Mi
capita sempre più spesso di leggere nei social commenti spicci o
anche considerazioni che si pretendono ‘’ponderate’’ sul
riconsiderare se sia giusto che tutti continuino a godere della
libertà di voto o di espressione. C’è chi ritiene che soltanto le
persone educate e istruite abbiano il diritto di esprimersi
pubblicamente nelle piazze virtuali e chi arriva a sostenere che il
Suffragio universale sia da abolire. Certo, nella maggior parte dei
casi si tratta di chiacchiere e basta, magari condite con un po’ di
snobismo provinciale, ma anche di insofferenza e timore in questa
Italia disorientata, però a me sembrano disquisizioni sconsiderate e
pericolose. Su certe cose dovremmo impedirci di essere superficiali.
Non bisogna mai dimenticare o scherzare sul senso profondo di
‘’libertà di espressione’’, di quanto sia preziosa e
irrinunciabile questa conquista e su quanto sarebbe tremendo
perderla.
Non
avere libertà di parola significa costante controllo del pensiero,
delle opinioni, delle emozioni e delle azioni nella vita quotidiana.
Significa timore della delazione che genera diffidenza e solitudine,
e la conseguente perdita di altri diritti fondamentali. Perciò,
trovo sbagliato e azzardato questo genere di chiacchiere o pseudo
riflessioni sulla libertà di parola o anche, che ci piaccia o no, di
vaniloqui o sproloqui.
Tutto
ciò mi è tornato in mente leggendo i ‘’pensieri sparsi’’ di
Janice Kortkamp. Troppo poco infatti si parla e si riflette sulla
deriva di una censura esercitata in maniera sempre più decisa e
opprimente nei confronti dei media alternativi e di tutti coloro che
informano o dibattono sulle storture dei nostri sistemi politici
sempre meno democratici, sulla dittatura di fatto dei poteri
finanziari, sulle guerre imperialiste che stanno devastando un numero
sempre crescente di Paesi e martoriando i popoli. Quelli di Janice
non sono soltanto pensieri sulla censura, ma monito sull’urgenza di
un impegno fattivo per la salvaguardia del nostro diritto a una
informazione indipendente da poteri politici e finanziari, alla
libertà, appunto, di parlare, raccontare, esprimerci e riflettere ad
alta voce. Sono un grido di ambascia, che sento mio, per quel che si
sta tramando contro la democrazia e la verità, nell’indifferenza e
oscurità di mente quasi generali, in un mondo dove la finzione, cioè
la propaganda del potere trasmessa dai media ad esso asserviti
suscita più emozioni e consenso della realtà.
Maria Antonietta Carta
Maria Antonietta Carta
"Non abbiamo ancora visto nulla." Pensieri sparsi sulla censura.
di Janice KortkampQualche mese fa, ho subito un colpo duro per essere stata bloccata definitivamente da Twitter, e uno shock e stato per me anche assistere alla palese censura contro Alex Jones - no, non sono una sua estimatrice, ma era una voce indipendente contro lo ‘’Stato profondo’’ dei centri di potere – e uno shock vedere "l'ombra che vieta" agire contro molti buoni siti e ottime persone, uno shock sentire che Twitter ha appena sospeso Caitlin Johnston (ed altri)...
Peggio di tutto però è per me assistere alla morte lenta di Julian Assange - la sua salute non è buona –isolato dal mondo per aver osato rivelare "segreti" sulla corruzione e i crimini del governo degli Stati Uniti. Molti, per avere denunciato gli abusi del potere, sono stati imprigionati, hanno perso carriera e reputazione e spesso anche la famiglia, quando essa non è riuscita a sopportare la pressione.
Tanti militanti che denunciano le storture , tanti narratori della realtà, davanti alla crescente censura dei media main stream e di Internet contro le voci libere, si sono spostati su piattaforme alternative. Gli auguro il meglio, ma le ho visitate e ho constatato che si tratta di uno scambio tra persone già informate. Scoraggiante. Il mio obiettivo principale è cercare di raggiungere nuovi segmenti di pubblico tra la grande maggioranza che percepisce il marcio ma non ha tempo per indagare e documentarsi.
Non intendo asserire che noi siamo perfetti. Si tratta di questioni molto complesse e le nostre maniere non sono sempre impeccabili come chi sorseggia elegantemente un tè, quando proviamo, ad esempio, a denunciare i crimini e le bugie di coloro che hanno letteralmente ucciso milioni di persone in guerre giustificate con menzogne. Talvolta, siamo molto duri e usiamo un linguaggio ordinario, diretto, con l’intento di scuotere le coscienze in coma o, semplicemente, a causa della frustrazione che proviamo per le ingiustizie che si perpetrano.
So di amici che temono di condividere i miei post o anche di manifestare la loro approvazione con un "mi piace", pensando che i loro impieghi governativi o le loro carriere potrebbero essere a rischio se lo facessero. Non li biasimo troppo - hanno ragione su questo - ma è ironico no? Si presume che l'esercito del nostro governo (ci è stato ripetuto ancora e ancora e ancora) stia combattendo per "proteggere le nostre libertà", mentre le persone che lavorano per questo governo non hanno diritto alla libertà di parola: la più grande libertà secondo la nostra Carta dei Diritti.
Non si tratta di libertà aziendali, infatti. Di fare ciò che desiderano sui loro siti e piattaforme, perché molte società hanno ora il potere, l'influenza e la ricchezza di piccole nazioni. Non sto esagerando. La corporatocrazia, che controlla gran parte della nostra vita quotidiana , ha costruito sistemi che, ci dicevano, sarebbero state piattaforme libere e aperte. Ma queste corporazioni esercitano sempre più una censura che deve salvaguardare una certa narrazione governativa, e il connubio endogamico tra governo, multinazionali e mass media è davvero allarmante.
Ma "non abbiamo ancora visto nulla" come si suole dire. Tutto ciò è niente in confronto a quello che potrebbe accadere. Per anni , ho avuto la sensazione sgradevole che in questo momento storico " si debba parlare subito per non perdere definitivamente la pace". Il mondo si è trovato già molte volte a questo bivio. Quelli di noi che sono almeno un poco consapevoli di cosa sta succedendo e di quanto possa finire male hanno capito che i governanti degli Stati Uniti e di altri Paesi sono capaci di tutto, persino di armare ISIS e al Qaeda, come abbiamo visto in Siria. Ed è solo un esempio.
Tutto quello che so è che dobbiamo continuare incessantemente a usare le libertà che abbiamo nel modo più efficace possibile e il più a lungo possibile. Ognuno secondo le proprie forze e la capacità di sopportare la pressione e le conseguenze. O secondo gli obblighi e responsabilità familiari. In ogni caso, sento che le vere battaglie qui stanno appena cominciando. Noi, che abbiamo seguito la vicenda siriana, abbiamo un vantaggio. Non vogliamo mollare. E non dimentichiamolo: abbiamo più potere di quanto immaginiamo.
BTW - Se mi hai letto in Facebook, vai al mio sito web per favore. https://www.syriaresources.com/
Janice Kortkamp (traduzione di Maria Antonietta Carta)