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lunedì 28 giugno 2021

Appello all’Europa per il Libano, preghiera insieme a papa Francesco

Il 1° luglio Papa Francesco accoglierà i principali leader cristiani del Libano per affrontare quella che ha definito la “preoccupante crisi" che sta attraversando il Paese e pregare per la pace e la stabilità del Paese.
 

Accogliendo l’invito di Papa Francesco a pregare per il Libano, la Presidenza del CCEE, a nome dei vescovi del Continente, si unisce “ai fratelli e alle sorelle di fede e di umanità che vivono in Libano” e invoca il dono della pace e della stabilità insieme a un rinnovato impegno a sostegno del Paese dei Cedri.

All’Europa ci rivolgiamo dando voce ai Vescovi del Continente.

Come Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, ci uniamo ai fratelli e alle sorelle di fede e di umanità che vivono in Libano.

Facciamo nostre le istanze dell’Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici di quel martoriato e nobile Paese: le loro sono le parole non solo della comunità cristiana, ma di tutto un popolo che soffre duramente nella paura e nell’incertezza del futuro: situazione nella quale nessuno – popoli o singoli – dovrebbe vivere nel mondo. Anche il Santo Padre Francesco, nei Suoi accorati Messaggi, ha espresso la sua paterna vicinanza e ha invocato dai potenti della terra attenzione e un rinnovato impegno a sostegno del Libano, affinché possa proseguire nella sua vocazione ad essere una terra di incontro, convivenza e pluralismo.

La storia del Libano è nota e nessuno la può dimenticare: storia di dignità e di cultura, di accoglienza e solidarietà, anche oggi, verso tanti sofferenti che provengono dalla Siria e dalla Palestina. È una storia di libertà, di dialogo, e di pacifica convivenza nel segno dei diritti fondamentali.

Perché tanto dolore? Perché il rischio della disgregazione e di una implosione che sarebbe danno per l’area e vergogna per l’umanità? La storia dovrà forse aggiungere un’altra pagina buia? Nessuno lo deve volere, e certamente il popolo libanese non lo vuole! Nulla è perduto se si vuole e si agisce con onestà tempestiva. Nulla è fatale, tutto è nelle mani degli uomini con l’aiuto del Dio misericordioso e giusto: Egli vede le opere degli uomini e scruta le intenzioni dei cuori.

Per queste ragioni facciamo appello alla coscienza delle Nazioni e dei Responsabili, affinché il mondo non dimentichi la tragedia in atto e non sia sordo al grido dei poveri e dei sofferenti. Affinché si ristabilisca la giustizia, si riconosca l’identità individuale, collettiva e nazionale, si rispettino i valori religiosi e civili della loro Tradizione, si sostenga la ripresa dell’economia e la ricostruzione di un tessuto sociale fatto di dialogo e di collaborativa coesistenza delle diversità religiose, culturali e sociali. Tutto questo senza condizionamenti esterni.

In questa ottica di ricostruzione, la Chiesa è presente con il messaggio evangelico e con le sue istituzioni educative, sanitarie e sociali: esse sono conosciute da tutti e a disposizione del bene comune. Il sostegno, pertanto, anche di queste presenze operative rappresenta l’interesse concreto per rafforzare il tessuto sociale e per intravvedere un futuro migliore. È noto che il futuro di un Paese è un bene non solo particolare ma per l’umanità. Questo vale in modo speciale per il Libano e per il suo contributo ad un Medio Oriente plurale, tollerante e diversificato.

Ci uniamo all’accorato appello del Santo Padre e preghiamo il Signore della pace affinché i piccoli siano confortati e soccorsi, e i responsabili si lascino illuminare per essere saggi e onesti davanti a Dio, ai sofferenti e alla storia.

Presidenza del CCEE

https://www.ccee.eu/wp-content/uploads/sites/2/2021/05/Appello-Libano-IT.pdf


I PARTECIPANTI ALL'INCONTRO DEL 1 LUGLIO

Il tavolo dell’incontro sarà rotondo, ed intorno ad esso siederanno insieme a Francesco, il nunzio in Libano, mons. Joseph Spiteri, che fungerà da moderatore, e i dieci Capi delle comunità cristiane: per parte cattolica, il Patriarca maronita card. Bechara Boutros Raï, quello Siro-cattolico Ignace Youssef III Younan, quello Melkita Youssef Absi, il vescovo Caldeo Michel Kassarj e il vicario apostolico latino mons. Cesar Essayan.

Per i non cattolici ci saranno: la Chiesa greco-ortodossa del Patriarcato di Antiochia, di tradizione bizantina, guidata dal patriarca Youhanna X Yazigi. 

Ci sarà il Catholicossato della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia, guidata dal Catholicos Aram I. “Sostanzialmente, la presenza della comunità armena in Libano risale al tempo del genocidio armeno agli inizi del XX secolo”. 

Attesa la Chiesa Siro-ortodossa, con a capo, dal 2014, il Patriarca Ignazio Aphrem II. 

Gli evangelici, ossia The Supreme Council of the Evangelical Community in Syria and Lebanon, sarà rappresentato dal suo presidente, il rev.do Joseph Kassabhas. “La comunità evangelica in Libano trae origine dal risveglio intellettuale avvenuto nella parte dell‘Impero Ottomano di lingua araba nel 19.mo secolo; esso porta avanti oggi in Libano un intenso impegno nel campo educativo”.

http://www.asianews.it/notizie-it/%E2%80%8BIl-primo-luglio-in-Vaticano-il-grido-del-popolo-libanese-53505.html


Un’altra bomba a orologeria in riva al Mediterraneo

Il logo della Giornata di preghiera e riflessione per il Libano

di Fulvio Scaglione

Situato in posizione strategica, c’è un Paese del Medio Oriente che attraversa una crisi politica profondissima (il premier incaricato tenta invano di formare un governo dall’ottobre 2020). È in totale bancarotta (dal 2019 i conti correnti sono bloccati e al mercato nero la valuta locale ha perso il 90 per cento del suo valore sul dollaro; nel solo 2020 il Pil nazionale è crollato di quasi il 20 per cento) e ha visto crescere il numero dei poveri in misura impressionante: su meno di 7 milioni di abitanti, 1,7 milioni sono in povertà e quasi 850 mila incapaci di soddisfare da soli i propri bisogni alimentari. In più, c’è un milione e mezzo di profughi siriani che, nella loro incolpevole disperazione, costituiscono un problema di enormi proporzioni. Questo Paese è il Libano, una realtà che i vari consessi politici internazionali (il recente G7, per esempio) faticano anche solo a nominare.

A dire il vero ha tentato di occuparsene la Francia. Dopo l’esplosione nel porto del 4 agosto 2020, che fece più di 200 morti e fece definitivamente cadere la maschera che ancora celava la crisi libanese, il presidente Emmanuel Macron fu il primo a presentarsi a Beirut. Da allora, le massime autorità francesi si sono avvicendate nelle visite, senza però dare l’impressione di aver trovato il bandolo della matassa. L’Eliseo continua a puntare su Saad Hariri, che ha finora incontrato 18 volte il capo dello Stato Michel Aoun senza arrivare alla formazione di un Governo purchessia. Va dato atto a Macron e Hariri, però, che non abbondano le figure alternative. Tanto che persino il patriarca maronita, il cardinale Beshara Rai, ha proposto un «governo dei leader» pur di dare una scossa alla situazione.

Eppure, è proprio il perpetuarsi delle vecchie abitudini e dei vecchi personaggi a inchiodare il Paese al proprio fallimento. L’accurata spartizione per gruppi etnico-religiosi delle cariche pubbliche ha dato stabilità al sistema finché ha conservato la sua carica, per così dire, innovativa. Di certo particolare rispetto a una regione dove i gruppi, invece di cercare il compromesso, erano piuttosto abituati a scannarsi per la supremazia totale. Quando si è sclerotizzato, l’accordo spartitorio è diventato una specie di saccheggio istituzionalizzato. E quando si è allargato alla società (perché, per esempio, l’aeroporto di Beirut deve essere controllato dagli sciiti? Perché il commercio dei farmaci deve essere appannaggio dei cristiani ortodossi?) è diventato fattore di disgregazione.

Servirebbe un cambiamento radicale. Ma chi potrebbe guidarlo? E ancor prima: chi potrebbe avere il coraggio di volerlo? Perché, come si diceva, incastrato tra Israele e la Siria, il Libano è da sempre un ordigno da maneggiare con cura. Adesso è diventato una bomba a tempo.

https://www.terrasanta.net/2021/06/unaltra-bomba-a-orologeria-in-riva-al-mediterraneo/

In Libano, una crisi segue l'altra

Il Libano è sull'orlo della bancarotta nazionale. Il paese sta esaurendo la valuta estera e con essa il carburante, le medicine e l'elettricità. Questo ha avuto un impatto enorme anche sull'istruzione. Molte aule in Libano restano chiuse in questi giorni, e ciò non ha nulla a che fare con il coronavirus. "Sta diventando più difficile per noi insegnanti andare al lavoro a causa della mancanza di benzina".....

 articolo completo qui : https://www.dw.com/en/lebanon-protesters-demand-new-government-to-tackle-crisis/a-53799365


Rimandiamo inoltre al precedente articolo sulla situazione libanese pubblicato su Ora pro Siria: 

 https://oraprosiria.blogspot.com/2021/03/il-libano-sullorlo-dellabisso.html