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sabato 14 gennaio 2017

I Cristiani d' Oriente: Affreschi e Icone.


Chi è Padre Abdo Badwi?
Introduzione e intervista a cura di Claude Zerez.
Grande conoscitore dell'arte Cristiana Orientale, Padre Abdo Badwi, nato in Libano nel 1948, è prima di tutto frate dell'ordine maronita libanese e sacerdote della sua congregazione.
Nel 1975, anno di transizione per il Libano, Padre Badwi fonda il dipartimento di Arte Sacra dell'Università di Santo Spirito a Kaslik, a motivo delle trasformazioni che colpiscono le università che creano nuove discipline, per far fronte all'isolamento che impone la guerra civile. Da allora egli "frequenta la bellezza" e vi giunge tramite la prima fonte del bello, l'Altissimo che glie ne fa Grazia e Dono.
Padre Abdo trascorre le sue giornate tra l'insegnamento, il restauro di reperti antichi e la creazione di nuovi lavori. A lui dobbiamo così la realizzazione di molte opere, tra cui la creazione di icone, affreschi, vetrate, mosaici, oggetti di ceramica e indumenti liturgici in broccato. Quasi nessuna tecnica dell'arte sacra ha segreti per lui. Molti Paesi hanno beneficiato dei suoi talenti. Inoltre, spesso è consulente importante dei congressi di arte sacra orientale. Prossimamente sarà presente a un congresso previsto a Doha in Qatar, sul tema: "Le tracce cristiane in Qatar".
Ma adesso lasciamo parlare Padre Abdo Badwi che ha accettato di rispondere alle nostre domande.
D: In Occidente l'icona è spesso considerata un' opera d'arte ma in Oriente è piuttosto un'opera di adorazione, di preghiera e anche una raffigurazione del dogma. Perché questa differenza?
R: L' immagine divina che noi portiamo, in tutta la sua bellezza, e che abbiamo deturpato e sfigurato col peccato, è stata restaurata e ristabilita, in noi, attraverso l'Incarnazione del Figlio di Dio.
Questa immagine, noi l'abbiamo deviata dalla sua finalità primaria: la costante ricerca della gloria di Dio e il superamento del mondo sensibile, con un'ascesi spirituale, per tendere verso il mondo precedente al peccato, al di fuori dei limiti dello spazio e del tempo; mondo della trasfigurazione delle creature rinnovate dall'Incarnazione di Cristo, che con la sua passione e con la sua morte ci ha riscattato per poi resuscitare.
Questo mondo dello Spirito, invisibile ai nostri occhi, resi ciechi dall'appagamento dei nostri interessi immediati, resta percepibile ai cuori che l'Amore divino infiamma e arricchisce; mondo propizio alla contemplazione che l'icona favorisce, oltre lo spazio e il tempo, per condurci verso la trasfigurazione. E' da una tecnica delle linee e dei colori, sempre fedele nella sua ispirazione sia all'antico che al moderno, che l'armonia dell'icona ci innalza verso il divino. Questo connubio tra la mente e lo spirito rinasce nella nostra memoria e nel nostro cuore, ogni volta che guardiamo e contempliamo l'icona.
D: Si sono avute nella storia diverse scuole iconografiche sul tipo della scuola bizantina. Ma nel suo approccio e nel suo lavoro, lei mette in risalto l'iconografia siriaca. Quali sono le caratteristiche e l'origine di questa iconografia propria delle chiese Siro-Mesopotamiche?
R: Secondo la tradizione, la sua origine è la più antica.
Ne abbiamo una testimonianza nella leggenda del Re di Edessa, Abgar II° Oukomo, attraverso il suo dialogo con il Signore Gesù Cristo. Il Re Abgar si ammala. Manda una delegazione portatrice di una lettera al Signore nella quale Lo invita a venire alla sua casa per curarlo. In risposta, il Signore invia due discepoli: Addai e Mari che sono considerati i due fondatori della Chiesa siriaca e della sua tradizione. Il Signore invia al Re Abgar II°, l'impronta del Suo viso, che diventerà più tardi, il prototipo del Cristo pantocratore diffuso nel mondo iconografico e nel cristianesimo. Questa sacra immagine fu venerata a Edessa e poi a Costantinopoli; varie fonti sostengono di possederla. Questa è l'origine "tradizionale" dell'iconografia siriaca; tuttavia, la sua origine "storiografica" è un po ' diversa.
L'arte della Chiesa Siriaca, erede dell'arte della civiltà Accadica trae la sua ispirazione da varie fonti:
1° - una fonte "Orientale", che tende a paganizzarsi si rivolge verso l'Asia. Ne troviamo degli esemplari pagani a Edessa stessa. Ha, come caratteristiche, il viso quadrato o circolare, la misura corta o media.
2° - una fonte "Ellenistica", dove si mescolano la tradizione orientale e la tradizione greca; la troviamo ad esempio a Doura-Europos in Siria.
3° - una fonte "Musulmana" non molto frequente. Si parla allora di influenza dell'Islam; ricordiamo la rappresentazione del Cristo-Adamo che si trova al museo di Hama, o i dipinti murali di Mar Moussa el-Habachi e Qara in Siria; il Cristo assomiglia in questi dipinti a un Califfo Abbaside o un Emiro Persiano o ancora Mongolo, mentre gli apostoli sono raffigurati come paggi di corte. Questa influenza si evince anche e soprattutto per la presenza di elementi decorativi di composizione geometrica, che ricordano gli "Arabeschi".

D: Il mondo siriaco si riferisce spesso al Vangelo di Rabboula. Lei che ne pensa?
R: Il manoscritto di Rabboula datato intorno al VI° secolo fu scritto e miniato nelle vicinanze della città di Antiochia. Esso ci presenta attraverso le sue miniature ai margini o sull' intera pagina, l'iconografia dell'anno liturgico Siro-Occidentale nel suo stato embrionale. Nel 1747 viene scoperto nella biblioteca dei Medici di Firenze. Questo scritto, che è il più antico che si conosca, rappresenta il periodo di transizione tra l'arte paleocristiana e l'arte iconografica. È un elemento di base dell'iconografia cristiana. Le sue caratteristiche sono:
· La popolarità e la semplicità.
· È lontano dalla ieraticità bizantina e dall'ingenuità dell'arte primitiva.
· I colori sono brillanti.
· La grafica è ben studiata.
· La composizione è monumentale, malgrado la sua esecuzione in miniatura.
· Il disegno viene eseguito da destra a sinistra come la scrittura siriaca...
D: E le icone siriache che lei ha creato?
R: Queste icone sono finalizzate a svolgere un ruolo unificante nel nostro patrimonio oggi disperso; esse hanno riferimenti differenti e il loro stile dà loro l'aspetto di una scuola nuova e antica contemporaneamente. Questa scuola presenta il nostro patrimonio all'epoca contemporanea con il suo stile e le sue tecniche, le sue radici popolari e il suo simbolismo profondo, senza mai cadere nell'arte banale e ben lontano dall'arte naif. In una parola, l'arte delle icone siriache costituisce un' arte che è patrimonio pienamente antiocheno, di origine siriaca e di ispirazione orientale.
Che il nostro sguardo su queste icone sia una lettura meditativa, che ci immerga nella preghiera e ci faccia entrare nel mondo infinito del Vangelo con le sue prospettive spirituali e il suo aspetto escatologico.