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martedì 31 marzo 2020

“In Siria possiamo contare solo sulla prevenzione: se ad Aleppo arrivassero mille contagi, con cento ricoveri, non ce la faremmo”

distribuzione del pane gratis nei quartieri orientali di Aleppo, in modo che la gente non debba stare in fila ai forni con il pericolo del coronavirus


Intervista a Nabil Antaki di RT in lingua francese.
Traduzione dal francese di Marinella Correggia

La Siria ha confermato un primo decesso per coronavirus. Nove i caso di positivi confermati. Nel suo ospedale ad Aleppo ha constatato l’arrivo di pazienti con sintomi simili a quelli del Covid-19?
Nel mio ospedale no. Ma in altri ospedali ad Aleppo e Damasco ci sono stati casi per i quali clinicamente e radiologicamente si potrebbe sospettare che i malati siano colpiti dal Covid 19. Però i test, che vengono effettuati tutti nei laboratori del Ministero della Salute, tornano negativi. Sono solo 10 i casi dichiarati in Siria ma noi abbiamo l’impressione che ce ne siano di più.

Ma lei nel suo ospedale ha la possibilità di testare pazienti?
No, tutti i test sono inviati a Damasco al laboratorio centrale del Ministero. Dunque non abbiamo modo di testare gli ammalati ma con gli scanner ai polmoni abbiamo l’impressione che alcuni malati morti per affezioni polmonari fossero colpiti dal Covid-19.

Dopo nove anni di guerra avreste i mezzi per far fronte a una crisi sanitaria? Come vi preparate?
Ci prepariamo in ospedale con misure preventive, mascherine, guanti, con i disinfettanti in soluzione, ma se in Siria arrivasse un’epidemia importante, tutti vediamo quel che succede in Europa, la Siria non avrebbe i mezzi per farvi fronte, a causa della lunga guerra e della mancanza di mezzi. Prendo il caso di Aleppo: se ci fossero mille casi di Covid-19 ad Aleppo che ha 2 milioni di abitanti, e cento di essi avessero bisogno della terapia intensiva e respiratori, ecco, non ne abbiamo a sufficienza. Occorre dunque assolutamente strozzare l’epidemia con le misure di prevenzione, perché non abbiamo modo di far fronte a un’epidemia, in Siria.

Ecco, la Siria ha preso una serie di misure per lottare contro la propagazione. In particolare il coprifuoco la sera, il divieto di passare da una provincia all’altra, la chiusura delle scuole e delle università fino a metà aprile. Sono rispettate? Sono sufficienti?
Sì, le persone le rispettano alla lettera, la popolazione collabora in modo esemplare. Sono misure sufficienti? No, perché bisognerebbe fare i tamponi a più persone, soprattutto a chi è impegnato nel settore sanitario e assistenziale, o alle famiglie di chi è ammalato, e a chi è un caso sospetto, per poter mettere in isolamento i portatori di virus. Purtroppo i test si possono fare solo sui malati sintomatici.
In tutta la Siria ci sono solo poco più di 3.000 kit, il ministero ne ha già usato 300, ce ne sono solo più 3.000, su una popolazione di 20 milioni di abitati.

Voi come ospedali, ricevete direttive particolari dal Ministero della Salute?
No, salvo avvertire se sospettiamo che ci siano casi: in tal caso vengono dal Ministero a fare i prelievi necessari e li mandano a Damasco, dove tutti si raccolgono, gli esami e l’informazione.

L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute, scarpe e spazio all'aperto
Giovani ingegneri nella città di Aleppo hanno progettato robot speciali per sterilizzare le mani dei passanti per proteggerli dal virus
La pandemia minaccia soprattutto i sei milioni e mezzo di sfollati nel paese. E’ una causa di preoccupazione?
Certamente. I rappresentanti dell’Onu e anche i vostri media parlano continuamente degli sfollati della provincia di Idlib. Ma non dimentichiamo che anche nel resto del paese, quello sotto l’autorità dello Stato siriano, ci sono sei milioni di sfollati interni e sono anche loro minacciati da un’eventuale epidemia.

L’Unione europea e l’Onu hanno fatto appello al cessate il fuoco in tutta la Siria per permettere una migliore risposta davanti alla minaccia del coronavirus. Ma è realistico questo, soprattutto nella provincia di Idlib?
Il cessate il fuoco di fatto è in vigore da quattro settimane, dopo la fine dei combattimenti, quando l’Esercito Siriano aveva lanciato un’offensiva per liberare una parte della provincia di Idlib. Ma penso che l’Unione Europea e gli Stati Uniti al posto di domandare un cessate il fuoco farebbero meglio a togliere le sanzioni contro la Siria, sanzioni che hanno causato la rovina della Siria e ora sono un pericolo a causa dell’epidemia.

  Fonte: https://www.facebook.com/watch/?v=1523542091133703