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giovedì 5 giugno 2014

E noi, cosa possiamo fare per la Siria? : intervista al Nunzio Zenari. Gli Armeni di Aleppo martoriati.

«Serve la presenza. E che nessuno ci dimentichi»


Tracce03/06/2014

di Anna Minghetti

Il nunzio apostolico monsignor Mario Zenari racconta la vita a Damasco. Le bombe, i bambini uccisi, la tensione continua. Ma rimanere con quella gente è importante: «Un valore aggiunto, molto prezioso. Molto più di un semplice aiuto»

 «Questo conflitto deve terminare, deve terminare». Lo ripete monsignor Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, al termine all’incontro del 30 maggio, promosso dal Pontificio Consiglio Cor Unum per coordinare gli enti caritativi cattolici operanti nella crisi siriana, a cui lo stesso Zenari ha preso parte. Il Nunzio racconta di una situazione in cui purtroppo non si vedono miglioramenti. «Anche a Damasco, dove vivo, c’è insicurezza, ci sono colpi di mortaio che cadono. Prima di Pasqua uno di questi era caduto sul cortile di una scuola elementare armeno-cattolica, proprio prima delle otto, mentre i bambini entravano. Uno è morto, una sessantina sono rimasti feriti. A una bambina di nove anni, che ho visitato all’ospedale, hanno dovuto amputare entrambe le gambe. Il giorno di Pasqua lo stesso. Mentre ero nel mio studio, ho sentito un botto: era un'altra bomba, poco lontano dalla nunziatura. Ha colpito il terrazzo di una casa, dove c’era un papà con due bambini, quattro e dieci anni, morti sul colpo. Quello di quattro, mi dicevano all’ospedale dove l’avevano portato, aveva la testa tagliata. Direi una sofferenza, soprattutto quella dei civili e dei bambini, che fa impressione».

Qual è il ruolo di un pastore che si trova ad affrontare questa situazione?Io conosco diversi parroci che danno un bell’esempio, una bella testimonianza. Tutti in genere sono rimasti, sacerdoti, religiosi, religiose, e naturalmente aiutano, secondo i mezzi che hanno. Però direi che il valore aggiunto è la loro presenza: avere un parroco, avere una suora, un religioso, in una località, in un villaggio, è una sicurezza, un conforto, per i cristiani e anche, ho visto, per i musulmani che sono in quella zona. Quindi la presenza è un valore aggiunto, direi, molto prezioso, oltre quel che si può aiutare.

Cosa pensa della giornata di oggi?È stato molto bello l’incontro che abbiamo avuto col Papa. È stato un incontro familiare, perché era fuori programma: ha voluto dedicarci alcuni minuti a Santa Marta mentre stava andando all’ordinazione episcopale. Direi molto familiare, ha insistito su alcune cose, sul far cessare la guerra, che vuol dire far cessare anche il traffico di armi, la vendita di armi. Ha ringraziato per la vicinanza alla sofferenza di tanta gente e per gli aiuti umanitari che devono essere assicurati a tutti.

E noi cosa possiamo fare per la Siria?
Purtroppo questo è un conflitto che sta per essere dimenticato. E questa è un’altra disgrazia che si aggiunge alla già grave disgrazia. Quindi direi parlarne e tenere sveglie le coscienze della gente fuori dalla Siria, del mondo. Parlare di questa sofferenza e del non senso di questo conflitto. I media devono avere questo impegno: di non far cadere nell’oblio la dimenticanza a questo conflitto, che sarebbe un altro dramma che si aggiunge a quello già presente.


Aleppo di nuovo senz'acqua, altri missili sulle zone abitate dagli armeni


Agenzia Fides, 5/6/2014

Aleppo – Ad Aleppo il voto presidenziale con cui Assad punta a perpetuare il suo potere si è svolto con i quartieri centrali sottoposti al lancio intenso di missili e dopo che in tutta la città era stata interrotta di nuovo la fornitura idrica. 

“Da due giorni siamo di nuovo senz'acqua” riferisce all'Agenzia Fides l'Arcivescovo armeno cattolico Boutros Marayati, dalla residenza patriarcale che alle 13,30 di martedì scorso è stata colpita da uno dei missili piovuti sulla città. 
“Si trattava di un proiettile abbastanza potente - spiega l'Arcivescovo - che ha danneggiato la scuola e un'ala del palazzo, scardinando le porte e mandando in frantumi molti vetri. Un altro razzo, meno potente, è caduto sulla nostra scuola anche ieri”. 

Secondo S. E. Marayati il lancio di missili intensificatosi nelle ultime giornate non puntava a colpire obiettivi mirati, ma piuttosto a contrastare l'afflusso dei votanti ai seggi elettorali: “ Nei quartieri sotto il controllo dell'esercito” spiega l'Arcivescovo armeno cattolico “tutti i cittadini sono per vari motivi schierati con Assad. E molti sono andati a votare nonostante i lanci di missili”. 

Secondo le fonti ufficiali, Bashar el Assad è stato rieletto Presidente con l'88,7% dei suffragi. Secondo le stesse fonti hanno partecipato al voto del 3 giugno (definito “una farsa” dall'opposizione) 11,6 milioni di siriani. Dei due candidati concorrenti, Hassan al-Nouri ha raccolto il 4,3% dei voti e Maher al-Hajjar il 3,2%.



Armenian Press Office in Aleppo

Photo: PRESS RELEASE URGENT CALL TO THE ARMENIAN NATION We do hereby declare the Armenian “Nor Kyough” neighborhood in Aleppo a DISASTER ZONE. We appeal to our fellow Armenians all around the world to support the immediate stopping of continuous inhuman rocket attacks on our area. We need your support, by all means, for the physical security of our people.