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domenica 14 aprile 2019

2019, un nuovo anno di calvario per i Siriani

Statua nei giardini del Museo di Damasco. Credito fotografico: IVERIS


Leggendo la breve intervista al dottor Shebib provo uno sconforto infinito, perché essa conferma tutti i timori che non mi hanno lasciata durante gli otto anni di conflitto appena trascorsi. Nei disegni foschi di chi vi partecipa la partita a scacchi contro la Siria dovrà terminare soltanto quando essa sarà completamente dilaniata e ognuno potrà finalmente acciuffare la sua parte del bottino.
Durante il mio viaggio a Latakia nell’autunno scorso, ho potuto constatare quanto i Siriani siano provati e straziati da questa persecuzione spietata che non concede tregue, eppure forti, intraprendenti, fidenti nelle loro forze. E per deprimere, spezzare la resistenza e annientare questo popolo fiero e valoroso, ecco che continua e si inasprisce la subdola, lurida e impietosa guerra delle sanzioni che non mi stancherò di denunciare. 
  Maria Antonietta Carta

Intervista ad Anas Alexis Shebib

Per capire l'attuale situazione della popolazione siriana, IVERIS ha incontrato il dottor Anas Alexis Shebib* di ritorno da Damasco e Suweida, dove ha partecipato a due simposi: il primo di bioetica organizzato dall’ UNESCO e il secondo organizzato dalla Syrian Society of Radiology.


Qual è la situazione a Damasco oggi?
La sicurezza è migliorata significativamente. Dalla ripresa della Ghouta nell'aprile 2018, nella capitale non si sente più il rumore costante delle detonazioni, però l'inasprimento dell'embargo rende la vita quotidiana estremamente difficile. Dopo un’ulteriore svalutazione della lira siriana, i generi di prima necessità sono diventati ancora più costosi e c’è carenza di acqua, medicine, petrolio, gasolio e gas. Oggi il gas è un lusso, le interruzioni di corrente sono incessanti, non c'è acqua calda ... insomma, la situazione è tale che chi è rimasto in Siria durante gli otto anni di guerra se può adesso va via. Il Paese risente delle sanzioni anche dal punto di vista scientifico e il livello dei medici si è abbassato molto, mentre nel 2010 la Siria era il Paese più sviluppato del Medio Oriente e Giordani e Libanesi venivano a curarsi qui.
Due carenze sono difficili da capire: quella dei medicinali, dato che l'anno scorso si era ripreso a produrre i farmaci generici, e quella del petrolio, dato che la Siria è un paese produttore.
Per quanto riguarda i medicinali, l'inasprimento dell'embargo non consente più l'importazione di materie prime e senza elettricità le fabbriche non possono funzionare. Queste sono le ragioni per le quali le aziende nella zona industriale di Aleppo, dopo una timida ripresa, hanno di nuovo cessato la loro attività.
Per quanto riguarda il gas e il petrolio, i campi principali non si trovano nelle zone controllate dal governo siriano, ma sono sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane (SDF - Curdi) e della Coalizione occidentale. Il petrolio sta ancora lasciando la Siria illegalmente attraverso la Turchia o l'Iraq. I Russi occupano per difenderlo il campo di gas di al-Chaer, vicino a Homs, attaccato più volte da Daesh, e finché questo campo è occupato non potrà riprendere l’attività.

Un altro fenomeno sorprendente e che molti Siriani rimasti volontariamente nel Paese durante gli otto anni di guerra ora che la situazione della sicurezza è migliorata decidono di andarsene. Come può essere spiegato questo fatto?
I Siriani sono demoralizzati. L'anno scorso, le vittorie dell'esercito avevano dato loro speranze, in particolare quella di conquistare Idlib, ma in risposta ai progressi militari ci sono state controffensive della Turchia e dell'Occidente. A ogni avanzata, le cose si complicano e le carte si rimescolano perché tutte le parti coinvolte in questo conflitto hanno i propri interessi.
I Russi sono alleati dei Siriani ma sono anche amici dei Turchi e degli Israeliani, che occupano entrambi parti del territorio. I Russi stanno cercando di mantenere buoni rapporti con queste due parti in conflitto, specialmente con la Turchia di Erdogan per non farla cadere tra le braccia degli Stati Uniti.
I Turchi sono diffidenti nei confronti dei Curdi e vogliono un accordo con la Siria per impedire ai Curdi di creare il loro Stato.
Gli Iraniani sono partner importanti dei Russi e fedeli alleati dei Siriani: grazie a loro lo Stato è rimasto in piedi e gran parte della Siria è stata liberata, ma gli Israeliani non vogliono la presenza degli Iraniani.
Gli Occidentali, con Israele e l'Alleanza atlantica, hanno interessi strategici ed economici nella Siria orientale e il modo migliore per farli prevalere è la mappa curda.
L'equazione è davvero difficile...
C'è stato un altro momento di speranza quando alcuni Paesi arabi hanno deciso di riaprire le loro ambasciate, ma gli Stati Uniti hanno fatto pressioni affinché queste relazioni diplomatiche non si ristabilissero. Naturalmente, le recenti dichiarazioni di Donald Trump sul Golan non aiutano. E poiché essi in realtà non hanno abbandonato il progetto di balcanizzazione della Siria, le pressioni economiche, politiche e militari stanno prolungando la guerra.
Dopo otto anni, la situazione è diventata insostenibile per i Siriani, che oltre agli orrori e alle carenze vivono in una condizione di stress incessante.

Questa è la storia della Siria: 10.000 anni di conflitti subiti a causa della sua posizione strategica.
Il movimento della storia è molto lento. È la nostra aspettativa di vita che è breve, ma la Siria si riprenderà come ha sempre fatto.

Trad. Maria Antonietta Carta

09 aprile 2019
*Anas Alexis Chebib è un medico esperto di bioetica e presidente del Collettivo per la Siria

https://www.iveris.eu/list/entretiens/422 2019_nouvelle_annee_depreuve_pour_les_syriens