L'amico Giovanni Lazzaretti risponde ad osservazioni che ha ricevuto a seguito del precedente articolo "San Charbel salvi la Siria" .
Damasco - Domenica, 6 maggio 2001 PELLEGRINAGGIO GIUBILARE DI SUA SANTITÀ GIOVANNI PAOLO II |
«Buongiorno Lazzaretti. Ho letto i suoi articoli sulla Siria e vedo molte semplificazioni. Bisognerebbe almeno tenere conto che…». Eccetera.
E’
un’obiezione classica, e la risposta è univoca: «Caro amico, un
articolo di giornale non è un trattato. L’articolo deve
trasmettere una “idea-forza”, semplificando all’osso la
situazione descritta. Dietro l’idea-forza ci devono essere,
ovviamente, le pezze giustificative che la confermano. Quindi il
problema chiave è: l’articolo, necessariamente sintetico, dirige
il lettore verso la verità o verso i luoghi comuni?»
E
con la Siria? Le sintesi riportate dai media ci portano verso la
verità o verso i luoghi comuni?
Leggo
da Wikipedia che «le iniziali proteste (del 2011) avevano
l'obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Assad ed
eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito
Ba’th».
Interessante.
Ma la struttura monopartitica con che cosa potrebbe essere sostituita
in un paese a maggioranza islamica? Ci sono tre possibilità.
Prima
possibilità: si vuole sostituire il monopartitismo di Assad con un
monopartitismo di tipo diverso. E qui basta ricordare «chi lascia la
strada vecchia per la nuova…». Il monopartitismo di Assad
garantiva pace, benessere, convivenza tra le minoranze; possibilità
di mangiare, curarsi, lavorare, studiare, viaggiare, pregare; nessuna
necessità di emigrare; nessun debito pubblico. Non è scritto da
nessuna parte che un altro monopartitismo potrebbe fare di meglio; e
soprattutto non si può usare la violenza per sostituire un bene
certo con una speranza vaga.
Seconda
possibilità, quella indicata da Wikipedia: «col radicalizzarsi
degli scontri si aggiunge con sempre maggiore forza una componente
estremista salafita che, anche grazie agli aiuti di alcune nazioni
sunnite del Golfo Persico, si pensa possa aver raggiunto il 75% della
totalità dei combattenti. Tali gruppi fondamentalisti hanno come
principale obiettivo l'instaurazione della Shari’a in Siria».
L’introduzione della Shari’a in Siria è certamente peggiorativa
rispetto al monopartitismo di un presidente laico. Eppure USA + Gran
Bretagna + Francia, che si fregiano dell’etichetta di democratici,
detestano Assad e sostengono le milizie violente e fondamentaliste
che vogliono la Shari’a.
Terza
possibilità: introdurre una democrazia occidentalizzata in Siria. E
qui viene da ridere. Solo chi non sa più cos’è la democrazia può
pensare che la si possa introdurre in un paese a maggioranza
islamica.
La
democrazia funziona così.
(1)
Esiste la legge naturale universale. Precede le leggi degli Stati, le
guida, le giudica.
(2)
La democrazia è superiore rispetto ad altre forme di gestione dello
Stato solo se è fondata sulla legge naturale universale. Altrimenti
diventa solo un formalismo democratico – elettorale.
(3)
L’Islam per sua natura è incompatibile con la democrazia, avendo
nel suo DNA diverse violazioni della legge naturale universale
(quanto meno la disparità tra uomo e donna, tra mussulmano e non
mussulmano).
(4)
L’Islam non può quindi aderire alla vera democrazia, ma solo al
formalismo democratico - elettorale.
(5)
Il formalismo democratico nell’Islam lo si può imporre, ma si
constaterà subito che non funziona: o vincono le elezioni i
fondamentalisti, e ricadiamo quindi in un’altra forma di regime;
oppure chi vince non è in grado di controllare il territorio, vedi
Iraq, Libia e, a breve, Tunisia (ha iniziato a «portare avanti le
riforme strutturali richieste dal Fondo Monetario Internazionale»,
ossia tagli e tasse: vedrete che a breve riesplode).
Nell’Islam
vediamo storicamente 4 macro-forme di governo: dittature che non
lasciano spazio alle minoranze (Arabia), regimi collettivi
fondamentalisti (ayatollah in Iran, talebani in Afghanistan),
presidente forte e laico (Saddam, Assad, Gheddafi, Mubarak),
formalismo democratico (l’attuale Libia, l’attuale Tunisia,
l’Egitto per qualche mese). Non vediamo, né mai potremo vedere, la
democrazia vera fondata sulla legge naturale universale.
Possiamo
quindi affermare che i media ci portano verso i luoghi comuni: «Assad
è un dittatore e i dittatori devono cadere».
Lavorano
invece per la verità i pochi giornalisti che sostengono Assad come
uomo chiave per consentire alle minoranze di sussistere all’interno
della Siria.
Resta
da capire come mai la triade democratica USA + Gran Bretagna +
Francia ami tanto le dittature fondamentaliste tipo l’Arabia
Saudita, e detesti i presidenti forti e laici come Assad. Io credo
che amino l’Arabia Saudita perché in fondo si assomigliano: il
formalismo democratico senza la legge naturale universale diventa
infatti “dittatura della maggioranza”. O addirittura “dittatura
della minoranza”, se guardiamo il caso di Macron in Francia.
Mettete
insieme “finanza + negazione della legge naturale”, e vedrete che
USA + Gran Bretagna + Francia + Arabia Saudita stanno proprio bene
insieme.
Giovanni
Lazzaretti
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Laser, la Voce di Reggio, 28 aprile 2018