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venerdì 10 maggio 2024

"Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono"

 

abouna.org

Ogni volta che si accende la radio o la televisione si sentono notizie di guerre che infuriano in varie parti del mondo, che devastano vaste aree di territori, uccidono e feriscono innumerevoli persone, devastano ogni fonte di vita e privano le nuove generazioni di ogni speranza di vita. un futuro brillante. Oltre a queste notizie, i notiziari riportano anche dichiarazioni di funzionari che chiedono il raggiungimento della pace, ma inutilmente perché non vengono compiuti passi concreti in questa direzione. 

Il 19 aprile 2024 Sua Santità Papa Francesco ha chiesto ai bambini italiani di essere “artigiani di pace” pregando per i loro coetanei in Ucraina e Gaza durante un incontro con studenti e insegnanti della Rete Nazionale Italiana delle Scuole di Pace in Vaticano.  Nel corso dell'incontro, Papa Francesco ha lanciato un appello speciale per ricordare i bambini martoriati da guerre e conflitti, in particolare i bambini dell'Ucraina “che hanno dimenticato come si sorride”, e per i bambini di Gaza, “uccisi a colpi di arma da fuoco” e che soffrono la fame.  

Il Papa ha avvertito che le sfide di oggi sono davvero globali, riguardano tutti e richiedono “il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante per affrontare insieme la crisi ambientale, economica, politica e sociale che il nostro pianeta sta attraversando”. Ha inoltre sottolineato le due parole chiave al centro del loro impegno, ovvero “pace” e “cura”. Le opinioni espresse da Papa Francesco sono quanto mai attuali poiché riassumono l’obiettivo acquisito che definisce un percorso di progresso e prosperità sociale, vale a dire la pace e la cura.

Queste opinioni ci riportano al 1° gennaio 2002, precisamente al messaggio di Sua Santità Papa San Giovanni Paolo II in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale della Pace, intitolato "Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono". 

In realtà, questo messaggio dovrebbe essere attentamente rivisto in quanto funge da pietra angolare per il raggiungimento della pace, tenendo presente che pace, giustizia e perdono sono interconnessi e servono allo stesso tempo come piattaforma per la tanto agognata pace globale.  

Sottolineando che “la vera pace è frutto della giustizia”, Papa San Giovanni Paolo II afferma che “il perdono non è in alcun modo contrario alla giustizia, come se perdonare significasse trascurare la necessità di riparare il male commesso. È piuttosto la pienezza della giustizia, conducendo a quella tranquillità dell’ordine che è molto più di una fragile e temporanea cessazione delle ostilità, poiché comporta la più profonda guarigione delle ferite che marciscono nei cuori umani”. Di conseguenza, la giustizia e il perdono sono entrambi essenziali per tale guarigione. 

Riferendosi alla realtà del terrorismo, il Papa afferma che «è un diritto a difendersi dal terrorismo, diritto che, come sempre, deve essere esercitato nel rispetto dei limiti morali e legali nella scelta dei fini e dei mezzi», poi prosegue: “Non ucciderete in nome di Dio” e “Chi uccide con atti di terrorismo in realtà dispera dell'umanità, della vita, del futuro” e aggiunge che “il terrorismo sfrutta non solo le persone, sfrutta Dio: finisce per renderlo un idolo da usare per i propri scopi”. Invita poi a seguire l'insegnamento e l'esempio del Signore Gesù, Cristo.  Invita inoltre i leader religiosi ebrei, cristiani e islamici a prendere l'iniziativa di condannare pubblicamente il terrorismo e di negare ai terroristi qualsiasi forma di legittimità religiosa o morale.   

Riflettendo sul perdono, afferma che «la nostra mente si rivolge naturalmente a certe situazioni di conflitto che alimentano incessantemente odi profondi e divisivi e una sequenza apparentemente inarrestabile di tragedie personali e collettive. Mi riferisco soprattutto a quanto sta accadendo in Terra Santa, luogo benedetto dell'incontro di Dio con l'uomo, dove Gesù, il Principe della pace, ha vissuto, è morto ed è risorto”. 

Conclude il suo messaggio affermando che «non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo desidero dire ai responsabili del futuro della comunità umana, supplicandoli di lasciarsi guidare nelle loro decisioni pesanti e difficili dalla luce del vero bene dell'uomo, sempre in vista del bene comune. Non mi stancherò di ripetere questo avvertimento a coloro che, per un motivo o per l’altro, nutrono sentimenti di odio, desiderio di vendetta o volontà di distruzione”.

Nonostante il fatto che questo messaggio sia stato lanciato quasi 22 anni fa, è ancora valido soprattutto oggigiorno poiché illumina il percorso dei politici e mostra loro che, anche se i problemi sono persistenti, possono essere risolti con la pace raggiunta attraverso l’attuazione di misure pertinenti per intraprendere un nuovo cammino rappresentato dalla giustizia e dal perdono, poiché la giustizia tiene a bada la violenza e il perdono lava via il rancore che spinge ad atti di ritorsione.  

Possano i leader mondiali intraprendere nuovi percorsi politici che portino a infondere giustizia rivedendo questo messaggio estremamente importante, in base al quale i problemi cronici verrebbero affrontati portando ad atmosfere di giustizia e perdono.  

È tempo di agire in conformità con questo messaggio di grande valore, vecchio di 22 anni, espresso da San Papa Giovanni Paolo II prima che sia troppo tardi, mentre le guerre che infuriano in varie parti del mondo devastano tutti gli ambiti della vita e creano uno stato irreversibile di instabilità globale.