Per
tenere desta la memoria dei due Vescovi Metropoliti di Aleppo - il
siro ortodosso Mar
Gregorios Yohanna Ibrahim e
il greco ortodosso Boulos
Yazigi -
di cui non si hanno notizie certe dal giorno del loro rapimento,
avvenuto il 22 aprile del 2013.
Intervista
con Giovanni X Yazigi,
patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente, capo supremo della
Chiesa ortodossa siriana, fratello del sequestrato Paolo (Boulos)
Yazigi, metropolita dell'arcidiocesi greco-ortodossa di Aleppo. Un rapimento che “ha fomentato l’esodo inevitabile e in massa di molti cristiani, fuggiti da Aleppo e dintorni”.
di
Alessandro Petri, giornalista indipendente
trad. Gb.P. per OraproSiria
- Eminenza, quali sono le ragioni del calo del numero di cristiani in Medio Oriente?
Le
ragioni sono diverse e risalgono a secoli fa. La prima significativa
riduzione dei cristiani orientali risale al settimo secolo, quando i
conquistatori cercarono di imporre loro l'Islam, solo ed
esclusivamente, considerandolo l'assoluto della visione ebraica e
cristiana. Ciò ha comportato discriminazione e oppressione dei
cristiani, sia direttamente che indirettamente, attraverso
persecuzioni aperte, nonché un'imposta sui non credenti. Entrambe
queste persecuzioni hanno provocato conversioni di massa all'Islam.
In effetti, la sopravvivenza dei cristiani dipendeva principalmente
dalla personalità dei califfi, che erano considerati Amir
al-Mu'minin, cioè "comandanti dei fedeli", che rivestivano
sia il potere religioso che quello politico.
-
Purtroppo, tale persecuzione continua ancora oggi, vero? Come si
manifesta oggi la persecuzione dei cristiani?
Negli
ultimi due decenni, il loro numero è precipitato, principalmente a
causa del cosiddetto radicalismo islamico, che è politicamente
legato all'ideologia del wahhabismo e dei Fratelli Musulmani
(un'organizzazione vietata nella Federazione Russa). Queste ideologie
teocratiche hanno fornito una base per la creazione di gruppi
terroristici come al-Qaeda e ISIL (organizzazioni bandite nella
Federazione Russa) che si sforzano di imporre una Jihad sanguinosa e
militante come modo per diffondere l'Islam. A parte lo stato di
emergenza per la nostra sicurezza derivante dalle loro azioni, ci
sono condizioni economiche difficili e globalizzazioni che
contribuiscono all'emigrazione dei cristiani, nonché altre cause
secondarie. Ciò che l'Occidente spesso non capisce è che anche se
il numero di questi gruppi fondamentalisti diminuisce, la loro
ideologia continuerà a persistere, e ciò comporta una
preoccupazione profonda e costante per noi cristiani. Vediamo il
nostro futuro come una vita all'interno di una comunità che non
accetta la separazione dell'Islam dallo Stato e che, imponendo un
sistema basato su questa ideologia, è pronta a discriminare i
cittadini non musulmani.
-
Come valuta la posizione dell'Occidente rispetto ai Cristiani
d'Oriente?
A
causa dell'opportunismo politico delle amministrazioni occidentali, i
cristiani in Medio Oriente sono stati abbandonati, o piuttosto
traditi dall'Occidente, che ha dimenticato che siamo gli eredi di una
cultura millenaria e i primi predicatori della fede cristiana.
Lottando per la sopravvivenza, le nostre comunità non sono i alcun
interesse per i politici occidentali, perché siamo minoranze
numeriche, spesso prive di risorse finanziarie e che non saranno mai
una minaccia terroristica per il mondo civile. I cristiani si
chiedono perché siamo così ignorati e trascurati da Paesi che sono
considerati difensori dei diritti civili e sono così attivamente
coinvolti nella protezione dei diritti di varie minoranze. E sono
proprio questi Paesi che dimenticano le minoranze cristiane più
vulnerabili in Medio Oriente, che rischiano di essere espulse del
tutto dalla loro patria storica.
-
Come valuta la posizione dell'Occidente rispetto al terrorismo che la
regione deve affrontare?
La
posizione occidentale sul terrorismo islamico è molto ambigua.
Questa ambiguità può derivare in parte dal comportamento
"politicamente corretto" utilizzato dai politici, dai media
e dalle istituzioni non-profit. Da un lato, i politici occidentali
non hanno il coraggio di dire che oltre il 90% del terrorismo
mondiale è un prodotto dell'Islam radicale! Dall'altro lato,
continuano a discutere del deterioramento del continente Europeo, il
che implica che le ondate migratorie indotte dal terrorismo dal Medio
Oriente verso l'Europa potrebbero alla fine rivelarsi utili.
-
È per questo che lei ritiene che le azioni militari occidentali
nella regione sotto il pretesto di combattere il terrorismo siano
inefficaci?
È
ovvio che i governi dei Paesi a maggioranza musulmana in Medio
Oriente sono lontani dalla cosiddetta "democrazia occidentale".
Ma ciò non giustifica il caos che si diffonde nei Paesi che
accolgono la convivenza con la religione nella vita pubblica e
privata dei cittadini. Se l'Occidente vuole aiutare i governi della
regione, lo faccia operando per facilitare la loro graduale
transizione verso un sistema di controllo civile libero da
discriminazioni basate sulla religione. Bisogna ammettere in tutta
onestà che nessun Paese a maggioranza prevalentemente musulmana ha
mai tenuto elezioni politiche libere dall'affiliazione religiosa.
-
In che modo l'Occidente può cambiare atteggiamento nei confronti del
Medio Oriente, proteggere le minoranze religiose in modo più
efficace e promuovere la coesistenza interreligiosa?
Evitando
qualsiasi tipo di paternalismo, l'Occidente dovrebbe insistere sul
rispetto genuino della carta dei diritti civili in tutti i Paesi del
Medio Oriente. Fino ad oggi, la cosiddetta protezione dei diritti
umani è stata utilizzata per giustificare l'intervento in Paesi con
notevoli profitti da parte delle imprese petrolifere, ad esempio,
pubblicizzando le prospettive geopolitiche dei Paesi ricchi di
petrolio con cui l'Occidente è interessato a collaborare. Anche
quando certamente non riescono a proteggere i diritti delle minoranze
religiose. Ciò che è necessario è uno sforzo coordinato e
unificato da parte dei Paesi dell'Unione Europea.
-
Molti governi del Medio Oriente affermano che l'immigrazione di massa
in Europa è un problema per i loro Paesi poiché li priva della
propria gioventù. Ha una valutazione simile?
Naturalmente,
l'emigrazione, soprattutto di giovani, può drenare sangue dai Paesi
in via di sviluppo. Sarebbe apprezzabile che si trovassero altri modi
per aiutare i Paesi senza risorse economiche. Le ondate migratorie
testimoniate stanno causando tragedie indicibili: perdita delle
proprie radici, espulsione dal suolo natio, perdita di cultura e
alienazione socio-religiosa sono tra le conseguenze più dannose
della migrazione sia per i Paesi di origine che per i Paesi
ospitanti.
-
Spesso si dice: "aiutiamo queste persone là dove vivono".
Cosa pensa che dovrebbe essere fatto per sviluppare misure di
assistenza nei Paesi in cui lei opera che darebbero ai giovani
l'opportunità di non andarsene?
In
questo caso, è anche necessario un approccio unificato dell'UE per
attuare progetti di sviluppo sostenibile nei Paesi bisognosi,
progetti che devono essere controllati e monitorati costantemente al
fine di creare un'economia sostenibile in questi Paesi. I cristiani
devono rimanere nella terra storica dei loro antenati e per questo
hanno bisogno della solidarietà dei loro fratelli e sorelle europei.
Il mio consiglio all'Unione Europea è il seguente: prima di tutto, è
necessario identificare con sicurezza i Paesi che sono i soggetti di
una forte emigrazione, quindi tracciare una linea tra rifugiati reali
costretti a fuggire dalla violenza e gli emigranti per motivi
economici.
-
In che modo le sanzioni occidentali hanno influenzato la gioventù
siriana e i Cristiani in Siria?
Il
cosiddetto "embargo" o sanzioni economiche hanno
conseguenze terribili per milioni di civili. Queste sono
manipolazioni geopolitiche dell'Occidente, che vuole continuare a
esercitare pressioni sulla Siria, un paese che si sta muovendo verso
uno dei sistemi di governo più laici della regione. I giovani
siriani, che sono generalmente aperti a studi e lavori laici, corrono
il serio rischio di non essere in grado di resistere a un tale
"embargo" che dura da molti anni. La grande sfida per noi è
come ridare loro la speranza per il futuro, durante questo periodo di
grande confusione e instabilità.
-
Come valuta l'atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti
dell'emigrazione?
Questo
è certamente un problema di grande preoccupazione per la Chiesa in
tutta Europa. I cristiani in Medio Oriente sono profondamente grati
ai loro colleghi occidentali che li hanno aiutati, professando una
solidarietà spirituale ed economica unica negli ultimi anni di
calamità. Per aiutarci meglio a resistere alle sfide storiche che
affrontiamo, chiediamo aiuto ai nostri fratelli europei per
convincere i nostri giovani, molti dei quali sono disorientati, a
rimanere fermi nella loro fede e speranza e a non dimenticare le loro
radici. Dobbiamo sempre ricordare le parole di incoraggiamento del
Signore: "Non temere, piccolo gregge ...!"
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