Traduci

Visualizzazione post con etichetta Padre Mtanios Haddad. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Padre Mtanios Haddad. Mostra tutti i post

venerdì 10 ottobre 2014

Padre Haddad: "Non si può pretendere di combattere l'Isis, continuando ad inviare aiuti ed armi ai cosiddetti 'ribelli' siriani"

    Dopo  l'arresto eseguito dalla polizia jihadista, padre Hanna è potuto tornare nel suo convento spogliato delle croci. 
    Pare che il tribunale islamico ora lo voglia sottoporre a processo, con l'accusa assurda di collaborazionismo con il regime di Assad. 


Raid inutili se continua flusso soldi e armi a 'ribelli' Siria

ANSAmed) - ROMA, 10 OTTOBRE
di Elisa Pinna

Non si può pretendere di combattere l'Isis, continuando ad inviare aiuti ed armi ai cosidetti 'ribelli' siriani. E' una "follia" che vanifica tutti i bombardamenti della coalizione internazionale "già per altro rivelatisi abbastanza inutili", afferma in un'intervista ad ANSAmed padre Mtanious Hadad, rappresentante a Roma della Chiesa Melchita e cittadino siriano, che in veste di cristiano orientale si sente di parlare anche a nome delle comunità cristiane orientali della Siria e dell'Iraq, "paesi ora purtroppo accomunati dallo stesso boia". 
"L'Isis è un mostro creato dagli Stati Uniti, da Israele, da alcuni paesi arabi, con l'obiettivo di colpire il governo di Baghdad in un primo momento e poi quello del presidente Assad", spiega il religioso.

La missione dei jihadisti, "i quali non hanno nulla a che spartire con il vero Islam", è quello di "frantumare Stati, di colpire la laicità e la convivenza tra le fedi".
 "In Siria - dice padre Hadad - non esiste alcuna guerra civile. La guerra è tra i siriani e i terroristi. Non ci sono ribelli buoni o democratici: tutti hanno le armi e le usano per distruggere uno Stato laico, con un Presidente eletto dal suo popolo".

"Stati Uniti, Israele, paesi del Golfo, tra cui in prima fila Qatar e Arabia Saudita hanno contribuito con soldi, armi, addestramento a creare - secondo Hadad - i gruppi di combattenti anti-Assad che compongono l'Isis. Si tratta di mercenari assetati di sangue che provengono da 80 paesi.
 A pagare il prezzo più alto del terrorismo fomentato soprattutto dall'estero sono stati i cristiani, sottolinea Hadad,che è anche archimandrita e Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma. "In Iraq, i cristiani erano un milione e 500 mila ed ora sono rimasti in 300 mila. Anche in Siria, i cristiani più ricchi sono già emigrati negli Stati Uniti o in Australia. Prima della guerra, la comunità cristiana rappresentava il 10% della popolazione, ora si calcola che sia scesa all'8%". Molti cristiani siriani si trovano nei paesi circostanti, con la speranza di tornare. Altri sono rimasti in patria perche' hanno figli o parenti nell'esercito nazionale.

"Tuttavia - commenta ancora l'apocrisario melchita - se questa situazione si protrarrà ancora a lungo, vi è un pericolo concreto che i cristiani siano costretti a lasciare la loro terra per sempre, la terra in cui vivono da duemila anni". 
Padre Hadad si chiede come sia possibile che Obama parli di "tre anni" per estirpare l'Isis. "una coalizione internazionale contro un gruppo di 30 mila persone. E' uno scherzo?" 
A suo avviso, per sconfiggere il terrorismo in Medioriente, serve piuttosto "una presa di coscienza generale e l'umiltà di riconoscere i propri errori". 
"Le condizioni per mettere fine ad una guerra sporca che va avanti ormai da più di tre anni non sono difficili da individuare: interrompere il flusso di armi e denaro ai jihadisti, fermare il passaggio di terroristi dalla Turchia, non comprare il petrolio messo in vendita dall'Isis sul mercato nero, sempre attraverso la Turchia".
"La Siria in un mese tornerebbe alla pace, se riuscisse a liberarsi dal terrorismo straniero". Ed anche per i cristiani della regione - conclude padre Hadad - ci sarebbe una speranza in più di rimanere nella loro terra. 

http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/italia/2014/10/10/isis-cristiani-doriente-mostro-creato-da-politica-usa_4efcf097-9cb5-4dec-9912-68008cd04ecd.html



La presenza dei cristiani in Medio Oriente è "una garanzia per tutti"

La testimonianza di mons. Mtanious Haddad, Procuratore del Patriarca Greco-Melkita-Cattolica e Rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin a Roma


lunedì 16 dicembre 2013

Avvento di sofferenza e speranza in Siria. L'amarezza di Monsignor Haddad e le evidenze di Samaan.

Il Papa ha lanciato un nuovo tweet: 
Non ci rassegniamo a pensare a un Medio Oriente senza i cristiani. Preghiamo ogni giorno per la pace”.

Mons Jeanbart: "Strage impressionante"


È un Natale macchiato di sangue quello che la comunità cristiana siriana si appresta a vivere.
Le stragi ad Aleppo di ieri, con bombardamenti che hanno provocato decine di morti, e quella ad Adra, nei pressi di Damasco, consegnano alla guerra in Siria una delle sue pagine più sanguinose. 

“Una strage impressionante che macchia la festa del Natale, ormai vicina”,  è il commento, rilasciato al Sir, dell’arcivescovo melchita di Aleppo, mons
ignor Jean-Clement Jeanbart, cui fa seguito lo sconforto del patriarca melkita, Gregorios III Laham,  “per tanta violenza. Non si riesce a comprendere - dichiara al Sir il patriarca - come il mondo resti in silenzio davanti a queste brutalità. Ad Adra sono stati barbaramente uccisi lavoratori, tecnici, gente comune. Una cosa terribile”. 

Tragedie che si aggiungono a quelle dei villaggi cristiani di Maalula, dove sono state rapite le monache del monastero di santa Tecla, e di Kanayé, nel Governatorato di Idlib, invaso da miliziani islamisti che terrorizzano la popolazione, minacciano di fare una strage e hanno imposto la legge islamica.

All'inizio dell'anno i "moderati" ribelli islamici  dell'Esercito Siriano Libero erano penetrati in Kanayè decapitando la statua mariana nella piazza della città. Ora Kanayè (Qunaya) è passata nelle mani di un gruppo ancora più aggressivo di estremisti affiliati ad al-Qaeda.


“Il mondo non vede la sofferenza di tutto il popolo siriano e non capisco come si possa ancora armare gruppi e bande crudeli. Fino a quando il mondo resterà in silenzio?”. 

Intanto per lenire le sofferenze della popolazione la Chiesa siriana sta cercando di promuovere delle azioni solidali insieme alla Caritas e Acs, Aiuto alla Chiesa che soffre, anche in vista del Natale. “Vogliamo fare un piccolo dono per tutte quelle famiglie, e sono tante, che hanno avuto vittime per la guerra al loro interno. Inoltre stiamo pensando a un regalo natalizio per tremila bambini bisognosi”. 
Per domani è prevista una riunione di “tutti i patriarchi e capi delle Chiese cristiane per pregare per la pace e prepararci al Natale”. Alla vigilia di Natale e il 25 dicembre sono previste Messe in tutte le chiese ma, avverte Gregorios III Laham, “in orari diurni per evitare problemi di sicurezza ai nostri fedeli”.  

http://www.agensir.it/sir/documenti/2013/12/00276791_siria_mons_jeanbart_aleppo_strage_impress.html


C'E'  CHI NON VUOLE LA PRESENZA DEI CRISTIANI IN SIRIA



”Purtroppo anche in questo tempo di Avvento la guerra nella nostra Siria continua. Ma voglio ribadire che questo conflitto non nasce dall’interno, ma per colpa di chi, dall’esterno, con l’aiuto del terrorismo, ha voluto creare una ‘pseudo-primavera araba” per distruggere in realtà un Paese da sempre simbolo della convivenza tra religioni diverse che evidentemente dà fastidio a qualcuno”.

 La riflessione amara è di mons. Mtanios Haddad, siriano, archimandrita melchita e rettore della Basilica romana di Santa Maria in Cosmedin.
 “Tre mesi fa – racconta padre Haddad – ero in piazza San Pietro a pregare e digiunare per rispondere all’appello di pace per la Siria di Papa Francesco. 
Ma, purtroppo, la ‘guerra degli interessi’, la guerra di coloro che vogliono vendere armi o liberarsi dei terroristi fanatici mandandoli in Siria, continua. Il vero scopo è creare uno stato islamista ma il popolo siriano resta unito e non lo vuole”. “Sono tredici secoli che cristiani e musulmani vivono insieme in Siria. Ci sono stati alti e bassi, ma abbiamo sempre creduto nella possibilità di convivere. Addirittura i musulmani del villaggio dove sono nato, vicino a Maalula, che sono la maggioranza, hanno pregato noi cristiani di restare per dare esempio di convivenza. Il fanatismo islamico invece mette in pericolo la presenza dei cristiani in Siria ”.

“Speriamo che alla Conferenza di Ginevra-2 - chiude p. Haddad – si prendano in considerazione soprattutto il popolo siriano e la sua volontà di ricostruire un Paese caratterizzato da convivenza e fratellanza pacifica”. P. Haddad ci racconta che venerdì 13 dicembre ha riunito a Santa Maria in Cosmedin otto cori dei collegi pontifici orientali di Roma, per cantare insieme per la pace in Medio Oriente e in particolare in Siria. 
“Abbiamo chiuso la celebrazione con le parole del messaggio del nostro Patriarca melchita, Gregorio III Laham: no alle armi, no alla violenza, no alla guerra. Sì alla pace, alla riconciliazione e al dialogo, unica condizione per continuare il cammino di convivenza in tutto il mondo”. 



Un appello a parlare davvero il linguaggio della fraternità, invocato dal Papa nel suo Messaggio per la giornata della pace, arriva anche da Samaan Daoud, cittadino cristiano di Damasco.

 “Non ci bastano questi due anni e 9 mesi di guerre e sangue versato in questo Paese? Non c’è altra soluzione se non il dialogo! Bisogna creare ponti, insistere sulle cose che ci uniscono, non su quelle che ci dividono, per ricostruire la Siria. Chi va a Ginevra-2 deve sapere che il bene da preservare è il bene dello Stato della Siria. Uno Stato che deve essere democratico, riconoscere tutte le confessioni e la libertà religiosa”.

Daoud commenta anche la vicenda delle otto suore ortodosse rapite il 2 dicembre a Maalula. “Le ho incontrate a settembre nel loro monastero e mi avevano detto che volevano rimanere lì, nonostante la guerra, per pregare per la pace. Per cui mi stupisco quando qualcuno dice che sono andate via volontariamente e che ora sono ‘ospiti’ di qualcuno. Mi pare una grande bugia”.
 “Nonostante tutto, mentre vediamo che il conflitto si fa sempre più settario e la violenza integralista non si ferma - conclude Samaan Daoud – noi cristiani siriani viviamo questo tempo di Avvento mantenendo la speranza che domani, un giorno non lontano, tornerà la pace. Ci prepariamo a ricevere Gesù Bambino che dovrebbe nascere nel cuore di ognuno”. 
(a cura di Fabio Colagrande)


Mons. Haddad: “La Siria? Una guerra importata”


da Vatican Insider 13-12-13
Marco Tosatti

Proprio nel momento in cui Stati Uniti e Gran Bretagna decidono di sospendere gli aiuti finanziari e di altro genere elargiti alle milizie fondamentaliste islamiche che combattevano una guerra religiosa contro il governo di Damasco e le minoranze (cristiane, alauita, sunnita, drusa e sciita),  la rivista delle Missioni della Consolata dedica spazio a un’intervista a mons. Mtianos Haddad, rettore della Basilica di Santa Maria in Cosmedin. Santa Maria in Cosmedin è la basilica, vicina al Circo Massimo e al Teatro di Marcello, che ospita nel suo atrio esterno la famosissima “Bocca della verità”, il mascherone rotondo dove i turisti infilano la mano; leggenda vuole  che se sei  un bugiardo, la pietra si chiuda. E il prelato siriano assicura di dire la verità.

Parla della Siria, mons. Haddad; e come altri esponenti delle comunità cristiane (fino a oggi in Siria convivevano 7 etnie e 17 fedi religiose diverse) dipinge un quadro ben diverso da quello offerto dalla grande maggioranza dei media occidentali, per non parlare di televisioni come Al Jazeera e le organizzazioni di “attivisti” anti-Damasco. Da quest’intervista esce un quadro molto diverso da quello dipinto dalla maggior parte dei media internazionali. Mons Haddad è siriano, archimandrita della Chiesa cattolica greco-melchita.

“La Siria è una culla della cristianità – ha detto mons. Haddad alla rivista - . I cristiani e gli ebrei sono lì da ben prima dell’islam. Dopo 600 anni sono arrivati anche i musulmani. Un mosaico religioso, ben vissuto e ben accettato, che è diventato una ricchezza. Prima di questi ultimi 32 mesi, “maledetti” (mi scuso del termine, ma è così), la Siria era un esempio della convivenza e convivialità tra cristiani (cattolici, ortodossi, protestanti), musulmani e comunità ebraiche. Come prova di quanto affermo, ricordo che, da tanti anni, il governo ha cancellato la voce “religione” dalla carta d’identità, cosa impensabile negli altri paesi arabi. Così, al momento di iscriversi all’Università, nessuno ti chiederà quale sia la tua fede. Ma c’è di più. Nelle scuole pubbliche, che sono gratuite, pure le differenze sociali tra ricchi e poveri sono state azzerate introducendo per ogni studente la stessa uniforme. Anche in questo modo il governo ha aiutato tutti noi a essere semplicemente cittadini siriani. Io sono orgoglioso di essere siriano».

Secondo il prelato siriano, quella siriana è una guerra importata...”Per abbattere il governo sono arrivati in Siria combattenti jihadisti da 17 paesi! Si parla di 80-100 mila uomini armati stranieri nel paese. Sono mercenari, jihadisti per vocazione o fanatici. Un esempio. Sono arrivati nella bellissima Aleppo, città di cultura e commerci, e si sono impossessati di un quartiere. Ebbene, questi personaggi hanno imposto la sharia nella zona conquistata. Hanno usato le persone come scudi umani, hanno ucciso bambini davanti ai familiari”. Haddad ricorda l’attacco a Maalula, una piccola città cristiana, uno dei pochi luoghi al mondo in cui si parli ancora l’aramaico. E dove i fondamentalisti islamici  hanno rapito un gruppo di suore ortodosse, della cui sorte non si sa nulla.

Secondo Haddad “la quasi totalità dei combattenti non sono siriani. Poi ci sono alcune persone che hanno lasciato la Siria perché avevano problemi con il governo”, fuori dal Paese da oltre 20 anni. I loro figli neppure sanno dove sia la Siria! “Io rispetto l’opposizione siriana che dialoga con il governo per cambiare le cose, ma non quella che chiede l’intervento di eserciti stranieri per colpire il paese. Questo è un tradimento. Questi personaggi (che spesso vivono in hotel a 5 stelle) non mi rappresentano. Adesso sono stati chiamati a partecipare alla conferenza di ‘Ginevra 2’, ma non ci vogliono andare perché pretendono di imporre le loro condizioni. Il governo al contrario non ne ha poste. A Obama hanno dato il premio Nobel della pace prima che facesse qualcosa. Vediamo se adesso saprà meritarselo”.

http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/siria-syria-siria-30600/

mercoledì 18 settembre 2013

"Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana .... " Papa Francesco 18 settembre '13
























" Invito i cattolici di tutto il mondo ad unirsi agli altri cristiani per continuare ad implorare da Dio il dono della pace nei luoghi più tormentati del nostro pianeta. 
Possa la pace, dono di Gesù, abitare sempre nei nostri cuori e sostenere i propositi e le azioni dei responsabili delle Nazioni e di tutti gli uomini di buona volontà. Impegniamoci tutti a incoraggiare gli sforzi per una soluzione diplomatica e politica dei focolai di guerra che ancora preoccupano. 
Il mio pensiero va specialmente alla cara popolazione siriana, la cui tragedia umana può essere risolta solo con il dialogo e la trattativa, nel rispetto della giustizia e della dignità di ogni persona, specialmente i più deboli e indifesi...
 Cari fedeli di lingua araba, specialmente voi Vescovi della Chiesa latina provenienti dalla Terra Santa, dalla Siria, dalla Giordania, dall’Iraq, dal Libano, dalla Somalia e dai Paesi del Golfo! Come la madre sa chiedere e bussare ad ogni porta per i propri figli, senza calcoli, con amore, così anche la Chiesa: mediante la preghiera, essa pone nelle mani del Signore tutte le situazioni dei suoi figli. Confidiamo sempre nella forza della sua preghiera, perché il Signore non rimane insensibile alle invocazioni della Sua Chiesa! A tutti voi imparto la Benedizione".

“La pace è il bene supremo per ricostruire la Siria”: il popolo siriano accoglie il nuovo appello del Papa


Città del Vaticano - Agenzia Fides 18/9/2013 

“Per ridare speranza alla nazione siriana, per ricostruire le scuole, le infrastrutture, gli ospedali, per permettere il rientro dei profughi, il bene supremo e necessario è la pace. Per questo accogliamo con rispetto e amore il nuovo appello di Papa Francesco a impegnarci tutti per una soluzione pacifica”: con questo parole, affidate all’Agenzia Fides, l'archimandrita siriano Mtanios Haddad, Procuratore del Patriarca greco-cattolico Gregorio III Laham presso la Santa sede, commenta il nuovo appello lanciato oggi dal Pontefice. 

“Dopo due anni e mezzo di conflitto e immane sofferenza per il popolo siriano, è tempo di accogliere l’accorato invito del Papa”, sottolinea p. Haddad. “Di fronte alla degenerazione del conflitto, con l’ingresso di tanti militanti stranieri, di fronte al diffondersi del fanatismo religioso e di tanti gruppi armati, auspichiamo che gli sforzi della comunità internazionale vadano nella direzione indicata dal Papa. Come cristiani siriani ribadiamo che non abbiamo mai riposto fiducia nella guerra e nelle armi, e che continuiamo a promuovere il dialogo, la giustizia e la pace”.

sabato 11 maggio 2013

Preghiamo per il rilascio dei prelati rapiti e per la riconciliazione della Siria!

Padre Mtanious Hadad, delegato patriarcale della comunità greco-melchita di Roma: senza cristiani non ci sarà pace né in Siria né in Medio Oriente. Nella basilica di Santa Maria in Cosmedin, la messa per pregare per il rilascio di mons. Yohanna Ibraim e mons. Paul Yazigi e per tutte le persone sequestrate in Siria in questi mesi. 



da Asianews 09/05/2013
 di Simone Cantarini 
 "Seguendo l'esempio di mons. Yohanna Ibrahim e mons. Paul Yazigi e degli altri sacerdoti sequestrati i cristiani di Siria desiderano continuare il dialogo quotidiano con i musulmani, vivere con loro, non emigrare per colpa della guerra e del dilagare dell'estremismo islamico". È quanto afferma  ad AsiaNews p. Mtanious Hadad B.S., apocrisario patriarcale di Gregorio III Laham, patriarca della Chiesa greco cattolico melchita. Secondo il sacerdote "i cristiani di Siria non sono una Chiesa, o una minoranza da difendere, essi sono un elemento costitutivo del popolo siriano, non hanno bisogno della protezione degli Stati Uniti o dell'Europa".

Per domani sera la comunità greco-melchita di Roma ha organizzato una messa solenne per il rilascio di mons. Yohanna Ibrahim e mons. Paul Yazigi, i due vescovi ortodossi rapiti lo scorso 22 aprile. Le celebrazioni si terranno alle 19,00 nella basilica di Santa Maria in Cosmedin. Insieme a p. Hadad saranno presenti anche mons. Ilarion Capucci, vescovo emerito di Gerusalemme per i melchiti e mons. Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare di Roma per il centro storico. Durante la messa saranno letti alcuni passi delle prediche dei due vescovi ortodossi e un messaggio per la pace del patriarca Gregorio III.
Il sacerdote spiega che la celebrazione eucaristica serve non solo per pregare "per i vescovi ancora nelle mani dei rapitori, come altre centinaia di persone, ma anche per porre l'attenzione sulla tragedia del conflitto siriano ormai del tutto fuori controllo".
"Noi - afferma - abbiamo organizzato questa iniziativa per richiamare la comunità internazionale e riflettere sugli effetti del conflitto siriano iniziato con la teoria della Primavera araba, ma che ora ha condotto migliaia di combattenti stranieri ad entrare nel nostro Paese e compiere atti indiscriminati che nulla hanno a che fare con la nostra cultura. Quello che i siriani si chiedono è 'dove stiamo andando?'".

Secondo il sacerdote, mons. Yohanna Ibrahim, della Chiesa siro-ortodossa, e mons. Paul Yazigi, vescovo greco-ortodosso, così come gli altri prelati rimasti in Siria nonostante il rischio di violenze e sequestri sono una testimonianza del valore della presenza cristiana nel Paese.
Per p. Hadad, il presunto coinvolgimento di jihadisti ceceni nel rapimento dei prelati è l'ennesima conferma dell'assurdità di questo conflitto: "Mons. Johanna e mons. Yazigi erano impegnati nel dialogo interreligioso ed avevano rapporti quotidiani con le autorità musulmane. Il loro sequestro è un colpo per far paura ai cristiani, e a coloro che si rifiutano di coinvolgersi in questa guerra. Sunniti, sciiti, cristiani e drusi hanno sempre vissuto insieme. Questa convivenza dura da 13 secoli. Nel nostro Paese sono sorte le prime comunità cristiane ed è proprio questa comune appartenenza che vogliamo difendere". 
L'archimandrita pone l'accento sul grande interesse di papa Francesco per le Chiese orientali: "I cristiani di Siria, sentono la sua vicinanza, in diverse occasioni  egli ha ricordato che prega per il nostro Paese e la sua popolazione. Ciò aiuta tutta la nostra comunità e i nostri vescovi a restare e spinge molti sacerdoti emigrati in passato all'estero a tornare nelle loro diocesi di origine". 

"Senza cristiani - conclude - il Medio Oriente verrà distrutto. Noi siamo il ponte che unisce l'Occidente con la cultura araba e la religione musulmana".

 http://www.asianews.it/notizie-it/Sacerdote-siriano:-Preghiamo-per-il-rilascio-dei-prelati-rapiti-e-per-la-riconciliazione-della-Siria-27876.html



Oh amata, bellissima Patria Siria, che abbia fine questo strazio!

mercoledì 6 febbraio 2013

“BASTA CON LE ARMI, ABBIAMO BISOGNO DELLA PACE”

Il razzo contro l'Università di Aleppo





PADRE HADDAD: “È necessario far tacere le armi e imboccare la strada del dialogo e della riconciliazione"




S.I.R.- 1 febbraio 13

“Non c’è altro che la riconciliazione. Non è mai troppo tardi. Alziamo la voce per mandare un messaggio: basta con le armi, abbiamo bisogno della pace. Datevi un bacio di pace, come Pietro e Paolo”. 



Sono le parole pronunciate oggi pomeriggio dall’archimandrita Mtanios Haddad, patriarca della Chiesa greco-cattolico melkita e rettore della basilica romana di Santa Maria in Cosmedin, nell’omelia di una liturgia bizantina per invocare la pace in Siria e in Medio Oriente.

 “La Siria chiama e Roma risponde. Non armi, né terrorismo: alla Siria, orgogliosa culla dei cristiani in Medio Oriente - ha detto padre Haddad - dobbiamo mandare un messaggio di pace”. Il Paese “ha sempre vissuto nella pace, diventando un modello di convivenza e dialogo interreligioso. Vero, ci sono stati alti e bassi, come in ogni famiglia, ma sempre in pace. Non bisogna permettere che in questi alti e bassi si infiltrino razzismo, estremismo religioso, cristiano o musulmano che sia. In Siria, così come in Iraq, Palestina, Libano e tutto il Medio Oriente, non si può lasciare nel peccato colui che non ama suo fratello”. 

“È necessario - ha proseguito il sacerdote melkita - far tacere le armi e imboccare la strada del dialogo e della riconciliazione, smettendo di sostenere gli aiuti economici che finanziano questa guerra. Armi e uomini che danneggiano la Siria - ha spiegato - vengono dall’esterno, dagli interessi dei paesi stranieri. Con l’arrivo dell’Islam non siamo mai stati perseguitati, la convivenza è stata possibile”. Ora governanti, militari e civili, ha auspicato, “devono agire”. 

I mezzi di comunicazione di massa, poi, “ci dicono ogni giorno delle grandi bugie. Siamo lì da duemila anni, non vogliamo essere protetti ma vivere la nostra fede e la nostra dignità ognuno nel suo paese. Non dobbiamo più essere ingannati da questa politica internazionale che parla ma non sa niente”. L’amore e Dio “sono gli stessi” e noi tutti, ha concluso, “siamo nati per vivere e amare e anche di più: per la pace, la giustizia e la riconciliazione.




Il Patriarca Rai: gli Stati che armano regime e opposizione si assumono la responsabilità criminale della tragedia siriana 


 Agenzia Fides 29/1/2013

Bkerké– I leader degli Stati “che fanno la guerra in Siria fornendo denaro, armi e mezzi sia per il regime, sia per l'opposizione”, con la loro “malvagia opera di istigazione” sono responsabili davanti al tribunale della coscienza e della storia dei “crimini di assassinio, distruzione, aggressione e deportazione di cittadini innocenti” che stanno martoriando da quasi due anni il popolo siriano. La vibrante denuncia – raccolta dall'Agenzia Fides - viene dal Cardinale Bechara Boutros Rai, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. Nell'omelia pronunciata nella sede patriarcale di Bkerké durante la Messa domenicale, in occasione della Giornata di solidarietà indetta dalla Chiesa maronita a favore dei rifugiati siriani accolti in Libano (vedi Fides 26/1/2013), il Patriarca Rai ha attribuito alle colpe e alle omissioni della comunità internazionale, un peso decisivo nel devastante perpetuarsi del conflitto siriano. Citando l'enciclica di Papa Giovanni XXIII Pacem in Terris, S. B. Rai ha chiamato in causa anche l'Onu e la sua “responsabilità di organizzazione sorta dopo la seconda guerra mondiale con il fine essenziale di mantenere e consolidare la pace tra i popoli”.
Il capo della Chiesa maronita ha stigmatizzato anche gli effetti destabilizzanti che il conflitto siriano minaccia di avere sullo scenario libanese. Il Patriarca Rai ha richiamato i diversi Partiti libanesi a “non puntare gli uni sul regime e gli altri sull'opposizione in Siria”, perchè con le loro opzioni divergenti “creano intralci alla vita pubblica del Libano e paralizzano le decisioni nazionali, compresa la ratifica di una nuova legge elettorale”. In questo modo - ha stigmatizzato S.B. Rai – si incentivano i timori di una tracimazione del conflitto siriano in territorio libanese, e si fomenta la tendenza dei libanesi a emigrare all'estero.
Rivolgendosi ai rifugiati siriani, il Patriarca maronita li ha invitati a essere riconoscenti nei confronti dello Stato e del popolo che li hanno accolti, chiamandoli a conformarsi alla “cultura libanese fondata sull'apertura, l'ospitalità e l'unità nella varietà” e ad astenersi da ogni comportamento lesivo della pace civile. Lo Stato libanese, a giudizio del porporato, è tenuto a “controllare le frontiere, registrare i rifugiati e prendere tutte le misure necessarie a impedire l'infiltrazione di armi in Libano”. Secondo il Patriarca, occorre “sventare ogni eventuale complotto ordito sia all'interno che all'esterno, e evitare ogni strumentalizzazione religiosa, comunitaria o politica dei rifugiati”. Anche il flusso dei profughi va monitorato: a detta del Patriarca Rai, occorre coordinarsi con l'Onu e con gli altri Stati per non sovraccaricare il Libano con un numero di rifugiati che il Paese dei Cedri non sarebbe in grado di sopportare, economicamente e socialmente.

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40887&lan=ita


Palmyra Due terroristi suicidi , mercoledì 6, si sono fatti esplodere con autobombe nel quartiere residenziale di al-al-Gharbi Jam'yeh causando il martirio di diversi cittadini e il ferimento di altre decine di abitanti.
Gli attentati hanno anche causato ingenti danni materiali nella zona.