Chi
è Padre Abdo Badwi?
Introduzione e intervista a cura di Claude Zerez.
Grande
conoscitore dell'arte Cristiana Orientale, Padre Abdo Badwi, nato in
Libano nel 1948, è prima di tutto frate dell'ordine maronita
libanese e sacerdote della sua congregazione.
Nel
1975, anno di transizione per il Libano, Padre Badwi fonda il
dipartimento di Arte Sacra dell'Università di Santo Spirito a
Kaslik, a motivo delle trasformazioni che colpiscono le università
che creano nuove discipline, per far fronte all'isolamento che impone
la guerra civile. Da allora egli "frequenta la bellezza" e
vi giunge tramite la prima fonte del bello, l'Altissimo che glie ne
fa Grazia e Dono.
Padre
Abdo trascorre le sue giornate tra l'insegnamento, il restauro di
reperti antichi e la creazione di nuovi lavori. A lui dobbiamo così
la realizzazione di molte opere, tra cui la creazione di icone,
affreschi, vetrate, mosaici, oggetti di ceramica e indumenti
liturgici in broccato. Quasi nessuna tecnica dell'arte sacra ha
segreti per lui. Molti Paesi hanno beneficiato dei suoi talenti.
Inoltre, spesso è consulente importante dei congressi di arte sacra
orientale. Prossimamente sarà presente a un congresso previsto a
Doha in Qatar, sul tema: "Le tracce cristiane in Qatar".
D:
In Occidente l'icona è spesso considerata un' opera d'arte ma in
Oriente è piuttosto un'opera di adorazione, di preghiera e anche una
raffigurazione del dogma. Perché questa differenza?
R:
L' immagine divina che noi portiamo, in tutta la sua bellezza, e che
abbiamo deturpato e sfigurato col peccato, è stata restaurata e
ristabilita, in noi, attraverso l'Incarnazione del Figlio di Dio.
Questa
immagine, noi l'abbiamo deviata dalla sua finalità primaria: la
costante ricerca della gloria di Dio e il superamento del mondo
sensibile, con un'ascesi spirituale, per tendere verso il mondo
precedente al peccato, al di fuori dei limiti dello spazio e del
tempo; mondo della trasfigurazione delle creature rinnovate
dall'Incarnazione di Cristo, che con la sua passione e con la sua
morte ci ha riscattato per poi resuscitare.
Questo
mondo dello Spirito, invisibile ai nostri occhi, resi ciechi
dall'appagamento dei nostri interessi immediati, resta percepibile ai cuori che l'Amore divino infiamma e arricchisce; mondo
propizio alla contemplazione che l'icona favorisce, oltre lo spazio e
il tempo, per condurci verso la trasfigurazione. E' da una tecnica
delle linee e dei colori, sempre fedele nella sua ispirazione sia
all'antico che al moderno, che l'armonia dell'icona ci innalza verso
il divino. Questo connubio tra la mente e lo spirito rinasce nella
nostra memoria e nel nostro cuore, ogni volta che guardiamo e
contempliamo l'icona.
D:
Si sono avute nella storia diverse scuole iconografiche sul tipo
della scuola bizantina. Ma nel suo approccio e nel suo lavoro, lei
mette in risalto l'iconografia siriaca. Quali sono le
caratteristiche e l'origine di questa iconografia propria delle
chiese Siro-Mesopotamiche?
R:
Secondo la tradizione, la sua origine è la più antica.
Ne
abbiamo una testimonianza nella leggenda del Re di Edessa, Abgar II°
Oukomo, attraverso il suo dialogo con il Signore Gesù Cristo. Il Re
Abgar si ammala. Manda una delegazione portatrice di una lettera al
Signore nella quale Lo invita a venire alla sua casa per curarlo. In
risposta, il Signore invia due discepoli: Addai e Mari che sono
considerati i due fondatori della Chiesa siriaca e della sua
tradizione. Il Signore invia al Re Abgar II°, l'impronta del Suo
viso, che diventerà più tardi, il prototipo del Cristo pantocratore
diffuso nel mondo iconografico e nel cristianesimo. Questa sacra
immagine fu venerata a Edessa e poi a Costantinopoli; varie fonti
sostengono di possederla. Questa è l'origine "tradizionale"
dell'iconografia siriaca; tuttavia, la sua origine "storiografica"
è un po ' diversa.
L'arte
della Chiesa Siriaca, erede dell'arte della civiltà Accadica trae la
sua ispirazione da varie fonti:
1°
- una fonte "Orientale", che tende a paganizzarsi si
rivolge verso l'Asia. Ne troviamo degli esemplari pagani a Edessa
stessa. Ha, come caratteristiche, il viso quadrato o circolare, la
misura corta o media.
2°
- una fonte "Ellenistica", dove si mescolano la tradizione
orientale e la tradizione greca; la troviamo ad esempio a
Doura-Europos in Siria.
3°
- una fonte "Musulmana" non molto frequente. Si parla
allora di influenza dell'Islam; ricordiamo la rappresentazione del
Cristo-Adamo che si trova al museo di Hama, o i dipinti murali di
Mar Moussa el-Habachi e Qara in Siria; il Cristo assomiglia in questi
dipinti a un Califfo Abbaside o un Emiro Persiano o ancora Mongolo,
mentre gli apostoli sono raffigurati come paggi di corte. Questa
influenza si evince anche e soprattutto per la presenza di elementi
decorativi di composizione geometrica, che ricordano gli "Arabeschi".
R:
Il manoscritto di Rabboula datato intorno al VI° secolo fu scritto e
miniato nelle vicinanze della città di Antiochia. Esso ci presenta
attraverso le sue miniature ai margini o sull' intera pagina,
l'iconografia dell'anno liturgico Siro-Occidentale nel suo stato
embrionale. Nel 1747 viene scoperto nella biblioteca dei Medici di
Firenze. Questo scritto, che è il più antico che si conosca,
rappresenta il periodo di transizione tra l'arte paleocristiana e
l'arte iconografica. È un elemento di base dell'iconografia
cristiana. Le sue caratteristiche sono:
·
La popolarità e la semplicità.
·
È lontano dalla ieraticità bizantina e dall'ingenuità dell'arte
primitiva.
·
I colori sono brillanti.
·
La grafica è ben studiata.
·
La composizione è monumentale, malgrado la sua esecuzione in
miniatura.
·
Il disegno viene eseguito da destra a sinistra come la scrittura
siriaca...
D:
E le icone siriache che lei ha creato?
R:
Queste icone sono finalizzate a svolgere un ruolo unificante nel
nostro patrimonio oggi disperso; esse hanno riferimenti differenti e
il loro stile dà loro l'aspetto di una scuola nuova e antica
contemporaneamente. Questa scuola presenta il nostro patrimonio
all'epoca contemporanea con il suo stile e le sue tecniche, le sue
radici popolari e il suo simbolismo profondo, senza mai cadere
nell'arte banale e ben lontano dall'arte naif. In una parola,
l'arte delle icone siriache costituisce un' arte che è patrimonio
pienamente antiocheno, di origine siriaca e di ispirazione orientale.
Che
il nostro sguardo su queste icone sia una lettura meditativa, che ci
immerga nella preghiera e ci faccia entrare nel mondo infinito del
Vangelo con le sue prospettive spirituali e il suo aspetto
escatologico.