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martedì 29 aprile 2014

Mentre l'Occidente denigra le elezioni, sulle scuole di Damasco piove il terrore

uno dei bambini feriti nell'attacco sulla 'Badr-Eddin al-Hossni' Istituto di scienze islamiche della Sharia

La Siria attualmente sta passando un momento delicato, in particolare la città di Damasco:  dopo la vittoria dell'esercito nella periferia ovest, e la conquista di Yabrud e Maalula e di tutta la striscia di confine col Libano, i ribelli guidati dai gruppi legati ad al-Qaeda come Jabhat al-Nusra ed il Fronte Islamico  hanno iniziato a colpire le zone centrali di Damasco. In pratica dopo la liberazione di Maalula questi gruppi armati sono impazziti. Da più di tre settimane la zona di Jaramanah è sotto il mirino di Mleha (dove comandano i gruppi nominati sopra) ed hanno colpito questo sobborgo in cui vi è una grande presenza cristiana, con centinaia di colpi di mortaio. Ormai lì non si va a scuola da più di tre settimane. 
Anche su Bab Tuma e Kassa cadono in continuazione tanti colpi di mortaio e colpiscono scuole, piazze, chiese ed ospedali. Oggi però osserviamo che i gruppi armati guidati da questi alqaedisti hanno voluto allungare il tiro e farlo arrivare ad una zona pura Sunnita di nome Al-Shagour dove si trova una grande scuola religiosa sunnita, il Badr-Eddin al- Hossni Istituto per Scienze Islamiche della Sharia  I ribelli che hanno buttato i colpi di mortaio su questo istituto Sunnita  (un colpo ha toccato il muro, uno è caduto nel cortile, il terzo è caduto all'esterno) hanno smentito le loro storie, perchè uccidere i civili, e soprattutto studenti, è una cosa che li svergogna, mentre loro dicono che FSA difende i civili....  Ma i gruppi armati sono ormai confusi da quanto l'esercito siriano sta operando nella zona di al Ghuta ed in questa confusione i civili non solo cristiani ma anche musulmani stanno pagando la fattura. Ormai è il fanatismo che opera in questi gruppi e come sappiamo il fanatismo non ha principi e non distingue tra le religioni. 
Purtroppo oggi apriamo una pagina brutta riguardo alle scuole: 15 studenti morti fino a questo pomeriggio (età tra 9 e 17 anni) e più di 60 feriti, alcuni amputati. Le mamme hanno tanta paura per i loro bimbi e non vogliono più mandarli a scuola. Secondo me la tensione salirà  ancora per un po' di tempo perchè l'esercito ha deciso di fare una grossa operazione di pulire tutta la zona di Jobar dalla quale parte la maggior parte di questi colpi di mortaio, ed anche perchè tra poco tempo ci saranno le elezioni presidenziali. I ribelli non vogliono le elezioni perchè questo rafforza la posizione di Assad in quanto comunque lui prenderà un sacco di voti. Pure l'Occidente non vuole queste elezioni perchè dice che non si può farle sotto queste condizioni di guerra e per l'Occidente che dice 'Assad è un criminale',  se vince, questo dimostra che lui gode una buona percentuale di sostegno popolare.  Per cui sia i ribelli che l'Occidente non vogliono che Assad vinca perciò cercano di creare tanti fronti caldi cosi da discreditarlo. E così ottengono sempre nuovi armamenti, però chi paga sono i nostri figli...   
Ma in pratica se chiedi a qualsiasi siriano cosa vuole o cosa chiede, ti risponde : voglio la sicurezza, voglio che torniamo come eravamo prima del 2011. Allora Assad è l'unico uomo per il momento che può controllare sia l'esercito che le forze di sicurezza, quindi lui gode di una buona fiducia tra i siriani e questa fiducia è in aumento con le vittorie dell' esercito. E se noti, come noi notiamo,  i civili vivono bene solamente nelle zone dove controlla il governo.  L'Occidente  e i ribelli coi loro attentati vogliono dirci: finchè Assad c'è, il caos rimane. Ma quel che noi abbiamo capito è che il giorno in cui Assad lascia il potere la Siria sara' divisa in più di 12 stati e tutti su base islamica. 
Adesso però vi chiedo: pregate per i bambini oggi colpiti, alcuni casi sono proprio gravi, veramente abbiamo bisogno di preghiere! 
Samaan

Dalla bocca dei bambini... 





AGGIORNAMENTO 30 APRILE

STRAGI IN SIRIA- Saadeh (deputata siriana): ecco chi "manovra" i ribelli 

Il Sussidiario , 30 aprile 

INTERVISTA  a  Maria Saadeh 
di Pietro Vernizzi

Ancora stragi nella Siria martoriata dalla guerra civile. Ventuno persone sono state uccise da colpi di mortaio lanciati dai ribelli ad Aleppo, che hanno preso di mira quartieri controllati dal governo ma ancora popolati da civili. Secondo fonti ufficiali del regime, altre 36 persone sono morte nel quartiere alawita di Homs per l’esplosione di un’autobomba. Il presidente Assad intanto ha annunciato ufficialmente che si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali previste per giugno. Ilsussidiario.net ha intervistato Maria Saadeh, deputata cristiana del parlamento di Damasco, secondo cui “dietro agli attentati si muovono gruppi armati privi di una cultura e di un’ideologia precisa, che rappresentano interessi internazionali e non le reali aspirazioni del popolo siriano. Proprio per questo le prossime elezioni saranno un momento decisivo, perché per la prima volta dopo tre anni di guerra ridaranno la parola ai cittadini del nostro Paese”.   

Che cosa ne pensa degli attacchi contro i civili avvenuti a Homs e Aleppo?  
Dietro questi attacchi ci sono dei gruppi armati privi di qualsiasi ideologia,
animati soltanto dall’intenzione di uccidere. In Siria si stanno verificando
numerose tragedie di questo tipo che coinvolgono i civili. L’obiettivo di queste
fazioni è quello di distruggere lo Stato.  

Chi c’è dietro a questi ribelli?  
Tutti questi gruppi, terroristi, salafiti e jihadisti, si nascondono dietro l’Islam, pur non conoscendo nulla sul suo reale significato. A sostenerli sono specialmente l’Arabia Saudita e altri Stati del Golfo, così come alcune potenze occidentali. All’origine di queste azioni c’è l’odio di gruppi i quali compiono tutto ciò che vogliono. Assad si ricandiderà alle prossime elezioni presidenziali.   

Che senso ha votare in questa situazione?  
Innanzitutto è un fatto importante che le elezioni si tengano, proprio per garantire la stabilità dello Stato. In secondo luogo, è un diritto del popolo
siriano scegliere il presidente e decidere il nostro futuro. Ciò che conta non è
dunque chi vincerà le elezioni, ma il fatto che la parola torni al popolo siriano. Dopo tre anni di guerra, le elezioni sono l’unico modo per difendere i diritti della popolazione siriana. Ciò significa che alla nostra gente è data la possibilità di migliorarsi, di sostenere i loro diritti e di scegliere il loro futuro.   

Le crescenti tensioni tra Russia e Stati Uniti si stanno riflettendo anche sulla
Siria?  
Quanto sta avvenendo in Siria non è una guerra tra siriani, bensì un conflitto
internazionale che si intreccia ad altre questioni come quella iraniana, ucraina
e agli stessi rapporti tra Russia e Stati Uniti. Il nostro obiettivo è cambiare il sistema politico della Siria e nello stesso tempo trovare un nuovo equilibrio
tra le potenze straniere.    
In che modo è possibile raggiungere questo obiettivo?  
Il nostro compito è quello di cercare una nuova stabilità a livello politico, sociale ed economico. Ciò di cui abbiamo bisogno è tempo, in modo da riorganizzare il Paese da capo, a cominciare dalle fondamenta. Credo nella società siriana di oggi, perché ci sarà un grande potere nel mondo. Ciò comporterà un nuovo modo di concepire la politica. La questione ucraina e quella siriana dovrebbero essere negoziate di pari passo, perché in qualche modo il livello delle questioni implicate sono simili. Sarà un lavoro progressivo per migliorare ciascuno dei poteri dello Stato. Dobbiamo risolvere la crisi siriana a un livello regionale e internazionale, lo stesso che richiede una soluzione duratura della crisi ucraina.   
http://www.ilsussidiario.net/News/Esteri/2014/4/30/STRAGI-IN-SIRIA-Saadeh-deputata-siriana-ecco-chi-manovra-i-ribelli/495423/

ASCOLTA
RAIRadio1-  Sabato 19 aprile "A tu per tu" con la deputata cristiana siriana Maria Saadeh. Un Paese, la Siria, sfiancato da quasi tre anni di guerra e di terrorismo, con la comunità cristiana nel mirino degli integralisti islamici :  http://www.atupertu.rai.it/dl/radio1/2010/programmi/Page-346f68d0-056f-4629-8c0e-0d5cfd703e9b.html

venerdì 8 novembre 2013

Un messaggio video dai ragazzi di Damasco ai coetanei italiani


“Pure noi abbiamo diritto alla pace”: i ragazzi e i bambini siriani lanciano il loro messaggio in bottiglia ai loro coetanei italiani. Perché quella guerra di cui parlano in questo video, che vede questi ragazzi e questi bambini confrontarsi ogni giorno con il pericolo e la paura, sia comunicata senza intermediari, senza filtri e distorsioni.
Noi lo vediamo di lontano questo conflitto, attraverso i media, i computer e i social network del villaggio globale, ma per conoscerla davvero occorre affidarsi all’antico, come questo messaggio in bottiglia, un piccolo video abitato da giovani volti stretti in un gioco più grande di loro, che in Siria muove legioni e sbaraglia destini. 
Il messaggio del video è semplice: non vuole spiegare, né ricercare torti e ragioni. Chiedono una cosa semplicissima quei volti bambini: la pace. Quella pace che per loro è ormai un passato e che per noi è scontato presente. E che tante forze osteggiano, demolendo ogni giorno le flebili speranze di giungere a un negoziato che chiuda il conflitto. Chiedono umana solidarietà questi ragazzi, che vediamo su banchi di scuola che potrebbero ospitare  i nostri figli; e le nostre povere preghiere. 
Questo video è stato già visionato in alcune scuole italiane. E ha avuto un certo riscontro, proprio per il suo messaggio semplicissimo, in fondo banale. E ha toccato cuori e menti. Vedere questi ragazzi, sentirli mentre raccontano della quotidianità della guerra che colpisce improvvisa e ruba furtiva le vite più prossime, non lascia indifferenti chi ha il cuore innocente e la mente aperta alla vita. 
Così si è immaginato un modo per dare una qualche risposta a questi ragazzi. Una risposta non politica, non ne siamo capaci né abbiamo la forza, ma umana, che in fondo ancora vale qualcosa. Far circolare questo video nelle scuole o in altri ambiti di ragazzi e i bambini italiani. Tra chiunque abbia voglia di conoscere il messaggio lasciato in una bottiglia da questi ragazzi siriani. E magari inviare loro una qualche risposta, tramite video o anche mail scritte da ragazzi e bambini italiani. Ci sono le leggi per questo, quelle che tutelano i bambini e che vanno rispettate chiedendo liberatorie e quanto altro serve. Ma è una piccola fatica che magari vale la pena, arricchisce. Insomma, c’è spazio e modo, per chi vuole, di dare il proprio piccolo, grande contributo. Un suggerimento, nulla più, affidato al cuore di chi leggerà queste righe, ma soprattutto di chi guarderà il volto dei ragazzi e dei bambini che abitano il video in questione e ascolterà i loro racconti che narrano di vite sospese ad un cielo benigno, che qualcuno ha voluto oscurare di bombe assassine. 
Chi vuole aderire alla proposta,  può far pervenire delle mail o dei video presso oraprosiria@gmail.com. A farle giungere in Siria penseremo noi.
Grazie.
Davide Malacaria