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mercoledì 2 ottobre 2024

LETTERA DA ALEPPO DEI MARISTI BLU

 

LETTERA  n. 49 (1 ottobre 2024)

Trad. Maria Antonietta Carta 

Teniamo accesa la nostra lampada, cari amici.

Verso la fine della primavera, tutte le notizie riguardanti la situazione in Medio Oriente annunciavano un'estate molto calda dal punto di vista climatico, ma soprattutto per un possibile scoppio della guerra nel sud del Libano, di pari passo con la drammatica situazione di Gaza. Israele prometteva di bombardare il Libano e dunque l'aeroporto di Beirut. Per molti immigrati siriani che intendevano visitare il Paese, si trattava di una vera minaccia, e poneva molte domande: “È ragionevole acquistare in anticipo i biglietti per la Siria tramite l’aeroporto di Beirut? ‘’. Ricordiamo che le compagnie aeree non atterrano a Damasco a causa delle sanzioni internazionali; ciò significa che un viaggiatore diretto in Siria deve passare attraverso l’aeroporto di Beirut per poi proseguire il viaggio in taxi. Quindi, qualsiasi minaccia contro l’aeroporto di Beirut rappresenta una preoccupazione molto seria. Avevamo tanto bisogno del dialogo con i nostri amici siriani e i rappresentanti di associazioni internazionali amichevoli che intendevano visitarci, per convincerli ad andare avanti con la loro decisione, ma c’era ancora un’altra minaccia, quella dei bombardamenti effettuati da Israele contro le città siriane. Anche per questo bisognava rassicurarli e invitarli a correre il rischio di venire.

Purtroppo, le operazioni militari della settimana scorsa hanno dato ragione alle previsioni più pessimistiche: un autunno caldo, molto caldo, l'inferno..., che sta cambiando la configurazione del Medio Oriente. Un autunno che ci lascia dentro le sabbie mobili della sofferenza, della paura, della distruzione e soprattutto con l’assillo per il futuro. Un milione di sfollati interni in una settimana, ecco le prime stime dal Libano. Alcuni hanno preferito attraversare il confine con la Siria, altri cercano di raggiungere i loro Paesi di residenza via mare…

Siamo condannati ad essere un popolo in esodo? Siamo condannati a perdere le nostre proprietà, le nostre case, i nostri territori per essere alla mercé degli altri? I nostri figli sono condannati a essere senza dimora, senza scuole, senza amici; condannati a vivere nell’insicurezza? É una domanda che voglio condividere con voi…. Chi decide il nostro destino? Quali sono queste forze del male che decidono la sorte del nostro Medio Oriente? Abbiamo molta difficoltà a pianificare, a stabilire un calendario preciso e fare previsioni a lungo termine. Dobbiamo accogliere gli eventi quotidiani così come si presentano; accettando, se necessario, di modificare i progetti previsti. L’argomento principale per osare prendere decisioni è “Vivere giorno per giorno”. Flessibilità e resistenza sono due elementi fondamentali per chiunque viva in Siria; sforzarsi di adattarsi alle circostanze cercando di vedere il lato positivo delle cose. Talvolta ci lamentiamo, ci stanchiamo e ci chiediamo per quanto ancora potremo sopportare questa situazione senza una via d'uscita e un orizzonte, ma spesso sentiamo ripetere “Nechkor Allah, Hamdullillah, grazie a Dio’’, un'espressione di gratitudine e fiducia... Da dove viene questa forza interiore che permette alle persone di dire grazie quando la propria situazione è critica? Non è rassegnazione, è atto di Fede. Non è indifferenza, è accettazione della realtà con totale fiducia in Dio. Domani sarà, Inshallah, se Dio vuole, migliore. Questa fede incrollabile è un'eredità ricevuta dai nostri genitori, che ci hanno educato a confidare in Dio e ad andare avanti.

Fortunatamente, questa dinamica vitale permette ai Maristi Blu di svolgere tutte le loro attività con serenità ed entusiasmo, contando sulla Provvidenza che ci ricolma delle sue grazie. Crediamo profondamente che il Signore ci abbia sempre preceduto nel cammino della solidarietà. Siamo testimoni che l’amore di Dio, la sua volontà e la sua tenerezza vegliano su di noi e ci benedicono. Possiamo ripetere con Maria, la nostra Buona Madre: “Il Signore ha fatto meraviglie per noi.’’ Quest'anno è stato dedicato alla formazione dei dirigenti e dei futuri dirigenti dei Maristi Blu. Hanno seguito diverse sessioni di formazione, organizzate a livello locale o in collaborazione con i Maristi del Libano. Un gruppo di 7 project manager ha partecipato alla formazione sul tema della leadership, sia in presenza in Libano sia via Internet. Allo stesso modo, pensando al futuro e prendendo le decisioni necessarie per garantire la successione, i responsabili del progetto hanno effettuato un’analisi SWOT della realtà dei Maristi Blu. Garantire la successione è un tema che ha richiesto molta riflessione, condivisione e preghiera. Siamo tutti convinti che la Missione dei Maristi Blu ad Aleppo sia più che mai attuale. I bisogni sono enormi e a tutti i livelli. I Maristi Blu forniscono un servizio esemplare di solidarietà che merita di continuare. Siamo tutti convinti che sia giunto il momento di realizzare questa successione: atto di fede in Dio e nelle nuove generazioni di leader che manterranno lo spirito della Missione Marista Blu e guideranno i vari progetti. È stata una scelta di continuità che richiede una simbiosi tra ieri e domani; il momento di leggere ciò che è stato sperimentato dalla fondazione dei Maristi Blu nel 2012 e di affidare il fututo, con grande serenità e speranza, alle mani di Maria nostra Buona Madre. Questa serenità e speranza ci ha portato a scegliere tre persone per costituire il nuovo gruppo dirigente dei Maristi Blu. Infatti, dal 1 settembre 2024, sono subentrati Adel JANJI, Bahjat AZRIEH e Lina LAWAND. Abbiamo fiducia nel loro spirito marista, nel loro senso di solidarietà e nella loro capacità di agire in squadra. Noi, Leyla, Nabil e io, continueremo a sostenerli per un periodo di transizione. 

Alcuni dei nostri programmi sono già iniziati dal 1 settembre. I programmi educativi inizieranno oggi, martedì 1 ottobre. I Maristi Blu continuano così ad essere questo barlume di speranza, scegliendo di mettere tutte le nostre capacità al servizio di una popolazione in totale disordine. Qualche giorno fa ho postato questa preghiera su Facebook: Chi sono io per proteggerti, straniero? Chi sono io, che il mio cuore trabocca di simpatia per la tua condizione umana, straniero? Chi sono io per sprecare il mio tempo prezioso ascoltando i sospiri oscuri della tua vita, straniero? Chi sono io per accettare che tu, lo straniero, condivida con me lo spazio della mia stabilità e della mia tranquillità... Chi sono io, Signore, perché tu debba attraversare la mia vita come uno straniero, un debole, un rifugiato, un oppresso, gettato sul ciglio della strada di questo pazzo mondo? Una voce dentro di me sussurra: "Sei il mio amato figlio..."

È solo un arrivederci.

 fratel Georges Sabé per i Maristi Blu

Aleppo il 1 ottobre 2024

martedì 6 febbraio 2024

Lettera dai Fratelli Maristi di Aleppo: tristezza e tragedia


Lettera da Aleppo n° 48, 5 febbraio 2024 (a un anno dal terribile terremoto) 

Traduzione di fratel Giorgio Banaudi

Cari amici,

I Maristi blu sono in lutto: la nostra volontaria più anziana, Marguerite També, è morta improvvisamente pochi giorni fa, mercoledì 31 gennaio.

All'età di 92 anni, Margot era ancora molto attiva, veniva ogni giorno nella nostra sede presso la comunità dei Fratelli, gestiva il progetto "Sviluppo delle donne", riordinava e distribuiva gli abiti usati che ricevevamo, ascoltava i nostri volontari e condivideva con loro la sua vita e la sua esperienza. Margot è stata con noi fin dagli inizi, nel 1986, in questo cammino di solidarietà insieme con i più svantaggiati. Lascerà un grande vuoto nei nostri cuori e nella vita di tantissime persone qui ad Aleppo.

 Ho esitato a lungo prima di scrivere questa lettera. Mi sembrava quasi indecoroso parlarvi della nostra situazione ad Aleppo mentre poco lontano da noi si sta consumando una terribile tragedia, una delle peggiori della storia.

Decine di migliaia di bombe sganciate su una piccola area con la più alta densità di popolazione al mondo; decine di migliaia di vittime civili (27.000 i morti finora), la maggior parte dei quali sono bambini e donne; non c'è famiglia che non abbia perso uno o più membri; quasi due milioni di sfollati su una popolazione di poco più di 2.200.000 abitanti, la maggior parte dei quali vivevano già praticamente come profughi; la maggior parte degli ospedali e delle strutture mediche è stata resa inutilizzabile; le medicine, l'acqua, l'elettricità e il cibo vengono forniti col contagocce; i palestinesi di Gaza stanno soffrendo come mai nessuno prima.

E tutto questo continua, nonostante la condanna dei governi del mondo, nonostante le incessanti richieste del Segretario Generale delle Nazioni Unite, dell'UNICEF, dell'OMS, di Medici senza frontiere e di Human Right Watch di fermare questi atti di guerra e lasciar passare gli aiuti umanitari.

L'unico aspetto positivo di questa tragedia è che ha riportato in primo piano la questione palestinese e che tutti i governi, soprattutto le grandi potenze, tornano finalmente a parlare della soluzione dei due Stati, mentre, pur essendo convinti che questa sia l'unica soluzione possibile, da 20 anni non hanno fatto nulla per metterla in pratica, permettendo anzi che la colonizzazione dei territori palestinesi occupati continuasse e impedendo di fatto la creazione di uno Stato palestinese autonomo.

Qui ad Aleppo, tutti sono solidali con i palestinesi e, a dir poco, disgustati dalle atrocità commesse contro di loro. Le conversazioni degli aleppini, i messaggi su WhatsApp, i post su Facebook sono tutti incentrati su questa tragedia.

Non solo: anche la situazione economica e la vita quotidiana in Siria, e in particolare ad Aleppo, sono argomenti di discussione quotidiana, perché le cose qui vanno di male in peggio.

I prezzi aumentano ogni giorno di pari passo con il crollo della valuta nazionale; il costo della vita, già insopportabile, continua a salire a livelli mai visti, con il risultato che il 90% delle famiglie vive sotto la soglia della povertà e non riesce ad arrivare a fine mese. Lo Stato, non avendo più a disposizione risorse finanziarie, non sovvenziona più come un tempo i prodotti essenziali come pane, benzina e gasolio per il riscaldamento, contribuendo così all'aumento dell'inflazione.

E pensare che prima del 2011 il Paese era prospero e la povertà molto rara.

Le riserve sono ormai quasi esaurite; molti prodotti sono razionati; l'elettricità viene erogata solo per 2 ore al giorno. La gente soffre; basti pensare a questo freddo inverno, con temperature di 4-5 gradi, senza nessuna possibilità di riscaldamento!

Durante gli anni della guerra, la vita ad Aleppo era pericolosa. Negli ultimi 6 anni è diventata ancora più difficile, addirittura intollerabile. Il movimento migratorio sta crescendo, soprattutto di recente, grazie soprattutto alle nuove opportunità offerte dal governo canadese. Alcuni dei principali referenti dei Maristi Blu sono già partiti, altri sono in attesa del visto per emigrare.

Cosa possiamo dire a coloro che, disperati e senza più speranza, vengono a chiederci consiglio su una possibile partenza o a coloro che, ottenuto il visto, vengono a salutarci? Se non augurare loro buona fortuna.

Di fronte a tutte le sofferenze patite dalla popolazione di Aleppo, noi Maristi Blu riteniamo che il nostro contributo per alleviarle sia ancora più urgente che mai.

Vi faccio qualche esempio:

Il nostro programma "Goccia di latte” fornisce a 2.100 bambini il fabbisogno mensile di latte. Il prezzo di una razione mensile di latte per bambini (720.000 LS) è più costoso dello stipendio mensile attribuito al papà (che è di circa 400.000 LS).

Di recente abbiamo ricevuto una grande donazione in natura da un'associazione francese: pannolini per neonati. Il prezzo mensile dei pannolini per un bambino (200.000 LS prodotti qui localmente) è la metà dello stipendio del papà! Il nostro progetto "Pannolini per i bèbè” aiuta circa 600 famiglie al mese.

Il nostro progetto "LED", che consiste nell'installazione di una batteria, di un inverter e di luci a LED nelle case di oltre 200 anziani o di famiglie numerose, ha permesso loro di non vivere più al buio dopo il tramonto. La maggior parte delle persone non dispone dei soldi per pagare un modesto abbonamento mensile a un generatore privato (400.000 LS al mese), che fornirebbe un po' di elettricità per accendere almeno qualche lampadina.

I "Cestini alimentari" che distribuiamo a 1.100 famiglie ogni mese, sono proprio ciò di cui hanno più bisogno. Il prezzo (400.000 LS) di ogni cesto permette così a molte famiglie di sopravvivere; il 56% delle famiglie siriane è considerato a rischio dal punto di vista alimentare, stando alle agenzie delle Nazioni Unite.

Infine, per concludere questa carrellata di esempi, il nostro programma "Sostegno scolastico" contribuisce alle spese scolastiche, di trasporto e di assistenza per più di cento alunni e studenti.

Tutti gli altri progetti proseguono normalmente.

I nostri programmi educativi, in sintesi: "Voglio imparare” per l'istruzione e l'educazione di 120 bambini dai 3 ai 6 anni, "Piccoli Semi" per il sostegno psicosociale di 450 bambini e adolescenti, "Taglio e cucito" per l'insegnamento del cucito a 20 partecipanti per ogni sessione che dura circa 3 mesi.

I nostri programmi di assistenza: "Affitto" per aiutare 120 famiglie sfollate a trovare un alloggio, "Aiuto medico” per curare circa 150 malati ogni mese, "Pane condiviso " per fornire un pasto caldo quotidiano a 260 anziani che non hanno più nessuno ad Aleppo. 

Infine i nostri programmi di sviluppo: MIT", il nostro centro di formazione per adulti, con 2 sessioni di 12 ore al mese; il programma "Microprogetti", che insegna alle persone a creare e avviare progetti personali e finanzia una cinquantina di progetti all'anno; "Formazione professionale", con 2 moduli per 20 apprendisti ciascuno, che imparano un mestiere nell'arco di 2 anni; il progetto "Sviluppo delle donne", con sessioni della durata di 3 mesi ciascuna; e infine, ma non meno importante, "Heartmade (fatto col cuore)", che, grazie alle sue 16 sarte, crea capi di abbigliamento unici per le donne, a partire da scarti di tessuto.

Quest'anno, più che negli anni precedenti, stiamo facendo del nostro meglio per formare i membri dei Maristi Blu, in particolare i responsabili dei progetti.

Per i nuovi volontari stiamo organizzando corsi formativi: un ciclo di tre sessioni di formazione: i Maristi – i Maristi Blu - la Solidarietà.

Per i volontari più esperti, formazione sul campo attraverso la condivisione delle attività di altri progetti. 

Per i direttori dei progetti: da un lato, incontri regolari per riflettere insieme sull'impatto dei progetti sui volontari e sui beneficiari, sulla conformità dei nostri valori con le nostre azioni, sullo stato attuale dei Maristi Blu e sul loro futuro; dall'altro, sessioni di formazione, su base locale o con la presenza dei Maristi del Libano o della Spagna; l'ultima sessione di formazione di 3 giorni completi si è appena conclusa con la partecipazione di tutti i direttori dei progetti, sotto la direzione di 2 formatori libanesi dell'associazione Waznat.

Stiamo facendo del nostro meglio, entro i limiti delle nostre capacità umane e materiali, per aiutare, alleviare, educare, formare, sviluppare e seminare un po' di speranza in un ambiente di sofferenza che incoraggia solo il pessimismo e la disperazione.

Infine, vi chiediamo, cari amici, di pregare per:

  • Noi, Maristi Blu, affinché Dio ci aiuti a continuare la nostra missione;

  • Per i siriani che soffrono e che non vedono alcuna luce all'orizzonte o alla fine del tunnel;

  • Per la popolazione di Gaza, affinché la carneficina si fermi;

  • Per tutti i palestinesi, affinché i loro diritti siano finalmente riconosciuti, l'occupazione finisca e possano vivere nel loro Stato.

  • Per l'intera regione mediorientale che, come una polveriera, potrebbe esplodere in qualsiasi momento.

Aleppo, 5 febbraio 2024

Per i Maristi Blu – Dr. Nabil Antaki

martedì 19 dicembre 2023

Natale in Siria, dove i Maristi portano la gioia ai bambini che conoscono solo la guerra

 


Vatican News. 19 dicembre 2023

Dal 2011 e dall’inizio della guerra in Siria sono nati più di 6 milioni di bambini, che hanno conosciuto solo violenza e guerra. Ancora oggi, un numero tra i due e i tre milioni di loro non va a scuola. Più di otto milioni di bambini necessitano di assistenza umanitaria. Secondo l’Unicef, i minori in Siria sono tra quelli più vulnerabili al mondo. Alla guerra, che ha ucciso circa 500 mila persone, si è aggiunto il mortale terremoto del 6 febbraio 2023 ad Aleppo. È in questo contesto che le famiglie cristiane siriane, stremate, si preparano a celebrare il Natale. Il 22 dicembre i Fratelli Maristi faranno una distribuzione speciale a 1.100 famiglie: una gallina, un chilo di arance, un chilo di mele e 30 uova. Potrebbe sembrare un dono banale, ma per le famiglie che riceveranno questa offerta è la garanzia di un pasto completo nel periodo natalizio. Ad Aleppo, il fratello marista Georges Sabé festeggerà il 25 dicembre con gli scout e i loro genitori e si impegnerà a portare un po’ di gioia ai bambini, in mezzo alle tante difficoltà della vita quotidiana.

Fratello Georges, ci avviciniamo al Natale e in questa occasione abbiamo voluto puntare i nostri riflettori sulla Siria e più in particolare sui bambini. Dopo dodici anni di conflitto sono almeno 6 milioni i bambini, secondo l’Unicef, nati dopo il 2011 e che hanno conosciuto solo la guerra...

Purtroppo i bambini di cui parliamo oggi sono tutti figli della guerra. Sia che abbiano vissuto la guerra direttamente, sia che ne abbiano vissuto le conseguenze attraverso la violenza, le paure, tutto ciò che riguarda la vita quotidiana, l’insegnamento, l’essere costretti a spostarsi e tutto ciò che riguarda la visione del futuro. Se parlo di bambini, devo parlare di bambini che, oltre alla guerra, soffrono ancora le conseguenze delle sanzioni economiche e che, quasi un anno fa, hanno subito anche il terremoto. C’è una paura radicata nel cuore dei nostri figli, rinnovata dal sisma e che ha suscitato una sensazione di instabilità, come se già i diversi spostamenti non bastassero. Il terremoto ha detto concretamente a ogni bambino che è ancora minacciato. C’è la minaccia della guerra, ma c’è anche la minaccia dei rischi naturali.

Che trauma lascia tutto questo ai bambini?

Devo prima parlare della violenza. Purtroppo serve un’educazione molto forte con cui far capire ai bambini due cose importanti: il rispetto per l’altro, per chi è diverso da me e portare loro un segno di speranza. Quando parlo di rispetto, intendo che dobbiamo insegnare ai nostri figli a risolvere i conflitti in modo non violento. È molto facile per loro avere in mano giocattoli che sembrano armi. Pensano di risolvere un conflitto con un altro bambino picchiandolo, anche usando questo giocattolo e fingendo di ucciderlo. Giocano a combattere e a morire. Questa è la guerra... È un trauma che risiede nel profondo di ogni bambino. L’altro tema importante è la questione della stabilità e dello sradicamento. I nostri figli sono stati spesso sfollati. Molti di loro sanno anche che il loro futuro potrebbe non essere in Siria, che i loro fratelli, i membri di altre famiglie o compagni, hanno lasciato il Paese e sono andati altrove. C’è questa sensazione di un orizzonte chiuso, dove non esiste la speranza, un orizzonte in cui il bambino non sa cosa diventerà. Questo è molto grave e destabilizzante per lo sviluppo della personalità del bambino. E ha un impatto anche sui suoi studi e sulla sua visione del futuro.

Quali strutture sono ancora in piedi, dopo la guerra, dopo il terremoto, in grado oggi di insegnare tutti questi valori? Ne ha citati alcuni ma ci sono anche i valori della pace e della riconciliazione. Dove si può insegnare questo oggi in Siria?

È una situazione terribile perché molte scuole sono state distrutte durante la guerra e poi a causa del terremoto, che ha rappresentato un'altra minaccia per questi bambini. Al di là della struttura in pietra, è necessario creare spazi sicuri per i bambini, spazi che diano loro un po' di gioia, uno spazio dove possano giocare, stare comodi e sicuri. Questo è l’obiettivo che le diverse congregazioni religiose cercano di offrire ai bambini cristiani e ai bambini musulmani. Dobbiamo lavorare sull'educazione, sull'educazione alla pace, per evitare che in futuro si arrivi nuovamente a una guerra che distrugge l'uomo come distrugge la pietra.

Ci avviciniamo alla Natività. Ha parlato di spazi da creare o di spazi dove i bambini possano sentirsi protetti e al sicuro. Come pensa di festeggiare il Natale con i bambini ad Aleppo?

Vi faccio un esempio molto concreto: con i nostri piccoli scout celebreremo la notte e la vigilia di Natale con genitori e figli in un momento di gioia, di festa, di famiglia. Pregheremo insieme, saremo in comunione insieme e, d'altra parte, celebreremo con gioia. Conto sulla preghiera che ci aiuta e ci dà la forza in questo tempo di Avvento e di Natale per mantenere questa speranza nonostante tutto e per portare un po' di gioia nella vita di ogni bambino.

Ci avete descritto una situazione che resta estremamente delicata, complicata, difficile. Come trova, in questo contesto, le parole giuste per portare un po' di gioia ai bambini? Cosa dice loro?

Devo ammettere che a volte non ho le parole... Ma devo anche riconoscere che a volte, dalla mia preghiera, posso dire una parola di speranza ascoltandoli, invitandoli ad uscire incontro all'altro, per capire che ci sono altre miserie, terribili e molto più dure ad esempio per gli anziani, ma anche per le famiglie e per gli altri bambini. Li invito ad andare incontro ai più poveri, a coloro che hanno fame, a coloro che sono soli. Dico anche loro di smetterla di lamentarsi sempre di essere figlio della guerra e di suggerire loro di essere un bambino che incontra i più abbandonati, i più dimenticati, e di vivere un momento di festa.



venerdì 27 ottobre 2023

Dai Fratelli Maristi, lettera da Aleppo n. 47

 

Aleppo, 22 ottobre 2023

Traduzione dal francese di Maria Antonietta Carta

KHALAS!

Cari amici, riceverete questa lettera in un momento assolutamente critico per l’intero Medio Oriente. Da due settimane assistiamo a un’ondata di violenza inaudita; una violenza che rischia di dilagare. Dall’estero, molti amici ci chiedono: “Che impatto ha questa guerra nella vostra vita quotidiana ad Aleppo? » Cosa rispondere? Oggi all'alba, l'aeroporto di Aleppo e quello di Damasco sono stati bombardati per l'ennesima volta.

Khalas! Khalas è un'esclamazione che significa basta. Basta! basta così! Basta essere costantemente attaccati, minacciati, terrorizzati. Quanto durerà tutto ciò?

Su invito del Patriarca latino, questa settimana abbiamo dedicato una giornata al digiuno, alla riflessione e alla preghiera per la pace. Durante uno degli incontri per condividere la situazione in cui viviamo e le ripercussioni degli eventi di Gaza sulle nostre vite, un insegnante ha detto: “Mi chiedo seriamente perché avere figli, se è per fargli sperimentare ciò che stiamo vivendo oggi ".

Molti altri hanno raccontato la loro spossatezza. Khalas! siamo stufi, non vogliamo ascoltare più queste notizie; non vogliamo più assistere a scene di violenza, sangue, morte, esplosioni, distruzione! Non ne possiamo più.

I media che riportano le notizie in modo veritiero e obiettivo sono rari. 

Un altro insegnante dà una risposta rivelatrice dello stato d'animo: “ Voglio che ci sia una guerra mondiale e che la si faccia finita. E morirò se necessario! » Sull'impatto di quanto stiamo vivendo e su una possibile decisione di emigrare, rispondono sì all’unanimità. “Vogliamo lasciare tutta la regione”.

Questo è un esempio del sentimento di un intero popolo che ha vissuto la guerra, il Covid 19, le sanzioni economiche, il terremoto e, da alcuni giorni, ancora l’intensificazione della violenza. Attualmente, siamo in una situazione di attesa e di attenta osservazione di ciò che accade nella regione e nel Paese. Se ci concentriamo a parlare della congiuntura regionale è perché non è circoscritta a questa regione, ma tocca i valori e i diritti umani universali. Il mondo continua ad avere doppi standard. Le vittime sono trasformate in carnefici che bisogna annientare, far scomparire dalla faccia della terra, bruciare nell’inferno delle bombe o espellere in massa.

Come seminare la speranza in una società indebolita? Una società che diventa sempre più povera; che fatica a sopravvivere; che non ha più la forza di alzarsi. Lo scorso 15 settembre, ho scritto nel mio diario: “ Le 6 del mattino… Non so perché stanotte non sono riuscito a dormire bene. Molte immagini irrompono nella mia mente, riflettendo le persone e le situazioni che ho potuto osservare da quando abbiamo ripreso le attività, il 4 settembre. Il mio pensiero va agli anziani che, anche ieri sera, hanno sofferto gli effetti dell’ondata di caldo senza alcun mezzo per rinfrescarsi perché abbiamo soltanto 2 ore di elettricità ogni 24 ore. Continuiamo a subire le sanzioni. Siamo puniti. Le sanzioni gravano pesantemente sulla nostra vita quotidiana. Siamo costretti a sopportare la svalutazione galoppante della valuta locale. Tutto rincara da un giorno all'altro. Penso a tutti i genitori i cui figli iniziano un nuovo anno scolastico. I materiali didattici sono così costosi che possono rappresentare, per un figlio unico, più della metà dello stipendio annuo dei genitori. Il mio pensiero va anche ai giovani. Sì, tutti quei giovani che hanno in testa una sola idea: lasciare il Paese per andare non importa dove non importa come, appena possibile.

Speranza e preoccupazione sono i sentimenti dominanti. Da un lato studiare per ottenere un diploma e dall'altro cosa fare dopo? Cercare di lasciare il Paese o prestare il servizio militare obbligatorio. Molti giovani dicono di essere “perduti” e hanno bisogno di sostegno psicologico per una scelta ponderata. Cosa fare? Che consiglio dare? Dove trovare le risorse necessarie per emigrare o iniziare un proprio progetto. Una gioventù in crisi, smarrita, alla ricerca di un futuro lontano dalla guerra e dalla povertà. Non è per niente semplice. Ed è molto difficile ottenere il passaporto, ma ancora più un visto.

In questi giorni i media ci hanno mostrato le immagini dell’ondata di migranti piombati a Lampedusa dove in una notte sono approdate più di 7.000 persone. Siamo consapevoli di questa tragedia umanitaria? I media utilizzano come simbolo del volto umanitario, l'immagine di un soldato che cerca di rassicurare una bambina. Come possiamo dire ai “grandi” di questo mondo che viviamo su un altro pianeta? Il pianeta delle sanzioni. È disumano, imperdonabile, rivoltante. Noi non accettiamo che il mondo sia indifferente. Ci rifiutiamo di essere trattati da miserabili. Vogliamo recuperare la nostra dignità di uomini e donne di questo ventunesimo secolo. Vogliamo essere reintrodotti nella comunità internazionale. 

Noi Maristi Blu non ci arrendiamo. Cerchiamo ovunque modi per sostenere i più indigenti. Quest’anno abbiamo accolto più di 40 nuovi bambini nel progetto educativo “Voglio imparare”. I 120 bambini coinvolti provengono da vari ambienti svantaggiati in cui la povertà diventa miseria. Insegnanti e educatori hanno beneficiato di numerose sessioni di formazione didattica nel mese di settembre. Dal 2 ottobre, le voci dei bambini, i loro sorrisi, la loro gioia riempiono le aule e il cortile. Seeds, il nostro progetto di sostegno psicologico, è cresciuto, accogliendo di più bambini piccoli nel programma “Bamboo” e più donne nel programma “Ghosn = Branch”, destinato esclusivamente al supporto psicologia femminile. Il progetto “Pane Condiviso” fornisce un pasto caldo quotidiano oltre 250 anziani. Il numero dei beneficiati ultraottantenni continua a crescere. Poiché la corrente elettrica è fornita solo per due o tre ore al giorno, abbiamo installato batterie e lampade a LED affinché tutti questi anziani non rimangano nell'oscurità dopo il tramonto e la televisione aiuti a spezzare la loro solitudine. Per gli anziani allettati distribuiamo pannolini in quantità sufficiente. Recentemente abbiamo organizzato un'uscita per tutti i beneficiati del “Pane Condiviso” che potevano muoversi. È stata una giornata indimenticabile, piena di canti tradizionali, danze e ricordi. I volontari della cucina avevano preparato un pasto tradizionale (Hrissé). Prima di andar via, qualcuno ha detto: “Oggi ho potuto mangiare con grande gioia perché non ero solo”. 

Nella nostra ultima lettera abbiamo parlato dello “Zelzal (terremoto)” con la sua quota di distruzione e di paura, ma l'altra faccia del terremoto è stata la grande generosità degli amici e delle Organizzazioni internazionali. Il loro aiuto ci ha permesso di continuare la distribuzione mensile a 1100 famiglie di un Cesto colmo di generi alimentari.

Dopo il terremoto abbiamo avviato un nuovo progetto di aiuto per l'acquisto e distribuzione di mobili ed elettrodomestici alle famiglie che li avevano persi. Una signora, ricevendo il cesto, ci disse piangendo commossa che da diversi giorni non aveva una goccia di olio d'oliva in casa. Il prezzo dell'olio d'oliva (essenziale per i Siriani) è aumentato al punto da non essere alla portata della maggior parte della popolazione. Con il passare dei giorni, vediamo l’estrema povertà in cui versano tante famiglie. Fino a quando potremo soddisfare i bisogni di una popolazione che per l’82% vive al di sotto della soglia di povertà?

Con la conclusione dei corsi 1 e 2 del progetto “Formazione Professionale”, stiamo per lanciare 2 nuovi corsi contemporaneamente. In ogni corso, 20  giovani apprendisti impareranno un mestiere durante 2 anni lavorando presso un professionista. E dopo la formazione professionale, continuiamo ad aiutare e sostenere i giovani adulti a lanciare il proprio progetto attraverso i Microprogetti.

Anche le sessioni di formazione del MIT sono molto popolari. Per una sessione di 24 partecipanti, abbiamo una lista di oltre 130 candidati.

Il programma “Sviluppo delle donne” offre a 60 donne, divise in due gruppi, due sessioni di allenamento a settimana. Anche qui, come in tutti i nostri progetti, la lista d’attesa è molto lunga. “Taglio e cucito ” ha celebrato un Giornata per tutte le donne che hanno seguito le sessioni dall’inizio del progetto nel 2017. Più di cento donne hanno risposto all'invito e hanno trascorso mezza giornata con gare e momenti di condivisione.

Il progetto ‘’Aiuto medico’’ è molto apprezzato in questi tempi difficili. Ogni giorno, decine di persone ricevono assistenza per cure e interventi chirurgici o farmaci. Questo aiuto sta diventando sempre più necessario di fronte al continuo aumento dei prezzi delle cure mediche e dei farmaci. Siamo riusciti a distribuire pannolini per bambini.

Goccia di latte” rimane un progetto molto importante per i bambini sotto gli 8 anni. Per i neonati, il fabbisogno mensile è di 6-8 lattine di latte speciale che costa più dello stipendio mensile dei genitori. Heartmade continua, sviluppa la sua attività e moltiplica i prodotti da realizzare con l’autofinanziamento. Venti donne trovano lavoro creando, con avanzi di tessuti, abiti da donna. “Hope” continua ad attrarre molte persone che vogliono imparare la lingua inglese. Tutti i beneficiari sono molto interessati allo studiarla e a seguire i 3 livelli per migliorare il proprio CV.

Continua il progetto “Affitta” a sostegno delle famiglie in grande difficoltà per pagare l’affitto, dato l’aumento vertiginoso dei prezzi.

Il progetto “Sostegno alla scuola” aiuta i genitori di bambini e giovani a pagare scolarizzazione o sessioni in centri specializzati. Un bambino di dodici anni, accompagnato dalla madre, venne a chiedere aiuto per riprendere gli studi, spiegando che avrebbe dovuto abbandonare la scuola per andare a lavorare e aiutare la famiglia perché il padre era gravemente malato. Crediamo che, come lui, altri meritino un futuro migliore. 

Per concludere, riflettiamo insieme sulle parole del Santo Padre nel corso del sua viaggio a Marsiglia, lo scorso 23 settembre: “…In effetti, il vero male sociale non è tanto l’aumento dei problemi quanto il calo del sostegno.’’ Chi oggi è vicino ai giovani abbandonati a se stessi, facili prede della delinquenza e della prostituzione? Chi è vicino a persone schiavizzate dal lavoro che dovrebbe renderle più libere? Chi si prende cura delle famiglie spaventate, che temono il futuro o di metterne al mondo altri figli? Chi ascolta i gemiti degli anziani soli che, invece di essere valorizzati, sono parcheggiati nell’attesa, falsamente degna, di una morte dolce ma in realtà più salata delle acque del mare? Chi pensa ai bambini non ancora nati, respinti in nome di un falso diritto al progresso, che è al contrario una regressione dell'individuo?

Chi guarda con compassione oltre i suoi confini per ascoltare le grida di dolore che salgono dal Nord Africa e dal Medio Oriente? Quante persone vivono sprofondate nella violenza e soffrono l’ingiustizia e la persecuzione!

Cari amici, insieme a voi uomini e donne di buona volontà, non vogliamo abbassare le braccia e rassegnarci. Voi siete la nostra voce, il nostro grido, la nostra speranza. Contiamo su di voi per cambiare insieme il mondo affinché sia ​​più giusto, più dignitoso, più umano.

Domenica 22 ottobre 2023, Fratello Georges Sabe

mercoledì 26 aprile 2023

La Siria dimenticata

 

Incontro con Nabil Antaki, uno dei fondatori dei Maristi Blu, l'organizzazione religiosa che si occupa di difendere gli ultimi in Siria: «I paesi europei dicono che sono sommersi di migranti, ma allo stesso tempo, con le sanzioni, ci impediscono di ricostruire il nostro paese»

La situazione siriana negli ultimi anni è rimasta piuttosto congelata e dopo il terremoto che ha colpito il nord del paese e la Turchia, è divenuta ancora più complessa. Succedeoggi ha fatto il punto sulla situazione ad Aleppo con Nabil Antaki, uno dei fondatori dei Maristi Blu.

Come sono nati i Maristi Blu?

I “Maristi blu” sono un gruppo di fratelli consacrati e laici che si ispirano alla spiritualità marista e al carisma di San Marcellino Champagnat, per vivere il Vangelo nella vita quotidiana con semplicità, modestia e umiltà. Questo gruppo è composto da un’équipe formata da un fratello marista e due laici e da 150 volontari e personale retribuito. Con il nome di “Orecchio di Dio”, dal 1986 aiutiamo le famiglie cristiane più povere di Aleppo, accompagnandole e aiutandole nei settori della casa, dell’istruzione, della salute e del lavoro. Dall’inizio del conflitto ad Aleppo, nel luglio 2012, abbiamo cambiato il nostro nome in “Maristi Blu” e abbiamo ampliato il nostro raggio d’azione per includere, oltre alle famiglie più povere, migliaia di famiglie sfollate, sia cristiane che musulmane. Il motto dei Maristi Blu è: “vivere in solidarietà con gli indigenti per alleviare le sofferenze, sviluppare l’umano e seminare speranza”. Negli ultimi 10 anni, abbiamo realizzato numerosi progetti di soccorso, educazione e sviluppo umano che hanno toccato migliaia di persone.

Qual è la situazione ad Aleppo dopo il terremoto?

Molti palazzi sono crollati e subito dopo le scosse, molti hanno lasciato le loro case. Centinaia di migliaia di persone per un mese hanno vissuto in strutture pubbliche, o in chiese, moschee e in parchi. Molti hanno dormito in strutture dei Maristi Blu. Altri sotto le stelle o in palestre. Una situazione catastrofica, bisognava dare da mangiare a queste persone, darli materassi e soprattutto rassicurarli. Oggi, dopo due mesi, quasi tutti sono tornati alle loro case, se non erano crollate. Le persone le cui case sono crollate, invece, hanno trovato delle residenze temporanee. I centri si sono per fortuna svuotati e piano piano la situazione sta tornando alla normalità.

Quali sono le urgenze più gravi?

Le urgenze sono tante, non solo quelle legate al terremoto, ma soprattutto quelle legate agli strascichi della guerra. La crisi economica continua a essere molto forte, le infrastrutture sono distrutte al sessanta per cento e non c’è stata una vera ricostruzione, perché le sanzioni economiche impediscono ogni investimento nel paese. La disoccupazione è altissima come l’inflazione. Il novanta per cento della popolazione si è impoverita e ha bisogno di aiuto per vivere e dopo il sisma la situazione è peggiorata.

Ci sono problemi di salute?

Noi e altre associazioni, abbiamo pagato l’affitto per un anno, alle persone le cui case non sono più agibili. Per fortuna dopo il terremoto non vi sono stati particolari problemi epidemici. L’estate scorsa avevamo avuto il colera, ma per fortuna non si è più ripresentato. Il vero problema è che la gente si è impoverita cosi tanto da non poter più permettersi cure mediche in caso di malori importanti o operazioni. Sono costretti ad andare, da associazione ad associazione, per chiedere aiuto.

Su quali progetti state lavorando?

Il progetto “Maristi blu per gli sfollati”, consiste nell’accompagnare mille famiglie sfollate. Per sei anni abbiamo distribuito cesti alimentari mensili a queste famiglie. Alla fine del 2018 abbiamo interrotto il programma, convinti che fosse giunto il momento per queste famiglie di essere indipendenti dagli aiuti delle ONG. Tuttavia, essendo la crisi economica così grave, abbiamo ripreso, da 3 anni, la distribuzione di cesti alimentari mensili per aiutare le persone a sopravvivere. Sostenuti da due associazioni cristiane internazionali, oltre alla solidarietà e all’amore, offriamo alloggio alle famiglie sfollate, paghiamo l’affitto delle loro case in attesa del loro ritorno nelle loro abitazioni e diamo denaro contante a centinaia di famiglie indigenti e sfollate. Il programma medico “Blue Marist” si propone invece di aiutare, ogni mese, circa 150 malati che non possono permettersi di pagare le proprie cure: consultazioni, esami di laboratorio, radiografie, ricoveri, operazioni chirurgiche. Abbiamo poi un progetto che si chiama “Goutte de Lait” che distribuisce ogni mese latte in polvere a 3000 bambini di Aleppo sotto gli 11 anni e latte speciale per neonati sotto l’anno di età. Un altro ancora si chiama “Pain Partagé”, è un progetto per i nostri anziani. Consiste nel fornire un pasto caldo con pane e frutta a 250 anziani che vivono da soli, senza famiglia in Siria e senza nessuno che li aiuti, alcuni costretti a letto e molti malati. Un team di 14 cuochi prepara i pasti nella nostra sede, che 29 giovani distribuiscono ogni volta a pranzo. Con il pasto, i nostri volontari offrono a queste persone una presenza, un ascolto e un sorriso. Abbiamo scoperto che questi anziani che vivevano da soli avevano bisogno, oltre che dei pasti, anche di un aiuto per pulire la casa, per fare il bagno, per cambiarsi. È così che il progetto Pain Partagé ha preso il nome di “Assistenza agli anziani”.


Avete anche programmi educativi?

Essendo la missione principale dei Maristi l’educazione dei bambini, soprattutto di quelli più svantaggiati, abbiamo sviluppato molte attività educative per rispondere agli immensi bisogni creati dalla guerra. Il progetto “Voglio imparare” si occupa di 110 bambini dai 3 ai 6 anni provenienti da famiglie sfollate. Vi lavorano venticinque educatori che si occupano di loro attraverso l’educazione, l’istruzione e la salute. Il programma “Seeds” è un progetto di sostegno psicosociale e di salute mentale per singoli e gruppi. Un’équipe di trenta volontari, sotto la direzione di uno psicologo, fornisce sostegno psicologico a bambini (progetto Lotus), adolescenti (progetto Bamboo) e adulti (progetto Bonsai). Seicento persone beneficiano di questo progetto.

Avete progetti per il lavoro?

Per noi la ricostruzione non riguarda solo edifici e infrastrutture. La priorità è ricostruire le persone, consentire loro di vivere con dignità e creare posti di lavoro. Abbiamo il progetto “Heartmade” che consiste nel trasformare gli avanzi di tessuto in capi femminili unici e alla moda e nel venderli. L’obiettivo del progetto è offrire lavoro alle donne, rispettare l’ambiente e combattere lo spreco di tessuti e vestiti. Quindici donne lavorano nel laboratorio e una nel negozio. Il programma “Microprogetti” mira invece a rendere le persone indipendenti dagli aiuti delle ONG e a consentire loro di vivere dignitosamente del proprio lavoro. Negli ultimi sei anni, abbiamo organizzato 31 sessioni e finanziato e accompagnato 246 microprogetti che hanno dato da vivere a oltre 650 famiglie. Per quanto riguarda la formazione professionale, abbiamo scoperto che molti dei candidati ai nostri microprogetti erano analfabeti e privi di qualifiche. Abbiamo quindi creato questo programma per dare loro un lavoro, inserendoli come apprendisti presso un professionista, idraulici, elettricisti, meccanici, imbianchini. Dopo uno o due anni di apprendistato, finanziamo gli apprendisti per aprire la loro attività. Attualmente abbiamo 40 giovani apprendisti. Infine, vi è il progetto “Sviluppo delle donne” che riunisce gruppi di donne o ragazze analfabete, provenienti da contesti modesti, due volte alla settimana per sessioni di tre mesi. Attraverso laboratori interattivi di 4 ore, cerchiamo di sviluppare i talenti delle donne e di insegnare loro le cose essenziali della vita.

Le sanzioni influiscono sulle vostre attività e sulla ripresa del paese?

Le sanzioni hanno un peso molto forte sugli aiuti sociali e non servono a niente. Cuba è sotto sanzioni da sempre, come la Corea del Nord e l’Iran e ma le sanzioni non hanno mai portato a una riconciliazione politica o a un cambio di regime. Mentre fanno malissimo alla gente, tanto che la Siria, che era il granaio del Medio Oriente, oggi soffre di una penuria di grano. I giacimenti di petrolio sono nella parte del paese controllata dai curdi, sostenuti dagli americani e quindi la benzina è razionata. Abbiamo diritto solo a 25 litri di benzina ogni 25 giorni, non c’è petrolio per il riscaldamento, in un paese in cui l’inverno è freddo. Abbiamo l’elettricità solamente per tre ore al giorno. Per altro i paesi che hanno imposto le sanzioni dicono che non impediscono gli aiuti umanitari, nulla di più falso. Basti pensare che nessun siriano può ricevere transazioni finanziarie dal resto del mondo. Anche se potessimo comprare un macchinario sanitario, non potremmo pagarlo, visto che non si possono fare transazioni finanziarie. Il che equivale a non poterlo comprare. Per altro se fosse vero che le sanzioni economiche non toccano gli aiuti sociali o sanitari, non si spiegherebbe perché l’Unione Europea e gli Stati Uniti, hanno alleggerito queste sanzioni per 180 giorni, dopo il terremoto. È molto ipocrita, se qualcuno dall’estero vuole mandare a una associazione umanitaria soldi, se scrive nella causale “per la Siria” o “Aleppo”, il bonifico viene subito bloccato. Qualunque associazione si fa spedire i soldi in Libano, chiedendo ai donatori di non scrivere mai che è per la Siria e poi dal Libano fanno entrare i soldi in Siria.

Qual è il progetto che le sta più a cuore?

L’educazione, perché a causa della guerra avremo una generazione di analfabeti. Sia perché molti bambini sono rimasti in campi per profughi, sia perché nelle città e villaggi, le poche scuole rimaste in piedi durante la guerra, non bastano. Inoltre, per colpa delle sanzioni, non riusciamo a costruirne di nuove. Ecco che i progetti sull’educazione sono fondamentali. Personalmente, il progetto che mi sta più a cuore, è il progetto sulla formazione lavorativa e le borse di studio. Questo perché la guerra e le sanzioni hanno ridotto il popolo siriano a un popolo quasi del tutto dipendente dalle Ong locali. Ecco che ridargli lavoro, gli ridarà l’indipendenza che hanno perso. Il lavoro gli darà un futuro in Siria. I paesi europei dicono che sono sommersi di migranti, ma allo stesso tempo, con le sanzioni, ci impediscono di ricostruire il nostro paese. La gente sarebbe ben contenta di rimanere nel proprio paese, se potessero lavorare.

Quali sono i paesi che vi hanno aiutato di più?

Dal 2011, la Russia, la Cina, l’India, l’Iran hanno aiutato il governo. Ma le Ong sono state aiutate più che altro da associazioni cristiane. Se si pensa che dopo il sisma, in Turchia sono sbarcati centinaia di aerei con aiuti umanitari, mentre in Siria da paesi occidentali, ne è sbarcato solamente uno. Mentre sono arrivati aiuti dal Libano, Giordania, Iraq, Egitto, Algeria, Marocco, Russia, Emirati, Bangladesh, Venezuela. Il comportamento europeo è scandaloso.

Come possiamo aiutarvi?

Facendo pressione sui governi europei e sulle opinioni pubbliche per far togliere le sanzioni. Se fossero tolte, l’economia tornerebbe a crescere e la gente non partirebbe più.

Che speranza ha per l’avvenire?

I siriani sono molto depressi, Sono passati dalla guerra, dalla crisi economica, dal covid, dal colera e dal terremoto. Non vedono luce in fondo al tunnel, molti dicono che si sono pentiti di non essere partiti durante la guerra quando era più facile. Molti sostengono che addirittura si vivesse meglio sotto la guerra che ora. L’unica speranza è che la Turchia cambi il suo atteggiamento nei confronti della Siria e che smetta di appoggiare gli islamisti che controllano Idlib. La speranza è che gli americani lascino l’est del paese e che la Siria si riunisca. In modo tale da avere di nuovo grano e petrolio. La guerra ucraina ha fatto dimenticare la situazione siriana, ha di fatto congelato la situazione. Ma una situazione congelata rischia di potere esplodere ancora, spero che l’Europa segua l’esempio di molti paesi arabi, che si stanno riconciliando con il governo siriano, questo faciliterà una riconciliazione all’interno del paese.

https://www.succedeoggi.it/2023/04/siria-dimenticata/

sabato 18 marzo 2023

Lettera da Aleppo: terremoto, un’altra sfortuna nella tragedia siriana.

Lettera n° 46. 

Di Nabil Antaki.  Trad. Maria Antonietta Carta

Alle ore 04:17 di lunedì 6 febbraio 2023, sono bastati quarantacinque secondi per gettare in strada l'intera popolazione di Aleppo. Era buio, pioveva e faceva freddo, 2 gradi Celsius, quando la terra tremò. Gli edifici crollavano, altri si spostavano, soprattutto i piani superiori. I mobili ballavano, ninnoli e quadri cadevano a terra, i vetri si rompevano, i muri si crepavano, sassi, pezzi di cemento o intonaco cadevano dalle pareti o dai soffitti ferendo gli abitanti, bottiglie di olio, sciroppi, detersivi uscivano dai loro armadietti in cucina rovesciandosi sul pavimento e, soprattutto, il rumore assordante, un rumore terrificante, delle porte che sbattevano e delle finestre che si aprivano. Durò 45 secondi. Un'eternità.

L'Aleppo addormentata si svegliò di soprassalto: i bambini urlavano, gli adulti erano terrorizzati non sapendo cosa stesse accadendo. Finché non si resero conto che si trattava di un terremoto (Zelzal in arabo).

Il panico. La gente si mise a correre, a scendere le scale, a urtarsi; alcuni caddero e si spezzarono gli arti. E tutti, due milioni di persone, si ritrovarono per strada in pigiama o scalzi, sotto la pioggia e al freddo mentre crollavano gli edifici, crollavano i piani alti e piovevano pietre ferendo o uccidendo.

Un caos. Chi possedeva un'auto tentò di fuggire dal suo quartiere per parcheggiare in aree libere da edifici, ma gli ingorghi rallentavano la fuga. Gli altri cercarono rifugio nei parchi pubblici, nelle chiese o nelle moschee. I viali principali e la tangenziale si riempirono di auto parcheggiate lungo i marciapiedi con famiglie che trascorsero la notte in macchina.

Migliaia di famiglie hanno piantato tende in tutti gli spazi vuoti e vivono ancora lì dopo il terremoto. Gli stadi sportivi sono affollati da migliaia di persone e quasi tutta la popolazione ha trascorso giorni "per strada". Abbiamo appreso in seguito che il terremoto era di magnitudo 7,8 sulla scala Richter con epicentro in una città nel sud della Turchia a circa 100 km a nord di Aleppo.

Meno di mezz'ora dopo il terremoto, noi Maristi Blu abbiamo aperto le porte della nostra residenza per accogliere coloro che cercavano rifugio. Avevamo lanciato messaggi su diversi social network e risposto a decine di telefonate per dire “sei il benvenuto”. In poche ore sono arrivate più di mille persone di tutte le fedi, intirizzite dal freddo, inzuppate dalla pioggia, tremanti di paura, urlanti, piangenti. Rapidamente, i nostri volontari, subito accorsi, hanno distribuito una bevanda calda e le poche coperte e materassi che avevamo. Bisognava confortare, calmare, rassicurare, ascoltare e riscaldare le persone in tutte le stanze della residenza, compresa la cucina. Fortunatamente, i due cortili del convento sono coperti e chi non trovava posto dentro vi si rifugiò aspettando l'alba. Al mattino bisognava dare da mangiare a tutti, cucinare per mille persone, dare il latte ai bambini, sistemare coperte e materassi per tutti e fare posto a tutti per la notte successiva. A malapena le persone si calmarono dopo una seconda scossa di magnitudo 7,7 avvenuta alle 13:24. Aleppo non aveva subito un terremoto simile dal 1822.

Nelle settimane successive, si sono verificate ogni giorno piccole scosse che spaventarono la popolazione e il lunedì 20 febbraio alle 20:04 un terzo terremoto di magnitudo 6.3.

Il bilancio sale, nella sola Aleppo, a 458 morti, più di mille feriti, 60 edifici crollati e completamente distrutti, centinaia di edifici non riparabili da abbattere, migliaia di edifici gravemente danneggiati e inabitabili allo stato attuale e centinaia di migliaia di persone che non vivono più nelle loro case. Anche se dall'esterno sembrano intatti, molti edifici non sono abitabili perché le fondamenta o i vani scala o i muri portanti sono danneggiati. Oltre ad Aleppo, sono state colpite altre città siriane: in particolare Latakia, Hama e Jable dove sedici edifici dello stesso complesso sono crollati uccidendo 15 medici e 16 farmacisti.

Per più di 20 giorni, la nostra residenza ha continuato ad accogliere centinaia di persone. Riceverle, nutrirle, curarle, offrire la possibilità di un bagno caldo e di nuovi indumenti (perché arrivavano con solo gli abiti che avevano addosso), confortare, prendersi cura dei bambini, organizzare i dormitori erano i nostri compiti quotidiani. Molte famiglie restavano con noi perché avevano paura di tornare a casa in attesa di una quarta scossa; altri avevano le loro case gravemente danneggiate o completamente distrutte.


Abbiamo creato un comitato di ingegneri dei Maristi Blu per ispezionare gli appartamenti degli sfollati. Se le condizioni dell'appartamento sono accettabili, rassicuriamo le persone invitandole a tornare a casa. Se gli alloggi sono inabitabili, affittiamo loro un appartamento per un anno; il tempo di effettuare le necessarie riparazioni o restauri. Altre associazioni e chiese hanno fatto lo stesso. Per quattro settimane, abbiamo interrotto i nostri consueti progetti per alleviare le sofferenze e assistere gli sfollati, ma nell'ultima settimana abbiamo lentamente ripreso le attività nonostante la depressione dei nostri volontari e dei nostri beneficiari. Oltre al pesantissimo tributo umano e materiale, il trauma psicologico in tutte le fasce di età è molto pesante. Ora, 35 giorni dopo il terremoto, adulti e bambini sono ancora sotto shock, ansiosi, disperati, hanno incubi e pensano che il peggio debba ancora venire. La Mezzaluna Rossa e tante associazioni benefiche si sono mobilitate, come noi, per aiutare le centinaia di migliaia di sfollati ospitati nei centri di accoglienza; una mobilitazione come non ne abbiamo mai viste. La solidarietà e la generosità di altre città siriane nei nostri confronti così come quelle dei nostri vicini del Libano e Iraq sono state esemplari. I Siriani della diaspora hanno, dal primo giorno, organizzato raccolte di denaro e materiali e intrapreso iniziative per inviarci fondi. I nostri amici occidentali hanno fatto lo stesso con grande generosità. Senza dimenticare il ruolo importantissimo di tanti enti di beneficenza e associazioni di solidarietà internazionale, soprattutto cristiani, che hanno dedicato più tempo che mai a soddisfare i nostri bisogni primari. I Paesi amici hanno inviato squadre di soccorso e rimozione delle macerie o squadre mediche. All'aeroporto di Aleppo sono atterrati circa 100 aerei provenienti da Marocco, Tunisia, Algeria, Giordania, Egitto, Venezuela e persino dal Bangladesh, solo per citarne alcuni.

Poi, l'aeroporto di Aleppo, dove sono atterrati gli aerei che portavano assistenza, è stato bombardato dai nostri vicini a sud (Israele, n.d.t.), rendendolo impraticabile.

Mentre centinaia di aerei occidentali hanno portato soccorsi in Turchia, soltanto un aereo europeo è atterrato in Siria. Che peccato!  

Intervento del dott Nabil Antaki all'incontro all'ONU di Ginevra sull'effetto delle sanzioni sulla Siria e sui terremoti

I governanti dei Paesi dei Diritti umani e della "democrazia" sono convinti che la popolazione colpita della Siria soffra meno di quella della Turchia perché vive in un Paese sotto sanzioni? Non potrebbero annullare le loro sanzioni per fornire assistenza umanitaria a una popolazione colpita da un disastro naturale? È scandaloso a dir poco. Avevano affermato per anni che gli aiuti umanitari e le attrezzature mediche erano esenti da sanzioni. In realtà, questa è una menzogna. Se fosse vero, perché hanno allentato le sanzioni per gli aiuti umanitari, durante 180 giorni, se già ne erano esenti? Fortunatamente, gli uomini e le donne di questi Paesi hanno reagito diversamente dai loro governanti e hanno mostrato solidarietà e generosità esemplari. 

Le sanzioni, che i Paesi occidentali impongono alla Siria da oltre 10 anni, sono inefficaci e ingiuste. Esse hanno impoverito la popolazione, che sta soffrendo una gravissima crisi economica a causa della mancanza di investimenti esteri vietati appunto dalle sanzioni. Ci fanno patire mettendo un embargo che provoca anche la carenza di olio combustibile, benzina, pane ed elettricità. Le sanzioni uccidono. La maggior parte degli edifici crollati durante il terremoto, ma già gravemente danneggiati dalla guerra (e ce ne sono decine di migliaia), erano abitati da persone che non avevano altra scelta perché non potevano essere ricostruiti, in quanto la ricostruzione è vietata dalle sanzioni. Per non parlare delle decine di persone sepolte vive sotto le macerie e morte perché non soccorse in tempo, per mancanza di macchinari pesanti per lo sgombero.

Esattamente 12 anni fa, il 15 marzo 2011, iniziava la guerra. La popolazione siriana da allora ha sofferto abbastanza ed è stremata: la guerra, le sanzioni e la penuria, la crisi economica, il Covid-19, il colera e ora il terremoto. Quante disgrazie su un Paese che un tempo era bello, prospero, sicuro e sovrano.

Sono bastati quarantacinque secondi per mettere in strada l'intera popolazione di Aleppo; una popolazione già a terra dopo 12 anni di tragedie e disgrazie. Ma il popolo siriano è un popolo orgoglioso e dignitoso, anche nelle avversità e non chiede altro che poter vivere, di nuovo, normalmente, in pace. Aiutateci a far revocare le sanzioni.

Grazie per la vostra amicizia e solidarietà.

Dottor Nabil Antaki per i Maristi Blu, Aleppo il 15 marzo 2023

lunedì 12 dicembre 2022

Lettera da Aleppo n. 45: la dinamica del provvisorio.


 

Il fr. marista George Sabe, autore con il dottor Nabil Antaki del libro ‘’Lettere da Aleppo’’  - https://oraprosiria.blogspot.com/2020/10/la-follia-dei-guerrafondai-e-il-senno.htmlcontinua a raccontare con parole intense, da cui traspaiono sensibilità e fragilità umane ma anche coraggio, commovente passione e grandezza d’animo, la situazione drammatica in cui versano da oltre undici anni i suoi concittadini e l’intero Paese.

Per me, è sempre un grande privilegio tradurre e contribuire a diffondere i messaggi di queste due persone eccezionali che si prodigano, instancabili, nel soccorso materiale e morale ai diseredati, vittime innocenti della guerra iniqua che sta distruggendo la Siria.

Offriamo sostegno e solidarietà, per spezzare il cerchio dell'ingiustizia che schiaccia il popolo siriano umiliato, derubato, martirizzato e dimenticato, diventando almeno voci che parlano nel suo nome, come ci invita a fare fr. George, e magari anche diffondendo il loro libro ‘’ Lettere da Aleppo’’ in occasione del Natale. Grazie.  Maria Antonietta Carta 


La dinamica del provvisorio.

Lettera da Aleppo n. 45 (4 dicembre 2022)


In questi giorni, gli occhi di tutto il mondo sono puntati sui mondiali di calcio. Questo è l'argomento che occupa quasi tutte le pagine dei social network. I canali televisivi ci offrono di assistere alle partite durante un mese e i media di commentarle, per distoglierci, come d’abitudine, dalle cose importanti. Mentre scrivo questa lettera, è il Black Friday che ci invita a consumare e a non smettere di consumare. Le notizie sulle guerre in Ucraina e in Siria [per non parlare del disgraziato Yemen n.d.t.] passano in secondo piano e la situazione economica dei Paesi più poveri non interessa a nessuno, ma sono stati spesi 200 miliardi di dollari USA per organizzare il Mondiale 2022.

Tra meno di un mese, si volterà pagina e i media occidentali si concentreranno sulle festività di Natale e Capodanno.

Il nostro mondo sta procedendo con la dinamica del provvisorio? Siamo costretti a vivere il momento presente senza pensare al futuro? dovremmo accettare senza filtri tutto ciò che i media ci offrono? Chi decide il fatto del giorno? Naturalmente, il nostro Paese è ignorato dai media.

Uno dei principi che abbiamo per aiutare le famiglie è stabilire una relazione con loro. Perciò, si inizia rendendogli visita per capire la loro situazione. Condivido con voi delle esperienze recenti:

1. Una famiglia composta dalla nonna, che non ha notizie del marito scomparso da diversi anni, dal figlio disoccupato e sua moglie incinta e dalla figlia con il marito che fa lo straccivendolo e il loro quattro figli, tre maschi e una femmina. Una stanza di 9 mq per dieci persone che vanno da 0 a 65 anni. La ragazza ha dovuto interrompere gli studi perché non poteva permettersi neppure il trasporto per l'università. Una batteria alimenta una lampada a LED. Durante la guerra e anche dopo, si sono spostati più volte. La casa non è loro. Gliela hanno prestata degli amici. Hanno bisogno di tutto: di tutto ciò che li aiuterebbe a vivere dignitosamente (vestiti, pannolini e latte per il bambino, generi alimentari, medicinali, ecc.). Di fronte a questa miseria, noi non possiamo stare a guardare, dobbiamo agire.

2. Un'altra famiglia che abbiamo visitato di recente, durante una notte di pioggia, vive in un altro quartiere molto povero di Aleppo. L'ingresso e la cucina erano coperti da un telone che lasciava passare l'acqua. In una stanza invece ben riscaldata, un giovane di 17 anni anni paraplegico era steso a terra. Alla domanda su come si tenevano al caldo, il papà ci mostrò un grosso sacco colmo di pezzi di stoffa e ci disse: Non c'è gasolio. Il governo ha promesso di distribuirne 50 litri all'anno per famiglia, ma cosa possono fare 50 litri di gasolio in un inverno rigido? Come riscaldare la casa e l'acqua per fare un bagno? Le famiglie bruciano plastica, pezzi di stoffa... qualsiasi cosa. Le stanze sono umide e fredde. Tutto ciò può causare problemi molto seri alla salute. Sappiamo che la carenza è dovuta alle sanzioni imposte al Paese e ci rassegniamo.

Di fronte alla situazione di estrema povertà denunciata dalle agenzie delle Nazioni Unite, molti dei nostri concittadini vivono nella rassegnazione. Quindi, la domanda diventa urgente: Stiamo vivendo una dinamica del provvisorio che potrebbe un giorno cambiare o stiamo vivendo situazioni che si perpetueranno?

Potreste essere la nostra voce? Parlare per noi della situazione del popolo siriano dimenticato? Contiamo sul vostro sostegno e solidarietà per rompere le strutture dell'ingiustizia che ci schiaccia!

Noi Maristi blu non vogliamo stare a guardare. Agiamo, ci spostiamo verso la frontiera della miseria per cercare di raggiungere l'altro, per risollevarlo e restituirgli la sua dignità.

Una giovane donna è venuta a trovarmi e mi ha detto: È vero che siamo persone semplici, abbattute e senza speranza, ma ci aiuti ad alzarci, a osare e a continuare il cammino.

In questi mesi, abbiamo ricevuto diversi amici stranieri. Alcuni vengono a nome delle loro organizzazioni e altri per cercare più verità sulla realtà della vita quotidiana del popolo siriano. La scorsa settimana abbiamo ricevuto la visita del fr. Aureliano Garcia, Provinciale dei Fratelli Maristi, accompagnato dal fr. Manuel Jorgues. Abbiamo avuto tanto tempo per discutere e riflettere sulla realtà dei Maristi Blu e sul futuro. Sono state sollevate questioni importanti che toccano il peso della presenza dei Maristi ad Aleppo e della continuità dell'opera al servizio del popolo siriano che soffre. Fr. Aureliano ha appena pubblicato una lettera, inviata a tutti i Maristi della Provincia. Copio, con il suo permesso, queste poche parole: La vostra presenza è la presenza della Chiesa accanto a chi soffre. La vostra missione rende visibili i discepoli di Gesù nella terra delle prime comunità cristiane all'inizio della nostra storia. Anche la vostra vita quotidiana è, senza dubbio, un impegno al dialogo e alla fratellanza con il mondo musulmano. Grazie!

Sul dialogo e fratellanza con il mondo musulmano, una signora musulmana, volontaria marista, mi ha chiesto di pregare per lei e per la sua famiglia che sta attraversando un momento difficile: So che la domenica vai a Messa e preghi, tienimi presente nella tua preghiera.

I nostri vari progetti sono ben avviati. I giovani che distribuiscono i pasti caldi del progetto “Pane Condiviso”, offrono a 250 anziani e vulnerabili un rapporto umano che va molto al di là della semplice consegna di un piatto caldo quotidiano.

In questi giorni, le signore in cucina preparano del buon cibo per la tradizionale festa di Santa Barbara e cominciano a fornire i pasti del periodo natalizio.

I bambini del progetto educativo “Voglio imparare” e quelli dei progetti di sostegno psicosociale "Lotus and Bamboo", riempiono di vita tutta la casa. Sono qui dalle 9 del mattino. Supervisionati da animatori esperti, si sentono felici di vivere con noi. Abbiamo celebrato con loro la Giornata Mondiale dei "diritti dei bambini". I loro genitori hanno già partecipato a due incontri formativi su temi essenziali per l'educazione dei propri figli. La lista d'attesa per questi tre progetti è molto lunga e purtroppo non possiamo rispondere a tutte le richieste.

Ramo” è un progetto di supporto psicologico per le donne. Due volte alla settimana, 24 donne divise in due gruppi si incontrano per parlare e condividere.

Il progetto "Crescita delle donne" riunisce, due volte a settimana, 60 donne, in due gruppi che si confrontano su temi a loro utili con relatori di qualità: medici, psicologi, esperti di storia del nostro Paese e della nostra città, formatori in scienze sociali e religiose, formatori nelle arti culinarie e lavoro manuale.

Venti donne partecipano alla sessione “Taglio e cucito”. Sono tutte motivate a imparare a cucire e poter così mantenere le proprie famiglie. Per quattro mesi, matita alla mano, disegnano i modelli poi tagliano, ritagliano e cuciono gonne e camicie sotto la guida di un esperto.

Il centro "MIT" continua a offrire formazione su vari argomenti; agli ultimi, su “Le basi dello sviluppo personale”, hanno partecipato 22 giovani.

Attualmente, oltre 45 adulti stanno beneficiando dei programmi “Training Professionale” e “Microprogetti”. Imparare un mestiere permette ai giovani di costruirsi un futuro di dignità. Allo stesso modo, lanciare il proprio progetto è un'opportunità per non cadere nell'accattonaggio e nella dipendenza.

Le sarte di "Heartmade" lavorano con il cuore. Natale e il nuovo anno che si avvicina sono un'opportunità per partecipare a mostre per vendere la maggior parte della loro produzione. Si tratta sempre di pezzi unici, molto belli e di ottima qualità.

Più di 800 famiglie attendono mensilmente il nostro ‘’Paniere Alimentare’’. Questa è un'opportunità per ascoltare quanto sia essenziale per loro il paniere, in questi tempi in cui i prezzi dei generi di prima necessità sono alle stelle.

Anche quest'anno e grazie agli amici abbiamo rilanciato il progetto di sostegno per studenti delle scuole e universitari. Aiutiamo i genitori a pagare le spese delle rette, che hanno subito un notevole incremento. Alcuni genitori non possono nemmeno coprire il costo del materiale scolastico e del trasporto. Noi crediamo fermamente che l'educazione e l'istruzione sono la via per la pace e per il futuro.

Il latte in polvere continua ad aumentare di prezzo diventando merce rara. Eppure è essenziale per lo sviluppo dei bambini. Stiamo cercando in tutti i modi di fornirlo a circa 3.000 bambini sotto gli 11 anni attraverso il progetto “Goccia di latte”.

E che dire del progetto sanitario? La realtà è catastrofica. Spese per un ricovero ospedaliero o per le cure ammontano a cifre insostenibili. Noi partecipiamo con altre organizzazioni cattoliche al sostegno dei malati e delle loro famiglie.

In cammino verso il Natale, condivido con voi questo testo di meditazione e preghiera:

Signore, aiutami a mettermi in cammino. Il cammino dell'uomo, di ogni uomo. Il cammino dell’umanità. Signore, aiutami ad ascoltare le grida che salgono verso di te. Le grida degli affamati e dei senza voce. Signore aiutami a sorridere. Un sorriso che viene dal mio cuore.


Buon Natale e Felice Anno nuovo da fratello George Sabe per i Maristi Blu.

Aleppo, 4 dicembre 2022.

trad. Maria Antonietta Carta