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domenica 4 settembre 2022

La commossa testimonianza da Aleppo degli Ospedali cattolici allo stremo


Venerdì 2 settembre 2022, l'ong AVSI ha promosso un convegno a varie voci, per verificare, a 5 anni dall'inizio del Progetto "OSPEDALI APERTI IN SIRIA" che cosa ha caratterizzato  l'intervento, per misurare quale è stato l’impatto nella vita dei siriani e nella comunità locale, per rendicontare come sono stati impegnati i fondi raccolti e per individuare possibili sviluppi futuri. 

Tra gli interessanti interventi , riportiamo la testimonianza della cara amica Suor Arcangela Orsetti, da 52 anni presente in Aleppo con le consorelle dell'Ospedale Saint Louis . Con grande verità e intensa commozione, suor Arcangela ha raccontato il dramma che sta travolgendo la popolazione siriana, oggi ancor più che negli anni di guerra, a causa della paralisi economica totale che subisce la Siria , soprattutto a causa delle sanzioni, del furto delle risorse naturali di cui il Paese sarebbe ricco , e della corruzione che sempre prospera nelle situazioni di estremo bisogno di beni primari.
Ringraziamo i testimoni e l'organizzazione AVSI che , con il sostegno della Santa Sede e di Paesi benefattori quali l'Ungheria, hanno permesso al popolo siriano di trovare un minimo di supporto nell'ambito sanitario siriano, a livello statale ormai annientato ( la sanità siriana prima della guerra rappresentava l'eccellenza dell'aerea medio-orientale!)
   Ora proSiria

Testimonianza di Suor Arcangela Orsetti

per il convegno sul progetto Ospedali Aperti in Siria, 02 09 2022


Sua Eminenza Cardinal Sandri

Sua Eminenza Cardinal Zenari

Diplomatici…

Benefattori, e voi tutti qui presenti,

Buongiorno da Aleppo!


Mi chiamo Sr Arcangela ed appartengo alla Congregazione delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, Congregazione fondata da Santa Emilia de Vialar a Gaillac, in Francia nel 1832.

La nostra presenza ad Aleppo risale al 1856, con due missioni differenti :

  • La scuola Jeanne D’Arc

  • E l'Ospedale St Louis

L’Ospedale in cui lavoro da più di 50 anni, è stato costruito nel 1905 per rispondere ai bisogni della popolazione, ed ancora oggi continua la sua missione.


È a nome della mia comunità e di tutti i pazienti bisognosi di Aleppo che hanno beneficiato del vostro contributo che vi dico un grande grazie per l'aiuto che ci avete dato in questi 5 anni. Oggi per noi è un'occasione per ravvivare la nostra speranza, perché la situazione che stiamo vivendo è sempre più disastrosa. 

Durante i lunghi anni della guerra, tutti hanno cercato di fuggire per evitare la morte, come molti dei nostri medici, infermieri e personale di servizio... Noi, invece, abbiamo deciso all'unanimità di rimanere nonostante le minacce ricevute, i pericoli, la paura, i sacrifici e tutto il resto, per essere solidali con coloro che non potevano partire e che, più che mai, avevano bisogno della nostra presenza.

Il nostro ospedale è rimasto aperto giorno e notte per accogliere i feriti che si presentavano, senza distinzione di religione. Li abbiamo aiutati per quanto possibile. La Provvidenza non ci ha mai abbandonato, grazie all'aiuto di diverse organizzazioni che sono venute in nostro soccorso. (Progetto 'Feriti di guerra, Maristi Blu, JRS, Caritas, i riti delle Chiese locali...).

Ma la nostra preoccupazione cresceva con il protrarsi del conflitto. La preghiera è stata la nostra forza per resistere e perseverare nella lotta quotidiana.

Il progetto Ospedali Aperti è stato una grande benedizione ed una toccante testimonianza per tutta la popolazione di Aleppo e soprattutto per i nostri fratelli musulmani che hanno capito che questa iniziativa è aperta a tutti, indipendentemente dalla religione. La voce che circolava tra di loro era: "Andate all'ospedale St Louis e vedete cosa fa la Chiesa per noi! 

Ha anche incoraggiato il nostro personale a rimanere nel Paese, che ha ricevuto un bonus in aggiunta al loro stipendio.

Inoltre, il vostro progetto ci ha permesso di acquistare le attrezzature mediche necessarie per un migliore servizio ai pazienti, perché durante la guerra molti dispositivi che erano fuori servizio non potevano essere riparati a causa della mancanza dei pezzi di ricambio e di tecnici qualificati. 

Siamo testimoni delle parole di gratitudine e di riconoscenza che i malati esprimono per voi quando lasciano l'ospedale in buona salute, spesso ci dicono: "Senza di voi non saremmo stati in grado di riprenderci, ci avete aiutato a riaccendere la speranza nei nostri cuori e a recuperare la nostra dignità". 

Oggi la guerra non è più quella delle armi, ma è molto più devastante e grave: è la guerra della fame, dell'accattonaggio, della corruzione, della penuria, della disoccupazione, e dell’inflazione della moneta che aumenta di giorno in giorno.


Le rigorose sanzioni in vigore da 11 anni stanno uccidendo lentamente la popolazione. Gli abitanti di Aleppo rimpiangono il periodo della guerra; rimpiangono di non aver preso la decisione di lasciare il Paese per rifugiarsi altrove... oltre alla miseria, la pandemia del virus Corona, la crisi economica in Libano e recentemente la guerra in Ucraina hanno aumentato il numero di persone affamate. Giorno dopo giorno, i prezzi dei beni di prima necessità salgono alle stelle, tanto che i poveri vengono privati di tutto... La gente non mangia carne da diversi anni. Vanno al mercato, si guardano intorno ma non riescono a comprare.... I cassonetti nelle strade sono diventati una fonte di cibo per i poveri. Ed è molto triste vedere il nostro personale così affamato da finire i vassoi dei malati, fenomeni impensabili prima della guerra! 

La Siria è un Paese lacerato e dimenticato, dove manca tutto:

  • manca l’elettricità (quando tutto va bene, il servizio elettrico è offerto solo due volte al giorno e per due ore)

  • manca il Gas (bisogna attendere almeno 60 giorni per avere una bombola di Gas)

  • scarseggia il gasolio per riscaldarsi (il nostro personale raccoglie i sacchi di plastica e sacchi delle flebo vuote per utilizzarle come combustible perché l’inverno è stato davvero duro.)

  • c’è penuria di benzina ( i trasporti pubblici sono diventati molto cari e sono quasi inesistenti)

  • e soprattutto c’è mancanza di pane, la gente è costretta a fare lunghe ore di coda per poter avere la loro razione quotidiana e adesso con la guerra in Ucraina, i forni sono chiusi ogni venerdì, perché non c’è farina sufficiente… il personale ci domanda regolarmente un pacco di pane… alimento di prima necessità per poter vivere, soprattutto i più poveri….

E dire che la Siria è ricca di petrolio, gas, grano e di cereali, ma è espropriato dei suoi beni, oggi vive nella miseria.


Il settore sanitario è in una situazione drammatica: ammalarsi è diventato dramma a causa della carenza di farmaci, del loro costo elevato come pure le cure mediche, i ricoveri e gli interventi chirurgici... sono diventati inaccessibili per la maggior parte della popolazione. 

Ci dispiace molto che proprio adesso, quando le persone hanno più bisogno di aiuto, il progetto ha tagliato e ridotto al minimo il suo contributo. Ci fa male il cuore vedere persone che se ne vanno con le lacrime agli occhi, dopo aver aspettato il loro turno, solo per sapere che sono state respinte.


Come donne consacrate attraverso la nostra presenza e la testimonianza della nostra vita ci sentiamo interpellate quotidianamente a incoraggiare a non perdere la speranza, a promuovere gesti di riconciliazione e di perdono, in particolare a esortare i cristiani e soprattutto i giovani a rimanere nella loro terra “Culla del Cristianesimo”

Siamo consapevoli che con la crisi mondiale e la guerra in Ucraina diventa difficile trovare risorse, ma vi preghiamo di non abbandonarci.


Concludo con le parole che il Papa ha rivolto ai membri del sinodo della Chiesa  Greco Melkita: Lunedì, 20 giugno 2022:

« Non possiamo permettere che anche l’ultima scintilla di speranza sia tolta dagli occhi e dai cuori dei giovani e delle famiglie!"  Con il nostro Papa Francesco, rinnoviamo la nostra supplica di non abbandonarci !!!!

Grazie per avermi ascoltato e preghiamo insieme per un mondo più fraterno!

Sr Arcangela Orsetti


mercoledì 10 novembre 2021

Dalle suore di Aleppo alla Chiesa di Roma : "Noi abbiamo diritto di vivere!"

Nel recente viaggio in Siria, il Cardinal Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha visitato l'Ospedale Saint Louis di Aleppo.   Ricordiamo che , durante l'occupazione dei quartieri est di Aleppo da cui 'i ribelli'' lanciavano sui quartieri in mano governativa mortai e bombole di gas ripiene di materiale esplosivo, anche sull'Ospedale St Louis sono cadute ben 7 bombe. Con le pallottole raccolte, suor Arcangela ha costruito segni di perdono e di offerta a Dio di tutto il male e la sofferenza subite dal popolo di Aleppo.   L'Ospedale oggi segnala il danneggiamento dell'apparecchio dello scanner toracico per i numerosi esami diagnostici effettuati, e per il quale le sanzioni internazionali non permettono di recuperare i pezzi di ricambio.  Le suore durante l'emergenza Covid, in Siria particolarmente virulenta in questi giorni, hanno continuato a visitare a domicilio i malati.

Riportiamo uno stralcio della testimonianza letta da suor Arcangela, religiosa italiana della Congregazione 'San Giuseppe dell'Apparizione' che gestisce l'Ospedale, pubblicato sul sito della Congregazione.

OraproSiria

Il Cardinale Sandri, insieme al Nunzio e al Consigliere della Nunziatura Apostolica, si sono quindi trasferiti all’Ospedale St. Louis, affidato alle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, terzo delle strutture inserito nel circuito “Ospedali Aperti” coordinato da AVSI insieme al Nunzio Apostolico. 

Dopo un breve giro tra i reparti salutando gli operatori radunati, il Prefetto ha sostato con i delegati di AVSI e le Suore dell’Ospedale. Toccante è stata la testimonianza di una religiosa di origine italiana, di cui si trascrivono alcuni stralci: 

“Siamo una Congregazione Religiosa femminile ad Aleppo dal 1856, chiamate allora dai padri Francescani per occuparsi della formazione delle giovani. Dal 1905 avevamo due missioni: la scuola Santa Giovanna d’Arco che abbiamo perso per la nazionalizzazione del 1967 e il foyer per le giovani universitarie, che attualmente è chiuso per un anno durante i lavori di ristrutturazione a causa delle numerose bombe che hanno provocato molti danni. Per rispondere alle esigenze della popolazione abbiamo costruito questo ospedale. La città di Aleppo è una delle più colpite dalla guerra e dai bombardamenti, ma noi abbiamo deciso di restare e non abbandonare questo popolo cui abbiamo scelto di donare la nostra vita. Sette bombe ci hanno colpito delle quali, soltanto 3 sono esplose, senza contare le pallottole. Grazie a Dio si è trattato soltanto di danni materiali. Noi e nostri medici hanno ricevuto delle minacce, ed alcuni di loro sono fuggiti. La guerra così lunga ha segnato le nostre vite. La grazia di Dio ha trasformato le nostre sofferenze in una occasione di crescita umana e spirituale. Ha rinforzato la nostra fede e i nostri legami in comunità. Abbiamo sentito la sofferenza del popolo e imparato a vivere dell’essenziale. Abbiamo fatto l’esperienza che la Provvidenza non abbandona mai, e lo abbiamo sentito nei momenti più critici. Il nostro ospedale è rimasto aperto notte e giorno per accogliere i feriti senza distinzione di fronte o di religione. Attualmente viviamo in una condizione al limite: né guerra, né pace! La guerra non è più quella delle armi, ma ben più minacciosa e più grave, quella economica. Le sanzioni sono devastanti, e non fanno che aggravare una situazione umanitaria già in agonia, con in più il vicino Libano pure instabile e in gravi problemi. Quello che le grandi potenze non hanno potuto ottenere con la guerra lo stanno ottenendo oggi con le sanzioni per ferire un popolo a poco a poco. Il nostro ospedale è un'oasi di pace, dove tutti possono trovare conforto fisico e morale. Grazie al progetto Ospedali Aperti e al Cardinale Mario Zenari stiamo andando avanti da tre anni. Il Coronavirus ha aggravato la situazione della popolazione, con molti malati che si sono presentati nelle urgenze, e la necessità di trasferirli in altre strutture perché non siamo dotati di strutture adatte, ma abbiamo seguito numerosi malati a domicilio. Come consacrate, attraverso la nostra presenza e la testimonianza della nostra vita, ci siamo sentite interpellate a promuovere gesti di riconciliazione e perdono, incoraggiando i cristiani a restare nella loro terra. Il popolo di Aleppo ha una grande fede! Con loro, noi crediamo che malgrado l’esperienza vissuta di una lunga notte oscura, la fiamma della speranza è restata accesa e brilla ancora, con la certezza nei nostri cuori che dopo le tenebre, la luce della verità risplenderà un giorno. Accanto alla preghiera però bisogna agire, bisogna scuotere e risvegliare le coscienze delle Autorità del mondo, non può essere punito un popolo, noi abbiamo diritto di vivere! Grazie a Papa Francesco e a Lei!”.

Non senza commozione si è concluso questo incontro, con una visita alla Chiesa e alla piccola cappella delle Suore: sia lungo i corridoi, che nei luoghi di preghiera, le Religiose hanno voluto trasformare i mortai e le pallottole raccolte lungo i mesi di combattimenti in oggetti per la preghiera: crocifissi, rosari, simboli cristiani, scritte invocanti la pace, segno dell’impegno del credente in Gesù, Principe della pace, a trasformare con la preghiera e la carità, come dice Isaia, le moderne lance in falci per un raccolto di riconciliazione e nuovo futuro.

martedì 22 maggio 2018

Aleppo dice addio a suor Marguerite, angelo dei malati per 50 anni




Commemorazione di Suor Marguerite

Suor Marguerite è nata il 3 giugno 1928 a Jezzine, in Libano, con il nome di Nadima Slim.
E' la quarta in una famiglia di 5 fratelli.
All'età di 8 anni, perde sua madre. Viene inviata all'orfanotrofio delle Suore di 'San Giuseppe dell'Apparizione' a Khan in Saida (Libano) per continuare la sua educazione.
Nel 1949, a causa di un problema alla schiena, viene mandata ad Aleppo per un intervento chirurgico di ernia del disco dal Dr. Henri Fruchaud. Dopo 3 mesi di convalescenza molto dolorosa, lei rimane qui e vi lavora per circa un anno. Durante questa esperienza, il Signore la chiama a dare la vita al servizio degli altri.

Nel 1950, entra nel Postulato e fa il suo Noviziato a Marsiglia, dove emette i suoi primi voti nel 1952 e riceve il mandato per la missione dell'ospedale di Aleppo. Data la giovane età, le sue qualità professionali ed umane, il dott. Fruchaud la prende come assistente in sala operatoria. Con lui, lavora giorno e notte per alleviare la sofferenza degli ammalati.
Nel 1958, pronuncia i suoi voti perpetui.
Nel 1963, viene inviata ad Attar in Mauritania, poi a Port Etienne (ora Nouadhibou); successivamente a Nouakchott dove lavora presso il dipartimento di chirurgia dell'Ospedale Nazionale.
Poi nel 1968, trascorre un anno a Lione. Date le sue capacità organizzative, viene rimandata all'ospedale di Aleppo per "un anno" con la missione di risollevare l'ospedale che era in difficoltà: un anno che invece si protrarrà fino ai suoi ultimi giorni.

Nel 1983, diventa Direttore dell'Ospedale e assumerà questa responsabilità cercando di fare di questo ospedale uno dei migliori della Siria: Ha introdotto e cambiato tutto ciò che era necessario per servire al meglio gli ammalati, ed anche i medici e il personale infermieristico. Non ha risparmiato alcuno sforzo per rinnovare l'attrezzatura e i diversi servizi. Cercava sempre il meglio senza alcuna considerazione per i costi finanziari.
Durante la guerra, nonostante le molte difficoltà, ha voluto con l'accordo di tutte le Sorelle tenere aperto l'ospedale e dare tutto il necessario per poter curare la popolazione e specialmente i civili feriti a motivo della guerra.
Era una donna di fede, che ha fondato la sua vita e la sua azione su Cristo. Ha tratto la propria forza e dinamismo dalla preghiera e nella meditazione.

Lavorare per la maggior gloria di Dio, adempiere la sua Volontà e favorire la Provvidenza, è stato per Suor Marguerite l'orientamento costante della sua vita.
La sua fiducia in Dio dentro l'insicurezza, il distacco da tutte le cose materiali, una devozione speciale per la Vergine Maria e per le anime del Purgatorio, ci hanno rivelato tutta la ricchezza di un'anima appassionata di Dio e di ogni uomo.
Durante la sua lunga malattia, ha mantenuto l'attenzione per l'ospedale e ha seguito tutte le attività con una mente ampia e con cuore aperto, per il bene dei malati e dello staff.

In sintesi:
UNA VITA INTERAMENTE DONATA A DIO E AL SERVIZIO DELLA POPOLAZIONE DI ALEPPO!
Per questo, rendiamo grazie a Dio e che la sua memoria e testimonianza di vita rafforzino la nostra Speranza e ci siano d'esempio e di slancio verso il futuro, per l'avvento del Suo Regno.

 Le Suore dell'Ospedale Saint Louis, Congregazione di San Giuseppe dell'Apparizione 

mercoledì 20 dicembre 2017

Lettera natalizia dall'Ospedale di Aleppo


Aleppo, 18 dicembre 2017

Cari amici,
quest'anno festeggiamo due anniversari: la nascita di Gesù Bambino e quello della liberazione di Aleppo.

Dopo un lungo silenzio, ci piace condividere la nostra vita quotidiana nel cuore di questa città lacerata, martirizzata ...
Dopo questi lunghi anni di guerra, Aleppo si sta risollevando, tornando al normale corso della vita nonostante la fatica di riprendere il suo ritmo prebellico, perché tutte le sue capacità produttive sono state ridotte, così come le infrastrutture. I suoi abitanti dipendono dall'aiuto esterno da ogni punto di vista.
Potete immaginare tutte le tracce indimenticabili che questa guerra ha seminato nei cuori e nelle menti di tutti gli abitanti, specialmente i bambini.

Dopo la sua riunificazione, la città vive in un clima di calma, ma alla periferia ci sono sempre i jihadisti che ci fanno sentire di tanto in tanto, e soprattutto la notte, i colpi di mortai e di cannoni.
Nonostante questo, notiamo che le persone non si arrendono: le strade vengono ripulite, i blocchi stradali sono quasi tutti eliminati, i negozi stanno iniziando a riaprire, molte famiglie stanno tornando nei loro quartieri per ritrovare le loro case e vivono lì, nonostante la loro totale spogliazione (niente porte, niente finestre, niente rubinetti, niente prese elettriche, tutto è stato rubato o saccheggiato).

L'inverno inizia, il freddo si fa sentire, l'acqua e l'elettricità sono migliorate considerevolmente, tranne che in alcuni quartieri dove le tubature dell'acqua e le centraline elettriche non esistono più ...

Il grande problema è che la vita è troppo costosa, il peso delle sanzioni che durano da oltre 6 anni sta diventando insostenibile, l'embargo impedisce l'importazione di attrezzature, macchinari, pezzi di ricambio ecc ... e questo lo sentiamo anche noi molto pressante.

I giovani continuano a fuggire dal Paese per non prestare il servizio militare, altri si rinchiudono nella loro casa per non essere reclutati, da cui consegue che manchino molti tecnici e manodopera.
Chiese, parrocchie, riti, enti di beneficenza locali e internazionali come Caritas, JRS, AED, sostengono i progetti di ricostruzione, (micro progetti, cesti alimentari), vari aiuti per incoraggiare i cristiani a rimanere e non perdere la speranza.

La nostra vita quotidiana nell'Ospedale continua a essere difficile, ogni giorno ci viene chiesto di rispondere alle richieste di pazienti che non possono permettersi di pagare per l'ospedalizzazione. Fortunatamente, le varie Organizzazioni già menzionate sopra aiutano a pagare le cure mediche a prescindere dalle condizioni sociali o religiose.
Una piccola consolazione !!!!: il 29 novembre, in occasione del quinto anniversario dell'inizio del progetto "I civili feriti della guerra", è stata proclamata la sua chiusura, essendo finita la ragione della sua esistenza: Aleppo è stata risparmiata, grazie a Dio, da atti di guerra da 11 mesi. Una cena in famiglia ha riunito i 3 partner del progetto: i medici dell'ospedale St Louis, le suore dell'ospedale e i membri del gruppo dei Maristi Blu. Il dr. Nabil Antaki ha presentato un Power Point che riassume la storia, lo spirito, i risultati e i finanziamenti del progetto. Poi tutti i partecipanti hanno ricevuto un certificato di apprezzamento e una medaglia commemorativa in argento con il logo del progetto su un lato e il logo dei Maristi Blu sull'altro lato.
Ecco la sua dedica: "Cinque anni di dono gratuito per prendersi cura di centinaia di feriti gravi e per salvare le vite di decine, una generosità illimitata nelle procedure mediche e chirurgiche gratuite da parte dei medici, un'assistenza infermieristica esemplare e un amore infinito da parte delle Suore e del gruppo infermieri, un finanziamento senza tetto e amministrazione impeccabile da parte dei Maristi Blu. In chiusura, vogliamo ringraziare Dio per il successo di questo progetto unico ed esemplare e la sua protezione per tutte le persone che vi hanno lavorato. "

Dio continua la Sua opera attraverso la nostra povera presenza. Dal 15 novembre abbiamo risposto al progetto iniziato nel nostro ospedale "Ospedali Aperti - Syria", voluto e incoraggiato da Papa Francesco e da Mons. Giovanni Pietro Dal Toso, segretario delegato del Dicastero per il servizio di sviluppo umano integrale, in collaborazione con il Nunzio Apostolico Cardinale Mario Zenari, che finanzia la cura dei bisognosi, l'acquisto di attrezzature mediche e un bonus salariale per il nostro personale. Questo è stato per loro un grande incoraggiamento per superare le loro difficoltà e soprattutto per rimanere! Questo progetto è in corso di sperimentazione da 3 mesi e dovrebbe durare 3 anni. Ciò ha creato nella città di Aleppo un grande passaparola, tipo telefono senza fili: “andate all'ospedale St Louis, vi curano gratuitamente !!!”.
È una gioia per noi, perché i poveri sono la nostra predilezione, ma ci dà un sovraccarico di lavoro e un rompicapo quotidiano per mancanza di posti, di personale qualificato e persino di Religiose. In un mese, abbiamo ricevuto circa 150 pazienti con questo progetto (senza contare gli altri pazienti !).

Cari amici, ecco il breve riassunto di ciò che abbiamo vissuto quest'anno.
Vi ringraziamo per la vostra vicinanza, il vostro sostegno e specialmente le vostre preghiere che ci hanno dato la forza e il coraggio di sopportare tutte le tempeste e i pericoli che abbiamo subito.
Una stella di speranza sorge sulla città di Aleppo per una Pace duratura, sia essa la nostra guida, la nostra strada per affrontare il nuovo anno e avere il coraggio di credere che con l'Emmanuel, Dio con noi, tutto diventa possibile.

La preghiera rimane la forza che ci unisce. Con tutto il mio cuore, vi abbraccio mentre vi auguro un buon Natale e un Buon, Felice, Santo anno 2018!

Sr. Arcangela
Ospedale St Louis, Aleppo

giovedì 14 settembre 2017

Le croci di suor Arcangela

 Aleppo, 14 settembre 2017
Festa dell'Esaltazione della Santa Croce

  Contemplando questo volto, con quelle scie di sangue, riviviamo la passione, una passione attuale, silenziosa, che si è consumata nel giro di sei anni di Via Crucis, con la guerra in Siria.
 I proiettili facevano un orribile fragore, cadevano senza sosta senza misurare dove arrivavano, ferendo persone di tutte le età, sembrava non avessero una meta da raggiungere.
 Quel Volto misterioso aveva una meta, è rimasto sempre lì, le cartucce ferivano i volti umani causando spesso la morte, ma Quel Volto è rimasto sempre lì, per un solo obbiettivo: rinnovare l'adesione di amore al Padre, di gridare con la Sua Voce "Perdona loro perché non sanno quello che fanno”.
 Quel corpo mutilato indica che era in mezzo al popolo Siriano, ne condivideva le lacrime, le ferite e l'attesa di una nuova speranza, che c'è... lo indica quell'unico braccio rivolto verso il Cielo.
 Quel volto delicato sereno, quel corpo insanguinato, ha raccolto, come i proiettili, il grido degli innocenti, ridando perdono, amore e speranza.
  Buona festa della nostra salvezza, in Cristo Crocifisso dimora la nostra forza!
Suor Arcangela, ospedale Saint Louis - Aleppo 

Chi è suor Arcangela:  "Ad Aleppo, Siria, suor Arcangela Orsetti coltiva una forma di arte dal riciclo che potremmo definire anti-bellica. Religiosa lucchese delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione, vive nella città siriana da più di 40 anni e con cinque consorelle gestisce l’ospedale Saint Louis. Nel suo inesistente tempo libero in lunghi anni di guerra, suor Arcangela si è ingegnata a «trasformare oggetti di morte in simboli di vita e riscatto». Un enorme bossolo metallico contiene un ramo d’ulivo. Le mani della suora («fervide come la sua fantasia», osserva sorridendo suor Thèrese) hanno unito proiettili a formare scritte di pace in varie lingue, simboli cristiani classici, rosari, una colomba. Arredi sui muri e sulle finestre dell’ospedale. Pezzi di ordigni e ferraglia assortita si sono trasformati in portacandele, assai utili in questi ultimi anni di black-out, quando l’ospedale era interamente affidato al generatore a diesel – e nelle settimane più difficili non arrivava nemmeno quello, in città..... ( leggi qui : http://oraprosiria.blogspot.it/2017/06/suor-arcangela-e-le-altre-le-eroine-di.html  )

domenica 11 giugno 2017

Suor Arcangela e le altre: le eroine di Aleppo

mons. Antoine Audo vescovo caldeo di Aleppo e presidente di Caritas Siria:
"In questi anni di guerra le donne sono state vere eroine.

 Non vedo direttamente un intervento sociale o politico delle donne: non si trova questo in Siria, a causa della struttura del Paese, ma penso che la donna sia simbolo della “resistenza” della vita. La donna è dignità, la donna è continuità; capace di soffrire e di rimanere in piedi, di stare accanto alla famiglia e ai bambini. Per me la donna è veramente un’eroina nella guerra in Siria.

di: Marinella Correggia da Aleppo
L'Ordine.La ProvinciadiComo,  4 giugno 2017

A Herat, nell’Afghanistan occidentale, il supervisore dell’organizzazione di sminatori Said Karim aveva allestito un «museo degli orrori»: esemplari delle migliaia di mine, granate e altri ordigni estratti e disinnescati nella bonifica dei suoli restituiti alla vita. Il museo voleva aiutare la memoria post-bellica. Era fiorente anche l’attività di un fabbro che ricavava zappe e vanghe dai rottami ferrosi.

Forgeranno le loro spade in vomeri.
Ad Aleppo, Siria, suor Arcangela Orsetti coltiva una forma di arte dal riciclo che potremmo definire anti-bellica. Religiosa lucchese delle suore di San Giuseppe dell’Apparizione, vive nella città siriana da più di 40 anni e con cinque consorelle gestisce l’ospedale Saint Louis. Nel suo inesistente tempo libero in lunghi anni di guerra, suor Arcangela si è ingegnata a «trasformare oggetti di morte in simboli di vita e riscatto». Un enorme bossolo metallico contiene un ramo d’ulivo. Le mani della suora («fervide come la sua fantasia», osserva sorridendo suor Thèrese) hanno unito proiettili a formare scritte di pace in varie lingue, simboli cristiani classici, rosari, una colomba. Arredi sui muri e sulle finestre dell’ospedale. Pezzi di ordigni e ferraglia assortita si sono trasformati in portacandele, assai utili in questi ultimi anni di black-out, quando l’ospedale era interamente affidato al generatore a diesel – e nelle settimane più difficili non arrivava nemmeno quello, in città.
«Ho cominciato all’inizio della guerra, perché erano piovuti sulla terrazza dell’ospedale, in giardino e nei dintorni proiettili e pezzi di mortaio sparati dai musallahin (così in arabo sono definiti gli uomini armati che non fanno parte di un esercito regolare, ndr). Poi il personale ospedaliero, visto cosa stavo facendo, nel tragitto fra la casa e qui ha cominciato a raccogliere per me pezzi non pericolosi».
L’ospedale nasce nel 1912, ma le prime suore arrivano in Siria dalla Francia nel 1856, a dorso di asinello. Sono obbligate a partire durante la prima guerra mondiale. Ma durante quest’ultima guerra mondiale a pezzi, le suore di San Giuseppe non si sono mai mosse da Aleppo in questi anni di pericolo talvolta estremo, a partire dal 2012: «Mi dicevano: “Tu che non sei siriana sei rimasta qua mentre tanti sono andati via”. Del resto, Gesù ci ha detto “non c’è gioia più grande che donare la vita per coloro che amiamo. E io amo questo popolo. E poi San Giuseppe là sul tetto ci ha protetti al meglio», dice semplicemente suor Arcangela.
Sul cellulare conserva foto per lei preziose: un sacerdote ortodosso grande e grosso le regala una rosa mentre lascia l’ospedale, guarito; un bambino calzolaio fa i compiti per terra fuori da un portone; una donna pulisce verdure sul balcone di casa, niente di speciale se non fosse che tutto intorno sono rovine.
Negli ultimi anni, di guerra, ad Aleppo «abbiamo sofferto, sì, e rischiato; non andavamo nel rifugio, nelle ore più pericolose, per rispetto verso gli ammalati in corsia». Al Saint Louis, il programma «Feriti di guerra» portato avanti insieme all’organizzazione dei Fratelli Maristi ha curato negli anni centinaia di persone. Si calcola che nel Paese gli amputati di guerra siano ormai 30mila. E in questa parte occidentale di Aleppo, che essendo sotto il controllo governativo non è mai stata sotto i riflettori internazionali, 15mila persone sono morte dal 2012 colpite dai razzi, dalle esplosioni, dalle bombole del gas ripiene (chiamate «bombe dell’inferno») lanciate dai jihadisti asserragliati in Aleppo Est; là, interi quartieri sono distrutti da una guerra i cui fronti erano ravvicinati, dentro la città.
Al primo piano del Saint Louis, suor Lydia cura fra gli altri un uomo al quale - a causa di una mina - è stata tagliata una gamba; l’altra è in brutte condizioni; «oggi è meno depresso, perché dopo un mese lontano dalla famiglia ha rivisto moglie e figlia». Se le si chiede «Che cosa vorrebbe dire o chiedere all’Occidente?», la suora libanese aggrotta la fronte e risponde secca: «Sì, da anni ho una domanda: come mai lì da voi combattete gli integralisti e qui li avete aiutati, se non lo fate ancora? Sono gli stessi, con altre etichette».
Mirna detta Mimì è una aiuto infermiera etiope, di Addis Abeba, «vicino all’aeroporto» precisa. Lavora nell’ospedale da 10 anni per mandare denaro a casa. Come hai fatto in questi anni, quando tutta la notte anche quest’area di Aleppo era bersagliata di colpi e scossa dalle esplosioni? «Certo la vita non è stata facile, ma non ho avuto molta paura». E adesso, che era arrivata una parvenza di normalità, ecco il presidente statunitense con i suoi missili…«Trump, crazy!», taglia corto Mimi. 
Anita è filippina; faceva la domestica presso una famiglia abbiente che è partita lasciandola come custode della casa; là si annoia, così arrotonda venendo ad aiutare in cucina. Nel corridoio passa, sorridente sotto il velo, una lavoratrice indonesiana appena arrivata. Per compensare qualcuno che ha lasciato Aleppo. Il personale non siriano è sempre più necessario, anche se, pagato in dollari, costa adesso di più; il cambio lira siriana-dollari è stato sconvolto dalla guerra.
Come tutta l’economia. E su questo crollo si innestano, come un cauterio su una gamba di legno, le sanzioni economiche occidentali contro la Siria. Il loro effetto ce lo spiega suor Thérèse, percorrendo un’ala vuota dell’ospedale: «Il cateterismo cardiaco è in questo momento fuori uso; finché non avremo i pezzi di ricambio richiesti». Il fatto è, dice la libanese suor Samia, che «per esempio, un’attrezzatura dalla Germania che prima arrivava direttamente in aeroporto e andavamo a sdoganarla, ora deve arrivare a Dubai, poi a Beirut, poi fin qua via terra. Sempre che non si perda». Eppure, le sanzioni non riguardano le attrezzature sanitarie…«sarà, ma si ripercuotono su tutto, lo sperimentiamo noi», conferma la religiosa.
La Siria è una grande produttrice di farmaci, ma non di certe apparecchiature mediche, e non è per oggi l’indipendenza economica in quel campo. Forse potrebbe andare un po’ meglio nel settore energetico. Sui tetti a terrazza dell’ospedale, vicino alla statua di San Giuseppe ecco i pannelli solari termici per il riscaldamento dell’acqua. Ne è dotata anche la vicinissima moschea. Sotto, nelle strade, semafori e rotonde funzionano con il fotovoltaico. Forse le nuove energie avranno un posto nella ricostruzione della Siria.
Ma, intanto, «la guerra non è certo finita», dice suor Samia. I colpi di cannone che si sentono in lontananza lo confermano. Dice Suor Arcangela: «Il percorso per una duratura pace è ancora lungo; i fronti aperti sono tanti». 
In una lettera ai benefattori scritta in piena guerra, le responsabili dell’ospedale scrivevano: «I grandi del mondo vogliono non la pace ma i loro interessi geopolitici ed economici. E la sofferenza è raddoppiata per la disinformazione sui vostri media, che ci arriva fin qua».

venerdì 3 febbraio 2017

Lettera dall'ospedale S Louis di Aleppo al gelo e assetata


E' vero che Aleppo è stata liberata da oltre un mese, e questo ci permette di vivere in pace e sicurezza. Si tratta però di una fragile pace, perché nella periferia di Aleppo i jihadisti sono sempre lì e pronti ad attaccare la città. Possiamo sentire di tanto in tanto colpi di cannone (hanno missili di 40 km di gittata).
In Aleppo città le difficoltà continuano, e continuano in modo drammatico: niente acqua da tre settimane, l'elettricità non parliamone, non la vediamo da mesi, olio combustibile e bombole di gas sono introvabili e quando li troviamo costano troppo, fa un freddo cane (-5 di notte), le persone non hanno nulla per riscaldarsi, ad alcuni fortunati le coperte sono distribuite da varie organizzazioni che fanno di tutto per migliorare questa situazione. Personalmente vi posso dire attraverso la testimonianza diretta del nostro personale di servizio, essi si riscaldano bruciando bottiglie di plastica, cartoni di farmaci che prendono con loro al momento di lasciare l'ospedale. Per questo abbiamo ammucchiato il cartone da dar loro e fornito coperte, per evitare che abbiano problemi respiratori soprattutto per i bambini a causa del fumo tossico della plastica. Bisogna dire poi che la maggior parte delle persone così come il nostro staff, sono sfollati e nelle abitazioni non vi sono più riscaldamento o installazione di gas...
Da 20 giorni è totale mancanza di acqua, una situazione ancora peggiore di quella vissuta negli anni scorsi quando i miliziani interrompevano la fornitura d'acqua dalla centrale di pompaggio di Suleiman Halabi a loro piacimento; adesso il problema è che il canale che riempie il fiume che attraversa Aleppo è stato totalmente tagliato da ISIS molto vicino al lago Assad e le cisterne non vengono più rifornite.
Che dire delle persone che vivono nelle tende? E' ben triste, perché prima della guerra c'erano sì dei poveri in Aleppo, ma non c'era la miseria, nessuno moriva di fame o di freddo. Questa guerra ingiusta ha distrutto un paese per niente .... La Siria non sarà più come prima, chi potrà ricostruirla, ricostruire anche l' Uomo ?
Noi cerchiamo di guarire lo spirito e le ferite che sanguinano ancora .... Il tempo le guarirà, ma le cicatrici rimangono, per ricordare tutte le sofferenze che hanno sperimentato.
Ma vi posso assicurare che le persone che incontriamo hanno grande fede, e la Speranza non è morta, perché vediamo intorno a noi che la vita sta tornando lentamente. In effetti, gli impiegati delle strade stanno cercando di riportare la città pulita, rimuovono i blocchi stradali, e le persone riparano i loro negozi come possono ... ESSI VOGLIONO VIVERE! E noi continuiamo a mettere tutte le nostre forze per incoraggiarli e andare avanti con fiducia!
I nostri giorni sono molto pieni, abbiamo un sacco di pazienti, e la mancanza di personale si sente tanto... ..

Con tutto il cuore vi abbraccio e vi chiedo di ricordarci nella preghiera,
 suor Arcangela, ospedale San Louis
Aleppo, 2 febbraio 2017

È possibile inviare aiuto per emergenza freddo attraverso il Progetto 'Riscaldiamo Aleppo':
http://www.aiulas.org/i-nostri-progetti/riscaldiamo-aleppo/

mercoledì 21 dicembre 2016

Suor Arcangela da Aleppo "il Natale di quest'anno per il piccolo resto dei Cristiani Aleppini è nel segno della libertà"

Aleppo, 20 dicembre 2016

Carissimi amici,
tra pochissimo tempo, il Signore sarà qui per annunciare la PACE agli uomini che Egli ama! Sì, Dio viene nella nostra storia per liberarci dalla schiavitù che noi abbiamo vissuto, per mettere la Sua tenda in mezzo a noi e condividere la nostra vita, guarire le nostre piaghe, curare le nostre ferite e donarci una nuova vita.

Questa vita nuova, cari amici, veniamo ad annunciarvela perché da alcuni giorni la città di Aleppo è stata liberata e la nostra gioia con quella di tutti gli Aleppini è grande! Perché cinque anni di guerra, assediati dai jihadisti e sotto il terrore delle bombe che cadevano di giorno e di notte, hanno reso il nostro quotidiano molto difficile.

Cinque anni in cui Aleppo ha subito il martirio nel silenzio dei media, o quando i loro articoli e i loro reportage erano impastati di menzogne ... fino ad oggi.
Cinque anni in cui nell' ovest di Aleppo, dove siamo, abbiamo resistito agli attacchi dei jihadisti con mortai, con le bombole di gas, coi razzi Grad, volutamente mirati su scuole, ospedali, chiese e moschee. Interi quartieri sono stati distrutti e le persone sono state costrette a traslocare per evitare la morte. Il nostro personale ogni mattina ci ha raccontato come era trascorsa la notte nei loro quartieri nella paura ... senza dormire e tutto ciò quasi ogni giorno !!!!
Cinque anni in cui abbiamo combattuto quotidianamente per cercare di fortificare la loro Speranza dicendo loro con le parole di Isaia: "Prendete coraggio, non temete, Dio mantiene la sua promessa, Lui stesso verrà e ci salverà."
Ecco, il giorno per noi è arrivato, l'attesa è stata lunga, ma Dio ha mantenuto la sua promessa: Egli ci ha protetto, Egli ci ha salvato, Lui ci ha liberato!

Per noi personalmente, religiose che abbiamo scelto di restare in mezzo a questo popolo, questi cinque anni di guerra hanno fatto crescere la nostra Fede, la nostra Speranza si è fortificata, e la nostra fiducia nella Provvidenza è aumentata. Soprattutto, abbiamo sentito la vicinanza e la comunione con tutte le nostre comunità, e con i nostri amici e benefattori siamo diventati un solo corpo che ci ha permesso di perseverare e mantenere la nostra Presenza in mezzo a questa popolazione, martoriata sotto tutti i punti di vista.

A tutti ed a ciascuno di voi, vogliamo dire un grande grazie per tutti questi gesti di solidarietà fatta di pensieri e di preghiere.
Continuate a pregare per noi, per questo popolo, perché ora un'altra dimensione della nostra presenza è necessaria: ci attende la ricostruzione dell'uomo a tutti i livelli: spirituale, umana, fisica, e ci è chiesto di essere degli strumenti di riconciliazione e di perdono.
Il Natale di quest'anno per noi e per il piccolo resto dei Cristiani Aleppini è nel segno della libertà. Con noi, ringraziate il Signore, uniamo il nostro canto con gli angeli di Betlemme: " Gloria a Dio nell'alto dei cieli, e Pace sulla terra agli uomini che ama! "

Col nostro affetto e la nostra riconoscenza, vi auguriamo :
un gioioso Natale e un felice e Santo Anno 2017!

Suor Arcangela,
ospedale Saint Louis di Aleppo

il quartiere Aziziyeh festeggia il Natale 2016

E' commovente questa lettera che ci giunge da una suora che svolge la sua opera in un Ospedale di Aleppo. Commuove, perché ci tocca e ci fa riflettere sulla fede loro e sulla nostra, spesso così fragile e superficiale.
Ci commuove ma al tempo stesso è stridente: stride con quasi tutto ciò che leggiamo e ascoltiamo dai nostri TG, Gr, giornali e servizi, che invece di ascoltare le voci di chi sta lì, in mezzo alla gente, non fanno altro che ripetere i soliti mantra.
Siamo amareggiati, perché noi, occidentali, gente cresciuta a pane e Vangelo (almeno gli anziani tra noi) divulghiamo e amplifichiamo con i nostri media (anche cattolici!), le menzogne che ci vengono raccontate dall'inizio di questa sporca guerra. Menzogne sulla genesi del conflitto, sulle parti in conflitto, menzogne sulle vittime e sugli aguzzini, menzogne sulle cause della sofferenza dei civili ... Potremmo continuare per pagine e pagine a descrivere l'enorme e tragica mistificazione alla quale ci hanno sottoposto e continuano a sottoporci.
Se Dio vuole, però, in Siria, in Iraq e in queste terre dove il cristianesimo è nato, continuano ad esserci Pastori con l'odore delle pecore che non temono di gridare forte, dovunque essi siano chiamati a parlare, la pura e semplice verità. La verità di una guerra combattuta per procura da una miriade di gruppi jihadisti, voluta dalle vicine potenze regionali del Golfo , sostenuta dai loro alleati occidentali (USA. UE, Turchia) che mirano a distruggere secoli di pacifica convivenza per dividere una nazione sovrana, depredarne le risorse attraverso un cambio di regime, instaurare una forma statuale islamista.

Grazie quindi a Suor Arcangela e tutti i Religiosi che come lei si spendono per aiutare la popolazione di Aleppo (come di altri luoghi), senza fare distinzioni tra Cristiani o altre confessioni, e grazie di fare piazza pulita di tutta la disinformazione, anche in queste ore imperante.

Grazie Suor Arcangela e Buon Natale a lei e a tutti gli Aleppini che le sono affidati! 
da OraproSiria

venerdì 12 agosto 2016

Appelli di pace ed emergenza umanitaria 'selettiva'

Ringraziamo Dio:  
le suore della Congregazione di S. Giuseppe dell'Apparizione che gestiscono l'Ospedale S. Louis di Aleppo smentiscono la notizia (apparsa oggi su quotidiani cattolici)  che il loro Ospedale è stato colpito da bombe e che una o due suore siano rimaste ferite. 




Piccole Note, 11 agosto 2016

E così, dopo tanta attesa, disturbata da un fallito colpo di Stato in Turchia tentato proprio per mandare all’aria questo impossibile riavvicinamento, Putin ed Erdogan si sono incontrati. 
Un incontro che chiude i mesi di gelo, seguiti all’abbattimento di un velivolo militare russo da parte dei turchi, al quale Mosca aveva risposto emanando sanzioni durissime contro Ankara. 
Proprio le sanzioni russe sono state al centro dei colloqui: saranno gradualmente sollevate, ma, cosa molto più importante per Ankara, sarà ripristinato il progetto Turkish Stream, la nuova via del petrolio russo diretto in Europa.

E però sulla crisi siriana, il vero nodo da sciogliere per dare effettiva valenza ai rapporti tra i due Stati e per dare una speranza di stabilità alla regione, le divergenze sono ancora tutte la sciogliere.  
Significativa la sintesi delle rispettive agenzie di stampa: se quella turca, Anadolu, accenna solo a una convergenza non meglio specificata su un «obiettivo finale» (si immagina di pace), Ria Novosti dettaglia che la questione siriana sarà messa a tema in prossimi incontri, che si terranno tra i rispettivi ministri degli Esteri e dirigenti dei servizi segreti.  
Purtroppo a complicare la diatriba è la complessità della crisi siriana: i tanti attori regionali e locali ne fanno una vera e propria guerra mondiale.
Una guerra dalla quale si può uscire solo attraverso un compromesso tra Mosca e Washington. 
Compromesso che, però, finora, sembrava dover tagliar fuori la Turchia, uno dei protagonisti della crisi, dal momento che gli Stati Uniti, garanti del fronte anti-Assad, erano più propensi a favorire i loro alleati sauditi (e in generale il fronte sunnita), piuttosto che accondiscendere alle mire territoriali di Ankara.  
Ciò perché sia per Washington che per Israele, convitato di pietra di questa guerra, è sempre stato prioritario rafforzare l’asse anti-Iran piuttosto che accondiscendere alle mire territoriali turche sul suolo siriano.  
Da questo punto di vista, l’incontro tra il sultano turco e il nuovo Costantino,  avvenuto nell’omonimo palazzo di San Pietroburgo, spariglia le carte: se è vero che non è possibile chiudere la crisi siriana solo attraverso un accordo tra i due convenuti, è però possibile che Putin sia in grado di offrire a Erdogan quei benefici che invano il sultano ha preteso dai suoi alleati Nato, frenati dall’ossessione anti-iraniana. 
Putin ha molto da offrire, non solo direttamente, ma anche attraverso i suoi alleati nella regione: dall’Iran ai Paesi caucasici, area di vitale importanza per gli interessi turchi.

Vedremo gli sviluppi, purtroppo complicati dalle elezioni americane. I neocon, ormai certi dell’elezione della loro beniamina Hillary Clinton, stanno già progettando un futuro di bombe: sulla Siria come sull’Iran. In questo clima è ardua ogni possibile chiusura della crisi. 
Anzi, il prolungamento del conflitto è vitale per chi crede che la Clinton alla Casa Bianca saprà ribaltare la situazione che vede oggi Assad e i suoi alleati in vantaggio.

E per prolungare il conflitto si usa di tutto: non solo armi e miliziani, ma anche, e soprattutto, la propaganda.  
In particolare l’emergenza umanitaria, mai come in questa crisi utilizzata a scopi militari: ogni volta che sembra che la vittoria arrida alle forze lealiste, l’Onu e altre agenzie umanitarie lanciano appelli disperati sulle condizioni umanitarie del popolo siriano, completamente ignorate quando a martellare sono le forze del terrore anti-Assad.

È accaduto anche su quest’ultima decisiva, battaglia di Aleppo. Grazie all’appello dell’Onu, in parte accolto dalla Russia, le forze anti-Assad possono rifiatare, ricevere aiuti umanitari (come ad esempio le bombole di gas usate per massacrare i civili della parte opposta della città), come anche  armi e munizioni.   
Così il gioco al massacro potrà continuare per altri mesi. Quanto basta per rinfocolare le speranze dei neocon, ai quali serve prolungare il conflitto fino a che la loro protetta non siederà alla Casa Bianca. Per questi ambiti vale alla lettera il titolo di un noto film di Alberto Sordi: finché c’è guerra c’è speranza.

venerdì 4 dicembre 2015

Avvento 2015 ad Aleppo: da 5 anni sotto le bombe...

Aleppo si svuota ogni giorno un po' di più dei suoi abitanti:  lettera di Suor Marguerite Slim


Aleppo, 18 novembre 2015

Cari benefattori,
Orrore e speranza convivono nel nostro mondo. Ora è il vostro turno di essere colpiti e, avendolo vissuta, noi conosciamo la misura della vostra sofferenza. Condividiamo il vostro dolore, piangiamo la perdita di tanti giovani. Preghiamo per tutte le vittime e le loro famiglie, e anche per gli autori di tali orrori.

Nonostante questo contesto, vorremmo dire un grande ringraziamento insieme con la comunità di Azzizié, per avere ancora una volta risposto alla nostra chiamata, che ci aiuta a continuare a fornire assistenza nelle migliori condizioni possibili ai malati e ai feriti di guerra che riceviamo.  Non abbiamo mai dubitato della vostra generosità, ma ancora una volta siamo stati colpiti per la vostra vicinanza e il vostro affetto a questa missione, che è opera di Dio.  A tutti e a ciascuno individualmente, assicuriamo la nostra preghiera chiedendo al Signore di donarvi per la misura del vostro cuore e che porti a compimento tutti i vostri progetti.

Che cosa dirvi della nostra vita quotidiana e della vita della gente?
Le carenze continuano .... L'acqua è sempre razionata, per fortuna ci sono pozzi in chiese o moschee per raccogliere l'acqua quando i tagli sono troppo lunghi, e da 25 giorni non abbiamo avuto neanche un'ora di elettricità al giorno. (Normalmente, quando le cose vanno bene abbiamo un'ora al giorno!)

La strada principale che porta ad Aleppo è stata chiusa per due settimane dai ribelli ... E' stata riaperta dall'esercito siriano negli ultimi giorni, il che ha permesso di far arrivare cibo, gasolio, benzina e medicinali ... ma purtroppo a prezzi esorbitanti. L'apertura della strada ha anche permesso l'arrivo dell' UPS che abbiamo aspettato a lungo.  In questo momento gli ingegneri stanno cercando di montarlo.

Nonostante l'ottimismo della popolazione da quando sono iniziati i bombardamenti della Russia sui ribelli, nulla è cambiato nella vita quotidiana, così che la gente continua a lasciare il paese.  Molti dei nostri medici specialisti, dei nostri interni, dei nostri tecnici medici così come il piccolo personale di servizio lasciano o si stanno preparando a partire ....  Aleppo si svuota ogni giorno un po' di più dei suoi abitanti!

In un quadro così, per la grazia di Dio noi perseveriamo e resistiamo con la nostra presenza e la nostra testimonianza di vita!

Insieme, continuiamo a pregare nella fiducia che il Signore viene a visitarci e che Egli ci donerà la Pace, nella giustizia e nella verità.

Suor Marguerite Slim
Responsabile e Direttore dell'Ospedale St. Louis, Aleppo

(L’Œuvre d’Orient ha finanziato il generatore che alimenta il nuovo scanner dell'ospedale per superare le numerose interruzioni di corrente).
  

4 dicembre: san Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa
nacque a Damasco in Siria, nel 676 circa.
Qui la Catechesi di Papa Benedetto su questo santo:
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090506.html

"Questo è il quinto anno che celebriamo il Natale sotto le bombe" Arcivescovo Jeanbart


Natale 2015

Cari amici,
ecco, da cinque anni si celebra la festa della Natività sotto le bombe.  
Non so se molti tra voi hanno potuto vivere questa esperienza tanto triste e deprimente? Ma devo assicurarvi, è doloroso dover passare questi bei giorni, tanto attesi ogni anno, nel bisogno e nella insicurezza, senza acqua o elettricità e inoltre tagliati fuori dal mondo per un severo e ben stretto embargo . Un motivo in più per me per uscire da questo recinto, anche solo qualche minuto per avere una boccata d'aria fresca e piacevole scrivendovi queste parole che vengono dal mio cuore e che vorrei riempire di tutto l'affetto che nutro per voi!

Devo dire, ho avuto una grande pena nel conoscere la grande disgrazia che ha colpito i nostri fratelli innocenti in Francia e chiedo al Signore di risparmiare all'Europa questa prova infernale; l'esperienza che viviamo qui, a causa dei terroristi, è terribile per non dire amara e insopportabile. Non la auguriamo a nessuno, nemmeno ai nostri nemici, sono sempre gli innocenti che pagano. Dio onnipotente abbia misericordia di noi tutti, e faccia regnare l'amicizia tra gli uomini, la pietà nei cuori e la pace tra i popoli della terra.

Nonostante tutto, noi continuiamo in questa situazione più difficile che mai ad affrontare la tempesta che colpisce i nostri poveri fedeli, ridotti all'indigenza e direi anche alla miseria.  Facciamo tutto il possibile per sostenerli e aiutarli in questa avversità che li colpisce senza pietà. Ci sforziamo di stare al loro fianco per alleviare le loro sofferenze e dare loro coraggio. I nostri programmi di aiuto umanitario vanno avanti. Oltre alle sovvenzioni finanziarie, offriamo a migliaia di persone borse di studio, cure mediche e cesti di viveri e prodotti sanitari.  Abbiamo lanciato quest'anno un servizio di fornitura di acqua nelle case e per molte famiglie disagiate siamo riusciti ad installare trecento serbatoi da 500 litri che consentono loro di avere una fornitura di acqua disponibile e in più un team di giovani è stato incaricato di rifornire con acqua potabile a casa i più vecchi. Molte famiglie povere possono simultaneamente essere collegate ai circuiti dei generatori che distribuiscono energia elettrica agli iscritti.  Abbiamo appena lanciato poco tempo fa un centro di formazione professionale per i mestieri dell'edilizia e di impresa di restauro di molte case danneggiate a causa dei bombardamenti. Mille famiglie hanno beneficiato quest'anno di aiuto per acquistare il gasolio per scaldarsi. 
Se dovessi continuare l'elenco sarebbe lungo, quindi preferisco fermarmi qui a dire che è grazie a voi e alla generosità dei benefattori, il mio staff ed io non eravamo in grado di fare tutto ciò che è stato fatto per alleviare le sofferenze di migliaia di cristiani presi in ostaggio in casa propria .

In questi giorni benedetti, sicuramente penseremo a voi e alla bontà che avete dimostrato verso di noi continuamente in questo momento di grande prova. 
Con tutto il cuore vi auguriamo un Buon Natale e un buon Anno 2016 pieno di salute e di gioia serena! 

+ Jean-Clément JEANBART " 


    (traduzioni OpS)