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domenica 18 maggio 2025

Quale prezzo pagherà la Siria per la revoca delle sanzioni

Pubblichiamo a scopo di documentazione, dopo un primo articolo circa le decisioni raggiunte in Arabia Saudita, il punto di vista di Naram Sarjoun perchè ci sembra interessante anche rispetto alle prospettive di frammentazione della Siria e all'impatto della diffusione della realtà jihadista radicale in altri paesi del sud partendo da una Siria che vede queste formazioni al potere legittimate a livello internazionale.  OraProSiria   

Introduzione di Mouna Alno-Nakhal su Mondialisation.ca

Il popolo siriano ha indubbiamente ogni diritto di rallegrarsi per la revoca delle sanzioni statunitensi annunciata dal presidente degli Stati uniti Donald Trump, in occasione del Forum di investimenti Usa-Arabia saudita 2025 tenutosi a Riad il 13 aprile. Sì, ma...

È un annuncio che risponde alla richiesta del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e del principe ereditario saudita Mohammad ben Salman come ha precisato Trump nel suo discorso, senza mai pronunciare la parola «democrazia» come richiesta degli Stati Uniti alla Siria: «Sono molto lieto di annunciare che il segretario di Stato Marco Rubio incontrerà il nuovo ministro degli esteri siriano in Turchia nel corso della settimana e, soprattutto, dopo aver discusso la situazione in Siria con il principe ereditario, il vostro principe ereditario, e con il presidente turco Erdogan, che mi ha chiamato l'altro giorno per chiedermi una cosa molto simile, così come con altri amici, persone per le quali ho molto rispetto in Medio Oriente. Ordinerò la revoca delle sanzioni contro la Siria per dare al paese una possibilità di prosperare...». 

Partiamo da qui, e dal fatto che Arabia saudita, Turchia, Qatar sono stati i principali responsabili regionali della caduta dello Stato siriano che fu prospero e indipendente. Ci permettiamo di sottolineare le note stonate di questo inno gioioso dei siriani che porta alle stelle Trump, Ben Salman e Erdogan. E' innegabile che le sanzioni statunitensi abbiano raggiunto il loro obiettivo: il paese è distrutto e impoverito dal punto di vista delle ricchezze umane e materiali. I siriani sono ormai alla mercé della cricca di al-Jolani, il terrorista nemmeno pentito: sulla sua testa Washington aveva posto una taglia di 10 milioni di dollari, ma l'auto-nominato presidente siriano sarebbe piaciuto a Trump perché «giovane, attraente e tosto», malgrado i massacri che a partire dalla sua presa del potere fino ad oggi si sono susseguiti sulla costa siriana, a Homs e altrove.

Sanno, i siriani, che gli investitori di ogni parte, ai quali al-Jolani ha aperto le porte della loro patria per consolidare il proprio potere, sono ancora più felici di loro per la revoca delle sanzioni? Credono, i siriani, che gli Stati Uniti abbiano davvero frenato le ambizioni di Israele di rubare la loro terra solo perché Trump ha lisciato il pelo di al-Jolani?

La risposta appartiene ai siriani che hanno vissuto la tragedia del paese: i massacri, il lutto e le privazioni a volte mortali prodotte dalle sanzioni. Il famoso scrittore e patriota siriano, Naram Sarjoun, ne fa parte e ci risponde.

Qui di seguito l’articolo di Naram Sarjoun.

So che forse non mi leggerete o non mi sentirete, a causa delle feste, dei fucili levati e degli spari verso il cielo, i cui bossoli rischiano di riempire i social network, perché gli imbecilli ballano di gioia dopo l'annuncio dell'«accordo» pagato con la carne della Siria, il suo cuore e il suo sangue. 

So che quelli che si prostrano e lodano Dio mattina e sera, a causa della benedizione del presidente degli Stati Uniti d'America, non si preoccuperanno delle mie parole, perché i musulmani sono diventati «adoratori di Trump», il quale si è mostrato soddisfatto di loro e ha accettato al-Jolani come simbolo della loro fede. 

Nessuno si aspettava l'approccio generoso di Trump verso al-Jolani, perché non era obbligato a farlo. Ma il fatto è che otterrà tutto ciò che vuole da lui e dagli arabi senza fare alcuna concessione. In effetti, il suo annuncio dice chiaramente che la Siria di al-Jolani ha accettato un trattato di pace con Israele e si è ritirata dal conflitto arabo-sionista.

In particolare, l'annuncio dice che le Alture del Golan sono ufficialmente cedute, vendute o affittate per 99 anni. Dice anche che, come concordato con il governo al-Jolani, anche le alture del monte Hermon sono cedute allo Stato israeliano. Che il Sud della Siria viene smilitarizzato e sottoposto al controllo israeliano e non ha il diritto di disporre delle proprie ricchezze e delle proprie acque senza l'autorizzazione di Israele. 

Di conseguenza, il governo siriano avrà solo una presenza formale nelle province meridionali, che che beneficeranno di un regime autonomo formalmente legato a Damasco, ma le cui relazioni economiche e commerciali saranno implicitamente legate a Israele. In altre parole, al sud della Siria sarà applicato lo status del Sinai demilitarizzato, visto che il governo di al-Jolani si è impegnato a perseguire qualsiasi atto ostile contro Israele e a rendere sicuri i confini israeliani. E le forze di sicurezza del paese agiranno come le forze di sicurezza palestinesi di Mahmoud Abbas contro qualsiasi atto di resistenza all'occupazione israeliana. 

Quanto all'Est della Siria, Al-Jolani e il suo team hanno concordato che non ci sarà alcuna interferenza da parte loro e che la sua amministrazione sarebbe stata lasciata alle autorità delle Fds [Forze Democratiche Siriane, guidate dai curdi] che godrebbero di una relativa indipendenza. Da notare che l'annuncio di Trump ha coinciso con l'annuncio, due giorni prima, dello scioglimento del Partito dei lavoratori del Kurdistan [Pkk] in Turchia. Ciò significa che Trump ha ora affidato la questione curda alle Fds, le quali hanno spostato le loro armi dalla Turchia alla Siria. Con questa operazione, la Turchia ha quindi esportato il suo fardello curdo in Siria dove il Pkk trasferirà i suoi quadri e membri per costruire il Rojava.

Per quanto riguarda il nord della Siria e più precisamente il governatorato di Aleppo, il governo Usa ha concordato con Erdogan che sarà sotto tutela turca. Ciò significa che la Turchia avrà un controllo assoluto fino ai confini di Homs. 

Al contrario, la costa siriana rimane un argomento di trattativa tra gli Stati Uniti e il partner Russo. I Turchi propongono che il governo al-Jolani conceda agli Stati Uniti investimenti in gas e petrolio siriani, nonché basi militari, riservando una piccola parte alla Russia e alla Turchia.

I Turchi propongono anche di mantenere la costa siriana in uno status meno indipendente rispetto al Sud e all'Est della Siria, perché, vista la minaccia di un ritorno dell'Iran, l’area deve rimanere controllata dalla paura. Da qui la funzione dei massacri degli alawiti nel caso in cui pensassero a un'alleanza con l'Iran. E se l'accordo di pace fra Iran e Stati Uniti si concretizza, la costa siriana è candidata all'auto-amministrazione su cui il governo siriano non avrà alcuna autorità e avrà il diritto di concludere accordi economici con gli Stati Uniti senza riferirsi a Damasco.

La ragione per cui Trump e Netanyahu vogliono dare ad al-Jolani un tale slancio è semplice: al-Jolani firmerà il trattato di pace con Israele come rappresentante dell'Islam dato che è un jihadista sunnita. Infatti, Israele deve fare la pace con l'Islam politico affinché l'Islam e i suoi rappresentanti rinuncino ai loro luoghi santi nella Palestina occupata. La firma dell'accordo di pace da parte di al-Jolani costituisce quindi il riconoscimento da parte dell'Islam della giudeità d'Israele e l'atto di concessione della moschea di al-Aqsa e di Gerusalemme a Israele. Questo solleva Erdogan e il regno dell'Arabia Saudita dall'onere morale della vendita di questi due luoghi santi dell'Islam.

La legittimità dei jihadisti che hanno firmato il documento di concessione deriverebbe dal fatto che avrebbero ottenuto il potere attraverso una conquista musulmana che darebbe loro la forza morale di agire a loro piacimento. Sono i conquistatori. Il conquistatore può fare quello che vuole perché è il più competente in materia di affari e interessi dei musulmani. Da un simile ragionamento, comprendiamo perché l'amministrazione statunitense ha sostenuto il progetto di islamizzazione della regione e ha sostenuto i Fratelli musulmani in Turchia, Siria, Egitto e persino in Tunisia. Voleva una firma legale che approvasse la vendita di al-Aqsa e di Gerusalemme a Israele. Per questo aveva bisogno di un leader musulmano sunnita. Quando l'ex presidente egiziano Mohamed Morsi ha fallito, ha immediatamente preso al-Jolani al suo servizio. 

Voleva una firma legale che approvasse la vendita di Al-Aqsa e di Gerusalemme a Israele. Per questo aveva bisogno di un leader musulmano sunnita. Quando l'ex presidente egiziano Mohamed Morsi ha fallito, ha immediatamente preso al-Joulani al suo servizio.

E dopo la firma dell'accordo di pace con Israele da parte degli islamisti siriani, l'Arabia Saudita potrà giustificare un accordo di pace e di normalizzazione con lo Stato sionista, poiché il regime siriano, suppostamente successore degli Omayyadi, musulmano sunnita, spalleggiato dalla Fratellanza musulmana e jihadista ha dichiarato la fine della jihad con gli ebrei e si è riconciliato con loro. Ecco perché Mohammed bin Salman ha salutato con entusiasmo l'annuncio della revoca delle sanzioni, saltando di gioia come quando un calciatore favorito segna un gol. Non si sentirà più in imbarazzo nel firmare accordi con Israele..

Ma la ragione più importante dell'annuncio della revoca delle sanzioni da parte di Trump è che al-Jolani ha accettato di attuare la parte più pericolosa dell'accordo, quella di unirsi alla battaglia per il regolamento dei conti con gli Hezbollah del Libano. Una delle ultime sacche di resistenza che Israele vuole eliminare. Da qui una seconda ragione per cui l'amministrazione statunitense non ha ancora deciso sullo status della costa siriana: il timore che cellule dormienti non partecipino alla prossima battaglia con Hezbollah una volta che Al-Joulani l'avrà lanciata in coordinamento con Israele. 

In secondo luogo, è probabile che al-Julani accetti di lavorare con gli Stati Uniti per combattere le Forze irachene di mobilitazione popolare per espellere l'Iran dall'Iraq. Due eliminazioni che dovrebbero precedere la caduta dell'Iran o pacificamente o con la guerra, per escludere definitivamente la Cina e la Russia da qualsiasi competizione dopo aver chiuso il Medio Oriente a questi due paesi. 

Per finire, ecco il prezzo della revoca delle sanzioni che gli stolti celebrano come hanno festeggiato la caduta del loro paese e del loro Stato: 

- Firmare un trattato di pace tra la Siria e Israele.

- Creare un'ambasciata israeliana a Damasco.

- Prendere le distanze dalla questione palestinese, modificare i programmi scolastici e educativi, insegnare alle generazioni future che i confini meridionali della Siria sono Israele e la Giordania con mappe geografiche già stampate.

- Accettare la giudaizzazione di Gerusalemme e di Al-Aqsa.

- Accettare il carattere giudaico dello Stato israeliano e il trasferimento di popolazioni.

- Le alture del Golan sono ora israeliane.

- Il monte Hermon è ora israeliano.

- La Siria meridionale è una regione autogovernata.

- La Siria orientale è curda e la Turchia è sollevata dal rompicapo curdo per almeno dieci anni.

- Aleppo è diventata turca.

- I jihadisti di tutto il mondo si concentreranno a Damasco e nel centro della Siria per lanciare battaglie jihadiste nel sud del Libano, poi in Iraq, poi in Asia e in Africa.

- I jihadisti siriani parteciperanno alla guerra contro Hezbollah e faciliteranno il reclutamento di tutti gli immigrati jihadisti che desiderano unirsi alla battaglia per eliminare Hezbollah e le ultime tasche dell'Iran.

- La costa siriana diventa un crocevia internazionale con un progetto di indipendenza da raggiungere dopo la scadenza del mandato di Al-Jolani.

- Tutte le ricchezze della Siria saranno cedute a imprese statunitensi, britanniche, francesi e tedesche... e Israele avrà la sua parte. 

Insomma, un prezzo esorbitante... per una barba, un velo e un presidente sunnita! 

Questo è il senso dell'annuncio di Trump perché la revoca delle sanzioni deve precedere una dichiarazione di pace con Israele per essere legittima, e affinché al-Jolani sia legittimato come conquistatore che ha revocato le sanzioni e alleggerito il fardello del popolo siriano. È dunque diventato un eroe, come il presidente egiziano Anwar al-Sadat divenne un eroe della pace quando abbandonò la Siria durante la guerra arabo-israeliana dell'ottobre 1973. 

Il prezzo esorbitante pagato dagli islamisti per tale riconoscimento straniero graverà sulle spalle delle generazioni future nei decenni. E la generazione di adesso dovrà rendere conto di questo crimine e di questo suicidio collettivo.

A meno che non si manifesti una forza inaspettata, i musulmani vedranno presto la Cupola e la Moschea Al-Aqsa distrutti, come la Mecca....  Qui la storia comincia o finisce. Il futuro ce lo dirà. Gli adoratori di Trump vogliono una cosa, ma Dio potrebbe volere qualcos'altro...

Naram Sarjoun

14/05/2025

martedì 28 gennaio 2025

L’Unione Europea avvia la revoca delle sanzioni alla Siria

 
Il prezzo per la fatale strategia dell'Unione europea di reiterare le sanzioni alla Siria lo pagano i siriani da 13 anni e oggi i sopravvissuti, con occupazione, un paese distrutto, un'economia al collasso, iperinflazione, impoverimento, fame, minacce e crimini settari contro le minoranze religiose e ex militari al servizio del precedente governo, sfollati e una banda di miliziani al servigio dei servizi segreti, che agiscono come 'nuovo governo libero' nel caos incombente. Altri interessi oggi muovono le decisioni occidentali di sospendere le sanzioni ed avviare attività di ricostruzione e relazioni economiche col Paese.. . OpS

 


SPONDASUD 28 gennaio 2025

Il 27 gennaio 2025, l’Unione Europea ha annunciato l’avvio del procedimento di revoca delle sanzioni imposte alla Siria durante il governo di Bashar al-Assad. La decisione, comunicata dalla responsabile della politica estera europea Kaja Kallas, rappresenta un significativo cambiamento nella strategia diplomatica dell’UE verso il paese mediorientale, devastato da oltre un decennio di guerra civile.

Le sanzioni, introdotte a partire dal 2011, hanno avuto come obiettivo il regime di Assad e interi settori dell’economia siriana, incluso il comparto energetico, i trasporti e il sistema finanziario. Queste misure restrittive sono state implementate per colpire direttamente il regime di Damasco, limitando al contempo l’accesso del paese a risorse economiche fondamentali. Ora, l’Unione Europea intende utilizzare la revoca come leva per favorire la ricostruzione della Siria e promuovere la stabilità regionale, sebbene la decisione sia accompagnata da non poche perplessità interne.

Una revoca condizionata: la tabella di marcia dell’UE

Durante la riunione dei ministri degli esteri dell’UE, i rappresentanti dei 27 Stati membri hanno concordato una tabella di marcia per la graduale revoca delle sanzioni. Come dichiarato da Kallas sul social network X, la sospensione delle sanzioni sarà temporanea, con una durata iniziale di un anno. Questo periodo servirà a monitorare i progressi del nuovo governo siriano verso una transizione politica inclusiva e rispettosa dei diritti umani.

Jean-Noël Barrot, ministro degli esteri francese, ha sottolineato che la revoca coprirà specificamente i settori dell’energia, dei trasporti e delle istituzioni finanziarie, ritenuti essenziali per riavviare l’economia siriana. Tuttavia, ha ribadito che l’Unione Europea si riserva il diritto di ripristinare le sanzioni qualora Damasco non rispettasse gli impegni presi.

“La revoca non è un assegno in bianco. È un’opportunità per il governo siriano di dimostrare la sua volontà di perseguire la riconciliazione nazionale e la stabilità,” ha dichiarato Barrot.

Le reazioni: speranze e scetticismo

La decisione dell’UE è stata accolta con favore dal governo siriano. Asaad al-Shaibani, ministro degli esteri siriano, ha definito la sospensione delle sanzioni “un primo passo verso la loro eliminazione definitiva.” Ha inoltre espresso la speranza che questa decisione contribuisca a migliorare le condizioni di vita del popolo siriano e ad accelerare lo sviluppo del paese.

Tuttavia, all’interno dell’Unione Europea non mancano le riserve. Stati membri come Germania e Paesi Bassi hanno espresso dubbi sulla capacità del nuovo governo siriano di mantenere gli impegni promessi. Le preoccupazioni principali riguardano la reale volontà del governo di Damasco di avviare una transizione politica inclusiva e di rispettare i diritti fondamentali della popolazione. Alcuni rappresentanti temono che la revoca possa essere percepita come una concessione unilaterale, senza garanzie sufficienti.

“Non possiamo ignorare il rischio che Damasco utilizzi questa opportunità per rafforzare la sua posizione senza avviare reali cambiamenti,” ha dichiarato un diplomatico europeo, preferendo rimanere anonimo. Queste posizioni riflettono una tensione latente tra gli Stati membri, divisi tra l’urgenza di contribuire alla ricostruzione del paese e il timore di legittimare un governo ancora lontano dal rispetto delle norme democratiche.

La posizione strategica della Russia

Sul fronte geopolitico, la revoca delle sanzioni arriva in un momento di dinamiche complesse per la Siria. Una delegazione russa è arrivata a Damasco per la prima volta dalla caduta del regime di Assad. Storico alleato del governo siriano, Mosca ha sostenuto militarmente il regime durante il conflitto civile e mantiene una presenza strategica nella regione, con due basi militari principali. La visita russa potrebbe mirare a rafforzare le relazioni con il nuovo governo siriano e a preservare i propri interessi militari e geopolitici nella regione.

Secondo alcuni analisti, la revoca delle sanzioni da parte dell’UE potrebbe avere anche un impatto indiretto sui rapporti tra la Siria e la Russia, fornendo a quest’ultima una maggiore leva politica nei negoziati bilaterali.

https://spondasud.it/lunione-europea-avvia-la-revoca-delle-sanzioni-alla-siria/

SANA   27/1/2025

Bruxelles-SANA / La capitale belge, Bruxelles, se prépare à accueillir en mars prochain une conférence internationale soutenant au redressement de la Syrie.

Des sources diplomatiques européennes ont confirmé à la chaîne de télévision jordanienne Al-Mamlaka que la conférence portera sur la reconstruction de la Syrie, ainsi que sur le soutien aux pays accueillant des réfugiés syriens, comme la Jordanie.

Cette conférence est complètement différente de la neuvième conférence de Bruxelles pour soutenir la Syrie et ses voisins, prévu plus tard cette année.

Les sources ont également indiqué que l’Union avait envoyé à Damas la commissaire chargée de l’égalité, de la préparation et de la gestion des crises, Hadja Lahbib, qui a rencontré la nouvelle administration syrienne, dans le but de représenter Damas à la conférence.

giovedì 31 agosto 2023

Siria: un nuovo progetto di spartizione con la creazione di un califfato per un gruppo rinnovato di al-Qaeda



Di Hekmat Aboukhater, Mondialisation.ca, 24 agosto 2023

Traduzione dal francese di Maria Antonietta Carta

  Quale desiderio inappagato, quale sete di vendetta, quale odio, quale ignoranza o quali ricompense possono alimentare gli appelli di individui, fuori pericolo, a massacrare il proprio Paese e a fare campagna per affamare i propri concittadini, al solo scopo di “ cambiare un regime”? È peggio che collaborare con il nemico. È inaudito. Il giovane autore siro-americano, che ha corso l'enorme rischio di infiltrarsi tra loro e smascherarli, racconta come tali nemici interni vengano sfruttati da nemici esterni e i piani diabolici che si stanno preparando per la Siria ormai esangue dopo dodici anni di una guerra atroce senza precedenti nei tempi moderni. Dodici anni di resistenza eroica, coronati da una vittoria militare secondo il parere di amici e nemici, per poi ritrovarsi preda degli stessi predatori. La Siria è in grave pericolo e ha più che mai bisogno del sostegno dei suoi cittadini ovunque si trovino, così come ha bisogno dell’aiuto dei suoi alleati, in particolare Iran e Russia che hanno dichiarato di essere intervenuti in Siria per impedire ai mercenari terroristi strumentalizzati da parte degli Stati Uniti di arrivare a Teheran e Mosca. Certo, questi due potenti alleati devono combattere su altri fronti. Resta il fatto che la domanda che si pongono i Siriani è: cosa è cambiato oggi, quando la Siria ha sofferto tutto e dato tutto per non sottomettersi al nemico comune? (Mouna Alno-Nakhal)

***

Ho partecipato senza invito alla riunione del fronte di pressione che ha posto fine alla Treasury Issues Syria General License 23 in soccorso ai terremotati[1] e che attualmente milita a favore del prolungamento della guerra economica intrapresa da Washington contro questo Paese per altri otto anni. A porte chiuse, l'ex funzionario del Dipartimento di Stato che ha condotto il seminario ha rivelato l'obiettivo finale del gruppo: la spartizione della Siria e la creazione di un califfato de facto per un ramo rinominato di al-Qaeda. Il 30 luglio mi sono registrato con uno pseudonimo per partecipare a un seminario organizzato dal Syrian American Council (SAC), la principale voce della lobby che mira ad affamare e destabilizzare la Siria affinché si sottometta al volere dell'Occidente. Il workshop ha chiesto ai membri del SAC di sostenere il nuovo disegno di legge sul cambio di regime in Siria: Assad Regime Anti-Normalization Act del 2023 (H.R. 3202) [2].

Durante l’incontro ho potuto constatare l’impatto della lobby anti-siriana e comprendere le tattiche ciniche che impiega per condannare il popolo siriano alla povertà e alla fame. Più recentemente, questa lobby è riuscita a porre fine alla Licenza Generale per la Siria, che consentiva l’ingresso di aiuti umanitari dopo il terremoto che l’ha colpita a febbraio. Ci è arrivato grazie a una menzogna che i leader del seminario hanno ripetuto più e più volte: “Le sanzioni colpiscono solo il governo siriano e non il popolo”. In verità, le sanzioni hanno causato un danno incalcolabile al popolo siriano, come ha notato Alena Douhan, relatrice speciale sulle misure coercitive unilaterali presso le Nazioni Unite, in un’intervista a The Grayzone nel 2021. Un civile, con cui la Douhan aveva parlato all’inizio della giornata, ha spiegato che “L’impatto delle sanzioni unilaterali sulla popolazione siriana è più o meno equivalente a quello del conflitto…”. 

Ma per alcuni questo non è ancora sufficiente. Tra loro c'era il facilitatore del seminario Wa'el Alzayat, un veterano siro-americano del Dipartimento di Stato che recentemente ha scritto un editoriale in cui esorta a "non revocare le sanzioni alla Siria per aiutare le vittime del terremoto! [3]. Durante il seminario che ha contribuito a organizzare, Alzayat ha chiesto che la Siria sia divisa in una serie di "Stati indipendenti" tra cui un nuovo califfato nella regione di Idlib, guidato da un ramo di al-Qaeda, prima designato come " organizzazione terroristica straniera" da parte del governo americano [4].

La violazione delle sanzioni salva vite siriane

Il 6 febbraio 2023, una nuova coltre di miseria avviluppava la Siria a seguito dei massicci e consecutivi terremoti che l’hanno colpita. Questo disastro naturale si è aggiunto alle calamità provocate dai Paesi occidentali e dagli Stati del Golfo, che hanno alimentato i gruppi armati che l’hanno devastata per più di otto anni. I terremoti hanno causato la morte di oltre 7.000 persone e si stima che circa 9 milioni di Siriani siano stati colpiti da questo disastro. [...] Le poche volte in cui si parlava delle sofferenze dei Siriani, i media mainstream tendevano ad attribuire la colpa della tragedia al presidente Bashar al-Assad, accusandolo di esacerbare la crisi non consentendo piena libertà di movimento da e verso le aree ancora controllate dalle milizie di al-Qaeda. Il 9 febbraio, quando il periodo cruciale di 72 ore oltre il quale le speranze di trovare sopravvissuti sotto le macerie si sono notevolmente ridotte [5], l'OFAC [Office of Foreign Assets Control] del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha rilasciato la licenza LG 23 che autorizza transazioni relative al sostegno alle vittime per 180 giorni; transazioni vietate dai regolamenti sulle sanzioni contro la Siria (SySR). Questa licenza ha portato il sollievo tanto necessario alle organizzazioni umanitarie nel Paese concedendo esenzioni alle istituzioni finanziarie che le sostengono. Come spiega il Carter Center in un "Libro bianco" pubblicato l'11 luglio [6], la LG 23 ha consentito ad attori non americani di effettuare transazioni con i Siriani garantendo alle istituzioni finanziarie che non avrebbero violato la legge statunitense, e ha contribuito a sincronizzare gli sforzi attraverso nuove opportunità di dialogo tra le agenzie umanitarie internazionali. In qualità di direttore di una ONG con sede nel Massachusetts, "Project Onwards" [7], che ha raccolto 30.000 dollari per aiutare le vittime del terremoto del 6 febbraio, sono stato testimone dell'impatto delle sanzioni statunitensi. Durante la raccolta e la distribuzione dei fondi, la nostra ONG ha dovuto affrontare continui ostacoli da parte di istituzioni finanziarie come Venmo, Paypal, Bank of America...; un'esperienza che ho recentemente raccontato in un'intervista a MarketWatch [8]. A 48 ore dal terremoto, Project Onwards fu informata che il suo account era stato congelato a causa di una donazione di 5 dollari che includeva la parola “Siria”. Questi ostacoli sono in gran parte scomparsi dopo l’annuncio dell’LG 23 che per la maggior parte dei Siriani era attesa da tempo ed è stata gradita. Ma questa libertà finanziaria limitata è un anatema per la lobby anti-siriana, che opera come estensione politica dei banditi armati che hanno devastato la Siria, e non si è fermata davanti a nulla nel suo tentativo di affamare la popolazione siriana e costringerla a sottomettersi. Composta da uno strano amalgama di attivisti governativi anti-siriani ed ex dipendenti del governo statunitense, questa lobby è inorridita all’idea che i Siriani possano tornare a una parvenza di normalità sotto il presidente Bashar al-Assad.

La lobby anti-siriana apre la strada alla rottamazione dell’LG 23

L'8 agosto, allo scadere dei 180 giorni, il Dipartimento del Tesoro annunciava che la LG 23 non sarebbe stata rinnovata. L’Unione Europea ha prorogato la propria licenza fino al 24 febbraio 2024. Il Regno Unito ha prorogato la propria fino a nuovo avviso, mentre gli Stati Uniti sono tornati allo status quo imponendo sanzioni draconiane al popolo siriano. Il rifiuto dell’amministrazione Biden di rinnovare l’LG 23 può essere in gran parte attribuito alla politica immutata di Washington nei confronti della Siria. Dopo otto anni di sostegno sul campo ai gruppi jihadisti e settari nella loro sporca guerra contro la Siria, gli Stati Uniti sono passati dall’incitamento al conflitto militare all’incoraggiare lo strangolamento economico, ma l’obiettivo finale non è cambiato, né lo è l’ultimatum alla base della politica statunitense: cacciare Bashar al-Assad, cioè cambiare il regime siriano o vedere la Siria bruciare. Anche se alla fine la decisione è stata presa da Washington, una costellazione di ONG e gruppi no-profit hanno aperto la strada. Si tratta di una rete di alcuni attori settari spinti da rimostranze personali e nascosti dietro dieci organizzazioni nazionali che danno un volto siriano alla guerra economica di Washington contro Damasco. Poche persone rumorose quasi tutte presenti su Twitter/X, mentre i Siriani non possono iscriversi utilizzando il codice Paese: 963+ [9] [10]. Di conseguenza, il sostegno della lobby anti-siriana è amplificato dai portavoce del Dipartimento di Stato, dai neoconservatori e dai falchi belligeranti, mentre i Siriani che subiscono le conseguenze sono messi a tacere dal regime di sanzioni occidentale.

La lobby anti-siriana lotta per impedire gli aiuti

Già il 9 febbraio, mentre gli abitanti di Aleppo erano ancora intrappolati sotto le macerie la lobby anti-siriana aveva dichiarato che qualsiasi forma di riduzione delle sanzioni era una “violazione” di cui il governo siriano avrebbe potuto abusare. E durante i 180 giorni di pausa, la lobby ha martellato l’amministrazione Biden con appelli pubblici,[11] editoriali e pubblicazioni di think tank del Medio Oriente[12] dando a Washington il mandato di cui aveva bisogno per non rinnovare la LG 23. Questa lobby, impiegata da Washington come arma di oppressione, il 25 luglio pubblicava un messaggio in cui chiedeva all’amministrazione Biden di “rifiutare qualsiasi tentativo di estendere la LG 23 alla Siria”, sostenendo che l’esenzione umanitaria “consente rapporti illimitati con il regime di al-Assad” [13]. Poche settimane dopo, vinse la causa. Come altri lobbisti anti-siriani, l'ACS afferma di parlare a nome di tutti i Siriani, ma le reazioni deludenti al flusso di materiale che pubblica sui social media indicano il contrario. Un post su Facebook che celebrava la scomparsa dell'LG 23 e ringraziava gli "instancabili sforzi del team e degli alleati" ha raccolto solo due "Mi piace".

Il Syrian American Council (SAC) onora i guerrafondai e reprime le voci contro la guerra

All’ACS si unisce spesso nei suoi sforzi (di martirizzare il popolo siriano innocente, n.d.t.) il cosiddetto Syrian American Council o SAC, insieme alle dozzine di altre organizzazioni che compongono la lobby anti-siriana a Washington. Negli ultimi dieci anni, la ONG allineata ai neoconservatori, ha spinto per l’intervento militare degli Stati Uniti in Siria. Guidata da Suzanne Meridien, un’ammiratrice dichiarata del defunto senatore dell’Arizona John McCain,[13] il cui fanatico sostegno agli attacchi militari statunitensi in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria l’ha reso uno dei più famigerati falchi belligeranti del ultimi due decenni. [...]

Il nuovo disegno di legge mira a condannare la Siria alla carestia e alla guerra civile. All’inizio di maggio, un altro colpo al futuro dei Siriani è arrivato sotto forma di un nuovo pacchetto di sanzioni. Questo disegno di legge richiede che il governo federale si opponga a qualsiasi forma di normalizzazione con la Siria da parte dei suoi vicini e autorizzi potenzialmente la punizione anche dei presunti alleati degli Stati Uniti come Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Giordania e Arabia, che cercano di ripristinare le relazioni diplomatiche. Inoltre, si chiede di espandere la portata delle sanzioni a tutti i cittadini stranieri che intrattengono rapporti commerciali con il governo siriano e di inserirli in potenziali elenchi di sanzioni. Se approvata dal Congresso, condannerebbe i Siriani a un altro decennio di sanzioni economiche tra le più dure al mondo, estendendo quelle del devastante Caesar Act fino al 2032, e il governo degli Stati Uniti dovrebbe utilizzare “al massimo i suoi poteri" per "scoraggiare le attività di ricostruzione in qualsiasi area sotto il controllo di Bashar al-Assad". In sostanza, l’H.R. 3202 serve a riaffermare il Caesar Act del 2019, divenuto famigerato per il suo ruolo nell’impoverimento della popolazione siriana [15], nella distruzione della lira siriana, nel mantenere il 90% dei Siriani al di sotto della soglia di povertà condannandone milioni all’inedia [16]. Joshua Landis [17] - uno dei pochi esperti indipendenti sulla Siria - spiega nella sua analisi di questo disegno di legge: "Finché l'economia siriana rimarrà in rovina, sempre più rifugiati lasceranno il Paese, aumenterà il commercio di droghe illecite e sempre più Siriani aderiranno a gruppi radicali”. Questo è esattamente ciò che la SAC si proponeva di ottenere attraverso la sua campagna per l’approvazione della H.R. 3202.

Un seminario su come affamare i civili

All’inizio di luglio, il SAC annunciava che avrebbe aperto le iscrizioni a un seminario progettato per formare attivisti nell’arte di esercitare pressioni sui politici per sabotare l’economia di un altro Paese. Naturalmente, quando alcuni dei più zelanti agenti siriani del cambio di regime mi hanno offerto l’opportunità di vedere con i miei occhi come si possano imporre sanzioni mortali senza un genuino sostegno popolare, ho colto al volo l’occasione. Il facilitatore di questo workshop era Wa’el Alzayat, che aveva prestato servizio con orgoglio e onori sotto gli interventisti liberali come l’attuale direttrice dell’USAID Samantha Power e l’ex ambasciatore americano in Siria Robert Ford. Egli è anche amministratore delegato di "Emgage" [18] un'organizzazione finanziata dalla Open Society Foundation di Georges Soros. [...]. Emgage e Alzayat furono oggetto di un'indagine approfondita da parte di Electronic Intifada [19] che dimostrò i legami di Emgage con organizzazioni filo-israeliane e il suo ruolo nella proiezione del potere americano all'estero, il più delle volte ignorando la causa palestinese[20]. In un articolo del 2017 pubblicato dal Washington Institute for Near East Policy [21], egli sostiene gli attacchi militari statunitensi contro Siria, Iraq e Iran nel tentativo di suscitare nuovamente il panico legato alle armi di distruzione di massa [...]. Durante il seminario, Alzayat chiese ai suoi membri di esercitare pressioni sui funzionari eletti affinché sostenessero la legislazione intesa a contrastare qualsiasi ripresa economica in Siria. Sebbene il disegno di legge H.R.3202 fosse al centro dell’incontro, Alzayat e altri leader della SAC incoraggiarono i partecipanti a familiarizzare con i progetti di legge che prendono di mira direttamente o indirettamente la Siria, la sua economia e la sua popolazione. Il seminario includeva anche le prove di un incontro con membri del Congresso, in cui i membri del SAC avrebbero sollecitato il sostegno alla legislazione anti-siriana. Durante questo stesso seminario, ho anche avuto modo di vedere come funziona la lobby anti-Siria e come essa sfrutti l’ambizione individuale, gli interessi finanziari e l’ignoranza per promuovere sanzioni schiaccianti. In breve, il workshop si è concentrato sulle sei principali “priorità politiche” riguardanti la Siria, con una serie di obiettivi contrastanti che rappresentano la nuova e sempre più creativa spinta di Washington per sottoporre i Siriani a infinite privazioni economiche. 

La città di As-Suwayda, nel sud della Siria, teatro delle recenti manifestazioni,
è una città prevalentemente drusa situata nel sud-ovest della Siria , vicino al confine con la Giordania . 

Le priorità distorte della lobby anti-siriana

La natura neocoloniale delle "priorità politiche" della SAC apparve chiara fin dall'inizio della sessione, quando Alzayat annunciò il primo obiettivo: "ripristinare la leadership americana" nello Stato sovrano della Siria. La dinamica proposta dagli attivisti anti-siriani fu presentata in modo apparentemente pacifico, con il gruppo che esortava i suoi membri a invitare i funzionari eletti a perseguire la “via diplomatica” verso una soluzione politica e a chiedere loro di “lavorare per formalizzare un cessate il fuoco a livello nazionale". Ma questo finto pacifismo sfumò rapidamente nel momento in cui Alzayat inavvertitamente rivelava la vera agenda dei membri del gruppo, secondo cui se avessero potuto fare pressione sui decisori statunitensi per un cessate il fuoco in Siria, si sarebbero avvicinati al loro obiettivo finale di aiutare le regioni nordoccidentali e nordorientali del Paese, che “diventeranno indipendenti”. In pratica, l’organizzazione terroristica che fino al 2016 si era presentava pubblicamente come il ramo siriano di al-Qaeda sarebbe diventetata uno Stato-Nazione e i circa 4 milioni di Siriani che vivono sotto il suo governo sarebbero stati definitivamente soggetti alla barbarie della Sharia interpretata dai salafiti e dai jihadisti 21 anni dopo la famosa dichiarazione del presidente Bush, secondo cui “nessuna nazione può negoziare con i terroristi”. L’influente lobby anti-siriana sembrava aver deciso che non soltanto si può negoziare con i terroristi, ma che dovremmo aiutarli a fondare il proprio califfato.

Nelle condizioni attuali, il cessate il fuoco proposto da Alzayat faciliterebbe l'establishment della politica estera statunitense, perché in effetti il nord-ovest “indipendente” rimarrebbe un focolaio di attività terroristiche e il califfato probabilmente prenderebbe di mira le aree controllate dal governo siriano, almeno all’inizio. Per quanto riguarda il nord-est “indipendente”, vedrebbe la creazione di uno Stato curdo senza sbocco sul mare, raggiungendo un obiettivo strategico simile. Inoltre, l’applicazione del cessate il fuoco richiederebbe l’occupazione indefinita della Siria da parte delle forze militari americane, che potrebbero continuare a giustificare la loro presenza illegale con l’esistenza del centro terroristico nel nord-est del Paese. Dopo aver esposto il suo piano per balcanizzare la Siria, il SAC presentava una diapositiva con il piano per “ripristinare la leadership americana” in Siria. A tal fine la lobby chiedeva la nomina di un “inviato esperto per la Siria” per contribuire a rinvigorire il percorso politico. Durante il seminario, il signor Alzayat incoraggiò i partecipanti a inviare a lui e al suo ufficio presso SAC qualsiasi domanda e dubbio, suggerendo in modo non molto sottile che lui era la persona ideale per questa posizione. Inoltre, il SAC esortò i suoi membri a chiedere ai legislatori un cessate il fuoco in Siria guidato da “Turchia e alleati che la pensano allo stesso modo”. Un’affermazione che trascura la responsabilità della Turchia nel privare la Siria settentrionale di oltre il 50% delle sue riserve idriche[22] e nel convogliarvi enormi quantità di jihadisti e armi negli ultimi dieci anni. In quanto responsabile della “rotta della jihad” [23], il governo turco ha facilitato l’arrivo di centinaia di migliaia di terroristi che dal 2011 cercano di instaurare un brutale califfato islamico nella laica Siria, con più o meno successo. Tuttavia, nonostante gli sforzi dei funzionari del Dipartimento di Stato come Alzayat, è iniziato un riavvicinamento tra il governo siriano e i Paesi coonfinanti, comincia a emergere un consenso regionale contro l’isolamento della Siria e le relazioni interrotte durante la sporca guerra sono stato ripristinate con molti Paesi membri della Lega Araba. Affermando che “i tentativi di normalizzazione regionale con il regime di Assad costituiscono un pericoloso precedente”, Alzayat invita perciò i suoi sostenitori a spingere i politici ad approvare la cosiddetta legge “anti-normalizzazione” con al-Assad” che “consolida la posizione degli Stati Uniti” contro gli sforzi della Siria di ripristinare le relazioni diplomatiche con i suoi vicini.

Priorità politica: indebolire la diplomazia

Insistendo sul fatto che "la Siria non potrà mai trovare la pace o stabilizzarsi con al-Assad al potere", Alzayat esortò i partecipanti a fare pressione sui funzionari eletti per impedire il dialogo internazionale.

Tuttavia, gli esperti nominati dalle Nazioni Unite, da Human Rights Watch e dal Programma alimentare mondiale hanno tutti dichiarato senza ambiguità che le misure restrittive unilaterali del governo americano, qualificate come sanzioni, costituiscono il principale ostacolo alla ricostruzione della Siria, al ripristino della sua stabilità,e la riduzione della povertà e della fame. Pertanto, dato che la H.R. 3202 estenderebbe queste sanzioni per otto anni e minaccerebbe implicitamente i vicini della Siria che desiderano cooperare con Damasco, è sempre più chiaro che la vera minaccia alla stabilità regionale è Siria, ma piuttosto seminari come questo. Una delle richieste chiave di questa priorità politica fu che i membri del SAC chiedessero ai loro funzionari eletti di votare a favore dell’H.R. 4868, noto come “Stop UN Support for Assad Act”. Questo disegno di legge vieta il finanziamento statunitense dei programmi delle Nazioni Unite in Siria a meno che gli amministratori degli aiuti non possano dimostrare al Dipartimento di Stato americano che non stanno “fornendo sostegno materiale diretto al governo siriano”. Questa legge richiederebbe anche la creazione di un “meccanismo di revisione indipendente nel caso in cui un programma di aiuti implichi contratti nel territorio controllato dal governo siriano”. Facendo pressione per porre barriere all’unica organizzazione internazionale che opera contro la carestia [24] in Siria, Alzayat cerca di ridurre i pochi aiuti che la Siria riceve per nutrire la popolazione impoverita dalla guerra. Discutendo di questo particolare argomento, è stato ripetutamente chiesto ai membri del SAC di sottolineare il fatto che 4 milioni di persone vivono nel nord-ovest della Siria, senza mai menzionare il fatto che la maggioranza della popolazione vive in aree controllate dal governo siriano; in particolare, i 12 milioni di persone che risiedono nelle principali città di Aleppo, Damasco, Latakia, Tartous e Homs. Né si menzionano i miliardi di dollari di aiuti esteri versati nell’unico posto al mondo dove governa al-Qaeda [25], alias Hay’at Tahrir al-Sham, alias HTS. La quinta priorità del SAC, che riguarda il Captagon – un farmaco introdotto per la prima volta in Siria dai jihadisti provenienti dalla Turchia – è ora un pilastro centrale della campagna di propaganda della lobby anti-siriana.

Sfruttare la guerra alla droga

Captagon è stata soprannominata la “cocaina dei poveri” e la “pillola della jihad” per il grande uso fattone dai terroristi sostenuti dalla NATO. Negli ultimi mesi, i media occidentali si sono concentrati sulla droga nel tentativo di infangare ancora la reputazione di Damasco, basandosi[26] sulle dichiarazioni di think tank neoconservatori[27], secondo cui il governo siriano sarebbe il principale produttore. Si dice che Captagon sia consumato in tutto il mondo arabo, dalle élite ricche ai lavoratori poveri che fanno affidamento sui suoi effetti stimolanti. Oggi, la diffusione di questa droga alimenta la lobby anti-siriana. Sottolineando l'importanza della questione Captagon, Alzayat esortò i suoi a essere persuasivi con i membri conservatori del Congresso, spiegando che alcuni rappresentanti repubblicani nonostante siano anti-interventisti sostengono la linea dura contro la droga e dunque appoggerebbero l’H.R.4681 o l’“Illicit Captagon Trafficking Suppression Act of 2023” e altri progetti di legge anti-Siria, a condizione che siano presentati come parte di un pacchetto di misure. E infatti i facilitatori del seminario esortarono i membri della SAC a collegare le sanzioni contro la Siria con la possibile minaccia di un flusso di Captagon verso gli Stati Uniti attraverso il confine meridionale con il Messico.

Lavorare con gli Stati Uniti difendendo i Siriani: uno studio contraddittorio

Nel 1949, appena tre anni dopo l'indipendenza e la partenza degli ultimi soldati francesi, la giovane democrazia siriana fu oggetto di un colpo di stato ordito dal nuovo egemone mondiale. A quel tempo, gli interessi degli Stati Uniti sarebbero stati minacciati poiché il primo presidente post-coloniale della Siria, Shukri al-Quouwatli, aveva rifiutato di approvare il passaggio di un oleodotto attraverso la Siria. Al-Quouwatli fu rapidamente estromesso dal potere [28] in quella che è stata descritta come "una delle prime azioni segrete portate avanti dalla CIA". L’ingerenza degli Stati Uniti proseguì fino alla sporca guerra del 2011 e soprattutto dal 2012 al 2016, con al-Qaeda e Daesh scatenati su metà della Siria. Mentre assediavano Aleppo, l’allora consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan inviò un’e-mail di due righe al segretario di Stato Hillary Clinton, in cui affermava quanto segue: “AQ [al-Qaeda] è dalla nostra parte in Siria. Per il resto le cose sono andate come previsto”. Durante la più costosa campagna di azioni segrete della CIA, [29] al-Qaeda, Daesh e altri erano effettivamente dalla loro parte quando gli Stati Uniti inondarono la Siria di armi. A oggi non si sa quanti miliardi di dollari siano stati spesi per armare i cosiddetti “ribelli moderati”|30] e quanti siano arrivati ​​alla destinazione prevista[31]. In seguito all’attacco di Daesh contro un autobus di soldati dell’esercito siriano a Deir Ezzor l’11 agosto [27 soldati morti e diversi feriti], il Ministero degli Affari Esteri siriano accusò ufficialmente l’esercito americano di aver facilitato l’imboscata [32]. Con il moltiplicarsi degli attacchi aerei e terroristici israeliani, le tensioni sono giunte al culmine tra la Siria e i suoi alleati da un lato e le forze di occupazione filoamericane dall’altro. Pertanto, quando si legge la dichiarazione di intenti della SAC, di "rafforzare l'azione della comunità siro-americana in modo che possa organizzare e sostenere una Siria libera, democratica, laica e pluralistica grazie al sostegno americano", vengono in mente tre domande: Può un'organizzazione affermare in modo credibile di parlare a nome dei Siriani quando dipende interamente dal sostegno dei miliardari americani e del governo degli Stati Uniti? Perché sembra così ansiosa di sacrificare vite siriane facendo scoppiare le tensioni latenti all’interno del Paese? Come si possono servire gli interessi degli Stati Uniti incoraggiando i jihadisti mentre si tenta di entrare in conflitto con i potenti alleati della Siria quali Russia e Iran? Avrei voluto porre queste domande direttamente ai lobbisti della SAC, ma per qualche motivo non erano interessati a tale discussione.

Note dell'autore:

[1] ][Treasury Issues Syria General License 23 To Aid In Earthquake Disaster Relief Efforts]

[2][ H.R.3202 – Assad Regime Anti-Normalization Act of 2023]

[3] La revoca delle sanzioni alla Siria non aiuterà le vittime del terremoto]

[4] Organizzazioni terroristiche straniere – Hay’at Tahrir al-Sham -HTS

[5] [72 ore dopo: storia interattiva sulle operazioni di salvataggio in Siria]

[6] [Efficacia delle eccezioni umanitarie alle sanzioni: lezioni dal terremoto in Siria, 11 luglio 2023]

[7] Progetto Onwards

[8] [‘Non trattiamo le crisi umanitarie allo stesso modo’: donare alle vittime del terremoto in Siria è una sfida, nonostante l’allentamento delle sanzioni statunitensi]

[9][Ciao Elon.. per favore sblocca i numeri di telefono siriani necessari per avviare un account Twitter].

[10][A porte chiuse: rivelate le attività di lobbying dell’opposizione siriana al Congresso degli Stati Uniti]

Video: Interventi su questo stesso argomento concordati dall'autore di Syriana Analysis, una catena indipendente di commenti politici diretta da Kevork Almassian.

[11] La Coalizione americana per la Siria chiede all'amministrazione Biden di porre fine alla licenza generale sulla Siria 23]

[12][Assad in Siria sfrutta il terremoto per spingere per la riduzione delle sanzioni]

[13][Dalla Siria con affetto, senatore McCain]

[14] La lobby della guerra in Siria che ha ospitato campagne di sostenitori del genocidio per censurare i libri che ne esponevano le operazioni]

[15][Immiseriti, umiliati, ma resilienti: come i Siriani sopravvivono all’assedio economico americano]

[16] [I briefing sottolineano il peggioramento della situazione della Siria nel Consiglio di sicurezza e necessitano di un piano di risposta umanitaria interamente finanziato e di un'estensione di 12 mesi del meccanismo di aiuto transfrontaliero]

[17][ HR 3202: Analisi degli sforzi legislativi per bloccare l'impegno arabo con la Siria]

[18][ Joe Biden, Emgage e l'imbavagliamento dell'America musulmana]

[19][Vi presentiamo Emgage, i musulmani filo-israeliani che sostengono Joe Biden]

[20][Come il gruppo musulmano Emgage serve l'impero americano]

[21][ Focus su obiettivi chiari per contenere l’Iran in Iraq e Siria]

[22][La Turchia sta prosciugando il nord della Siria]

[23][Il doppio standard ISIS della Turchia]

[24][La fame in Siria raggiunge il livello più alto degli ultimi 12 anni, il capo del WFP chiede un'azione urgente]

[25] [Stati Uniti Assistenza estera per Paese –Siria-]

[26][La guerra al Captagon è fondamentale per il ritorno della Siria nella Lega Araba]

[27] [Rapporto “indipendente” che sostiene che il genocidio degli Uiguri è stato portato a voi da una finta università, e gli ideologi neoconservatori fanno pressioni per “punire” la Cina]

[28 ][Gli Stati Uniti sono intervenuti in Siria nel 1949. Ecco cosa è successo]

[29] Dietro la morte improvvisa di un agente segreto della C.I.A. da 1 miliardo di dollari Guerra in Siria]

[30][Samantha Power: l'addestramento dei ribelli siriani aiuterà anche nella lotta contro Assad]

[31] Le armi statunitensi fornite ai ribelli siriani sono finite nelle mani dello Stato islamico: rapporto}

[32] [Ministero degli Esteri: il crimine di occupazione statunitense prendendo di mira un autobus militare a Deir Ezzor rientra nel quadro della sua escalation contro la sovranità della Siria]

Copyright © Hekmat Aboukhater, The Grey Zone, 21/08/2023

mercoledì 19 luglio 2023

La Siria respinge come ipocrita il progetto di risoluzione NU “Situazione dei diritti umani in Siria” e chiede piuttosto la fine delle illegali sanzioni


Pubblichiamo questo testo relativo al tema sanzioni che ci sta particolarmente a cuore, nell'ambito degli interrogativi su ciò che si sta muovendo nell'area siriana, ad opera di soggetti avversari, che desta inquietudine sul destino del caro Paese martoriato.

Questa notte, alle 00,25 del 19 luglio, Israele ha effettuato un attacco missilistico a partire dal Golan occupato, colpendo alcune zone della capitale Damasco.

Il sito The Cradle riporta la notizia che gli USA dispiegheranno 2.500 soldati in Siria e che il Pentagono ha inviato ulteriori aerei da combattimento nel Golfo Persico; in particolare sono giunti altri sistemi HIMARS nel giacimento petrolifero occupato nel governatorato siriano di Deir Ezzor e nel nord-est della Siria.

Da fonte israeliana: si parla di intenzione americana di attuare un attacco al corridoio Tehran-Beirut.

Il governo siriano ha espresso il proprio disappunto per la visita effettuata da rappresentanti del governo francese in zone occupate dalle milizie 'ribelli' nel governatorato di Idlib, e per il documentario della BBC realizzato intervistando miliziani membri di Hayat Tahrir Al Sham (HTS) in Idlib , con lo scopo presunto di facilitare un nuovo pacchetto di sanzioni contro la Siria.

Il tutto nel contesto delle SANZIONI che continuano a colpire il popolo siriano impedendo la ripresa della vita economica e sociale e causando la più grande crisi umanitaria mai registrata all'inizio della guerra. Si aggiunge, con l'attuale calura, il criminale taglio dell'acqua potabile agli abitanti della provincia di Hassakè da parte dei miliziani turchi e dei separatisti...  

Lo documenta il rapporto stilato dall'Assemblea del Popolo Siriano pubblicato sul sito ufficiale SANA e tradotto da Marinella Correggia.

L'Assemblea del popolo: il rapporto del Parlamento Europeo sull'impatto delle misure coercitive sulla Siria è una deformazione della realtà e dei fatti

Damasco -Sana/ L'Assemblea del popolo siriano ha dichiarato che l'approccio del Parlamento europeo alla situazione in Siria continua purtroppo a essere lontano da una posizione neutrale e indipendente dalle posizioni di alcuni governi europei. È emerso chiaramente nel rapporto pubblicato lo scorso giugno circa l'impatto delle misure coercitive sulla situazione umanitaria in Siria.

In una sua dichiarazione in risposta al rapporto europeo, l'Assemblea del popolo ha spiegato che il suddetto rapporto contiene informazioni inesatte e distorce la realtà e i fatti in modo da giustificare le politiche di alcuni governi occidentali. Politiche che sono dannose per gli interessi del popolo siriano.  In particolare l'imposizione di misure coercitive ha effetti disastrosi su vari settori vitali in Siria, come l'istruzione, la salute, l'acqua e i trasporti. Si tratta inoltre di misure che violano il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.

L'Assemblea ha sottolineato che le cosiddette "esenzioni ed eccezioni a queste misure coercitive per scopi umanitari", a cui fa riferimento il rapporto, sono solo sulla carta e non hanno avuto alcun effetto sul campo. Anche le cosiddette eccezioni umanitarie per un periodo di sei mesi, concesse dopo il terremoto, non sono state attuate e non c'è stata alcuna possibilità di beneficiarne, nemmeno da parte delle organizzazioni umanitarie che operano in Siria nonché dei paesi che desiderano aiutare a rispondere alle ripercussioni del terremoto.

L'Assemblea ha invitato il Parlamento europeo ad adottare un nuovo approccio in linea con il diritto internazionale e con considerazioni davvero umanitarie, abbandonando finalmente l'approccio dei governi di alcuni paesi europei. Il Parlamento europeo dovrebbe fare pressione sull'Unione Europea affinché revochi immediatamente e senza condizioni politiche ogni forma di misura coercitiva imposta al popolo siriano, in particolare quelle che colpiscono direttamente il settore energetico, il finanziamento della fornitura di prodotti di base, i settori della sanità, dell'istruzione e dei trasporti, nonché i settori produttivi che offrono opportunità di lavoro alla popolazione della Siria.

L'Assemblea ha sottolineato la necessità di esercitare pressioni sull'Unione Europea affinché sostenga gli sforzi per attuare progetti di recupero e ricostruzione in Siria, data l'importanza di questi interventi per garantire la sostenibilità degli aiuti umanitari e dei soccorsi forniti ai siriani.

L'Assemblea ha ritenuto inaccettabile che il Parlamento Europeo abbia ignorato i numerosi rapporti secondo cui alcuni aiuti europei sarebbero andati a gruppi armati classificati come "terroristi" dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

L'Assemblea ha affermato che se il Parlamento Europeo vuole essere obiettivo e imparziale nel suo approccio umanitario, deve adottare una posizione chiara che condanni e respinga il furto di risorse energetiche e agricole da parte delle forze di occupazione statunitensi presenti illegalmente sul territorio siriano.

Ha ricordato che il Parlamento Europeo ha la responsabilità di fare pressione sull'Unione Europea affinché smetta di manipolare la questione umanitaria utilizzandola come strumento per raggiungere gli obiettivi politici di alcuni paesi membri, sottolineando che la continuazione dell'embargo economico imposto al popolo siriano è un crimine di punizione collettiva vietato a livello internazionale, un crimine i cui responsabili vanno perseguiti e puniti.

https://sana.sy/fr/?p=302440

lunedì 12 giugno 2023

Stop al micidiale embargo in Siria! Lo ripetiamo ancora, di fronte alle decisioni internazionali sulla Siria

Adnan Azzam, presidente del Movimento Internazionale per la Sovranità dei Popoli, ha effettuato una lunga visita in Siria con una dozzina di membri del movimento. Hanno osservato quanto la popolazione soffra per la carenza di cibo, elettricità, riscaldamento, bisogni primari... a causa dello strangolante embargo imposto da USA e UE. L'80% dei siriani vive al di sotto della soglia di povertà. Questo è un crimine contro l'umanità. Chiedono la fine immediata di tutto questo.


Siamo appena tornati da un viaggio di studio in Siria, invitati da Adnan Azzam, scrittore e presidente del Movimento Internazionale per la Sovranità dei Popoli.

Siamo andati a Damasco, Aleppo, Soueïda e abbiamo potuto vedere le disastrose conseguenze dell'embargo imposto alla Repubblica Araba Siriana da Stati Uniti e Unione Europea. Proseguire la guerra sul piano economico è destinato al fallimento, perché il popolo siriano, lungi dall'essere rassegnato, rimarrà fedele alle proprie tradizioni, alla propria cultura e alla propria libertà.

Ma le condizioni di vita del popolo siriano, a causa degli effetti devastanti dell'embargo e delle conseguenze del recente terremoto nel nord di questo Paese, si fanno sempre più difficili. Neonati e bambini sono le prime vittime delle sanzioni economiche. 

Mancanza di medicinali, cibo, beni di prima necessità, elettricità, riscaldamento, questa è la sorte quotidiana del popolo siriano. Abbiamo visto che ad Aleppo le condizioni di vita degli abitanti sono molto difficili. Il recente terremoto ha solo peggiorato la situazione. 

– Abbiamo il diritto di permettere che questa situazione intollerabile continui senza batter ciglio? 

– Abbiamo il diritto di distogliere lo sguardo senza fare domande? 

– Abbiamo il diritto di non pronunciarci contro questa persecuzione che dura da più di 10 anni? 

– Abbiamo il diritto di non chiedere ai nostri leader di porre fine a queste morti inutili? 

Se ufficialmente le sanzioni americane ed europee non riguardano gli aiuti umanitari, le loro conseguenze sono comunque drammatiche, perché nessuna banca o azienda osa esportare attrezzature per ospedali o medicinali in Siria per paura di sanzioni da parte degli Stati Uniti. Praticano l'extraterritorialità legale, che penalizza pesantemente tutti i rapporti con gli stati sotto embargo. Infine, questa situazione comporta anche il rischio – noto e calcolato dai promotori dell'embargo – di creare alla fine disordini civili più o meno gravi.

L'80% dei siriani vive al di sotto della soglia di povertà. I prezzi del cibo sono aumentati del 133%. Quello che sta accadendo sul suolo siriano è un crimine contro l'umanità.

Questo intollerabile disprezzo per la vita umana deve cessare immediatamente. La Francia, patria dei diritti umani, deve manifestare la sua vocazione e affermare i suoi valori umanisti. 

Chiediamo solennemente la fine immediata dell'embargo che affama il popolo siriano. Le morti e le sofferenze inutili di neonati e bambini devono cessare IMMEDIATAMENTE e IMPERATIVAMENTE.

 https://www.mondialisation.ca/stop-a-lembargo-mortel-en-syrie/5677658