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sabato 29 luglio 2017

Aleppo: "La speranza è qui qualunque cosa accada e i Siriani sono forti"

Nonostante la mancanza di clienti e la distruzione, le persone cercano di ritrovare la loro vita di prima, hanno riaperto piccoli negozi, una fabbrica di ghiaccio che la gente va a cercare in blocchi per conservare i cibi, meccanici, sarti, panettieri...

Restano anche molti razzi ed esplosivi nella maggior parte delle strade che non sono state sgomberate, alla liberazione molte persone sono morte sulle trappole collocate dai terroristi.

 Nonostante la calma su una buona parte della città, la situazione è difficile, non solo i terroristi ci sparano ancora addosso, ma soprattutto economicamente a causa delle sanzioni votate da molti paesi (tra cui la Francia- e l'Italia n.d.t.) contro la popolazione Siriana che non ha per molti, altro che la scelta se non la speranza di trovare un nuovo inizio migrando in Europa: su una pietra due colpi per l'Europa in termini di meccanismo di guerra per distruggere un paese. Il bersaglio privilegiato? Le persone.
La speranza è qui qualunque cosa accada e i Siriani sono forti.


La fede cristiana è nata in Oriente, in Siria, e la rinascita cristiana deve partire proprio da lì”.
SIR, 27 luglio 2017

Ne è convinto mons. Jean-Clément Jeanbart, arcivescovo di Aleppo, che in un appello al Sir chiede ai Paesi occidentali di “incoraggiare i profughi a tornare in Siria”: “Aiutateci a rimanere dove siamo nati e dove la Chiesa è nata”.
Sono vescovo da 22 anni – racconta – e 5 anni fa riflettevo per preparare la mia successione e mettere a posto le cose. Poi è arrivata la guerra e mi sono detto: ‘Non è il mio momento, devo fare qualcosa per aiutare il mio popolo’”.
Un “grandissimo problema” è rappresentato dall’esodo dei cristiani: “La prima Chiesa è stata stabilita in Siria, mentre in Palestina i cristiani erano fuori legge qui si riunivano in pubblico. C’è qualcosa di molto speciale nei cristiani di Siria. Ho consacrato il resto della mia vita alla loro permanenza in questa terra santificata dal sangue di milioni di martiri e dalle reliquie di migliaia di cristiani che sono morti in Siria. Lotto per fare tutto quello che posso contro questa emorragia”.

Il vescovo ha lanciato anche il programma “Aleppo vi aspetta”, per invitare i cristiani a tornare nel loro Paese: “Siamo pronti ad aiutare tutti coloro che vogliono, ma non possono. Paghiamo il viaggio e offriamo una casa per 4 anni, li aiutiamo con il lavoro e ospitiamo i figli nelle scuole cattoliche. Se alcune famiglie cominceranno a tornare, potrà cambiare il ciclo e il futuro sarà migliore. Quando la guerra finirà, il lavoro ci sarà e la gente sarà felice di vivere ad Aleppo”.

domenica 9 ottobre 2016

L'accorato appello dell'arcivescovo cattolico greco-melkita di Aleppo, mons. Jean-Clément Jeanbart

Questo è ciò che accade ad ALEPPO  

 "Il mondo intero è terrorizzato alla vista dell'immagine di Aleppo che i mass media in questi ultimi giorni vi hanno rappresentato. Molti dei nostri amici all'estero sono preoccupati e vogliono sentirlo da noi. 

Viviamo momenti tragici della nostra storia e ciò che accade continua a far soffrire Aleppo e gli Aleppini che da più di cinque anni non hanno potuto avere pace, talmente sono stati assillati e massacrati dai gruppi armati venuti da ogni parte del mondo, per condurre una sedicente guerra santa, in un paese governato (secondo loro) da atei e da infedeli!
Da cinque anni a questa parte i terroristi dettano legge, là dove le autorità civili del paese non arrivano ad essere presenti. Hanno seminato dovunque il terrore, ucciso decine di migliaia di innocenti, distrutto migliaia di fabbriche, i commerci e le istituzioni dei servizi pubblici, saccheggiato le abitazioni e rubato senza preoccupazione alcuna i beni del paese e dei cittadini.
Hanno fatto un sacco di vittime innocenti, rapito e brutalmente assassinato innumerevoli persone pacifiche, tra suore, sacerdoti e anche vescovi.
Questo continua ancora oggi: questa mattina una dozzina di obici sono caduti in due delle nostre aree residenziali causando ulteriore distruzione e in un caso, facendo numerosi morti e feriti.
Alcune battaglie infuriano nelle periferie della città, i ribelli del fronte "Al-Nusra" provano a riprendere posizione nelle zone considerate come strategiche, spopolate quasi totalmente e quasi interamente distrutte, che occupavano fino allo scorso giugno nella periferia della città. Immagini di questi luoghi di desolazione totale sono diffuse largamente dalle catene di televisione. E' là che le grandi battaglie in corso hanno luogo attualmente.
Abbiamo messo grandi speranze sul cessate il fuoco deciso tre settimane fa, sperando che potesse consentire la pacificazione seguita da una riconciliazione nazionale e di una ripresa della vita normale nel paese!
Purtroppo questa tregua, indebolita dalle continue violazioni degli avversari radicali, è stata ufficialmente rotta in questi ultimi giorni, dopo i raid inaspettati della coalizione alleata dei ribelli a Deir-El-Zor.
Questi raid hanno raggiunto una base militare dell'esercito siriano e ucciso più di 90 soldati nelle loro caserme, per non parlare del numero non dichiarato di feriti. E' così che si possono fermare i combattimenti? 
Per questo speriamo e contiamo sulla grazia di Dio, l'unica capace di svegliare la coscienza dei grandi decisori. Lo spettacolo terrificante di ciò che accade ha di che scuotere ogni uomo che rispetta la sacralità della vita umana. Così se il signor Staffan de Mistura riesce a rilanciare il processo di pace già avviato, possiamo sperare in una schiarita e forse anche dei risultati concreti di pacificazione, preliminare indispensabile alle basi del dialogo tanto auspicato.
La cosa più difficile per i cristiani che sono attualmente presenti ad Aleppo sarebbe la prospettiva di dover vivere, mattina e sera, nell'ansietà per questa situazione di insicurezza destabilizzante e di incertezza sconcertante. Hanno paura dell'indomani, l'avvenire dei loro bambini li preoccupa enormemente. Immaginare che un giorno uno stato musulmano integralista verrebbe imposto a loro, è per essi un incubo insopportabile.
È per questo che ci rivolgiamo ai nostri fratelli in Francia e in tutto l'Occidente, e vi preghiamo di aiutarci a far sì che questo non accada. Non stiamo chiedendo a voi di fare la guerra per noi, ma solo di porre fine alle pretese ingiuste dei vostri alleati che ci vogliono imporre leggi antiquate, insopportabili per un uomo del XXI secolo che vuole essere libero di scegliere la sua cultura, il suo stile di vita e la sua fede.
Facciamo appello ai nostri fratelli in Francia di pregare per noi e perché tutte le donne e tutti gli uomini francesi preoccupati della dignità dell'essere umano ed innamorati della libertà, vengano in nostro soccorso per sottrarre il nostro caro Paese dal baratro del regime fondamentalista in cui si cerca di immergerci. Per favore, aiutateci a continuare a vivere dignitosamente su questa terra benedetta che ci ha visti nascere e crescere!"
Aleppo, 28 settembre 2016                                                                                                                   + Jean-Clément JEANBART,  Arcivescovo di Aleppo

mercoledì 4 maggio 2016

"L'ultimo pediatra"?? I Cristiani di Aleppo e l’informazione unilaterale

Aleppo - La disinformazione continua. 

da Nabil Antaki, dei fratelli Maristi



Abbiamo chiesto al Dr. Nabil Antaki se le informazioni riportate da una settimana sulla situazione in Aleppo corrispondono a quello che accade lì.  Ecco la sua risposta:

A tal proposito, ultimamente mi rendo conto che i media continuano a mentire per omissione. Dall'inizio della guerra in Aleppo 4 anni fa, essi non riportano tutti i fatti nel loro complesso.
 Aleppo è bombardata quotidianamente dal 2012 da parte di gruppi terroristici che provocano morti e feriti. Nessuno se ne è mai curato; se non per felicitarsi per il "buon lavoro che fanno" [riferendosi alla dichiarazione di Laurent Fabius].  E' tempo che l'Occidente si svegli e smetta di sostenere i terroristi.
 Noi in Aleppo siamo disgustati dalla mancanza di imparzialità e obiettività dei mezzi di comunicazione.  Parlano solo di sofferenza e perdita di vite umane nella parte orientale della città, controllata da al-Nosra, gruppo terrorista affiliato ad al-Qaeda, che hanno sempre chiamano "ribelle", il che è un modo per renderlo più rispettabile. E passano sotto silenzio le perdite e la sofferenza quotidiana nei nostri distretti occidentali di Aleppo dovuti ai bombardamenti lanciati da questi terroristi. Non parlano neanche circa il blocco e i tagli totali di acqua ed elettricità che quelli infliggono a noi ...
 I media non dicono nulla dei bombardamenti continui e della carneficina che ha avuto luogo la scorsa settimana, nella parte occidentale della città [dove il dottor Nabil vive], dove nessun quartiere è stato risparmiato e dove ci sono ogni giorno decine di morti. Queste omissioni sono tanto più scioccanti in quanto questi nostri distretti rappresentano il 75% della superficie di Aleppo e hanno 1,5 milioni di persone - contro 300.000 nella parte orientale occupata dai gruppi terroristici.
 Questa informazione monca insinua che i terroristi che ci attaccano sono le vittime. Peggio ancora, i media hanno sviato la nostra richiesta "SAVE ALEPPO" suggerendo che questo appello chiedeva la cessazione delle ostilità da parte delle "forze di Assad". Il che è falso. Inoltre, non ci sono "forze di Assad": ci sono le forze dell'esercito regolare siriano a difesa dello Stato siriano.
Essi [i media tradizionali] potrebbero almeno avere la decenza di parlare della carneficina causata dagli attentati terroristici che hanno mietuto molte vittime. Come è successo di nuovo venerdì scorso, quando uno dei loro colpi ha colpito una moschea nell'ora della preghiera causando 15 morti e 50 feriti tra i civili. Gli attacchi e le perdite che soffriamo vengono presentati [dai media] in modo da lasciare il pubblico nell'incertezza su chi è il vero responsabile di questi crimini.
 Da tre giorni i media stanno accusando il "regime di Assad" e i russi di aver bombardato e distrutto un ospedale sostenuto dalla ONG Medici senza frontiere  ad est della città.  Essi sostengono che "l'ultimo pediatra di Aleppo" è stato ucciso nel bombardamento. Abbiamo ancora molti pediatri in Aleppo.  Ciò dimostra molto bene che, per i media, conta solo la parte orientale occupata dai ribelli, e che i tre quarti della città di Aleppo amministrati dallo stato siriano, dove praticano ancora molti pediatri, non contano.
 L'ospedale MSF menzionato non è nella lista degli ospedali siriani stabilita prima della guerra da parte del Dipartimento della Salute. Quindi, se c'è, è stato installato in un edificio dopo la guerra.  Io non credo che le forze governative o un aereo russo abbiano deliberatamente bombardato un ospedale. Non è nel loro interesse.
 Abbiamo constatato la stessa parzialità, quando il più grande ospedale di Aleppo  Al-Kindi , è stato colpito dai missili terroristici di al-Nosra e intenzionalmente bruciato nel 2013. I media non hanno prestato attenzione a questo atto criminale. Siamo disgustati e rivoltati da questa disinformazione in corso.
Nabil Antaki, 30 aprile 2016 

http://arretsurinfo.ch/alep-linformation-mensongere-continue-par-nabil-antaki/


  Il Vescovo di Aleppo Monsignor Jeanbart :
L’ULTIMO PEDIATRA? ...  Monsignor Jeanbart ha anche criticato l’informazione unilaterale: «Il governo sta cercando di liberare la città dopo che per mesi gli aleppini sono stati bombardati [dai ribelli]. Ovviamente è triste che un ospedale sia stato distrutto. Ma Medici senza frontiere ha dichiarato che l’ultimo pediatra è stato ucciso. Non è vero, ce ne sono molti altri dove più di un milione di persone vivono. Quando sentite parlare delle sofferenze di Aleppo, spesso si parla del regime che attacca i civili controllati dai ribelli. Ma è quasi sempre vero l’opposto. Non sto scusando il regime di Assad, ma non posso permettere che le menzogne continuino a informare il mondo. (…) Noi abbiamo più libertà di coloro che vivono nell’altra [metà di Aleppo]. Fino a quando non attacchi i soldati del governo, puoi anche criticare il governo e non ti succede niente. Ma se fossimo dall’altra parte, verremmo obbligati a convertirci all’islam e saremmo cittadini di serie B, senza diritti».

Missili e razzi lanciati dalla zona sotto il controllo dei ribelli ieri hanno colpito l’ospedale di Dabbi’t, centrando il reparto di ostetricia e uccidendo 17 bambini, oltre che donne e uomini.
    Padre Ibrahim, francescano:
BOMBE SUI CIVILI. ... «È il momento peggiore di Aleppo da sempre», spiega padre Ibrahim. «Abbiamo appena avuto la notizia che un ospedale è stato bombardato: si parla già di 17 vittime. Ma da mercoledì scorso a oggi le bombe cadono sulle moschee, sulle chiese, sulle case, in tutte le zone di Aleppo ovest».
È da anni che la situazione è questa, spiega il francescano, ma ora l’intensità degli attacchi è aumentata. Chi spara? «Sicuramente qui nella parte ovest, chi ci colpisce non è l’esercito, che ci difende, ma sono le milizie che non hanno accettato la pace». Si tratta «sicuramente» di un «bombardamento fondamentalista e terrorista: sono bombardamenti non contro obiettivi militari, protetti, ma contro obiettivi civili indifesi come scuole, chiese, ospedali. Un modo di terrorizzare la gente e usare questo terrore come carta da giocare nelle trattative».
STRUMENTALIZZAZIONI. Sui media internazionali è stata data la notizia che è stato colpito un ospedale pediatrico da missili russi o dell’esercito di Assad. È vera questa notizia? Cosa è accaduto? Padre Ibrahim ammette di non avere certezze sull’accaduto, di certo, sottolinea, «quando viene colpito un ospedale con bambini e donne ricoverate, questo non può essere che un crimine di guerra a cui siamo al cento per cento contrari». Quel che può dire il francescano è che si tratta di quella parte della città «dove ci sono i miliziani di al-Nusra (il nome locale di al Qaeda, ndr): si è detto che era un ospedale da campo dove curavano i terroristi feriti in azione di guerra». La Chiesa, prosegue, è contro ogni tipo di bombardamento su civili innocenti, «ma sappiamo che ci sono diverse strumentalizzazioni delle informazioni».

i Salesiani di Damasco donano il sangue per Aleppo
   Il vescovo di Aleppo, monsignor Audo:
... Eccellenza, qual è la situazione ad Aleppo? La settimana scorsa il bombardamento degli ospedali, ogni giorno nuovi attacchi...  «La situazione è drammatica: la città divisa in due, a ovest i governativi e a est i ribelli asserragliati nella città vecchia. L'80% della popolazione è senza lavoro. E i bombardamenti durano da mesi. Ma sull'ospedale vorrei dire una cosa: bisogna fare attenzione, i media occidentali parlano di Siria solo quando attacca l'esercito di Assad. Quando sparano i ribelli non ne parla nessuno. Venerdì scorso i gruppi armati dell'opposizione hanno bombardato una moschea facendo 250 fra morti e feriti. Ne avete sentito parlare?» 
Ci sono due pesi e due misure? «Certo: per l'Occidente Assad uccide i bambini e i pediatri, mentre i ribelli islamisti sono degli angeli» 
Chi paga per tutto questo? «I soldi vengono dall'Arabia Saudita, i miliziani sono armati e addestrati in Turchia».
Quindi la coalizione che combatte Isis in realtà finanzia la jihad?   «Esattamente. Questa guerra è organizzata per interessi economici e strategici ad alti livelli da Usa e Israele, secondo un accordo ben orchestrato. Ma sono loro dietro tutto: hanno i loro interessi, che difendono tramite intermediari come la Turchia, l'Arabia, il Qatar»
Sono parole molto pesanti.  «Eppure sono rapporti geopolitici chiari. I nodi sono due: la volontà di Israele di sopravvivere e quella statunitense di imporre la propria supremazia economica. Questi obiettivi sono intrecciati e per raggiungerli si punta a dividere gli avversari. Guardi cosa hanno fatto con Saddam e cosa hanno provato a fare con Assad».

domenica 31 gennaio 2016

L'Arcivescovo di Aleppo: il governo di Assad è "una protezione per la popolazione" siriana

Risposta ai colloqui iniziati venerdì a Ginevra: nessuna negoziazione! Questo significa l'attentato settario messo a segno oggi nei pressi del mausoleo sciita di Sayyida Zeinab, a Sud di Damasco, costato la vita ad almeno 60 persone. La strage è stata compiuta con un'autobomba e due attentatori suicidi. Nelle esplosioni sono rimaste ferite 110 persone civili. 


Durante la 'Notte dei testimoni' organizzata annualmente da Aiuto alla Chiesa che Soffre, l' Arcivescovo greco melchita di Aleppo, mons Jeanbart, aveva il cuore pesante.
Dopo aver descritto la drammatica situazione degli aleppini, il vescovo siriano si è rivolto al pubblico di giornalisti che sono venuti ad ascoltare.

"I media europei hanno continuato a distorcere il quotidiano di chi soffre in Siria e hanno anche utilizzato per giustificare quello che sta accadendo nel nostro paese delle informazioni senza mai controllarle», ha cominciato, fustigando le agenzie di stampa create durante la guerra, "stumenti dell'opposizione armata ", come l'Osservatorio siriano per i diritti umani, fonte indiscussa dei media occidentali.
"Dovete capire che tra lo Stato islamico e il governo siriano, la nostra scelta è presto fatta. Possiamo condannare il regime per alcune cose, ma voi non avete mai cercato di essere obiettivi ", ha ulteriormente accusato.

Quando gli è stato chiesto se aveva potuto spiegare la sua posizione alle autorità francesi, monsignor Jeanbart ha detto di aver provato, prima di sentirsi dire che doveva essere "meno critico".
Per lui, tuttavia, l'Occidente ha continuato a tacere le esazioni dell'opposizione armata, al contempo denigrando il governo siriano e il suo presidente.  " Bachar Assad ha molti difetti, ma sappiate che ha anche qualità ", ha spiegato," le scuole erano gratuite, come gli ospedali, moschee e chiese non pagano nessuna tassa: ma qual altro governo nella regione fa queste cose, siate onesti? Ricordatevi anche che, se noi preferiamo sostenere il governo oggi, è perché temiamo l'istituzione di una teocrazia sunnita che ci priverebbe del diritto di vivere sulla nostra terra. "

"Sì, ho cercato di dire tutte queste cose alle autorità francesi, ma cosa vi aspettate da un Laurent Fabius che pensa di essere Dio Padre nel decidere chi merita o meno di vivere su questa Terra? "ha finalmente risposto, visibilmente stanco (Laurent Fabius, ha detto: “Assad non merita di essere sulla terra ").
"E 'possibile che la Francia - che amo e che mi ha educato attraverso le comunità religiose che si erano stabilite in Siria - sia cambiata così tanto? E' possibile che i suoi interessi e il suo amore per il denaro abbiano avuto la precedenza sui valori che una volta difendeva? " continua l'arcivescovo con amarezza.
Alla domanda sulla posizione dei vescovi francesi, il vescovo presente del Pakistan non ha voluto rispondere. Quindi monsignor Jeanbart ha ripreso il microfono:
"La Conferenza dei Vescovi di Francia avrebbe dovuto fidarsi di noi, sarebbe stata meglio informata. Perché i vostri Vescovi sono stati in silenzio circa una minaccia che è ora anche la vostra? Perché i vescovi sono come tutti voi, avvezzi al politicamente corretto! Ma Gesù non è mai stato politicamente corretto, è stato politicamente giusto! " è sbottato.
"La responsabilità di un vescovo è quella di insegnare, e usare la sua influenza per trasmettere la verità.  I vostri vescovi perché hanno paura di parlare?  Naturalmente saranno criticati, ma darà loro la possibilità di difendersi e difendere questa verità. Dobbiamo ricordare che il silenzio a volte è un segno di assenso. "

E' anche la politica migratoria dei paesi occidentali che l'arcivescovo ha criticato:
"L'egoismo e gli interessi servilmente difesi dai vostri governi alla fine uccideranno anche voi. Aprite gli occhi, non avete visto quello che è successo di recente a Parigi? " ha aggiunto l'arcivescovo, prima di concludere  supplicando:" Abbiamo bisogno che voi ci aiutiate a vivere a casa nostra! [...] Non posso accettare di vedere la nostra Chiesa di duemila anni scomparire. Preferisco morire piuttosto che vivere questo. "



venerdì 4 dicembre 2015

Avvento 2015 ad Aleppo: da 5 anni sotto le bombe...

Aleppo si svuota ogni giorno un po' di più dei suoi abitanti:  lettera di Suor Marguerite Slim


Aleppo, 18 novembre 2015

Cari benefattori,
Orrore e speranza convivono nel nostro mondo. Ora è il vostro turno di essere colpiti e, avendolo vissuta, noi conosciamo la misura della vostra sofferenza. Condividiamo il vostro dolore, piangiamo la perdita di tanti giovani. Preghiamo per tutte le vittime e le loro famiglie, e anche per gli autori di tali orrori.

Nonostante questo contesto, vorremmo dire un grande ringraziamento insieme con la comunità di Azzizié, per avere ancora una volta risposto alla nostra chiamata, che ci aiuta a continuare a fornire assistenza nelle migliori condizioni possibili ai malati e ai feriti di guerra che riceviamo.  Non abbiamo mai dubitato della vostra generosità, ma ancora una volta siamo stati colpiti per la vostra vicinanza e il vostro affetto a questa missione, che è opera di Dio.  A tutti e a ciascuno individualmente, assicuriamo la nostra preghiera chiedendo al Signore di donarvi per la misura del vostro cuore e che porti a compimento tutti i vostri progetti.

Che cosa dirvi della nostra vita quotidiana e della vita della gente?
Le carenze continuano .... L'acqua è sempre razionata, per fortuna ci sono pozzi in chiese o moschee per raccogliere l'acqua quando i tagli sono troppo lunghi, e da 25 giorni non abbiamo avuto neanche un'ora di elettricità al giorno. (Normalmente, quando le cose vanno bene abbiamo un'ora al giorno!)

La strada principale che porta ad Aleppo è stata chiusa per due settimane dai ribelli ... E' stata riaperta dall'esercito siriano negli ultimi giorni, il che ha permesso di far arrivare cibo, gasolio, benzina e medicinali ... ma purtroppo a prezzi esorbitanti. L'apertura della strada ha anche permesso l'arrivo dell' UPS che abbiamo aspettato a lungo.  In questo momento gli ingegneri stanno cercando di montarlo.

Nonostante l'ottimismo della popolazione da quando sono iniziati i bombardamenti della Russia sui ribelli, nulla è cambiato nella vita quotidiana, così che la gente continua a lasciare il paese.  Molti dei nostri medici specialisti, dei nostri interni, dei nostri tecnici medici così come il piccolo personale di servizio lasciano o si stanno preparando a partire ....  Aleppo si svuota ogni giorno un po' di più dei suoi abitanti!

In un quadro così, per la grazia di Dio noi perseveriamo e resistiamo con la nostra presenza e la nostra testimonianza di vita!

Insieme, continuiamo a pregare nella fiducia che il Signore viene a visitarci e che Egli ci donerà la Pace, nella giustizia e nella verità.

Suor Marguerite Slim
Responsabile e Direttore dell'Ospedale St. Louis, Aleppo

(L’Œuvre d’Orient ha finanziato il generatore che alimenta il nuovo scanner dell'ospedale per superare le numerose interruzioni di corrente).
  

4 dicembre: san Giovanni Damasceno, dottore della Chiesa
nacque a Damasco in Siria, nel 676 circa.
Qui la Catechesi di Papa Benedetto su questo santo:
http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/audiences/2009/documents/hf_ben-xvi_aud_20090506.html

"Questo è il quinto anno che celebriamo il Natale sotto le bombe" Arcivescovo Jeanbart


Natale 2015

Cari amici,
ecco, da cinque anni si celebra la festa della Natività sotto le bombe.  
Non so se molti tra voi hanno potuto vivere questa esperienza tanto triste e deprimente? Ma devo assicurarvi, è doloroso dover passare questi bei giorni, tanto attesi ogni anno, nel bisogno e nella insicurezza, senza acqua o elettricità e inoltre tagliati fuori dal mondo per un severo e ben stretto embargo . Un motivo in più per me per uscire da questo recinto, anche solo qualche minuto per avere una boccata d'aria fresca e piacevole scrivendovi queste parole che vengono dal mio cuore e che vorrei riempire di tutto l'affetto che nutro per voi!

Devo dire, ho avuto una grande pena nel conoscere la grande disgrazia che ha colpito i nostri fratelli innocenti in Francia e chiedo al Signore di risparmiare all'Europa questa prova infernale; l'esperienza che viviamo qui, a causa dei terroristi, è terribile per non dire amara e insopportabile. Non la auguriamo a nessuno, nemmeno ai nostri nemici, sono sempre gli innocenti che pagano. Dio onnipotente abbia misericordia di noi tutti, e faccia regnare l'amicizia tra gli uomini, la pietà nei cuori e la pace tra i popoli della terra.

Nonostante tutto, noi continuiamo in questa situazione più difficile che mai ad affrontare la tempesta che colpisce i nostri poveri fedeli, ridotti all'indigenza e direi anche alla miseria.  Facciamo tutto il possibile per sostenerli e aiutarli in questa avversità che li colpisce senza pietà. Ci sforziamo di stare al loro fianco per alleviare le loro sofferenze e dare loro coraggio. I nostri programmi di aiuto umanitario vanno avanti. Oltre alle sovvenzioni finanziarie, offriamo a migliaia di persone borse di studio, cure mediche e cesti di viveri e prodotti sanitari.  Abbiamo lanciato quest'anno un servizio di fornitura di acqua nelle case e per molte famiglie disagiate siamo riusciti ad installare trecento serbatoi da 500 litri che consentono loro di avere una fornitura di acqua disponibile e in più un team di giovani è stato incaricato di rifornire con acqua potabile a casa i più vecchi. Molte famiglie povere possono simultaneamente essere collegate ai circuiti dei generatori che distribuiscono energia elettrica agli iscritti.  Abbiamo appena lanciato poco tempo fa un centro di formazione professionale per i mestieri dell'edilizia e di impresa di restauro di molte case danneggiate a causa dei bombardamenti. Mille famiglie hanno beneficiato quest'anno di aiuto per acquistare il gasolio per scaldarsi. 
Se dovessi continuare l'elenco sarebbe lungo, quindi preferisco fermarmi qui a dire che è grazie a voi e alla generosità dei benefattori, il mio staff ed io non eravamo in grado di fare tutto ciò che è stato fatto per alleviare le sofferenze di migliaia di cristiani presi in ostaggio in casa propria .

In questi giorni benedetti, sicuramente penseremo a voi e alla bontà che avete dimostrato verso di noi continuamente in questo momento di grande prova. 
Con tutto il cuore vi auguriamo un Buon Natale e un buon Anno 2016 pieno di salute e di gioia serena! 

+ Jean-Clément JEANBART " 


    (traduzioni OpS)

lunedì 27 luglio 2015

Jean-Clement Jeanbart da Aleppo: Bâtir pour rester, nasce il movimento 'Costruire per restare'

Discorso di monsignor Jeanbart di Aleppo, il 13 luglio 2015, all'inaugurazione del movimento "Costruire per restare"


Costruire per restare : non è una fraternità spirituale di devozione.
Non è una società di volontariato.
Non è un partito politico, questo movimento non ha alcuno scopo politico.
Non è una intrapresa commerciale.
Non è un salone letterario, né un club familiare.
'Costruire per restare' è un movimento sociale, che ha per scopo quello di riunire tutti coloro che hanno voluto restare sulla terra della patria e perseverare attivamente in vista di una vita dignitosa per essi stessi e per altri loro compatrioti.
La sola condizione per aderirvi è di avere la ferma e seria volontà di agire e di essere convinti dell'importanza del nostro radicamento in questo caro paese, patria dei nostri antenati e dei nostri avi, alla fonte delle religioni e delle civilizzazioni.
È una decisione molto difficile quella che ho preso. Il giorno in cui ho deciso di lanciare questo movimento ho esitato a lungo, ma le circostanze critiche che la Siria attraversa e il numero sempre crescente di quelli che aspirano ad emigrare, mi hanno costretto a fare questo passo.
Alcuni dicono : cos'è dunque successo a questo arcivescovo che vuole sfidare il destino e affrontare questa terribile tempesta con tanta ostinazione e andando controcorrente ?
Sì, io so tutto ciò che si dice, o che potrà essere detto, così come non ignoro di essere di fronte a un'enorme sfida, ma io so allo stesso tempo che la nostra esistenza nella nostra amata Siria e la nostra perseveranza sulla sua terra generosa è una questione cara ai nostri cuori, così come è anche un sacro dovere :
-è un dovere patriottico e sociale
-è un dovere patrimoniale e familiare
-è un'eredità culturale e patrimoniale inestimabile che ci è stata affidata, e che ci terrà alti tra gli uomini di lettere e di saggezza
-è infine un dovere religioso per eccellenza, una chiamata divina alla testimonianza cristiana.
È proprio quest'ultimo dovere che mi spinge ad impegnarmi e a lavorare, perché la nostra esistenza in Siria è un omaggio di fedeltà a Cristo, agli apostoli e a San Paolo apostolo delle nazioni, che ha visto la luce della fede sulla nostra terra. È una testimonianza di fedeltà ai nostri antenati e ai milioni di martiri che si sono sacrificati perché noi vivessimo, che hanno versato il loro sangue puro e prezioso su questa terra santa per la fedeltà al Cristo Salvatore.
Sono queste le ragioni che mi hanno spinto ad ostinarmi, a pormi con fermezza per difendere la nostra esistenza in questo magnifico paese che ha nutrito noi cristiani fin dalla nascita della Chiesa e fino a questo giorno. Di fronte a questa realtà e tenendo conto di tutte queste considerazioni, io mi sono trovato deciso ad andare avanti per compiere questo sacro dovere, qualunque ne sia il prezzo.
-È un dovere di riconoscenza verso un paese tanto caro, in cui io sono nato
-E' un dovere di considerazione e di gratitudine verso i nostri padri e i nostri avi che hanno sacrificato tanto perché noi restassimo
-È un dovere di amore verso i nostri compatrioti che, se se ne andassero perderebbero questa patria, senza trovare nulla di equivalente, né in accoglienza non è in ricchezza
-È un dovere di riconoscenza verso Cristo che ha voluto che la sua Chiesa nascesse in Siria. Essa vi si è radicata e si è sviluppata, per 2000 anni, generosamente irrigata dal sangue di milioni di martiri che hanno reso sacro il suo suolo.
27 luglio: memoria di san Simeone stilita - Aleppo

Essa è sopravvissuta fino ai nostri giorni sana e fortificata dai baluardi dei suoi valori evangelici, costruiti dalle centinaia di migliaia di santi che hanno benedetto il suo popolo ed insegnato alle sue generazioni le virtù dell'onestà, dell'amore e i valori della lealtà e della generosità.


E se io voglio essere leale verso quest'eredità che Dio ci ha affidato e che è la Chiesa nel nostro paese, io devo fare l'impossibile perché essa continui e fruttifichi là dove Dio ha voluto che essa fosse radicata, sul suolo benedetto della Siria.
Che il suo divino potere la protegga e che la benevolenza e la protezione della nostra tenera madre, la Vergine Maria, ci aiutino ad andare avanti tranquilli e fiduciosi finchè dura la nostra vita.

(trad . OpS)

Vedi anche:
http://www.zenit.org/fr/articles/syrie-si-vous-nous-voulez-du-bien-aidez-nous-a-rester-chez-nous

http://www.churchinneed.org/site/PageServer?pagename=Archbisop_Jeanbart_Syria



lunedì 26 gennaio 2015

L’arcivescovo di Aleppo: «In Siria la cosiddetta Primavera araba ha fatto danni enormi»

Monreale, “SIA LA PACE” il discorso dell’Arcivescovo Jeanbart


Mons. Jeanbart si è rivolto all’assemblea raccontando con evidente commozione la situazione politica, economica e religiosa dell’intera regione, rispondendo alla fine alle domande dei giornalisti.

Partinicolive.it , 25 gennaio 2015

«Ho accettato volentieri l’invito del vostro vescovo di venire in Sicilia, così vicina a me per via della sue tradizioni bizantine e arabe. Certo essa è tristemente nota per la mafia, almeno come l’hanno veicolata i tanti film famosi che l’hanno fatta conoscere in tutto il mondo. Mi piace la Sicilia, così al cuore del Mediterraneo, così impregnata di cultura greca, romana, bizantina e araba, proprio come la Siria e Aleppo in particolare.»

«Chi sono i cristiani siriani? Sono proprio quelli di cui ci raccontano gli Atti degli Apostoli nel giorno di Pentecoste. Quindi in Siria è presente la Chiesa sin dalle origini, li è nata la Chiesa.»
«Questa è la ragione principale per cui noi cristiani (300.000 su una popolazione di 2 milioni) non vogliamo in nessun caso lasciare la Siria, e a questo aggiungo con fermezza, io in quanto pastore di questa Chiesa non lascerò mai questo popolo, morirò ma non lascerò i miei fedeli. Sono infatti convinto che il Signore mi chiederà conto del mio impegno, del mio coraggio e della mia speranza per questa porzione del suo popolo che mi è stato affidato.»
«Devo ammettere che c’è stato un momento, all’inizio della guerra in cui ho pensato di andare via, ma il Signore mi è stato vicino e oggi a 71 anni mi sento più giovane di almeno 15 anni, non temo la delusione e lo scoraggiamento, so che il Signore si prende cura di me e dei suoi fedeli.»

«Aleppo, la più antica città, era il vanto di bellezza cultura e storia di tutta la Siria e per quanto io ne possa parlare con orgoglio non sarà mai abbastanza per quanto essa realmente meriti. La Siria era un mosaico di religioni e riti, più di 15 gruppi di appartenenza religiosa ed etnica che vi hanno convissuto per secoli, e il governo riusciva a garantire a tutti una certa libertà di espressione e condizioni economiche accettabili. Tutte le scuole pubbliche erano gratuite e tutti potevano permettersi una casa. Certo i poveri c’erano ma non c’era la miseria.»
«Ad Aleppo c’è l’università statale che contava circa un milione e mezzo di allievi, con più di 150 mila studenti che erano accolti gratuitamente e ben 15 mila alloggiati nella città universitaria al costo di un euro al mese.»

«L’arrivo di quella che i media occidentali hanno insegnato a chiamare la primavera araba, ha distrutto questo equilibrio. E per noi non è stata una primavera che voleva portare la democrazia. Certo anche noi speravamo, visto che vivevamo in un regime semi dittatoriale, in cui il potere era centrato nelle mani del presidente. Ma egli stesso è rimasto travolto nel desiderio di allargare gli spazi di democrazia, ma che i moti rivoluzionari hanno distrutto.»

«La rivoluzione è contro chi? Contro se stessi! Quali sono i costi di questa democrazia?»

«Aleppo era una città abituata a vivere nella convivialità fra tutte le culture. Non c’era il Canale di Suez ma era il porto di Aleppo l’incrocio di tutti gli scambi. C’erano colonie di italiani francesi tedeschi austriaci olandesi e inglesi, e il dialogo e il rispetto reciproco erano alla base delle leggi di convivenza. Adesso è tutto distrutto.»






















«Cos’è cambiato: In Siria si sono concentrati molti, tanti interessi, sia delle potenze economiche occidentali: Francia, Inghilterra, America, ecc., che orientali: quelle legate all’Islam o almeno ad un modo particolare di concepire l’Islam. Vi sono poi gli interessi di Israele e della Turchia che vagheggia un ritorno all’impero ottomano seppur in chiave moderna, degli Emirati Arabi per via del gasdotto che la potrebbe attraversare, ecc. »

«I cristiani soffrono perché hanno perso le case, hanno perso i loro congiunti, hanno perso anche le loro chiese. Quella che era la classe media non ha più di che vivere. Tutto è stato corrotto, principalmente la stampa che non racconta la verità e mi pare che abbiano fatto a gara a costruire le torri di Babele, una vera azione di disinformazione.»

«Ma se alla fine saremo liberi di pensare, se saremo liberi di esistere in una pluralità, in una convivialità di differenze, allora penso che il prezzo che abbiamo pagato fino ad oggi, ne sarà valsa la pena, perché potremmo di nuovo ritornare a pensare insieme, per stare insieme.»

«Quando le potenze d’occidente volevano inizialmente mettere mano alle armi per affrontare la questione siriana è stato il Papa Francesco a riaprire il tavolo del dialogo svelando il sottile complotto di sgombrare i cristiani dal Medioriente. Una situazione complessa in cui i cristiani rappresentano una sorta di spina nel fianco. Perché i cristiani sono gli unici che hanno un certo tipo di rapporto con l’Occidente e sono in grado di svelare il grande imbroglio che sta sotto questa guerra e i tanti interessi che si vogliono tutelare. E non si pensi solo al petrolio dell’Arabia Saudita, ma anche a tutti i luoghi santi, in cui l’industria del turismo religioso ha interessi economici molto elevati, e a cui nessuno intende rinunciare, anzi, preferisce accaparrarseli.»
«La religione centra solo perché alcuni hanno tentato di coprire gli interessi economici con quelli presunti religiosi, ma questo non corrisponde alla realtà. Io ho rapporti con tantissimi esponenti religiosi anche autorevoli e di essi, nessuno è convinto che in nome di Dio si possa uccidere. È la violenza di pochi che prevale sulla volontà alla pace di molti.»

«Ecco ciò che rimane: una Chiesa rinnovata e giovane che rinasca dalla speranza cristiana che mai sarà delusa, perché il suo sacrifico è anche il prezzo del suo riscatto. Ripeto mi sono messo nelle mani del Signore, sento chiaramente in ciò un forte richiamo missionario, apostolico per mantenere la presenza della Chiesa lì dove è nata nel giorno di Pentecoste.»

«Abbiamo messo in campo alcune iniziative umanitarie per sostenere la popolazione nei bisogni primari quali il costo dell’energia, dei generi alimentari e dell’educazione. In particolare abbiamo fatto di tutto per non far chiudere le scuole cattoliche che esistevano e abbiamo istituito specifiche borse di studio.»
«450 padri di famiglia ricevono dalla diocesi l’equivalente di mezzo salario che avevano prima dell’inizio della guerra e questo già da tre anni; ogni mese sono distribuiti 1600 cesti con beni alimentari di prima necessità; Il freddo invernale mette a dura prova la popolazione, la diocesi ha instaurato 1000 contratti di sovvenzioni per fornire il gasolio pagando metà del prezzo necessario; abbiamo assicurato a 4 scuole e 3 istituti cattolici lo stipendio per gli insegnanti per continuare a ricevere gli alunni; abbiamo istituito 600 borse di studio per assicurare la retta di iscrizione visto che solo le scuole statali hanno delle agevolazioni mentre quelle cattoliche devono reggersi da sole.»

«Attendiamo con speranza che finisca la guerra e ci stiamo preparando a questo momento creando le risorse umane necessarie per la futura ricostruzione. Abbiamo per questo iniziato un movimento ecclesiale che si intitola “Costruire per restare” cioè per non abbandonare il paese. È un movimento che raduna tutti i cristiani da ogni situazione e ha come scopo quello di creare scuole professionali legate all’edilizia, perché sarà certamente il settore economico che ripartirà per primo.»

E rivolgendosi ai sacerdoti presenti:
«Oggi visitando la vostra cattedrale ho capito che voi con il vostro vescovo vedete già il cielo mentre siete ancora sulla terra e mi è venuta voglia di portare qui i miei sacerdoti per un corso di esercizi spirituali e magari potremmo organizzare un gemellaggio fra i presbiteri.
Perché proprio la guerra ci ha resi sempre più uniti, solidali e capaci di conciliare le differenti visioni sociali affinché possiamo essere veramente un elemento di speranza vera per i fedeli che guardano a noi come punto di riferimento per ridare speranza e coraggio.»

Alla fine mons. Pennisi ha comunicato che quest’anno, la Quaresima in Diocesi sarà l’occasione per una raccolta fondi per la Chiesa di Aleppo, poiché «siamo chiamati come Chiesa a vivere una solidarietà che passa attraverso il volto familiare del fratello in quanto figli dell’unico Padre.»

http://www.partinicolive.it/2015/01/monreale-sia-la-pace-il-discorso-dellarcivescovo-di-aleppo/


 25 gennaio: a Damasco  9 morti 70 feriti di cui 23 bambini, vittime di 90 razzi sparati dai
 'ribelli moderati' di  
Zahran Alloush  leader dell' Esercito dell'Islam;
pioggia di razzi su Aleppo;  anche Latakia e Homs colpite da attacchi dei miliziani

L'arcivescovo di Aleppo: «Vogliono svuotare il MedioOriente dai cristiani»

GIORNALE DI SICILIA, 25 Gennaio 2015

PALERMO. «C’è un complotto per svuotare il Medio Oriente dai cristiani, perché l’unica voce che sale e arriva all’Occidente sono i lamenti dei cristiani. Senza la presenza dei cristiani i piani di ristrutturazione del Medio Oriente saranno difficili»

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