Tra le diverse, e di segno opposto,
presentazioni della 'lettera di papa Francesco al presidente Assad'
(di cui non è stato reso pubblico l'originale),
riceviamo e volentieri
pubblichiamo la garbata sintesi dell'amico Giovanni Maria Lazzaretti.
La
settimana scorsa descrivevo la facilità con la quale il sistema
mediatico può creare realtà che non esistono e celare verità che
esistono. E’ tutta una questione di soldi, in fondo: l’invio di
reporter in giro per il mondo costa troppo, e quindi ci si
accontenta. Al massimo fai parlare Lucia Goracci da Istanbul (quando
parla di Siria sta quindi a 1500 km da Damasco), per il resto prendi
i rilanci di agenzia, ti fidi, li rielabori e li trasformi in
servizio televisivo.
Nel
2011 qualche pensatoio internazionale creò la “cornice Siria”,
che prevedeva tre concetti: (1) «il dittatore sanguinario Bashar al
Assad» (2) «i ribelli moderati» (3) «la guerra civile siriana».
Sono “buoni giornalisti” coloro che parlano e scrivono
rispettando la cornice; chi esce dalla cornice, è tagliato fuori.
Fonti
uniche d’informazione: le emittenti televisive Al Arabiya e Al
Jazeera, l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, i Caschi
Bianchi.
Al
Arabiya è controllata dall’Arabia Saudita, paese coinvolto nel
conflitto. Al Jazeera è controllata dal Qatar, altro paese
finanziatore dei “ribelli moderati”. L’Osservatorio Siriano dei
Diritti Umani è costituito da un’unica persona, Rami Abdel Rahman,
che vive in Inghilterra, a Coventry, e che non va in Siria dal 2000.
Dice di avere una rete di 200 informatori, ovviamente “coperti”.
I
Caschi Bianchi in apparenza sono volontari che assistono le vittime
di guerra (nei territori controllati da Al Nusra, filiale siriana di
Al Qaeda). Ma sono stati fondati a Istanbul da un ufficiale
britannico in pensione, James Le Mesurier, con esperienza nel mondo
delle società di sicurezza private, di concerto con l’ambiente dei
“ribelli moderati”. E’ quindi un’organizzazione che “fa
parte dell’ingranaggio” e agisce perfettamente inserita nella
“cornice Siria” descritta prima.
Dopo
Afghanistan, Iraq, Libia, la “cornice Siria” è l’ennesima
balla planetaria. La realtà è che Bashar al Assad è il Presidente
legittimo di uno Stato multietnico, multireligioso, multiculturale.
L’occidente lo elogiava fino a un attimo prima della guerra. Uso le
parole di Napolitano a Damasco nel 2010: «Difficile non rimanere
colpiti dalla bellezza del Paese e dall’ospitalità del suo popolo.
Esprimo apprezzamento per l’esempio di laicità e apertura che la
Siria offre in Medioriente e per la tutela della libertà assicurate
alle antiche comunità cristiane qui residenti».
Il
giovane Assad, vocazione da oculista e Presidente per necessità, con
una modesta dose di ingiustizia teneva a bada, da uomo forte, la più
grande forma di ingiustizia: il caos. I ribelli moderati
semplicemente non esistono: è esistita all’inizio una forma
pacifica di protesta, nella quale si sono infiltrati gruppi armati
preparati da anni, finanziati dall’occidente e dai loro alleati
della penisola arabica.
Non
c’è quindi una guerra civile siriana, ma semplicemente l’azione
del governo legittimo per ripulire la Siria dalle forze che vogliono
smembrarla. Il piano Feltman-Bandar, piano USA-Saudita, mira a creare
zona alawita, zona sciita, zona sunnita e zona curda, miscelando i
territori di Iraq e Siria. La caduta di Assad è la condizione
necessaria. E tanti saluti ai cristiani, che Assad protegge.
La
“cornice Siria” continua a resistere mediaticamente. Ma sul campo
c’è la possibilità che le forze dell’Esercito Arabo Siriano e
dei suoi alleati riescano a vincere, restituendo alla Siria la sua
unità e la sua dignità. Mancano alcune sacche di resistenza residua
dell’ISIS, ci sarà da ragionare sulla zona curda, e poi c’è
Idlib.
In
maggio Assad e alleati hanno iniziato l’offensiva contro Idlib,
l’unica zona ancora in mano ai ribelli e da tempo controllata da
gruppi radicali e jihadisti. Offensiva ovvia: chi mai vorrebbe essere
governato da gruppi radicali e jihadisti? Un Presidente ha la
responsabilità del suo popolo, non può lasciarlo in mano ai
jihadisti. Sarà un’offensiva dolorosissima, visto che Idlib è
piena di sfollati di guerra e di milizie sloggiate da altre aree.
In
questo contesto arriva ad Assad una lettera di Papa Francesco,
recapitata dal cardinale Turkson. Il testo esatto della lettera non
lo conosciamo, ma i commenti fanno cadere le braccia.
Titolo:
«Il Papa scrive ad Assad per chiedere la fine delle violenze del
regime». Questa è buffa. Liberare Idlib da gruppi radicali e
jihadisti sarebbe “violenza di regime”?
Titolo:
«Il Papa ha perso la pazienza con Assad». Eh, anche Assad ha perso
la pazienza con l’occidente che finanzia la guerra jihadista, oltre
a imporre assurde sanzioni al popolo siriano.
Il
cardinale Parolin ha commentato: «Papa Francesco rinnova il suo
appello perché venga protetta la vita dei civili e siano preservate
scuole, ospedali e strutture sanitarie. Quello che sta accadendo è
disumano e non si può accettare. Il Santo Padre chiede al Presidente
di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria,
per la salvaguardia della popolazione inerme. Proprio oggi Unicef ha
denunciato la distruzione di 8 impianti idrici che portavano acqua
potabile a 250mila persone nella zona di Idlib, governatorato situato
vicino al confine con la Turchia».
Dimentica
di accennare che la colpa di tutto viene dall’occidente e dagli
alleati della penisola arabica che hanno finanziato i terroristi e
pianificato la distruzione della Siria. E che la maniera migliore per
fermare la catastrofe umanitaria è cessare le sanzioni, e consentire
una rapida vittoria dell’Esercito Arabo Siriano. I civili patiranno
cose indicibili, non c’è dubbio. I cristiani le patiscono già
adesso, sotto la cappa plumbea dei jihadisti di Idlib.
Parolin
mi rattrista: le sue parole sono corrette, ma non risuonano come una
potente alternativa cristiana; suonano come voce insipida inquadrata
nella “cornice Siria” imposta dal sistema mediatico.
L’unica
forma che consente alle minoranze di sussistere all’interno
dell’Islam è la presenza di un uomo forte di impostazione laica.
Non pretendo che la Santa Sede faccia l’elogio di Assad. Ma almeno
non ostacoli la sua vittoria.
Giovanni
Lazzaretti
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