ZENIT, 7 dicembre 2016
di Pascal Bedros
Per
la prima volta ho assistito ad un concerto di musica classica in
mezzo ad una battaglia. Solo ad Aleppo succede che, in mezzo alla
morte, una voce di pace si alzi in mezzo a tutte le altre che
annunciano la guerra, per sollevare gli animi e dimenticare per
qualche istante la morte e il freddo.
È come un capitolo di una tragedia moderna che ricorda la mitologia greca.
Con pochi mezzi Padre Elias Janji con il coro Naregatsi e la
pianista, hanno cantato e suonato brani di Verdi, Mozart, Vivaldi e
Karl Orf in una chiesa gremita, nonostante il freddo polare che
invade Aleppo in questi giorni, elevando i nostri spiriti in un altro
cielo.
E
pensare che non tanto distante da qui la tragedia continua, con
missili lanciati da Aleppo Est sulla parte Ovest, uccidendo bambini
nelle scuole e persone innocenti, mentre nella parte Est della città
continua l’attacco dell’esercito siriano.
Nonostante questo migliaia di persone (si parla di 60mila fino ad ora) sono riuscite a scappare da Aleppo Est arrivando nella zona Ovest.
Raccontano di come molti erano presi in ostaggio, che a parecchi,
mentre scappavano, hanno sparato alle spalle e alcuni hanno trovato
la morte, che altri hanno portato la nonna sulle spalle correndo in
mezzo alla battaglia… Sono stati accolti; hanno trovato da bere e
da mangiare, ripreso il fiato; alcuni sono tornati nelle loro case
liberate in questi giorni.
La
gente è contenta anche perché finalmente l’esercito ha liberato
la stazione di pompaggio dell’acqua di tutta la città, che le
milizie, dopo averla minata, non erano riusciti a far saltare prima
di scappare. Le previsioni dicono che in un mese l’acqua tornerà
normale nella città, dopo che i tecnici hanno cominciato il lavoro
di riabilitazione. Con questo finirà un capitolo della tragedia ma
sicuramente, penso, ce ne saranno altri.
Il
4 dicembre si ricorda santa Barbara, la giovane martire dei primi
secoli del cristianesimo messa a morte con la spada dal padre perché,
credendo in Gesù, non aveva accettato di adorare un altro Dio. Una
grande festa per i cristiani d’Oriente, per cui, nonostante la
guerra, adulti e bambini si sono radunati per festeggiarla,
mascherati e cantando la sua storia che – nonostante i secoli
trascorsi -, da queste parti è cambiata poco, purtroppo. Viene da
domandarsi, cos’è rimasto dell’uomo e della sua dignità?
Cosa
succederà adesso? Finirà la guerra ad Aleppo ridando tranquillità
alla gente che ha tanto sofferto, anche se si ritroverà con una gran
parte della città distrutta?
La
popolazione è stanca e vuole che il conflitto finisca, ma i gruppi
armati non si danno per vinti e vogliono combattere fino in fondo.
Nonostante l’appello dell’inviato speciale dell’ONU, Staffan De
Mistura, a tutti i gruppi a lasciare la città e a risparmiare la
vita della gente che, altrimenti, pagherà con un numero di vittime
molto alto. Questa è la logica della guerra!
Ma
come dimenticare che alla fine è l’Uomo che
muore, poiché ciascuno, buono o cattivo, è ad immagine di Dio,
seppure sepolta sotto mille vizi e cattiverie.
Con
il Natale che bussa alle porte, chiediamo allora che non sia solo
ricordare un fatto passato con i soliti festeggiamenti, ma che
l’arrivo del Principe
della Pace cambi
qualcosa nei cuori e nei gesti di noi tutti, e che diventino delle
piccole pietre nella costruzione di un mondo migliore, che tutti
sogniamo.
testimonianza
di un focolarino libanese, trasferitosi ad Aleppo pochi anni prima
dello scoppio della guerra.