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venerdì 24 ottobre 2025

Il volto nuovo di Fons Pacis

Newsletter Fons Pacis 2025

Carissimi,
la nostra newsletter è un po’ discontinua, ma...sappiamo che siete degli amici e ci perdonate. Se pensate che sia a causa delle “vacanze”, vi sbagliate: periodo intensissimo per noi, in questi ultimi mesi. La partenza al cielo delle nostre sorelle ci ha lasciato una grande eredità da raccogliere, a partire da tutto ciò che riguarda la liturgia, ad esempio imparare bene le parti di repertorio per il quale ci appoggiavamo sulla voce di Marita, e continuare il lavoro che lei ha già preparato sulle antifone, gli inni, e il materiale in arabo da completare..
Poi c’è il lavoro della campagna, che dà i suoi frutti: quest’anno un’uva buonissima e abbondante pomodoro per le conserve, il succo di melograno e di gelso da preparare, la marmellata di fragole... Rendiamo grazie a Dio per tanta abbondanza! Come sempre, i prodotti in eccedenza di orto e frutteto, una volta messe da parte le riserve, li condividiamo con i nostri operai. In luglio abbiamo avuto la gioia di una triplice visita, quella dei nostri superiori diretti. 
Mère Anne-Emmanuelle Dom Emmanuel in realtà non hanno mai tralasciato di venire, anno dopo anno, da quando il Capitolo ci ha affifìdate a loro. E questa è la loro terza visita consecutiva. Ma questa volta si è unita a loro anche Md. Giovanna, badessa del monastero di Matutum, nelle Filippine. Siamo state molto contente che abbia potuto conoscere dal vivo la comunità e il luogo.
Con loro abbiamo ringraziato per il dono della vita delle nostre sorelle Marita e Adriana, e abbiamo dialogato per affrontare la nuova tappa della comunità: assumere insieme il volto nuovo di Fons Pacis, cercando le priorità su cui impegnarci. Il nostro Abate Generale ci ha scritto per l’occasione di questa Visita una lettera veramente incoraggiante, di cui siamo grate. 


Arriva Natale

In questo mese di ottobre e novembre stanno riprendendo anche a venire i gruppi di ospiti nella nostra foresteria.. Ringraziamo il Signore, per noi è sempre una grazia e speriamo che sia anche un segno di ripresa di una vita più serena e normale..

E... si avvicina Natale: se volete e potete sostenerci, vi ricordo che i nostri saponi e creme ormai sono distribuiti in Francia, e disponibili anche in Italia; aiutateci a diffonderli, magari per fare qualche regalino... 

Potete scrivere a prodottiazer@gmail.com. Gli amici che se ne occupano (Attilio, Maria, Stefano, Alberto & C) vi aiuteranno.

(Scarica il catalogo

 

 A presto, con un abbraccio... e alla prossima newsletter,

       Madre Marta Fagnani


Aiuta a costruire un luogo

di Pace in terra di Siria!


mercoledì 15 ottobre 2025

La Bellezza salverà il mondo. In Siria, veramente


 Vogliamo condividere con voi le foto che oggi ci sono giunte dalle Sorelle Trappiste di 'Azer in Siria

























Le foto ci parlano del miracolo di una presenza di pace in quella meravigliosa terra, tuttora martoriata, che le Monache non vogliono abbandonare, ma in cui permanere come segno di una speranza indefettibile per i cristiani e per il popolo siriano tutto.  Il 17 ottobre si festeggia S.Ignazio di Antiochia, patrono della Siria: vi rimandiamo alla preghiera scritta dalle Monache Trappiste e con semplicità vi chiediamo se volete sostenere la loro comunità: ecco i riferimenti.

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Intestato a: Monastero Beata Maria Fons Pacis

giovedì 14 agosto 2025

Preghiera a Nostra Signora Vergine della Pace

L’immagine della Vergine che ci accompagna nella preghiera nella nostra piccola chiesa, non ha la pretesa di essere una “icona” classica, ma come tutte le icone è nata dalla preghiera e vuole condurre alla preghiera. 

E’ un’immagine nata dal nostro cammino e dalla nostra vita: le sembianze di Maria e del Bambino sono quelle di una giovane madre siriana, persona semplice e forte, nostra amica... È il volto di tutte le mamme siriane e dei loro bambini..

Il supporto su cui è dipinta la Vergine è una lastra di pietra grezza, basaltica, grigio-azzurra, la stessa roccia che compone il nostro terreno e con la quale molte case, soprattutto antiche, sono costruite. Lei, Maria, è lì, solida, incarnata in questa terra, in questa storia..

Allo stesso tempo, la grana ruvida, grezza, della superficie fa gioco con la luce cangiante del giorno, e soprattutto al tramonto la luce fa vibrare i colori e l’oro del fondo rendendoli vivi..

Il suo nome, il suo “titolo”, è Nostra Signora Fonte della Pace, è nato da subito, prima ancora che iniziasse la devastante guerra, è nato dalla coscienza che Maria si trova al crocevia di popoli e religioni, arrivando là dove nessun altro arriva, legame fra popoli e culture diverse, perché attraverso il suo “sì” è legame tra l’uomo e Dio. Lei è Fonte a cui tutti possono accostarsi, e bere.

Fonte della Pace, Pace maiuscola non per amore della ridondanza, ma perché la Pace che lei dona non è semplicemente assenza di conflitti, un rispettoso convivere e collaborare... La Pace che lei porta è il Cristo, non altro, senza compromessi. E se è madre aperta a tutti, è però Madre di tutti proprio in virtù della generazione del Figlio, e dell’essere stata donata dal Figlio stesso , sulla Croce, come Madre per tutti gli uomini.

Maria è seduta, sul trono regale: Maria Regina, quindi Maria Assunta in cielo, già nella pienezza del compimento della sua vicenda umana. E il trono su cui siede- il solo punto di rosso dell’immagine, vivo, forte, fondante – altro non è se non l’amore del Padre, il suo cuore su cui si appoggia, stabile, ogni cosa creata.

In grembo, in piedi, il Figlio: la veste di Gesù è verde, verde come la creazione perfetta, così come è uscita dalle mani e dalla benevolenza del Padre. Il Padre vuole la vita, ed ha chiamato dal nulla all’esistenza tutte le cose per mezzo del Figlio. Per questo il colore che descrive l’esuberanza della vita è il verde.

Maria è l’apice di questa creazione perfetta: questo fiume di vita, portato dal Figlio, riveste la Madre – la tunica verde-e da lei sgorga e si diffonde in tutte le direzioni sulla terra, come acqua abbondante che lava e risana.

E questo fiume della vita vera ed eterna è la Pace di Dio.

Maria è anche rivestita di una sopravveste bianca, che è il colore predominante. Il bianco è il colore dell’umiltà, che è la caratteristica fondamentale della verginità, che si compie nell’assenso illimitato di Maria alla volontà del Padre, all’accoglienza del Figlio, all’opera dello Spirito Santo in lei.

L’umiltà con cui l’uomo risponde a Dio, ritorna da Dio all’uomo come veste dell’abbondanza di misericordia che tutto ricopre con la sua grazia. Nell’immagine, anche il capo di Maria è velato di bianco: ed è sul velo bianco che si posa la corona, segno della predilezione divina che ha accompagnato Maria nella sua vita, passo dopo passo, fino al trono della gloria.

Ma, ancora, sulle spalle di Maria un manto blu, segno del mistero di Dio, della vita Trinitaria che genera nel suo grembo tutta l’economia della salvezza. E se il manto da una parte lascia vedere l’opera della Grazia, dall’altra non può essere completamente aperto se non nel compimento del tempo : il manto blu torna a coprire il grembo di Maria, là dove il Cristo che viene nel mondo poggia i suoi piedi, ha la sua origine..

In corrispondenza del cuore di Maria e di Gesù, lo Spirito Santo: nella Bibbia, il cuore è il centro dell’uomo, è la persona stessa. Lo Spirito è lo Sposo di Maria, colui che stende su di lei la sua ombra luminosa. La colomba argentata è sostenuta dalla mano del Figlio, a sua volta sostenuta dalla mano della Madre. Lo Spirito sta dispiegando le ali, segno della sua azione originante, sia nella Incarnazione, che nell’opera tutta della storia del creato : lo Spirito si libra verso la creazione in attesa.

Il suo colore è l’argento: come per il rosso del Padre, l’argento si trova solo qui. Al centro di ogni cosa, al centro degli altri colori, questa luce vivida richiama in controcanto l’oro che tutto avvolge. Non è bianco, non è oro, è la luce, la grazia propria dello Spirito. .

E, a lato, la mano destra della Vergine, posata con dolcezza sul ginocchio, ma aperta a tutti, rivolta verso chi guarda: mano che invita, dolcemente, a venire, a farsi avanti, all’incontro col Figlio, con la vera Vita.

E infine, l’oro. La luce divina, la santità che tutto avvolge, La scena si svolge come in una grotta, che è come una porta , una iconostasi. La luce si diffonde , dietro e davanti, ci invita ad entrare, a passare la porta, ed insieme viene verso di noi, si diffonde nella fenditura, segno dell’Incarnazione, punto di incontro del Divino e dell’umano.. Luce che tutto trasfigura, luce che è la santità a cui tutti siamo chiamati : “siate santi, perché Dio è santo”.

Le aureole, non hanno un margine, una linea di separazione. E’ solo un diverso traslucere dello stesso oro del fondo: la santità di Gesù, di Maria, la nostra, hanno la stessa origine: la santità di Dio.

E poi ognuno pregando trova altre parole, altre immagini. Una icona è fatta per questo : un invito alla preghiera… 

Le sorelle trappiste del Monastero Adhzra yanbu'a - s- salam
Vergine Fons Pacis , Azeir, Siria



PREGHIERA PER LA PACE di San Giovanni Paolo II, 2 febbraio 1991

Dio dei nostri Padri, grande e misericordioso,
Signore della pace e della vita, Padre di tutti.
Tu hai progetti di pace e non di afflizione,
condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei violenti.

Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani,
a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia.

Ascolta il grido unanime dei tuoi figli,
supplica accorata di tutta l’umanità:
mai più la guerra, avventura senza ritorno,
mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza;
fai cessare la guerra in Terra Santa, in Ucraina e in tutto il mondo,
minaccia per le tue creature, in cielo, in terra ed in mare.

In comunione con Maria, la Madre di Gesù, ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli,
ferma la logica della ritorsione e della vendetta,
suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove,
gesti generosi ed onorevoli, spazi di dialogo e di paziente attesa
più fecondi delle affrettate scadenze della guerra.

Concedi al nostro tempo giorni di pace.
Mai più la guerra.

Amen.

venerdì 11 luglio 2025

"La pace sia con voi!": lettera di luglio da Fons Pacis in Siria

Una Presenza da ascoltare

Girando per il cantiere alla mattina, si vive il dono di tutta la bellezza della Presenza che ti parla.


Carissimi,
eccoci con qualche riga per voi.
In tanti ci chiedono come stiamo… Noi bene, di per sé. Ma sospese, come tutti qui. Ora soprattutto, dopo l’attentato nella chiesa Greco Ortodossa di Damasco, all’incertezza che era già la nota dominante, si aggiunge la paura. Paura di un nuovo Iraq, cioè di attentati senza fine e di una lotta civile fra diversi gruppi religiosi. Tutti sono come paralizzati, incapaci di immaginare il futuro anche solo una settimana più in là. 
Anche noi risentiamo di tutto questo, pur continuando a vivere giorno per giorno la grazia che ci è data. Perché Signore non fa mancare mai la sua presenza, con piccoli miracoli, come quello di avere avuto con noi per qualche giorno un sacerdote e aver celebrato solennemente la Pentecoste, con la Messa Vespertina e la Messa del giorno... Sembra scontato, ma per noi è un regalo grande. Mentre vi scrivo una luce dorata sta illuminando l’alba di questo giorno, i nostri vicini raccolgono a mucchi i ceci ormai secchi. Nuove persone, nuovi amici, hanno visitato e conosciuto il monastero (mentre gli ospiti abituali quest’anno sono veramente pochi: nessuno si allontana volentieri da casa). I nostri operai fino ad ora sono stati protetti, la terra dà i suoi frutti e li condividiamo con loro...


Ma questo attentato è stato un colpo molto duro: non solo per le vittime e il dolore causato, ma perché altre minacce sono state formulate per altre chiese, con tanto di manifesto sui social, e nomi delle comunità minacciate. Mai una comunità era stata colpita nel cuore di una funzione religiosa... Perché i soldati del governo che facevano guardia all’esterno della chiesa hanno lasciato entrare gli attentatori?.. Questo, aldilà di ogni altra considerazione, rende vane le parole di rassicurazione delle autorità. Se ci saranno altri episodi di questo tipo, l’esodo dei cristiani sarà inarrestabile.

Dappertutto ci sono state veglie di preghiera, fiaccolate dei Cristiani a cui si sono uniti - si deve dire - anche tanti musulmani... A Damasco cantavano: “con lo Spirito e con il sangue rispondiamo alla tua chiamata, o Cristo”. 


Anche nel nostro villaggio gli scout hanno organizzato una fiaccolata, alla quale abbiamo partecipato anche noi. La sorella di Hilhem, una delle donne del villaggio che lavora con noi, era a Messa a Damasco, nella chiesa dell’attentato. È sopravvissuta, ma è stata operata d’urgenza all’addome ed è ferita a un piede. Tanti altri della valle dei Cristiani, qui vicino a noi, hanno avuto qualche parente morto o ferito, in particolare giovani, perché i ragazzi cristiani che studiano a Damasco vivono perlopiù in quel quartiere...

Se i Cristiani sono preoccupati - ed ora anche arrabbiati - ancor più difficile è per gli Alauiti, che stanno subendo una vera e propria pulizia etnica: tanti nostri vicini raramente dormono la notte, spaventati dalle incursioni dei “barbuti”, che a volte solo girano per spaventare, ma altre volte entrano nelle case, rubano ed anche uccidono.

Noi, come dicevo, siamo rispettate, ma la notte quando cominciano a sentirsi spari e raffiche nei villaggi vicini, tanto tranquille non siamo.


Siamo rispettate anche dai soldati del nuovo governo, voglio dire. Di più: salvo qualche eccezione, sono tutti gentili, persino sorridenti con noi, ci chiedono se abbiamo bisogno di aiuto. Ma come possiamo non pensare che accanto a noi altri invece vengono vessati ed anche uccisi?

La gente è inquieta, nessuno si sente sicuro; bastano poche persone fuori controllo, armate - e impunite - per fare una strage. E se dovessimo dire che molti dei Sunniti che conosciamo sono sereni, diremmo una menzogna; più sicuri, certo, perché ora la forza è dalla loro parte. Ma contenti con questa situazione, no di certo. Non era questa la nuova Siria che si aspettavano.

C’è come una cappa di incertezza e oppressione che non si era mai sentita, neppure durante gli anni più pesanti della guerra. Perché non si vede un orizzonte, con un Occidente che ora sembra indifferente o, quasi peggio, disposto ad un sostegno acritico a questa realtà. Oltretutto, economicamente è tutto fermo e tanta gente è alla fame.

Facciamo fatica a trovare il modo di parlare di questa situazione. Perché anche all’interno delle Chiese sentiamo discorsi che talvolta ci lasciano perplesse. ”Bisogna avere pazienza, è normale che ci sia un periodo di incertezza, le cose vanno comunque meglio...”.  Così ci chiediamo se non stiamo sbagliando, se non dobbiamo anche noi coltivare uno sguardo più positivo sulla situazione... Forse dipende anche dalla zona dove si vive e dalle componenti etniche che la abitano.. Ma le perplessità sono tante.

Se poi affrontiamo il discorso della situazione internazionale.. che cosa si vuol fare del Medio Oriente? Questa è la vera domanda. Tutto è deciso “da fuori”. Ancora una volta si è voluta indebolire la componente Siriana in vista di politiche favorevoli a interessi estranei a quelli della popolazione locale... Come evolveranno nel futuro prossimo questi equilibri ?

“E dunque voi cosa fate in questa situazione? I lavori vanno avanti? Possono andare avanti?”. Continuiamo a lavorare, come si può, e questo è importante per la gente della nostra zona.

La vita va avanti, sì. Tutto quello che possiamo fare, lo facciamo. La preghiera diventa più intensa: meno verbosa e più accorata. I lavori continuano, là dove è possibile. I cementi armati sono ormai tutti finiti, tranne la parete sopra l’abside (che si sta facendo direttamente in pietra). Stiamo facendo i cordoli esterni per appoggiare i rivestimenti di pietra e realizzando qualche pilastro che ancora manca per i cancelli. I muratori stanno facendo gli ultimi riempimenti delle pareti con i blocchetti. Lavoriamo sui vari muretti esterni della proprietà, ultimando la sistemazione dei terreni, delle coltivazioni. Abbiano risistemato i container arrivati con i pannelli solari grazie al Banco delle Cose e all’aiuto di Stefano e di altri amici, portandoli vicino ai depositi, e organizzando così degli spazi di magazzino per il lavoro più ordinati.

Riusciremo ora ad affrontare i lavori di finitura, impianti idraulici, elettrici, pavimenti e così via?  Non lo sappiamo. Stiamo raccogliendo i fondi necessari, almeno per terminare una parte che ci permetta di trasferirci e vivere nel nuovo complesso. E ovviamente questa è la prima urgenza. Ma poi ci sarà la capacità e la possibilità per le squadre di lavoro di venire in zona e assumere gli appalti? Fino ad ora abbiamo potuto fare tutto con operai dei villaggi vicini (che sono stati bravissimi), ma ora dobbiamo ricorrere a manodopera di altre zone e la sicurezza è un grosso punto interrogativo. Anche investire soldi nel materiale - che in larga parte si deve pagare anticipatamente - è un rischio. Se succede qualcosa o qualcosa va perduto, non c’è nessuna assicurazione... Occorre fare tutto con molta attenzione.

Vi mandiamo questa lettera oggi, avendo celebrato da poco il Sacro Cuore di Gesù. A Lui affidiamo la nostra comunità, la nostra gente, la Siria, ma anche voi, l’Italia e tutta l’umanità, perchè davvero si riveli come Cristo è il vero cuore del mondo, il solo in cui vi sia speranza per l’uomo e pienezza di vita. Il Cuore di Cristo è la pienezza della sua umanità, e allo stesso tempo è la porta perché anche noi possiamo entrare pienamente nella vita Divina. Per Cristo al Padre, con la forza dello Spirito. Con la forza della preghiera stessa di Gesù: “perchè conoscano Te...”

Tutto il resto passa, è solo parte del cammino...

M. Marta Fagnani,  Luglio 2025

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venerdì 6 giugno 2025

La Pasqua di Sr Adriana

 

A cura delle Sorelle di Fons Pacis

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 Carissimi,

come sapete a distanza di sole tre settimane abbiamo accompagnato un’altra sorella attraverso il passaggio alla vita eterna; sr Adriana (Andreana in realtà) è morta la mattina del 31 maggio, festa liturgica della Visitazione. Ancora una volta una data significativa, quella in cui le comunità della nostra filiazione di Vaiserena rinnovano la consacrazione di ciascuna sorella a Maria, e una festa significativa per i nostri fratelli di Tibhirine, che nella Visitazione vedevano il mistero della loro presenza in terra d’Islam come portatori del Cristo e della sua salvezza.

 

 

Sapete anche che da anni sr Adriana era gravemente ammalata, con un tumore ormai in metastasi da molto tempo. Lei conosceva ogni dettaglio della sua malattia, e da tempo si preparava a questo momento della morte. In realtà, già da più di due anni, quasi tre. Perché nell’autunno 2022 il medico aveva detto chiaramente che la chemioterapia, che in precedenza aveva garantito una ripresa quasi miracolosa, non aveva più effetto, e che, secondo la sua esperienza ( dato che le zone tumorali erano molto estese, nel fegato, nel cervello, e in altre parti del corpo) aveva davanti davvero pochi mesi di vita.
Così abbiamo cominciato, un po’ nascostamente a dire il vero, a preparare il nostro cimitero.
Fin dall’inizio della fondazione avevamo deciso dove sarebbe stato: al confine ovest del terreno, in un punto panoramico da cui si vedono l’orizzonte del mare, le montagne del Libano, le colline della Siria...Alla fine di campi di melograni e mandorli. Un bel posto per risorgere !
Ma ancora non si era fatto alcun lavoro. Era tempo di preparare, e così abbiamo recintato il terreno con un muretto di sassi, abbiamo tracciato un sentierino di ghiaino bianco, preparato un altare con le pietre, messo la Croce. Senza dire nulla a Adriana. Ma lei un giorno, mentre eravamo insieme nella torretta dell’acqua ( lei che per anni a Valserena si era occupata delle manutenzioni, cioè dei piccoli e grandi lavori che si fanno all’interno del monastero per mantenere gli edifici e gli impianti), mi dice: “guarda che devi cominciare a preparare il cimitero, ci vuole tempo...”. Eravamo al terzo piano, e sorridendo le ho detto: “Guarda fuori, in fondo.. Vedi la croce bianca ? “..E lei: “...andiamo subito a vedere! “. Detto, fatto. Siamo andate, e le è piaciuto. Ha scelto il suo posto, quello dove l’abbiamo deposta pochi giorni fa. Non solo, alla fine dell’anno avevamo con noi per quindici giorni un sacerdote francese, Don Dominique, che era con noi per celebrare la Novena e il Natale. Così gli abbiamo chiesto di consacrare il cimitero, e siamo andate tutte insieme, in un bel giorno di vento e cielo blu.

Vi racconto tutto questo perché credo sia stato molto importante, per sr Adriana e per la comunità, vivere la sua malattia e il suo cammino verso la morte parlandone apertamente, persino scherzando insieme.. Sì, perché poi.. i tre mesi previsti sono passati...e abbiamo celebrato il Natale del 22...E poi la Pasqua del 23...e il Natale 23. E la Pasqua del 24, e poi Natale del 24... Da brava sarda, ha avuto una resistenza incredibile alla malattia. La prendevamo in giro. Lei diceva: “Vi preparo il quaderno delle ricette...Qualcuno deve prendere l’incarico di guardare le olive, le marmellate. Ci vuole qualcuno che segua i fiori del giardinetto, perché io fra poco muoio.”. E noi “eh sì, tanto non ci crede più nessuno, continui a dire che devi morire ma tanto non muori mai”...
Chi ha conosciuto sr Adriana, può immaginare il sorrisetto di soddisfazione con cui reagiva a tutto questo. “Eh, sì.. hanno detto che non dovevo vivere più di tre mesi.”
L’oncologo, un medico musulmano, veramente bravo, era sconcertato: “Con sr Adriana io devo dimenticare tutto quello che ho imparato studiando medicina... Io non ho fatto nulla, questo viene da Dio !”.
 Credo che dobbiamo veramente ringraziare Dio, ed anche sr Adriana lo faceva, perché per il tipo di tumore che aveva avrebbe dovuto avere moltissimo dolore, da tanto tempo, e invece fino all’ultimo la malattia è stata sopportabile, e le ha permesso di partecipare quasi pienamente alla vita comunitaria. Le ha permesso di vedere questa nuova fase di Fons Pacis, con i lavori del monastero che avanzavano, l’esperienza di Ghada e Judit, l’arrivo di sr Carinia e sr Mikaela e un anno dopo sr Liliana. Ogni tanto facevamo qualche passeggiata sul cantiere, e lei diceva : “Sono contenta di essere arrivata a vedere tutto questo”. Infatti, quando ancora il cantiere era all’inizio, e si gettavano le fondamenta di quello che è il piano sotterraneo, lei aveva messo nel cemento la sua croce, il più vicino possibile a quello che sarebbe stato poi il luogo della chiesa...pensando di non vederne la realizzazione.
Certo, la sofferenza più grande, con l’avanzare del tempo, era quella di non poter fare più tutto quello che avrebbe voluto per aiutare la comunità; poco a poco camminare fuori, nel giardino, si è fatto difficile, ed anche camminare in casa. L’ultima volta che è venuta in refettorio con noi, è stato per il pranzo di Natale del 2024. Ma già usavamo un po’ la carrozzella, e poco a poco si è completamente allettata. Da gennaio non è più riuscita ad alzarsi, nemmeno per stare un breve tempo sulla poltrona. Già da un po’ di tempo si era trasferita nell’unica stanzetta che abbiamo a  pianterreno, vicino alla cappellina, e così poteva seguire la preghiera della comunità... E un po’ la vita comune..
Poco a poco la situazione è peggiorata, non eravamo molto sicure di quando fosse presente o meno. A volte evidentemente sì, le risposte erano pertinenti, ed anzi si poteva parlare a lungo con lei, che raccontava alle nuove arrivate tante cose della fondazione. Invece in altri momenti era completamente perduta, vedendo cose e persone nella sua stanza, confondendo i luoghi e parlandoci di Roma come fosse a dieci minuti di distanza... In questi mesi più volte un medico amico è venuto per toglierle liquido dall’addome, liquido dovuto alla crescita del tumore e che le rendeva più difficile la respirazione... Anche i dolori sono aumentati. Quando sr Marita è morta, lei non riusciva a darsene ragione. “ Ma come? Fino a ieri era qui a darmi le medicine, e così, in due ore è andata? E io che da anni aspetto, perché il Signore non mi prende?”. Ovviamente non ha potuto partecipare al funerale, ma ha voluto vedere sr Marita mentre la vegliavamo nella cappellina, e siamo riuscite a fare un breve collegamento video dalla chiesa alla sua stanza. E poi...

Mah, lei e sr Marita hanno vissuto molti anni insieme, hanno lavorato ai profumi a Valserena... E così ...è andata presto a farle compagnia, seconda pietra di questa fondazione.
Sr Adriana negli ultimi giorni ha cominciato a non mangiare più, non riusciva più neppure a bere. La pressione era quasi inesistente, e non eravamo sicure di quando fosse cosciente o meno.
Probabilmente, andava a momenti. Quindi abbiamo chiamato un infermiere perché le mettesse delle flebo; era già venerdi 30, e ha recuperato un po’ la pressione ma era chiaro che non era che un beneficio momentaneo. Già da mesi a turno dormivamo nella stanza accanto a lei, ma ora era necessario vegliarla continuamente, e così abbiamo fatto. Vedevamo i suoi riflessi diminuire a poco a poco, ed è difficile dire fino a quando è stata cosciente. Ho ascoltato con lei la Messa online del 31 maggio, e poco dopo l’abbiamo vista declinare rapidamente. Il respiro era ancora buono, ma il cuore sembrava affaticato e iniziava una emorragia cerebrale, visibile per un versamento di sangue nell’occhio sinistro.
 Abbiamo raccolto la comunità, pregato accanto a lei, raccomandato la sua anima, e verso le 9,45 abbiamo constatato e verificato la sua morte. Era la mattina del 31 maggio, e sr Mariangela aveva da poco posto sull’altare anche la sua rosa, insieme alle nostre, segno della sua offerta a Maria.

E, come per sr Marita, subito tutto il villaggio ci è stato vicino. I nostri operai, i nostri vicini, già sapevano cosa fare, ed hanno preparato tutta la chiesa e il cimitero. La celebrazione era prevista  per il giorno seguente, domenica. Evidentemente era difficile per il nostro vescovo venire, ma padre Fadhi, il nostro “parroco” francescano di Lattakie, si è detto disponibile a venire, fra una messa e l’altra ( Lattakie è a due ore di distanza).
 Le signore ci hanno offerto il loro aiuto, hanno preparato il caffè cerimoniale, e dopo che abbiamo preparato sr Adriana con l’abito monastico e l’abbiamo posta nella bara, è cominciata la veglia di preghiera, delle sorelle ma anche di tanti che hanno fatto visita. Ci hanno commosso le lacrime di tante persone, quelle della signora che aiutava in cucina, o dell’operaio che ha lavorato con sr Adriana nel giardino, quando lei non aveva più la forza di zappare i fiori.
Il giorno dopo, domenica, abbiamo terminato di preparare tutto, i fiori, i canti; sono arrivati per la celebrazione, che era alle 11 del mattino, anche il parroco del villaggio, P. Abdallah, e un amico sacerdote, anche lui Maronita, padre Bassam. Così il corpo di Adriana ha ricevuto, come sr Marita, la doppia benedizione secondo i due riti ( segno bello di comunione e di unità), questa volta però prima di iniziare la Messa.... 
 Tanti amici non hanno potuto venire; perché era domenica, e perché le strade da Aleppo non sono troppo sicure. Altri, che non avevano potuto partecipare al funerale di sr Marita, sono arrivati invece questa volta, vivendo con noi questo “kairos”  forte per la comunità della doppia pasqua delle nostre sorelle...

Ed è cominciata la processione.. Verso la chiesa nuova, e poi verso il cimitero. Quando siamo arrivate alla chiesa nuova, nell’abside c’erano, messe lì come prova del prossimo lavoro, tre pietre, scolpite a mano e preparate per edificare. Ci è sembrato un segno commovente. Sr Marita, sr Adriana, e dietro la roccia vera, che è Cristo. Questa volta eravamo un po’ più preparate, e così alla fine tutte abbiamo asperso la salma con l’acqua benedetta, prima dell’ultimo bacio e saluto, dato anche da parte di tutta la sua famiglia. 

 Come la volta precedente, anche i nostri operai musulmani erano presenti.. Ed hanno aiutato a portare la bara. Le parole di P. Fadhi  all’omelia hanno illuminato il senso cristiano del dare la vita con gioia per il Signore, con il sorriso sulle labbra, là dove il Signore ci ha posti, nella semplicità della vita quotidiana. E ancora una volta, l’esperienza di un funerale ed una sepoltura nel segno della speranza, con il cimitero luminoso e fiorito, ha aiutato molti a sentire il Signore presente in mezzo al suo popolo. 
“Non sembra nemmeno un funerale”... Ecco, va bene così, se funerale è un pianto senza speranza. Desideriamo che le nostre lacrime, come tutta la nostra vita, siano simili a quelle di Gesù, che nel dolore umano che anche lui ha vissuto non ha perso la fiducia nel Padre buono, e a lui si e affidato..

Per la comunità, è un passaggio forte. In meno di un mese, due delle quattro fondatrici sono scese nella terra, salite nel cielo. Se è vero che il regno dei cieli va preso un po’ anche con la forza, allora benediciamo il Signore per la forza del dono della vita (e di tutte se stesse) di queste due sorelle, pietre fondatrici, che una dopo l’altra, in questo mese di maggio dedicato a Maria, hanno pronunciato un voto di stabilità in questa terra di Siria, bagnata dal sangue della violenza ma anche da quello di tanti martiri e santi che hanno fecondato la chiesa ed anche la vita monastica.

Molti di voi ci hanno scritto, e ci sono vicini, certi che questi due semi di grano porteranno molto frutto.. Ne siamo certe anche noi, e affidiamo il nostro cammino alla vostra preghiera.

Le sorelle di Fons Pacis.