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giovedì 10 febbraio 2022

Da Aleppo: “riaccendere la speranza” dei siriani


 Fuori dalla parrocchia latina di “San Francesco”, i ruderi degli edifici distrutti da dieci anni di guerra in Siria, resistono immutati, ricordandoci che Aleppo è ancora una città ferita. Anche se i riflettori del mondo non sono più puntati sulla crisi siriana, il popolo di Aleppo continua la sua battaglia quotidiana, per ricostruire le proprie case, famiglie e cuori. I frati francescani della Custodia di Terra Santa, che servono la parrocchia latina di Aleppo, conoscono tutte le sofferenze più cieche e le gioie più insperate. “ Mai come in questi anni ho sentito la disperazione della gente”, dice il parroco p. Ibrahim Alsabagh,che è ad Aleppo da oltre sette anni, insieme ad altri tre frati. “Ricordo che per ogni persona morta a causa dei missili, caduti tra il 2014 e il 2016, ho dovuto lavorare in ogni modo possibile, per almeno tre settimane, per riportare la speranza nel cuore di chi è rimasto indietro. Fino ad oggi, mai in vita mia avevo sentito dire così tanti anziani: “Lasciami morire” o “Non voglio più vivere”. Ho sentito molte persone maledire il giorno in cui sono nate, come Giobbe. Anche oggi la nostra difficoltà, o meglio, la nostra sfida, è riaccendere la speranza».

Prima della crisi siriana, la parrocchia latina di Aleppo contava 1.800 famiglie ma, a seguito dell'emigrazione di circa due terzi delle famiglie, oggi i fedeli sono circa 3.000 (608 famiglie). “Purtroppo la situazione delle persone è peggiorata e, secondo le nostre statistiche, il 92% vive al di sotto della soglia di povertà”,  continua p . Ibrahim. “Le ragioni di questa precaria situazione economica sono molteplici: la divisione del Paese, lo sfruttamento frenetico delle sue risorse sotterranee di gas e petrolio, la crisi senza fine che va avanti da più di dieci anni, la distruzione degli impianti industriali di Aleppo, la corruzione, il Covid, la crisi libanese. Tutti questi fattori contribuiscono a rendere disumane le condizioni di vita delle persone”. 

Ad Aleppo, dove gli inverni sono molto freddi, non  c'è gasolio per il riscaldamento né gas per cucinare, mentre il pane si compra solo in piccole quantità e dopo aver fatto la fila per ore. Negli ultimi due mesi, a causa del freddo e dell'impossibilità di riscaldarsi, è morto il 60% degli anziani, ai quali i frati hanno fatto la comunione nelle loro case. 

Nell'impossibilità di avere qualsiasi assicurazione sanitaria e, mentre gli ospedali restano semidistrutti e senza medicinali, il Covid continua a contagiare e uccidere molte persone “Chi vuole salvarsi va nelle cliniche private, ma conosciamo esempi di persone che, per pagare una permanenza di pochi giorni in terapia intensiva, hanno dovuto vendere la propria casa, alla metà del prezzo reale”, continua il parroco di Aleppo.

Sostegno spirituale e materiale

In questa situazione di sofferenza, la parrocchia di San Francesco cerca di offrire ogni giorno un sostegno spirituale che si concretizza nella Parola, nei sacramenti e nell'accompagnamento comunitario e  personale dei fedeli. “Da quando sono arrivato, ho visto che per sostenere i fedeli che stanno vivendo questo momento di prova, è necessario prima di tutto dare loro la Parola in abbondanza”. dice p. Ibrahim. «Per quattro anni abbiamo dato il catechismo agli adulti e poi abbiamo proseguito con la dottrina sociale della Chiesa. Mai, come in questi anni abbiamo lavorato sulla qualità del catechismo per i bambini.”. 

Ogni settimana, le sei messe domenicali ei servizi pastorali si rivolgono a più di duemila persone, seguite da 11 dipendenti e 104 volontari. Accanto al supporto spirituale, anche il supporto materiale è molto forte. Nel 2021 sono stati 42 i progetti attivi di cui 25 per tutti i cristiani di riti diversi,  in “sofisticato coordinamento” con le loro Chiese per coltivare la comunione ed evitare di realizzare iniziative parallele. Si tratta di progetti di prima necessità: sostegno economico alle famiglie, distribuzione di pacchi alimentari, finanziamento di spese e operazioni mediche, adozioni a distanza di bambini, consulenza legale e copertura delle spese legali.

“Un progetto di grande attualità in questo momento si chiama  Cinque pani e due pesci e garantisce un pasto caldo a 1.000 persone al giorno. Si rivolge anche ai nostri fratelli musulmani che hanno bisogno. Stiamo anche cercando di aiutare i giovani che vogliono sposarsi, con il progetto  Regalo di nozze , con il quale possono pagare l'affitto per un anno o acquistare i mobili per la loro casa”, continua p. Ibrahim. 

Fondamentali anche le iniziative a sostegno dell'istruzione  , con attività di doposcuola per 90 alunni e borse di studio per studenti universitari. 

Secondo le statistiche dei francescani, 25.568 persone si recano ogni mese nei vari centri di aiuto e soccorso della parrocchia, sostenuti anche dalla Ong Pro Terra Sancta .

Al lavoro sulla ricostruzione

Tra i progetti di ricostruzione rientrano quelli volti a coprire le spese di riparazione delle abitazioni danneggiate (dal 2016 sono state riparate circa 1.700 abitazioni), il microcredito per giovani e disoccupati e iniziative di sostegno a parrocchie e sacerdoti in difficoltà.

“L'emorragia di emigrazione che ha colpito la nostra comunità (sono emigrati i due terzi delle famiglie più ricche) è quasi cessata negli ultimi due anni”, spiega il parroco della chiesa di San Francesco. “ Invitiamo coloro che sono partiti e coloro che si preparano a partire a non trascurare la loro fede mentre sono lontani, a prendere parte alla vita della Chiesa locale, a non dimenticare i loro genitori e parenti che sono ancora bisognosi. "

Nonostante le difficoltà, p . Ibrahim ha anche storie di speranza da raccontare : “Tanti anni fa, dopo un incontro con giovani studenti universitari che avevo incoraggiato a sognare e a progettare il loro matrimonio in futuro, un giovane di ventuno anni mi disse di avere una ragazza di diciotto anni. ed era pronto a sposarla il prima possibile. Questo mi ha dato una grande consolazione e mi ha anche fatto sorridere, perché mi ha fatto pensare che, dopo tutti i bombardamenti di quel periodo, c'era ancora delle persone normali". Dopo un accompagnamento di alcuni anni, i due giovani si sono sposati e la loro bambina è stata accolta in chiesa molto recentemente, durante la festa della Presentazione di Gesù al Tempio. 

“Di recente, scherzando con alcuni nostri parrocchiani, ho detto che  siamo una parrocchia piena di sofferenza e di “tragedia”, ma allo stesso tempo “piena di grazia”  perché il Signore non ci ha mai abbandonato”, dice il parroco di Aleppo. “La nostra sofferenza, quella di oltre dieci anni di crisi, non è ancora finita. Le nuvole nere sono ancora presenti sul nostro Paese. Siamo una nazione sulla carta, una delle tante, nelle mani di “grandi attori globali” che stanno conducendo la “terza guerra mondiale a pezzi” (Citazione Papa Francesco). Con la fede e la speranza che Egli dona alle sue pecore, si eleva la mia preghiera perché Egli possa inviare frati che amano il gregge e non hanno paura di donarsi totalmente al servizio delle persone”.

Beatrice Guarrera


https://www.custodia.org/it/news/la-sfida-dei-francescani-di-aleppo-ravvivare-la-speranza-dei-siriani

domenica 21 febbraio 2021

"Non di solo pane vive l'uomo": nella Damasco martoriata da 10 anni di guerra la scommessa dei Francescani

 

I francescani  hanno creato e aperto al pubblico una biblioteca intitolata a san Francesco nel quartiere di Bab Touma di Damasco: il  racconto di padre Bahjat Elias Karakach

sabato 24 ottobre 2020

Idlib: 'La presenza dei Francescani che restano qui è un segno di speranza'

Due frati francescani, gli unici religiosi cristiani rimasti a Idlib, in Siria, hanno rivelato i dettagli della loro vita in uno degli ultimi baluardi della dominazione jihadista nel paese, compresa la minaccia quotidiana di essere uccisi, torturati o attaccati.

Parlando a Aid to the Church in Need (ACN), Padre Firas Lutfi, Custode della Provincia di San Paolo per i francescani di Siria, Libano e Giordania, ha detto che i frati hanno deciso di restare per aiutare i cristiani che soffrono di persecuzioni estreme.

Padre Lutfi racconta: "La loro sofferenza è iniziata una decina di anni fa. Quando la guerra in Siria ha iniziato a imperversare in diverse aree del Paese, gruppi militanti hanno preso il controllo di quella regione e l'hanno proclamata 'Stato Islamico'. "Confiscarono le proprietà dei Cristiani, costrinsero tutti i non musulmani a rispettare la Shari'a islamica , si presero il diritto di circolare liberamente nei loro villaggi, obbligarono le donne a indossare il velo. Hanno distrutto e impedito ogni apparente simbolo cristiano, come le croci sopra le chiese e i cimiteri". 

Padre Hanna Jallouf, 67 anni, e padre Luai Bsharat, 40 anni, servono 300 famiglie cristiane nei villaggi di Knayeh e Yacoubieh, nella provincia di Idlib, vicino al confine della Turchia con la Siria occidentale.

La regione è ancora controllata da gruppi jihadisti internazionali, tra cui una propaggine di Daesh.

Padre Lutfi racconta: "Questi estremisti hanno spesso perseguitato, attaccato, picchiato, torturato e persino ucciso alcuni dei nostri fratelli e sorelle.  In particolare, padre Francois Murad, decapitato nel 2013, e recentemente una maestra è stata violentata e violentemente uccisa a Yacoubieh.  I cristiani di queste regioni devono affrontare persecuzioni, paura, violenza, pericolo, morte, terrorismo e nascondere la loro fede e le loro opinioni".

Dice: "La presenza dei Francescani è un segno di speranza in mezzo alle tenebre e alla disperazione. Nonostante le difficoltà quotidiane e le miserie insopportabili, padre Luai Bsharat e padre Hanna Jallouf vi sono rimasti perché credono nel servire e nel cercare di proteggere i Cristiani rimasti, e credono che questa regione non debba essere abbandonata...". 

Padre Firas ha sottolineato che i frati e le famiglie cristiane ritengono che la loro presenza nella zona sia di fondamentale importanza: "Sia i laici che i frati lì credono fortemente di contribuire, con la loro presenza, a rafforzare la Chiesa affinché [la Chiesa] possa continuare a vivere attraverso il suo popolo durante queste atrocità".

https://acnuk.org/news/syria-a-sign-of-hope-amid-the-darkness-and-despair/

traduzione : OraproSiria


Notizie sulla cittadina Yacoubieh (Al-Yaqoubia ) tratte da 'Syria Tourism'

Il villaggio di Al-Yaqoubia è un dono del Creatore... ed era una testimonianza della tolleranza religiosa in Siria.

Al-Yaqoubia è un villaggio siriano nella campagna del governo di Idlib, situato nella Siria nord-occidentale, a 140 km dalla città di Aleppo e a 385 km dalla capitale Damasco, situato a a 480 km da metri di altitudine.

L 'origine del villaggio è siriaca, e si chiamava Al-Ya' qubiyyah, in riferimento a Yaqoub El-Baradei, seguace di una dottrina cristiana giacobita.

I suoi abitanti parlano arabo e armeno, come quelli di alcuni villaggi e città circostanti Jisr Al-Shughur, Darkoush, Hammam Sheikh Isa, Al-Qunya e Ghassaniyeh.

Al-Yaqoubia è famosa per la diversità delle sue stagioni e per la varietà delle sue colture agricole, possiede molti alberi da frutto e alberi di differenti specie ed è famosa per la coltivazione di olivi dall'antichità fino ad oggi, così come per la coltura di mele, pesche, noci, mandorle e altro.

Al-Yaqoubia era la località preferita di molti turisti, che in gran parte provenivano da Aleppo per godersi lo splendore della natura e della bella atmosfera, la chiesa e il santuario armeno di Santa Anna visitato da pellegrini di tutte le confessioni e religioni. E da tutte le regioni della Siria.

lunedì 14 settembre 2020

il 'Monastero di Terra Santa' di Aleppo torna in possesso dei frati francescani

 

Cari figli e fratelli,

Oggi la nostra gioia è immensa per aver riavuto la 'Terra Santa di Aleppo', non solo perché è un monastero tra gli altri ma perché è caro ai generosi Aleppini, grandi e piccoli.

Questo luogo ha svolto un ruolo importante sin dalla fondazione come scuola secondaria. Molti medici, ingegneri, personalità dello Stato e della società civile si sono diplomati qui. Quando le scuole furono nazionalizzate, il 'Collegio di Terra Santa' si adoperò attivamente per rafforzare il ruolo della cristianità in Aleppo. Soprattutto, attraverso il Christian Educational Center e appoggiando le attività e gli eventi di tutte le confessioni cristiane in città.

Questo luogo è considerato ecumenico per eccellenza: non fa differenze tra una setta e l'altra. Qui tutti sono considerati fratelli e sorelle nel Signore. Dall'inizio dell'abominevole crisi che ha afflitto il nostro amato Paese, i Padri Francescani hanno accolto nella loro missione famiglie con disperato bisogno di un luogo ospitale che offrisse un po’ di stabilità e di speranza nella loro terra e la loro eredità culturale. Centinaia di figli di Aleppo accorrevano ogni giorno al monastero, che è diventato giorno dopo giorno un'oasi d’amore, di incontri e di pace.

Nel Franciscan Care Center sono nate diverse attività: arte, sport, musica e teatro, come supporto psicologico per tanti bambini e famiglie, con programmi qualificati per curare le tante ferite retaggio della guerra assurda che ha patito la città di Aleppo.

[QUI  nei dettagli il lavoro che si svolge nel Franciscan care center ]

Oggi, in coincidenza con la Festa della Vergine Maria, il 'Terra Santa' torna nelle braccia della Chiesa sotto la custodia dell'Ordine Francescano. Noi, figli di San Francesco, riceviamo dalla mano pura della nostra Vergine Madre questo dono tanto atteso, per completare la nostra missione di edificazione dell'essere umano schiacciato da guerra, epidemie e tribolazioni di ogni genere.

Chiediamo a Dio di estendere tutte le sue benedizioni a Sua Eccellenza il Presidente Bashar Hafez al-Assad, perché ci ha onorato ed è caro a tutti i nostri cuori.

[nell'incontro che ebbero con il presidente Bashar Assad il 23 dicembre 2019, i padri francescani chiesero di recuperare il terreno e la struttura della 'Terra Santa' che apparteneva all'Ordine ed egli promise il suo interessamento].

Con l'intercessione della Vergine Maria, di San Francesco, fondatore dell'ordine monastico, e di Sant'Antonio da Padova, Santo patrono del monastero, chiediamo a Dio di concederci pace, sicurezza e salvezza, che tenga lontane da tutti la pandemia e che noi frati possiamo discernere la volontà di Dio in queste circostanze, per fare di questo monastero un faro di conoscenza, etica e bene per i figli della madrepatria Siria.

Festa della Vergine Maria. 8 settembre 2020

Padre Firas Lotfi, francescano Custode della Provincia di San Paolo, per i Francescani di Siria, Libano e Giordania.

Dalla pagina della Parrocchia Latina San Francesco di Aleppo

Traduzione Maria Antonietta Carta

martedì 9 luglio 2019

Da Damasco ad Aleppo, l'impegno dei frati della Custodia di Terra Santa per ricostruire la "casa" Siria

Il 10 luglio 1860 vennero massacrati in odium fidei 8 frati francescani (sette spagnoli e un austriaco) nel quartiere cristiano di Bab-Touma,  dove vivevano dividendo con i poveri il loro pane. Il martirio dei francescani di Damasco è uno dei tanti episodi di sangue che hanno costellato la storia della presenza cristiana in Medio Oriente

di Daniele Rocchi
S.I.R.  6 luglio 2019

Ci vantiamo anche nelle tribolazioni,  sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude”, cita san Paolo, la lettera ai Romani, padre  Raimondo Girgis, superiore del Memoriale di San Paolo a Damasco, per raccontare come i siriani stanno vivendo la guerra che dura oramai da oltre 8 anni. E non poteva essere altrimenti visto che siamo a pochi metri dalla grotta dove, secondo la tradizione, Saulo di Tarso ribattezzato poi Paolo, fariseo e cittadino romano, folgorato, cadde da cavallo e si convertì passando così da persecutore della prima chiesa di Gerusalemme e delle prime comunità cristiane della Palestina, ad apostolo della resurrezione di Cristo fuori dalla Terra Santa, fino a Roma, dove fu decapitato.
Risultati immagini per Locus Traditionalis Conversionis Sancti Pauli Apostoli.
Locus Traditionalis Conversionis
Sancti Pauli Apostoli.

Siamo a Tabbaleh, una zona popolare della capitale siriana”, dice il francescano mentre mostra il convento voluto da Papa Paolo VI per accogliere i pellegrini sulla via di san Paolo. “Prima della guerra, ricorda,arrivavano in Siria centinaia di migliaia di pellegrini. Molti sostavano qui ma ora è tutto cambiato. Al posto dei pellegrini accogliamo famiglie sfollate, povere e persone malate con i loro familiari che vengono a Damasco per curarsi. Non facciamo distinzioni di fede e di etnia”. La guerra ha cambiato drammaticamente il volto della Siria e i francescani si sono fatti trovare pronti, fedeli alla loro missione, la stessa da 800 anni in Terra Santa, il cui simbolo è il Crocifisso di san Damiano: “Francesco va e ripara la mia casa”.

La tribolazione.  Per padre Raimondo, per padre  Bahjat Elia Karakach, guardiano del vicino convento della Conversione di San Paolo e per padre  Ibrahim Alsabagh, parroco latino di Aleppo, tutti francescani della Custodia di Terra Santa, oggi la “casa” si chiama Siria. Così per tutti i loro confratelli. “Ma non sono solo i muri delle case che devono essere riparati” si affretta a dire padre Raimondo “vanno rinsaldati anche i cuori e gli animi della gente. Vorremmo fermare la guerra dove ancora si combatte (a Idlib, ndr.), vorremmo poter vivere le nostre vite senza dover contare sugli aiuti esterni. Purtroppo versiamo in una grave crisi economica resa ancora più dura dall’embargo Usa e Ue. Difficile rialzare la testa in questa situazione, ci vorranno decenni”.

La gente è stanca, sconfortata e disillusa conferma il francescano, vicario apostolico latino di Aleppo, mons. George Abou Khazen, molti dicono di aver sbagliato a rimanere qui.
Soffriamo la mancanza di medicine, di gas da cucina, di benzina e di gasolio a causa delle sanzioni”. La tribolazione dei siriani ha il volto degli sfollati, dei profughi, degli amputati, dei bambini traumatizzati dalle bombe, dei senza lavoro, degli anziani rimasti soli, delle famiglie spezzate, delle donne abusate. “Per questo motivo – ribadisce padre Raimondo – i siriani hanno bisogno di gesti concreti di ricostruzione che infondono certezze in vista di tempi migliori. Da soli non riusciremo mai a ricostruire il nostro Paese. Serve  l’aiuto internazionale”.

La pazienza e la virtù provata.  “La fede è stata il motivo della resistenza di tanti siriani in questi anni di guerra” dice mons. Abou Khazen. "Noi cristiani eravamo pronti a perdere tutto, i beni materiali e la vita. Ma non  avremmo  mai rinunciato alla nostra fede.
E anche per gli altri credenti mi sento di dire lo stesso. La tribolazione produce pazienza, scrive san Paolo, e così sta accadendo. La chiesa ha dato un bel segno: nessun prete, nessun parroco, nessun religioso o religiosa, nessun vescovo, ha lasciato la Siria. Siamo rimasti qui con la gente, e questa vicinanza ha infuso coraggio.  Abbiamo visto molte conversioni, ci sono stati tanti cristiani che, provati in questo tempo di difficoltà hanno riscoperto la fede e si sono riavvicinati.  Ad Aleppo abbiamo anche celebrato un sinodo interrituale delle sei chiese cattoliche (latina, maronita, caldea, melkita, armena, siro-cattolica), ispirato ai discepoli di Emmaus e durato oltre un anno. Il Sinodo ha ribadito la nostra missione: essere promotori di pace e di unità nel Paese”.

Tutte le chiese cristiane durante la guerra e ancora oggi” dichiara padre Elia, rimasto illeso il 18 novembre del 2016 nello scoppio di un razzo che ha distrutto la cupola della sua chiesa “hanno offerto aiuto materiale e morale dando testimonianza di unità, mostrando il volto di Dio accogliendo tutti senza distinzione”.

La speranza.  Dalle parrocchie di Damasco a quella di Aleppo è lunga la lista di programmi di solidarietà messi in piedi dalla Custodia di Terra Santa, con l'aiuto della sua ong Ats (Associazione di Terra Santa) e di altri benefattori, tra i quali la  Conferenza episcopale italiana. Progetti che infondono speranza concreta ai siriani, musulmani e cristiani, che possono tornare a credere in una nuova vita.

Da tre anni” racconta padre Raimondo “abbiamo attivato un programma di sostegno psicologico  per i bimbi traumatizzati dalla guerra. 12 volontari, due giorni a settimana, si occupano di 150 bambini, in larga maggioranza musulmani. Si tratta di piccoli che sono stati testimoni di efferatezze e violenza. Molti di loro abitano nei quartieri Est della città i più segnati dalla guerra. Il progetto punta a far rinascere in loro la gioia e la voglia di stare insieme. Da noi giocano, suonano strumenti musicali, disegnano. E' dai disegni che si percepisce tutto il loro disagio: armi, carri armati, aerei da guerra, bombe, sono i soggetti che ricorrono più spesso, come anche il colore rosso, quello del sangue.”

Un progetto analogo è stato lanciato ad Aleppo da padre  Firas Lufti  nel Terra Santa Center. Nella parrocchia di san Francesco di Aleppo, il parroco padre Ibrahim ha iniziato nel 2016  un progetto per ridare una casa  a chi l'aveva persa a causa della guerra. “Inizialmente” spiega “siamo intervenuti sulle abitazioni quasi totalmente distrutte, poi su quelle parzialmente danneggiate e infine su quelle lievemente colpite. Solo nel 2016, in piena guerra, abbiamo riparato 256 case. Fino ad oggi ne abbiamo restaurate oltre 1400. E l'opera continua grazie al contributo della Cei. I vescovi italiani ci hanno aiutato anche ad assistere la popolazione con  pacchi alimentari, medicine e visite, aiuto alle madri in attesa. Grazie alla generosità della Chiesa italiana abbiamo potuto sostenere tanti giovani desiderosi di avviare delle piccole imprese.
Non si tratta solo di dare pane ma di offrire vicinanza. La solidarietà diventa così un atto liturgico”.
La guerra ha prodotto nuove emergenze cui, avverte padre Ibrahim, “bisogna fare fronte. Penso ai militari in congedo, molti dei quali feriti e amputati che dopo otto anni di guerra si ritrovano con un nulla in mano perché impossibilitati fisicamente. Per loro abbiamo pensato ad un ufficio di assistenza legale. Penso alle giovani coppie che non riescono a sposarsi. Come regalo di nozze doniamo l’affitto per un anno di una casa, oppure un elettrodomestico, il restauro dell’abitazione. Non posso dimenticare – sorride padre Ibrahim – due sposi italiani che hanno donato le proprie fedi nuziali per aiutare una coppia di giovani siriani a sposarsi”.

La speranza poi non delude...”.  Al fronte di guerra in Siria i francescani rispondono con un “fronte di pace” fatto da tanti gesti e segni di solidarietà portati avanti da volontari e benefattori. “E' questa la speranza che non delude che rafforza il corpo e lo spirito, che aiuta a sprigionare vitalità e creatività” dice padre Elia.
Mi piace ricordare che san Paolo è venuto a Damasco come un terrorista, un persecutore. Poi qui ha conosciuto Dio. Speriamo che da Damasco il terrorismo, la cultura della guerra, del rifiuto dell' altro possano estinguersi per fare posto a una cultura di pace e di tolleranza”.

Come ricorda la Croce di san Damiano che mostra Cristo “ferito e forte” allo stesso tempo.  Come la Siria di oggi…

giovedì 2 novembre 2017

Storie dalla Siria


di Giampiero Pettenon, Salesiani don Bosco

Abbiamo ascoltato la storia di Juliana, che a diciassette anni è diventata la donna di casa, visto che la madre e il fratello hanno trovato rifugio in Germania, mentre lei ed il papà sono ancora in Siria in attesa di ottenere il visto per il ricongiungimento familiare. Quando, raccontando le sue giornate, ci ha detto che deve far da mangiare al papà perché la mamma non c'è, è scoppiata a piangere. Lacrime di nostalgia. Ha solo diciassette anni e la mamma le manca tanto.
L'ha consolata Nour, una bella giovane di ventiquattro anni, neo cooperatrice salesiana, che due anni fa ha perso il fratello, vittima di una scheggia di bomba caduta sul negozio nel quale era andato a comprarsi il vestito da sposo, perché al suo matrimonio mancavano solo poche settimane. Anche Nour non ha saputo trattenere le lacrime al ricordo di questa morte assurda.
Quanto dolore si sta accumulando in tutte queste persone, quanto!

Anche don Mounir ci racconta che il nonno è stato ucciso dai ribelli. Stava andando in macchina con la nonna, quando hanno cominciato a sparare all'auto. Erano vicino ad un posto di blocco dell'esercito regolare ed hanno cercato di raggiungerlo di corsa. La nonna ce l'ha fatta. Ma al nonno sono arrivate due pallottole sulle schiena ed è stramazzato al suolo. Morto. Lo strazio è stato di non poterlo prendere subito dopo, perché i cecchini dell'ISIS per giorni hanno impedito di avvicinarsi al defunto.

Dove trovano la forza per andare avanti, tutte queste persone?
La risposta semplice e disarmante, per noi abituati a tante riflessioni e razionalizzazioni, viene dalla bocca sia dei salesiani sia dei giovani che intervistiamo. La fede li aiuta ad andare avanti e a sperare in un futuro di pace. Quando si salutano e quando commentano un fatto, sulla loro bocca esce con frequenza una esclamazione di riconoscenza e di fede: grazie a Dio siamo vivi, grazie a Dio ora non sparano più molto, grazie a Dio il viaggio è andato bene.

Grazie a Dio, dico io, ci sono queste persone che portano la loro croce con fede e speranza, dando una testimonianza formidabile di ciò che sono i cristiani veri.





Sposi nel mezzo della guerra e della miseria



La guerra, il terrorismo e la povertà non sono stati un ostacolo per alcune coppie nel decidere di unirsi per sempre in matrimonio .
Storie d'amore che sovrastano le avversità in questo paese.  Essi ricevono assistenza finanziaria dalla Chiesa latina di San Francesco d'Assisi ad Aleppo, in Siria, amministrata dai frati francescani.

Diala e Khalil
Khalil e Diala si sono sposati nel luglio 2016, quando la città di Aleppo era ancora in potere dei terroristi. Khalil ha detto ad ACI Prensa che prima della guerra aveva aperto un panificio con i suoi risparmi, ma ha perso tutto quando la guerra civile è scoppiata nel 2011. Il ragazzo 32enne ha ricordato che quando ha incontrato Diala "aveva solo un dollaro in tasca" e ha detto che entrambi hanno "grande fede e fiducia in Dio e che senza questo non si sarebbero sposati. Il Signore è colui che ci aiuta e ci conduce ".
La coppia sopravvive grazie all'aiuto finanziario della Chiesa latina di San Francesco d'Assisi. Diala, che ha 25 anni, lavora nel segretariato della chiesa e in un laboratorio di abbigliamento.
Khalil è riuscito ad aprire un'altra panetteria insieme a un socio, ma l'attività non aumenta perché la città è immersa nella povertà dopo la sua liberazione nel dicembre 2016.

Jihad e Joumana
Anche Jihad, 36 anni e Joumana, 31, si sono sposati in Siria nel luglio del 2016 e hanno una figlia di tre mesi. Grazie al sostegno finanziario della Chiesa latina di San Francesco a Aleppo hanno affittato un appartamento per un anno, ma non hanno elettricità.
Entrambi hanno detto ad ACI Prensa che non sanno che cosa accadrà a loro in futuro e che "solo grazie all'aiuto della Chiesa possiamo sopravvivere. Non vogliamo lasciare il paese e dobbiamo anche curare i nostri parenti anziani, ma la vita è molto difficile ".
"Stiamo lavorando molto duramente tutto il giorno e con ciò che guadagniamo è difficile sopravvivere", spiegano.

 Mazen e Ewa
Questi giovani si sono incontrati sei anni fa e si sono sposati nell'agosto 2017. Hanno detto a ACI Prensa che "senza l'aiuto della Chiesa non avremmo deciso di formare una famiglia ".
Mazen, che ha 24 anni, lavora nell'esercito siriano dalle 8:00 alle 14:00 e poi lavora nella piccola fabbrica di pantaloni dello zio. Prima di sposarsi, ha vissuto con la sua famiglia in un appartamento della zia perché la sua casa è stata distrutta durante i bombardamenti. Ewa ha 23 anni e ancora non riesce a trovare un lavoro.
La chiesa latina di San Francesco a Aleppo li ha aiutati a trovare un appartamento in cui soggiorneranno per un anno.

Aymad e Mirna
Aymad e Mirna si sono sposati nel 2016 e hanno detto ad ACI Prensa che "viviamo giorno per giorno". Questa coppia ha un figlio di nome Mark, e Mirna è anche a sei mesi di gravidanza.
Aymad, 36 anni, possiede un negozio di gioielli e lavora dalle 8:00 alle 11:00 mentre Mirna, 28enne, è insegnante. Quel poco che guadagnano serve a pagare l'affitto, che sale sempre di più e non sanno se resteranno nell'appartamento perché la figlia del proprietario tornerà in città e lo occuperà.
Questa coppia riceve soldi dal fondo amministrato dai francescani di Aleppo per comprare il cibo. Inoltre, Aymad e sua sorella si prendono cura dei genitori anziani che non ricevono una pensione dallo Stato.

Bassam e Miryam
Bassam e Miryam, rispettivamente di 31 e 29 anni, si sono incontrati nel 2014 e si sono sposati nel 2015 "nel bel mezzo della guerra senza conoscere nessuno che ci potesse appoggiare".
Entrambi lavorano, ma ciò che guadagnano è sufficiente per vivere tre settimane e da due anni ricevono un aiuto finanziario dalla Chiesa latina di San Francesco.
Bassam e Miryam hanno studiato letteratura francese e hanno una figlia di un anno. Hanno detto a ACI Prensa che hanno deciso di rimanere a Aleppo, anche se tutti i loro parenti sono fuggiti all'estero, perché "abbiamo fede in Dio e nella sua provvidenza. Speriamo che la guerra finisca e possiamo vivere del nostro lavoro ".  

lunedì 23 ottobre 2017

Anniversari ... in Paradiso

Sono ormai trascorsi due anni dalla morte (26/10/2015) del carissimo monsignor Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico emerito di Aleppo e nostro padre nella fede e nella affezione alla 'amata Siria'. 
 Lo vogliamo ricordare nel contesto della celebrazione degli 800 anni della presenza francescana in Terra Santa, perchè veramente padre Nazzaro ha incarnato l'animo di san Francesco nei luoghi in cui ha consumato la maggior parte della sua vita religiosa e servito la Chiesa con amore immenso e leale.

Riprendiamo qui anzitutto l'interessante lavoro degli archeologi francescani, confratelli di monsignor Nazzaro e oggi in festa con lui nel Cielo, circa il patrimonio cristiano dei primi secoli in Siria ; 
in seguito, suddivisa in due parti, la relazione della dottoressa Benedetta Panchetti al convegno in memoria di Padre Giuseppe Nazzaro svoltosi il 5 novembre 2016 nel paese natale San Potito Ultra (AV).


Un inventario fotografico delle prime chiese siriane

«Uno dei magnifici tre». Con queste parole fra’ Claudio Bottini, decano emerito dello 
Studium Biblicum Franciscanum, ha introdotto, al convegno per gli 800 dei francescani in Terra Santa, la relazione della dottoressa Emanuelle Main sull'opera di fra’ Ignacio Peña in Siria e sulla documentazione fotografica che ha lasciato il francescano spagnolo. Una documentazione fondamentale del lavoro portato avanti insieme ai confratelli Romualdo Fernandes e Pasquale Castellana; un'opera di ricognizione e studio del patrimonio cristiano dell'area siriana che ha segnato una pagina importantissima nella conoscenza della storia del monachesimo cenobitico ed eremitico delle origini.
La Main ha compiuto un excursus fotografico quanto mai articolato e ampio sull'opera e gli studi di fra’ Ignacio, che tra i «tre compagni» aveva il compito di documentare le escursioni archeologiche compiute nell'arco di oltre 40 anni in tutto il Paese, esplorando tombe, studiando monasteri e iscrizioni. Tra i meriti indiscutibili di fra’ Ignacio e compagni, lo studio dello stilitismo nell'area siriana e la comprensione della vera funzione delle torri abitate dai monaci reclusi.

L'impegno per la difesa della memoria cristiana e la passione per la dimensione culturale sono tra gli elementi che contraddistinguono la presenza francescana oggi in Terra Santa, come ha richiamato nel suo intervento anche il card. Leonardo Sandri. In questo l'opera di fra Peña e dei confratelli francescani si segnala come tributo d'amore verso un contesto, quello siriano, dove la Chiesa è fiorita, dove oggi sta soffrendo il martirio, e dove la consapevolezza delle origini va tramandata più che mai alle future generazioni.
Fra’ Ignacio è mancato ormai sette anni fa, nel 2010. Pochi anni dopo, anche fra’ Pasquale Castellana (2012) e fra’ Romualdo Fernandes (2015) - dei quali segnaliamo il volume Chiese siriane del IV secolo, Edizioni Terra Santa, Milano 2014 - lo hanno seguito nella Gerusalemme celeste. Dove, ha sottolineato padre Bottini, si sono riuniti e dove non mancheranno di organizzare insieme qualche programma di esplorazione... soprannaturale.
Il lavoro di salvaguardia e digitalizzazione del patrimonio fotografico di fra’ Ignacio è stato reso possibile grazie al lavoro del Dipartimento fotografico degli Archivi storici della Custodia, affidato a fra’ Sergey Loktionov e al lavoro paziente di Emanuelle Main.

http://www.terrasanta.net/tsx/lang/it/p10284/Un-inventario-fotografico-delle-prime-chiese-siriane

IL PENSIERO POLITICO DI MONSIGNOR GIUSEPPE NAZZARO RIGUARDO ALLA SIRIA: UNA LETTURA STORICO- POLITICA DELLA MISSIONE DI MONSIGNORE IN TERRA ARABA.

di Benedetta Panchetti*


Saluto S.E. rev.ma mons. Francesco Marino, Vescovo di Avellino, le autorità presenti, il Parroco Don Antonio Vincenzo Paradiso, ed i familiari di Mons. Nazzaro che hanno organizzato questo convegno, donandomi l’onore e l’emozione di essere qui oggi a ricordare con voi un pastore umile e buono che, seguendo il carisma di San Francesco, ha speso la propria vita in Siria e più in generale nei paesi arabi, aderendo in modo appassionato ed intelligente alla missione di frate, sacerdote e poi Vescovo delle comunità latine. Conobbi Mons. Nazzaro nel 2008, in occasione della realizzazione della mia tesi di laurea sulle comunità cristiane in Siria; lo contattai telefonicamente e lo raggiunsi a Roma timorosa per l’incontro col Vicario Apostolico di Aleppo. Fin dal primo incontro con la sua paterna attenzione al mio lavoro di giovane laureanda, ricca solo di studi teorici sul Medio Oriente, rimasi colpita dalla testimonianza di dedizione totale per il popolo che gli era stato affidato accompagnata da una profonda conoscenza di quelle realtà: la granitica certezza della propria Fede era criterio di conoscenza e dialogo tra quel mondo ed il nostro, nella consapevolezza quotidiana delle diversità esistenti. Ciò si è reso ancora più evidente quando, scoppiata la guerra in Siria, sia prima ma soprattutto dopo la rinuncia al mandato episcopale nel 2013, come Vicario Apostolico emerito ha profuso tutte le proprie energie per andare ovunque lo chiamassero per comunicare la propria esperienza di sacerdote e Vescovo e descrivere con acutezza la realtà della Siria, della guerra, e del mondo arabo nel suo complesso. Tale testimonianza recava in sé una conoscenza frutto non di studi astratti, ma di decenni di vita vissuta tra l’Egitto, Israele e la Siria e di profonde relazioni umane ad ogni livello, culturale, sociale ed anche politico, avendo avuto modo di interagire con molti uomini di governo in questi paesi.
Personalmente avevo avuto modo di sperimentare quanto profonda fosse la sua conoscenza di questa parte di mondo già nel 2009, durante la mia permanenza in Siria al fine di redigere la mia tesi di laurea, che Sua Eccellenza diresse sul piano accademico con pazienza e competenza. Oltre a ciò, le numerosissime interviste rilasciate dal 2011 dopo lo scoppio della guerra in Siria mi hanno permesso di approfondire il suo giudizio su tale paese e sull’intera regione.
Nel susseguirsi di conferenze da lui tenute a partire dal 2001, sollecitato dalle numerose domande del pubblico presente, Sua Eccellenza non solo aveva modo di descrivere la Siria che egli aveva conosciuto, ma anche le origini più profonde dei fenomeni che oggi vediamo drammaticamente sulle prime pagine di tutti i giornali: lo Stato Islamico, i gruppi jihadisti, il fondamentalismo islamico, la fuga dei cristiani dal Medioriente, l’abbattimento di regimi dittatoriali attraverso massicce campagne belliche che, però, conducono al potere nuovi regimi incapaci di creare vere democrazie.
Sua Eccellenza non si tirava mai indietro e, partendo dalle sue esperienze in questi paesi, forniva sempre comparazioni tra l’Egitto, la Siria e anche l’Iraq, risalendo indietro in una porzione di storia spesso non conosciuta o dimenticata in Occidente.
Nella frequentazione con lui ho avuto modo di individuare alcuni temi a lui particolarmente cari, come elementi chiave per comprendere non solo la vita delle comunità latine che egli aveva nel tempo conosciuto ma in generale la vita di quei popoli.
Partendo, infatti, sempre dalla spiegazione delle condizioni di vita delle sue comunità, toccava immancabilmente la descrizione dei rapporti complessi e contradditori tra i paesi arabi e il mondo occidentale, inteso come Europa e Stati Uniti, e l’analisi, altrettanto complessa e contraddittoria, dei rapporti tra le minoranze cristiane e la maggioranza musulmana della popolazione di ognuno di questi paesi.
Tuttavia, soprattutto nel caso della Siria, non mancava mai di affrontare anche le problematiche e le sfide nelle relazioni tra le comunità cristiane ed il governo. Tale franchezza di giudizio talvolta ha causato fraintendimenti con chi aveva difficoltà ad accettare la sua coraggiosa e politicamente controcorrente descrizione dei fatti. Pur consapevole delle molteplici difficoltà, però, non ha mai smesso di parlare di questo aspetto.
....
  * Benedetta Panchetti, ricercatrice presso Centro Universitario Cattolico
  LA RELAZIONE DELLA DOTT. PANCHETTI PROSEGUE NEL PROSSIMO ARTICOLO

domenica 4 dicembre 2016

Proposta francescana: la prima domenica di ogni mese, bambini in preghiera per la pace

 Lettera del Ministro generale e Custode di Terra Santa

Aleppo, 27 novembre 2016
Domenica I di Avvento

A tutti i frati dell’Ordine dei Frati Minori
alle sorelle Clarisse,
alle sorelle a ai fratelli dell’Ordine Francescano Secolare
a tutte le donne e gli uomini di buona volontà
“Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli”. Mt 18,10
Cari fratelli e sorelle,
il Signore vi dia pace!
Da tanto tempo, come Frati Minori, siamo preoccupati per la situazione che stanno vivendo i nostri confratelli assieme ai cristiani e a tutta la popolazione della Siria. Non molto tempo fa abbiamo lanciato un appello alla comunità internazionale perché intensifichi gli sforzi per far cessare la guerra e le sofferenze della popolazione civile e perché si faccia ogni sforzo per raggiungere la pace. 


Ora all’inizio dell’Avvento, tempo nel quale il Signore Gesù ci invita con insistenza a vegliare e pregare, desideriamo proporre a tutte le nostre comunità l’iniziativa “bambini in preghiera per la pace”. Nata da un’intuizione di “Aiuto alla Chiesa che Soffre” vogliamo aderirvi come Ordine dei Frati Minori e vogliamo rilanciarla a livello internazionale con una periodicità mensile. È un’iniziativa che nasce dalla consapevolezza che il Re dell’universo, il Re della pace, è la Fonte vera di ogni pace. Vi ha già aderito la nostra Parrocchia di san Francesco ad Aleppo, fortemente provata dalla tragedia della guerra e tenacemente ancorata alla speranza della pace. Da Aleppo idealmente lanciamo ora il nostro invito al mondo intero. A partire dell’Avvento 2016 desideriamo aderire a questa iniziativa come Ordine dei Frati Minori e la proponiamo a tutte le nostre comunità, alle parrocchie e scuole affidate alla nostra cura pastorale e a tutte le realtà a noi vicine, invitando a diffonderla anche presso le altre realtà ecclesiali e religiose presenti sul territorio nel quale come Frati Minori ci troviamo a vivere e operare. Siamo convinti che il Signore ascolterà il grido dei suoi “piccoli” e che la preghiera dei “piccoli” del mondo diventerà occasione di riflessione e conversione anche per i “grandi”.
Chiediamo ad ogni comunità, di dedicare la Messa dei bambini, o la Messa più frequentata dai bambini, la prima domenica di ogni mese, alla preghiera per la pace, secondo le possibilità locali. Si potrà fare la stessa cosa in una celebrazione all’Oratorio o coinvolgendo le scuole, cercando di dare in questi casi un respiro ecumenico ed interreligioso all’iniziativa.
Se si tratta di una Comunità che non celebra la Messa dei bambini o non ha una pastorale degli Oratori o delle scuole, si potrà fare il gesto durante le Lodi o i Vespri comunitari, o in un’occasione creata apposta per questa iniziativa.


Ecco alcune proposte pratiche per unificare la forma di celebrare questo momento, prendendo esempio da come viene fatta ad Aleppo: dopo il saluto iniziale e l’introduzione della celebrazione da parte del sacerdote, alcuni bambini porteranno in processione una candela accesa, che sarà deposta vicino all’Altare, in un luogo visibile, mentre tutti cantano, o recitano, la “Preghiera semplice” per la pace. Oltre a questo, diverse intenzioni della Preghiera dei fedeli saranno dedicate per la pace, sia nei cuori sia nelle famiglie sia anche ad Aleppo e in tutto il mondo. Anche i canti è bene che siano dedicati al tema della pace.
Se la preghiera viene fatta al di fuori della celebrazione eucaristica, si potrà sempre adattare la celebrazione, conservando il segno di accendere la candela, con la preghiera semplice e con dei canti per la pace (spiegando ai bambini sempre che questa preghiera si fa in comunione con tutti i bambini del mondo per la pace in Siria, in modo speciale ad Aleppo e per la pace in tutto il mondo). 


Preghiera semplice per la pace 
O Signore, fa' di me uno strumento della tua Pace:
dove è odio, fa' ch'io porti l'Amore,
dove è offesa, ch'io porti il Perdono,
dove è discordia, ch'io porti l'Unione,
dove è dubbio, ch'io porti la Fede,
dove è errore, ch'io porti la Verità,
dove è disperazione, ch'io porti la Speranza,
dove è tristezza, ch'io porti la Gioia,
dove sono le tenebre, ch'io porti la Luce.
O Maestro, fa' ch'io non cerchi tanto:
di essere consolato, quanto di consolare,
di essere compreso, quanto comprendere,
di essere amato, quanto amare.
Poiché è dando, che si riceve;
perdonando, che si è perdonati;
è morendo, che si risuscita a Vita Eterna.
Amen.


Chiediamo a coloro che aderiscono a questa nostra proposta di segnalarlo all’apposita pagina Facebook  Children-in-prayer-for-peace..
Il Signore benedica ogni sforzo per la pace e ascolti il grido e la preghiera dei suoi piccoli.


Fraternamente,
Fr. Michael A. Perry OFM
Ministro generale


http://it.custodia.org/default.asp?id=4&id_n=32299