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venerdì 26 luglio 2019

Assad, c’è posta per te


Tra le diverse, e di segno opposto, presentazioni della 'lettera di papa Francesco al presidente Assad' 
(di cui non è stato reso pubblico l'originale), 
riceviamo e volentieri pubblichiamo la garbata  sintesi dell'amico Giovanni Maria Lazzaretti.

La settimana scorsa descrivevo la facilità con la quale il sistema mediatico può creare realtà che non esistono e celare verità che esistono. E’ tutta una questione di soldi, in fondo: l’invio di reporter in giro per il mondo costa troppo, e quindi ci si accontenta. Al massimo fai parlare Lucia Goracci da Istanbul (quando parla di Siria sta quindi a 1500 km da Damasco), per il resto prendi i rilanci di agenzia, ti fidi, li rielabori e li trasformi in servizio televisivo.

Nel 2011 qualche pensatoio internazionale creò la “cornice Siria”, che prevedeva tre concetti: (1) «il dittatore sanguinario Bashar al Assad» (2) «i ribelli moderati» (3) «la guerra civile siriana». Sono “buoni giornalisti” coloro che parlano e scrivono rispettando la cornice; chi esce dalla cornice, è tagliato fuori.
Fonti uniche d’informazione: le emittenti televisive Al Arabiya e Al Jazeera, l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, i Caschi Bianchi.
Al Arabiya è controllata dall’Arabia Saudita, paese coinvolto nel conflitto. Al Jazeera è controllata dal Qatar, altro paese finanziatore dei “ribelli moderati”. L’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani è costituito da un’unica persona, Rami Abdel Rahman, che vive in Inghilterra, a Coventry, e che non va in Siria dal 2000. Dice di avere una rete di 200 informatori, ovviamente “coperti”.
I Caschi Bianchi in apparenza sono volontari che assistono le vittime di guerra (nei territori controllati da Al Nusra, filiale siriana di Al Qaeda). Ma sono stati fondati a Istanbul da un ufficiale britannico in pensione, James Le Mesurier, con esperienza nel mondo delle società di sicurezza private, di concerto con l’ambiente dei “ribelli moderati”. E’ quindi un’organizzazione che “fa parte dell’ingranaggio” e agisce perfettamente inserita nella “cornice Siria” descritta prima.
Dopo Afghanistan, Iraq, Libia, la “cornice Siria” è l’ennesima balla planetaria. La realtà è che Bashar al Assad è il Presidente legittimo di uno Stato multietnico, multireligioso, multiculturale. L’occidente lo elogiava fino a un attimo prima della guerra. Uso le parole di Napolitano a Damasco nel 2010: «Difficile non rimanere colpiti dalla bellezza del Paese e dall’ospitalità del suo popolo. Esprimo apprezzamento per l’esempio di laicità e apertura che la Siria offre in Medioriente e per la tutela della libertà assicurate alle antiche comunità cristiane qui residenti».
Il giovane Assad, vocazione da oculista e Presidente per necessità, con una modesta dose di ingiustizia teneva a bada, da uomo forte, la più grande forma di ingiustizia: il caos. I ribelli moderati semplicemente non esistono: è esistita all’inizio una forma pacifica di protesta, nella quale si sono infiltrati gruppi armati preparati da anni, finanziati dall’occidente e dai loro alleati della penisola arabica.
Non c’è quindi una guerra civile siriana, ma semplicemente l’azione del governo legittimo per ripulire la Siria dalle forze che vogliono smembrarla. Il piano Feltman-Bandar, piano USA-Saudita, mira a creare zona alawita, zona sciita, zona sunnita e zona curda, miscelando i territori di Iraq e Siria. La caduta di Assad è la condizione necessaria. E tanti saluti ai cristiani, che Assad protegge.
La “cornice Siria” continua a resistere mediaticamente. Ma sul campo c’è la possibilità che le forze dell’Esercito Arabo Siriano e dei suoi alleati riescano a vincere, restituendo alla Siria la sua unità e la sua dignità. Mancano alcune sacche di resistenza residua dell’ISIS, ci sarà da ragionare sulla zona curda, e poi c’è Idlib.
In maggio Assad e alleati hanno iniziato l’offensiva contro Idlib, l’unica zona ancora in mano ai ribelli e da tempo controllata da gruppi radicali e jihadisti. Offensiva ovvia: chi mai vorrebbe essere governato da gruppi radicali e jihadisti? Un Presidente ha la responsabilità del suo popolo, non può lasciarlo in mano ai jihadisti. Sarà un’offensiva dolorosissima, visto che Idlib è piena di sfollati di guerra e di milizie sloggiate da altre aree.
In questo contesto arriva ad Assad una lettera di Papa Francesco, recapitata dal cardinale Turkson. Il testo esatto della lettera non lo conosciamo, ma i commenti fanno cadere le braccia.
Titolo: «Il Papa scrive ad Assad per chiedere la fine delle violenze del regime». Questa è buffa. Liberare Idlib da gruppi radicali e jihadisti sarebbe “violenza di regime”?
Titolo: «Il Papa ha perso la pazienza con Assad». Eh, anche Assad ha perso la pazienza con l’occidente che finanzia la guerra jihadista, oltre a imporre assurde sanzioni al popolo siriano.
Il cardinale Parolin ha commentato: «Papa Francesco rinnova il suo appello perché venga protetta la vita dei civili e siano preservate scuole, ospedali e strutture sanitarie. Quello che sta accadendo è disumano e non si può accettare. Il Santo Padre chiede al Presidente di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria, per la salvaguardia della popolazione inerme. Proprio oggi Unicef ha denunciato la distruzione di 8 impianti idrici che portavano acqua potabile a 250mila persone nella zona di Idlib, governatorato situato vicino al confine con la Turchia».
Dimentica di accennare che la colpa di tutto viene dall’occidente e dagli alleati della penisola arabica che hanno finanziato i terroristi e pianificato la distruzione della Siria. E che la maniera migliore per fermare la catastrofe umanitaria è cessare le sanzioni, e consentire una rapida vittoria dell’Esercito Arabo Siriano. I civili patiranno cose indicibili, non c’è dubbio. I cristiani le patiscono già adesso, sotto la cappa plumbea dei jihadisti di Idlib.
Parolin mi rattrista: le sue parole sono corrette, ma non risuonano come una potente alternativa cristiana; suonano come voce insipida inquadrata nella “cornice Siria” imposta dal sistema mediatico.
L’unica forma che consente alle minoranze di sussistere all’interno dell’Islam è la presenza di un uomo forte di impostazione laica. Non pretendo che la Santa Sede faccia l’elogio di Assad. Ma almeno non ostacoli la sua vittoria. 
Giovanni Lazzaretti