“La
situazione in Siria sta peggiorando. Noi cristiani ci sentiamo soli.
Le parole non mi aiutano ad interpretare tutto ciò che sentiamo
veramente. Ora sto comprendendo cosa vuole dire vivere da vero
cristiano, vero fedele di Gesù risorto. Ora sento lo stesso
sentimento dei primi cristiani, che erano cosi pieni di fede
nonostante le forti persecuzioni. Vedo la fede in Cristo risorto più
forte di prima tra la gente, anche se qualcuno quella fede l’ha
persa completamente”.
Così inizia una missiva che ci è pervenuta
dalla Siria,
da Samaan
Daoud,
cristiano cattolico (di rito greco-melkita),
ex guida turistica che la guida ora non fa più.
Una
lettera che è testimonianza cristiana, ma nella quale c’è
anche tutto lo scoramento di una situazione insostenibile: la guerra
ha falcidiato vite, tante vite, e depauperato un popolo prima
prospero. E oggi infuria più che mai, con l’Isis a 200 chilometri
da Damasco. Oggi che i confini sono chiusi in una morsa di ferro
perché le varie bande di tagliagole li hanno occupati tutti: da
quello con la Giordania a quello con la Turchia, da quello con
Israele a quello con il Libano (senza che tali Paesi li disturbino
minimamente, per scelta o impotenza).
“Siamo
chiusi in una gabbia”, conclude sconfortato Samaan, che lamenta
anche mancanze nei pastori della Chiesa, i quali non comprendono che
l’unico desiderio della gente è scappare altrove e che il loro
richiamo a restare in Patria, seppur motivato dall’importanza della
presenza cristiana in Terrasanta, suona duro. E spesso non riescono a
custodire il gregge loro affidato dal Signore come la gente si
aspetterebbe (o forse sono semplicemente e totalmente inermi,
esattamente come le loro pecore).
“Stiamo
per diventare legna da ardere per alimentare il fuoco di questa
guerra assurda”, conclude Samaan nella sua missiva, ricordando che
il figlio più grande presto compirà 17 anni e dovrà arruolarsi
anche lui e andare a combattere; per difendere la sua gente, i suoi,
dai tagliagole che l’Occidente e le Monarchie del Golfo gli hanno
scatenato contro.
A combattere una guerra senza senso, perché il
senso lo ha solo per quanti l’hanno scatenata e la alimentano in
ogni modo.
Avevamo
iniziato la Quaresima chiedendo ai nostri lettori preghiere e un
sostegno economico (felicemente arrivato) per la popolazione siriana.
Concludiamo questo periodo pasquale con queste righe che grondano
conforto cristiano e insieme, angoscia.
Sembra paradossale questa
unione di opposti, ma certi paradossi appartengono alla grazia di
Dio. Così che la vita cristiana scorre tra le tribolazioni
del mondo e le consolazioni di Dio,
come scrive sant’Agostino e
come è evidente, splendente direi, nella lettera del nostro amico
Samaan.
Da
questa parte di mondo, inani spettatori di quanto si consuma di là
del Mare Nostrum, non possiamo che partecipare di questo conforto e
di questa angoscia con la preghiera e quei poveri gesti di carità
che il Signore suggerisce e andrà a suggerire.
Inermi di fronte allo
scatenarsi delle forze
demoniache.
E non usiamo tale termine per qualche bizzarro bigottismo, ma perché
l’agire dei tagliagole siriani – e iracheni – grondano,
volutamente, di simbolismi satanici, come richiesto delle logge
sataniche, non certo islamiche, che ne governano l’agire (quelli
che sono di Satana, come da Apocalisse
di Giovanni).
Inermi
che però, come accade per Samaan e per i suoi, nostri fratelli nella
fede, possono affidare le proprie pene e le proprie speranze – che
abitano il cuore nonostante tutto – al Signore. E in questo mese di
maggio, benedetto dalla recita del santo rosario,
affidarsi in particolare all’intercessione della Madonna,
la nostra Madre celeste, onnipotente per grazia come recita la
supplica alla Madonna di Pompei.