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venerdì 10 aprile 2020

L'augurio pasquale delle Monache della Siria


Carissimi,
  davanti a questa Quaresima e questa Pasqua, scrivere un augurio… a partire da cosa? Dalla nostra situazione in Siria? Parlare ancora una volta di tutto il sistema di manipolazione dell’informazione, delle contraddizioni tra il voler aiutare un popolo e sottoporlo ancora -anche con l’epidemia- a sanzioni?
Parlare delle difficoltà della vita, ora che il dollaro si cambia a 1300 lire, ora che il Libano è crollato e con esso i risparmi di molti siriani, ora che questa cosiddetta pandemia sta bloccando tutto anche qui come ovunque nel mondo ?

In questo tempo siamo stati aiutati, grazie a Dio, da molte riflessioni a dare un valore profondo a quanto sta accadendo, a cogliere l’occasione, l’invito, ad una Quaresima più profonda, che si ponga davvero davanti alla domanda essenziale. La solitudine forzata, la precarietà dell’esistenza, ci mettono davanti alla domanda: se si muore così in fretta, così all’improvviso, allora cos’è la vita? E come viverla “bene”, approfittando di ogni attimo, di ogni possibilità?
Non si può rispondere a questa domanda se non si accetta la precarietà dell’esistenza. Accettare che questa vita non è infinita può farci incontrare l’esperienza che la morte è un portale su una vita più piena, più totale, eterna.

Tra la nostra gente siriana, questo senso dell’esistenza in Dio - vita e morte - lo abbiamo sentito così vitale, così semplice, così senza bisogno di parole: “Siamo nelle mani di Dio”, è la frase comune.
Altrimenti, come accettare la morte di tanti figli? E continuare con forza a vivere?
Sapienza di vita, che è ben diversa dalla rassegnazione passiva, e per noi cristiani ancora di più.
Perché nessuna 'commissione per le fake news' potrà bannarci l’annuncio più importante. C’è una news che nessuno potrà cancellare più, per quanto incredibile possa sembrare: “Al Masih qam ! haqqan qam!”  “Il Signore è risorto, è veramente risorto !”.

Ecco, bene, allora consoliamoci…stiamo tranquilli. Accettiamo tutto”....  No, niente affatto. La Resurrezione di Cristo ci sveglia, ci rende desti, ci sospinge sulle strade del mondo (anche quando siamo in un monastero, sì).  E’ ora di svegliare le coscienze, di destarci.. Giorni gravi si stanno preparando, “sono” già qui...Ce ne accorgiamo?
Apriamo gli occhi, perché la Risurrezione di Cristo ce ne dà la forza.

Tanti ci scrivono che in questa situazione forzata comprendono meglio le 'risorse' di una vita nascosta, della scelta monastica. Certamente, ma poiché i monaci sono 'coloro che vegliano', ebbene, destiamoci.
Con serietà, con responsabilità. Ma anche con speranza. C’è già chi ha vinto il mondo e le forze del male…
  Ecco la Buona Pasqua, nel Signore Gesù Cristo.

     Le vostre sorelle trappiste di Azeir

P.S. una piccola nota di cronaca. Dopo tanti mesi senza cappellano e con 'Messa precaria', dalla fine di febbraio abbiamo con noi un sacerdote siriano che per tanti anni ha vissuto in Italia, Padre Massimo.
Ora che molti ne sono privati, noi possiamo così celebrare tutta la liturgia della Settimana Santa e della Pasqua. Non abbiamo i mezzi per condividerlo sulla rete, però vorremmo dirvi che ogni giorno portiamo tutti con noi nella preghiera, le nostre comunità, i nostri amici, le nostre famiglie, le persone che sono nella sofferenza... e tutti gli altri, conosciuti e sconosciuti. Non è solo un modo di dire, siete veramente presenti.


Ai nostri lettori e amici auguriamo buona e Santa Pasqua, 
affidando con fiducia al Signore che per noi dà la vita 
ogni preoccupazione e domanda di bene. 
Ora pro Siria