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venerdì 11 luglio 2025

"La pace sia con voi!": newsletter da Fons Pacis in Siria

Una Presenza da ascoltare

Girando per il cantiere alla mattina, si vive il dono di tutta la bellezza della Presenza che ti parla.


Carissimi,
eccoci con qualche riga per voi.
In tanti ci chiedono come stiamo… Noi bene, di per sé. Ma sospese, come tutti qui. Ora soprattutto, dopo l’attentato nella chiesa Greco Ortodossa di Damasco, all’incertezza che era già la nota dominante, si aggiunge la paura. Paura di un nuovo Iraq, cioè di attentati senza fine e di una lotta civile fra diversi gruppi religiosi. Tutti sono come paralizzati, incapaci di immaginare il futuro anche solo una settimana più in là. 
Anche noi risentiamo di tutto questo, pur continuando a vivere giorno per giorno la grazia che ci è data. Perché Signore non fa mancare mai la sua presenza, con piccoli miracoli, come quello di avere avuto con noi per qualche giorno un sacerdote e aver celebrato solennemente la Pentecoste, con la Messa Vespertina e la Messa del giorno... Sembra scontato, ma per noi è un regalo grande. Mentre vi scrivo una luce dorata sta illuminando l’alba di questo giorno, i nostri vicini raccolgono a mucchi i ceci ormai secchi. Nuove persone, nuovi amici, hanno visitato e conosciuto il monastero (mentre gli ospiti abituali quest’anno sono veramente pochi: nessuno si allontana volentieri da casa). I nostri operai fino ad ora sono stati protetti, la terra dà i suoi frutti e li condividiamo con loro...


Ma questo attentato è stato un colpo molto duro: non solo per le vittime e il dolore causato, ma perché altre minacce sono state formulate per altre chiese, con tanto di manifesto sui social, e nomi delle comunità minacciate. Mai una comunità era stata colpita nel cuore di una funzione religiosa... Perché i soldati del governo che facevano guardia all’esterno della chiesa hanno lasciato entrare gli attentatori?.. Questo, aldilà di ogni altra considerazione, rende vane le parole di rassicurazione delle autorità. Se ci saranno altri episodi di questo tipo, l’esodo dei cristiani sarà inarrestabile.

Dappertutto ci sono state veglie di preghiera, fiaccolate dei Cristiani a cui si sono uniti - si deve dire - anche tanti musulmani... A Damasco cantavano: “con lo Spirito e con il sangue rispondiamo alla tua chiamata, o Cristo”. 


Anche nel nostro villaggio gli scout hanno organizzato una fiaccolata, alla quale abbiamo partecipato anche noi. La sorella di Hilhem, una delle donne del villaggio che lavora con noi, era a Messa a Damasco, nella chiesa dell’attentato. È sopravvissuta, ma è stata operata d’urgenza all’addome ed è ferita a un piede. Tanti altri della valle dei Cristiani, qui vicino a noi, hanno avuto qualche parente morto o ferito, in particolare giovani, perché i ragazzi cristiani che studiano a Damasco vivono perlopiù in quel quartiere...

Se i Cristiani sono preoccupati - ed ora anche arrabbiati - ancor più difficile è per gli Alauiti, che stanno subendo una vera e propria pulizia etnica: tanti nostri vicini raramente dormono la notte, spaventati dalle incursioni dei “barbuti”, che a volte solo girano per spaventare, ma altre volte entrano nelle case, rubano ed anche uccidono.

Noi, come dicevo, siamo rispettate, ma la notte quando cominciano a sentirsi spari e raffiche nei villaggi vicini, tanto tranquille non siamo.


Siamo rispettate anche dai soldati del nuovo governo, voglio dire. Di più: salvo qualche eccezione, sono tutti gentili, persino sorridenti con noi, ci chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. Ma come possiamo non pensare che accanto a noi altri invece vengono vessati ed anche uccisi?

La gente è inquieta, nessuno si sente sicuro; bastano poche persone fuori controllo, armate - e impunite - per fare una strage. E se dovessimo dire che molti dei Sunniti che conosciamo sono sereni, diremmo una menzogna; più sicuri, certo, perché ora la forza è dalla loro parte. Ma contenti con questa situazione, no di certo. Non era questa la nuova Siria che si aspettavano.

C’è come una cappa di incertezza e oppressione che non si era mai sentita, neppure durante gli anni più pesanti della guerra. Perché non si vede un orizzonte, con un Occidente che ora sembra indifferente o, quasi peggio, disposto ad un sostegno acritico a questa realtà. Oltretutto, economicamente è tutto fermo e tanta gente è alla fame.

Facciamo fatica a trovare il modo di parlare di questa situazione. Perché anche all’interno delle Chiese sentiamo discorsi che talvolta ci lasciano perplesse. ”Bisogna avere pazienza, è normale che ci sia un periodo di incertezza, le cose vanno comunque meglio...”.  Così ci chiediamo se non stiamo sbagliando, se non dobbiamo anche noi coltivare uno sguardo più positivo sulla situazione... Forse dipende anche dalla zona dove si vive e dalle componenti etniche che la abitano.. Ma le perplessità sono tante.

Se poi affrontiamo il discorso della situazione internazionale.. che cosa si vuol fare del Medio Oriente? Questa è la vera domanda. Tutto è deciso “da fuori”. Ancora una volta si è voluta indebolire la componente Siriana in vista di politiche favorevoli a interessi estranei a quelli della popolazione locale... Come evolveranno nel futuro prossimo questi equilibri ?

“E dunque voi cosa fate in questa situazione? I lavori vanno avanti? Possono andare avanti?”. Continuiamo a lavorare, come si può, e questo è importante per la gente della nostra zona.

La vita va avanti, sì. Tutto quello che possiamo fare, lo facciamo. La preghiera diventa più intensa: meno verbosa e più accorata. I lavori continuano, là dove è possibile. I cementi armati sono ormai tutti finiti, tranne la parete sopra l’abside (che si sta facendo direttamente in pietra). Stiamo facendo i cordoli esterni per appoggiare i rivestimenti di pietra e realizzando qualche pilastro che ancora manca per i cancelli. I muratori stanno facendo gli ultimi riempimenti delle pareti con i blocchetti. Lavoriamo sui vari muretti esterni della proprietà, ultimando la sistemazione dei terreni, delle coltivazioni. Abbiano risistemato i container arrivati con i pannelli solari grazie al Banco delle Cose e all’aiuto di Stefano e di altri amici, portandoli vicino ai depositi, e organizzando così degli spazi di magazzino per il lavoro più ordinati.

Riusciremo ora ad affrontare i lavori di finitura, impianti idraulici, elettrici, pavimenti e così via?  Non lo sappiamo. Stiamo raccogliendo i fondi necessari, almeno per terminare una parte che ci permetta di trasferirci e vivere nel nuovo complesso. E ovviamente questa è la prima urgenza. Ma poi ci sarà la capacità e la possibilità per le squadre di lavoro di venire in zona e assumere gli appalti? Fino ad ora abbiamo potuto fare tutto con operai dei villaggi vicini (che sono stati bravissimi), ma ora dobbiamo ricorrere a manodopera di altre zone e la sicurezza è un grosso punto interrogativo. Anche investire soldi nel materiale - che in larga parte si deve pagare anticipatamente - è un rischio. Se succede qualcosa o qualcosa va perduto, non c’è nessuna assicurazione... Occorre fare tutto con molta attenzione.

Vi mandiamo questa lettera oggi, avendo celebrato da poco il Sacro Cuore di Gesù. A Lui affidiamo la nostra comunità, la nostra gente, la Siria, ma anche voi, l’Italia e tutta l’umanità, perchè davvero si riveli come Cristo è il vero cuore del mondo, il solo in cui vi sia speranza per l’uomo e pienezza di vita. Il Cuore di Cristo è la pienezza della sua umanità, e allo stesso tempo è la porta perché anche noi possiamo entrare pienamente nella vita Divina. Per Cristo al Padre, con la forza dello Spirito. Con la forza della preghiera stessa di Gesù: “perchè conoscano Te...”

Tutto il resto passa, è solo parte del cammino...

M. Marta Fagnani,  Luglio 2025

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venerdì 6 giugno 2025

La Pasqua di Sr Adriana

 

A cura delle Sorelle di Fons Pacis

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 Carissimi,

come sapete a distanza di sole tre settimane abbiamo accompagnato un’altra sorella attraverso il passaggio alla vita eterna; sr Adriana (Andreana in realtà) è morta la mattina del 31 maggio, festa liturgica della Visitazione. Ancora una volta una data significativa, quella in cui le comunità della nostra filiazione di Vaiserena rinnovano la consacrazione di ciascuna sorella a Maria, e una festa significativa per i nostri fratelli di Tibhirine, che nella Visitazione vedevano il mistero della loro presenza in terra d’Islam come portatori del Cristo e della sua salvezza.

 

 

Sapete anche che da anni sr Adriana era gravemente ammalata, con un tumore ormai in metastasi da molto tempo. Lei conosceva ogni dettaglio della sua malattia, e da tempo si preparava a questo momento della morte. In realtà, già da più di due anni, quasi tre. Perché nell’autunno 2022 il medico aveva detto chiaramente che la chemioterapia, che in precedenza aveva garantito una ripresa quasi miracolosa, non aveva più effetto, e che, secondo la sua esperienza ( dato che le zone tumorali erano molto estese, nel fegato, nel cervello, e in altre parti del corpo) aveva davanti davvero pochi mesi di vita.
Così abbiamo cominciato, un po’ nascostamente a dire il vero, a preparare il nostro cimitero.
Fin dall’inizio della fondazione avevamo deciso dove sarebbe stato: al confine ovest del terreno, in un punto panoramico da cui si vedono l’orizzonte del mare, le montagne del Libano, le colline della Siria...Alla fine di campi di melograni e mandorli. Un bel posto per risorgere !
Ma ancora non si era fatto alcun lavoro. Era tempo di preparare, e così abbiamo recintato il terreno con un muretto di sassi, abbiamo tracciato un sentierino di ghiaino bianco, preparato un altare con le pietre, messo la Croce. Senza dire nulla a Adriana. Ma lei un giorno, mentre eravamo insieme nella torretta dell’acqua ( lei che per anni a Valserena si era occupata delle manutenzioni, cioè dei piccoli e grandi lavori che si fanno all’interno del monastero per mantenere gli edifici e gli impianti), mi dice: “guarda che devi cominciare a preparare il cimitero, ci vuole tempo...”. Eravamo al terzo piano, e sorridendo le ho detto: “Guarda fuori, in fondo.. Vedi la croce bianca ? “..E lei: “...andiamo subito a vedere! “. Detto, fatto. Siamo andate, e le è piaciuto. Ha scelto il suo posto, quello dove l’abbiamo deposta pochi giorni fa. Non solo, alla fine dell’anno avevamo con noi per quindici giorni un sacerdote francese, Don Dominique, che era con noi per celebrare la Novena e il Natale. Così gli abbiamo chiesto di consacrare il cimitero, e siamo andate tutte insieme, in un bel giorno di vento e cielo blu.

Vi racconto tutto questo perché credo sia stato molto importante, per sr Adriana e per la comunità, vivere la sua malattia e il suo cammino verso la morte parlandone apertamente, persino scherzando insieme.. Sì, perché poi.. i tre mesi previsti sono passati...e abbiamo celebrato il Natale del 22...E poi la Pasqua del 23...e il Natale 23. E la Pasqua del 24, e poi Natale del 24... Da brava sarda, ha avuto una resistenza incredibile alla malattia. La prendevamo in giro. Lei diceva: “Vi preparo il quaderno delle ricette...Qualcuno deve prendere l’incarico di guardare le olive, le marmellate. Ci vuole qualcuno che segua i fiori del giardinetto, perché io fra poco muoio.”. E noi “eh sì, tanto non ci crede più nessuno, continui a dire che devi morire ma tanto non muori mai”...
Chi ha conosciuto sr Adriana, può immaginare il sorrisetto di soddisfazione con cui reagiva a tutto questo. “Eh, sì.. hanno detto che non dovevo vivere più di tre mesi.”
L’oncologo, un medico musulmano, veramente bravo, era sconcertato: “Con sr Adriana io devo dimenticare tutto quello che ho imparato studiando medicina... Io non ho fatto nulla, questo viene da Dio !”.
 Credo che dobbiamo veramente ringraziare Dio, ed anche sr Adriana lo faceva, perché per il tipo di tumore che aveva avrebbe dovuto avere moltissimo dolore, da tanto tempo, e invece fino all’ultimo la malattia è stata sopportabile, e le ha permesso di partecipare quasi pienamente alla vita comunitaria. Le ha permesso di vedere questa nuova fase di Fons Pacis, con i lavori del monastero che avanzavano, l’esperienza di Ghada e Judit, l’arrivo di sr Carinia e sr Mikaela e un anno dopo sr Liliana. Ogni tanto facevamo qualche passeggiata sul cantiere, e lei diceva : “Sono contenta di essere arrivata a vedere tutto questo”. Infatti, quando ancora il cantiere era all’inizio, e si gettavano le fondamenta di quello che è il piano sotterraneo, lei aveva messo nel cemento la sua croce, il più vicino possibile a quello che sarebbe stato poi il luogo della chiesa...pensando di non vederne la realizzazione.
Certo, la sofferenza più grande, con l’avanzare del tempo, era quella di non poter fare più tutto quello che avrebbe voluto per aiutare la comunità; poco a poco camminare fuori, nel giardino, si è fatto difficile, ed anche camminare in casa. L’ultima volta che è venuta in refettorio con noi, è stato per il pranzo di Natale del 2024. Ma già usavamo un po’ la carrozzella, e poco a poco si è completamente allettata. Da gennaio non è più riuscita ad alzarsi, nemmeno per stare un breve tempo sulla poltrona. Già da un po’ di tempo si era trasferita nell’unica stanzetta che abbiamo a  pianterreno, vicino alla cappellina, e così poteva seguire la preghiera della comunità... E un po’ la vita comune..
Poco a poco la situazione è peggiorata, non eravamo molto sicure di quando fosse presente o meno. A volte evidentemente sì, le risposte erano pertinenti, ed anzi si poteva parlare a lungo con lei, che raccontava alle nuove arrivate tante cose della fondazione. Invece in altri momenti era completamente perduta, vedendo cose e persone nella sua stanza, confondendo i luoghi e parlandoci di Roma come fosse a dieci minuti di distanza... In questi mesi più volte un medico amico è venuto per toglierle liquido dall’addome, liquido dovuto alla crescita del tumore e che le rendeva più difficile la respirazione... Anche i dolori sono aumentati. Quando sr Marita è morta, lei non riusciva a darsene ragione. “ Ma come? Fino a ieri era qui a darmi le medicine, e così, in due ore è andata? E io che da anni aspetto, perché il Signore non mi prende?”. Ovviamente non ha potuto partecipare al funerale, ma ha voluto vedere sr Marita mentre la vegliavamo nella cappellina, e siamo riuscite a fare un breve collegamento video dalla chiesa alla sua stanza. E poi...

Mah, lei e sr Marita hanno vissuto molti anni insieme, hanno lavorato ai profumi a Valserena... E così ...è andata presto a farle compagnia, seconda pietra di questa fondazione.
Sr Adriana negli ultimi giorni ha cominciato a non mangiare più, non riusciva più neppure a bere. La pressione era quasi inesistente, e non eravamo sicure di quando fosse cosciente o meno.
Probabilmente, andava a momenti. Quindi abbiamo chiamato un infermiere perché le mettesse delle flebo; era già venerdi 30, e ha recuperato un po’ la pressione ma era chiaro che non era che un beneficio momentaneo. Già da mesi a turno dormivamo nella stanza accanto a lei, ma ora era necessario vegliarla continuamente, e così abbiamo fatto. Vedevamo i suoi riflessi diminuire a poco a poco, ed è difficile dire fino a quando è stata cosciente. Ho ascoltato con lei la Messa online del 31 maggio, e poco dopo l’abbiamo vista declinare rapidamente. Il respiro era ancora buono, ma il cuore sembrava affaticato e iniziava una emorragia cerebrale, visibile per un versamento di sangue nell’occhio sinistro.
 Abbiamo raccolto la comunità, pregato accanto a lei, raccomandato la sua anima, e verso le 9,45 abbiamo constatato e verificato la sua morte. Era la mattina del 31 maggio, e sr Mariangela aveva da poco posto sull’altare anche la sua rosa, insieme alle nostre, segno della sua offerta a Maria.

E, come per sr Marita, subito tutto il villaggio ci è stato vicino. I nostri operai, i nostri vicini, già sapevano cosa fare, ed hanno preparato tutta la chiesa e il cimitero. La celebrazione era prevista  per il giorno seguente, domenica. Evidentemente era difficile per il nostro vescovo venire, ma padre Fadhi, il nostro “parroco” francescano di Lattakie, si è detto disponibile a venire, fra una messa e l’altra ( Lattakie è a due ore di distanza).
 Le signore ci hanno offerto il loro aiuto, hanno preparato il caffè cerimoniale, e dopo che abbiamo preparato sr Adriana con l’abito monastico e l’abbiamo posta nella bara, è cominciata la veglia di preghiera, delle sorelle ma anche di tanti che hanno fatto visita. Ci hanno commosso le lacrime di tante persone, quelle della signora che aiutava in cucina, o dell’operaio che ha lavorato con sr Adriana nel giardino, quando lei non aveva più la forza di zappare i fiori.
Il giorno dopo, domenica, abbiamo terminato di preparare tutto, i fiori, i canti; sono arrivati per la celebrazione, che era alle 11 del mattino, anche il parroco del villaggio, P. Abdallah, e un amico sacerdote, anche lui Maronita, padre Bassam. Così il corpo di Adriana ha ricevuto, come sr Marita, la doppia benedizione secondo i due riti ( segno bello di comunione e di unità), questa volta però prima di iniziare la Messa.... 
 Tanti amici non hanno potuto venire; perché era domenica, e perché le strade da Aleppo non sono troppo sicure. Altri, che non avevano potuto partecipare al funerale di sr Marita, sono arrivati invece questa volta, vivendo con noi questo “kairos”  forte per la comunità della doppia pasqua delle nostre sorelle...

Ed è cominciata la processione.. Verso la chiesa nuova, e poi verso il cimitero. Quando siamo arrivate alla chiesa nuova, nell’abside c’erano, messe lì come prova del prossimo lavoro, tre pietre, scolpite a mano e preparate per edificare. Ci è sembrato un segno commovente. Sr Marita, sr Adriana, e dietro la roccia vera, che è Cristo. Questa volta eravamo un po’ più preparate, e così alla fine tutte abbiamo asperso la salma con l’acqua benedetta, prima dell’ultimo bacio e saluto, dato anche da parte di tutta la sua famiglia. 

 Come la volta precedente, anche i nostri operai musulmani erano presenti.. Ed hanno aiutato a portare la bara. Le parole di P. Fadhi  all’omelia hanno illuminato il senso cristiano del dare la vita con gioia per il Signore, con il sorriso sulle labbra, là dove il Signore ci ha posti, nella semplicità della vita quotidiana. E ancora una volta, l’esperienza di un funerale ed una sepoltura nel segno della speranza, con il cimitero luminoso e fiorito, ha aiutato molti a sentire il Signore presente in mezzo al suo popolo. 
“Non sembra nemmeno un funerale”... Ecco, va bene così, se funerale è un pianto senza speranza. Desideriamo che le nostre lacrime, come tutta la nostra vita, siano simili a quelle di Gesù, che nel dolore umano che anche lui ha vissuto non ha perso la fiducia nel Padre buono, e a lui si e affidato..

Per la comunità, è un passaggio forte. In meno di un mese, due delle quattro fondatrici sono scese nella terra, salite nel cielo. Se è vero che il regno dei cieli va preso un po’ anche con la forza, allora benediciamo il Signore per la forza del dono della vita (e di tutte se stesse) di queste due sorelle, pietre fondatrici, che una dopo l’altra, in questo mese di maggio dedicato a Maria, hanno pronunciato un voto di stabilità in questa terra di Siria, bagnata dal sangue della violenza ma anche da quello di tanti martiri e santi che hanno fecondato la chiesa ed anche la vita monastica.

Molti di voi ci hanno scritto, e ci sono vicini, certi che questi due semi di grano porteranno molto frutto.. Ne siamo certe anche noi, e affidiamo il nostro cammino alla vostra preghiera.

Le sorelle di Fons Pacis.

martedì 13 maggio 2025

Pasqua di suor Marita

 

Suor Maria Rita Mantovani è nata nel 1946 ad Adria (Italia), laureata in medicina è entrata nel monastero cistercense di Valserena nel 1973 e ha emesso la professione solenne nel 1979. Dal 2005 ha fatto parte del gruppo delle fondatrici di Fons Pacis ad Azer in Siria. L'8 maggio 2025, memoriale dei fratelli di Tibhirine, suor Marita ha celebrato la sua vera Pasqua. Aveva 79 anni e da 49 era monaca.

O.C.S.O.

 Carissimi,  tanti di voi ci stanno scrivendo in questo momento. Ci siete vicini, e per dirvi grazie ci sembra che la cosa più bella che possiamo fare sia condividere con voi qualcosa di questa Pasqua così inattesa di Sr Marita, passaggio tanto veloce quanto pieno di significato, colmo di rimpianto e di Grazia, da questa vita alle braccia del Padre. 

Da qualche anno Marita affrontava una forma tumorale; la cura era efficace e per ora la situazione era sotto controllo. Qualche disturbo minore, ultimamente il cuore dava qualche colpetto irregolare, ma niente di grave. Da poco aveva fatto una visita cardiologica, e prendeva una medicina molto leggera per regolarizzare il battito.

 Come sempre, sr Marita aveva dato tutta se stessa per la preparazione della Settimana Santa. Abbiamo sentito ancora la sua voce nel canto delle Lamentazioni, nel Popule Meus cantato in arabo, nei salmi e canti della Veglia Pasquale,  fino all’ultimo “Regina Coeli” polifonico il giorno di Pasqua. Poi a vespro del giorno della Risurrezione si è sentita molto male, brividi che la scuotevano tanto da dover lasciare il coro, e farsi aiutare per andare nella sua stanza. Ci ha rassicurato che era lo stress, la stanchezza di quei giorni. E che aveva solo bisogno di riposo. Le ho chiesto se volesse fare un controllo al cuore, ma lei era tranquilla e mi ha detto che non era necessario. Nei giorni seguenti ha preso un tempo di riposo, e si è curata.. Ma non è stato sufficiente; di fatto, pensiamo che il giorno di Pasqua lei abbia avuto un infarto, o un inizio di infarto, insomma un episodio molto più grave di quello che appariva. O che lei ha voluto lasciar apparire, sapendo che già eravamo molto occupate nell’assistenza ad un’altra nostra sorella ammalata. Il 6 maggio, piano piano, abbiamo fatto un'ultima vista al cantiere del monastero, con sr Mariangela e sr Carinia; Marita era molto soddisfatta e mi ha dato ancora qualche consiglio sulle arcate..

 La mattina dell’8 maggio, prima di lodi, sono passata a vedere come stava. Era riuscita a riposare, dopo le prime ore insonni, e tutto era nella normalità. Prima della Celebrazione, alle sette e quaranta circa, è passata da lei sr Mariangela, portandole un po’ di colazione. Le ha detto che stava benino, solo non si sentiva di scendere per la celebrazione. Poco dopo, verso le 8,15, durante la Messa, ho sentito tossire sulle scale, sono uscita di corsa e l’ho trovata seduta sui gradini, che non riusciva a respirare. Mi ha chiesto i suoi farmaci, abbiamo cercato di stabilizzarla, ma non siamo riuscite. La situazione ci è sembrata subito gravissima, abbiamo chiamato i nostri operai per aiutarci a metterla in macchina e portarla all’ospedale. Sr Liliana le sosteneva il capo e un braccio, io la tenevo da davanti, ma a metà percorso l’abbiamo vista spalancare gli occhi ed emettere un piccolo gemito. Non ha più risposto e siamo certe che sia morta in quel momento, prima di arrivare in ospedale. I medici hanno comunque cercato di rianimarla, per almeno tre volte, ma dopo un’ora ci hanno comunicato ufficialmente il suo decesso.

 Così, in un attimo. Un’ora, due. Ed era già nelle braccia del Padre. 

Il dolore, enorme, lo potete immaginare, e di fatto già ci state dimostrando di viverlo e sentirlo insieme a noi. Ma vorrei scrivervi di tutta la Grazia, i grandi segni e i piccoli gesti che hanno accompagnato questa Pasqua. I due segni più grandi, in assoluto, per noi: l’8 maggio è per il nostro Ordine, e non solo, la festa liturgica dei martiri di Algeria, fra i quali i nostri sette fratelli monaci di Tibhirine. Loro sono venuti ad accompagnarla nel grande passaggio, sigillo indelebile sulla sua vocazione tanto amata e sofferta. Insieme alla Madonna di Pompei, (e anche di nostra Signora di Lujan). E, comunque, è il mese di Maggio ! In quel giorno, anche l’elezione del Papa, l’inizio di un nuovo cammino per la Chiesa.. 


Il secondo segno è come il Signore abbia fatto di sr Marita il chicco di grano di questa fondazione; ne siamo certe, darà molto frutto. Già le stiamo chiedendo tantissime cose! Nelle fondazioni diciamo che con il primo monaco o la prima monaca che muore la comunità mette le radici anche nel cielo. Ora, con lei che riposa in questa terra, siamo divenute veramente stabili in questo luogo. Ora è fondatrice due volte.. 

E poi.... Marita che fino all’ultimo ha servito la comunità: la sera precedente, pur essendo molto stanca, l’ho trovata in farmacia un bel po’ dopo Compieta. Si era alzata, perchè si era ricordata che doveva preparare le dosi di omeopatia che le sorelle avrebbero dovuto prendere il mattino seguente..Tutte poi abbiamo trovato la nostra dose pronta... La mattina, quando l’abbiamo portata letteralmente di peso in ospedale, ci hanno aiutata a sollevarla i nostri operai: insieme, un ragazzo cristiano, un alauita, un murshidin.. Arrivati all’ospedale, per metterla sulla barella, ha dato una mano anche un soldato di quelli che noi chiamiamo “i barbuti”, che per un attimo ha dimenticato il suo fucile e l’ha messo da parte. Più tardi, per riportarla a casa, avevamo bisogno di una macchina adatta ( qui non c’è disponibilità di ambulanze..).. E l’amico sunnita di Talkalakh, che vende automobili, ci ha prestato un pulmino nuovo fiammante.. Sapete quanto per Marita fosse significativo il vangelo di Giovanni (“e ho altre pecore che non sono di questo ovile..”).. Intanto Charbel, il nostro aiuto al monastero, aveva avvisato il parroco, le campane avevano suonato e la notizia si è diffusa subito: arrivati al villaggio, come è usanza qui, la gente ci aspettava lungo la strada, gettando petali di rose. E’ stato davvero commovente.. Sono saliti in moltissimi dietro di noi fino al monastero. Hanno aspettato che noi sorelle potessimo pregare un po’ accanto a lei, in privato, in uno dei trullini ( una stanza della foresteria.) e che preparassimo sr Marita con l’abito monastico e la cocolla, e poi ci hanno aiutato a portare la bara nella processione verso la cappellina. 

E’ iniziata la veglia di preghiera, alla quale si sono alternati in tanti, uomini e donne, con raccoglimento e commozione. Le donne hanno preparato il caffè delle cerimonie, un caffè super ristretto, come si usa qui, ed hanno pensato ad accogliere chi veniva per una visita, una preghiera. Ci hanno aiutate in tutto.. Qualcuno ha preparato gratuitamente il pranzo per gli ospiti, qualcuno era già andato al mattino a prendere la bara... insomma, un’esperienza di vicinanza molto bella, di cui siamo molto grate. I nostri operai, insieme a tanti altri giovani, hanno ripulito tutta la chiesa, ancora in costruzione, da ghiaia, mattoni, legni, e il chiostro che dalla chiesa porta allo scalone che scende verso il cimitero; hanno sistemato la strada dei campi, tagliato l’erba, preparato ogni cosa affinchè potessimo celebrare i funerali nel monastero tanto desiderato. 

Sr Marita, il prossimo 7 dicembre, memoria di S. Ambrogio, avrebbe celebrato il suo 50 ° di professione monastica. Volevamo arrivare a celebrarlo nella chiesa nuova. E in un certo senso è stato così, secondo la fantasia di Dio che sempre ci aspetta un po’ più avanti. 

La mattina del nove maggio, ancora gli ultimi preparativi. Sono state portate le sedie, il tavolo per l’altare, il leggio, il cavo di corrente per l’organo, il cero pasquale, ogni cosa. Noi con loro, preparando la chiesa per questa prima Messa che è stata una specie di consacrazione. Sono arrivati amici da Aleppo, fra loro anche il nostro Vescovo latino con un altro sacerdote. E il parroco maronita di Azer, Abuna Abdallah. 

 Prima di iniziare la Messa, con gli uomini che hanno portato il feretro a spalla ( e fra loro anche i nostri operai non cristiani ) la processione si è avviata verso la Chiesa, con le campane che suonavano dal villaggio. Siamo passati vicino alla fontana della nostra Madonnina, Fonte della Pace, arrivati fino alla scala principale che sale alla chiesa, e una volta entrati tutto era lì, semplice ma non spoglio.. Ci è sembrato tanto naturale, come preparato da tempo per questo momento... E poi la Messa, in rito latino ma anche con la doppia benedizione della salma, perchè poi anche Padre Abdallah ha benedetto secondo il rito Maronita. E il coro degli uccellini, continuo! La chiesa è ancora aperta, l’edificio è pieno di nidi, e i nidi pieni di piccoli.  Alla fine, un ultimo bacio e un segno di croce. La processione è ripartita, ancora al suono delle campane di Azer. La “via sacra”, questo braccio di chiostro tanto pensato e amato da sr. Marita, che dall’altare, anzi dall’abside con la sua luce dell’Oriente conduce dritta dritta verso il tramonto del sole, e quindi verso il cimitero, ci ha portati in un silenzio pieno di preghiera, attraverso i campi, le montagne del Libano alla sinistra, melograni e mandorli sulla destra, e il mare all’orizzonte, verso il luogo dove noi tutte speriamo di riposare attendendo insieme il giorno della Risurrezione. Anche il rito della sepoltura è stato bello, semplice e commovente. Per la gente che è venuta, un’esperienza pasquale di serenità e speranza.

 Noi ora abbiamo bisogno di tempo, per meditare nel cuore tutto quanto abbiamo vissuto. Ma sentiamo con forza che sr Marita continua ad essere presente fra noi, pietra viva nella costruzione di questa comunità.

 Suor Marta e la Comunità di Azer

mercoledì 7 maggio 2025

al Masiq qam! Haqqan qam!

Il Signore è risorto! 
                                E' veramente risorto!

Azer, maggio 2025   

Carissimi, 

   “Il Signore è risorto! Sì, è veramente risorto!”. Rimbalza, l’annuncio, come ogni anno, di bocca in bocca. Ma cosa accade nel cuore? Signore, io credo veramente alla tua Risurrezione? Pasqua esplode, inarrestabile, in una profusione di fiori e cielo da cartolina.

Le Palme, la lavanda dei piedi, la Mensa del giovedì e la Croce il Venerdì...  La tomba silenziosa del sabato... e la pietra rotolata il mattino del giorno nuovo. Se Cristo non ha vinto la morte, la nostra fede è vana. Eppure quest’anno la Pasqua è arrivata in un tempo di grande sospensione - almeno qui in Siria - di incertezza, di attesa logorante. La gente è stanca, ed ha paura. Sempre più si sente ripetere: «Dov’è Dio? In tutto quanto ci sta accadendo, dov’è?». Anche fra noi, Cristiani cioè discepoli del Cristo Risorto, si diffonde il dubbio, l’amarezza. Forse siamo come a porte chiuse, disorientati, senza un cammino chiaro davanti.

Mi sembra che in questo momento di prova- prova contingente, particolare, ma anche prova più generale, nel mondo e persino nella Chiesa - raccogliamo i frutti amari coltivati dalla mentalità di questo mondo malato, che non crede più che si possa dare un senso al dolore, alla sofferenza, alla morte. Perchè non si crede più alla vita eterna, a ciò che ha veramente valore aldilà dell’immediato, ciò che resta e che nessuno ci potrà veramente togliere. Noi che professiamo una fede il cui cuore è proprio un Dio che per noi è passato attraverso la morte, e l’ha vinta, stiamo rischiando di lasciarci “spegnere” dentro la speranza vera. Perchè non sappiamo più annunciare la forza del dare la vita per ciò in cui crediamo, per Colui in cui crediamo? Certo la morte fa paura, ha avuto paura anche Cristo. Certo che facciamo di tutto per vivere in pace, perchè le nostre famiglie e comunità siano serene, perchè i nostri figli non debbano temere violenze e soprusi. Ma alla fine la morte c’è, il dolore c’è, la violenza c’è. Non possiamo eliminarli. Perchè il “fumo di Satana” è entrato nel mondo; è entrato persino nella Chiesa, ci diceva già Papa Paolo VI. Se ci riflettiamo un attimo, capiamo che Satana è libero di agire solo perchè anche noi siamo veramente liberi. Liberi di scegliere tra il Bene e il Male. Possiamo lamentarci continuamente per il male che c’è, o scegliere oggi, in ogni momento, qui ed ora, il bello, il bene, il vero che possiamo vivere nonostante tutto. Attraverso tutto. Di fronte al dolore e alla sofferenza individuale, a volte c’è solo da tacere. Ma di fronte al problema del Male in sè, rimbocchiamoci le maniche della fede. Insieme. C’è tanto lavoro da fare, in tutte le  parti del mondo. Abbiamo un annuncio da proclamare con la vita: Cristo è risorto!  

Non temere: io faccio nuova ogni cosa. Se solo mi lasci entrare. Perchè questa volta non entrerò a porte chiuse. Attendo che tu mi apra, che tu spalanchi la  tua vita ad una speranza certa.” Signore, io credo, aumenta la mia fede”. 

Amen, Alleluia!  

              Una “bellezza" 

che non si ferma!

 

P.S. Situazione in Siria: difficile, tutto sospeso, nessuno sa bene verso cosa stiamo andando. Grande incertezza. Ci sono violenze. Il cantiere: va avanti nonostante tutto, bello! Con la forza di una pazzia voluta da Dio, chissà cosa ne verrà fuori...

Le sorelle: bene, abbiamo avuto un sacerdote per il Triduo, Don Victor della nunziatura, e rendiamo veramente grazie a Dio. Ma facciamo un po’ fatica a star dietro a tutto. Gli auguri di Pasqua ve li mandiamo ora! E grazie di cuore per le vostre preghiere.


M. Marta Fagnani  , Monastero Trappista Beata Maria Fons Pacis, Siria


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venerdì 11 aprile 2025

Le Monache Trappiste celebrano 20 anni di presenza in Siria

 

di M.Marta Fagnani

Azer , 10 aprile 2025

Carissimi,

come vi abbiamo già accennato, il 14 marzo 2025 abbiamo compiuto 20 anni dal nostro arrivo in Siria. Vent’anni ricchi di molte cose: di sfide, di grazie, di dolore e di speranza, di distruzione e di bellezza. Come ha detto scherzando una di noi, vent’anni in Siria - di questi tempi - sono come centocinquanta in Italia o in Francia.

Festeggiamo dunque il nostro 150°! 

Abbiamo potuto sentire la mano di Dio che ci ha accompagnato, anzi che ci ha preceduto e ci ha guidato passo dopo passo. E insieme alla presenza di Dio, la vostra preghiera ed amicizia. Allora semplicemente, in cammino verso la Pasqua, condividiamo con voi un po’ di “storia” e qualche foto dall’album dei ricordi.



 






Nel 2004 iniziava la preparazione della Fondazione a Valserena, con un primo viaggio insieme a Md Monica per “esplorare il terreno” e poi decidere e votare la fondazione, ed un secondo viaggio in novembre per cercare una prima sistemazione ad Aleppo.

Il 14 marzo 2005 siamo partite definitivamente in quattro (Sr Marita, sr Mariangela, Sr Adriana, Sr Marta Luisa) per stabilirci nel quartiere di Midan, accolte dal Vicario Apostolico Latino di allora, Mons. Giuseppe Nazzaro. Ad Aleppo siamo rimaste cinque anni e mezzo, conoscendo un po’ la realtà delle chiese e delle genti di Siria, muovendo i primi passi nel mondo arabo e cercando nel frattempo il terreno adatto. Quanti ricordi!
E un grande grazie a tutti coloro che ci hanno accolto ed aiutato, in particolare alle Suore Dorotee, mamme, sorelle ed amiche.
Dal 2006 abbiamo cercato, trovato e comprato il terreno ad Azer, e celebrato nel 2008 il primo atto ufficiale sul luogo dell’installazione, cioè l’impianto della Croce di Fondazione. Sono cominciate anche le prime costruzioni, e i nostri viaggi frequenti sul terreno; le “giornate monastiche”, due giorni di commiato dagli amici di Aleppo culminate nella visita al terreno, con la prima Messa in cappellina, celebrata da Dom Giacomo, e la benedizione della pietra di fondazione.

Fino al trasferimento definitivo nel settembre 2010. Il 14 Settembre, festa dell’Esaltazione della Croce, diventa così la data di inizio della Vita Regolare ad Azer. Pochi mesi dopo, nel marzo 2011, comincerà anche la guerra vera e propria in Siria.
E ci passeremo nel mezzo. Nel frattempo altre sorelle hanno condiviso con noi la
vita di Fons Pacis, chi per qualche mese, chi per più anni! Sr Paola Maria, sr Geertrui, Sr Francesca, Md Virginia, Sr Annunciata, Sr Letizia, sr Veronica. 
Sr Adelaide, angolana, è ormai con noi da più di dieci anni, fondatrice a tutti gli effetti. E in questo momento a Fons Pacis fanno parte della comunità due monache dell’Ecuador, sr Carinia e sr Mikaela, ed anche sr Liliana che invece è Argentina.

Non dimentichiamo le comunità di Blauvac (Francia) e Matutum (Filippine), che ci seguono da vicino, e altre comunità dell’Ordine che ci aiutano materialmente e spiritualmente.

Compresi i fratelli martiri di Tibhirine, che con la loro canonizzazione ci seguono
direttamente dal cielo ! “Due cappellani e mezzo”, P, Jean-Claude, P. Godefroy, e P. Massimo.. E le persone che si sono affacciate per conoscere e qualcuna anche iniziare il  cammino monastico con noi.. Insomma, tanti tanti amici. E sostenitori. Cioè, VOI.
Como, Lecco, Milano, Bergamo, Brescia, Varese, Napoli, Roma, Torino, Toscana...e da fuori Italia. Svizzera, Francia, Libano, ed altri paesi ancora.

Con Alberto & C l’avventura del progetto, del disegnare ciò che Dio sembra voler
realizzare qui... e portarlo avanti, con Charbel e i nostri bravi operai, fino alla presentazione al MEETING di Rimini, e dopo. Insomma, GRAZIE A DIO e proprio a tutti, la continuazione di questa storia la stiamo scrivendo insieme.
Ad Multos Annos...Insh’Allah! 
Portando insieme nel cuore anche l’intercessione e il desiderio di bene per questa nostra povera e sofferente Siria, e le sue genti, sperando contro ogni speranza.



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Beata Maria Fons Pacis


Azer | Talkalakh, Homs
SYRIA
 

E-mail: newsletterfonspacis@gmail.com
 

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