5mila morti al mese: ormai alla gente non interessa più né di stare da una parte né di stare dall’altra. L’unico desiderio è di vivere.
dal sito Radio Vaticana
Mons Zenari: Ogni giorno che passa l’impressione di tutti è che questa crisi, anziché risolversi, si complichi sempre di più. E’ una situazione che si complica anche per la presenza di combattenti venuti da fuori, da altri Paesi, che militano o in favore di una parte o in favore di un’altra. Credo che le parti in conflitto debbano veramente e concretamente convincersi che l’unica soluzione è la soluzione politica. Non ci sono altre soluzioni di forza o militari.
D. – Crede che la comunità internazionale stia facendo
abbastanza per porre fine a questo sanguinoso conflitto?
Senza dire poi della situazione umanitaria, che è molto
grave, anche a causa di molte restrizioni per fare arrivare gli aiuti di
agenzie umanitarie alle popolazioni più colpite. Ad Aleppo, per esempio,
abbiamo vissuto, una decina di giorni fa, una situazione molto critica: per
alcuni giorni è stata accerchiata e lì era un problema, le agenzie umanitarie
non riuscivano a portare aiuti di prima necessità. Più in generale, si fa
sentire sempre di più una penuria di generi alimentari, medicinali, generi di
prima necessità. Pensiamo, per esempio, al latte. Qualche religiosa mi diceva:
conosciamo bambini che a malapena riescono a mangiare una volta al giorno.
Questa situazione se perdura diventerà sempre peggiore. Si vede veramente come
la guerra sia la fabbrica di innumerevoli miserie. La guerra produce
innumerevoli miserie, soprattutto la guerra civile.
D. – Quali sono gli umori, i sentimenti della popolazione
siriana?
Vorrei ricordare, soprattutto in questo momento del Ramadan, che è il mese più
importante per la maggioranza della popolazione siriana: è il terzo Ramadan che
si vive in questa situazione ed è anche il peggiore. Di solito, alla sera, dopo
il calar del sole, le famiglie si ritrovano attorno a una tavola, prima del
conflitto bene imbandita e quindi la gioia, l’intimità famigliare, attorno a
questa tavola ben fornita: oggi, purtroppo, in questo Ramadan, quest’anno, in
molte famiglie regna la tristezza più che la gioia perché o hanno perduto
familiari in questo conflitto e che cosa possono offrire? Cosa c’è sulla
tavola, sulla mensa di tante famiglie? C’è poco o niente. Quindi, direi di
sentirci solidali con questi nostri amici che festeggiano il Ramadan in una
situazione abbastanza provata e talvolta triste.
Anche i nostri cristiani si
pongono la domanda: perché c’è capitata questa prova? Direi in generale che
trovano una risposta nella fede. Quindi, nelle chiese, le liturgie sono ben
partecipate, perché la gente sente che in questo momento di prova può trovare
un aiuto nella fede, un aiuto nella preghiera, nell’ascolto della Parola di
Dio.
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