di Giampiero Pettenon,
Salesiani don Bosco
Abbiamo ascoltato la storia di Juliana,
che a diciassette anni è diventata la donna di casa, visto che la
madre e il fratello hanno trovato rifugio in Germania, mentre lei ed
il papà sono ancora in Siria in attesa di ottenere il visto per il
ricongiungimento familiare. Quando, raccontando le sue giornate, ci
ha detto che deve far da mangiare al papà perché la mamma non c'è,
è scoppiata a piangere. Lacrime di nostalgia. Ha solo diciassette
anni e la mamma le manca tanto.
L'ha consolata Nour, una bella giovane
di ventiquattro anni, neo cooperatrice salesiana, che due anni fa ha
perso il fratello, vittima di una scheggia di bomba caduta sul
negozio nel quale era andato a comprarsi il vestito da sposo, perché
al suo matrimonio mancavano solo poche settimane. Anche Nour non ha
saputo trattenere le lacrime al ricordo di questa morte assurda.
Quanto dolore si sta accumulando in
tutte queste persone, quanto!
Anche don Mounir ci racconta che il
nonno è stato ucciso dai ribelli. Stava andando in macchina con la
nonna, quando hanno cominciato a sparare all'auto. Erano vicino ad un
posto di blocco dell'esercito regolare ed hanno cercato di
raggiungerlo di corsa. La nonna ce l'ha fatta. Ma al nonno sono
arrivate due pallottole sulle schiena ed è stramazzato al suolo.
Morto. Lo strazio è stato di non poterlo prendere subito dopo,
perché i cecchini dell'ISIS per giorni hanno impedito di avvicinarsi
al defunto.
Dove trovano la forza per andare
avanti, tutte queste persone?
La risposta semplice e disarmante, per
noi abituati a tante riflessioni e razionalizzazioni, viene dalla
bocca sia dei salesiani sia dei giovani che intervistiamo. La fede li
aiuta ad andare avanti e a sperare in un futuro di pace. Quando si
salutano e quando commentano un fatto, sulla loro bocca esce con
frequenza una esclamazione di riconoscenza e di fede: grazie a Dio
siamo vivi, grazie a Dio ora non sparano più molto, grazie a Dio il
viaggio è andato bene.
Grazie a Dio, dico io, ci sono queste
persone che portano la loro croce con fede e speranza, dando una
testimonianza formidabile di ciò che sono i cristiani veri.
Sposi nel mezzo della guerra e della miseria
La
guerra, il terrorismo e la povertà non sono stati
un ostacolo per alcune coppie nel decidere di unirsi per sempre in matrimonio .
Storie
d'amore che sovrastano le avversità in questo paese. Essi
ricevono assistenza finanziaria dalla Chiesa latina
di San Francesco d'Assisi ad Aleppo, in Siria, amministrata dai frati
francescani.
Diala e Khalil
Khalil
e Diala si sono sposati nel luglio 2016, quando la città di Aleppo
era ancora in potere dei terroristi. Khalil ha detto ad ACI
Prensa che prima della guerra aveva aperto un panificio con i suoi
risparmi, ma ha perso tutto quando la guerra civile è scoppiata nel
2011. Il ragazzo 32enne ha ricordato che quando ha incontrato Diala
"aveva solo un dollaro in tasca" e ha detto che entrambi
hanno "grande fede e fiducia in Dio e che senza questo non si
sarebbero sposati. Il Signore è colui che ci aiuta e ci conduce
".
La
coppia sopravvive grazie all'aiuto finanziario della Chiesa latina di
San Francesco d'Assisi. Diala, che ha 25 anni, lavora nel
segretariato della chiesa e in un laboratorio di abbigliamento.
Khalil
è riuscito ad aprire un'altra panetteria insieme a un socio, ma
l'attività non aumenta perché la città è immersa nella povertà
dopo la sua liberazione nel dicembre 2016.
Jihad
e Joumana
Anche
Jihad, 36 anni e Joumana, 31, si sono sposati in Siria nel luglio del
2016 e hanno una figlia di tre mesi. Grazie al sostegno
finanziario della Chiesa latina di San Francesco a Aleppo hanno
affittato un appartamento per un anno, ma non hanno elettricità.
Entrambi
hanno detto ad ACI Prensa che non sanno che cosa accadrà a loro in
futuro e che "solo grazie all'aiuto della Chiesa possiamo
sopravvivere. Non vogliamo lasciare il paese e dobbiamo anche
curare i nostri parenti anziani, ma la vita è
molto difficile ".
"Stiamo
lavorando molto duramente tutto il giorno e con ciò che guadagniamo
è difficile sopravvivere", spiegano.
Mazen e Ewa
Questi
giovani si sono incontrati sei anni fa e si sono sposati nell'agosto
2017. Hanno detto a ACI Prensa che "senza l'aiuto della
Chiesa non avremmo deciso di formare una famiglia ".
Mazen,
che ha 24 anni, lavora nell'esercito siriano dalle 8:00 alle 14:00 e
poi lavora nella piccola fabbrica di pantaloni dello zio. Prima di
sposarsi, ha vissuto con la sua famiglia in un appartamento della zia
perché la sua casa è stata distrutta durante i bombardamenti. Ewa
ha 23 anni e ancora non riesce a trovare un lavoro.
La
chiesa latina di San Francesco a Aleppo li ha aiutati a trovare un
appartamento in cui soggiorneranno per un anno.
Aymad e Mirna
Aymad
e Mirna si sono sposati nel 2016 e hanno detto ad ACI Prensa che
"viviamo giorno per giorno". Questa coppia ha un
figlio di nome Mark, e Mirna è anche a sei mesi di gravidanza.
Aymad,
36 anni, possiede un negozio di gioielli e lavora dalle 8:00 alle
11:00 mentre Mirna, 28enne, è insegnante. Quel poco che
guadagnano serve a pagare l'affitto, che sale sempre di più e non
sanno se resteranno nell'appartamento perché la figlia del
proprietario tornerà in città e lo occuperà.
Questa
coppia riceve soldi dal fondo amministrato dai francescani di Aleppo
per comprare il cibo. Inoltre, Aymad e sua sorella si prendono
cura dei genitori anziani che non ricevono una pensione dallo Stato.
Bassam e Miryam
Bassam
e Miryam, rispettivamente di 31 e 29 anni, si sono incontrati nel
2014 e si sono sposati nel 2015 "nel bel mezzo della guerra
senza conoscere nessuno che ci potesse appoggiare".
Entrambi
lavorano, ma ciò che guadagnano è sufficiente per vivere tre
settimane e da due anni ricevono un aiuto finanziario dalla Chiesa
latina di San Francesco.
Bassam
e Miryam hanno studiato letteratura francese e hanno una figlia di un
anno. Hanno detto a ACI Prensa che hanno deciso di rimanere a
Aleppo, anche se tutti i loro parenti sono fuggiti all'estero, perché
"abbiamo fede in Dio e nella sua provvidenza. Speriamo
che la guerra finisca e possiamo vivere del nostro lavoro ".
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