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mercoledì 8 maggio 2019

La situazione a Idlib e il gioco della Turchia tra Russia e Stati Uniti


di Michael Jansen*
trad. Gb.P. OraproSiria
Durante la scorsa settimana la stampa occidentale ha riferito di bombardamenti russi e siriani nella provincia nord-occidentale di Idlib e della fuga di migliaia di civili dai villaggi presi di mira. Gli articolisti denunciano, con l'obiettivo di fermare un'operazione militare a tutto campo contro Idlib, che Mosca e Damasco hanno violato l'accordo di "de-escalation" raggiunto lo scorso anno tra Russia e Turchia: coloro che hanno segnalato la situazione in questo modo stanno promulgando "false notizie". Le forze governative russe e siriane non hanno violato l'accordo raggiunto dal presidente russo Vladimir Putin e dal suo omologo turco Recep Tayyip Erdogan il 16 settembre 2018, invece i gruppi filoturchi affiliati ad Al Qaeda che controllano Idlib non hanno implementato l'accordo sin dal primo giorno.
L'accordo prevede l'imposizione di un cessate il fuoco per tutta Idlib, la creazione di una zona cuscinetto di 15-25 chilometri attorno a Idlib, il ritiro da questa zona delle armi pesanti detenute da tutti i gruppi e da tutti i combattenti radicali. La Turchia è tenuta a separare i radicali dai "ribelli" (sebbene ciò sia impossibile) e smobilitare e disarmare le fazioni radicali. Con questo accordo, finalmente si riaprirebbero le autostrade che collegano Damasco ad Aleppo e Latakia. Tutti i firmatari hanno l'impegno di osservare il cessate il fuoco. Anche gli elementi di al-Qaeda sono stati inclusi nel cessate il fuoco, sebbene secondo l'ONU siano gruppi "terroristi" e non abbiano diritto a tale trattamento.
L'accordo è stato prontamente respinto dal Partito Islamico Cinese dell'Uighur Turkistan, dall'Organizzazione dei Guardiani della Religione, da Ansar al-Tawhid, Fronte Ansar al-Din e Ansar al-Islam. Hay'at Tahrir al-Sham successore di Al Qaeda non si è impegnato.
La Turchia, con i suoi "ribelli" surrogati nell'Esercito Siriano Libero e Tahrir al-Sham e i suoi partner altrettanto radicali non hanno rispettato i termini dell'accordo. Armi pesanti, ribelli e combattenti radicali non sono stati ritirati dalla zona cuscinetto, sono rimaste le armi pesanti e il cessate il fuoco non è stato onorato. Invece, Tahrir al-Sham ha esteso il suo controllo su Idlib dal 60 al 100 per cento e ha continuato gli attacchi contro l'esercito siriano e i villaggi e le città controllati dal governo nelle province settentrionali di Aleppo e in quelle occidentali di Hama. I droni sono stati lanciati contro la base militare russa a Latakia, a sud di Idlib. Un collega occidentale che ha recentemente visitato Aleppo e un villaggio cristiano presso Hama, vicino al confine della zona del cessate il fuoco, ha detto a Gulf Today che i combattenti hanno costantemente sparato mortai dentro aree residenziali in violazione del cessate il fuoco.
Mosca e Damasco hanno accettato questo accordo sotto la pressione delle Nazioni Unite, delle organizzazioni umanitarie internazionali e delle potenze occidentali. Queste sostengono che un attacco frontale contro gli elementi armati anti-governativi di Idlib comporterebbe un disastro umanitario per 2,5/3 milioni di civili residenti nella provincia e una nuova inondazione di rifugiati in Turchia. Ankara continua ad ammonire contro queste conseguenze se un attacco a tutto campo venisse attuato su Idlib, che è diventata di fatto la base occidentale di al-Qaeda.
Ma permettendo a Idlib di cadere sotto la dominazione di Tahrir al-Sham, Ankara ha creato una nuova minaccia per sé e per l'Europa in un momento in cui l'Occidente si concentrava sulla battaglia contro Daesh. Insistendo sul monito che Damasco e Mosca continuino a esercitare moderazione, le Nazioni Unite e le potenze occidentali (e i media) stanno proteggendo la base di al-Qaeda in Siria e stanno dando al gruppo radicale il tempo di consolidare la sua presa su Idlib.
Pertanto, il rifiuto della Turchia e dei suoi protetti di adempiere ai propri impegni, ha fornito una giusta causa per gli attacchi degli aerei russi e siriani e delle truppe siriane che sono stati costantemente presi di mira da Tahrir al-Sham.
Mosca ha tollerato l'inerzia di Ankara per così tanti mesi perché la Russia cerca di indebolire l'alleanza della Nato spingendo la Turchia a disertare. Questa politica è stata un fallimento. La Turchia sta giocando sia Russia che Stati Uniti e ha intenzione di trarre il massimo vantaggio da questo gioco, anche se, fin troppo chiaramente, il gioco è finito. La Russia è stufa della doppiezza di Ankara.
Mentre i russi e l'esercito siriano hanno rinviato l'azione militare, Tahrir al-Sham si è consolidata su tutto il territorio di Idlib sotto la protezione turca e internazionale. Erdogan intrattiene la vana speranza di reclutare combattenti di Tahrir al-Sham per il suo piano di prendersi ampi tratti della Siria settentrionale incoraggiando il gruppo radicale a impadronirsi della zona di frontiera turco-siriana a ovest del fiume Eufrate, mentre elementi del cosiddetto Esercito Libero (ESL) combattono i curdi sostenuti dagli Stati Uniti a est.
Nel frattempo, incoraggiati dagli Stati Uniti, i curdi siriani hanno invitato leader arabi tribali e capi delle comunità che vivono nella zona che controllano, per una conferenza nella città di Ain Issa. L'obiettivo era quello di presentare un fronte compatto negoziando con Damasco. Nel suo discorso all'evento, il leader curdo Mazloum Kobani ha detto che Damasco dovrebbe riconoscere l'amministrazione curda nel nord-est e lo status speciale dell'alleanza dei curdi con elementi arabi e il suo ruolo nella sconfitta di Daesh. Ha affermato che non ci può essere pace senza il riconoscimento dei diritti delle minoranze curde.
Damasco ha risposto accusando i curdi e i loro alleati di "tradimento".
I Curdi sono pressati per raggiungere un accordo con Damasco a causa della decisione degli Stati Uniti di ritirare la maggior parte delle sue truppe nel nord della Siria e della minaccia della Turchia di invadere l'area presa dai curdi che costituisce il 25 per cento della Siria. Negli ultimi mesi i curdi hanno abbandonato la loro richiesta di una zona autonoma curda, in una Siria decentrata e federale. Damasco rifiuta categoricamente questa richiesta.
Inoltre, gli arabi che vivono nell'area dominata dai curdi, che rappresentano il 70% della popolazione locale, non vogliono vivere sotto il dominio curdo e hanno preso accordi separati con il governo siriano, scalzando la richiesta di continuare il controllo amministrativo curdo delle aree arabe.
Mosca ha accusato Washington di usare i curdi siriani, allo scopo di indebolire il modello Astana sponsorizzato da Russia, Iran e Turchia sui negoziati tra il governo e i gruppi ribelli e al fine di assicurare una presenza statunitense a lungo termine in Siria. Il Ministro degli Esteri russo ha accusato gli Stati Uniti di tentare di creare uno stato separatista curdo in Siria, in violazione del principio di preservare l'integrità e la sovranità territoriale siriana stabilito nella carta delle Nazioni Unite e confermato nelle risoluzioni riguardanti la guerra siriana.
Washington ha fatto proprio questo, intervenendo in Siria negli ultimi otto anni. Gli Stati Uniti hanno cominciato fornendo all'Esercito Siriano Libero fondato in Turchia aiuti "non letali", poi hanno addestrato e armato combattenti "controllati", e infine hanno fornito truppe e copertura aerea per sostenere i curdi siriani nelle operazioni contro Daesh. I curdi si aspettavano un sostegno a lungo termine, ma hanno scoperto che gli Stati Uniti sono pronti ad abbandonarli, lasciandoli nella ricerca disperata di preservare la propria milizia e far valere i propri diritti utilizzando il territorio che detengono come leva nei negoziati con Damasco. Finora, questo ha fallito.
*L'autore, un rispettato osservatore degli affari mediorientali, ha scritto tre libri sul conflitto arabo-israeliano.