distribuzione del pane gratis nei quartieri orientali di Aleppo, in modo che la gente non debba stare in fila ai forni con il pericolo del coronavirus |
Intervista a Nabil Antaki di RT in lingua francese.
Traduzione
dal francese di Marinella Correggia
La
Siria ha confermato un primo decesso per coronavirus. Nove i caso di
positivi confermati. Nel suo ospedale ad Aleppo ha constatato
l’arrivo di pazienti con sintomi simili a quelli del Covid-19?
Nel
mio ospedale no. Ma in altri ospedali ad Aleppo e Damasco ci sono
stati casi per i quali clinicamente e radiologicamente si potrebbe
sospettare che i malati siano colpiti dal Covid 19. Però i test, che
vengono effettuati tutti nei laboratori del Ministero della Salute,
tornano negativi. Sono solo 10 i casi dichiarati in Siria ma noi
abbiamo l’impressione che ce ne siano di più.
Ma
lei nel suo ospedale ha la possibilità di testare pazienti?
No,
tutti i test sono inviati a Damasco al laboratorio centrale del
Ministero. Dunque non abbiamo modo di testare gli ammalati ma con gli
scanner ai polmoni abbiamo l’impressione che alcuni malati morti
per affezioni polmonari fossero colpiti dal Covid-19.
Dopo
nove anni di guerra avreste i mezzi per far fronte a una crisi
sanitaria? Come vi preparate?
Ci
prepariamo in ospedale con misure preventive, mascherine, guanti, con
i disinfettanti in soluzione, ma se in Siria arrivasse un’epidemia
importante, tutti vediamo quel che succede in Europa, la Siria non
avrebbe i mezzi per farvi fronte, a causa della lunga guerra e della
mancanza di mezzi. Prendo il caso di Aleppo: se ci fossero mille casi
di Covid-19 ad Aleppo che ha 2 milioni di abitanti, e cento di essi
avessero bisogno della terapia intensiva e respiratori, ecco, non ne
abbiamo a sufficienza. Occorre dunque assolutamente strozzare
l’epidemia con le misure di prevenzione, perché non abbiamo modo
di far fronte a un’epidemia, in Siria.
Ecco,
la Siria ha preso una serie di misure per lottare contro la
propagazione. In particolare il coprifuoco la sera, il divieto di
passare da una provincia all’altra, la chiusura delle scuole e
delle università fino a metà aprile. Sono rispettate? Sono
sufficienti?
Sì,
le persone le rispettano alla lettera, la popolazione collabora in
modo esemplare. Sono misure sufficienti? No, perché bisognerebbe
fare i tamponi a più persone, soprattutto a chi è impegnato nel
settore sanitario e assistenziale, o alle famiglie di chi è
ammalato, e a chi è un caso sospetto, per poter mettere in
isolamento i portatori di virus. Purtroppo i test si possono fare
solo sui malati sintomatici.
In
tutta la Siria ci sono solo poco più di 3.000 kit, il ministero ne
ha già usato 300, ce ne sono solo più 3.000, su una popolazione di
20 milioni di abitati.
Voi
come ospedali, ricevete direttive particolari dal Ministero della
Salute?
No,
salvo avvertire se sospettiamo che ci siano casi: in tal caso vengono
dal Ministero a fare i prelievi necessari e li mandano a Damasco,
dove tutti si raccolgono, gli esami e l’informazione.
Giovani ingegneri nella città di Aleppo hanno progettato robot speciali per sterilizzare le mani dei passanti per proteggerli dal virus |
La
pandemia minaccia soprattutto i sei milioni e mezzo di sfollati nel
paese. E’ una causa di preoccupazione?
Certamente.
I rappresentanti dell’Onu e anche i vostri media parlano continuamente degli
sfollati della provincia di Idlib. Ma non dimentichiamo che anche nel
resto del paese, quello sotto l’autorità dello Stato siriano, ci
sono sei milioni di sfollati interni e sono anche loro minacciati da
un’eventuale epidemia.
L’Unione
europea e l’Onu hanno fatto appello al cessate il fuoco in tutta la
Siria per permettere una migliore risposta davanti alla minaccia del
coronavirus. Ma è realistico questo, soprattutto nella provincia di
Idlib?
Il
cessate il fuoco di fatto è in vigore da quattro settimane, dopo la
fine dei combattimenti, quando l’Esercito Siriano aveva lanciato
un’offensiva per liberare una parte della provincia di Idlib. Ma
penso che l’Unione Europea e gli Stati Uniti al posto di domandare
un cessate il fuoco farebbero meglio a togliere le sanzioni contro la
Siria, sanzioni che hanno causato la rovina della Siria e ora sono un
pericolo a causa dell’epidemia.
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