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mercoledì 31 agosto 2022

Sognatori di grattacieli, di Nadia Khost

 

Traduzione: Salima Karroum 


 Le foto di Khaled Muaz, che hanno immortalato Damasco, testimoniano la tristezza di chi sapeva che di quella bella realtà sarebbero rimaste soltanto immagini. A esse si aggiungono le foto pubblicate da coloro che amano Damasco e frugano negli archivi cercando dettagli storici e ambientali sulla città. Si scopre così che una vasta area del centro fu spianata, contrariamente a quanto avvenne in Europa.

L’Hotel Victoria  che raccontava l’arte della costruzione e la storia di un’epoca, fu abbattuto per far posto al blocco dell’Hayek.



Distrussero anche gli edifici circostanti per far posto alla Torre di Damasco. 



Demolirono la moschea Yalbagha [edificata in epoca mamelucca, XIV sec, e considerata una delle più grandi di Damasco fuori dalle mura. n.d.t.] per sostituirla con uno squallido blocco di edifici. Il municipio da cui era stata dichiarata l'indipendenza della Siria fu abbattuto per costruirvi un orrendo grattacielo. Furono sradicati gli alberi di al-Nasr street e soppresso l’ombreggiato passaggio pedonale. Spostandoci in al-Thawra Street, osserviamo che è stato spianato gran parte del quartiere Suq Saruja, con dimore di stile arabo come paradisi. Dall’altro lato, hanno buttato giù le belle case del quartiere al-Bahsa per costruire blocchi che ospitano uffici grandi come il palmo di una mano e scale anguste che sfiorano le spalle.


Dopo quegli esperimenti di infiltrazione nell'identità architettonica orizzontale di Damasco e le brutture incarnate da al-Thawra Street, i sognatori dei grattacieli dei Paesi del Golfo hanno ripreso ora a desiderare monumenti simili a Damasco. Sarà per la mancanza del senso di appartenenza alla propria patria e per l'ignoranza degli standard di protezione globale? Ignorare che l’emulazione dei Paesi del Golfo è inaccettabile perché le loro città non hanno storia, mentre Damasco ha identità, civiltà e un grande passato plurimillenario? Il motivo è la speculazione edilizia. Sminuirsi davanti alle città del consumismo. L’ ‘’unione spirituale’’ e di interessi con il Golfo! Non prestano attenzione alle esperienze antecedenti, a quelli che prima di loro avevano replicato lo schema di Ecohar sognando una Manhattan americana in al-Thawra Street. I sogni che avevano indotto l'ex governatore di Homs a disegnare una città artificiale che lui copiò da Dubai, con campi da golf che prosciugano l'acqua e una città diplomatica. Eseguì quanto era richiesto per apparecchiare la guerra: provocando il dilagare delle proteste popolari e trascurando i tunnel degli uomini armati! Quando una delegazione cittadina di alto rango gli chiese di non abbattere gli alberi di una via legata alla memoria collettiva, li fece abbattere al mattino seguente per creare la piazza Olocausto di Homs, che è simile alla Piazza Olocausto di Berlino! Perciò, il primo slogan gridato nelle manifestazioni fu: ‘’abbasso il governatore’’, ma dietro le lamentele vi erano le bande che avevano creato una struttura militare; e accaddero gli eventi che conosciamo.

Da ciò e dalle lezioni della guerra, l’assennato desume che la resistenza dei Siriani dovrebbe ampliare i suoi orizzonti con quel che si ha a portata di mano: con parchi negli spazi liberi rimasti, luoghi dedicati ai pedoni e rispetto di tutto ciò che concerne la memoria collettiva. Non si tratta di violare un decreto o un embargo bensì di anteporre nei governatorati i dipartimenti dell'agricoltura e del verde urbano alle lobby della demolizione e dei grattacieli. 

Questa conclusione non concerne soltanto le municipalità. Bisogna anche bloccare le persone coinvolte nella speculazione edilizia, che hanno taciuto per interesse sui progetti che si rifanno allo schema Ecochar.

I sognatori di grattacieli e gli appassionati dei Paesi del Golfo pare abbiano ignorato le lezioni della guerra. Mentre i parassiti si precipitano in prima linea per cogliere le opportunità quando il pericolo si allontana, affrettandosi a disegnare immagini di grattacieli che invadono Damasco, incantati dalla cultura consumistica statunitense che venera il "più grande, superiore, più alto", confidando nel fatto che tutti i progetti orribili che hanno stravolto l'identità di Damasco erano belli sulla carta.

Quei sognatori vivono lontano dai bisogni reali e misurano qualunque progetto utile al loro profitto personale e non con le perdite per la città e la gente. Non hanno sentito parlare della sofferenza di chi abita nei piani alti di Dummar (quartiere periferico di Damasco. n.d.t.) e dell’esplosione di elicotteri a Mezze, che soffocò un'intera famiglia. Né di una famiglia simile bruciata a Parigi al 15° piano. Non hanno sentito cosa è successo il giorno dell'attentato al grattacielo di Damasco. Non ricordano le immagini delle persone che si buttarono giù dalle finestre quando la World Trade Tower fu fatta esplodere. Non gli passa per la mente che i grattacieli possono diventare osservatori per terroristi cecchini, perché ignorano che ci troviamo nel bel mezzo di un conflitto capitale e in questo contesto non dovremmo offrire ai nemici obiettivi che lo compiacciano per un gran numero di vittime. Altri però si chiedono: perché i coloni israeliani pianificano insediamenti orizzontali nel bel mezzo della nostra fertile terra rubata, mentre per gli Arabi si progettano torri di cemento? Uno specialista israeliano di pianificazione risponde: gli Arabi devono essere allontanati dalla terra agricola per vivere nella città di Beituniya. Ci domandiamo:

1. Ogni progetto include un obiettivo e l’interesse di qualcuno. Quindi, qual è l’obiettivo dei grattacieli e a chi giova?

2. Disseminerete di grattacieli la stazione di Baramkeh per aumentare il concentramento in un'area già affollata e cancellare anche il sogno del treno come mezzo di trasporto?

3. Siamo tornati all’economia del turismo e immobiliare che ha agevolato la guerra?

4. È compito dei poveri difendere la patria, mentre è compito dei commercianti guadagnare dalla guerra?

Chi vede il quadro complessivo non difende l'identità orizzontale di Damasco, il suo patrimonio architettonico e la sua memoria soltanto in quanto si ferma alle necessità nazionali contingenti, ma la contempla nella carta del tempo, perché è cultura e storia, coscienza e retaggio. Tutto ciò nel bel mezzo della lotta!

domenica 29 maggio 2022

Damasco, ricostruzione e speculazione

 

L’Italia post bellica dovette misurarsi con i gravi danni prodotti dalla guerra e con difficoltà e problematiche di vario genere inerenti la ricostruzione, spesso purtroppo dovuti anche a maneggioni e speculatori che, per arricchirsi, contribuirono allo snaturamento del carattere artistico e architettonico e alla disgregazione delle comunità urbane. Lo hanno raccontato Rosi nel suo film ‘’Le mani sulla città’’,  Pasolini,  Calvino e tanti altri intellettuali.  

Oggi la Siria, sebbene la guerra non sia ancora terminata, si trova ad affrontare gli stessi problemi.
Nadia Khost, una grande intellettuale damascena impegnata da tempo nella denuncia dei pericoli relativi alla degradazione dei centri urbani siriani e in particolare della plurimillenaria città di Damasco, scrive spesso sull’argomento.  ‘’Spazio pubblico’’ è uno dei suoi testi. 
Nadia Khost, nata nel 1935, laureata in filosofia presso l’Università di Damasco è autrice di numerosi saggi sulla storia, sull’architettura e sulla conservazione del patrimonio artistico siriano.

Salima Francesca Karroum 

Spazio pubblico

di Nadia Khost

Traduzione di Salima Francesca Karroum 

La giornalista Maha Naameh ha raccontato per sommi capi l’indignazione generale contro l'occupazione dei parchi urbani (di Damasco, NdT), menzionando in particolare il ristorante che è stato ricavato dal Parco Tishreen e il Parco chiuso di al-Talaa. Io ho toccato con mano l’evidenza dell'attacco agli spazi pubblici della città. Ritagliano negozi privati dallo stadio Tishreen per costruire un grande albergo, empori e ristoranti ornati con insegne esterofile, che disdegnano l’alfabeto arabo persino davanti alla facciata del Ministero dell'Informazione, e sottraggono alle persone semplici il Caffè all’aperto al-'Hijaz per costruire un hotel per l'élite. Bisogna forse ricordare che gli orti e i giardini pubblici sono espressione della classe o della categoria che amministra la città? É per questo che le celebrazioni pubbliche si svolgono all’aperto nelle ricorrenze importanti, mentre le riunioni avvengono in piccole sale quando il popolo si disperde per tornare alle brighe quotidiane. I giardini si espandono quando l'obiettivo è la serenità delle persone e si atrofizzano quando la città è invasa dal settore immobiliare da un lato e dalle baraccopoli dall’altro. Percorrendola, deduciamo lo status sociale dei residenti. Tuttavia, il capitalismo è giunto alla conclusione che i produttori abbiano bisogno di comodità per migliorare la resa nel lavoro. Sono stati ampliati i grandi parchi, hanno escogitato nuove feste culturali, l'industria del turismo contempla anche la storia delle città e l’abbellimento dei musei, arrampicate in montagna, percorsi forestali, segnaletica per gli escursionisti, Comuni e organizzazioni impegnati in progetti per la depurazione dei fiumi. Nonostante la guerra alle ricchezze vitali avesse superato la teatralità delle commedie di "Molière", nel nostro Paese vigevano standard rigorosi per proteggere le foreste, i terreni agricoli, l'identità delle città e degli spazi pubblici. Ci chiediamo dunque: siamo nella fase di un attacco barbarico del denaro alle città e alle campagne? Perché la terra della Fiera Internazionale di Damasco è stata lasciata in rovina anche se il presidente Hafez al-Assad si era rifiutato di costruirci il Panorama di Tishreen e l'Ebla Hotel, affermando che apparteneva al popolo? Non vi è dubbio che ne apprezzava la storia, poiché lì si celebrò la prima ‘Aid al-Jalaa (Festa della Liberazione) e avvenne l’esercitazione della resistenza popolare durante la guerra di Suez. Lì si innalzò il canto di Fayrouz, i gruppi dei Paesi socialisti presentarono le loro opere artistiche e gli abitanti della città erano colmi di gioia. Perché è trascurata la Hadiqa al-Talaa (Giardino dei giovani esploratori), forse perché lo sguardo degli imprenditori immobiliari è rivolto verso quella direzione?

Le attività economiche e sociali sono state riavviate, investendo nell'agricoltura e nel settore alimentare della costa siriana con gli stabilimenti che producono succhi di frutta, chiusi per la guerra, con gli allevamenti di mucche e con altre attività industriali, ripristinando quindi con imprese di produzione e piani di sostegno le fabbriche distrutte e non realizzando hotel e ristoranti per ricchi.

Nel 2018, pubblicai il dramma "Zona sicura" di cui riporto la scena seguente: 


Scena ventisette. Due vecchi e altri uomini. Sullo sfondo, un’immagine di edifici distrutti. In un lato del palco i due vecchi si scaldano intorno al falò dentro una tanica. 

Primo vecchio - Pensavo che sarei morto di freddo, ma l'inverno è finito e sono ancora vivo. Durante la guerra, mia figlia ha sposato un uomo che non conoscevo. Quando le chiesi: ‘’Lo ami?’’ mi rispose: ‘’In guerra, chi pensa all'amore?! Lo sposerò per migliorare la nostra situazione. Gli uomini armati trafficano con lo zucchero e il riso, e spartiscono gli alberi che hanno abbattuto e che vendono come legna da ardere.’’ L'ammonii: ‘’Tuo fratello sta combattendo con l'esercito. Non importa quanto tema per mio genero, temo di più per mio figlio. Segui tuo marito! Questo è meglio per te e per me!’’ Lasciò la casa e non ho avuto più sue notizie. Non credetemi se dico che non sono triste per lei! La guerra finirà, ma finora né mio figlio è tornato né ho avuto notizie di mia figlia. In sette anni sono invecchiato più di settant'anni. In questi tempi, a chi chiedere dei dispersi? Dirò a testa alta: datemi notizie di mio figlio che ha difeso la patria, ma a chi dovrei dire: datemi notizie di mia figlia che ha sposato uno degli uomini armati che hanno distrutto il Paese?

Secondo vecchio - Se conosci le disgrazie altrui, la tua sventura ti sembrerà più lieve. Eravamo sulla strada io e mia moglie, i miei due figli e mia figlia. Cinque o sei uomini ci fecero scendere dall’automobile, ci svuotarono le tasche, violentarono mia moglie e mia figlia. I miei figli, che si precipitarono a liberarle, furono uccisi e uccisero il conducente. Gli uomini armati salirono sulle loro auto e restammo in una landa desolata. Mi sono gettato sui due ragazzi a piangere per loro. Mia moglie cercava di farmi alzare e mia figlia piangeva con noi. La disgrazia mi ha spezzato. Come se fossi morto. Ci era rimasto il figlio maggiore. Ci chiamò e mi lamentai della nostra tragedia. Lui impazzì e decise di uccidere sua sorella. Gli urlai: ‘’Pazzo, la uccidi perché non l'hanno uccisa loro? Non darci altre preoccupazioni! Se fossi giovane, mi arruolerei nell'esercito per combattere quei bastardi. Arruolati figlio al posto di tuo padre! Ecco come potrai vendicare tua sorella!

Primo vecchio - Capì le tue parole?

Secondo vecchio - Non so. Scappammo da casa. Dal giorno dell’accaduto, non ho più posato gli occhi su mia moglie o su mia figlia. Il mio cuore è rotto. Temo che questi bastardi si tolgano i loro abiti e vivano tra noi. La guerra finirà e perderanno i loro datori di lavoro. Se non si sono arruolati in un esercito fuori dal Paese, potremmo incontrarli tra noi.

Primo vecchio - Potrebbero diventare una banda di ladroni.


I due vecchi continuano a parlare sottovoce. La luce illumina un uomo. Alle sue spalle, altri tre uomini.  

Investitore (osservando gli edifici distrutti) - Tutto terreno da lavorare, ma non mi avventurerò nell’edilizia. Questa è una rete di cui fanno parte Governatorati e Municipi in cui risiedono i proprietari di case diventate ruderi che ai loro occhi sono un tesoro. Nell’edilizia, la tua mano è sempre dentro la tua tasca, mance, mazzette, dammi e ti do, passami una strada per qui, mettimi un giardino di là, alza questo edificio di dieci piani, abbassa quell'edificio di due piani.

Primo uomo - Noi ci assumiamo il fastidio degli accordi.

Secondo uomo - Alla fine a pagare quello che tu spendi in mance è il consumatore.

Investitore - Il ristorante è un progetto accettabile, nonostante abbia i suoi problemi e il Paese sia pieno di ristoranti.

Terzo uomo - Scegli un posto, del resto ci occupiamo noi. Hai un cuoco, non sporcarti le mani!

Investitore - Qui c'era un giardino. Questo è un posto conveniente. Aperto.

Primo uomo - Le mie informazioni dicono che gli alberi del giardino sono stati tagliati per riscaldarsi durante la guerra. Ma il giardino resta e il direttore dei parchi ha preparato alberelli da piantare.

Secondo uomo (come se stesse indicando l’ingresso del giardino) - Questo è un luogo adatto. Prendiamo la parte anteriore del giardino. Installiamo per i poveri visitatori una capanna che vende panini e falafel e costruiamo un ristorante per i ricchi, che dalle vetrate possono godersi il giardino senza soffrire il freddo e il caldo o bagnarsi con la pioggia.

Investitore (pensoso) - Sono d'accordo. Sistemate la parte anteriore del parco con una mancia adeguata.

Terzo uomo - Agli ordini, signore!

Primo uomo - Considera conclusa la faccenda, come se fosse nelle tue tasche.

Secondo uomo - Ho sottomano un architetto di qualità. Ti fa un ristorante occidentale se vuoi, oppure orientale come un palazzo da mille e una notte o parigino o cinese.

Investitore - Affare fatto, con la benedizione di Dio; ma non voglio casini e contestatori che gridano "Si è ingoiato il parco pubblico"!

Secondo uomo - Stai tranquillo. La stampa è occupata con altre faccende.

Investitore (si volta sorpreso) - Cosa ti preoccupa?

Terzo uomo - Da mesi non vedo un giornale.

Investitore - Siamo d'accordo, con la benedizione di Dio.