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venerdì 8 novembre 2013

Un messaggio video dai ragazzi di Damasco ai coetanei italiani


“Pure noi abbiamo diritto alla pace”: i ragazzi e i bambini siriani lanciano il loro messaggio in bottiglia ai loro coetanei italiani. Perché quella guerra di cui parlano in questo video, che vede questi ragazzi e questi bambini confrontarsi ogni giorno con il pericolo e la paura, sia comunicata senza intermediari, senza filtri e distorsioni.
Noi lo vediamo di lontano questo conflitto, attraverso i media, i computer e i social network del villaggio globale, ma per conoscerla davvero occorre affidarsi all’antico, come questo messaggio in bottiglia, un piccolo video abitato da giovani volti stretti in un gioco più grande di loro, che in Siria muove legioni e sbaraglia destini. 
Il messaggio del video è semplice: non vuole spiegare, né ricercare torti e ragioni. Chiedono una cosa semplicissima quei volti bambini: la pace. Quella pace che per loro è ormai un passato e che per noi è scontato presente. E che tante forze osteggiano, demolendo ogni giorno le flebili speranze di giungere a un negoziato che chiuda il conflitto. Chiedono umana solidarietà questi ragazzi, che vediamo su banchi di scuola che potrebbero ospitare  i nostri figli; e le nostre povere preghiere. 
Questo video è stato già visionato in alcune scuole italiane. E ha avuto un certo riscontro, proprio per il suo messaggio semplicissimo, in fondo banale. E ha toccato cuori e menti. Vedere questi ragazzi, sentirli mentre raccontano della quotidianità della guerra che colpisce improvvisa e ruba furtiva le vite più prossime, non lascia indifferenti chi ha il cuore innocente e la mente aperta alla vita. 
Così si è immaginato un modo per dare una qualche risposta a questi ragazzi. Una risposta non politica, non ne siamo capaci né abbiamo la forza, ma umana, che in fondo ancora vale qualcosa. Far circolare questo video nelle scuole o in altri ambiti di ragazzi e i bambini italiani. Tra chiunque abbia voglia di conoscere il messaggio lasciato in una bottiglia da questi ragazzi siriani. E magari inviare loro una qualche risposta, tramite video o anche mail scritte da ragazzi e bambini italiani. Ci sono le leggi per questo, quelle che tutelano i bambini e che vanno rispettate chiedendo liberatorie e quanto altro serve. Ma è una piccola fatica che magari vale la pena, arricchisce. Insomma, c’è spazio e modo, per chi vuole, di dare il proprio piccolo, grande contributo. Un suggerimento, nulla più, affidato al cuore di chi leggerà queste righe, ma soprattutto di chi guarderà il volto dei ragazzi e dei bambini che abitano il video in questione e ascolterà i loro racconti che narrano di vite sospese ad un cielo benigno, che qualcuno ha voluto oscurare di bombe assassine. 
Chi vuole aderire alla proposta,  può far pervenire delle mail o dei video presso oraprosiria@gmail.com. A farle giungere in Siria penseremo noi.
Grazie.
Davide Malacaria