da Padre Daniel,
Mar Yakub , 28 febbraio 2014
foto Roald Sieberath |
La Siria vive una crisi che offre non solo difficoltà, ma anche qualche opportunità. La Siria soffre, ma è anche diventata più forte interiormente e anche più unita. Questo ha anche ripercussioni sulle relazioni politiche del mondo intero. Quando emerge una cosi detta rivoluzione del popolo in una parte del mondo, adesso più gente riconosce la manipolazione dello stesso potere mondiale.
Così anche la nostra comunità è richiusa su se stessa in questa crisi. Ma nello stesso tempo la nostra comunità ha imparato a vivere più intensamente.
Dalla fine del 2013, abbiamo cambiato 4 volte di nascondiglio. Prima con 14 persone (incluso il bebé e i bambini) e dopo anche con alcune famiglie musulmane. In una sola stanza, che fungeva da cucina, refettorio, cappella, luogo di lavoro, ricreazione e dormitorio - abbiamo sopravvissuto per un tempo interminabile. Per tutta la notte si traslocava, si faticava, si lavorava con la legna, in modo primitivo, ma molto creativo.
Due volte siamo stati tutti pronti per partire, ma “felicemente” la situazione era troppo pericolosa per uscire da qui. Voi siete sorpresi che adesso tante cose sono rotte, perse o non–trovate?
Per molto tempo non abbiamo avuto mezzi di comunicazione, né acqua, né corrente elettrica. Abbiamo mangiato tanti giorni nello stesso piatto, ma non è grave. Servizi igienici senza acqua è già più difficile. Abbiamo usato secchielli con sabbia fine del deserto. Quando ha cominciato a nevicare forte, siamo stati salvati. Poco dopo è ritornata la corrente e l’acqua, benchè in modo irregolare. Nel frattempo questa situazione miserabile è quasi passata. Solo a volte non c’è corrente.
Gli edifici non sono crollati, ma tutto é danneggiato. Non possiamo ancora muoverci liberamente sul nostro terreno: è troppo insicuro. Tutto il raccolto è stato fatto dagli altri. L’aglio e le cipolle sono ancora fuori. Le abbiamo selezionate. Tanto raccolto è diventato marcio. Comunque abbiamo impacchettato circa 100 kg di aglio per portarlo a vendere in Libano. Adesso stiamo selezionando le cipolle.
Il nostro seminario continua. Durante le battaglie più aspre abbiamo scritto probabilmente le più belle cose con la penna, un poco di carta e sotto la luce delle candele.
La convivenza con i musulmani ha favorito la nostra conoscenza reciproca e anche il nostro apprezzamento. Un musulmano ha spiegato il ruolo della Madonna nel Corano e nel Vangelo. Con i frati stiamo preparando un tipo di teologia partendo dall’Islam con la domanda: “Come fare capire Gesù Cristo ai musulmani?”. I nostri musulmani sono molto interessati a questa ricerca. Loro non cercano le scienze teologiche comparative dell’Occidente che sono oggi di moda come un articolo in un “super-bazar” (= supermercato) o come un prodotto in un self-service individualistico. No, loro vogliono trovare la verità che libera.
Noi proviamo a riprendere la vita normale quotidiana. La preghiera e l’Eucaristia non sono mai mancate. Vogliamo riprendere a seminare nell’orto, vogliamo a riprendere a restaurare e riparare e pulire tutto. E vogliamo riprendere anche a dipingere icone.
foto Roald Sieberath |
Anche le lezioni dei bimbi ricominciano, ma... il nostro piccolo vicino, che è un potere mondiale e un superpotere militare, continua a destabilizzare la Siria a tutti costi, il che implica anche pericolo per noi!
Nonostante e attraverso tutto questo, desideriamo la fine definitiva di questa guerra distruttiva.
Di cuore,
Padre Daniel