Traduci

Visualizzazione post con etichetta Aiuto alla Chiesa che Soffre. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Aiuto alla Chiesa che Soffre. Mostra tutti i post

sabato 12 ottobre 2024

A dieci anni dal rapimento, il vescovo Hanna Jallouf è pastore vicino al suo gregge

In quanto vescovo dei cattolici di rito latino in Siria, il francescano Hanna Jallouf conosce molto bene la situazione nel governatorato di Idlib, l'ultima roccaforte dei ribelli, dove ha svolto il ruolo di pastore per 22 anni fino alla sua nomina a vescovo nel settembre 2023. In una conversazione con una delegazione di ACS, racconta le sfide per i cristiani rimasti lì.
 

Di Sina Hartert /acninternational.org

Dei circa 10.000 cristiani che vivevano nel governatorato di Idlib prima della guerra, oggi ce ne sono solo circa 650, principalmente anziani nelle aree rurali", ha detto il vescovo Hanna Jallouf a una delegazione in visita di Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN) a Damasco. "Dopo che gli estremisti hanno preso il controllo della zona nei primi anni di guerra, la maggior parte dei cristiani è fuggita a causa delle difficili condizioni di vita". 

Per secoli, il governatorato di Idlib, al confine con la Turchia, è stato popolato prevalentemente da cristiani, ma durante la guerra è diventato la roccaforte dei ribelli antigovernativi, e lo è rimasto fino a oggi. Durante la guerra, iniziata nel 2011, padre Jallouf è rimasto con la sua gente. Il 5 ottobre 2014, il francescano, che all'epoca era parroco della città siriana di Knayeh, è ​​stato rapito dai combattenti del Fronte al-Nusra, insieme a circa 20 membri della parrocchia, e tenuto prigioniero per cinque giorni. 

Dieci anni dopo, è Vicario Apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino in tutta la Siria. "Papa Francesco probabilmente mi ha nominato vescovo perché conosco molto bene la situazione qui", dice il vescovo Jallouf, che è il primo siriano a essere nominato a questo incarico. "Come sacerdote in una parrocchia ero in contatto con i gruppi ribelli e ho sempre avuto a che fare con loro, per tutta la durata della guerra. E continuo a farlo". 

Il rispetto dei ribelli in un paese in cui il nord-ovest è ancora controllato dalle milizie islamiste è molto significativo. La vita cristiana lì è molto limitata. Secondo il vescovo, ai cristiani è proibito svolgere pratiche religiose fuori dalla chiesa o esporre simboli religiosi come statue e croci. 

Con l'escalation della guerra, tutti gli insegnanti cristiani sono stati rimossi dai loro incarichi, il che ha portato molte famiglie cristiane a ritirare i loro figli da scuola. "Ora insegnano ai loro figli a casa, per evitare l'apparenza di un raduno scolastico cristiano", ha detto il vescovo ad ACN. Il vescovo ha inoltre spiegato che per i loro esami finali i bambini devono viaggiare in altri governatorati come Aleppo e Hama, a un costo esorbitante di circa 3.000 dollari a persona per trasporto e alloggio. 

Anche in altre parti della Siria, la presenza cristiana è seriamente minacciata. Molte famiglie cristiane hanno lasciato il paese per cercare una vita migliore in Europa, Canada e Australia. Tredici anni di guerra, un'inflazione estremamente elevata e una povertà estrema hanno lasciato il paese esausto. Le stime suggeriscono che il 90 percento della popolazione siriana vive al di sotto della soglia di povertà. Ad Aleppo e Hassakeh l'emigrazione è così alta che, secondo una fonte locale, entro il 2050 non ci sarà più una comunità cristiana funzionante. 

Il vescovo Jallouf afferma che come sacerdote era un “semplice pastore” e spiega che vuole rimanere vicino alla gente come vescovo. Una delle sue priorità sin dalla sua nomina è stata quella di visitare tutte le parrocchie di rito latino, le congregazioni e le istituzioni cattoliche del paese, per conoscere direttamente le esigenze locali. 

Il vescovo afferma di essere soddisfatto della partnership con ACN. Quest'estate l'ente benefico internazionale ha reso possibile la partecipazione di oltre 1.500 bambini e giovani di rito latino ai campi estivi e, dopo il devastante terremoto del 2023 nella Siria settentrionale, ACN ha contribuito a ricostruire una chiesa e 50 case per famiglie cristiane di rito latino a Idlib. Ha inoltre sostenuto progetti di soccorso di emergenza come "Pasti a domicilio" per gli anziani che non avevano nessuno che si prendesse cura di loro. 

“Sono passati dieci anni dal mio rapimento e speriamo che gli ultimi dieci anni non si ripetano. Perdoniamo, ma non dimentichiamo, è ciò che Cristo ci ha insegnato”, ha detto il vescovo. “In questi giorni prego Dio per la compassione, il perdono e la liberazione dalla guerra e per il ripristino della pace, dell'armonia, della stabilità e della ricchezza in questo paese ferito. Speriamo che, con l'intercessione della Beata Vergine Maria, dei nostri fedeli martiri e di tutti i santi, possa tornare a essere un paese di amore, rispetto, perdono e coesistenza tra le varie comunità e religioni”.

mercoledì 2 giugno 2021

Il nuovo calvario della Siria si chiama "sanzioni"

in fila al forno del pane 
 

Nonostante gli accorati appelli dei Vescovi e religiosi siriani , e delle Associazioni Caritative che operano in soccorso della popolazione stremata da 10 anni di guerra, l'Unione Europea ha rinnovato ed esteso fino al 1 giugno 2022 le sanzioni 'contro il regime' di Damasco . Il Comunicato UE afferma che sono esclusi 'cibo, medicinali, attrezzature mediche': ma, come spiega l'appello di Aiuto alla Chiesa che Soffre che riportiamo in calce, continuare a colpire le transazioni bancarie blocca di fatto ogni operazione di soccorso umanitario.

Inutilmente i Prelati mostrano che ad essere colpita da queste misure è la popolazione, e non il regime: l'UE ribadisce che lo scopo è giungere a “una soluzione politica duratura e credibile” (…. ossia in altri termini a un 'regime change' …)

Ora pro Siria  


da 'Aiuto alla Chiesa che soffre'

Secondo mons. Samir Nassar, arcivescovo maronita di Damasco, la crisi economica siriana ha condotto al caos totale. «Giorno e notte le famiglie devono mettersi in coda in una serie di file interminabili» per procurarsi il cibo. «Questa scena caotica è diventata la norma», racconta il prelato alla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS). Per mons. Nassar le sanzioni internazionali sono uno dei principali fattori che hanno determinato l'attuale crisi. «Le leggi estere che penalizzano gli Stati e le persone che osano inviare aiuti in Siria si aggiungono alle ingiuste sanzioni e moltiplicano la carenza di beni». 

Una combinazione di fattori, tra cui sanzioni internazionali e il crollo finanziario del Libano, principale partner commerciale, ha portato a un'impennata dei prezzi alimentari. Prima dell'inizio del conflitto nel 2011, una pagnotta da 2 kg costava circa 15 lire siriane; oggi una pagnotta da 1 kg costa tra le 100 e le 500 lire siriane. Nel febbraio 2020 il governo siriano ha introdotto le "smart card" che consentono alle famiglie l'accesso, a prezzi agevolati, a quantità razionate di beni di prima necessità, tra i quali pane, riso e tè. Per ottenere questi beni devono tuttavia aspettare in lunghe file, spesso per diverse ore.

Per tutti questi motivi, prosegue il prelato, la comunità internazionale deve assumersi la sua parte di responsabilità per la situazione attuale. Mons. Samir ha spiegato anche che l'attuale situazione non consente ai siriani di iniziare a superare la guerra civile, conflitto che l'Inviato delle Nazioni Unite e della Lega Araba ha stimato abbia ucciso 400.000 persone.

I commenti dell'arcivescovo maronita fanno eco a quelli condivisi recentemente con ACS dall'arcivescovo cattolico greco-melchita di Aleppo mons. Jean-Clément Jeanbart: «Le sanzioni non hanno altro risultato che far soffrire le persone e renderle povere e miserabili. Non avranno alcun effetto sul governo e sulle sue politiche, perché il governo è lontano dagli effetti delle sanzioni». 

Dall'inizio del conflitto in Siria ACS ha assicurato aiuti di emergenza offrendo pacchi viveri, latte e medicine, e ha sostenuto costi di prima necessità, inclusi riscaldamento e illuminazione, dando la priorità ai più poveri, ai malati e agli anziani.

https://acs-italia.org/acs-notizie-dal-mondo/acs-il-nuovo-calvario-della-siria-si-chiama-sanzioni

ACS FA APPELLO A USA E UE AFFINCHÉ SIANO AGEVOLATI GLI AIUTI UMANITARI

La fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) fa appello agli Stati Uniti e all’Unione Europea affinché siano agevolati gli aiuti umanitari a favore della nazione oggetto di sanzioni. «É nostro dovere fornire aiuto alla popolazione civile sofferente della Siria, e soprattutto alla minoranza cristiana in rapida diminuzione», dichiara Thomas Heine-Geldern, presidente esecutivo di ACS Internazionale.

Per questo la Fondazione chiede di «applicare il quadro normativo internazionale esistente, il quale consente deroghe all’embargo per ragioni umanitarie».

Gli ostacoli al trasferimento di denaro e all’importazione di beni rende impossibile qualsivoglia forma di assistenza. «Nonostante le sanzioni prevedano delle eccezioni per l’invio di fondi per aiuti umanitari, queste ultime non funzionano». Heine-Geldern spiega che il codice bancario europeo IBAN e l’americano SWIFT bloccano i trasferimenti contenenti riferimenti alla Siria e a qualsivoglia città della nazione, per cui «per le organizzazioni caritative diventa quasi impossibile trasferire fondi con finalità umanitarie».

L’invio di denaro è di importanza vitale perché le istituzioni ecclesiastiche e le ONG non sono in grado di consegnare i beni necessari per la sopravvivenza degli sfollati interni e degli altri milioni di siriani presenti nel Paese. «Per questo ordinariamente inviamo denaro affinché i nostri referenti possano acquistare sul posto cibo, cure mediche e abbigliamento», prosegue Heine-Geldern. Per tali motivi la comunità internazionale deve dare disposizioni al sistema bancario affinché sia autorizzato il trasferimento di denaro per scopi umanitari come già previsto dalle eccezioni alle sanzioni. 

Quanto alle difficoltà di importare beni in Siria, Heine-Geldern sottolinea che «per richiedere le autorizzazioni i nostri partners devono spesso superare insormontabili procedure  multilingue adottate dalle autorità sanzionatorie». Le autorizzazioni sono necessarie anche per piccole quantità di beni e implicano elevate commissioni.

É particolarmente difficile importare beni suscettibili di impieghi diversi da quelli umanitari, i cosiddetti prodotti a duplice uso. Poiché l’interpretazione di queste disposizioni è molto ampia, prosegue il presidente di ACS Internazionale, anche il latte in polvere per neonati e bambini denutriti viene ricompreso in questa categoria. Heine-Geldern chiede che siano presto adottate procedure che definiscano chiaramente ciò che è permesso e ciò che è vietato, rendendo così possibile l’attuazione di tutte le misure consentite. «Una soluzione provvisoria potrebbe fornire una licenza generale alle ONG designate». 

«A fine settembre 2019 una delegazione di Aiuto alla Chiesa che Soffre insieme all’Arcivescovo di Milano, Mons. Mario Delpini, si è recata in Siria per incontrare le comunità cristiane sofferenti», ricorda Alessandro Monteduro, direttore di ACS Italia. «Durante il viaggio ci siamo recati ad Aleppo dove abbiamo incontrato i vescovi dei nove riti cristiani, i quali ci hanno rivolto un accorato appello affinché anche ACS si battesse per la cancellazione delle sanzioni. Oggi, in occasione del decennale dell’inizio della crisi siriana, è doveroso rilanciare con determinazione quell’appello, anche perché la situazione si è progressivamente deteriorata ed è sempre più difficile per le organizzazioni caritative far giungere gli aiuti umanitari», prosegue Monteduro. 

«Grazie alla generosità dei benefattori, i quali hanno donato complessivamente oltre 40 milioni di euro, ACS ha fornito sostegno alla popolazione civile della Siria, in particolare alla minoranza cristiana, che dall’inizio del conflitto è vissuta in condizioni catastrofiche e in molti casi è stata costretta a migrare, tanto da correre il rischio di una totale estinzione», conclude Monteduro.

https://acs-italia.org/acs-notizie-dal-mondo/dieci-anni-di-conflitto-in-siria-acs-fa-appello-a-usa-e-ue-affinche-siano-agevolati-gli-aiuti-umanitari

venerdì 26 marzo 2021

Le monache di Qara riscoprono l'icona araba con la preghiera contro le epidemie invocata per la peste del 14° secolo


 Una storia straordinaria 

Nel villaggio di Qara, in Siria, le suore dell'Unità di Antiochia hanno pregato per la fine della pandemia di coronavirus con la stessa preghiera che la regina Santa Isabella e le Clarisse di Coimbra invocarono per la fine della peste nel XIV secolo in Portogallo. E con successo, secondo la religiosa Maria Lúcia Ferreira, meglio conosciuta come suor Myri e che appartiene a quella congregazione religiosa.

È una storia quasi improbabile ma è accaduta. Recentemente, un viaggiatore - un viaggiatore raro in questi tempi di pandemia - è apparso con diverse icone, una delle quali si trova alla Temple Gallery di Londra.

Cercava l'occhio esperto di Madre Agnès de La Croix, superiora del Monastero di Mar Yacub, che si è dedicata per anni al restauro delle icone da quando ha iniziato la sua vita religiosa nel Carmelo di Harissa, in Libano, e fino a l'inizio della guerra in Siria.
 La sua conoscenza in questo settore è rinomata e la sua parola è sufficiente per aiutare a rispondere a domande, identificare simboli, tradurre parole o semplicemente per chiarire l'autenticità dei pezzi. E la Madre Superiora, dopo aver analizzato l'icona custodita nel museo londinese, ha scoperto un incredibile legame con la regina Santa Isabel.

Suor Myri racconta la storiaIl viaggiatore, noto alla Madre Superiora, bussò alla porta del Monastero con alcune icone "per ottenere un parere esperto". “Una delle icone della Temple Gallery di Londra ha qualcosa scritto in arabo sul fondo. La Madre ha cercato di decifrare questo arabo arcaico, ha fatto qualche ricerca e ha trovato qualcosa di interessante…” . È qui che la storia dell'icona si interseca con il Portogallo.

Nel testo della perizia sull'icona, Madre Agnès de La Croix afferma che “seguendo una tradizione di fiducia, il testo della preghiera fu offerto dall'Apostolo San Bartolomeo, scritto su un cartoncino, quando apparve alle Clarisse di Coimbra in Portogallo, mentre la città era devastata dalla peste nel 1317, perchè la recitassero"E il convento fu risparmiato.

Il monastero di Coimbra fu rifondato nel 1314 dalla regina Isabella d'Aragona, moglie di D. Dinis I, re del Portogallo, che vi si ritirò e morì. Conosciuta come Rainha Santa o Santa Isabella del Portogallo, fu canonizzata da papa Urbano VIII nel 1625.

L'icona analizzata dalla Madre Superiora di Qara, è stata datata intorno al 1700-1710 e ha l'immagine della Madre di Dio rappresentata di fronte leggermente girata a sinistra. Porta sulle ginocchia il Bambino Gesù e lo allatta, offrendogli il seno con la mano destra. Su ogni lato della composizione centrale ci sono due angeli in ginocchio. In fondo sta il testo, una preghiera alla Madre di Dio per implorare la sua protezione contro l'epidemia.

Suor Myri spiega che la preghiera "fu composta da san Pietro di Damasco, contemporaneo di san Giovanni Damasceno, quando ci fu anche la prima peste registrata nella storia nell'VIII secolo".  “Ed è stata scritta su questa icona all'inizio del XVIII secolo perché anche Aleppo a volte ha avuto ondate di epidemie in quel momento. Epidemie di peste bubbonica. "

Di fronte all'esistenza di questa preghiera con cui le Clarisse di Coimbra pregarono per la fine della peste nel XIV secolo, i religiosi del Monastero di Mar Yacub, a Qara, in Siria, a metà del XXI secolo, decisero di fare lo stesso: "Abbiamo subito iniziato a dire quella preghiera qui in un momento in cui i casi di Covid 19 stavano aumentando enormemente nella regione. E il Covid, a poco a poco scomparve in poche settimane ..."

Per la portoghese suor Maria Lúcia Ferreira, questa storia è un segno: "Ecco perché invito tutti a pregare questa preghiera che è stata data, a nostro avviso, come dono di misericordia perché dopo che abbiamo iniziato a pregare, il Covid qui intorno a noi è finito ... Sembra essere una preghiera molto potente, venne da Damasco ed è passata attraverso il Portogallo ed è attraverso il Portogallo che in seguito fu conosciuta in tutta Europa e che i missionari la riportarono ad Aleppo. Possa la benedizione di Dio venire su di voi ancora una volta dall'Oriente ... "


LA PREGHIERA

Stella del cielo,
che allattò il Signore,
sconfisse la piaga mortale piantata
dal primo padre degli uomini.
Possa questa stella ora
degnarsi di trattenere i corpi celesti le
cui battaglie affliggono il popolo
con le ferite crudeli della morte.

O misericordiosa Stella del Mare,
salvaci dall'epidemia.

Ascoltaci, Madonna,
perché tuo figlio che
ti onora non può rifiutarti nulla.

Salva, o Gesù, noi
per cui la Vergine Madre ti prega.

Prega per noi, compassionevole Santa Madre di Dio.
Tu che hai spezzato la testa al serpente, aiutaci.


traduzione: OraproSiria 

venerdì 8 gennaio 2021

In Libano 'la speranza è il nostro pane quotidiano'


Aiuto alla Chiesa che SoffreGennaio 2021

Il Libano è spesso considerato un modello per l'intero Medio Oriente, non da ultimo a causa della relativa stabilità delle relazioni interreligiose all'interno del paese.  Eppure l'equilibrio è cambiato e la situazione è diventata sempre più instabile dopo che sempre più cristiani hanno lasciato la loro patria. Nell'agosto 2020 Beirut è stata scossa da una delle più violente esplosioni in tempo di pace nella storia umana. Ora la capitale libanese affronta una crisi esistenziale e con essa l'intero paese, che era già afflitto da cattiva gestione economica e corruzione, nonché da una crisi politica e bancaria.

Padre Jad Chlouk, 38 anni, è parroco della cattedrale maronita di San Giorgio a Beirut. Descrive come la Chiesa è presente e aiuta tutti i bisognosi. La cattedrale stessa è stata gravemente danneggiata dall'esplosione. Aid to the Church in Need (ACN International) sta finanziando i lavori di restauro di questa cattedrale e di altre 16 proprietà della Chiesa a Beirut

La vita a Beirut non è stata la stessa dall'esplosione di quattro mesi fa. Com'è l'atmosfera in città oggi?
Siamo ancora scioccati da quanto accaduto ad agosto. I ricordi di quel giorno orribile tornano spesso, soprattutto quando vediamo le case in rovina, le chiese, le scuole e gli ospedali, o quando sentiamo un rumore improvviso come un tuono. Non possiamo che ricordarci di quell'incidente! Lo stato d'animo è ancora angosciato e ansioso, ma nonostante tutto ci stiamo preparando il più possibile a rinnovare la nostra vita spirituale.

I quartieri cristiani sono stati particolarmente colpiti dall'esplosione di inizio agosto, perché vicini al porto. Anche la cattedrale maronita di cui sei parroco è stata danneggiata. ACN sostiene la ricostruzione. Fino a che punto sono progrediti i lavori di riparazione, all'inizio dell'inverno?

La riabilitazione della cattedrale maronita è iniziata un mese fa, quando abbiamo provato alcune misure temporanee per evitare ulteriori danni dalla pioggia proveniente dal tetto danneggiato e dalle finestre e porte frantumate. Prevediamo di terminare la riparazione del tetto in un paio di settimane, mentre per le altre aperture, il fissaggio dei serramenti danneggiati, questo lavoro è ancora in corso.

In che misura la pandemia COVID-19 ha influito sul lavoro di ripristino e di aiuto umanitario?

La pandemia COVID-19 ha ritardato il processo di riabilitazione della cattedrale, soprattutto durante le due settimane del periodo di blocco, quando abbiamo dovuto richiedere permessi speciali per procedere con i lavori, rispettando allo stesso tempo sempre le misure di sicurezza, come il distanziamento sociale e così via. D'altra parte, abbiamo cercato di mantenere gli aiuti umanitari perché, con la crisi economica che sta attraversando il popolo libanese, dobbiamo essere molto vicini ai nostri fratelli e sorelle in difficoltà. Era rischioso, ma adottando tutte le misure di sicurezza, abbiamo mantenuto la nostra missione sulla buona strada per servirli.

Subito dopo il disastro, soprattutto molti giovani hanno annunciato la loro intenzione di lasciare il Libano ora, perché non vedono più alcun futuro per se stessi nel Paese. È successo in pratica, e cosa significa per la comunità cristiana in Libano?

Le statistiche mostrano che più di 380.000 richieste di emigrazione sono state presentate alle ambasciate dell'UE e dei paesi del Nord America, e che la maggior parte proveniva da cristiani, che purtroppo ora si sentono estranei nel proprio paese. Questo sta influenzando negativamente l'intera comunità cristiana, perché significa perdere la maggior parte dei suoi più brillanti e migliori, e specialmente i suoi giovani, che dovrebbero essere il futuro della comunità cristiana qui. Quindi, il numero di cristiani nel Paese sta diminuendo di giorno in giorno, e questo sta influenzando la situazione e causando ancora più pressione a coloro che rimangono, in una situazione in cui potrebbero presto subire persecuzioni. Questa non è una teoria del complotto: questa è la realtà a cui abbiamo assistito nei nostri vicini più prossimi, tra cui Siria, Iraq, Palestina, Giordania ...

Mentre guardi al nuovo anno, sei più preoccupato o questa preoccupazione è superata dalla speranza?
La speranza è sempre il nostro pane quotidiano, soprattutto in questi tempi bui. Nonostante tutto, guardiamo al futuro con speranza, perché sappiamo che nostro Signore Gesù Cristo è il Maestro della storia e che nelle sue mani giace tutta la nostra storia e la nostra vita. Con lui e per mezzo di lui siamo sicuri che “tutte le cose funzionano per il bene per coloro che amano Dio” (Rm 8:28).

 Tobias Lehner - ACN

Centinaia di migliaia di cristiani stanno cercando di lasciare il Libano dopo l'esplosione dello scorso agosto, sollevando timori per il futuro della Chiesa lì.

 I media libanesi hanno riferito che circa 380.000 richieste di immigrazione sono state presentate in seguito all'esplosione. Padre Chlouk ha sottolineato come in tutto il Medio Oriente il numero dei cristiani sia crollato.

 L'Iraq aveva 1,5 milioni di cristiani prima del 2003, ma ora potrebbero essere meno di 150.000.

 In Siria, si stima che i cristiani fossero meno di 500.000 a metà del 2017, in calo rispetto ai 1,25 milioni prima dello scoppio della guerra nel 2011.

"Nonostante tutto, guardiamo al futuro con speranza, perché sappiamo che il nostro Signore Gesù Cristo è il maestro della storia e che nelle sue mani giace tutta la nostra storia e la nostra vita".

 https://acnuk.org/news/lebanon-we-want-out/

mercoledì 25 novembre 2020

"Il popolo siriano è stato brutalmente gettato nella povertà". Intervista al gesuita Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo in Siria

Di Maria Lozano, ACS. 19 novembre 2020

In Europa, o meglio nei paesi dell'Occidente, quasi nessuno parla ancora della Siria. La guerra è davvero finita?

No, la guerra non è ancora finita, in particolare non a Idlib, intorno ad Aleppo o nella regione della Jazira, nella Siria nord-orientale. La violenza nelle regioni settentrionali ha un effetto negativo su tutta la Siria e il popolo siriano è in gravi difficoltà.

 Perché crede che la comunità internazionale abbia dimenticato la Siria? 

Le grandi potenze hanno raggiunto i loro obiettivi: l'indebolimento dello Stato Siriano, lo sfruttamento delle risorse petrolifere nella regione della Jazira da parte degli USA e l'insediamento nel nostro Paese, a Idlib e intorno alla Jazira, da parte dei Turchi. A questo punto, l'economia siriana è stata completamente distrutta e il popolo Siriano è stato brutalmente portato nella povertà.

Laddove è possibile, avviene la ricostruzione? 

La ricostruzione sta facendo progressi molto incerti; è tangibile nei negozi e nei souk della città vecchia di Aleppo così come in alcune case. Tuttavia, la mancanza di elettricità e benzina sono gravi problemi che ostacolano una vera rinascita dell'economia e la ricostruzione.

Fotografia di Mons. Antoine Audo, vescovo caldeo di Aleppo in Siria

La pandemia COVID-19 ha avuto un forte impatto sulle persone? E se sì, in che misura?

La minaccia è onnipresente. I nostri ospedali non hanno quasi attrezzature e non abbiamo mezzi per monitorare la situazione a causa dello stato generale di povertà. Tuttavia, nonostante ciò, possiamo ancora dire che per come stanno le cose oggi, l'impatto della pandemia avrebbe potuto essere molto peggiore.

Aiuto alla Chiesa che Soffre fornisce assistenza medica ai Cristiani di Aleppo. Cosa è attualmente necessario lì e per chi è importante questo aiuto?

Questo aiuto, di cui sono responsabile per conto dei vescovi cattolici di Aleppo, è molto importante perché ci consente di fornire un'assistenza regolare ai Cristiani che hanno bisogno di sottoporsi a operazioni negli ospedali. Siamo molto grati ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN ) . L'aiuto fornito da ACN copre fino al 70% dei costi per le operazioni in ospedale.

Abbiamo sentito che famiglie Cristiane sono tornate in Siria. Da dove vengono? Da altre regioni della Siria, dalla Turchia o dal Libano?

Il loro ritorno dipende dalle rispettive regioni e dalla situazione economica del luogo in cui vivevano. Stanno tornando dal Libano a causa della crisi economica in quel paese. Non stiamo vivendo un'ondata massiccia di persone che tornano ad Aleppo. Forse altri stanno tornando nelle regioni lungo la costa.

Come sarà il futuro della comunità Cristiana in Siria?

In qualità di rappresentanti della Chiesa, stiamo facendo del nostro meglio per mantenere la nostra presenza. Ciò è evidente nella ricostruzione delle chiese, delle case e delle scuole in tutta la Siria e in particolare ad Aleppo, anche grazie al sostegno della fondazione pontificia ACN . Anche come minoranza, il nostro futuro dipende dal fatto che siamo una Chiesa vivente e rimaniamo fedeli alla Grazia che riceviamo al nostro Battesimo.

https://www.churchinneed.org/the-syrian-people-have-been-brutally-driven-into-poverty/


Natale in vista, i regali destinati ai bambini in Siria

Da secoli i cristiani celebrano il più grande di tutti i doni all'umanità, la venuta di Dio nel mondo, con doni e regali, soprattutto per i più piccoli. In tal modo stanno seguendo la tradizione di Betlemme, quando pastori e saggi vennero ad adorare il Bambino, donandogli i tesori più preziosi che potevano. Dio stesso è diventato un bambino, e per questo motivo anche i bambini più piccoli fanno parte del Natale. Eppure, in paesi come la Siria, dopo nove anni di guerra, sono i bambini i grandi perdenti, vittime di traumi, malattie e malnutrizione.

È il caso della piccola Sandra che, a due anni e mezzo, non pesa ancora più di 15 libbre. Suo padre era un farmacista ad Aleppo ed è morto per un tumore al cervello due anni fa. Suo fratello maggiore Mjad ha quattro anni ed è autistico. La loro madre Laura riesce a malapena a guadagnare abbastanza per sfamarli. 

A parte la pandemia, le sanzioni economiche stanno asfissiando la popolazione. Scarseggiano elettricità e combustibili per riscaldamento, una questione critica in vista dell'arrivo imminente del rigido inverno, che in molte città siriane porta con sé neve e temperature gelide.

Dall'inizio della guerra in Siria, attraverso una serie di diversi progetti, Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACN) ha aiutato famiglie come quella di Laura a soddisfare queste necessità di base. Quest'anno, nel periodo natalizio, l'associazione vuole anche portare un piccolo raggio di speranza stagionale per Sandra, suo fratello Mjad e migliaia di altri bambini siriani poveri, non solo ad Aleppo ma anche a Damasco, Homs, Kameshli, Hassakeh, Swidaa e Horan. 

E così sponsorizza un'iniziativa, con il sostegno di suor Annie Demerjian e della sua Congregazione di Gesù e Maria, per cui 25.000 calde giacche a vento vengono ora tagliate e cucite insieme nei laboratori di sartoria e cucito degli artigiani e artigiane locali di Aleppo.

"Vogliamo regalare loro giacche a vento in questo freddo inverno che è pungente, non solo per tenere al caldo i nostri bambini ma allo stesso tempo per dare una spinta all'economia locale aiutando le nostre piccole fabbriche locali attraverso la produzione di questi indumenti", suor Spiega Annie.

Imad sta lavorando nel suo piccolo ufficio, stampando i modelli delle giacche a vento. Spiega quanto è grato: "per questo nuovo lavoro da ora, a Dio piacendo, avremo un po' di sicurezza economica per i prossimi mesi ". A un paio di chilometri di distanza, Rami sta azionando una macchina che taglia i modelli in una delle tante piccole officine di Aleppo a cui è stato affidato questo lavoro. Nell'officina sono ammucchiati rotoli di tessuto e materiale di imbottitura per l'isolamento dal freddo. “Siamo molto grati per questo lavoro. L'ordine è arrivato in un momento molto critico in cui eravamo alla disperata ricerca di lavoro. Sapete quanto è grave l'attuale situazione economica nel paese. Quindi è una grande gioia per noi essere in grado di sostenerci nei prossimi mesi, grazie a questo progetto di ACN. Che Dio vi ricompensi! ”, aggiunge l'operaio siriano.

Suor Annie è contenta anche perché ha potuto approfittare di un'ottima occasione per prenotare il materiale qualche mese fa, prima dell'inevitabile scarsità invernale di materiale, e anche per poter scegliere tanti colori diversi. Aggiunge: "Insieme possiamo mettere un sorriso sui volti dei bambini".

https://www.churchinneed.org/25000-warm-anoraks-are-now-being-cut-and-stitched-together-in-the-dressmaking-and-tailoring-workshops-of-local-craftsmen-and-craftswomen-in-aleppo/

giovedì 5 novembre 2020

“Stiamo sicuramente vivendo il periodo peggiore della nostra storia, dopo dieci anni di sanguinosa guerra"

 da Vatican News
4 novembre 2020

Siria, appello per le famiglie cristiane di Aleppo e Damasco

Il grido di aiuto arriva dalla Congregazione di Gesù e Maria, e dalla coordinatrice dei progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre in Siria: ci sono centinaia di migliaia di famiglie che a causa di isolamento, prezzi elevati e sanzioni, sono disperate. " Stiamo vivendo - dicono - il periodo peggiore della nostra storia dopo tanti anni di guerra"

Per favore, non dimenticate la Siria!” è l’appello di suor Annie Demerjian, della Congregazione di Gesù e Maria, coordinatrice dei progetti di Aiuto alla Chiesa che Soffre in Siria, che richiama l’attenzione sulle centinaia di famiglie bisognose di aiuto. “La guerra non è finita, la nostra gente soffre ancora”, aggiunge la religiosa, ogni giorno al fianco dei cristiani di Aleppo e Damasco. L’escalation dei conflitti internazionali, l’epidemia di Covid-19, la mancanza di prospettive di lavoro, l’aumento esorbitante dei prezzi, l’isolamento del Paese a causa di embarghi e sanzioni e l’assenza del minimo indispensabile per sopravvivere stanno provocando tanta disperazione nella popolazione.

Tra i bisogni più urgenti le spese per gli alloggi

Suor Annie ad Aleppo si prende cura di 273 famiglie, con l'aiuto di un team di cinque persone e insieme ad una consorella dirige un programma di aiuti a Damasco per più di 100 famiglie. Molti gli anziani che vivono in condizioni pessime. “Attraverso ad Aiuto alla Chiesa che Soffre forniamo loro un’assistenza mensile per il sostentamento, buoni per acquistare beni essenziali come cibo e carburante, soprattutto ora che l’inverno sta arrivando, e ancora sterilizzatori e medicine”.

Ma tra i bisogni più urgenti, a causa della difficile situazione economica, ci sono le spese per gli alloggi. Molte famiglie non hanno una casa propria, né potrebbero permettersi di pagare l’affitto senza il sostegno economico delle suore.


Programmi di sostegno per seminare speranza

Stiamo sicuramente vivendo il periodo peggiore della nostra storia, dopo dieci anni di sanguinosa guerra – spiega suor Annie -. L’assistenza di Aiuto alla Chiesa che Soffre in tutti questi anni è stata un’ancora di salvezza e una speranza per le nostre famiglie cristiane che vivono in condizioni veramente disumane”. C’è povertà ovunque, prosegue la religiosa, scarseggiano i farmaci, a volte manca l’elettricità o non c’è acqua per lunghi periodi di tempo.

La vita è insopportabile per molte persone – precisa suor Annie -. Le famiglie siriane sono rattristate dalla pressione psicologica e materiale”.

Ma a fronte di tutto questo sono diversi i programmi di formazione giovanile e sostegno spirituale: “Questo è molto necessario in un Paese dove la desolazione e lo scoraggiamento sono diffusi. Dobbiamo seminare speranza” conclude suor Annie.


Sister Annie Demerjian to Aid to the Church in Need (ACN)

“Without doubt, we are living through the worst period in our history, as a result of ten years of bloody warfare”, says the religious with Armenian roots. “I don’t know of any other society in the Middle East whose members are living in such appalling conditions at the present time”, adds Sister Annie, who for over seven years now has been coordinating ACN’s aid campaigns in the cities of Aleppo and Damascus.

“Throughout all these years, the help of ACN has been a lifesaver and a source of hope for our Christian families, who are living in truly inhuman conditions. The poverty is all-pervasive, there is a lack of medicines, sometimes we have no electricity or even water for lengthy periods. For many people life is almost unbearable. Most Syrian families feel afflicted by the psychological and material pressure”, she explains.

With the help of a team of five people, she is supporting 273 families in Aleppo. At the same time, the Congregation of Jesus and Mary supervises another aid programme in the capital Damascus for over 100 families. Many of these families include very elderly members living in conditions where the sanitation is extremely bad. “Thanks to ACN, we are able to give them basic monthly subsistence aid, including coupons for buying essential items such as food, fuel for cooking and especially, now that winter is coming, sterilisers and medicines. We have also been able to help with some essential surgery. But sometimes this also includes such basic but indispensable items as incontinency pants for sick and elderly people”, Sister Annie explains.

Another of the most urgent needs, she adds, is help with rent, given the critical economic situation. Many families have no home of their own and could not possibly afford a place to live without the support they receive from ACN, which contributes some, or in some cases even all the cost, depending on the particular situation.  In addition to the humanitarian work, the sisters have various training programs for young people and spiritual support: “This is very necessary in a country where desolation and discouragement are spreading, and hope must be sown.”

Sister Annie is particularly moved when she tells the story of one man, a diabetic. Some time ago he had to have a leg amputated. Then his sister, who was caring for him, died of a heart attack, and so now another family member has to care for him, spending several hours every day with him. Two weeks ago, his diabetes began to “travel” into the other leg. The doctor was unable to attend to him, since he was suffering from Coronavirus, but he prescribed various medications for him over the telephone.

“We brought them to him, and when night fell, this patient asked for a priest to come and bring him the Blessed Sacrament. He began to pray, and we heard him say, ‘Lord, you know everything; you know how I am suffering… But I offer you my sufferings for the good of the Sisters of Jesus and Mary, who have not abandoned me.’ So, then I asked him to pray for all the benefactors. He smiled and nodded.”

Slight in appearance, composed, serene, yet without doubt a great fighter, Sister Annie is a source of hope for those most in need in a country that has fallen into international forgetfulness, yet still suffering the worst crisis in its history. She assures that these prayers are by no means an isolated event. “Whenever we visit the families, they tell us with a warm smile that they are praying for ACN and its benefactors every day. On behalf of the Sisters of Jesus and Mary and on behalf of the whole support team, we would like to thank you for all your care and continuing support”, she concludes.

sabato 24 ottobre 2020

Idlib: 'La presenza dei Francescani che restano qui è un segno di speranza'

Due frati francescani, gli unici religiosi cristiani rimasti a Idlib, in Siria, hanno rivelato i dettagli della loro vita in uno degli ultimi baluardi della dominazione jihadista nel paese, compresa la minaccia quotidiana di essere uccisi, torturati o attaccati.

Parlando a Aid to the Church in Need (ACN), Padre Firas Lutfi, Custode della Provincia di San Paolo per i francescani di Siria, Libano e Giordania, ha detto che i frati hanno deciso di restare per aiutare i cristiani che soffrono di persecuzioni estreme.

Padre Lutfi racconta: "La loro sofferenza è iniziata una decina di anni fa. Quando la guerra in Siria ha iniziato a imperversare in diverse aree del Paese, gruppi militanti hanno preso il controllo di quella regione e l'hanno proclamata 'Stato Islamico'. "Confiscarono le proprietà dei Cristiani, costrinsero tutti i non musulmani a rispettare la Shari'a islamica , si presero il diritto di circolare liberamente nei loro villaggi, obbligarono le donne a indossare il velo. Hanno distrutto e impedito ogni apparente simbolo cristiano, come le croci sopra le chiese e i cimiteri". 

Padre Hanna Jallouf, 67 anni, e padre Luai Bsharat, 40 anni, servono 300 famiglie cristiane nei villaggi di Knayeh e Yacoubieh, nella provincia di Idlib, vicino al confine della Turchia con la Siria occidentale.

La regione è ancora controllata da gruppi jihadisti internazionali, tra cui una propaggine di Daesh.

Padre Lutfi racconta: "Questi estremisti hanno spesso perseguitato, attaccato, picchiato, torturato e persino ucciso alcuni dei nostri fratelli e sorelle.  In particolare, padre Francois Murad, decapitato nel 2013, e recentemente una maestra è stata violentata e violentemente uccisa a Yacoubieh.  I cristiani di queste regioni devono affrontare persecuzioni, paura, violenza, pericolo, morte, terrorismo e nascondere la loro fede e le loro opinioni".

Dice: "La presenza dei Francescani è un segno di speranza in mezzo alle tenebre e alla disperazione. Nonostante le difficoltà quotidiane e le miserie insopportabili, padre Luai Bsharat e padre Hanna Jallouf vi sono rimasti perché credono nel servire e nel cercare di proteggere i Cristiani rimasti, e credono che questa regione non debba essere abbandonata...". 

Padre Firas ha sottolineato che i frati e le famiglie cristiane ritengono che la loro presenza nella zona sia di fondamentale importanza: "Sia i laici che i frati lì credono fortemente di contribuire, con la loro presenza, a rafforzare la Chiesa affinché [la Chiesa] possa continuare a vivere attraverso il suo popolo durante queste atrocità".

https://acnuk.org/news/syria-a-sign-of-hope-amid-the-darkness-and-despair/

traduzione : OraproSiria


Notizie sulla cittadina Yacoubieh (Al-Yaqoubia ) tratte da 'Syria Tourism'

Il villaggio di Al-Yaqoubia è un dono del Creatore... ed era una testimonianza della tolleranza religiosa in Siria.

Al-Yaqoubia è un villaggio siriano nella campagna del governo di Idlib, situato nella Siria nord-occidentale, a 140 km dalla città di Aleppo e a 385 km dalla capitale Damasco, situato a a 480 km da metri di altitudine.

L 'origine del villaggio è siriaca, e si chiamava Al-Ya' qubiyyah, in riferimento a Yaqoub El-Baradei, seguace di una dottrina cristiana giacobita.

I suoi abitanti parlano arabo e armeno, come quelli di alcuni villaggi e città circostanti Jisr Al-Shughur, Darkoush, Hammam Sheikh Isa, Al-Qunya e Ghassaniyeh.

Al-Yaqoubia è famosa per la diversità delle sue stagioni e per la varietà delle sue colture agricole, possiede molti alberi da frutto e alberi di differenti specie ed è famosa per la coltivazione di olivi dall'antichità fino ad oggi, così come per la coltura di mele, pesche, noci, mandorle e altro.

Al-Yaqoubia era la località preferita di molti turisti, che in gran parte provenivano da Aleppo per godersi lo splendore della natura e della bella atmosfera, la chiesa e il santuario armeno di Santa Anna visitato da pellegrini di tutte le confessioni e religioni. E da tutte le regioni della Siria.