Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente e capo supremo della Chiesa Siro-Ortodossa
alla seconda Conferenza Internazionale sui Cristiani Perseguitati
26
novembre 2019, a Budapest - UNGHERIA
(traduzione Gb.P. OraproSiria)
Eccellenza
Primo Ministro Viktor Orban,
Santità ed Eccellenze,
Ospiti illustri,
Signore e signori,
Due anni fa, molti di noi erano riuniti in questa stesso luogo su invito di Sua Eccellenza Viktor Orban per la Prima Conferenza Internazionale sui Cristiani Perseguitati. Riteniamo che l'evento sia il primo del suo genere in Europa, in cui un Governo europeo prende molto sul serio la questione della persecuzione dei Cristiani e organizza una conferenza internazionale su questo problema. Dopo due anni, ci incontriamo di nuovo per la Seconda Conferenza Internazionale sui Cristiani Perseguitati; questo dimostra il costante impegno dell'Ungheria in merito alla questione della persecuzione dei Cristiani, nonostante le forti critiche che ha dovuto affrontare da diversi ambiti. D'altra parte, la passione e l'azione ungherese a favore dei Cristiani perseguitati sono diventate una fonte di ispirazione per alcuni altri Paesi che ora danno pubblicamente sostegno a questa causa, sebbene gli sforzi e le azioni ungheresi non siano stati ancora seguiti da altri. Desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine al Primo Ministro ungherese Sua Eccellenza Sig. Viktor Orban, nonché a tutti gli efficienti funzionari e al personale della Segreteria di Stato ungherese per l'Aiuto ai Cristiani Perseguitati e Hungary Helps guidati dal Ministro di Stato Mr. Tristan Azbej, per il loro costante supporto alle persone che soffrono a motivo del terrorismo, della violenza e dell'ingiustizia in tutto il mondo.
Santità ed Eccellenze,
Ospiti illustri,
Signore e signori,
Due anni fa, molti di noi erano riuniti in questa stesso luogo su invito di Sua Eccellenza Viktor Orban per la Prima Conferenza Internazionale sui Cristiani Perseguitati. Riteniamo che l'evento sia il primo del suo genere in Europa, in cui un Governo europeo prende molto sul serio la questione della persecuzione dei Cristiani e organizza una conferenza internazionale su questo problema. Dopo due anni, ci incontriamo di nuovo per la Seconda Conferenza Internazionale sui Cristiani Perseguitati; questo dimostra il costante impegno dell'Ungheria in merito alla questione della persecuzione dei Cristiani, nonostante le forti critiche che ha dovuto affrontare da diversi ambiti. D'altra parte, la passione e l'azione ungherese a favore dei Cristiani perseguitati sono diventate una fonte di ispirazione per alcuni altri Paesi che ora danno pubblicamente sostegno a questa causa, sebbene gli sforzi e le azioni ungheresi non siano stati ancora seguiti da altri. Desideriamo esprimere la nostra profonda gratitudine al Primo Ministro ungherese Sua Eccellenza Sig. Viktor Orban, nonché a tutti gli efficienti funzionari e al personale della Segreteria di Stato ungherese per l'Aiuto ai Cristiani Perseguitati e Hungary Helps guidati dal Ministro di Stato Mr. Tristan Azbej, per il loro costante supporto alle persone che soffrono a motivo del terrorismo, della violenza e dell'ingiustizia in tutto il mondo.
Negli
ultimi cinque anni, capi di Chiese e leader religiosi cristiani del
Medio Oriente hanno lanciato l'allarme per le minacce esistenziali
contro la presenza ed il futuro dei Cristiani in Medio Oriente.
Abbiamo messo in evidenza la persecuzione e la pulizia
etnico-religiosa a cui siamo sottoposti, principalmente da gruppi
armati, alcuni dei quali supportati e finanziati da poteri regionali
e internazionali, in Iraq, Siria, Libano, Egitto e altri paesi del
Medio Oriente. Tuttavia, le nostre grida non sono state ascoltate da
molti. Sono stati fatti pochissimi passi concreti per contrastare
questa reale minaccia alla nostra esistenza come popolazione
originaria nella terra dei nostri antenati.
Ciò
che abbiamo affrontato come Cristiani è a dir poco un genocidio. Più
di cinque anni fa, improvvisamente, ISIS o Daesh emerse nella storica
città di Mosul, causando l'esodo di tutta la sua popolazione cristiana che si rifugiò nelle città e nei villaggi delle pianure di Ninive (qui desidero lodare l'eroismo e coraggio di Sua Eminenza
Mor Nicodemus Daoud Sharaf, che è qui tra noi, che è stata una
delle ultime persone a lasciare la città dopo essersi assicurato che
tutti i suoi fedeli fossero fuggiti). Queste stesse persone furono
ancora una volta cacciate dal loro luogo di rifugio insieme agli
abitanti della pianura di Ninive; circa 125.000 cristiani si
ritrovarono senza casa e quando finalmente arrivarono nella regione
curda dell'Iraq, furono ospitati da chiese locali, ma molti di loro,
senza alcun riparo, dormivano per le strade e nei parchi sotto il
sole cocente di agosto.
La
tragedia del Nord Iraq, tuttavia, non è stata un singolo evento e
non è iniziata allora e lì. Ricordiamo cosa era successo ai
Cristiani durante la guerra civile in Libano e come la massiccia
migrazione abbia indebolito la popolazione cristiana lì. Ancora
oggi, il Libano sta vivendo molti disordini e i Cristiani potrebbero
essere nuovamente costretti a migrare in gran numero a causa
dell'instabilità politica e delle manifestazioni quotidiane che si
svolgono in quel paese. Allo stesso modo,
ricordiamo gli eventi in Egitto in cui le chiese furono attaccate e
molti cristiani divennero martiri per la loro fede. Come possiamo
dimenticare i 21 giovani decapitati sulla costa mediterranea in Libia
per essersi rifiutati di rinnegare Cristo come loro Signore e
Salvatore?
In
Iraq, diversi membri del clero, come il vescovo Faraj Raho, padre
Boulos Iskandar a Mosul e padre Youssef Adel a Baghdad, furono
martirizzati per la loro fede. La chiesa di Nostra Signora della
Salvezza (Sayyidat al Najat) a Baghdad fu teatro di un orribile
crimine commesso da alcuni fanatici musulmani; due sacerdoti e circa
50 parrocchiani pagarono il tributo ultimo per la loro fede e
divennero martiri per Cristo.
In
Siria, la città di Sadad, che è una città esclusivamente cristiana
siriaca, fu invasa dal gruppo fanatico di Al-Nusra (Al Qaeda) e in un
giorno 45 persone furono martirizzate, tra cui 7 membri della stessa
famiglia che furono uccisi e i loro corpi gettati in un pozzo.
Al-Qaryatayn è un'altra città nella zona centrale della Siria che
ha avuto diverse centinaia di famiglie cristiane invase da Daesh
(ISIS) e più di 250 cristiani sono stati presi in ostaggio per
diversi mesi. Dopo 6 anni e mezzo, stiamo ancora aspettando di
conoscere il destino dei due Arcivescovi di Aleppo rapiti Boulos
Yaziji e Mor Gregorius Youhanna Ibrahim. Il loro rapimento fu un
chiaro messaggio al loro gregge in Aleppo e ai Cristiani in Siria in
generale che il Cristianesimo non ha posto nella regione. Crediamo
che l'attacco suicida durante una celebrazione a cui abbiamo
partecipato personalmente a Qamishli - Siria, in commemorazione del
Sayfo (genocidio Assiro) nel giugno 2016, avesse le stesse
motivazioni.
In
tutti questi casi, e in molti altri, ai Cristiani fu data una delle
tre scelte: o convertirsi all'Islam, o pagare la Jizya (tassa per gli
infedeli) o andarsene, altrimenti sarebbero stati uccisi. Molti di
loro hanno scelto di lasciare non solo le aree occupate da terroristi
e gruppi armati, ma il paese in generale. La nostra stima è che
oltre il 90% dei Cristiani ha lasciato l'Iraq e quasi il 50% dei
Cristiani di Siria ha lasciato il Paese.
Questa
drammatica riduzione del numero di Cristiani nella regione indebolirà
senza dubbio la nostra presenza e il nostro contributo. È quindi
molto importante fare tutto il possibile per incoraggiare quei
Cristiani che sono ancora nella regione a rimanere nella loro patria
ancestrale, fornendo loro i mezzi necessari per ricostruire le loro
case e i mezzi di sussistenza. A questo proposito, desideriamo
evidenziare il sostegno fornito dall'Ungheria. La scorsa settimana,
ad esempio, l'Ungheria ha concesso una sovvenzione di 162 milioni di
fiorini, che supera i 500.000 dollari, per consentire alla chiesa di
riabilitare un centinaio di appartamenti nell'Antica Homs,
consentendo così a un centinaio di famiglie di ritornare al loro
quartiere cristiano, oltre a contribuire a costruire un centro
comunitario per le famiglie sfollate che sono finite nella città di
Lattakia: a condizione che questa sovvenzione ci arrivi, poiché
stiamo incontrando gravi difficoltà nel ricevere donazioni o
effettuare qualsiasi tipo di transazione bancaria.
Questo,
tuttavia, non può essere paragonato alla sofferenza del popolo
siriano, a causa delle ingiuste e illegali sanzioni imposte su di noi
dagli Stati Uniti e dall'Unione europea. Colgo l'occasione per
chiedere a voi, fratelli e sorelle, di contribuire a far togliere
queste sanzioni che fanno male solo alla gente comune. Sono anche
felice di riferire che domani verrà firmato un protocollo d'intesa
tra la "Pazmany Peter Catholic University" di Budapest e
la "Antioch Syrian University", che è la prima università
a conduzione cristiana fondata a Damasco un anno fa. Anche questo è
un frutto del rapporto con il Segretariato di Stato per l'Aiuto ai
Cristiani Perseguitati.
Cari
amici,
Leggiamo
nel vangelo di Giovanni la domanda che Nostro Signore Gesù pose
all'ufficiale che lo schiaffeggiava in faccia quando il sommo
sacerdote stava interrogando Gesù: "Se dico la verità, perché
mi hai colpito?" (Giovanni 18: 23). Oggi, a noi Cristiani che
portiamo la croce e camminiamo sulle orme di nostro Signore Gesù
Cristo, non è permesso porre la stessa domanda: perché ci
perseguitate? Ma non conosciamo già la risposta a questo? Il divino
Maestro non ci ha forse avvertito che saremmo stati perseguitati per
il Suo nome?
Come
padri nello spirito incaricati dal Signore di occuparci del Suo
gregge, noi, pastori della Chiesa, portiamo il dolore e la sofferenza
nonché le speranze e le aspirazioni del nostro popolo, alla comunità
internazionale. Abbiamo l'obbligo di ricordare al mondo che noi
Cristiani, sale della terra e luce del mondo, siamo chiamati a
continuare a testimoniare nella terra in cui è nato il
Cristianesimo. La nostra presenza in quella parte del mondo è una
necessità, non solo per la nostra sopravvivenza, ma anche per la
sopravvivenza e il benessere dei fratelli e delle sorelle musulmani
con cui viviamo; da sempre i Cristiani hanno avuto un ruolo attivo
nelle loro società, sia all'inizio storico dell'Islam fino alla
storia recente. Siamo stati (e siamo) particolarmente attivi negli
aspetti educativi e sociali della vita.
Tuttavia,
per sopravvivere e prosperare nella nostra patria, crediamo che
debbano esistere determinate condizioni, come:
-
La libertà di religione deve essere garantita per tutti gli esseri
umani. I Cristiani hanno bisogno dell'assicurazione legislativa che,
come tutti i loro compatrioti, possono rendere culto liberamente e
senza paura.
-
Lo Stato deve essere laico, che non si basi su alcuna religione
specifica, ma rispetti tutte le religioni e sia in grado di
proteggere tutti i suoi cittadini.
A
seguito di un incontro dei Patriarchi e dei capi delle Chiese a
Damasco nell'agosto 2019, abbiamo rilasciato una dichiarazione in cui
"abbiamo sottolineato l'importanza della partecipazione di tutte
le componenti del popolo siriano nell'elaborazione di una visione
comune per il futuro del loro paese, all'interno di uno Stato fondato
sulle basi della democrazia, dello stato di diritto, della parità di
cittadinanza e del rispetto delle diversità".
-
Rispetto dei diritti umani e delle libertà che assicurino la qualità
della vita e la dignità per tutti.
-
Il principio della parità di cittadinanza deve essere rispettato nei
nostri paesi. I Cristiani non dovrebbero sentirsi cittadini di
seconda classe; ma uguali agli altri nei loro diritti e doveri.
-
Il dialogo a diversi livelli è di fondamentale importanza: un
dialogo nazionale in cui gruppi diversi si assumano le loro
responsabilità comuni nel promuovere la riconciliazione e la
tolleranza tra le persone.
In
conclusione
Cari
fratelli e sorelle,
Riunirci
nel quadro di questa Seconda Conferenza Internazionale sui Cristiani
Perseguitati ci rassicura sull'amore e la cura che nutriamo gli uni
per gli altri ed invia un forte segnale di solidarietà ai Cristiani
sofferenti in tutto il mondo. Preghiamo per il successo di questa
conferenza e chiediamo al Signore di benedirci con tutto ciò che
possiamo condividere nel portare la Sua croce come una grande
famiglia.
Grazie.