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domenica 28 luglio 2024

L'Italia riprende le relazioni diplomatiche con la Siria

L'Italia nomina ambasciatore in Siria per "accendere i riflettori" sul Paese, afferma il ministro degli Esteri. Tajani ha detto che il nuovo ambasciatore dovrebbe assumere il suo incarico a breve
 

da THE NEW ARAB

"...Stefano Ravagnan, attualmente inviato speciale del ministero degli Esteri per la Siria, è stato nominato ambasciatore. Dovrebbe assumere l'incarico a breve, ha detto a Reuters il ministro degli Esteri Antonio Tajani .

La scorsa settimana l'Italia e altri sette stati dell'UE hanno inviato una lettera al capo della politica estera dell'Unione, Josep Borrell, chiedendo all'Unione europea di svolgere un ruolo più attivo nel paese.

"I siriani continuano ad andarsene in gran numero, mettendo ulteriormente a dura prova i paesi vicini, in un periodo in cui la tensione nella zona è elevata, con il rischio di nuove ondate di rifugiati", si legge nella lettera visionata dalla Reuters .

Insieme all'Italia, la lettera è stata firmata da Austria, Cipro, Repubblica Ceca , Grecia, Croazia, Slovenia e Slovacchia. Deplora "la situazione umanitaria" nel paese che si era "ulteriormente deteriorata" poiché la sua economia è "in rovina".

"Borrell ha incaricato il Servizio europeo per l'azione esterna di studiare cosa si può fare", ha affermato Tajani venerdì, aggiungendo che la nomina di un nuovo ambasciatore era "in linea con la lettera che abbiamo inviato a Borrel ... per accendere i riflettori sulla Siria".

Attualmente sono aperte sei ambasciate dell'UE a Damasco: Romania, Bulgaria, Grecia, Cipro, Repubblica Ceca e Ungheria. Nessuno dei partner del G7 dell'Italia, ovvero Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Canada, Francia o Germania, ha reinstallato ambasciatori in Siria.


Riceviamo dall'amico Said il primo commento dei Siriani all'annuncio della storica scelta operata dal nostro governo, in controtendenza rispetto ad altri Paesi europei, e come 'OraproSiria' condividiamo con gioia questo nuovo corso dei rapporti con la Siria, tanto auspicato. 
Con la speranza di poter presto tornare a visitare questo meraviglioso Paese, culla delle civiltà.


Siria-Italia, un futuro promettente  

È stato un giorno triste per il popolo siriano quando, nel 2012, nel mezzo delle rivolte che scuotevano il Paese, le ambasciate dei Paesi dell'Unione Europea hanno iniziato, una dopo l'altra, a chiudere i battenti e a lasciare definitivamente Damasco. 

Vista dalla Siria, era facile credere che questa decisione unanime dell'UE fosse provvisoria, date le relazioni storiche tra la Siria e alcuni Paesi europei, in particolare l'Italia. 

Le relazioni tra Siria e Italia risalgono ai tempi dell'Impero Romano, quando la Siria era parte integrante di questo grande Impero europeo.  

La decisione unilaterale dello Stato italiano, indipendentemente dell'Unione Europea, di riprendere le relazioni diplomatiche, coronata dalla nomina di un ambasciatore a Damasco, potrebbe aprire immediatamente i canali del dialogo politico (interrotto dal 2012) per discutere di questioni reciproche e promuovere la pace e la cooperazione, non solo tra i due Paesi, ma tra tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, che un giorno o l'altro dovrebbe trasformarsi in un'oasi di pace e di buon vivere per tutti i popoli della regione. 

Viva il popolo italiano  

Viva il popolo siriano  

Viva la cooperazione economica e soprattutto culturale tra i due Paesi.

Said Adham, giornalista siriano

domenica 11 ottobre 2020

Un cittadino siriano fa appello al mondo: «Non lasciate morire la culla della civiltà. La Siria sta diventando terra bruciata»

Il buio non è mai stato così fitto. Incendi che è impossibile spegnere divorano in questi giorni uliveti e agrumeti, come mesi fa i campi di grano. La guerra quasi decennale contro gruppi terroristi fomentati da potenze straniere ha gettato il Paese in una crisi economica mortale. Proseguono l’occupazione turca e statunitense di territori ricchi di risorse: rubato l'olio dai pozzi petroliferi siriani mediante quotidiani convogli statunitensi che lo trasportano verso l'Iraq mentre in Siria ogni automobilista fa code di chilometri per rifornirsi di 30 litri di benzina;  bruciati i campi di grano siriani al nord;  le fabbriche siriane smontate e rubate dalla Turchia, la povera gente che non aveva un posto dove emigrare è diventata sempre più povera... E intanto continuano le sanzioni internazionali...

Per favore, amici, diffondete e mobilitate le coscienze, prendete iniziative...

     OraproSiria


Come cittadino siriano e giornalista, dichiaro la Siria, tutta la Siria, paese sinistrato. 

Chiedo con assoluta urgenza non solo la fine di tutte le sanzioni occidentali decise a partire dal 2011 contro il mio paese, ma anche un aiuto umanitario, perché la popolazione è allo stremo, stretta fra le sanzioni e l’esaurimento delle risorse economiche e finanziarie interne, dopo lo sforzo immane dispiegato in una guerra lunghissima. 

Dal mese di luglio, stanno accadendo fatti che testimoniano una deliberata volontà di eliminare tutti gli elementi che permettono la vita in Siria. Nel silenzio del mondo intero, alleati compresi. 

All’inizio di luglio, dunque, sono cominciati incendi dolosi che hanno distrutto migliaia di ettari coltivati a frumento. Così, lo Stato siriano si è trovato privo dello stock strategico di grano da trasformare in farina. Il risultato non ha tardato a manifestarsi in lunghe file d’attesa davanti alle panetterie. 

Gli incendi si sono poi riprodotti in una grande area nell’Ovest del paese, non tanto lontano dalle basi militari russe. Abbiamo visto trasformata in cenere la metà dei boschi nelle regioni montane più belle della Siria. 

E il calvario siriano continua. Sembra che si stia passando alla terza tappa, dopo quella della carestia: la terra bruciata.  


Quando Aleppo nel 2012, e poi Idlib nel 2015, furono attaccate dagli amici di François Hollande e Laurent Fabius (il ministro francese che disse: “Al Qaeda fa un buon lavoro in Siria”), gli abitanti di questi due governatorati fuggirono in massa dalla loro regione e furono accolti con affetto dai loro compatrioti nelle due grandi città della costa: Lattaquieh e Tartous. Adesso, le famiglie che abitavano nelle campagne intorno a Lattaquieh e Tartous hanno dovuto a loro volta fuggire dal fuoco, trovandosi d’improvviso prive di tutto. 

Case distrutte. Gli uliveti e agrumeti inceneriti dalle fiamme.

Sembra che il calvario non abbia fine.


La scomparsa della Siria, o l’esodo massiccio del suo millenario popolo avranno gravi conseguenze per tutti i paesi rivieraschi del Mediterraneo, se non per il mondo intero. 

Non lasciate morire la culla dell’umanità. 

Salvatela, per il futuro dei vostri figli e anche per l’equilibrio del mondo. 

           Said Hilal Alcharifi , da Damasco

(traduzione di Marinella Correggia)

mercoledì 28 novembre 2018

Accade in Siria: musulmani chiedono al Governo Siriano di offrire asilo politico alla cristiana Asia Bibi


« Chiediamo solennemente alle autorità competenti della Siria, terra di tolleranza e del vivere insieme, di proporre il diritto d'asilo che permetta alla cristiana Asia Bibi di continuare la sua vita in tutta sicurezza a Damasco, culla della cristianità e dell'islam tollerante.»
 Questo è il testo che Said Hilal Alcharifi ha inoltrato, per mezzo del deputato indipendente del parlamento siriano Nabil Saleh, al ministro degli Esteri Walid Al-Moallem, con immediato seguito di consensi.
Chi è Said Hilal Alcharifi? Un breve sommario del suo curriculum professionale:
Said H.Alcharifi ha iniziato il suo mestiere di giornalista presso il quotidiano Tishreen nel giugno 1978. Dal 1986 ha ricoperto la posizione di insegnante di Arabo presso l'Università della Provenza in Francia. Titolare di un D.E.A. (Diploma di Studi approfonditi) in lettere, della stessa università. Dal 1993, Membro del C.E.T.J. (Società di traduttori interpreti esperti, presso la Corte d'Appello di Aix-en-Provence) fino al 1997, data di ritorno nel Paese.
- Giornalista per il quotidiano Tishreen (capo del dipartimento studi).
- Autore di due programmi settimanali alla Radio Nazionale di Damasco:
. "Culture del mondo" dove espone e commenta i fatti più importanti a livello internazionale, diffusa il mercoledì alle 13.30
. "Il nostro vicino: l'Europa" racconta le attività culturali, artistiche, umane di un paese europeo, durante la settimana. Trasmesso il venerdì alle 8:30
- Pubblicazione saltuaria di articoli sulla Siria.
Ma curriculum a parte, la cosa più importante è che Said appartiene all'Islam Sunnita e, secondo una certa logica di 'scontro di civiltà', si sarebbe potuto supporre che concordasse o almeno se ne stesse zitto come tanti hanno fatto, condividendo pavidamente la condanna a morte di Asia Bibi. Ma così non è stato e ciò ci ha felicemente confermato sulla 'eccezione-Siria', quindi gli abbiamo posto alcune domande.
OpS:  Lei hai proposto che la Siria accordi l'asilo politico ad Asia Bibi. Ciò ha colpito molto, perchè indica la visione di un Islam differente da quello che si pratica in altri Paesi. Vuole spiegarci la caratteristica della società siriana dal punto di vista della religione?
S: Quando ho lanciato il mio appello sulla mia pagina personale all'attenzione delle autorità competenti in Siria, chiedendo loro di concedere l'asilo umanitario a Asia Bibi, che insieme alla sua famiglia rischia il linciaggio dai fanatici islamisti furiosi con lei nel proprio Paese, il Pakistan, ho agito come cittadino siriano nato su questa terra benedetta da due grandi Messaggeri: Gesù e Maometto.  
Da bambino, sono cresciuto in una piccola città di circa 25.000 abitanti nel nord-ovest della Siria, dove cinque famiglie cristiane vivevano in piena armonia tra una popolazione musulmana, conservando il loro stile di vita e le loro usanze in stile occidentale senza mai essere malviste; al contrario, queste cinque famiglie che erano, all'epoca degli anni '60 una trentina di persone, uomini, donne e bambini, in occasione della Pasqua, ricevevano visite di omaggio proprio da persone residenti della città che è a maggioranza musulmana.   I cristiani, naturalmente, hanno sempre fatto lo stesso in tutte le feste musulmane e hanno vissuto da perfetti cittadini come tutte le altre componenti etniche e religiose della società siriana, vale a dire alawiti, sciiti, drusi, ismaeliti e così via.
OpS: La guerra in Siria ha però segnato una frattura nella convivenza. C'è stata una guerra religiosa interna? Che cosa ha influenzato il cambiamento di mentalità di alcuni siriani verso una idea di islam più orientato alla Sharia?
S: L'islam in Siria trova le sue radici nel Sufismo piuttosto che nel salafismo mutuato dall'oscurantismo wahhabita malato dei Fratelli Musulmani d'Egitto. Tuttavia, la Siria, come qualsiasi altro paese nel mondo arabo, non è stata risparmiata dalla pandemia del falso Islam talmudico wahhabita che sta invadendo il mondo intero.
Per quanto riguarda l'appello che ho lanciato in favore della cittadina cristiana perseguitata dai suoi stessi compatrioti in Pakistan, questo messaggio è stato raccolto dal deputato Nabil Saleh nel parlamento siriano che si è fatto carico di questo dossier con il Ministero degli Affari Esteri in Siria. Ma non saprei dire adesso a che punto siamo con questo procedimento.
Infine, la Siria può essere solo un paese laico. Tutti i tentativi di islamizzare il Paese sono stati sventati negli ultimi secoli.