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mercoledì 7 aprile 2021

Il futuro della Chiesa in Siria

Non ha mai abbandonato la sua città in questi dieci anni il gesuita Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo dal 1992 ed ex presidente della Caritas siriana: “Fu chiaro sin dall’inizio che le manifestazioni della cosiddetta primavera araba erano manovrate dai Fratelli musulmani sunniti. Ben presto arrivarono gli aiuti militari di Arabia Saudita e Turchia per rovesciare gli alawiti che detengono il potere”, ci ha detto in questa intervista.

Intervista di Paolo Vites a Mons. Antoine AUDO

Il Sussidiario, 05-04.2021 


Dieci anni fa, il 15 marzo 2011, scoppiò la guerra a Dara’a, nel sud della Siria e al confine con la Giordania. Avevate sperato che la Primavera araba potesse portare a un cambiamento pacifico?

Va ricordato che sin dall’inizio la maggioranza dei siriani non credeva a una primavera araba,  come annunciato dai media per giustificare questa guerra. Fin dall’inizio, in Siria, tutti sapevano che erano per lo più Fratelli musulmani sunniti che si ribellavano contro gli alawiti, che sono in maggioranza al potere e che detengono l’esercito. Inoltre, i vari gruppi armati che hanno attaccato e distrutto le infrastrutture dello Stato siriano erano di obbedienza sunnita e hanno ricevuto aiuti militari dalla Turchia, dall’Arabia Saudita e da altri paesi del Golfo.

Cosa resta di questa primavera araba?

La distruzione dell’economia siriana. L’occupazione di gran parte dei territori, soprattutto nella regione di Jésiré dove si trova il petrolio. Con l’islam al servizio del potere politico ed economico, potenze regionali come la Turchia e l’Arabia Saudita hanno sostenuto i gruppi armati sunniti per rovesciare il governo siriano e dare potere ai sunniti siriani, vale a dire i Fratelli musulmani.

Cosa ha voluto dire vivere questi anni di devastazione?

La guerra in Siria è stata un inferno dall’inizio e lo è ancora oggi. Ad ogni tappa speravamo di uscire dal tunnel, e ora la situazione è peggiorata: da un bombardamento all’altro in tutte le regioni, da una carenza alimentare e medica a un’altra di gas ed elettricità. Per rileggere questi dieci anni di guerra, possiamo dire che oggi la maggior parte del popolo siriano soffre per l’alto costo della vita dovuto alla svalutazione della lira siriana. In questa crisi economica ha preso piede una nuova classe benestante, mentre la maggioranza della popolazione è umiliata e privata del necessario: cibo di qualità, medicine, riscaldamento, abbigliamento, istruzione. Con una tale crisi, la strada è aperta alla droga e alla prostituzione, mentre prima la stabilità economica e politica proteggeva le famiglie da questi abusi causati dalla miseria generalizzata.

Una situazione di distruzione generalizzata? Quali speranze concrete?

Distruzione materiale, delle infrastrutture, soprattutto a livello economico e a livello di danno materiale: ferrovie, strade, elettricità, scuole, ospedali, fabbriche. Questa situazione impedisce la visione di un futuro, di una speranza nell’immediato futuro. All’inizio della guerra, si credeva che la guerra fosse questione di pochi mesi. Oggi la maggior parte delle persone cerca cibo e medicine per non morire. I bisogni quotidiani sono cibo, medicine, riscaldamento, gas, elettricità. Tutto è diventato caro a causa della svalutazione della lira siriana, e tutti sperimentiamo la mancanza di tutto e l’umiliazione.

Ad Aleppo, martoriata da incessanti combattimenti, come è la situazione?

Ciò che sto descrivendo si applica in modo particolare ad Aleppo, la cui infrastruttura economica è stata distrutta e che, come tutti i siriani, soffre dell’embargo imposto da Stati Uniti, Unione Europea e Gran Bretagna. La ricostruzione presuppone la revoca delle sanzioni contro la Siria. Tuttavia, non avendo trovato una soluzione politica alla crisi siriana, e con un Paese minacciato dagli obiettivi di turchi, curdi e potenze occidentali, non è possibile parlare di un progetto di ricostruzione generale che presupponga stabilità e budget enormi. Ma possiamo ugualmente segnalare iniziative di ricostruzione, a livello di strade, come a livello di mercati e negozi, di piccole industrie e laboratori di abbigliamento.

La Siria era un modello di convivenza tra religioni e culture diverse: adesso?

Parliamo di dieci milioni di sfollati e rifugiati all’interno della Siria, come nei paesi vicini: Turchia, Libano, Giordania, Iraq ed Egitto, per non parlare di tutti coloro che sono emigrati in Europa, Canada e Australia. Come cristiani che hanno perso più della metà dei fedeli di tutte le Chiese, specialmente i giovani e le famiglie ricche, vorremmo che tutte queste famiglie tornassero, avessero una presenza significativa e viva. Ma chi sarebbe attratto dalla situazione che abbiamo appena descritto, da osare considerare un ritorno?

Come Chiesa non avete mai smesso di aiutare la popolazione, quali le iniziative più importanti che seguite?

Per il momento, come Chiesa, stiamo cercando di aiutare le famiglie e le persone in modo che possano continuare a vivere il più degnamente possibile, in modo da non fare i bagagli ed emigrare. Allo stesso modo, è difficile prevedere il ritorno di coloro che sono emigrati in Occidente e soprattutto tra i giovani. Chi invece si trova nei paesi vicini potrà tornare in Siria più facilmente.

Veniamo a una domanda che ci sta a cuore, come Chiesa e come cristiani: come immaginare il futuro della Chiesa in Siria?

È certo innanzitutto che non si può più considerare la presenza cristiana com’era prima della guerra, secondo il modello del Novecento, una presenza consistente tra il 15 e il 20% della popolazione, con fiorente attività economica e culturale. Dovremo credere nella ricostruzione di un tessuto sociale cristiano adattato al XXI secolo. Non potremo più accontentarci della teologia, dei riti e delle confessioni, come gente alla ricerca della sola ricchezza e della superiorità economica e culturale.

Cosa ha significato per i cristiani siriani la recente visita del Papa in Iraq?

Abbiamo bisogno di una nuova spina dorsale cristiana che integri l’intera visione del Vaticano II. Fratelli tutti, la fraternità umana sono atteggiamenti da acquisire a seguito di questa guerra per poter avere una presenza viva e significativa in questa società araba musulmana e in questo mosaico di religioni ed etnie.

Il Papa ha dato un messaggio di fratellanza ben preciso che non piace a tutti. È questa la strada?

Di fronte alla modernità e nella lotta contro la secolarizzazione e l'ateismo, l’islam mette in discussione la propria identità e cerca la sua strada e la sua stabilità sociale e religiosa. Crediamo, soprattutto in seguito al viaggio di Papa Francesco in Iraq e anche ad Abu Dhabi e in Egitto (Università Al Azhar), ai suoi incontri con lo sceicco Ahmad Al Tayyeb, suprema autorità sunnita, e al suo incontro con l’ayatollah Al Sistani, suprema autorità sciita, ad Al Najaf (Iraq), che siano tutti gesti e atteggiamenti di rispetto, ascolto e fraternità che d’ora in poi dovrebbero ispirare i cristiani. I cristiani di Siria, con la loro arte di inculturarsi nella cultura araba e musulmana, sono capaci di ricostruire per tutti ponti di riconciliazione e di speranza nel cuore di questo XXI secolo assetato di pace e giustizia.

mercoledì 25 novembre 2020

"Il popolo siriano è stato brutalmente gettato nella povertà". Intervista al gesuita Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo in Siria

Di Maria Lozano, ACS. 19 novembre 2020

In Europa, o meglio nei paesi dell'Occidente, quasi nessuno parla ancora della Siria. La guerra è davvero finita?

No, la guerra non è ancora finita, in particolare non a Idlib, intorno ad Aleppo o nella regione della Jazira, nella Siria nord-orientale. La violenza nelle regioni settentrionali ha un effetto negativo su tutta la Siria e il popolo siriano è in gravi difficoltà.

 Perché crede che la comunità internazionale abbia dimenticato la Siria? 

Le grandi potenze hanno raggiunto i loro obiettivi: l'indebolimento dello Stato Siriano, lo sfruttamento delle risorse petrolifere nella regione della Jazira da parte degli USA e l'insediamento nel nostro Paese, a Idlib e intorno alla Jazira, da parte dei Turchi. A questo punto, l'economia siriana è stata completamente distrutta e il popolo Siriano è stato brutalmente portato nella povertà.

Laddove è possibile, avviene la ricostruzione? 

La ricostruzione sta facendo progressi molto incerti; è tangibile nei negozi e nei souk della città vecchia di Aleppo così come in alcune case. Tuttavia, la mancanza di elettricità e benzina sono gravi problemi che ostacolano una vera rinascita dell'economia e la ricostruzione.

Fotografia di Mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo in Siria

La pandemia COVID-19 ha avuto un forte impatto sulle persone? E se sì, in che misura?

La minaccia è onnipresente. I nostri ospedali non hanno quasi attrezzature e non abbiamo mezzi per monitorare la situazione a causa dello stato generale di povertà. Tuttavia, nonostante ciò, possiamo ancora dire che per come stanno le cose oggi, l'impatto della pandemia avrebbe potuto essere molto peggiore.

Aiuto alla Chiesa che Soffre fornisce assistenza medica ai Cristiani di Aleppo. Cosa è attualmente necessario lì e per chi è importante questo aiuto?

Questo aiuto, di cui sono responsabile per conto dei vescovi cattolici di Aleppo, è molto importante perché ci consente di fornire un'assistenza regolare ai Cristiani che hanno bisogno di sottoporsi a operazioni negli ospedali. Siamo molto grati ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN ) . L'aiuto fornito da ACN copre fino al 70% dei costi per le operazioni in ospedale.

Abbiamo sentito che famiglie Cristiane sono tornate in Siria. Da dove vengono? Da altre regioni della Siria, dalla Turchia o dal Libano?

Il loro ritorno dipende dalle rispettive regioni e dalla situazione economica del luogo in cui vivevano. Stanno tornando dal Libano a causa della crisi economica in quel paese. Non stiamo vivendo un'ondata massiccia di persone che tornano ad Aleppo. Forse altri stanno tornando nelle regioni lungo la costa.

Come sarà il futuro della comunità Cristiana in Siria?

In qualità di rappresentanti della Chiesa, stiamo facendo del nostro meglio per mantenere la nostra presenza. Ciò è evidente nella ricostruzione delle chiese, delle case e delle scuole in tutta la Siria e in particolare ad Aleppo, anche grazie al sostegno della fondazione pontificia ACN . Anche come minoranza, il nostro futuro dipende dal fatto che siamo una Chiesa vivente e rimaniamo fedeli alla Grazia che riceviamo al nostro Battesimo.

https://www.churchinneed.org/the-syrian-people-have-been-brutally-driven-into-poverty/


Natale in vista, i regali destinati ai bambini in Siria

Da secoli i cristiani celebrano il più grande di tutti i doni all'umanità, la venuta di Dio nel mondo, con doni e regali, soprattutto per i più piccoli. In tal modo stanno seguendo la tradizione di Betlemme, quando pastori e saggi vennero ad adorare il Bambino, donandogli i tesori più preziosi che potevano. Dio stesso è diventato un bambino, e per questo motivo anche i bambini più piccoli fanno parte del Natale. Eppure, in paesi come la Siria, dopo nove anni di guerra, sono i bambini i grandi perdenti, vittime di traumi, malattie e malnutrizione.

È il caso della piccola Sandra che, a due anni e mezzo, non pesa ancora più di 15 libbre. Suo padre era un farmacista ad Aleppo ed è morto per un tumore al cervello due anni fa. Suo fratello maggiore Mjad ha quattro anni ed è autistico. La loro madre Laura riesce a malapena a guadagnare abbastanza per sfamarli. 

A parte la pandemia, le sanzioni economiche stanno asfissiando la popolazione. Scarseggiano elettricità e combustibili per riscaldamento, una questione critica in vista dell'arrivo imminente del rigido inverno, che in molte città siriane porta con sé neve e temperature gelide.

Dall'inizio della guerra in Siria, attraverso una serie di diversi progetti, Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN) ha aiutato famiglie come quella di Laura a soddisfare queste necessità di base. Quest'anno, nel periodo natalizio, l'associazione vuole anche portare un piccolo raggio di speranza stagionale per Sandra, suo fratello Mjad e migliaia di altri bambini siriani poveri, non solo ad Aleppo ma anche a Damasco, Homs, Kameshli, Hassakeh, Swidaa e Horan. 

E così sponsorizza un'iniziativa, con il sostegno di suor Annie Demerjian e della sua Congregazione di Gesù e Maria, per cui 25.000 calde giacche a vento vengono ora tagliate e cucite insieme nei laboratori di sartoria e cucito degli artigiani e artigiane locali di Aleppo.

"Vogliamo regalare loro giacche a vento in questo freddo inverno che è pungente, non solo per tenere al caldo i nostri bambini ma allo stesso tempo per dare una spinta all'economia locale aiutando le nostre piccole fabbriche locali attraverso la produzione di questi indumenti", suor Spiega Annie.

Imad sta lavorando nel suo piccolo ufficio, stampando i modelli delle giacche a vento. Spiega quanto è grato: "per questo nuovo lavoro da ora, a Dio piacendo, avremo un po' di sicurezza economica per i prossimi mesi ". A un paio di chilometri di distanza, Rami sta azionando una macchina che taglia i modelli in una delle tante piccole officine di Aleppo a cui è stato affidato questo lavoro. Nell'officina sono ammucchiati rotoli di tessuto e materiale di imbottitura per l'isolamento dal freddo. “Siamo molto grati per questo lavoro. L'ordine è arrivato in un momento molto critico in cui eravamo alla disperata ricerca di lavoro. Sapete quanto è grave l'attuale situazione economica nel paese. Quindi è una grande gioia per noi essere in grado di sostenerci nei prossimi mesi, grazie a questo progetto di ACN. Che Dio vi ricompensi! ”, aggiunge l'operaio siriano.

Suor Annie è contenta anche perché ha potuto approfittare di un'ottima occasione per prenotare il materiale qualche mese fa, prima dell'inevitabile scarsità invernale di materiale, e anche per poter scegliere tanti colori diversi. Aggiunge: "Insieme possiamo mettere un sorriso sui volti dei bambini".

https://www.churchinneed.org/25000-warm-anoraks-are-now-being-cut-and-stitched-together-in-the-dressmaking-and-tailoring-workshops-of-local-craftsmen-and-craftswomen-in-aleppo/

giovedì 28 febbraio 2019

Il vescovo di Aleppo Antoine Audo: 'La Siria non è nulla senza i cristiani, così come è nulla l'Europa senza la presenza attiva dei cristiani'

Il 72enne Antoine Audo, Vescovo cattolico caldeo di Aleppo, non ha paura della risurrezione di ISIS: "Vado dappertutto ad Aleppo, anche se il pericolo di essere rapiti o attaccati è sempre presente.". Il Vescovo è convinto che in Siria la visione dei musulmani riguardo ai cristiani sia cambiata : "Sono colpiti dalla carità dei cristiani per i poveri", dice durante una visita a Utrecht.  
di Gerhard Wilts
20 febbraio 2019
Con un sentimento di gratitudine, il vescovo siriano Audo sta visitando l'Olanda per la prima volta. Venerdì sera parlerà ad Amsterdam della Chiesa in tempo di guerra, durante un simposio ecumenico. Ricorderà il ruolo del gesuita olandese Frans van der Lugt a Homs. "L'ho conosciuto come un sincero credente, un uomo di pace, che, nonostante le minacce, è rimasto devoto alla Siria e si è fatto amare da cristiani e musulmani". Il Padre è stato ucciso ad aprile 2014 dagli estremisti. "Padre Van der Lugt ha detto alla popolazione siriana di amare il loro Paese. Abbiamo ancora bisogno di questo amore per il nostro Paese", sottolinea Audo, di passaggio a Utrecht.
Dopo cinque aspri anni di guerra, la pace è tornata ad Aleppo, anche se accadono frequenti scontri a fuoco dentro e intorno alla seconda città della Siria. Il vescovo Audo è consapevole dei pericoli nascosti. Purtroppo, è ancora irrisolto il rapimento del Metropolita Siro Ortodosso Gregorios Ibrahim Youhanna e dell'arcivescovo greco ortodosso Boulos al-Yazigi, spariti da Aleppo nel 2013. La probabilità che i due capi della chiesa siano ancora in vita, Mons. Audo pensa che siano minime. "Ma non ho bisogno di protezione durante le mie visite di lavoro ad Aleppo", dice. "Inoltre, una maggiore sicurezza non è necessaria nelle chiese di Aleppo, perché le autorità hanno un buon controllo di sicurezza. Quanto è diversa la situazione in Iraq e in Egitto, dove la polizia deve vigilare sulle chiese e le istituzioni cristiane contro gli attacchi terroristici da parte di gruppi armati".
Il vescovo canuto sorride gentilmente. "Gli estremisti dell'ISIS sono stati sconfitti in Siria. Il loro ruolo è stato giocato e io non credo nella loro risurrezione ". Secondo lui, Daesh [il nome arabo di ISIS] era un'organizzazione artificiale creata fuori dalla Siria. "Ora è il momento di scoprire chi c'era dietro questa rete e con quale ordine quegli estremisti sono venuti in Siria".
Il vescovo caldeo rifiuta di parlare di una 'guerra civile' nel suo paese. L'esercito siriano ha dovuto combattere nel 2012 con "gruppi armati venuti da ogni dove, estremisti stranieri che hanno ricevuto denaro per usare la violenza in nome della rivoluzione e dei diritti umani. Hanno cercato la distruzione della fede cristiana in Siria come una vittoria storica", ha detto il vescovo. Allo stesso modo, le agenzie di stampa internazionali hanno indicato il presidente siriano Bashar Assad come un tiranno, sostiene. "Era un modo di vendere la guerra come se fosse giusta. È importante invece che i giornalisti si basino sulle giuste informazioni e non si limitino a ripetere ciò che le grandi agenzie di stampa riportano ".
Per comprendere il conflitto, Mons. Audo fa una distinzione su tre livelli.
"A livello regionale, molti conflitti derivano dalla secolare tensione tra sunniti e sciiti. Questa divisione religiosa è espressa politicamente attraverso la lotta per il potere nella regione; vedere perciò il grande coinvolgimento della Turchia e dell'Arabia Saudita (sunnita) contro la presenza del regime sciita dell'Iran sul nostro territorio ".
Inoltre, importanti potenze come la Russia, gli Stati Uniti, ma anche la Cina e l'India svolgono un ruolo in Siria a livello globale. Questi paesi hanno interessi economici e geopolitici nel Medio Oriente ricco di petrolio. "Sotto l'apparenza della protezione della democrazia e dei diritti umani, finanziano la lotta in Siria, forniscono armamenti e equipaggiano le milizie con armi di prima classe", dice Audo.
A livello locale, tutti i tipi di gruppi, tra i quali Alawiti, Drusi, Curdi, Cristiani, Sunniti e Sciiti, vengono usati o giocati l'uno contro l'altro. I gruppi armati tentano di portare il conflitto a una guerra puramente religiosa, ma "la stragrande maggioranza della popolazione e del governo siriani non rientrano tra questi", dice Audo. Eppure le conseguenze sono visibili, aggiunge. "Oltre il 60 percento degli edifici di Aleppo sono in rovina. A Homs, la terza città del paese, fino al 70% è stato distrutto. "
La situazione intorno ad Aleppo è migliorata dopo l'espulsione di ISIS e al-Nusra, ma una soluzione politica non è ancora in vista. "Nel nord-est della Siria ci sono problemi con i kurdi e le truppe americane e francesi", osserva Audo. "In Idlib sono stanziati molti combattenti sconfitti di ISIS e al-Nusra. Cosa ne sarà di loro? "
Inoltre, il vescovo sottolinea la povertà diffusa. Circa l'80% della popolazione siriana vive in povertà, mentre il 5% ha beneficiato della guerra. "Abbiamo bisogno di sostegno per aiutare le famiglie. La carenza di medicinali e cibo è intensa. Il cibo è scarso, la carne non ha prezzo. La popolazione dipende dai prodotti a base di cereali, ma a causa dei pasti carenti di vari nutrienti molte persone diventano deboli e malate."
Ora che la violenza sta diminuendo, la Chiesa ha la possibilità di mostrare il suo volto sociale. "Sono convinto che l'opinione dei musulmani riguardo ai cristiani sia cambiata: sono impressionati dalla carità dei cristiani per i poveri. Purtroppo, i cristiani siriani sono stati così terrorizzati dai gruppi estremisti musulmani che molti hanno perso la fiducia nei loro vicini musulmani".
Il vescovo si rammarica del fatto che molti dei suoi compatrioti vogliano fuggire dalla Siria cercando un rifugio sicuro in Europa. "Molti siriani dicono di voler andare via per proteggere i propri figli. In realtà, la perdita del loro figliolo è la prima cosa che accade loro quando arrivano in un paese europeo. I genitori perdono il controllo sulla loro famiglia, perché i loro figli in Europa abbandonano le convinzioni e le concezioni morali della casa".
Secondo lui, le Chiese olandesi devono fare uno sforzo per assicurare che i cristiani siriani possano rimanere nel loro Paese natale. "Ciò è possibile attraverso il sostegno a progetti educativi, attraverso l'assistenza alla ricostruzione, perché la Siria è troppo povera per farlo da sola. Ma occorre anche essere ben informati su ciò che sta realmente accadendo. Se l'Europa è incurante dell'ascesa dell'Islam, trovo che sia ingenua.
I cristiani siriani possono essere orgogliosi della loro storia. Appartengono alla Siria, che è importante per noi e per l'Europa. La Siria senza cristiani non è nulla, così come non è nulla neppure l'Europa senza la presenza attiva dei cristiani ".

   (trad. Gb.P.)
https://www.nd.nl/nieuws/geloof/syrie-is-niets-zonderchristenen.3287383.lynkx?

domenica 16 ottobre 2016

La stragrande maggioranza degli abitanti di Aleppo plaude vivamente all’offensiva dell’Esercito siriano. Mons Audo: "A poco a poco sarà la fine di questa bella comunità cristiana di Aleppo"

ancora una volta colpito dai jihadisti il quartiere armeno 

Aleppo città martire


di Nabil Antaki
Pubblicato nella rivista Témoignage Chrétien il 6 ottobre 2016

Nonostante la guerra fosse iniziata in Siria nel marzo del 2011, essa effettivamente si propagò in Aleppo nel luglio 2012, quando i «ribelli» armati occuparono alcuni quartieri della zona est, provocando lo sfollamento di cinquecentomila abitanti che non volevano vivere sotto il controllo degli islamisti. Da quel momento, la città è divisa in due parti: la zona est, con il 25% della superficie totale, dove vivono oggi duecentomila abitanti, mentre il resto ha cercato rifugio nella zona occidentale, sotto la protezione dello Stato siriano, che comprende il 75% del territorio complessivo ed è abitata da un milione e mezzo di abitanti.

Dal 2012, i ribelli islamisti lanciano quotidianamente proiettili di mortaio e bombole di gas, riempite di chiodi ed esplosivo, sui quartieri ovest di Aleppo, causando morti e feriti gravi. Due anni fa, hanno anche interrotto l’approvvigionamento idrico (le autorità cittadine hanno fatto scavare trecento pozzi in pieno centro per sostituire l’acqua corrente.) e l’alimentazione elettrica, e più volte hanno imposto blocchi per impedire il rifornimento di derrate alimentari, oli combustibili e altri generi di prima necessità, con conseguenze gravissime.

L’Esercito siriano, con l’appoggio dei suoi alleati, lotta da quattro anni per liberare Aleppo est dai ribelli armati e restituirla all’amministrazione dello Stato, ma senza esito positivo. Da una parte e dall’altra, bombardamenti e cecchini hanno causato migliaia di vittime e, da quattro anni, la vita in città è un inferno.
Un mese fa, i ribelli armati hanno preso il controllo dell’unica strada che collega Aleppo ovest al resto del mondo, impedendo, come molte volte negli anni scorsi, agli abitanti di lasciare la città o di rientrarvi e causando gravi penurie. Dopo tre settimane di combattimenti, le truppe governative sono riuscite a riconquistarla ed hanno messo sotto assedio i quartieri est. Da due settimane, i ribelli sono quindi bloccati insieme agli abitanti che hanno scelto di non allontanarsi.

Lo Stato siriano è ormai fermamente deciso a liberare una volta per tutte Aleppo dalle grinfie dei terroristi di al-Nusra, che occupano i quartieri est (al-Nusra è considerato unanimemente dalla comunità internazionale un gruppo terroristico al pari di Daesh).
Dato che l’Esercito siriano è riuscito ad assediare la parte ribelle di Aleppo, impiega bombardamenti aerei e combattimenti terrestri per raggiungere il suo obiettivo, ma prima di iniziare l’attacco ha lanciato volantini ed inviato messaggi SMS, chiedendo alla popolazione civile rimasta – la maggioranza ha abbandonato Aleppo est nel corso degli anni – di allontanarsi e rifugiarsi nella zona ovest. Ha aperto sette posti di passaggio e molti ne hanno approfittato rischiando la vita, poiché i gruppi armati li ostacolavano, per utilizzarli come scudi umani. Questi atti di guerra fanno naturalmente numerose vittime tra i terroristi, ma anche tra la popolazione civile.

D’altra parte, i terroristi di Aleppo est hanno intensificato i bombardamenti dei quartieri residenziali di Aleppo ovest, con decine di vittime quotidiane. Mercoledì 28 settembre, un diluvio di bombe e bombole è precipitato sul quartiere cristiano di Azizie, causando dieci morti e un numero doppio di feriti. Venerdì 30 settembre, tutti i quartieri di Aleppo sono stati sotto tiro dei ribelli con un bilancio gravissimo: trentasei morti e numerosi feriti gravi.

I media occidentali mostrano, però, soltanto immagini con le distruzioni, la sofferenza degli abitanti di Aleppo est e l’indignazione della comunità internazionale. Nessuna notizia, invece, sulla sofferenza degli abitanti di Aleppo ovest, sui morti e feriti causati dai bombardamenti dei ribelli.
I cristiani di Aleppo hanno vissuto da sempre nei quartieri del centro città e della zona occidentale. In quattro anni di guerra, tre quarti di loro hanno preso il cammino dell’esodo. Attualmente ne restano circa quarantamila, e i bombardamenti degli ultimi giorni li hanno colpiti deliberatamente.

La stragrande maggioranza dei cittadini di Aleppo ovest plaude vivamente all’offensiva dell’Esercito siriano. Durante quattro anni, hanno troppo sofferto per i tagli dell’acqua e dell’elettricità, per i numerosi blocchi e per i proiettili di mortaio che, ogni giorno, hanno falcidiato le loro donne, i loro mariti, i loro figli i loro amici ed hanno spinto all’esodo metà della popolazione. Essi pensano che è dovere dello Stato proteggere la popolazione e liberare le città.

Noi ripudiamo le inumane azioni di guerra, noi denunciamo i crimini di guerra, siamo atterriti per tutte le sofferenze patite, ma siamo anche indignati per la lettura parziale e distorta che i media fanno della guerra di Aleppo.
Tutti i Siriani, e particolarmente gli Aleppini, aspirano alla pace. Hanno nostalgia del loro bel Paese stabile, sicuro, prospero e laico dell’anteguerra. Nessuno desidera vivere sotto un regime islamista, e tutti vogliono che questa guerra – che ha generato trecentomila vittime, il doppio di feriti e mutilati, otto milioni di sfollati, tre milioni di rifugiati su una popolazione di ventitré milioni [quasi nove milioni di Siriani si sono riparati nelle zone controllate dal governo, n.d.r] – cessi mediante un processo politico e negoziato.

Nabil Antaki (Maristi blu)
Aleppo, 30 settembre 2016

P.S. Dal 30 settembre, il bilancio delle vittime di Aleppo ovest non cessa di aggravarsi e piangiamo ogni giorno numerose vittime.
Nabil Antaki

Traduzione : Maria Antonietta Carta


13 ottobre 2016, Sulaymaniyeh (quartiere cristiano di Aleppo ovest) missili ribelli colpiscono la scuola  elementare al-Ta'ai Grammar School : uccidono 4 bambini e moltissimi feriti


Radio Vaticana, 15 ottobre 

Ieri ha fatto il giro del mondo il disperato appello delle Carmelitane di Aleppo alla comunità internazionale affinché ponga fine a questa guerra. Per una testimonianza dalla martoriata città, Mons. Antoine Audo, presidente di Caritas Siria e vescovo caldeo di Aleppo:
  R. – Quella delle Carmelitane è una testimonianza seria, degna di fiducia. Si tratta di tre suore carmelitane francesi di grande qualità che sono qui da anni con altre religiose siriane. Io le conosco bene: ogni mercoledì mi reco da loro per celebrare la Messa e passare un po’ di tempo con loro. 
Per noi è importante far sapere che nella parte Ovest, dove ci sono due milioni di abitanti, ci sono molti cristiani che abitano nel loro quartiere, ma anche tanti che sono partiti. Nessuno parla di tutte queste bombe che cadono ovunque, anche sui cristiani.

D. - Fino a poco tempo fa le organizzazioni umanitarie operavano solo nella parte della città controllata dai miliziani…
R. - Noi come Caritas ci troviamo sul posto. Ci sono tanti gruppi che lavorano, come la Croce Rossa, si fa un lavoro organizzato ma il problema è che da noi questi bombardamenti ci sono ogni giorno dappertutto e nessuno ne parla. Ad esempio, ieri mattina hanno bombardato una scuola nel quartiere cristiano, hanno ucciso quattro o cinque bambini, una cinquantina di feriti. Una scuola!

D. - Perché secondo lei i mezzi di comunicazione non parlano di Aleppo Ovest?
R. - Penso che quelli che hanno il controllo delle informazioni dell’Occidente hanno un’agenda politica. Dobbiamo come cristiani, come gente onesta, chiedere chi c’è dietro questa manipolazione, questa strumentalizzazione dei media. Questo è molto chiaro per noi.

D. - Secondo le stime più aggiornate i cristiani rimasti ad Aleppo sono appena 35mila. Che futuro per queste persone? Quali speranze?
R. - Penso che se la guerra va avanti nessuno rimarrà ad Aleppo. Questa è la mia convinzione. Chi può parte. Solo quelli che non possono, quindi i poveri e gli anziani rimangono qui. A poco a poco sarà la fine di questa bella comunità cristiana di Aleppo. Questo è il nostro dramma e questa è la nostra sofferenza. Cerchiamo di fare tutto quello che possiamo. Diciamo: “Pace! Pace! Pace”, ma dall’altra parte non c’è pace, bensì “ Guerra! Guerra! Guerra”. Fino alla distruzione. 

venerdì 7 ottobre 2016

I bambini di Aleppo chiedono la pace





Mons. Georges Abou Khazen vuole dare risalto a un progetto che prende il via in questi giorni in tutta la Siria, e che coinvolge giovani cristiani e musulmani: “Stiamo promuovendo una campagna - racconta - che punta a raccogliere un milione di firme di ragazzi e ragazze siriani per la pace. L’iniziativa è sostenuta da enti, realtà, organizzazioni cristiane e musulmane e coinvolge tutto il Paese. Noi, con i giovani che frequentano la nostra chiesa ad Aleppo, li stiamo sensibilizzando sul tema, e loro rispondono realizzando disegni, opere e testi che raccontano come loro vedono la guerra, una testimonianza diretta dai loro occhi”. Queste opere, aggiunge, verranno presentate “agli organismi competenti delle Nazioni Unite e alla comunità internazionale”.
Ad Aleppo, conclude il prelato, “Il 6 ottobre è in calendario un grande incontro cui parteciperanno fra i 600 e i 700 bambini. Non solo cristiani, ma anche loro amici e conoscenti musulmani. In questo contesto rilanceremo il sostegno alla campagna di raccolta firme e distribuiremo alcuni piccoli regali, come la t-shirt per la pace”
http://www.asianews.it/notizie-it/Francescani:-in-Siria-%E2%80%9Czone-di-sicurezza-Onu.-Vicario-Aleppo:-dai-bambini-un-milione-di-firme-per-la-pace-38761.html










Anche nel giorno dell'iniziativa dei bambini a favore della pace, morti e feriti nei quartieri cristiani. Vescovo Audo: informazione occidentale manipolata

Agenzia Fides 7/10/2016

 Erano diverse centinaia i bambini e i ragazzi di Aleppo, cristiani e musulmani, che nella giornata di ieri, giovedì 6 ottobre, si sono radunati per chiedere con la preghiera e il canto che torni la pace in tutta la Siria. Il raduno si è svolto nell'ampio spazio davanti all'edificio dell'ex scuola francescana di Terrasanta. Analoghe manifestazioni si svolgeranno oggi nelle scuole di Damasco, Homs Yabroud, Tartus. 

Ad Aleppo, anche nel giorno dell'iniziativa dei bambini a favore della pace, colpi di artiglieria sono caduti in abbondanza anche sui quartieri controllati dal'esercito siriano, provocando morti e feriti.
 “Da settimane” riferisce all'Agenzia Fides Antoine Audo SJ, Vescovo caldeo di Aleppo, “siamo di nuovo in una situazione di terrore generale, anche se si cerca di mantenere aperte istituzioni pubbliche come l'università. Dai quartieri controllati dai ribelli arrivano ogni giorno colpi d'artiglieria con armi sofisticate, che seminano morte, anche se i ribelli non hanno gli aerei. Tra i soli cristiani, nelle ultime due settimane, ci sono stati più di venti morti. Ma di quello che succede da noi, i media occidentali non parlano. A noi che siamo qui, tutto il sistema mediatico globale appare manovrato da interessi geopolitici che manipolano l'informazione. Tutto diventa pretesto di propaganda. E si continua a nascondere il ruolo e le operazioni messe in atto da Paesi come la Turchia, il Qatar e l'Arabia Saudita”.

http://www.fides.org/it/news/60922-ASIA_SIRIA_I_bambini_di_Aleppo_chiedono_la_pace_Il_Vescovo_caldeo_informazione_occidentale_manipolata#.V_etLPmLSM8

venerdì 29 luglio 2016

Il “Fronte al Nusra” cambia nome. Il Vescovo Audo: puro tatticismo, i 'ribelli moderati' non esistono

Il dottor Nabil Antaki da Aleppo racconta: "Oggi, Bani Zeid è stato liberato dall'esercito siriano. Questo quartiere, occupato per quattro anni dai ribelli di al Nusra (al-Qaeda in Siria), era l'incubo degli Aleppini. Infatti, una gran parte dei mortai che sono caduti su Aleppo per anni, facendo migliaia di vittime civili, erano lanciati proprio da Bani Zeid dai terroristi di al-Nusra. La folla nei quartieri esulta, sollevata per non essere più il bersaglio dei terroristi che hanno preso la fuga verso il nord. Corridoi umanitari sono stati aperti dalle autorità governative per consentire ai civili dei quartieri orientali di allontanarsi, in previsione di una prossima liberazione."


Agenzia Fides 29/7/2016

La scelta della fazione jihadista Jabhat al-Nusra di cambiare nome e di annunciare la propria fuoriuscita formale dalla rete di al Qaida rappresenta “una pura mossa tattica per accreditare il simulacro di una fantomatica 'ribellione islamista moderata' che sarebbe presente nel ventaglio di forze impegnate nella guerra contro Assad. Una entità che in realtà non esiste”. 
Ne è convinto il gesuita siriano Antoine Audo, Vescovo caldeo di Aleppo. “Cambiare il nome, e dichiarare a parole la propria uscita dalla rete di al Qaida non cambia assolutamente nulla sul piano della realtà. Loro sono gli stessi, esponenti dello stesso estremismo sunnita jihadista. Cambiano nome per puro tatticismo. Un gioco ingannevole, per provare a presentarsi come rappresentanti di quella immaginaria 'opposizione moderata siriana' di cui sembrano avere bisogno certi poteri per continuare a perseguire i propri disegni sulla Siria”. 

Ieri, giovedì 2o luglio, Abu Muhammad al-Jawlani, capo militare del Fronte al Nusra, ha annunciato che il gruppo d'ora in poi si chiamerà Jabhat Fatah Al-Sham (“Il Fronte per la Conquista del Levante”).
In un video, trasmesso in esclusiva da al-Jazeera, al-Jawlani ha confermato anche la fuoriuscita di al Nusra dalla rete di al Qaida, motivando la decisione con l'intento di “ridurre le distanze tra le fazioni jihadiste” operanti nel conflitto siriano. Nello stesso video, il capo jihadista ha comunque ringraziato i vertici attuali di al-Qaeda (la rete jihadista creata da Osama Bin Laden) "per aver compreso il bisogno di rompere il legame". 
In passato, in diverse situazioni locali, le milizie di al Nusra sono state impegnate in scontri armati per il controllo del territorio anche con i jihadisti del cosiddetto Stato Islamico (Daesh). 

mercoledì 4 maggio 2016

"L'ultimo pediatra"?? I Cristiani di Aleppo e l’informazione unilaterale

Aleppo - La disinformazione continua. 

da Nabil Antaki, dei fratelli Maristi



Abbiamo chiesto al Dr. Nabil Antaki se le informazioni riportate da una settimana sulla situazione in Aleppo corrispondono a quello che accade lì.  Ecco la sua risposta:

A tal proposito, ultimamente mi rendo conto che i media continuano a mentire per omissione. Dall'inizio della guerra in Aleppo 4 anni fa, essi non riportano tutti i fatti nel loro complesso.
 Aleppo è bombardata quotidianamente dal 2012 da parte di gruppi terroristici che provocano morti e feriti. Nessuno se ne è mai curato; se non per felicitarsi per il "buon lavoro che fanno" [riferendosi alla dichiarazione di Laurent Fabius].  E' tempo che l'Occidente si svegli e smetta di sostenere i terroristi.
 Noi in Aleppo siamo disgustati dalla mancanza di imparzialità e obiettività dei mezzi di comunicazione.  Parlano solo di sofferenza e perdita di vite umane nella parte orientale della città, controllata da al-Nosra, gruppo terrorista affiliato ad al-Qaeda, che hanno sempre chiamano "ribelle", il che è un modo per renderlo più rispettabile. E passano sotto silenzio le perdite e la sofferenza quotidiana nei nostri distretti occidentali di Aleppo dovuti ai bombardamenti lanciati da questi terroristi. Non parlano neanche circa il blocco e i tagli totali di acqua ed elettricità che quelli infliggono a noi ...
 I media non dicono nulla dei bombardamenti continui e della carneficina che ha avuto luogo la scorsa settimana, nella parte occidentale della città [dove il dottor Nabil vive], dove nessun quartiere è stato risparmiato e dove ci sono ogni giorno decine di morti. Queste omissioni sono tanto più scioccanti in quanto questi nostri distretti rappresentano il 75% della superficie di Aleppo e hanno 1,5 milioni di persone - contro 300.000 nella parte orientale occupata dai gruppi terroristici.
 Questa informazione monca insinua che i terroristi che ci attaccano sono le vittime. Peggio ancora, i media hanno sviato la nostra richiesta "SAVE ALEPPO" suggerendo che questo appello chiedeva la cessazione delle ostilità da parte delle "forze di Assad". Il che è falso. Inoltre, non ci sono "forze di Assad": ci sono le forze dell'esercito regolare siriano a difesa dello Stato siriano.
Essi [i media tradizionali] potrebbero almeno avere la decenza di parlare della carneficina causata dagli attentati terroristici che hanno mietuto molte vittime. Come è successo di nuovo venerdì scorso, quando uno dei loro colpi ha colpito una moschea nell'ora della preghiera causando 15 morti e 50 feriti tra i civili. Gli attacchi e le perdite che soffriamo vengono presentati [dai media] in modo da lasciare il pubblico nell'incertezza su chi è il vero responsabile di questi crimini.
 Da tre giorni i media stanno accusando il "regime di Assad" e i russi di aver bombardato e distrutto un ospedale sostenuto dalla ONG Medici senza frontiere  ad est della città.  Essi sostengono che "l'ultimo pediatra di Aleppo" è stato ucciso nel bombardamento. Abbiamo ancora molti pediatri in Aleppo.  Ciò dimostra molto bene che, per i media, conta solo la parte orientale occupata dai ribelli, e che i tre quarti della città di Aleppo amministrati dallo stato siriano, dove praticano ancora molti pediatri, non contano.
 L'ospedale MSF menzionato non è nella lista degli ospedali siriani stabilita prima della guerra da parte del Dipartimento della Salute. Quindi, se c'è, è stato installato in un edificio dopo la guerra.  Io non credo che le forze governative o un aereo russo abbiano deliberatamente bombardato un ospedale. Non è nel loro interesse.
 Abbiamo constatato la stessa parzialità, quando il più grande ospedale di Aleppo  Al-Kindi , è stato colpito dai missili terroristici di al-Nosra e intenzionalmente bruciato nel 2013. I media non hanno prestato attenzione a questo atto criminale. Siamo disgustati e rivoltati da questa disinformazione in corso.
Nabil Antaki, 30 aprile 2016 

http://arretsurinfo.ch/alep-linformation-mensongere-continue-par-nabil-antaki/


  Il Vescovo di Aleppo Monsignor Jeanbart :
L’ULTIMO PEDIATRA? ...  Monsignor Jeanbart ha anche criticato l’informazione unilaterale: «Il governo sta cercando di liberare la città dopo che per mesi gli aleppini sono stati bombardati [dai ribelli]. Ovviamente è triste che un ospedale sia stato distrutto. Ma Medici senza frontiere ha dichiarato che l’ultimo pediatra è stato ucciso. Non è vero, ce ne sono molti altri dove più di un milione di persone vivono. Quando sentite parlare delle sofferenze di Aleppo, spesso si parla del regime che attacca i civili controllati dai ribelli. Ma è quasi sempre vero l’opposto. Non sto scusando il regime di Assad, ma non posso permettere che le menzogne continuino a informare il mondo. (…) Noi abbiamo più libertà di coloro che vivono nell’altra [metà di Aleppo]. Fino a quando non attacchi i soldati del governo, puoi anche criticare il governo e non ti succede niente. Ma se fossimo dall’altra parte, verremmo obbligati a convertirci all’islam e saremmo cittadini di serie B, senza diritti».

Missili e razzi lanciati dalla zona sotto il controllo dei ribelli ieri hanno colpito l’ospedale di Dabbi’t, centrando il reparto di ostetricia e uccidendo 17 bambini, oltre che donne e uomini.
    Padre Ibrahim, francescano:
BOMBE SUI CIVILI. ... «È il momento peggiore di Aleppo da sempre», spiega padre Ibrahim. «Abbiamo appena avuto la notizia che un ospedale è stato bombardato: si parla già di 17 vittime. Ma da mercoledì scorso a oggi le bombe cadono sulle moschee, sulle chiese, sulle case, in tutte le zone di Aleppo ovest».
È da anni che la situazione è questa, spiega il francescano, ma ora l’intensità degli attacchi è aumentata. Chi spara? «Sicuramente qui nella parte ovest, chi ci colpisce non è l’esercito, che ci difende, ma sono le milizie che non hanno accettato la pace». Si tratta «sicuramente» di un «bombardamento fondamentalista e terrorista: sono bombardamenti non contro obiettivi militari, protetti, ma contro obiettivi civili indifesi come scuole, chiese, ospedali. Un modo di terrorizzare la gente e usare questo terrore come carta da giocare nelle trattative».
STRUMENTALIZZAZIONI. Sui media internazionali è stata data la notizia che è stato colpito un ospedale pediatrico da missili russi o dell’esercito di Assad. È vera questa notizia? Cosa è accaduto? Padre Ibrahim ammette di non avere certezze sull’accaduto, di certo, sottolinea, «quando viene colpito un ospedale con bambini e donne ricoverate, questo non può essere che un crimine di guerra a cui siamo al cento per cento contrari». Quel che può dire il francescano è che si tratta di quella parte della città «dove ci sono i miliziani di al-Nusra (il nome locale di al Qaeda, ndr): si è detto che era un ospedale da campo dove curavano i terroristi feriti in azione di guerra». La Chiesa, prosegue, è contro ogni tipo di bombardamento su civili innocenti, «ma sappiamo che ci sono diverse strumentalizzazioni delle informazioni».

i Salesiani di Damasco donano il sangue per Aleppo
   Il vescovo di Aleppo, monsignor Audo:
... Eccellenza, qual è la situazione ad Aleppo? La settimana scorsa il bombardamento degli ospedali, ogni giorno nuovi attacchi...  «La situazione è drammatica: la città divisa in due, a ovest i governativi e a est i ribelli asserragliati nella città vecchia. L'80% della popolazione è senza lavoro. E i bombardamenti durano da mesi. Ma sull'ospedale vorrei dire una cosa: bisogna fare attenzione, i media occidentali parlano di Siria solo quando attacca l'esercito di Assad. Quando sparano i ribelli non ne parla nessuno. Venerdì scorso i gruppi armati dell'opposizione hanno bombardato una moschea facendo 250 fra morti e feriti. Ne avete sentito parlare?» 
Ci sono due pesi e due misure? «Certo: per l'Occidente Assad uccide i bambini e i pediatri, mentre i ribelli islamisti sono degli angeli» 
Chi paga per tutto questo? «I soldi vengono dall'Arabia Saudita, i miliziani sono armati e addestrati in Turchia».
Quindi la coalizione che combatte Isis in realtà finanzia la jihad?   «Esattamente. Questa guerra è organizzata per interessi economici e strategici ad alti livelli da Usa e Israele, secondo un accordo ben orchestrato. Ma sono loro dietro tutto: hanno i loro interessi, che difendono tramite intermediari come la Turchia, l'Arabia, il Qatar»
Sono parole molto pesanti.  «Eppure sono rapporti geopolitici chiari. I nodi sono due: la volontà di Israele di sopravvivere e quella statunitense di imporre la propria supremazia economica. Questi obiettivi sono intrecciati e per raggiungerli si punta a dividere gli avversari. Guardi cosa hanno fatto con Saddam e cosa hanno provato a fare con Assad».