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domenica 21 luglio 2019

San Charbel: altre meraviglie del grande santo eremita del Libano

"Il Signore non gli rifiuta niente,
 perché San Charbel
non gli ha rifiutato nente".

Il Calendario liturgico pone la memoria di San Charbel il 24 luglio; molte comunità nel mondo la celebrano nella terza domenica di luglio con grande devozione per suo potere di intercessione presso Dio. La lista dei miracoli e delle grazie ottenuti da fedeli di tutte le confessioni implorando San Charbel è impressionante. San Charbel ha passato gran parte della sua vita nella preghiera, umiltà, ascesi e obbedienza in un povero eremo a Annaya, un piccolo villaggio situato sopra la città di Jbeil-Byblos in Libano. Più volte, nelle sue apparizioni, il santo dice: "Colui che mi vuole trovare, venga a incontrarmi in questo posto con fede, fiducia e soprattutto senza il minimo dubbio."


di Jean Claude e Geneviève Antakli, scrittori-biologi
Siamo poca cosa sulla scala del tempo! A Byblos (Libano), più che altrove, quando ci si siede all'alba sulla cresta di un muro divisorio che separa due mondi, di fronte al Mediterraneo... Da un lato, rovine del diciannovesimo secolo "prima di Gesù Cristo" ... in compagnia di Abramo! Re Ibb Schmon Abi regnò quindi su Gebel Al Arak, cioè il Medio Egitto in Mesopotamia, e fu proprio a Byblos che fu trovata la sua tomba intatta che conteneva il suo scettro, la sua ascia , il suo pettorale ... Dall'altro, 2000 anni dopo, Gesù: "E quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da una donna, nato soggetto alla legge, per riscattare coloro che erano soggetti alla legge", secondo San Paolo nell'Epistola ai Galati. Assalti di tutte le civiltà in questa Terra Promessa da cui si erge e di cui non si potrà mai dire abbastanza, che i Cristiani erano lì, molto prima dell'arrivo dell'Islam, in città radiose come Damasco, Antiochia, Alessandria e tutto questo sullo sfondo del bacino del Mediterraneo.
Che cosa dunque è successo, in modo che l'Islam trionfante venuto dall'Arabia abbia fatto uno sfondamento spettacolare in 3 continenti, fermando i suoi eserciti solo a nord a Poitiers, dove Carlo Martello si è distinto nel 732?  Come furono i primi sette secoli di cristianesimo? Possiamo ammettere oggi che le nuove cristianità, oppresse dalla Chiesa di Bisanzio, schiacciate dalle tasse e perseguitate per oscure dispute teologiche, abbiano accolto come fratelli questi nuovi convertiti alla dottrina di Maometto dal 636? Forse anche loro soffrirono nel IX secolo la separazione tra la Chiesa d'Oriente e quella d'Occidente a Roma che portò alla conquista di Costantinopoli da parte dei Turchi nel 1453, che isolò la Chiesa d'Oriente e la costrinse a un cauto ritiro su se stessa.  Forse, infine, nel sedicesimo secolo, l'arrivo dei missionari latini, determinato, nonostante la dominazione ottomana a stabilire un ponte tra Roma e l'ortodossia, portò alla creazione delle Chiese Uniate; frammentando, dividendo la Chiesa orientale in frazioni, alcune delle quali ripristinarono la comunione con la Chiesa cattolica, pur mantenendo il loro rito originario. Al posto dell'unità, questi latini hanno scavato e allargato i fossati involontariamente.
Mentre prendevamo la strada di Annaya, in una mattina del novembre 2018, abbiamo ricordato tutte le discussioni con i nostri amici di diversi riti che ci siamo scambiati spesso. I cristiani orientali oggi si sentono indeboliti, ridotti nelle proprie risorse, specialmente da quando l'Occidente che li proteggeva, e in particolare la Francia, si è scristianizzato e scristianizza il mondo con una civiltà contraria ai loro valori. Dobbiamo ricordare loro che la loro unica forza viene da Dio? Che con la ricchezza teologica, cristologica dei loro grandi santi, dei loro grandi pensatori e filosofi, essi sono questo lievito, questo tesoro in vasi d'argilla! "Ho visto," dice San Paolo, "ed è per questo che ho parlato."
È perché crediamo che parliamo ancora e ancora, con milioni di pellegrini che ogni anno vengono dai quattro angoli del pianeta per radunarsi sulla tomba di questo grandissimo santo libanese, san Charbel Makhlouf, per ottenere attraverso la sua intercessione le grazie che il Signore gli accorda in abbondanza. In questa vita di mortificazione e fedeltà, egli si è offerto per la redenzione di un mondo, per ottenere le grazie che ha richiesto e che chiede ancora oggi, per tutti quelli che lo implorano. San Charbel continua ad intercedere per noi, in Libano, in Medio Oriente e ovunque lo preghiamo.
Questi ultimi miracoli ai quattro angoli del globo ce lo ricordano.
Miracolo No. 31: Signora Maya Sami Francis
(Registrato come tale negli archivi del Monastero di Annaya da Padre Luis Matar nel 2018)
La signora Maya è nata nel 1981 ed è madre di tre figli. Emigrata in Pennsylvania (USA) racconta le circostanze della sua malattia in questi termini: "Due anni fa mi è stato diagnosticato un cancro al seno, sono stata operata e durante la mia convalescenza ho pregato ardentemente san Charbel, affinché potesse guarirmi. Nella notte mi appare in un sogno, mi dà dell'incenso e mi assicura che mi ha guarito. In precedenza, non avevo tenuto nessuno informato, né della mia malattia né di questa apparizione, perché stavo aspettando il mio ritorno in Libano, per annunciare a tutti i miei parenti la guarigione predetta dal venerabile santo.
Ma poche settimane dopo il mio intervento, insorgono dolori lombari insopportabili che mi spingono a tornare dal mio medico di famiglia. Mi prescrive nuovi esami e mi propone un trattamento fisioterapico che si rivela inutile e inefficace. La mia salute si deteriora bruscamente e sono portata d'urgenza all'ospedale della Pennsylvania. Il dottore mi dice che i miei esami sono allarmanti, che preludono l'inizio della paralisi totale, la mia colonna vertebrale è profondamente colpita da un cancro che si sta diffondendo. Più seriamente, due vertebre sono completamente danneggiate a tal punto che la radiografia mostra solo dei buchi bianchi. È necessario sostituirle con 2 protesi metalliche, il che implica un nuovo intervento chirurgico.
Dopo aver ascoltato la cattiva notizia, mio ​​nipote Charbel Francis mi chiama dal Libano e mi propone di pregare insieme per telefono nello stesso tempo. L'appuntamento è fissato ed eccoci separati migliaia di chilometri, uniti nella preghiera, quando improvvisamente San Charbel mi appare di nuovo, ma questa volta di persona: "Io sono con te, non farti operare!” Mi ha detto!
Nonostante la disapprovazione di tutto il personale medico dell'Ospedale della Pennsylvania, Maya Sami Francis lascia l'America, accompagnata da suo marito, per il Libano il 9 ottobre 2018 (anniversario della proclamazione del santità di San Charbel). Il suo chirurgo è convinto che non arriverà mai in Libano, tanto è compromessa la sua prognosi vitale. Una volta sull'asfalto dell'aeroporto Rafic Hariri di Beirut, Maya viene spinta su una sedia a rotelle. Cinquanta pellegrini libanesi sono tutti d'accordo per andare direttamente al monastero di Annaya per pregare con lei per la sua guarigione. Quando arrivano verso mezzanotte sul piazzale del monastero tutte le porte sono chiuse.
Maya, esausta, chiama i suoi cugini del Libano e suo nipote per ottenere le coordinate di padre Luis Matar. Egli stesso contatta padre Luis per spiegare l'urgenza della situazione: sua zia è ai piedi della statua di San Charbel, sul piazzale del monastero di Annaya con 50 pellegrini in preghiera. Padre Luis Matar, che dormiva, non esita un secondo e il tempo di indossare la sua tonaca ed è al capezzale di Maya con incenso e olio santo che unge sulla fronte della malata.
Proprio mentre padre Luis Matar sta per benedire la donna che non conosce su una sedia a rotelle, Saint Charbel fa nuovamente la terza apparizione. Maya sa in questo momento che è guarita. Si alza, articola le braccia e le gambe, muove il suo collo paralizzato fino ad allora, ritrova la sua voce, inizia a cantare e danzare sotto lo sguardo sbalordito dei suoi amici pellegrini e dei suoi cugini che sono accorsi!
Il giorno seguente, dopo una notte insonne, piena di gioia e felicità, Maya Sami Francis torna sul luogo della sua miracolosa guarigione per ringraziare Padre Luis Matar e chiedergli di registrare la sua guarigione. Padre Luis non dubita della sincerità di Maya, ma le consiglia di andare all'ospedale più vicino per sottoporsi a esami medici per autenticare scientificamente la causa miracolosa della guarigione. Può scegliere tra il prestigioso American Hospital di Beirut o l'ospedale più vicino, il North Hospital di Tripoli. Il dottor David Wahbé, che avrebbe dovuto seguirla durante questo periodo transitorio in Libano, la indirizza all'Ospedale universitario di Tripoli. Tutti gli esami radiologici e le indagini confermano una guarigione totale con una prova sbalorditiva: le 2 vertebre cervicali, che erano praticamente disintegrate, sono state rigenerate in modo scientificamente inspiegabile!
Il 19 ottobre, ossia dieci giorni dopo il suo arrivo in Libano, Maya, accompagnata da suo marito, dal fratello e dal nipote, torna ad Annaya nel monastero di San Charbel per registrare la sua guarigione miracolosa con padre Luis Matar, archivista di tutti i miracoli di Saint Charbel nel mondo, con tutti i suoi rapporti medici in mano.

Miracolo No. 32: Signora Micheline Chahine Hindi
Micheline è nata a Zahle (Libano) nel 1970, moglie di Nabil Wadih Khater, madre di due figli, vive a Jdita. Soffre di molti disturbi gastrici senza conoscere l'origine della sua malattia e si affida al Signore chiedendogli di aiutarla a sopportare le sue sofferenze e se possibile di guarirla. La notte nella quale si affida al Signore, San Charbel in compagnia di Santa Rafka le appare in sogno, e le dice: "Non aver paura!"
In questo momento è totalmente inconsapevole di avere un cancro. Pochi giorni dopo, Micheline sperimenta dolori gastrici insopportabili. E' trasportata all'ospedale di Zahle, dove viene operata urgentemente per un'appendicite acuta. Contemporaneamente viene scoperto un grosso tumore lungo 12 cm. e 7 cm. di spessore. Questo sembra strano al chirurgo, che è sorpreso perché né lo scanner né la risonanza magnetica avevano rilevato una tale massa! Di fronte a questo enigma, chiede quindi una biopsia del tumore e consulta un altro collega oncologo. La diagnosi è senza appello. Solo alla famiglia di Micheline viene raccontata la serietà dei risultati. La sua famiglia è contraria alla chemioterapia.
Una catena di preghiere viene organizzata e Micheline nella prospettiva di una prossima chemioterapia è sottoposta subito a digiuno e a una dieta speciale, la sua famiglia implora san Charbel di guarirla prima di qualsiasi trattamento.
Il sesto giorno, il radiologo entra nella stanza di Micheline Chahine: "Non ringraziarmi, è piuttosto Dio che dobbiamo ringraziare, la tua fede ti ha salvato! Inaspettatamente, la nuova biopsia tumorale è risultata benigna. Penso che tu possa andare a casa, che la chemioterapia non sia più utile e che non ci saranno altri trattamenti farmacologici.”. Da allora, i controlli biologici che si sono succeduti hanno confermato una guarigione inspiegabile. Durante le due apparizioni di Saint Charbel sia prima del suo ricovero che dopo, egli la aveva rassicurata in questi termini: "Non aver paura e tieni questa raccomandazione vicino al tuo cuore". Micheline Chahine aggiunge: La mia guarigione la devo anche alla mia famiglia che non ha mai smesso giorno e notte di raccogliersi per pregare sulla tomba del venerato San Charbel ad Annaya. Sono venuta con tutti i miei certificati medici il 20 ottobre 2018 per registrarmi presso padre Luis Matar, con le prove della mia guarigione spettacolare e ringraziare il Signore e Nostra Signora del Libano.

mercoledì 1 maggio 2019

Maggio, mese di Maria: storia dell'icona miracolosa di Aleppo

di Jean-Claude Antakli
 trad. Gb. P. OraproSiria


È una città ferita, una città luminosa dalla quale il sole è fuggito. Quartieri opulenti con persiane chiuse, tende abbassate, porte fracassate, dormono sotto un velo spesso, opaco e pallido. A cinque chilometri dal centro, in agguato dietro i cumuli di macerie, la guerra è ancora lì, i tizzoni ardenti sotto la cenere aspettano che una brezza fredda li accenda di nuovo. La guerra è al suo 7° anno! I giorni sono brevi e al mattino presto, rivive ancora la speranza. Domani forse le persiane dall'altra parte della strada si apriranno, i buchi spalancati delle finestre si animeranno, le voci, le grida, la vita tornerà a spazzare via, a cancellare, fino al ricordo degli anni perduti.
Sette anni, l'età della ragione! Ora sappiamo, ora capiamo, anche se il perché sfugge. Chi, del resto, sensatamente, poteva trovare cause e ancor meno scuse, per tale follia distruttiva?
Maged, l'amico di Aleppo, nell'ufficio sopra il suo studio, dove ha formato per anni tanti apprendisti nell'oreficeria, al delicato e preciso lavoro di oro, argento e pietre preziose, può immaginare il futuro da molte prospettive. Non viene più pressato sui tempi, né dai suoi clienti esigenti, né dai suoi otto dipendenti licenziati, la maggior parte dei quali ha lasciato la città.
Con la sua esperienza, la sua reputazione, la sua fama, avrebbe potuto lasciare l'inferno di Aleppo e mettersi al riparo da tutto, lui e la sua famiglia. Ci ha pensato, ci si è persino preparato, ma ecco, Lei lo ha trattenuto. Lo dice chiaramente e senza enfasi: Lei lo ha trattenuto! Nel momento in cui era arrivato da basso nell'edificio sventrato e trovato la madre e la sorella irriconoscibili, fantasmi intonacati, stravolti ma incolumi, ha saputo che non avrebbe mai potuto lasciare l'appartamento al primo piano, intatto in mezzo alle macerie degli edifici circostanti colpiti da un missile.
La scala ha resistito, nulla è stato toccato. Nella stanza d'ingresso, l'Icona della Madonna col Bambino nella sua cornice scolpita e smaltata brilla debolmente, esattamente nello stesso posto. Se non fosse per il deflusso dell'acqua dalle tubazioni recise dei piani superiori che si riversano sul pavimento, nulla potrebbe indicare il terremoto avvenuto lì accanto. Era il 4 maggio 2014, il mese di Maria, ad Azizié, più di 4 anni fa: Aleppo era appena stata colpita nel cuore del quartiere cristiano. Seduto dietro la sua scrivania, Maged rivive intensamente quel giorno, pallido, gli occhi umidi, poi rivolge verso di noi una piccola immagine dell'Icona miracolosa, circondata da tre volti di bambini ridenti. "È Lei che mi ha trattenuto", dice, "e mi trattiene ancora oggi! È nella famiglia di mio padre da 300 anni, lo sai?! È una lunga storia iniziata ad Antiochia."
JCA: Sei di Antiochia, dico sorpreso. Mio nonno è nato lì.
Maged: Sì, siamo come te originari di Antiochia.
Un silenzio, quindi:
- vorresti vederla o raccoglierti davanti questa icona? Ti ci posso portare quando vuoi. Lei è ancora a casa di mia madre e delle mie sorelle.
Potremmo rifiutarci di onorare la Santa Vergine? Il giorno seguente, Maged ci conduce da sua madre che ci stava aspettando, piccola, fragile, rannicchiata su una poltrona con un plaid sulle ginocchia. La stanza è aperta e illuminata, e con un gesto lei ci invita a entrare. La stanza è abitata da un'Icona maestosa collocata nel suo reliquiario. Lei brilla incoronata d'oro. Il bambino è sulle sue ginocchia, coronato anche lui, la bocca al seno di lei che possiamo indovinare senza vederlo. È fasciato e mezzo-nudo, protetto dalle due mani di sua madre. La luce si riflette delicatamente sul pizzo della corona e sul bordo orlato del severo velo che le incornicia il viso. Entrambi ci guardano, pacifici ma seri. Nel mezzo del dipinto, una croce preziosa.
Ritorniamo da Madeleine (la madre di Maged) e da sua figlia Nayla. La stanza è fredda e improvvisamente la luce si spegne. Le interruzioni di corrente sono frequenti e ogni famiglia deve utilizzare dei generatori.
- Lei è rimasta nonostante tutto - dico.
- - risponde Nayla - ci siamo abituati.
- Non ci si abitua mai alla guerra - dice mia moglie.
- Se ti trovi di fronte all'orrore - risponde Nayla - non hai scelta: l'affronti, ti rialzi. E poi Maged ve l'ha già spiegato. Dopo il bombardamento non potevamo più andarcene e dimenticare il segno che avevamo ricevuto; non è così mamma?
Madeleine, silenziosa fino ad allora, ha riordinato i suoi ricordi e inizia:
« Sono nata ad Antiochia nel 1926 nella famiglia Khoury. Mio padre era un orafo e io avevo una sorella maggiore: Antoinette. Gli ottomani, ai quali la Francia poco dopo ha dato questa regione, hanno immediatamente chiuso le scuole private. I miei genitori ci mandarono quindi a studiare a Beirut (Libano) presso le suore di San Giuseppe, poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. Eravamo là in convitto. Ho sposato mio marito ad Antiochia nel 1954. Avevo 28 anni. Il vero nome di famiglia di mio marito è Yaacoub Pandelli Daoud. Ma per tre secoli (Origine dell'icona) è diventato usuale chiamarli «Saïdé» cioè «la Vergine». Erano diventati familiarmente la «famiglia della Vergine» o «la casa della Vergine» ed è così che l'Icona è entrata nella mia vita e che tutti portiamo fino ad oggi, il nome di «Saïdé»
JCA: La prego, può raccontarci la sua storia?
Madeleine: Beninteso, noi la veneriamo. Io, ogni mattina, prego davanti a Lei. Ad Antiochia, la casa dei «Saïdé» era un luogo aperto alla preghiera. Un giorno, sotto l'impero ottomano, si presenta una delegazione greco-ortodossa. Hanno sentito parlare di questa icona miracolosa e mentre il Patriarca è in visita apostolica nella regione chiede incuriosito e intrigato che gliela si porti, per pregare davanti a Lei. Ma il nonno di mio marito si rifiuta, non tocca alla Beata Vergine di spostarsi, è lui che deve venire per renderle omaggio. Il patriarca insiste e manda un vescovo accompagnato da un diacono, a capo di una processione di seminaristi. La famiglia finisce per cedere. L'Icona viene quindi portata via e messa sotto sigilli in una Chiesa chiusa a chiave, dove il Patriarca è invitato a venire il giorno dopo per onorarla. Arriva il Patriarca, si apre la porta... l'Icona è scomparsa! Nella famiglia Saidé, come ogni sera, ci riuniamo per pregare, quella sera con il cuore un po' pesante, e miracolo... Lei è tornata nello stesso posto! La voce si sparge immediatamente fino al Patriarca, che comprende il segno e la lezione: è lui che deve andare alla Vergine Maria!
Prima di questo evento si racconta anche che nel 1820 un'epidemia di colera aveva infuriato a Baghdad e ad Aleppo, fino alle province russe del Mar Caspio, senza risparmiare Antiochia. L'epidemia colpì indiscriminatamente tutte le classi della popolazione e in quel periodo la città, come tutte le città d'Oriente, era organizzata in quartieri. Fu una grande piaga che ispirava terrore e colpiva la nostra immaginazione. L'inutilità dei trattamenti portava a ricorrere alla preghiera per proteggersi. Nel quartiere della famiglia Saïdé, in quarantena come tutte le altre, si affidavano alla Vergine. Si dice che non sia stato trovato un solo caso di contagio, mentre tutti i quartieri senza eccezione ne furono interessati! Diverse testimonianze affermavano che, mentre ogni sera i barellieri venivano per rimuovere i cadaveri, nel quartiere «  della Vergine  » c'era una donna vestita di bianco, misteriosa e bella, che vagava di porta in porta senza che nessuno, mai, abbia potuto conoscere il suo nome.
Circa Nayla e me, tuttavia, nel 2014, sappiamo chi ci ha risparmiato! Perché il missile ha colpito i tre piani sopra di noi, e l'altra parte dell'edificio è completamente crollata. Solo il nostro appartamento è rimasto intatto.
JCA: Da quanto tempo l'avete portata in Siria?
Madeleine: Una parte della famiglia di mio marito è emigrata a Damasco tra 1938-1940, alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale. È rimasta lì fino al 1973, quando l'abbiamo collocata qui ad Aleppo, dove la vedete. Non ha mai cambiato posto.
JCA: In questo piccolo oratorio dove pregate ogni mattina, la Vergine si è manifestata?
Madeleine è un po' sorpresa. Ma la Vergine è qui! La casa dei Saïdé è la casa della Vergine! Rimette il plaid sulle ginocchia. La luce non è tornata, il riscaldamento è spento, fuori fa molto freddo. Il caffè, i pasticcini e la calma di questo appartamento ci riscaldano. Nayla si alza e torna con una cornice contenente la fotografia leggermente invecchiata e ingiallita dell'icona. È sigillata.
- Ah! Sì, dice Madeleine, questa cornice ha una storia, è vero, raccontala, Nayla.
- Era alla fine degli anni 1970. Mio nonno era stato portato d'urgenza all'ospedale St. Louis di Aleppo, che voi conoscete. Per sostenerlo in questa prova, mia nonna aveva portato al suo capezzale la foto in bianco e nero della Vergine con il Bambino che aveva messo in una teca sotto vetro. Mentre lei lo veglia la notte, sente nella stanza accanto alla sua singhiozzi e gemiti. Va nel corridoio, socchiude la porta più vicina e vede una donna seduta accanto al letto di un paziente inanimato. Lei le parla per consolarla, perché il chirurgo ha dato pochi giorni di vita al marito che era venuto da Kamishli (città siriana sulle rive dell'Eufrate) per le cure. Mia nonna allora le propone di mettere al capezzale del morente la foto che ha portato e di pregare intensamente la Vergine. Al mattino, il signor Bakdachi è vivo, cosciente e dice di aver visto ai piedi del suo letto una donna vestita di bianco che lo ha vegliato tutta la notte. Una volta guarito lui testimonierà.
Sporgendomi un poco in avanti, vedo la croce al centro dell'icona che spicca e brilla, così come le due corone d'oro. Nei momenti difficili, è stata un promemoria per la vibrante fede di questi Cristiani d'Oriente. Da dove viene? Quale mano d'artista l'ha modellata? Forse Youssef che è un famoso iconografo della cosiddetta scuola Aleppina?
JCA: Se voi l'avete fin dal diciottesimo secolo in famiglia, l'avevate ordinata voi?
Madeleine: Niente affatto. Sono stati dei viaggiatori che, provenienti dalla Grecia, si sono fermati ad Antiochia. Lì si ammalarono e la famiglia Pandelli li accolse e si prese cura di loro per molti mesi. Riprendendo il loro viaggio di ritorno a casa, hanno manifestato la loro gratitudine offrendo loro ciò che avevano di più caro.
Frutto di un'arte religiosa tipicamente orientale, che non ha cessato di esprimere una pietà ahimè estranea all'Occidente, l'Icona non è un'arte gelida e sclerotizzata. Ciò che è dipinto, converge verso chi lo contempla e appare come una proiezione sacra di teologia e di spiritualità strettamente legate, di una ricchezza, di una delicatezza che ci immergono nella contemplazione, spogliati di ogni esaltazione. Questa è la sacralità dell'icona. La nostra profonda gratitudine va alla famiglia «Saïdé», la cui accoglienza calda e semplice non è che il riflesso dell'arte di vivere dei Cristiani d'Oriente.
J.C. e Geneviève Antakli

giovedì 15 marzo 2018

Siria, dopo sette anni

Jean-Claude Antakli, biologo, franco-siriano, cristiano, da anni non cessa di scrivere per raccontare la verità sulla guerra che oggi entra tragicamente nell'ottavo anno: perché il suono dei cannoni si fermi, così che gli uomini smettano di uccidere nel nome da Dio, nel nome di Allah, nel nome del denaro, della 'democrazia' e di tutti i demoni di questo mondo. Questo appello, che è indirizzato a ciascuno di noi, non deve essere dimenticato: egli ci ricorda “i nostri nonni hanno già pagato un prezzo pesante nella Seconda Guerra Mondiale, la terza è stata esportata dall'Occidente, tocca a noi fermarla”.
OpS

Appello del 17 gennaio 2018
Cari amici della Francia, del Libano, della Siria, dell'Egitto, dell'Iraq, di Israele, della Palestina e dei 5 Continenti. Vi sto inviando questo appello che ha bisogno della vostra attenzione, della vostra energia e di un po' del vostro tempo, così che un giorno, un bel giorno, non potremo più parlare di guerre, se non guerre contro la carestia, la miseria, la malattia, l'ingiustizia e i loro seguiti di orrori. Perché questo 17 gennaio, non fosse altro che giunge 27 anni dopo un'occupazione travestita, quella di un'America prepotente che con i suoi alleati aveva invaso l'Iraq con le conseguenze catastrofiche che sappiamo, con attacchi quotidiani che non finiscono ancora di distruggere un Paese, una civiltà, uomini e donne che avevano tutto per vivere in pace.
Nel 1990 avevo inviato una lettera al Presidente Bush perché riflettesse bene prima di invadere l'Iraq, perché ad Aleppo, in una casa modesta del quartiere Sléimanié, una veggente che conoscevo bene, per il suo carisma, per la sua integrità (cfr. 'Il silenzio di Dio'), aveva ricevuto un messaggio particolare dalla Santa Vergine che prefigurava ciò che sarebbe accaduto in Kuwait e in Iraq nove mesi più tardi, cioè molto prima che la Coalizione entrasse in guerra. Una copia di questa lettera è stata inviata al Presidente Mitterrand, al Santo Padre, al re dell'Arabia Saudita, al Presidente siriano, alla giornalista Marie-Claire Mendès France, al re del Belgio e a TF1... Questa voce dal Cielo, questa profezia, è stata rapidamente confermata dalla potenza delle armi.
Nel 2010, 20 anni dopo, lasciavo il salone di francofonia di Beirut proprio quando 50 persone innocenti erano uccise in una chiesa siriaca di Baghdad, mentre pregavano per il solo medesimo Dio: quello dei Musulmani, degli Ebrei e dei Cristiani. Avrei potuto proseguire per la mia strada e ignorare questo massacro, i miei figli erano al sicuro, quindi perché preoccuparsene quando i "grandi" di questo mondo han continuato a dormire tranquilli!? Tre giorni e tre notti di meditazione per trovare le parole giuste, le parole che potessero toccare il cuore del Presidente del Parlamento Europeo e quello degli uomini e delle donne di buona volontà; senza volerlo sono diventato colui che lanciava l'allerta con una nuova lettera pubblicata sulla stampa il 17 gennaio 2010 con il titolo: “Il massacro degli innocenti: Quello dei Cristiani d'Oriente.”
"All'attenzione dei nostri governanti. Al Presidente del Parlamento Europeo”
I nostri auspici sembrano molto irrisori, e i vostri impegni vani, quando vedo sotto quali auspici il nuovo decennio si è presentato! Le condanne, l'indignazione proclamate dalla Casa Bianca, dall'Eliseo, dal Parlamento Europeo, dalla Presidenza egiziana o dal Vaticano, non spaventano più nessuno e non serviranno a nulla. A Baghdad, Gerusalemme o Alessandria, giorno dopo giorno dalle famigerate guerre del Golfo care al "Clan Bush" e ai suoi alleati (sauditi e israeliani), continua l'inesorabile esodo delle più antiche comunità cristiane del mondo, veri tesori culturali del Patrimonio Mondiale ...
Alice e Martine, due giovani suore irachene mi scrivono del dramma che ha appena colpito i loro compatrioti. Ero a Beirut alla Fiera Internazionale del Libro Francese, per presentare il mio durante la settimana della Francofonia, invitato dall'Unione dei Francesi all'estero e dall'Ambasciata di Francia, a testimoniare di "Pace e giustizia attraverso la mia esperienza comunitaria tra Oriente e Occidente" quando il massacro si è svolto il 31 ottobre 2010 a Baghdad. La capitale libanese era ancora animata dalla controversa visita del presidente iraniano Ahmadinejad; il nostro Ministro degli Esteri, il signor Kouchner, moltiplicava i movimenti diplomatici per attivare l'istituzione del Tribunale Internazionale che dovrebbe giudicare i colpevoli dell'assassinio di Rafic Hariri. Sembrava che non ci fosse nulla di più urgente da affrontare! La Stampa internazionale ha immediatamente indicato i colpevoli: Al Qaeda... ma per i Cristiani di Baghdad nessuno ha parlato di un possibile Tribunale, men che meno internazionale. I sopravvissuti e le famiglie risparmiate evocano le implicazioni dei Sauditi e degli Egiziani, altri attribuiscono questo massacro ad una cospirazione israelo-americana. Queste due suore parlano di odio e questo odio non ha né passaporto né volto:
"Vogliamo iniziare questa lettera per ringraziarvi di tutti i messaggi di solidarietà che abbiamo ricevuto. Ci sono molti disastri naturali nel mondo che fanno molte più vittime che da noi, ma la causa non è l'odio, questo fa la differenza. La nostra Chiesa è abituata ai colpi duri, ma è la prima volta di un attacco così violento e selvaggio e specialmente è la prima volta che accade all'interno della chiesa, di solito fanno esplodere le bombe nei cortili delle chiese. La chiesa di Nostra Signora della Salvezza (obiettivo curioso) è una delle 3 chiese siriache cattoliche di Baghdad, la maggior parte delle persone che la frequentano sono cristiani di Mosul o di 3 villaggi cristiani siriaci vicino a Mosul ... La chiesa è stata assaltata il pomeriggio di domenica 31 ottobre, subito dopo il sermone di Padre Taher che celebrava la messa. Padre Wassim confessava in fondo alla chiesa vicino alla porta d'ingresso, mentre padre Rafhael era nel coro. Gli aggressori erano giovanissimi (14-15 anni) non mascherati, armati di mitragliatrici, di granate e indossavano una cintura esplosiva. Hanno immediatamente aperto il fuoco, uccidendo padre Wassim che stava cercando di chiudere la porta della chiesa, poi hanno sparato indiscriminatamente dopo aver ordinato alla gente di gettarsi a terra, di non muoversi, e di non gridare . Alcuni sono riusciti a inviare messaggi con il cellulare per dare l'avviso, ma dopo gli aggressori hanno sparato su tutti quelli che vedevano usare il loro cellulare... Tutto questo era stato ben preparato e orchestrato da un aiuto esterno, perché per raggiungere la strada che porta alla chiesa e raggiungere il passaggio del terrazzo, evitando il presidio di controllo della polizia che si trova nelle vicinanze, era necessario che beneficiassero della complicità di una parte delle forze dell'ordine. Poi hanno mitragliato i condizionatori d'aria in modo che il gas fuoriuscito soffocasse le persone più vicine, poi se la sono presa con la Croce mitragliandola, prendendola in giro e dicendo alla gente: "Ditegli di salvarvi! " quindi si sono messi a pregare: " Allahu Akbar, La ilaha il-lAllah ... ". E alla fine, quando l'esercito stava per entrare, si sono fatti esplodere. L'esercito e i soccorsi hanno impiegato quasi due ore per arrivare (le Forze Armate Americane sono rimaste inerti di fronte alla carneficina, un elicottero sopra girava in tondo e come unica spiegazione del loro Stato Maggiore ci dissero: "Non siamo addestrati per questo tipo di situazione "! A sentir loro, i loro soldati sono venuti a Baghdad a fare i turisti! ... Tutto questo incubo è terminato verso le 23:00, è durato moltissimo tempo, molte persone sono morte a causa di emorragie non fermate per tempo. I feriti furono portati in vari ospedali ed i morti verso gli obitori ... La preghiera ha avuto luogo con una grande dignità, senza alcuna manifestazione rumorosa, sotto la guida di padre Saad responsabile di questa chiesa ... Per quanto riguarda i due giovani sacerdoti, sono stati sepolti nella loro chiesa devastata: lì c'è un cimitero sotto la chiesa ... All'inizio non sapevamo nulla delle vittime, non conoscevamo nessuno direttamente, tranne padre Raphael, prete molto anziano; perciò siamo andate in questo ospedale per visitarlo e visitare i feriti che erano lì. Sono state le famiglie dei feriti a condurci da una stanza all'altra, tutte le vittime erano donne o ragazze, tutte ferite da proiettili; non è come un'esplosione dove ti può essere strappato un braccio o una gamba... La domenica seguente, tutti i sacerdoti siriaci e caldei di Baghdad hanno celebrato la messa in questa chiesa devastata su un tavolo di fortuna, in uno spirito di solidarietà e determinazione dicendo: "Siamo qui e qui resteremo, vogliono cacciarci e sterminarci, ma per 14 secoli non siete stati in grado di finirla con noi. La storia dei cristiani iracheni è una lunga storia di persecuzioni, martirii, di cristiani espulsi o sfollati. Questo ci ricorda il Salmo 69: "Sono più numerosi dei capelli del capo, quelli che mi odiano senza motivo" evocazione che ci rimanda a Gesù, odiato senza ragione, mentre passava facendo del bene e diffondendo la Buona Novella. Finiamo questa lettera con il grido di questo bambino di 3 anni che ha visto uccidere suo padre e gridava "basta, basta!", prima di essere ucciso anche lui. Sì, proprio con la nostra gente, piangiamo anche noi: basta! Le tue piccole sorelle di Baghdad, Alice e Martine."
Ecco i fatti, Signori Governanti, nella loro brutalità! Certamente altri omicidi hanno segnato questa Terra, culla del cristianesimo, ma un sacerdote caldeo predice: "Questo trauma rimarrà indelebile. Ci sarà un prima e un dopo. Per noi questa volta la speranza è morta!”
Ricordo alcune righe di un ispirato filosofo contemporaneo, Richard Millet, che scriveva nel 2004: "In verità, ci scaviamo la nostra stessa tomba: il destino dei Cristiani orientali è esemplare di ciò che accade quando si nega la dimensione spirituale del mondo. L'invisibile non è solo una questione di fantasmi, né l'origine è riconducibile alla sola genetica. Entrate in una Chiesa d'Oriente; sentirete ciò che le chiese dell'Occidente vi nascondono: il fruscio degli Angeli .... Siamo noi Europei che avendo rifiutato di includere nel preambolo della Costituzione dell'Unione il carattere cristiano delle nostre radici, abbiamo reso possibile lo sradicamento programmato e già effettivo: svuotato dei suoi cristiani, spesso dei suoi elementi più istruiti, i più aperti, i più moderni, questa regione del mondo sarà musulmana, con l'eccezione di Israele. Noi rinneghiamo noi stessi: la morte dei cristiani orientali è il segno non solo della nostra vergogna, ma della morte della nostra civiltà. Loro stanno silenziosamente morendo perché noi non vogliamo essere cristiani! "
Sì, Signori Leader politici, la pace nel M.O. è la priorità assoluta se non vogliamo avallare e incoraggiare la "pulizia religiosa" di cui il Presidente Sarkozy ha osato parlare. Sessant'anni di caos, di crimini, di umiliazioni che hanno fatto dire ad un mio amico francese del Tarn, Maurice Dubost, nell'ottobre 2004: "Nel 1945, quando arrivarono al pubblico le prime immagini cinematografiche e le notizie sui campi di concentramento tedeschi, avevo dieci anni, ero inorridito e ho avuto incubi per mesi. Ero ossessionato dai mucchi di cadaveri inariditi e i magri sopravvissuti. Questa ossessione è rimasta in me per mezzo secolo e non appena sentivo o leggevo la parola "ebreo", le terribili immagini mi ritornavano in mente. Negli anni '50, Israele era quasi un mito per gran parte della gioventù innamorata della libertà, della giustizia, della democrazia e dell'umanesimo. Tutti i media del tempo ci hanno presentato resoconti sensazionali ed edificanti sulla vita dei giovani israeliani e sulla costruzione del nuovo stato; a tal punto che ho sognato di andare a lavorare in un kibbutz per qualche mese, al fine di contribuire a questa bellissima impresa. Ma non ho mai potuto partire, mia madre me lo ha impedito perché non ero maggiorenne. La stessa immagine è rimasta impressa nella mia memoria per mezzo secolo, quando sentivo la parola "ebreo" immediatamente le immagini delle montagne di corpi martirizzati mi riempivano la testa. Ma a poco a poco, dagli anni '90, un'altra immagine è venuta a sostituire quella che mi ossessionava, ed ora quando sento la parola "ebreo" l'immagine che immediatamente mi si impone è un enorme carro armato d'assalto equipaggiato con un cannone, puntato contro dei bambini che lanciano pietre ... Oggi nel mondo, qualsiasi stato bellicoso può invadere il suo vicino, soprattutto se è più debole, semplicemente asserendo di essere minacciato e nascondendosi dietro l'esempio israeliano. Una sola volta i carri armati russi sono entrati a Praga, solo una volta i carri armati cinesi hanno "ripulito" piazza Tienanmen, e questi fatti hanno provocato enormi proteste nel mondo. Oggi i carri armati israeliani lo fanno ogni giorno e nessuno sembra indignarsi ... Stiamo raccogliendo in Iraq e in tutti i Paesi Arabi ciò che abbiamo seminato in Palestina. "Per Israele, non contiamo, non esistiamo nemmeno", dicono i 35.000 cristiani dei Territori Occupati che muoiono per asfissia. E dall'altra parte del Muro della vergogna, 150.000 cristiani sono considerati arabi non ebrei ai quali è vietato sia vendere che affittare un appartamento ..... La coalizione giudeo-cristiana ormai incarna per un gran numero di musulmani, la barbarie!
Sogniamo una Comunità ebraica in Francia, pesante di tutto il suo peso, con i Paesi dell'Unione Europea per costringere Israele a riconoscere il diritto a uno Stato Palestinese vivibile.
Sogniamo anche di vedere altre immagini forti come quelle del Gran Mufti della Siria Badr Al-Din Hassoun e del vescovo caldeo di Aleppo, mons. Audo, fianco a fianco a Strasburgo nel Parlamento Europeo, dove furono invitati nel 2008 a rappresentare i loro paese: la Siria.
Fu proprio al Gran Mufti della Siria che fu permesso di inaugurare il dibattito: "Siamo tutti della medesima origine e della stessa terra. Noi siamo tutti figli di Dio e fratelli nella nostra umanità .... Signor Presidente del Parlamento europeo, lei mi concede l'onore di inaugurare l'apertura dell'Anno Culturale in Europa. La ringrazio con tutto il cuore a nome del Presidente Bashar El-Assad e dei 23 milioni di Siriani che rappresento e dei quali assumo la piena rappresentanza, senza alcuna discriminazione, di religione o razza, perché per me non ci sono da un lato i cristiani, e dall'altro i musulmani: ci sono solo i Siriani che sono tutti uguali davanti ai loro diritti e doveri. Se è vero, che ci sono diverse culture che hanno segnato e arricchito la nostra società, è anche vero che ci potrà essere solo una civiltà: quella che dobbiamo costruire insieme ...”
Quando sento oggi, alla vigilia del ventesimo anniversario della Guerra del Golfo dove nulla è stato risolto, Hillary Clinton dichiarare che la pace è compromessa nel M.O. in seguito ad un attentato a Gerusalemme Est, mentre da 60 anni Israele occupa e colonizza ignorando tutte le risoluzioni internazionali, è evidentemente chiara una volontà pericolosa e permanente degli Stati Uniti d'America di mantenere questo stato di tensione, generatore di guerre infinite. Signor Presidente, la pace in Francia significa anche la pace in Medio Oriente. Fino a quando tutti i leader del mondo non avranno preso in considerazione le legittime rivendicazioni del popolo palestinese, quelle dei Cristiani orientali e dei musulmani della regione, il mondo non sperimenterà alcuna tregua.
La Comunità internazionale accetterebbe oggi l'idea della creazione di uno Stato Cristiano indipendente, che si estenderebbe storicamente da Antiochia (da cui i primi discepoli di Cristo sono partiti, per fondare la prima chiesa in Siria), alla Mesopotamia (l'attuale Iraq), in Libano attraversando la Giordania, Israele e l'Egitto, precisamente ad Alessandria, un luogo simbolico in cui tutte le tradizioni ebraica, cristiana e greca convergevano all'inizio della nostra era, per generare questa civiltà di cui siamo gli eredi? Perché fu ad Alessandria che la Bibbia fu tradotta in greco, e fu il giudaismo alessandrino a costituire il forte legame tra l'Antico e il Nuovo Testamento, tra la Torah e il Vangelo. In una parola, seguire l'itinerario storico dei nostri antenati (che furono i pionieri del cristianesimo) per dare vita a uno Stato sicuro in cui tutti i cristiani possano finalmente vivere in pace....
Questa idea ha solo un rischio : quello di innescare un cataclisma mediatico, se non l'inizio di una nuova Guerra Mondiale!
Eppure questo è ciò che accadde 62 anni fa, quando le Nazioni Unite convalidarono la creazione dello Stato di Israele il 15 maggio 1948, per le stesse ragioni storiche! A tale proposito, signor Presidente del Parlamento Europeo, continuerete, come fa da molto tempo l'America, questa politica suicida di "due pesi due misure" con tutte le conseguenze che conosciamo?
Sto compiendo questo difficile passo, con la convinzione di servire la pace e la Francia, in un mondo che diventa pericoloso e ingovernabile. Mi permetto di inviare una copia di questa lettera al vostro primo ministro e ai vostri omologhi: il presidente Barak Obama, il presidente Sarkozy e il Santo Padre Benedetto XVI°. Signor Presidente, in questo nuovo anno, che si apre con così tante catastrofi, Io oso sperare che contribuirete a renderlo migliore, così che le generazioni future si concepiscano di più come attori, economici e umani, che come giudici dei nostri storici errori.
Le assicuro tutta la mia considerazione. 
Jean-Claude Antakli. Biologo.
Cap d'Antibes. Francia.
jcantakli@yahoo.fr
Autore di: Itinerario di un cristiano orientale, C'era una volta ..il Libano! , Syriapocalypse  

venerdì 27 ottobre 2017

Uno scrittore siriano risponde sulle notizie dell'uso delle armi chimiche da parte del Governo Siriano

Pubblichiamo la risposta che lo scrittore siro-francese Jean Claude Antakli scrive ad un amico canadese a proposito delle accuse rivolte da un panel dell'ONU alle Forze Governative Siriane sull'uso del gas sarin a Khan Sheikhoun


Jean-Claude... ho una domanda che mi tormenta da diversi anni, da 3 o 4 precisamente. Ammetto e mi scuso di non aver tempo per leggere i tuoi libri sulla miseria in Siria. Non mi piacciono particolarmente le lunghe letture di natura politica. D'altra parte, tu non mi hai mai detto che il vostro Presidente era responsabile degli attacchi di gas sarin nel paese e che questi attacchi erano stati denunciati dall'Occidente, bisogna dirlo. I tuoi scritti recenti accusano in modo abbastanza diretto che è piuttosto l'Occidente.., gli USA, ad essere i vostri nemici. Quando tu parli dell'Occidente, e il Canada ne fa parte, io credo che noi non abbiamo alcuna responsabilità per le disgrazie che hanno avuto luogo nel tuo Paese. Sarebbe invece importante in particolare constatare come il mio Paese sia aperto ad accogliere i migranti. Il nostro Primo Ministro se ne è fatto un punto d'onore simulando in un certo senso un venditore immobiliare che fa i fine settimana aperti! E sei stato a conoscenza dell'ospitalità data ai migranti degli USA che erano lì temporaneamente durante il mandato di Obama? Quindi, mi dici per piacere perché i Russi appoggiano il tuo Presidente mentre vogliono allontanare gli Americani che sono da voi per aiutarvi a liberare la Siria dai fondamentalisti assassini? Grazie e buon fine settimana.
Léo.”
Rispondo a tutti i nostri amici canadesi e non solo, alla ricerca della verità sull'uso o meno di armi chimiche da parte dell'Esercito Siriano ( e non del «Régime», termine improprio ed infondato che io rifiuto a motivo della sovranità delle Nazioni di decidere del loro destino - Carta delle Nazioni Unite).
Caro amico Léo,
rispondo alla tua domanda e alla tua preoccupazione per l'uso o meno di armi chimiche in Siria da quello che coralmente viene chiamato e descritto da tutti i media mainstream che speravano nella caduta del "Regime di Assad!". Questo argomento così pubblicizzato, sfruttato per scopi geopolitici che non hanno nulla a che vedere con la verità. Soprattutto con quella vissuta dai miei compatrioti (medici, infermieri, direttori degli ospedali di Aleppo e della sua Regione) con i quali siamo stati costantemente in contatto fin dalla creazione del nostro Istituto di Infermieristica Francese nel 2009, prima della guerra, e fino al 2012 quando abbiamo dovuto lasciare Aleppo sotto le bombe, perchè la nostra sicurezza non era più assicurata. Tutto questo per dirti che gli operatori sanitari sapevano distinguere la natura e la possibile origine delle armi chimiche utilizzate sulle vittime ospedalizzate.
Questo preambolo dovrebbe essere interessante per te e per tutti i tuoi compatrioti che soffrono di un flusso migratorio senza precedenti come conseguenza del terrorismo diventato internazionale: come è che da 6 anni, 2000 giorni e 500.000 vittime in Siria, nessuno dei media mainstream è stato in grado di menzionare una sola volta l'ipotesi della responsabilità dei jihadisti stessi, nell'uso di gas chimici (Sarin in particolare)!??
Questi jihadisti, detti anche ribelli moderati, secondo la famosa espressione del nostro ex Ministro degli Affari Esteri (Laurent Fabius) che diceva a loro riguardo: "fanno un buon lavoro"! Va ricordato che oggi questo ex ministro soprannominato "lo straniero agli affari esteri" è perseguito per crimini contro l'umanità e complicità con il caso Lafarge che non ha smesso di spargere tanto sangue quanto inchiostro, con flagranti e angoscianti rivelazioni, degne dei peggiori momenti del nazismo!
Come risposta per facilitarti potrei consigliarti di leggere e rileggere i nostri ultimi due libri “Siria, una guerra senza nome”, pubblicata nel 2014 da Artège, lodato dalla stampa indipendente a Parigi e dal giornalista e saggista Éric Naullau che è venuto appositamente da Parigi per presentarlo con me presso il CUM (Centro Universitario di Nizza). Ti proporrei anche il gruppo mediatico "Renaissance" che dopo averci ascoltato ha scritto una recensione che è stata inviata a tutti i deputati francesi, con la speranza che possano rivedere la loro posizione sulla Siria. “Syriapocalypse” pubblicata da Harmattan nel 2016, è solo il seguito cronologico sul “Siria, una guerra senza nome”!
Tre anni di scrittura per 6 anni di guerre, 70 anni di guerre israélo-arabe dalla creazione dello stato d'Israele nel 1948 e con bilancio provvisorio l'esodo di 20 milioni di cristiani d'Oriente, patrimonio mondiale della cultura massacrato sull'altare degli interessi dei poteri di questo mondo, per il petrolio, per il gas e soprattutto per ciò di cui si parla così poco, l'acqua, questa materia indispensabile alla vita! Più di 6 milioni di morti ed altrettanti handicappati in questa regione del mondo, chiamata Terra Santa, dopo tutte queste guerre che non hanno più niente da invidiare a lei: la " Shoah" !
La vita, a seconda che si sia in Occidente o in Oriente, non ha lo stesso valore: la prova se n'è avuta quando hanno chiesto a Madeleine Albright nel 2003, riguardo al rischio di sacrificare circa 500.000 bambini iracheni per spodestare Saddam, se ciò ne valesse la pena... direttamente senza tentennare rispose: "Sì, per questo ne vale la pena!". E se ci si riferisce ai cantori del jihadismo che gridano alto e forte da tutti i minareti del Qatar e dell'Arabia Saudita: "Sgozzateli (parlando dei miscredenti, di preferenza cristiani), ma fate attenzione che il loro sangue non coli ovunque, ma solo nei canali di scolo perché è sangue impuro!". Da allora come non congratularsi con l'ex Presidente Hollande per aver decorato con la Legione d'onore il Re di tutta questa mascherata intrisa del sangue dei veri martiri, in nome di Allah, di colui che spinge ai massacri dei bambini e dei vecchi senza difesa, colui che garantisce impunità per gli stupri collettivi in nome di un, io non so quale, islam radicale ed assurdo....
Bush, Obama, Trump, sono su questa stessa linea, rossa di sangue e di denaro!
Mia moglie francese, io stesso Franco-Siriano originario di Aleppo, città martire ma sempre ospitale ed aperta al mondo, consacrando tanto tempo alla scrittura avevamo in mente un solo obiettivo: difendere la sovranità dei popoli e particolarmente quelli della Siria di disporre del loro destino, ricordandoci di ciò che diceva George Orwell, uno dei più grandi scrittori del nostro tempo: "In questi tempi di inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario".
Abbiamo semplicemente detto la verità, senza mai ergerci noi stessi a verità, parlando di una vita, la nostra dal 2008 al 2012 quando vivevamo le giornate ad Aleppo, a Damasco, a Raqqa, a Deir el Zor, a Homs, e ad Hama, sulle rive dell'Eufrate e dell'Oronte, non abbiamo smesso di attraversare tutte le città e i villaggi della Siria dei quali mia moglie si era ancora più innamorata di me. Per mostrare loro la nostra solidarietà, abbiamo dato loro voce attraverso tutti i nostri libri e i nostri scritti, perché erano loro le vittime, e vittime senza voce! Quanto a me, non è mai stata questione di difendere un partito o un Presidente, ma piuttosto, tutti i valori che la Siria, il Libano e la Francia mi hanno potuto inculcare già dalla mia infanzia più tenera, vale a dire l'amore della patria, della libertà e della pace.
Mio caro Léo, dando la parola a due eminenti esperti di geopolitica, l'uno grande reporter, l'altro ex ambasciatore di Francia, entrambi specialisti del Grande e Medio Oriente, tu avrai un assaggio dei più eloquenti su ciò che il generale De Gaulle definì a suo tempo, con questa formula diventata famosa: "verso l'Oriente complicato, son volato con idee semplici." Era il tempo della liberazione a Parigi (1944) ma anche della fine poco gloriosa (1945) della presenza militare francese in Siria e Libano iniziata con la macelleria dell'Impero ottomano organizzato nel 1918 da Londra e Parigi.
Jacques Marie Bourget, grande reporter di guerra (Vietnam, Libano, Iraq, Iugoslavia, Palestina, Siria,..) ha coperto tutti questi avvenimenti per conto di numerosi giornali: L'Aurore, Le Canard Enchaîné, L'Express, VSD et Paris Match, ecco qui alcuni brani del suo servizio apparso il 13 Aprile 2017 sull'argomento che ti preoccupa tanto, dal titolo   “Siria-Washington: Gas e menzogne a tutto spiano”:
La storia della guerra è quella della menzogna. L'ultima proposta americana, di una serie che risale -perlomeno- al XIX° secolo: vetrifichiamo la Siria. E' difficile sopravvivere quando, con giudizio inappellabile, il mondo del bene vi classifica nel campo dei mascalzoni. Di quelli che ridono nei cimiteri dei bambini venendo a ostentare la realtà di un bombardamento al gas sarin operato dall'esercito siriano. Bisogna imparare a conviverci con questo marchio intimo: quello dell'infamia. La nostra. Ciò che ci deve confortare è l'essere in compagnia di coimputati che sono pure uomini esperti e stimati. Quello che intendo dire è che hanno passato la loro vita cercando di salvare il mondo, almeno un po'. L'altro conforto deriva dalla natura di coloro che ci descrivono come compagni di viaggio degli aguzzini. Essere accusati di disumanità da un campione di questa, il presidente USA, è come una medaglia della Resistenza. Sulla lista di coloro che ci hanno messo all'indice, potrei aggiungere i leader politici europei, ma è inutile, per contratto sono tenuti ad obbedire a Washington....
Due ricordi forti mi tornano agli occhi e alla memoria. Il 13 febbraio 1991 sono a Baghdad per coprire la guerra del Golfo. Un amico mi sveglia all'alba, "gli Americani hanno bombardato un rifugio nel distretto di al-Amiria". Salto nelle mie scarpe per arrivare di fronte a un pesante edificio di cemento armato mezzo interrato. I muri stanno bruciando come una fucina. Posso solo salire una scala per pochi metri prima di fare mezza rampa, si soffoca. Trascorro due giorni e due notti qui. Il tempo nel quale i vigili del fuoco estraggono da questa fornace solo corpi carbonizzati. Ce ne sono almeno quattrocento. Donne, bambini e anziani, venuti qui per proteggersi dalla guerra.
Ascoltando la BBC, RFI le radio del Mondo libero che posso captare, apprendo che questo "shelter" è stato bombardato perché Saddam Hussein si trovava all'interno.. ah bene.. Saddam è morto? Ovviamente è una farsa, una cattiva scusa per i top gun decisi a testare, dal vero, l'efficacia del loro aereo Stealth e di questi nuovi missili perforanti. Il fatto è che quei 400 morti non fanno colare le lacrime dei popoli della Comunità Internazionale. Madeleine Albright ce ne ha dato la misura, indicando che i bambini morti in Iraq valevano bene il prezzo della democrazia. (*)
Oggi, digitate Al-Amaria su Google.. Non troverete niente! Nessun crimine, nessun rifugio, niente bimbi assassinati. Alcuni anni più tardi, sul Kosovo, leggendo i titoli di Le Monde che ci informava "delle decine di migliaia di morti", io ho cercato e non trovato una riga. I morti erano latitanti.. scomparsi.. Magari questo è normale. Questi due esempi sono quelli di due menzogne. Delle parole, delle voci, vengono fatte girare per giustificare l'attacco, la guerra che è raramente "giusta". Ricco di questa esperienza, e di alcune altre, come un gatto che si è scottato, temo e diffido dei comunicati ufficiali; quelli che pretendono di darci le buone ragioni per i morti, le giuste ragioni dei missili e delle bombe...
Nell'agosto 1995, a Sarajevo fa un caldo tremendo, quando una granata cade sul mercato di Markale. Nel flash d'agenzia i Serbi sono designati come autori della carneficina. L'ONU dopo essersi presa del tempo per indagare asserisce chiaramente che il tiro è partito dalla zona controllata dai Bosniaci. Che quindi si tratta di una provocazione (false flag) con la quale dei provocatori sparano sul loro proprio popolo. Ma poco importa. La Corte della Comunità Internazionale pilotata dalla NATO fa ribaltare la guerra verso il lato che le conviene: i Serbi, anche se più tardi forniranno buone ragioni ai loro avversari, dovranno renderne conto.
Ultimo quadro della nostra esposizione: "Dottor Folamour", il 5 febbraio 2003 davanti al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, Colin Powell, Segretario di Stato, agita una provetta che conterrebbe un elemento chimico delle armi di distruzioni di massa di Saddam Hussein. Conoscete il seguito, i milioni di morti, un Paese spezzato, poi Daech, ed una regione frantumata. Forse presto il mondo sarà come quello che ci mostra ogni sera Pujadas, (cf la mia lettera aperta alla stampa), non "Una guerra contro il terrorismo", bensì la prima marcia militare di una guerra globale.
Mercoledì, 5 aprile, nello stesso luogo dove Powell ha agitato la sua provetta, Nikki Haley, ambasciatrice americana alle Nazioni Unite, sventola grandi foto di bambini, "morti in Siria durante un attacco chimico" a Khan Cheikhoun. Potrebbe essere vero, ma, come si dice nelle stazioni di polizia, la sua fedina penale non è affatto immacolata. Fuori dall' affermare l'evidenza, perché Bachar Al Assad che risaliva la china diplomatica e militare, si sarebbe lanciato in un'impresa tanto pazza? A tutt'oggi non ho trovato né letto una risposta convincente....
"Paesi come gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Francia, che hanno iniziato la guerra in Siria sei anni fa, non si fermeranno davanti a nulla. Anche la Carta delle Nazioni Unite non sarà sufficiente per fermarli. Essi conducono la guerra nel modo che sappiamo. In conflitti che essi stessi hanno creato. Lo sappiamo almeno dalla guerra in Jugoslavia. Dal 1990, ci sono state un sacco di menzogne. E' un modello quello che vediamo nella politica estera statunitense... Allora, o noi fermiamo tutto questo o ci dobbiamo aspettare problemi! " (Willy Wimmer, ex vicepresidente dell'Assemblea parlamentare dell'OSCE e ex segretario di Stato per il ministero della difesa tedesco).
Michel Raimbaud, ex ambasciatore di Francia in Siria, batte sullo stesso chiodo in "Africa-Asia": "Il momento unipolare americano (1991/2011) ha permesso al "più potente Impero che sia mai esistito sulla superficie della Terra" di distruggere le basi della legalità internazionale, stabilendo il nuovo ordine mondiale voluto dai falchi di Washington. Questo si tradurrà a tempo di record nell'abbandono dei principi fondamentali della Carta delle Nazioni Unite: sovranità, non ingerenza, diritto dei popoli all'autodeterminazione, diritto di ogni Stato a scegliere liberamente la propria forma statuale e politica non condizionato da interferenze straniere, obbligo di negoziare in caso di conflitto prima di ricorrere all'uso o alla minaccia dell'uso della forza. La "comunità internazionale" atlantica troverà la sua lampada di Aladino in un concetto miracoloso, la "responsabilità di proteggere" (R2P): la versione riveduta del diritto di interferire dalle connotazioni troppo colonialiste. Le Nazioni Unite (ONU) verranno strumentalizzate, o ignorate quando il motore unipolare sperimenterà i suoi primi fallimenti: si farà grancassa sulle deliberazioni del Consiglio di Sicurezza quando dice "sì, sì, sì", ma si farà finta di niente quando dirà di no".
Dare razionalità alla follia di Trump è difficile, tranne forse per gli esegeti dell'amministrazione americana che notano che un certo KT Mc Farland è ora vice-consulente della sicurezza nazionale a Washington. In passato, al fianco del criminale di guerra Henry Kissinger, era uno dei campioni della politica "dell'uomo folle". Nel senso che è necessario fare le cose meno prevedibili per sorprendere l'avversario ...
Oltre alla tentazione di fare il pazzo, Trump ha altri motivi che lo hanno indotto a dimenticare la sua promessa di stabilire buone relazioni con la Russia. Wall Street ha fatto notare alla Casa Bianca che l'annuncio di una politica pacifica con Mosca ha, in poche ore, pesantemente trascinato verso il basso gli indici della Borsa. Per continuare a produrre, vendere, sfruttare, uccidere, la lobby militare-industriale americana ha bisogno di un nemico pericoloso per i cittadini americani e per Hollywood, quindi occorre rinverdire la leggenda: Putin e Stalin stessa battaglia.
Un secondo affare di denaro, enorme, cade a fagiolo sull'Ufficio Ovale. Durante la sua visita del 14 marzo a Washington il vice-Principe ereditario saudita Mohammed Ben Salman Al Saud, che è anche ministro della difesa del Regno, ha promesso investimenti per 600 miliardi negli Stati Uniti al fine di migliorare le infrastrutture. Ecco un tema della campagna elettorale di Trump finanziato, con accessorio l'odioso muro al confine messicano. Come contropartita il principe della dittatura saudita ha chiesto che Washington riveda la sua politica in Siria. Che sparisca Bashar al Assad e che la Siria sia una Repubblica islamica.
A proposito dei corpi del reato, il Sarin e missili Tomahawks, l'indagine è sottile. Di 59 missili sparati dal mare, 36 sono scomparsi durante il volo. I Russi lodano la qualità del loro dispositivo di protezione S 300 ... Inoltre, il Tomahawk, salvo essere lanciato su obbiettivi vicini, è più caricato di combustibile che di esplosivo. I suoi effetti (li ho visti in Iraq e a Belgrado) non sono così distruttivi. Così l'aeroporto militare siriano di Sharan, che ne era l'obiettivo, è rimasto pressoché intatto. Nel suo gesto "da uomo folle", Trump sembra aver fatto solo un po' di scena. Come la Francia vittima del 1983, dopo l'esplosione del Drakkar, quando ha bombardato il deserto della Bekaa per uccidervi un pastore e il suo asino. Per quanto riguarda la "vera ragione" per cui gli Stati Uniti hanno attaccato la Siria e che stiamo cercando, l'ex deputato statunitense Ron Paul dice che è stata più un'azione del "Deep State" contro il presidente Donald Trump che non una decisione del presidente stesso. Questa è la spiegazione di Ron Paul per il quale l'amministrazione ha ingannato Trump: «Che cosa è successo quattro anni fa nel 2013, si sa, e tutto a motivo del superamento della "linea rossa"? Da allora, i neocon ululano e urlano, e parte dell'amministrazione ha urlato e ululato contro Assad e i suoi gas tossici (come per Saddam e le sue armi di distruzione di massa). Non è mai stato dimostrato che Assad li abbia usati, e il funzionario delle Nazioni Unite, Carla Del Ponte, ha detto che l'attacco chimico di 2013 è stato probabilmente fatto dai ribelli. Non ha alcun senso, per Assad, l'improvviso uso di gas tossici. Penso che non vi sia alcuna possibilità che abbia fatto questo deliberatamente.»
Ma cosa si può arguire dalle osservazioni provenienti dal campo di battaglia stesso? Alcuni dettagli. Esperti neutrali, in particolare una ONG svedese con competenza in materia di gas tossici, hanno messo in discussione le modalità dei primi soccorritori e altri "Caschi bianchi". I corpi o i feriti colpiti da Sarin non sono da manipolare a mani nude. Le iniezioni fatte ai bambini sono inadeguate.
La seconda osservazione esterna ci viene dalla personalità del medico, quello che ha lanciato l'allarme per questo evento e quella del suo media satellite. Qui diamo la parola a "Zero Hedge", un organo d'informazione rispettato con sede a New York, come vedremo, il sito include alcune delle informazioni sopra riportate:
Gli osservatori hanno anche notato che il 1° aprile 2017, un medico sul campo a Khan Sheikhoun, il dottor Shajul Islam, aveva ricevuto diverse spedizioni di maschere antigas nei giorni precedenti all'incidente chimico. Il Daily Mail ha riportato che il Dr. Shajul Islam era ricercato dal governo britannico nel quadro del rapimento di due giornalisti in Siria, ed i servizi di sicurezza hanno dichiarato che Shajul Islam e suo fratello avrebbero avuto dei legami col boia dell'ISIS 'Jihad John'. Inoltre, le sequenze hanno mostrato che i Caschi Bianchi "soccorrevano le vittime" in un modo che non era affatto conforme al protocollo stabilito sul come trattare i corpi contaminati dal Sarin. Le immagini mostrerebbero che i "caschi bianchi" maneggiano le vittime sospette di avvelenamento da Sarin con le loro mani nude, piuttosto che con i guanti, che sono necessari per impedire al soccorritore di essere danneggiato dalla stessa sostanza chimica. Inoltre sembrano usare le semplici mascherine anti-polvere, che non danno alcuna protezione nel caso dell'attacco con il Sarin.”
Per far conoscere "la situazione sul campo", i Caschi Bianchi e gli uomini come il dottor Shajul Islam devono utilizzare i media. Nessun problema. Cacciato da Aleppo, il buon medico ha un mago a portata di mano: Bilal Abdul Kareem (1) pratico di video, fotografia e scrittura. Un sogno per una redazione! Questo attore fallito, prima di essere un imam a Brooklyn, ha lasciato gli Stati Uniti dopo aver approvato un attacco islamista contro una base dei Marines negli USA.
Dopo aver girato il mondo in Sudan, Ruanda, Egitto, è diventato un cameraman per un canale televisivo religioso saudita. Poi è partito per la Jihad in Siria. Ad Aleppo, la sua messa in scena dei famosi "Caschi bianchi", appena premiati a Hollywood, ha fatto miracoli. La CNN lo ha anche assunto come freelancer ed ha ottenuto anche un Premio per Corrispondenti di Guerra in Francia a Bayeux! Quando non sta filmando, Kareem, su Facebook, dà consigli ai giovani Musulmani di tutto il mondo affinché possano al meglio rispettare la Sharia.  E' fare torto a questo esimio collega supporre che sarebbe una recluta di grande qualità per la CIA...
Rimane oggi, per i cervelli che non vanno più veloci della musica, per gli esperti militari, e quelli che combattono coi gas, esprimere un verdetto. Se questo è ancora possibile. Se cade, Trump avrà già vetrificato Damasco e affondato in mare la Corea del Nord. Peccato che François Hollande non sia più all'Eliseo per applaudire a tutte queste meraviglie.
Jacques-Marie Bourget

Briefing «SYRIAN CHEMICAL DOSSIER: THE RUSSIAN VIEW: http://russiaun.ru/en/news/br_scd

Per concludere chiamerei alla sbarra uno dei più ardenti difensori della libertà di espressione, nel mondo, e tra i più grandi giornalisti del XX° secolo: John Swinton redattore capo del New York Times. A New York, nel corso di un banchetto, il 25 settembre 1880, il celebre giornalista si arrabbiò quando gli si propose di brindare alla libertà della stampa :
" Non esiste, oggi, in America, una stampa libera ed indipendente. Lo sapete bene quanto me. Non uno solo tra voi oserebbe scrivere le sue opinioni oneste e voi sapete molto bene che se lo fate non saranno pubblicate. Io non sono pagato affinché pubblichi le mie opinioni e noi sappiamo tutti che se ci azzardassimo a farlo, ci ritroveremmo immediatamente sulla strada. Il lavoro del giornalista è la distruzione della verità, la menzogna patente, la perversione dei fatti e la manipolazione dell'opinione al servizio dei Poteri del Denaro. Siamo gli strumenti obbedienti dei Potenti e dei ricchi che tirano i fili dietro alle quinte. I nostri talenti, le nostre facoltà e le nostre vite appartengono a questi uomini. Siamo delle prostitute dell'intelletto. Tutto ciò, lo sapete bene quanto me! "
Se tutti i giornalisti del mondo servissero la verità con imparzialità, coraggio e integrità, il mondo migliore che vorremmo lasciare ai nostri figli sarebbe il sogno che si avvera!
Se questa risposta ad un amico canadese, interessato alla verità e alla pace, vi tocca, spetta a voi di diffonderlo senza moderazione, in modo che insieme riusciremo un giorno a far avanzare la pace nel mondo! 
Jean Claude Antakli
N.B. Mio caro Léo, riguardo al giornalista David Pujadas citato dal nostro grande cronista, leggi la lettera aperta che gli ho indirizzato dopo aver seguito il suo programma sul terrorismo,

Jean Claude Antakli. Scrittore-biologo. Ex-corrispondente de l'Est-Républicain. Sito. www. diaporamistes (1) Francia.
  (trad. dal francese di Gb. P)