioni sui social network che distorcono la natura delle relazioni tra Hezbollah e l'FPM. Tuttavia, è vero che Basil ha perso il sostegno dei cristiani Suleiman Franjiyeh e Samir Geagea, del leader dei drusi Walid Jumblat, e dei sunniti Saad Hariri e degli sciiti Nabih Berri. La base di Hezbollah non simpatizza più con l'FPM quanto prima della crisi attuale. Sebbene Samir Geagea, il più feroce avversario di Basil, non abbia la maggioranza dei cristiani dalla sua parte, ha ridotto la sua distanza da lui.
Il capo dell'FPM ha solo Hezbollah come suo alleato. A differenza di Geagea, non ha il supporto americano. Quando verrà il momento delle elezioni presidenziali, gli americani non ricorderanno le scuse di tutti i funzionari dell'FPM all'ambasciatore americano perché gli Stati Uniti semplicemente non hanno alleati ma solo interessi. In ogni caso, gli Stati Uniti non sono più in grado di decidere chi sarà il prossimo presidente libanese.
L'attuale governo libanese di Hassan Diab ha deciso di non rinunciare all'Occidente ma di diversificare le sue scelte e accelerare la sua collaborazione con la Cina. Firma inoltre accordi con l'Iraq per l'importazione di carburante e benzina, in cambio dell'agricoltura libanese e dei prodotti locali, dotati di generose agevolazioni di pagamento. I libanesi stanno già ricevendo medicine e cibo dall'Iran. La carestia non è ancora imminente, Hezbollah aiuta la popolazione sciita a coltivare la terra fornendo fertilizzanti e altre necessità agricole.
La possibilità di una guerra civile è distante. Nessuno può opporsi alle forze armate libanesi e ad Hezbollah. Le due entità rappresentano un muro contro ogni possibilità di una guerra civile la cui esistenza è principalmente limitata ai social media.
Hezbollah è molto tollerante anche nei confronti dei libanesi che hanno protestato fuori dall'ambasciata degli Stati Uniti a Beirut e hanno espresso le loro condoglianze agli Stati Uniti per i Marines uccisi a Beirut nell'attacco suicida del 1983, scatenato dai bombardamenti americani su diversi siti libanesi e per aver preso parte alla guerra civile. Sebbene queste manifestazioni rappresentino uno spettacolo folcloristico e il loro peso nella politica libanese sia insignificante, Hezbollah non si comporta come l'ultimo dominatore sul campo o nel governo, anche se è la più potente forza militare nel paese e fa parte della più grande coalizione politica.
Hezbollah ha sempre eccelso nell'attraversare con attenzione i campi minati nazionali e regionali e nel girare i tavoli dei suoi nemici al momento giusto. Le attuali alleanze in Libano sono state scosse da una crisi economica che dovrebbe durare per molti anni. Questa crisi metterà sicuramente alla prova la diplomazia di Hezbollah e la coesione dei suoi membri.
Elijah J. Magnier
Ripreso dalla traduzione in francese di Il Saker Francophone